venerdì 30 novembre 2012

Stè m.... è già il secondo mondiale che RUBANO

Vettel, Ferrari chiede notizie
Il delegato Fia: "No infrazioni"

MILANO, 29 novembre 2012

Il caso sorpasso del tedesco con bandiera gialla: il Cavallino manda una lettera alla Fia per spiegazioni, con il delegato tecnico Whiting che dice al sito Autosprint: "Mavovra regolare". C'è un'immagine che evidenzia come un commissario avesse esposto la bandiera verde. Ecclestone: "Non succederà nulla"

Nel circoletto rosso la bandiera sventolata a Vettel prima del sorpasso
Nel circoletto rosso la bandiera sventolata a Vettel prima del sorpasso
Continua a impazzare in rete il giallo della bandiera gialla di Sebastian Vettel. Ieri è stato il giorno delle grandi analisi sul filmato che mostra in modo inequivocabile come il tedesco abbia sorpassato la Toro Rosso di Vergne con le luci gialle di divieto ancora bene accese sul cruscotto. La novità di oggi, come mostra la gif diffusa sulla Rete che vi mostriamo in basso, è la bandiera verde (cioè il via libera ai sorpassi) sventolata da un commissario alla sinistra di Vettel ben prima che il tedesco sorpassasse l'avversario diretto. A questo punto si configurerebbe una discrepanza tra la segnalazione manuale ricevuta dal tedesco, nei fatti un via libera che avrebbe consentito a Vettel il sorpasso, e la segnalazione luminosa del cruscotto, ancora gialla perché in attesa di spegnersi poco più avanti sincronizzata col pannello pannello luminoso che stava dando luce verde. La Fia, però, per voce del suo delegato tecnico Whiting, ha detto al sito di Autosprint, che la "Manovra è regolare e che Vettel non ha commesseo nessuna infrazione".

lettera — Un caso incredibilmente controverso anche perché nella tarda mattinata odierna la Ferrari via Twitter ha comunicato di aver chiesto, tramite una lettera, un chiarimento alla Fia in merito al sorpasso di Vettel.
la fia: tutto regolare — E a stretto giro di tweet la stampa inglese ha riferito che la Fia ha definito regolare il sorpasso perché la bandiera verde a 350 metri dalla luce verde è l'unica che fa testo. Secondo l'esclusiva di Autosport la fonte Fia ha confermato che la bandiera gialla a Interlagos è entrata in funzione al pannello luminoso appena prima della curva 3, nel settore del commissario di pista 3, ed è stata ritirata 150 metri prima della curva 4, quando è apparsa la luce verde. Tuttavia, continua la Fia, c'è una postazione di commissario di pista fra questi due pannelli e una bandiera verde è stata sventolata in quel punto. Secondo le regole per il Gran Premio brasiliano, se una bandiera verde è sventolata prima della luce verde - ed è stato il caso di Vettel - è il primo verde che conta. Quindi, la Fia non ha dubbi che il sorpasso di Vettel fosse legittimo, ed è il motivo per il quale i giudici di corsa non sono stati informati della potenziale violazione.
parla whiting — La tesi 'innocentista della Fia è stata poi confermata dal suo delegato tecnico, Charlie Whiting, che al sito di Autosprint parla di "manovra regolare", spiegando che "qualora i pannelli luminosi non coincidano con le postazioni dei commissari, per il pilota vale il primo segnale esposto. Per esempio, se c'è una bandiera gialla sventolata e più avanti il pannello è illuminato il divieto di sorpasso inizia già dalla bandiera. Ma questo caso, al contrario, vale anche per la luce verde. Nel caso di Vettel al 4° giro del Gp del Brasile, fra l'ultima luce gialla e la luce verde c'era una bandiera verde sventolata, sulla sinistra. La distanza in questo caso era di 350 metri. Sebastian ha reagito alla bandiera verde e perciò non ha commesso alcuna infrazione", spiega Charlie Whiting.
 
eclestone: "non succederà nulla" — "Non succederà nulla. Sebastian Vettel è il campione del mondo 2012". Bernie Ecclestone esclude la possibilità che il titolo conquistato dal pilota tedesco della Red Bull possa essere riassegnato a Fernando Alonso dopo il caso della bandiera gialla su cui la Ferrari ha chiesto un chiarimento alla Fia. Secondo Ecclestone il caso è chiuso. "Io non sono il responsabile del regolamento, che è nelle mani della Fia, ma tutto quello che posso dire è che la direzione di gara era informata di tutto in ogni fase del GP", ha detto all'edizione on line del tedesco Spiegel.
eventuale ricorso — La Ferrari ha tempo sino a domani per presentare un eventuale ricorso. La Red Bull avrebbe in mano anche questa carta da giocarsi. Appare comunque difficile che il titolo possa essere riassegnato a Fernando Alonso per effetto di una penalizzazione postuma a Vettel che spedirebbe il tedesco all'8° posto facendo vincere lo spagnolo per un punto.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
------------------

