giovedì 28 aprile 2011

hahahahahahah

IL CASO

iPhone, la difesa di Jobs
"Non seguiamo nessuno"

Il numero uno di Apple replica alle polemiche sui dati relativi agli spostamenti di milioni di utenti che la società avrebbe conservato. "Un sacco di conclusioni sbagliate"

NEW YORK - Apple non intendeva conservare i dati sugli spostamenti di milioni di utenti dell'iPhone. Parola di Steve Jobs. Il numero uno della società di Cupertino, assente da tre mesi dall'azienda per malattia, replica personalmente alle polemiche scatenate dalla notizia che l'iPhone teneva in memoria tutti gli spostamenti dei telefonini 1. "Non seguiamo nessuno. I file trovati nei telefoni, come abbiamo spiegato, erano sostanzialmente creati attraverso informazioni anonime che raccogliamo da decine di milioni di iPhone", dice Jobs in un'intervista telefonica a "Mobilized", il blog di tecnologia del sito di notizie informatiche All Things Digital. E al Wall Street Journal specifica che quando raccoglie dati sugli utenti degli iPhone per garantire una serie di servizi come quello delle cartine geografiche, la Apple non trasmette mai l'ubicazione precisa del telefonino.

"Quando una nuova tecnologia fa il suo ingresso", aggiunge il Ceo di Apple, c'è un periodo di "aggiustamento e di insegnamento". "A giudicare dalle cose che stanno succedendo credo che, come settore, non abbiamo fatto un ottimo lavoro nell'istruire. Di conseguenza si è saltati a un sacco di conclusioni sbagliate nella scorsa settimana".

Jobs conferma poi che è sua intenzione apportare qualche modifica ai programmini in questione, in modo da garantire ancora di più la privacy degli utenti, e che è pronto a testimoniare al Congresso su questi temi.

Un comunicato stampa di Apple afferma che "il motivo per cui l'iPhone conservava così tante informazioni è un problema che abbiamo scoperto e che risolveremo in breve tempo".
(27 aprile 2011)
 
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IL CASO

iPhone, la difesa di Jobs
"Non seguiamo nessuno"

Il numero uno di Apple replica alle polemiche sui dati relativi agli spostamenti di milioni di utenti che la società avrebbe conservato. "Un sacco di conclusioni sbagliate"

NEW YORK - Apple non intendeva conservare i dati sugli spostamenti di milioni di utenti dell'iPhone. Parola di Steve Jobs. Il numero uno della società di Cupertino, assente da tre mesi dall'azienda per malattia, replica personalmente alle polemiche scatenate dalla notizia che l'iPhone teneva in memoria tutti gli spostamenti dei telefonini 1. "Non seguiamo nessuno. I file trovati nei telefoni, come abbiamo spiegato, erano sostanzialmente creati attraverso informazioni anonime che raccogliamo da decine di milioni di iPhone", dice Jobs in un'intervista telefonica a "Mobilized", il blog di tecnologia del sito di notizie informatiche All Things Digital. E al Wall Street Journal specifica che quando raccoglie dati sugli utenti degli iPhone per garantire una serie di servizi come quello delle cartine geografiche, la Apple non trasmette mai l'ubicazione precisa del telefonino.

"Quando una nuova tecnologia fa il suo ingresso", aggiunge il Ceo di Apple, c'è un periodo di "aggiustamento e di insegnamento". "A giudicare dalle cose che stanno succedendo credo che, come settore, non abbiamo fatto un ottimo lavoro nell'istruire. Di conseguenza si è saltati a un sacco di conclusioni sbagliate nella scorsa settimana".

Jobs conferma poi che è sua intenzione apportare qualche modifica ai programmini in questione, in modo da garantire ancora di più la privacy degli utenti, e che è pronto a testimoniare al Congresso su questi temi.

Un comunicato stampa di Apple afferma che "il motivo per cui l'iPhone conservava così tante informazioni è un problema che abbiamo scoperto e che risolveremo in breve tempo".
(27 aprile 2011)
 
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Internazionali, è febbre alta
Roma verso il tutto esaurito

La presentazione dell'edizione 2011 degli Open al Foro Italico (7-15 maggio) ha evidenziato numeri da capogiro. Quasi tutti i big mondiali nell’entry list dell’evento: biglietti a ruba, vendite aumentate del 50% rispetto all'anno scorso. E dopo 33 anni si torna al combined


