Il cervello elettronico
ora imita quello umano
Un circuito che imita le funzioni del sistema nervoso: è il progetto SyNapse, appena presentato da Ibm. I futuri sistemi cognitivi rivoluzioneranno la scienza grazie a una capacità di calcolo e memoria sovrumane di ALESSANDRO LONGO
     È IL PRIMO PASSO concreto verso un futuro in cui i computer  ragioneranno come il cervello umano, grazie a reti neurali di sinapsi,  che apprenderanno dall'esperienza e dall'ambiente. La promessa è  risolvere problemi trovando un ordine, adesso invisibile, nella  complessità del reale. 
È il risultato del progetto SyNapse, della storica azienda informatica Ibm, con la collaborazione di quattro università americane e finanziato dallo stesso governo americano. Che ha appena presentato i primi due prototipi di chip che funzionano come un cervello. Imitano infatti il sistema nervoso: sono fatti di nodi che elaborano le informazioni, alla stregua di neuroni digitali, collegati a memorie integrate che simulano le sinapsi.
È una grossa differenza rispetto al modo con cui funzionano ora i computer, i quali elaborano le informazioni in modo meccanico e sequenziale. Un bit dopo l'altro, in base a un programma predefinito. È un limite strutturale e storico dell'informatica: risale agli anni '40, quando sono state poste le basi dei primi computer.
Il chip neurale va oltre perché è in grado di elaborare le informazioni in parallelo e di adattarsi all'ambiente, un po' come fa il cervello di uomini e animali. L'apprendimento equivale in fondo a creare e rafforzare collegamenti sinaptici tra le cellule del cervello (i neuroni). SyNapse simula questo meccanismo: i chip neurali sono fatti in modo da prestare maggiore o minore attenzione a certi segnali di input, in base alla loro importanza, che cambia in misura di nuovi eventi ed esperienze.
È questa in fondo la filosofia del "computing cognitivo", una branca dell'informatica, che ora con SyNapse fa un grosso passo avanti; ma la strada per il debutto sul mercato è ancora lunga. Se i nuovi prototipi sono i primi mattoni, a mancare è tutto il resto dell'edificio, per creare il computer del futuro: serviranno ancora anni. Ma adesso c'è ottimismo.
Tanto che l'agenzia governativa Darpa, soddisfatta dei risultati, ha annunciato che finanzierà SyNapse con altri 21 milioni di dollari, per un totale finora di 41 milioni. Il progetto va avanti e si prevede che il prodotto finale sarà grande quanto una scatola di scarpe, consumerà mille watt e avrà dieci milioni di "neuroni".
La posta in gioco è del resto molto importante. Per ora i prototipi riescono al massimo a gestire una partita di ping pong, ma i futuri computer cognitivi possono rivoluzionare la scienza, essendo in grado di analizzare la realtà con un'intelligenza (quasi) umana. Unita a una capacità di calcolo e di memoria ovviamente sovraumane. Non sostituiranno i computer tradizionali, probabilmente, ma vi si affiancheranno. Per esempio potrebbero trovare una legge che spieghi e preveda certi fenomeni atmosferici. O economici: le prossime crisi forse non ci coglieranno così alla sprovvista.
Un'altra promessa è che i computer cognitivi ci aiuteranno finalmente a capire alcuni meccanismi dello stesso cervello umano, ancora imperscrutabili. Malattie psichiche e psichiatriche potrebbero trovare una spiegazione e forse una cura. C'è lo studio e il trattamento dell'autismo infantile, del resto, tra gli scopi di uno dei principali progetti italiani di computing cognitivo: iCub, un robot umanoide realizzato dall'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.
Grazie agli algoritmi del proprio software, si adatta all'ambiente circostante, imparando nuove funzioni.
Ma il sospetto è che un sistema veloce come un computer e intelligente come un uomo potrà anche entrare in armi per guerre future. Nessuna sorpresa. Dopo tutto, il Darpa è l'agenzia di ricerca scientifica della Difesa americana.
È il risultato del progetto SyNapse, della storica azienda informatica Ibm, con la collaborazione di quattro università americane e finanziato dallo stesso governo americano. Che ha appena presentato i primi due prototipi di chip che funzionano come un cervello. Imitano infatti il sistema nervoso: sono fatti di nodi che elaborano le informazioni, alla stregua di neuroni digitali, collegati a memorie integrate che simulano le sinapsi.
È una grossa differenza rispetto al modo con cui funzionano ora i computer, i quali elaborano le informazioni in modo meccanico e sequenziale. Un bit dopo l'altro, in base a un programma predefinito. È un limite strutturale e storico dell'informatica: risale agli anni '40, quando sono state poste le basi dei primi computer.