Vettel, sorpasso sospetto
Monta un caso Mondiale

MILANO, 28 novembre 2012

Alcuni video mostrano il tedesco della Red Bull che supera una Toro Rosso in regime di bandiere gialle a inizio gara. L'eventuale sanzione postuma, 20" in più, sarebbe stata sufficiente a farlo scivolare all'8° posto e dare il titolo ad Alonso per 1 punto

Vettel supera la Toro Rosso, le luci gialle sul volante la luce verde a sinistra
Vettel supera la Toro Rosso, le luci gialle sul volante la luce verde a sinistra
I soliti sospetti. Ancora non si erano placate le discussioni sulla flessibilità del muso della Red Bull riscontrata nel GP di Abu Dhabi (quello dell'impatto di Vettel contro un tabellone di polistirolo), che un altro caso getta un'ombra sul titolo conquistato dal tedesco, con un sorpasso in regime di bandiere gialle che, se sanzionato, avrebbe invertito l'esito del mondiale. Nel caotico GP di San Paolo, infatti, Vettel chiamato alla rimonta iridata dall'ultima posizione per effetto del tamponamento in avvio di Senna, avrebbe compiuto dei sorpassi non regolari. Sotto accusa, stavolta, non è quello a Kobayashi effettuato in regime, non di bandiera gialla, ma giallorossa (pista scivolosa), quindi regolare, ma quello avvenuto nelle prime fasi di gara ai danni di una Toro Rosso, in regime di panelli gialli accesi.
Gazzetta TV
 
la manovra incriminata — Da alcuni video ripresi dalla camera car dello stesso Vettel, apparsi sul web e rilanciati in maniera ormai virale ogni ora che passa - soprattutto dai siti spagnoli, molto attenti e 'caldi' sulla vicenda - si vede il pilota tedesco che affronta la "S" di Senna con le luci gialle accese - quindi divieto di sorpasso - esce dalla curva sempre in regime di 'giallo' (pannello visibile sulla destra del video), affronta il rettilineo con un Toro Rosso davanti, che viene superata con una manovra che inizia quando già si vede in lontananza il pannello acceso del verde davanti a sé, ma prima di passargli davanti. Il tutto, con le spie gialle ancora illuminate sul cruscotto, che aiutano il pilota a ricordare che si è in zona di bandiera gialla - e quindi di sorpasso vietato -, e che si spengono solo in corrispondenza del pannello illuminato verde. L'episodio dovrebbe risalire al 4° giro, quando Vettel era 18° e stava rimontando e l'interpretazione sulla sua correttezza o meno è sottilissima. Nei fatti, il sorpasso inizia e si conclude in regime di bandiere gialle, perché si completa appena prima del passaggio davanti al pannello verde, visibile però - almeno pare - al pilota, seppur a distanza, quando Seb ha avviato la manovra.
Vettel prima del sorpasso: la bandiera gialla accesa è sulla destra
Vettel prima del sorpasso: la bandiera gialla accesa è sulla destra
gli scenari — In questi casi è il direttore di corsa ad avere l'ultima parola sull'interpretazione corretta, ma la manovra accende il dibattito sulla sua completa legittimità, anche perché incide sull'esito del mondiale. In Spagna il caso sta montando, con siti che titolano chiaramante "Avrebbe dovuto vincere Alonso, Vettel ha superato con il giallo". Un'eventuale sanzione postuma, infatti, avrebbe comminato 20" di penalità al tedesco, che sarebbe scivolato dal 6° all'8° posto, con il titolo ad Alonso per 1 punto. Indefinibili gli scenari, che in assenza di un ricorso Ferrari, però, non muterebbero.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA 

domenica 25 novembre 2012

fadfgafdgadvad

Il ritorno delle audio-cassette
vogliono essere il futuro dei dati

E' stato annunciato dalla Fuji e Ibm il lancio di un nuovo supporto magnetico per la registrazione di grandi quantità di dati. La cartuccia, di piccole dimensioni, sarà capace di contenere fino a 35 terabyte  

ROMA - Sembravano destinate a sparire per sempre o ad essere utilizzate ancora oggi solo da pochi appassionati e fan del vintage. Invece, riesumato dal passato e rivisitato tecnologicamente, il supporto magnetico su cassetta sembra il futuro del salvataggio dati. L'azienda giapponese Fuji in collaborazione con Ibm punta sulle cassette per conservare grandi quantità di dati. Niente hard disk, mega "data center" o supporti costruiti a base di quarzo per durare in eterno, come sta pensando Hitachi. Le due società puntano sul nastro. Secondo quando si legge su New Scientists sembra che siano già stati prodotti i primi prototipi. Questi nastri magnetici di nuova generazione sono contenuti in "cartucce" di 10 centimetri e capaci di immagazzinare fino a 35 terabyte, ovvero 35 volte di più degli hard disk presenti oggi nei computer di casa e ufficio.