Rafa Nadal è il vincitore della scorsa edizione. Reuters
Rafa Nadal è il vincitore della scorsa edizione. Reuters
ROMA, 28 aprile 2011 - Internazionali d'Italia da record. La formula combined, ritrovata dopo 33 anni, sembra già garanzia di successo. Nella presentazione che si è svolta nella sala stampa dello stadio Olimpico sono emersi dati importanti per questa 68ª edizione. Dal 7 al 15 maggio saranno dunque contemporaneamente in campo uomini e donne, e ovviamente si parla dei migliori del mondo. Spettacolo vero, come dimostrano i primi numeri che arrivano dalla biglietteria. I tagliandi per gli otto giorni di torneo sono già quasi tutti esauriti e al momento si registra un +50% rispetto alla vendita del 2010. "Sarà un grande evento - dice soddisfatto il presidente del Fit Angelo Binaghi - più gente, più sponsor, più copertura mediatica e ovviamente i migliori talenti del tennis internazionale. E per la prima volta dopo anni abbiamo delle atlete che partono favorite, ma evitiamo di far sentire loro troppe pressioni. Tra gli uomini? Tifo Federer, visto che Nadal e Djokovic hanno già vinto". Sorride anche il presidente del Coni Gianni Petrucci: "L'aumento del numero dei tesserati del tennis dimostra un cambio dei gusti degli italiani. Il merito è dei risultati dei nostri atleti, ma anche della Federazione, dei tecnici e della collaborazione con le scuole. Questa per Roma sarà un'edizione da record, anche grazie all'accordo con la Coni Servizi: ormai parliamo di una classica di questo sport, non più di una parente povera di altri tornei".
tabelloni da urlo — Quasi tutti i migliori al mondo sono infatti nell’entry list dell’evento. In campo maschile c’è solo un piccolo giallo per Juan Martin Del Potro che non ha ancora chiesto agli organizzatori la wild card che gli servirebbe per entrare in tabellone, visto che il suo ranking Atp si è molto abbassato dopo il lungo stop per infortunio. In campo femminile mancheranno la belga Kim Cljisters e la statunitense Venus Williams ed è in forte dubbio anche la presenza di Serena; in tabellone accedono direttamente le azzurre Francesca Schiavone e Flavia Pennetta , così come Sara Errani e Roberta Vinci, mentre delle wild card dovrebbero andare a Brianti e Camerin.

Raffaele Pagnozzi nel nuovo Centrale. Ansa
Raffaele Pagnozzi nel nuovo Centrale. Ansa
novita' — Oltre al combined, quest'anno l'organizzazione ha voluto puntare forte su un nuovo Foro Italico. Via le barriere, spazi più aperti e valorizzazione del verde e degli storici marmi. Con il doppio torneo in contemporanea sono stati inoltre aggiunti dei campi, per un totale di 30.000 mq di nuove superfici, il Centrale (totalmente rinnovato lo scorso anno) è stato potenziato così come il Villaggio Vip. "Ci aspettiamo un fatturato di 16 milioni di euro - spiega Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Coni - il doppio rispetto a cinque anni fa, con un 25% di utile che sarà reinvestito nel tennis dalla Fit e in molti altri sport dalla Coni Servizi".
Elisabetta Esposito© RIPRODUZIONE RISERVATA

martedì 26 aprile 2011

dai dai....................

 La Ferrari festeggia Massa
E l'India annuncia: "Pista ok"

Il brasiliano ha compiuto oggi 30 anni. Montezemolo: "Sei parte della famiglia". Domenicali: "Vissuti insieme tanti momenti, il regalo lo stiamo preparando a Maranello, sai a cosa mi riferisco". Gli organizzatori a Nuova Delhi: "Aspettiamo solo l'omologazione della Fia"

MARANELLO (Modena), 25 aprile 2011 - Per Felipe Massa oggi è un giorno speciale: compie 30 anni. E dalla Ferrari è un coro di auguri, particolarmente importanti visto che c'è da invertire alla svelta la brutta tendenza presa da questa stagione per tornare a essere più competitivi. Le prime parole sono quelle del presidente Luca Montezemolo: "Caro Felipe, ti faccio tantissimi auguri per il tuo trentesimo compleanno - si legge sul sito di Maranello - è un giorno speciale per te ma anche per tutti noi, sei parte della nostra famiglia da 10 anni ormai e, ne sono sicuro, ormai vivi e respiri Ferrari. Il tuo talento e la tua simpatia ti hanno fatto apprezzare da ognuno di noi sia come pilota sia, soprattutto, come uomo. Goditi questo giorno con la tua bellissima famiglia, ci aspettano settimane cruciali per la nostra stagione".