Il chip neurale va oltre perché è in grado di elaborare le informazioni in parallelo e di adattarsi all'ambiente, un po' come fa il cervello di uomini e animali. L'apprendimento equivale in fondo a creare e rafforzare collegamenti sinaptici tra le cellule del cervello (i neuroni). SyNapse simula questo meccanismo: i chip neurali sono fatti in modo da prestare maggiore o minore attenzione a certi segnali di input, in base alla loro importanza, che cambia in misura di nuovi eventi ed esperienze.
È questa in fondo la filosofia del "computing cognitivo", una branca dell'informatica, che ora con SyNapse fa un grosso passo avanti; ma la strada per il debutto sul mercato è ancora lunga. Se i nuovi prototipi sono i primi mattoni, a mancare è tutto il resto dell'edificio, per creare il computer del futuro: serviranno ancora anni. Ma adesso c'è ottimismo.
Tanto che l'agenzia governativa Darpa, soddisfatta dei risultati, ha annunciato che finanzierà SyNapse con altri 21 milioni di dollari, per un totale finora di 41 milioni. Il progetto va avanti e si prevede che il prodotto finale sarà grande quanto una scatola di scarpe, consumerà mille watt e avrà dieci milioni di "neuroni".
La posta in gioco è del resto molto importante. Per ora i prototipi riescono al massimo a gestire una partita di ping pong, ma i futuri computer cognitivi possono rivoluzionare la scienza, essendo in grado di analizzare la realtà con un'intelligenza (quasi) umana. Unita a una capacità di calcolo e di memoria ovviamente sovraumane. Non sostituiranno i computer tradizionali, probabilmente, ma vi si affiancheranno. Per esempio potrebbero trovare una legge che spieghi e preveda certi fenomeni atmosferici. O economici: le prossime crisi forse non ci coglieranno così alla sprovvista.
Un'altra promessa è che i computer cognitivi ci aiuteranno finalmente a capire alcuni meccanismi dello stesso cervello umano, ancora imperscrutabili. Malattie psichiche e psichiatriche potrebbero trovare una spiegazione e forse una cura. C'è lo studio e il trattamento dell'autismo infantile, del resto, tra gli scopi di uno dei principali progetti italiani di computing cognitivo: iCub, un robot umanoide realizzato dall'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.
Grazie agli algoritmi del proprio software, si adatta all'ambiente circostante, imparando nuove funzioni.
Ma il sospetto è che un sistema veloce come un computer e intelligente come un uomo potrà anche entrare in armi per guerre future. Nessuna sorpresa. Dopo tutto, il Darpa è l'agenzia di ricerca scientifica della Difesa americana.
         (19 agosto 2011)
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Cagiva e motociclismo in lutto
Morto il presidente Castiglioni
VARESE, 17 agosto 2011
L'imprenditore si è arreso a un male incurabile. Grande appassionato delle due ruote lanciò anche la Ducati nello sport. Nel 1994 con la Cagiva lottò per il mondiale della 500 con Kocinski
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 - Castiglioni tra due grandi ex, Agostini (a sin) e Read. Ansa
 
VARESE, 17 agosto 2011 - Il mondo della moto e dello sport  italiano piangono Claudio Castiglioni, morto a 64 anni nella sua Varese a  seguito di un male incurabile. L'imprenditore, che attualmente era  presidente del marchio Cagiva, è stato un grande appassionato del mondo  delle due ruote. 
 avventure  —  Tra le sue avventure sportive si ricorda anche il lancio nel mondo della  competizione sportiva della Ducati (insieme al fratello Gianfranco) poi  venduta alla fine degli anni Novanta, e la partecipazione al  Motomondiale nella 500. Con un team gestito dal grande ex Giacomo  Agostini, la Cagiva vinse con Eddie Lawson il GP d'Ungheria del 1992 e  con John Kocinski lottò per il Mondiale nel 1994.    
 gli inizi nel 1950  —  La Cagiva fu fondata nel 1950 dal padre Giovanni Castiglioni. Fino al  1980 la produzione, in base agli accordi, venne contrassegnata con il  marchio HD-Cagiva prima di eliminarne la parte iniziale e restando solo  con il nome della società italiana. In breve venne conosciuta sia sul  mercato nazionale che su quelli esteri come la casa dell'elefantino, per  la presenza dello stesso nel suo marchio di fabbrica. Alla ricerca di  una più consistente quota di mercato la Cagiva, nella seconda metà degli  anni Ottanta, acquisì Ducati (rimasta nel gruppo fino al 1996), Moto  Morini (rimasta sino al 1999) e Husqvarna. Cagiva, nel 1992 intraprese  anche un nuovo progetto industriale: rilanciare il celebre marchio MV  Agusta. Alla fine degli anni '90 la Cagiva vende prima Ducati e poi Moto  Morini, un decennio dopo, nel 2007 Cagiva vende la Husqvarna alla Bmw.  Nel 2008 Mv Agusta viene ceduta alla Harley-Davidson che nel 2010 decide  di rivenderla allo stesso Claudio Castiglioni. 
 funerali  —  Sotto la sua guida nacquero modelli celebri come la Ducati Monster, la  916, la Mv Agusta Brutale e la F4. Impegnata anche nel mondo delle  competizioni, la Cagiva fu impegnata nel Mondiale motocross, dove ha  ottenuto 2 titoli piloti e 3 titoli costruttori, mentre nel motomondiale  è stata impegnata per 17 anni fino al 1994. Nella sua carriera la Casa  varesina ha conquistato 3 vittorie, 11 podi, 6 pole position e 3 giri  più veloci in gara. I funerali si terranno venerdì, alle 14, nella  chiesa della Brunella a Varese.
 Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Brno, in pista le nuove 1000
Yamaha e Honda già cattive
BRNO (Repubblica Ceca), 15 agosto 2011
Sulla pista ceca che ha ospitato il GP giornata supplementare di prove con i team della MotoGP al lavoro con le moto per il 2012: Stoner precede di poco le Yamaha di Lorenzo e Spies. Rossi testa soluzioni per questa stagione e la prossima
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 - Jorge Lorenzo (Yamaha) davanti alle Honda. Lapresse
 
La paura della pioggia (che è arrivata a giochi finiti)  spaventa perfino un professionista della dormita come Valentino Rossi,  che quando non erano scoccate neppure le nove e mezzo, era già in sella  alla sua rossa Ducati GP11.1. Tante cose da provare, una lunga strada da  percorrere per trovare competitività. Meno impressionante trovare in  moto sin dall’apertura della pista Casey Stoner, mai appagato, anche  dopo la vittoria di domenica che gli apre le porte per il secondo  Mondiale nella MotoGP. 
 tanto lavoro  —  Anche per la Honda tanto lavoro, ma per il futuro, in sella alla 1000.  Che l’australiano sia incapace di perdere tempo è cosa nota e dopo 5  giri cronometrati fissa un limite che rimane il riferimento quasi fino  alla fine, quando si migliora dando fondo alle gomme più morbide portate  dalla Bridgestone. La 1000 va già un secondo meglio di quanto ha fatto  in gara con la 800 (record del GP), anche se Shuhei Nakamoto,  vicepresidente della Hrc, parlando delle nuove moto assicura che su una  pista come questa il progresso è di un paio di decimi: qualcosa non  quadra. Sale per la prima volta sulla 1000 di Tokio, già evoluta dalla  prima uscita di Jerez, a maggio, anche Dani Pedrosa, ugualmente presto  più veloce con la 800. 
Gazzetta TV
 alla frusta  —  Stesso discorso per la Yamaha, al debutto assoluto. La Casa di Iwata ha  prima messo alla frusta un motore 800 evoluto (maggiore velocità) che si  vedrà dalle prossime rotazione dei propulsori, e poi inaugurato la sua  era 1000. Ben Spies prima e Jorge Lorenzo poi, dovevano fare solo poche  tornate, invece hanno girato con risultati subito decisamente molto  positivi rispetto alle moto attuali, addirittura inaspettati. E alla  fine della giornata accusano circa un decimo di  distacco da Stoner, che  sul finire del test chiude in testa con 1'56"168. 
 casa ducati   —  Cambiamenti a ripetizione nel box Ducati. Nicky Hayden ha ripreso  (positivamente) il discorso iniziato a Laguna Seca con la GP11.1  scendendo facilmente sotto i tempi fatti in gara con la GP11 base. Idem  Valentino, anche se sempre all’inseguimento: ma lui aveva in programma  una lunga serie di modifiche, piccole, ma anche radicali, che durante i  turni di prove del GP non è possibile fare per motivi di tempo. Si è  lavorato non per le prossime gare ma a medio e lungo termine,  addirittura metà del 2012. Non manca qualche lampo di ottimismo.  
 i tempi  —  1. Stoner (Honda 1.000 cmc) 1'56"168 (57 giri); 2. Lorenzo (Yamaha 1000  cmc) 1’56”253 (28 giri); 3. Spies (Yamaha 1000) 1’56”306 (24); 4.  Lorenzo (Yamaha 800) 1’56”727 (58); 5. Spies (Yamaha 800) 1’57”184 (15);  6. Pedrosa (Honda 1000) 1’57”264 (37); 7. Hayden (Ducati 800) 1'57"533  (78); 8. Crutchlow (Yamaha 800) 1’57”591 (74); 9. Elias (Honda 800)  1’57”903 (56); 10. Rossi (Ducati 800) 1’58”266 (74); 11. Capirossi  (Ducati 800) 1’58”387 (66); 12. Edwards (Yamaha 800) 1’58”492 (44); 13.  Kallio (Suter 1000) 2’00”144 (81).
 dal nostro inviato
Filippo Falsaperla© RIPRODUZIONE RISERVATA
Filippo Falsaperla© RIPRODUZIONE RISERVATA
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