Il segreto delle nuove cassette. La rivista americana svela la novità nascosta all'interno di questa sperimentazione. A rendere speciale il vecchio supporto rivisitato ci sarebbe una "aggiunta" di particelle di una molecola di ferro e bario. Il debutto del nuovo sistema dovrebbe avvenire per lo Square Kilometre Array, il più grande radiotelescopio al mondo, che vedrà la luce nel 2024. La struttura produrrà un petabyte (un milione di Gigabyte) al giorno di dati, che verranno immagazzinati proprio nelle moderne cassette: "Per quell'epoca dovremmo riuscire a far stare 100 terabyte in ogni dispositivo - spiega Evangelos Eleftheriou di Ibm - restringendo le dimensioni delle tracce registrate e utilizzando un sistema più accurato per posizionare le testine usate per leggerli"

Le dimensioni del prototipo. Le nuove cassette dovrebbero misurare appena 10 centimetri di lunghezza e larghezza per uno spessore di 2 centimetri. Ma oltre alle dimensioni contenute, a quanto pare, questa sperimentazione avrà anche un basso impatto energetico. Usare le cassette ridurrà drasticamente l'uso di energia. Uno studio del 2010 della The Clipper Group, una società di consulenza tecnologica del New Hampshire (Usa) ha quantificato la differenza di energia tra i "data center" tradizionali e quelli basati sulle cassette. Apparentemente, le prime consumerebbero 200 volte di più rispetto ai supporti magnetici. Il motivo consiste nella necessita dei dischi di rimanere accesi anche quando non sono in funzione, un bisogno che le cassette non hanno.  

Ma non è tutto oro quel che luccica. Le nuove cassette portano con sé anche degli aspetti negativi. Come nei progenitori, le nuove cassette necessitano di qualcuno che le inserisca all'interno dei lettori. Per la loro lettura e analisi esistono infatti dei bracci meccanici che li inseriscono nei lettori. Un lavoro non da poco se si pensa all'immediata disponibilità di accesso ai dati che offrono normalmente gli hard disk. In più, nonostante le migliorie apportate dai ricercatori, rimane ancora la necessità di mandare avanti o indietro il nastro fino al punto in cui i dati che ci interessano sono stati scritti. Ma le due aziende hanno annunciato che nei loro laboratori si sta lavorando per risolvere anche questo problema. 

  (25 novembre 2012)
 
----------------- 

"Spinnamento", stop dall'Ue
sì alle normative salva-squalo

Via libera dall'assemblea di Strasburgo al regolamento per tutelare questi animali: gli eurodeputati hanno approvato a larghissima maggioranza (566 voti a favore, 47 contro e 16 astensioni) una risoluzione che vieta tutte le deroghe al finning, la pratica di asportazione delle pinne di squalo a bordo dei pescherecci, rigettando gli animali ancora vivi in mare di PAOLA RICHARD

UNA sorte meno crudele per il futuro dei pescecani in Europa è possibile. Il Parlamento ha dato il via libera a Strasburgo al regolamento salva-squali: gli eurodeputati hanno approvato a larghissima maggioranza (566 voti a favore, 47 contro e 16 astensioni) una risoluzione che vieta tutte le deroghe al finning o "spinnamento", la pratica di asportazione delle pinne di squalo a bordo dei pescherecci, rigettando gli animali ancora vivi in mare. Il voto dell'assemblea plenaria di Strasburgo elimina le eccezioni al divieto europeo attivo dal 2003 di sbarcare i pesci già lavorati e dissezionati. Permessi che rendevano difficili, se non impossibili, i controlli su eventuali infrazioni al complicato sistema di corrispondenza tra il peso delle pinne e delle carcasse. Molti Paesi al mondo, compresi quelli in America Centrale, così come gli Stati Uniti e Taiwan, hanno adottato la politica delle 'pinne-attaccate' a cui l'Europa si adegua oggi.


"Il voto del Parlamento rappresenta una svolta fondamentale nell'impegno globale per fermare la devastante pratica del finning- ha dichiarato Sandrine Polti, consulente sulle politiche europee sugli squali per Shark Alliance e la statunitense Pew Environment Group- La nostra coalizione ha lavorato duramente per oltre sei anni per ottenere questa e altre riforme alle normative europee. Siamo entusiasti del voto di oggi e degli sviluppi positivi che potranno derivare".

Nel 2006, il Parlamento Europeo aveva chiesto di rafforzare il divieto europeo sul finning e nel 2010 una Risoluzione ha invitato la Commissione a vietare la rimozione in mare delle pinne di squalo. Nel novembre del 2011 la proposta della Commissione è stata approvata dal Consiglio dei Ministri della pesca e, nella primavera del 2012, dalla Commissione per l'ambiente del Parlamento.