Da sinistra Alonso, Montezemolo e Massa. Epa
Da sinistra Alonso, Montezemolo e Massa. Epa
rapporto speciale — Baci e abbracci anche da Stefano Domenicali: "Amico mio ti mando un grande abbraccio per i tuoi 30 anni, anche a nome di tutti gli uomini e le donne della Ferrari. Ci conosciamo da tantissimo tempo e abbiamo condiviso momenti bellissimi e altri drammatici ma siamo sempre rimasti uniti ed è questo che rende il nostro rapporto speciale. Sei arrivato a Maranello che eri un ragazzo e sei diventato un uomo: abbiamo ancora tanta strada da percorrere insieme e speriamo che sia ricca dei successi che ti meriti. Il regalo? Ci stiamo lavorando a Maranello, tutti quanti, senza un minuto di sosta: sai a cosa mi riferisco".
macchina vincente — Auguri anche da Fernando Alonso: "Ciao Felipe, tanti auguri di buon compleanno! Mi hai preceduto di qualche mese: a luglio toccherà a me fare trent'anni così ora mi potrai dire se c'è qualcosa di speciale quando si arriva a questa età. Scherzi a parte, voglio dirti che sono contento di essere insieme a te alla Ferrari: credo che formiamo una bella coppia, ci rispettiamo e lavoriamo bene insieme, sapendo che la squadra viene prima del nostro interesse personale. Ora speriamo di avere presto una macchina in grado di farci lottare per le prime posizioni: poi starà a noi due riuscire a vincere".

Un rendering del tracciato di Nuova Dehli
Un rendering del tracciato di Nuova Dehli
india pronta — Oggi intanto gli organizzatori del circuito di Nuova Delhi hanno comunicato di aver ultimato i lavori sul nuovissimo tracciato che il prossimo 30 ottobre ospiterà la prima edizione del GP dell'India. L'impianto, a una cinquantina di km dalla capitale, è costato 240 milioni di dollari ed è stato progettato dall'architetto tedesco Hermann Tilke, ormai un'istituzione. Esso fa parte di un complesso sportivo più ampio che comprende anche uno stadio per il cricket, lo sport nazionale. "Sono in gioco la nostra reputazione e quella del nostro Paese, organizzaremo una corsa che sarà un successo" ha detto alla stampa Manoj Gaur, presidente della Jaypee, il gruppo che ha organizzato l'evento e che è impegnato nei settori dell'ingegneria, dell'edilizia, dell'energia e dei trasporti. "La pista è pronta per l'omologazione - ha aggiunto Gaur - avverrà tutto in conformità del calendario della Fia".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Pedrosa corre verso Estoril
"Ferita fresca, ma ci sono"

Riecco la MotoGP dopo un mese, con lo spagnolo della Honda che si è operato alla spalla: "Contento di tornare in pista, devo verificare se è tutto ok". Sui rivali: "Con Stoner va bene, ma pensate a come è andata tra Rossi e Lorenzo..". Su Vale: "Migliorerà la sua moto e lo farà presto"