Shark Alliance la coalizione che in Italia associa Legambiente, Marevivo, Tethys Research Institute, Stazione Zoologica Anton Dohrn, Fondazione Cetacea, Danishark Elasmobranch Research, GRIS, Verdeacqua, MedSharks, CTS e Slow Food, attribuisce in particolare il merito di questa vittoria agli Europarlamentari Guido Milana (S&D/PD), Andrea Zanoni (ALDE/IDV) e Potito Salatto (PPE/FLi).

"I gruppi membri di Shark Alliance sono ora pronti a proseguire su questa strada per promuovere il regolamento finale 'pinne-attaccate' e sbarcare a terra gli squali interi, così come nell'assicurare ulteriori e complementari misure di tutela di tutti i pesci cartilaginei" ha dichiarato Serena Maso, coordinatore nazionale per l'Italia di Shark Alliance.
 
(22 novembre 2012)

------------------------ 

Einstein, cervello più piccolo della media ma con onde e pieghe anomale

Uno studio Usa, grazie a immagine inedite, rivela la struttura anomala di giri e solchi dell'organo cerebrale del fisico premio Nobel. Il geniale scienziato tedesco, teorico della Relatività, usava definire il suo modo di pensare 'muscolare' piuttosto che strutturato con le parole

Einstein, cervello più piccolo della media ma con onde e pieghe anomale
Non sempre le dimensioni fanno la differenza. Il cervello di Albert Einstein ad esempio era piuttosto piccolo: pesava infatti appena 1.230 grammi, contro i 1.500 di uno nella media. Eppure deve esserci una ragione in grado di spiegare come mai un cervello così piccolo potesse generare tanta, geniale, intelligenza. E’ quanto deve aver pensato il gruppo di ricercatori guidato da Dean Falk della Florida State University che ha analizzato al dettaglio 14 foto inedite del cervello del grande scienziato, scoprendo alcune caratteristiche anatomiche potenzialmente in grado di spiegarne il genio. Quali, riferisce galileonet.it, lo racconta uno studio pubblicato sulla rivista Brain. Le foto analizzate provengono dall’autopsia effettuata alla morte di Einstein dal patologo Thomas Harvey, il quale prelevò il cervello, sezionandolo in 240 ‘blocchi’ che inserì poi in una sostanza simile alla resina. Da questi blocchi ricavò in seguito più di 2.000 sezioni sottilissime, che inviò negli anni a diversi colleghi perché venissero analizzate a fondo, insieme alle immagini del cervello stesso. Campioni e foto sono stati studiati più volte a partire dagli anni ’80 da diversi gruppi di ricerca, rivelando alcune caratteristiche peculiari: ora una alta densità di neuroni in alcune parti del cervello, ora una presenza anomala di cellule della glia (quelle che aiutano i neuroni a trasmettere i segnali nervosi).
Lo stesso Falk aveva già analizzato alcuni di questi reperti, scoprendo, in un lavoro del 2009, che i lobi parietali del cervello del premio Nobel per la Fisica, teorico della Relatività, presentavano una struttura anomala dei giri e dei solchi, suggerendo che queste caratteristiche fossero associate alla grande capacità dello scienziato di concettualizzare i problemi fisici. Nel nuovo studio, Falk e il suo team, riferisce ancora galileonet.it, hanno avuto a disposizione immagini inedite, provenienti dalla collezione privata di Harvey, testimonianze preziose per completare il quadro. I ricercatori hanno quindi messo a confronto il cervello di Einstein con quello di altri 85 campioni presi dalla letteratura medica, confermando quanto in parte osservato nel 2009, ovvero che diverse sezioni presentano una quantità di giri e di solchi molto superiori alla norma. Queste particolarità strutturali fornivano probabilmente alle regioni interessate una superficie insolitamente larga, caratteristica che potrebbe aver contribuito alle straordinarie capacità intellettive dello scienziato.
In particolare sia la corteccia prefrontale – una regione associata con la pianificazione, con l’attenzione e con il perseverare di fronte alle sfide – sia alcune regioni dell’emisfero sinistro – coinvolte nel controllo motorio e nell’arrivo di input sensoriali alla zona della faccia e della lingua – risultavano infatti particolarmente allargate. Secondo Falk queste caratteristiche potrebbero spiegare una famosa affermazione di Einstein, che usava definire il suo modo di pensare ‘muscolare’ piuttosto che strutturato con le parole. “Potrebbe darsi che utilizzasse la sua corteccia motoria in modi nuovi e straordinari, connessi con le capacità di concettualizzazione astratta”, ipotizza Falk a proposito, su Science. Per Albert Galaburda, neuroscienziato della Harvard Medical School di Boston, lo studio, riferisce ancora galileonet.it solleva anche una serie di domande a cui gli scienziati non possono ancora dare risposta. “Einstein è nato con un cervello speciale che lo ha reso un grande fisico, o è stato piuttosto il suo fare fisica ad alti livelli che ha causato l’espansione di alcune parti del suo cervello?”, si chiede infatti Galaburda. Una vecchia domanda quindi: è la natura o la cultura a determinare le predisposizioni e le capacità umane? Secondo Falk è un insieme delle due. I genitori di Einstein lo allevarono infatti incoraggiando il pensiero critico e lo sviluppo della creatività in diversi campi. “In qualche modo Einstein programmò da solo il suo cervello, e vivendo in un periodo in cui il campo della fisica era pieno di intuizioni pronte per dare i loro frutti, lui si trovò ad avere il cervello giusto nel tempo e nel posto giusto”, conclude Falk.
 
 

venerdì 9 novembre 2012

hahahaahah

A Valencia piove, big fermi
De Puniet è davanti a tutti

VALENCIA (Spagna), 9 novembre 2012

Libere in Spagna: le condizioni della pista, né troppo bagnata, ma non ancora asciutta, tengono ai box i migliori nella seconda sessione, con il francese della Art che fa il miglior tempo. In mattinata, Hayden (Ducati) il più veloce, davanti a Pedrosa, a 1", e Lorenzo, con Valentino a quasi 2"2

Nicky Hayden, 31 anni, pilota statunitense della Ducati. Afp
Nicky Hayden, 31 anni, pilota statunitense della Ducati. Afp
Solita giornata interlocutoria in MotoGP nelle libere bagnaticce del GP di Valencia - ultima gara della stagione che ha già assegnato i tre titoli -: come spesso capita in condizioni di umido, con la pista non troppo bagnata, ma nemmeno sufficientemente aciutta, nella seconda sessione molti big sono rimasti fermi ai box e hanno girato prevalentemente gli outsider con le Crt. Il più veloce di giornata, infatti, è stato il francese Randy De Puniet con la Art, che ha siglato il tempo di 1'36"965, precedendo Pirro (Ftr Honda) di 119/1000 e Nicky Hayden, con la Ducati ufficiale, di 424/1000. Quinto Rossi a 1"150. Gli altri, lontanissimi o non pervenuti.
la prima sessione — Nella prima sessione, invece, con asfalto più bagnato Nicky Hayden aveva firmato il miglior tempo con 1'44"485, 1" meglio di Dani Pedrosa, secondo. Terzo tempo per il campione del mondo Jorge Lorenzo, a 1"460, poi Dovizioso a 1"536. Settimo Valentino Rossi, all'ultima gara con la Ducati, a quasi 2"2 di distacco. Ancora più in difficoltà Casey Stoner: l'australiano della Honda, all'ultima gara in carriera, è 10° a 3".
la moto2 — In Moto2, in una seconda sessione disputata con le slick, proprio all'ultimo giro Marquez con il tempo di 1'36"090 ha battuto Pol Espargaro, e per soli 37 millesimi. Il campione del mondo è stato anche protagonista in un'azione su Simone Corsi, poi caduto, poco chiara. Il terzo tempo è del britannico Scott Redding, a 258/1000, mentre Andrea Iannone (Speed Master) è 4° a quasi quattro decimi.
moto3 — È stato l'inglese John McPhee il più veloce nelle seconde libere della Moto3, con il tempo di 1'50"503. Secondo l'australiano Jack Miller a soli 27/1000, poi Alex Marquez (Suter-Honda) a 684/1000. Male gli italiani in questa sessione: Tonucci è 21°, Romano Fenati è 23°, Niccolò Antonelli è 28° e Luigi Morciano è 31°.
rossi — "In mattinata è stata una sessione vera - ha detto Rossi -, ma non siamo riusciti ad andare bene e non ero veloce. Alla fine ho fatto anche 3-4 giri con le slick, ma con la pista mezza asciutta e mezza bagnata era difficile e non ho spinto tanto". Poi Rossi parla dell'attesa per i test di martedì, quando tornerà in sella alla Yamaha dopo il biennio con la Ducati. "L'attesa è molto forte - dice Rossi -, perché questi test sono molto importanti per riuscire a capire quale potrà essere il mio potenziale per il prossimo anno. Spero che tra martedi e mercoledì ci sia almeno un giorno, un giorno e mezzo in cui si potrà girare sull'asciutto per capire meglio".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
----------------- 

Addio Messenger, Microsoft lo chiude
ma la chat trasloca dentro Skype

La popolare applicazione esiste dal 1999 e nonostante sia il numero uno dei servizi di messaggistica, Redmond ne annuncerà la dismissione. Il traffico confluirà nel software di Voip più diffuso al mondo, per cui Ms ha pagato 8,5 miliardi di dollari

MSN MESSENGER sta per andare in pensione. Nonostante i suoi 330 milioni di utenti e la sua grande diffusione, 40,6% tra tutti i client di chat, Microsoft a breve ne annuncerà il ritiro dalle scene. In favore di Skype (27,39% di diffusione, 170 milioni di utenti), per cui Redmond ha sborsato 8,5 miliardi di dollari. La mossa nei piani di Microsoft non inciderà sull'attuale parco utenti del servizio, che transiteranno tutti dentro Skype, con relativi contatti. Il popolare client Voip è peraltro già incluso in Windows 8, e gli utenti di precedenti versioni possono installare il client già disponibile.