Dani Pedrosa sul podio di Jerez, 2° dietro Lorenzo. LaPresse
Dani Pedrosa sul podio di Jerez, 2° dietro Lorenzo. LaPresse
MILANO, 26 aprille 2011 - Dopo quasi un mese di stop, la MotoGP torna in pista questo week end in Portogallo, all'Estoril, ritardo accumulato per il rinvio al 2 ottobre del GP di Motegi (che però somiglia tanto all'anticamera della sua cancellazione, vista la persistente gravità della situazione, fra radioattività e post terremoto-tsunami, in Giappone).
OPERAZIONE — La pausa è servita a Dani Pedrosa - secondo in campionato a 9 punti dal leader Lorenzo - che ne ha approfittato per farsi operare all'arteria succlavia della spalla sinistra, che gli causava perdita di forza e sensibilità nel braccio. Il pilota della Honda la scorsa settimana ha tolto i punti, non è ancora al 100%, ma è deciso a lottare per il podio, così come i suoi compagni di squadra Casey Stoner e Andrea Dovizioso. "Ho sfruttato al meglio queste tre settimane per fare quello che dovevo - ha detto Dani -, prima l'operazione, poi la riabilitazione e ora sono contento di tornare in pista. La ferita è ancora fresca e non so come starò all'Estoril, ma non vedo l'ora di verificare se tutto è andato bene e se potrò voltare pagina una volta salito in moto: vorrei correre nelle migliori condizioni". Sulla gara portoghese, però, pesa l'incognita del meteo, visto che è prevista pioggia. "Voglio sfruttare bene le 4 sessioni di prove per preparare al meglio la gara - ha detto Pedrosa -, ma all'Estoril il meteo è sempre un'incognita data la vicinanza con l'Oceano Atlantico. Qui, poi, servirà tanta trazione per sfruttare al meglio la nostra buona accelerazione". Per la gara portoghese potrebbe rientrare pure lo spagnolo Alvaro Bautista, con la Suzuki, assente a Jerez per la rottura del femore sinistro patita in Qatar, e sostituito da Hopkins: solo il parere dei medici, però, scioglierà i dubbi sulla sue presenza o meno.
stoner riposato — Il compagno di Pedrosa, Casey Stoner, si è rilassato nel verde della Svizzera. "Ho trascorso questo periodo riposandomi - ha detto l'australiano -. Sto bene e sono contento di correre in Portogallo: non vedo l'ora di tornare in pista dopo lo sfortunato GP di Spagna. Estoril non è tra i miei circuiti preferiti, ma in passato abbiamo raccolto dei buoni risultati e cercheremo di recuperare punti su Lorenzo che, negli ultimi tre anni, è stato il pilota più forte su questo tracciato. Penso che la nostra moto si adatti bene su questo circuito, che ha curve strette seguite da lunghi rettilinei".
Pedrosa, secondo nel Mondiale a  9 punti da Lorenzo. Reuters
Pedrosa, secondo nel Mondiale a 9 punti da Lorenzo. Reuters
rivalità con casey — A proposito di Stoner, Pedrosa ha inquadrato così la loro rivalità, con un'occhiata alla competitività della RC212V e alle difficoltà di Valentino Rossi. "Con Casey ci aiutiamo - ha detto - ma ogni pilota cerca sempre di battere il rivale e questo ti fa andare più veloce. Tra noi due i rapporti sono buoni, non ci sono problemi, ma abbiamo corso solo due gare e non sappiamo come finirá, ma la rivalitá è forte: guardate come è finita tra Rossi e Lorenzo: erano all'inizio buoni compagni di squadra e poi...". Sulla sua moto, poi, Dani è piuttosto cauto: "La RC212V non è tanto superiore alle altre. Anche la Yamaha è a un buon livello e si adatta bene quando cambia tracciato. Forse accelera un po' meno della nostra, ma frena anche meglio". Pedrosa teme, poi, anche la Ducati e Valentino Rossi. "Ora ha qualche difficoltá con la nuova moto, ma abbiamo visto sul bagnato cosa può fare e dove può stare. In Ducati stanno facendo dei cambiamenti e giá in Portogallo porteranno delle modifiche importanti. Rossi sa migliorare la sua moto e lo fará presto: credo che finirá per essere molto competitivo, e lo sará ancora di più nel 2012 con le 1.000".
Jorge Lorenzo, Yamaha, festeggia il successo a Jerez. Reuters
Jorge Lorenzo, Yamaha, festeggia il successo a Jerez. Reuters
il talismano di jorge — Jorge Lorenzo, il leader del Mondiale, è legato all'Estoril da un rapporto particolare, avendoci vinto per tre volte di fila, e sempre partendo dalla pole. "Al Portogallo sono legato da ricordi bellissimi - dice -. All'Estoril ho ottenuto la mia prima vittoria in MotoGP nel 2008 e poi mi sono ripetuto anche nelle due stagioni successive. Questa pista rappresenta il mio talismano e 'l'astronauta' ci torna sempre volentieri. Mi sono allenato duramente per un mese per essere in perfetta forma per la gara. Siamo primi in classifica, è vero, ma è anche solo l'inizio del campionato. Dopo la gara ci fermeremo qui per i test, che saranno importanti per il futuro della mia M1"
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Nucleare, Berlusconi ammette il bluff: “Bloccato per far fallire il referendum” 