La mossa si inserisce in un contesto di ottimizzazione delle risorse. Un client per Msn è stato evidentemente giudicato ridondante, sia per l'alto investimento in Skype che per i costi di mantenimento del servizio, anche se si sta parlando del numero uno dei servizi di messaggistica sul web. Che però vedeva il suo dominio desktop ampiamente minacciato da soluzioni mobili come Whatsapp e le chat-messaggistiche di social network come Facebook. In più Microsoft ha recentemente dismesso il marchio Windows Live. Msn Messenger era il primo nome del software di chat, diventato poi Windows Live Messenger. L'eliminazione o meglio la trasformazione erano tutto sommato ipotizzabili.

Il programma esiste dal 1999, dai tempi in cui se la batteva con Yahoo Messenger, con un lasso di vita interessante per un'applicazione, che negli anni è passata da un semplice client di chat a qualcosa di più complesso, forse troppo, con innesti tra videochiamate, social network, Myspace, Linkedin e giochi che ne hanno appesantito aspetto e usabilità. Il presente e il futuro per Microsoft in questo senso si chiama Skype, e la filosofia estetica di Windows 8 sembra aver influenzato anche le idee di base dietro alle architetture software di Redmond: più leggerezza e meno dispersione.

(08 novembre 2012)

----------------------- 

Schifani: “Via Porcellum o Grillo va all’80%”. Il leader M5S: “Colpo di Stato”

La seconda carica dello Stato è convinta che i partiti "con grande responsabilità" si stiano impegnando per una "riforma condivisa" che "interessi i cittadini". Il timore, condiviso anche da Francesco Rutelli, è che il Movimento 5 Stelle ottenga troppi seggi in Parlamento

Renato Schifani
“Ce la sto mettendo tutta e ce la facciamo, altrimenti Grillo dal 30 va all’80%”. Il presidente del Senato Renato Schifani, intervistato da Fiorello a margine di una visita all’associazione Andrea Tudisco che ospita bambini oncologici e le loro famiglie, interviene sulla legge elettorale e si dice convinto che Camera e Senato arriveranno all’approvazione di una norma “che interessa i cittadini”. Al centro la preoccupazione che il Movimento 5 Stelle, raccogliendo poco meno di un terzo dei consensi, occupi troppi seggi in Parlamento. Timore a cui lo stesso Grillo ha replicato dalle colonne del suo blog, definendo “colpo di Stato” il cambiamento della legge elettorale “per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis”.
“Ce la facciamo – ha detto la seconda carica dello Stato – e spero che il mio ottimismo a breve si traduca in certezza”. Schifani è convinto che ci siano “notevoli margini per pensare che a breve si arrivi ad un’ampia intesa tra le forze parlamentari. Tra i partiti – ha puntualizzato – c’è una fase estremamente delicata e costruttiva. I partiti con grande responsabilità stanno facendo in modo che il provvedimento arrivi in aula per una riforma condivisa. Oramai i tempi sono brucianti – conclude – le lancette si devono fermare”.
Già nei giorni scorsi, sul timore che il Movimento 5 Stelle potesse raggiungere un buon risultato elettorale, era intervenuto Francesco Rutelli, favorevole all’emendamento alla legge elettorale secondo cui, per conquistare il premio di maggioranza, una coalizione deve superare la soglia del 42,5% (oggi invece lo prende la coalizione a prescindere dalla percentuale). Il leader dell’Api non ha fatto mistero che si trattasse di un emendamento ‘anti Grillo’. Infatti, aveva detto, “non si può dare il 55 per cento” dei seggi “a chi prende il 30 per cento” dei voti, “sennò lo prende Grillo”. Posizioni che non sono sfuggite al leader 5 Stelle che oggi sul suo blog scrive: “E ora, di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis, la UE tace”.
Eppure erano state proprio l’Unione europea e l’Ocse a esprimere la necessità di “evitare di apportare modifiche poco prima delle elezioni” per “non apparire come oggetto di manipolazioni partitiche”. Nonostante questo, spiega il leader del M5S, le istituzioni Ue tacciono. “La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto – prosegue Grillo – ha sancito nel 2003 che ‘gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell’anno che precede l’elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o ad un livello superiore a quello della legge ordinaria’”. E conclude: “C’è del marcio a Bruxelles“.
Schifani insiste per cambiare la legge elettorale nonostante quando nel 2005 il Porcellum venne firmato da Ciampi a esultare fu proprio il centrodestra. Roberto Calderoli, allora ministro per le Riforme e ‘ideatore’ del testo, si era detto “molto felice” della firma del Presidente della Repubblica e “contento per non avere scritto norme anticostituzionali”. Per Sandro Bondi si apriva “una fase nuova” e per Ignazio La Russa si trattava della “legge più democratica che ci sia: vince chi ha più voti”. Il contrario di quanto emergeva tra i banchi del centrosinistra. Dario Franceschini, allora coordinatore della Margherita, sperava che fosse giudicata “incostituzionale” e per Roberto Zaccaria, dello stesso partito, già lo era. Secondo Antonio Di Pietro la Cdl ingannava i cittadini e per Oliviero Diliberto si trattava di “un colpo di mano”. E un mese dopo la firma di Ciampi, Romano Prodi aveva promesso di volerla cambiare con una “larga maggioranza”. Opinione condivisa anche da Piero Fassino mentre Pierluigi Castagnetti riteneva fosse una legge da “cambiare radicalmente”. Da allora sono passati quasi sette anni. Ma un’alternativa al Porcellum ancora non c’è.

---------------------

Biaggi scende dalla moto
"Mi ritiro da campione"

Campagnano (Roma), 7 novembre 2012

Il pilota romano iridato in Superbike annuncia l'addio: "Non sono come certi politici attaccato alla poltrona, smetto perchè ho scelto di farlo, ho rinunciato a un contratto con l'Aprilia identico a quello attuale". Già su Twitter aveva avvertito i fans: "Niente sarà come prima"

Max Biaggi, 41 anni, durante l'ultimo Mondiale di Superbike. LaPresse
Max Biaggi, 41 anni, durante l'ultimo Mondiale di Superbike. LaPresse
Max Biaggi si ritira da campione del Mondo. All'autodromo di Vallelunga, là dove aveva cominciato a correre, il Corsaro è sceso dalla moto dopo 24 anni di una carriera fantastica segnata da sei titoli Mondiali: quattro in 250, due in Superbike, unico italiano a centrare il titolo della derivate dalla serie. Complessivamente Max ha disputato 370 gare (215 nel Motomondiale, 155 in Superbike) con 63 vittorie: 42 in 250, 500 e MotoGP, 21 in Superbike. L'ultimo iride l'ha festeggiato un mese esatto fa a Magny Cours per mezzo punto sul britannico Tom Sykes.
addio iridato — E' stato il sigillo che Max, evidentemente, ha ritenuto ineguagliabile. "Lascio da campione del Mondo per dare spazio al Biaggi uomo, che per tanti anni è rimasto un po' schiacciato dal pilota" sono state le prime parole pronunciate durante la conferenza stampa d'addio, davanti ad una platea di pochi giornalisti e qualche amico intimo. Max ha parlato con un filo di voce, visibilmente commosso. "Sono voluto tornare qui a Vallelunga, dove tutto era cominciato e dov'è nata la magia. Ho vissuto per oltre due decenni sospeso tra sogno e realtà. Ho avuto alti e bassi, ho vissuto in un mondo un po' confuso ma non è mai venuta meno la passione per questo sport. Ho dato veramente tutto me stesso”.

 
il no ad aprilia — Biaggi ha deciso all'ultimo, dopo giorni di tira e molla: ha lasciato sul tavolo il contratto per il rinnovo con Aprilia e un'allettante proposta dell'amico manager Francesco Batta che gli aveva offerto l'opportunità di riaprire un altro ciclo alla Ducati ufficiale che farà debuttare la nuova Panigale SBK. Gli offrivano due anni di contratto e la possibilità di prendere il posto, nell'immaginario collettivo, di Valentino Rossi che se ne va. A 41 anni e dopo mille battaglie non se l'è sentita. Ed ha preferito lasciare aperta ad una possibile collaborazione con Aprilia, da team manager. "E' un progetto di medio periodo, ne parleremo quando sarà il momento". Prima di arrivare per l'ultima volta in un circuito da pilota Biaggi aveva postato su Twitter la foto dell'ultima alba. "Ho deciso ieri sera, sono seguite una notte molto lunga e un'alba speciale, ho scattato quella foto perchè tra qualche anno potrò rivederla. Ma ho preso tante decisioni più difficili di questa".

spazio alla famiglia — Dopo Magny Cours Biaggi era andato a girare con l'Aprilia ad Aragon nel primo test 2013. Perchè, resta un mistero. "Avevo fatto il secondo tempo, io e Sykes anche lì eravamo stati i più veloci. Ho dato comunque una mano allo sviluppo di una moto che non guiderò io. Lascio spazio ad altri, non faccio come quei politici che non vogliono mai lasciare la poltrona a chi viene dopo e magari avrebbe tante cose nuove da dire. Non ci sono stati problemi economici o di organizzazione con Aprilia. Lascio perchè ho capito che non ci sarebbe stato un momento più bello di questo. Mi dispiace per i tifosi, ma ora potrò dedicare alla mia famiglia tutto il tempo che gli ho sottratto per tanti anni". Chissà se Biaggi riuscirà davvero a tenersi lontano dal brivido della velocità. "Farò in modo che il Biaggi uomo riesca a tenere a bada il lato oscuro. Ho vinto la prima gara a Kayalami nel 1992 (con la 250 Aprilia, ndr) e l'ultima al Nurburgring il 4 settembre scorso. Sono passati vent'anni dalla prima all'ultima, non so se qualcun altro ci è riuscito. E poi sono stato baciato dalla fortuna: gli ex piloti li riconosci da trenta metri, perchè nessuno cammina dritto. Io invece lascio fisicamente integro”.
Paolo Gozzi© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
 ----------------