Quanto accaduto in Giappone “ha spaventato gli italiani, come dimostrano anche i nostri sondaggi” e la decisione di una moratoria sul nucleare è stata presa anche per permettere all’opinione pubblica di “tranquillizzarsi”: un referendum ora avrebbe portato ad uno stop per anni del nucleare in Italia. Con queste parole, a margine del vertice con il presidente francese Sarkozy, il premier Silvio Berlusconi esce allo scoperto e dichiara pubblicamente l’intenzione di far fallire il referendum proprio per evitare che la volontà popolare freni i piani del governo. Nessun passo indietro, dunque, sulla politica pro-atomo del governo. Ma semplicemente, sondaggi alla mano, una scelta di convenienza per evitare uno stop ufficiale da parte del corpo elettorale. “L’energia nucleare è sempre la più sicura”, ha aggiunto il Cavaliere. “Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Il governo quindi – ha sottolineato – responsabilmente ha ritenuto di introdurre questa moratoria per far sì che si chiarisca la situazione giapponese e per far sì che magari dopo un anno o due si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessità di tornare all’energia nucleare”.

”Noi e l’Italia – ha proseguito il presidente francese Sarkozy – non abbiamo gas nè petrolio. Chi può pensare che il solare o l’eolico possano compensare il nucleare? Tutti abbiamo firmato per limitare le emissioni di co2 e io voglio sottolineare che il nucleare non emette co2. Quindi il dibattito è sulla sicurezza. La Francia ha perso di recente dei contratti, perchè le nostre centrali sono troppo costose. Chi agita la paura – ha detto ancora il presidente francese – non capisce che i francesi e gli italiani vogliono vivere in sicurezza ma riscaldarsi e illuminare le loro case”.

Insomma, la “sintonia” tra Berlusconi e Sarkozy si conferma soprattutto sul nucleare, anche perché, nel ricordare che “la Francia sarà al fianco dell’Italia” quando il nostro paese riprenderà il suo programma, il presidente francese fa in qualche modo valere gli accordi economici già siglati, con particolare riferimento all’accordo intergovernativo che sancisce la “cooperazione” tra Enel e Edf. Per quanto riguarda il nostro premier, con le dichiarazioni di oggi il Cavaliere ha comunicato ufficialmente che, sondaggi alla mano, il referendum “balneare” del 12 giugno sarebbe tutt’altro che un fiasco. E in caso di raggiungimento del quorum, la grande paura è rappresentata soprattutto dal quesito sul legittimo impedimento, che non riguarda la politica del governo Berlusconi in tema di acqua o di energia, ma tocca da vicino il premier sulle sue leggi ad personam.

Proprio da qui partono le reazioni politiche più accese sulle parole del premier. “Non basteranno questi bluff – spiega il capogruppo Idv in Senato Felice Belisario – a fermare la mobilitazione sociale che il re del bunga bunga teme di più, quella contro il legittimo impedimento: l’Italia dei Valori si batterà fino in fondo per consentire ai cittadini di difendere la nostra democrazia dagli usi, abusi e soprusi di un Governo pasticcione e imbroglione”. Gli fa eco anche il presidente dei deputati Idv Massimo Donadi: “Berlusconi ammette la truffa. Vuole impedire ai cittadini di esprimersi sapendo che gli italiani bocceranno la follia del nucleare. L’ammissione di Berlusconi è gravissima e conferma ancora una volta la sua indole antidemocratica”. Stessa linea da parte del Pd, che in una nota spiega l’intenzione di andare avanti con i referendum: “Berlusconi ha gettato la maschera confermando che la moratoria sul nucleare è un bluff. Pertanto, visto che l’emendamento del governo non cancella l’attuazione del piano di costruzione di nuove centrali nucleari, il referendum abrogativo è pienamente in vigore. D’altra parte se questo governo si appella tutti i giorni alla volontà popolare perché deve averne paura i prossimi 12 e 13 giugno?”.

A denunciare la gravità delle parole di Berlusconi non è solo la politica: ”Le sue dichiarazioni – attacca Greenpeace – svelano, se ce ne fosse ancora bisogno, il segreto di Pulcinella: la moratoria sul nucleare è una vergognosa pagliacciata per evitare il Referendum del 12 giugno. Il nucleare – dice il direttore della sezione italiana Giuseppe Onufrio – è una tecnologia in declino e può sembrare “il futuro per tutto il mondo” soltanto a una persona la cui testa in questa materia è rivolta al passato. Il peso del nucleare sulla produzione di elettricità globale è sceso dal 17,5% del 1999 al 13% del 2009, e questa tendenza continuerà. Dopo Fukushima, infatti – conclude l’esponente di Greenpeace – sarà più difficile estendere la vita utile degli impianti più vecchi, cosa che accelererà il declino del settore, che è già in atto”.