Rinnovabili termiche, arriva il decreto
ai privati 700 mln di incentivi l'anno

Con oltre 12 mesi di ritardo il governo vara il provvedimento per lo sviluppo di solare e biomasse nel riscaldamento. Fondi anche per la messa in efficienza degli edifici pubblici. Lo Stato si farà carico del 40% dell'investimento. Clini: "Non ci saranno speculazioni" di VALERIO GUALERZI

ROMA - Con un ritardo di oltre 400 giorni rispetto alla scadenza prevista, i ministri dello Sviluppo economico Corrado Passera, dell'Ambiente Corrado Clini e delle Politiche agricole Mario Catania hanno varato oggi lo schema di decreto ministeriale per l'incentivazione dell'utilizzo delle fonti rinnovabili nell'energia termica (riscaldamento a biomassa, pompe di calore, solare termico e solar cooling) e delle misure per la messa in efficienza energetica degli edifici pubblici.

Il provvedimento è un tassello fondamentale delle politiche di riconversione del sistema energetico nazionale in chiave sostenibile al quale l'Italia deve puntare anche in virtù dei traguardi fissati dalla direttiva dell'Unione europea "20-20-20" che fissa per il nostro Paese un obiettivo del 17% di energia prodotta da fonte rinnovabile entro il 2020 e un miglioramento dell'efficienza, alla stessa data, del 20%.

"Per quanto riguarda le fonti rinnovabili termiche - spiega una nota del ministero dell'Ambiente - il nuovo sistema incentivante promuoverà interventi di piccole dimensioni, tipicamente per usi domestici e per piccole aziende, comprese le serre, fino ad ora poco supportati da politiche di sostegno. Il cittadino e l'impresa potranno dunque più facilmente sostenere l'investimento per installare nuovi impianti rinnovabili ed efficienti (con un costo di alcune migliaia di euro) grazie a un incentivo che coprirà mediamente il 40% dell'investimento e che verrà erogato in 2 anni (5 anni per gli interventi più onerosi)".

"Per quel che riguarda invece gli incentivi all'efficienza energetica per la Pubblica Amministrazione - sottolinea ancora il comunicato - il provvedimento aiuta a superare le restrizioni fiscali e di bilancio che non hanno finora consentito alle amministrazioni di sfruttare pienamente le potenzialità offerte dal risparmio energetico. I nuovi strumenti daranno dunque un contributo essenziale anche al raggiungimento degli obiettivi europei in termini di riqualificazione energetica degli edifici pubblici, dando a questo settore un ruolo di esempio e guida per il resto dell'economia".

"Lo Stato si prende l'impegno di pagare una quota importante dell'investimento di famiglie e pubblica amministrazione per l'efficienza in campo energetico: parliamo del 40% dell'investimento per cifre che sfiorano i 900 milioni di euro all'anno", ha spiegato il ministro Passera illustrando il provvedimento intervenendo agli Stati generali della green economy in corso a Rimini. "Abbiamo 700 milioni di euro all'anno per i privati e 200 milioni per le amministrazioni pubbliche per tutto il tempo della durata degli investimenti - ha aggiunto Clini - Le risorse sono reperite sulla bolletta elettrica e sulla bolletta del gas per il tempo necessario".

Il decreto sull'incentivazione, che sulla scia di quello per il fotovoltaico è stato ribattezzato "conto termico", è finalizzato a promuovere soprattutto i piccoli e medi impianti con una potenza attorno ai 500 kW, tarati quindi su famiglie, condomini o piccole imprese. "È un intervento - ha precisato sempre Clini- che non prevede incentivi per impianti industriali e che quindi esclude di per sé forme di speculazione finanziaria: è tarato in modo tale da consentire il pay-back dell'investimento degli impianti, questo dalla combinazione dell'incentivo che viene dato, fino al 40%, col risparmio che si ottiene nel consumo di gas". L'intervento, ha detto ancora, è modellato "per creare una filiera produttiva nel nostro paese" e allo stesso tempo "mettere in moto sistema che potrebbe sostenersi senza bisogno di incentivi".

Lo schema del decreto ministeriale passa ora all'esame della Conferenza unificata Stato Regioni.
(08 novembre 2012)