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VIDEOGIOCHI

Nintendo, tocca alla Wii 2
E' l'ora delle super console

Il gigante giapponese conferma: la nuova generazione sarà presentata il 7 giugno alla fiera di Los Angeles. Nuovo processore e grafica ad alta definizione, arriverà entro Natale 2011 o durante il 2012. Per tenere a distanza Microsoft e Sony di JAIME D'ALESSANDRO

"La nostra prossima console? Magari sarà molto complessa e potente, tutto il contrario della Wii insomma". Shigeru Miyamoto, "padre" di Super Mario e mente della Nintendo, due anni fa scherzava così sulla macchina per videogame di prossima generazione che la sua compagnia stava già sviluppando. Ma a quanto pare si trattava di uno scherzo solo in apparenza: Project Café, nome in codice della nuova console, pare infatti non avrà nulla da invidiare in quanto a capacità di calcolo sia alla Xbox 360 della Microsoft sia alla PlayStation 3 della Sony.  

Stando alle ultime indiscrezioni provenienti da fonti interne alla multinazionale giapponese, la Wii 2 dovrebbe avere un processore a tre core della Ibm ben più potente di quello della Xbox, una scheda grafica Ati basata un chip Rv770 superiore in prestazioni alla nVidia 7800 della PlayStation 3, un controller con schermo tattile da sei pollici e c'è chi dice anche il lettore blu ray. In ogni caso una console più grande di quella attuale e capace di produrre grafica in alta definizione, 3d incluso, che costerà probabilmente fra i 300 e i 400 euro.

Fin qui le speculazioni e le voci non confermate ufficialmente. Di certo Miyamoto e compagni presenteranno la macchina i 7 giugno a Los Angeles, nel corso l'Electronic Entertainment Expo (E3), la più grossa fiera dedicata ai videogame del mondo, per poi lanciarla almeno in Giappone entro il natale 2011 o durante il 2012. "Preferiamo svelare tutti i dettagli della nuova console all'E3, così che la si possa provare direttamente", ha confermato Satoru Iwata, amministratore delegato della Nintendo e principale artefice assieme a Miyamoto dei suoi recenti successi.

Cominciando proprio dalla Wii che, apparsa a fine 2006, è stata venduta in quasi 90 milioni di pezzi surclassando gli avversari. Peccato, per la multinazionale di Kyoto, le cose ultimamente abbiano preso una piega diversa: le vendite stanno rallentando vistosamente, 15 milioni di pezzi in quest'anno fiscale contro i 20 dell'anno precedente, mentre anche il Ds non va così bene come in passato. Complice il rafforzamento dello yen, il risultato è un crollo dei profitti di oltre il 50 per cento. Insomma, la Wii 2, o comunque verrà chiamata la nuova console, è necessaria per invertire la rotta sul piano finanziario e continuare a tenere la Sony e Microsoft a distanza.

Bisogna solo capire cosa faranno queste ultime. Ad oggi la Sony sembra puntare sulla nuova PlayStation Portatile, anche lei verrà presentata in dettaglio all'E3, ed in passato ha ribadito in più occasioni che la PlayStation 3 è in grado di durare per almeno altri quattro anni. Microsoft invece potrebbe svelare la sua terza Xbox, ma c'è chi sostiene che rimanderà il tutto al 2012, affidandosi per questo natale al Kinetc, il sistema di telecamere collegabile all'Xbox in grado di tradurre i gesti in comandi. Non resta che aspettare l'Electronic Entertainment Expo per sapere come stanno davvero le cose.    
 
(25 aprile 2011)

sabato 23 aprile 2011

hahaaahahahahahahahaa

Kubica: "Grazie a tutti
Tra 10 giorni vado a casa"

Il polacco ha parlato dal sito della Renault e fatto il punto sulle sue condizioni dopo il terribile incidente in un rally lo scorso febbraio: "Il recupero procede bene, forza e peso aumentano, le cose stanno migliorando. Quanto affetto ho ricevuto, incredibile"

Robert Kubica, 26 anni. 76 GP in F.1. Ap
Robert Kubica, 26 anni. 76 GP in F.1. Ap
PIETRA LIGURE (Savona), 21 aprile 2011 - "Ciao a tutti, eccomi qui. Scusate il ritardo, ma ho preferito attendere il momento in cui potevo finalmente condividere alcune notizie positive con voi. Prima di tutto un enorme grazie ai miei fans il cui sostegno è stato semplicemente incredibile dal mio incidente in Italia a febbraio. Sono stato letteralmente sommerso da lettere e doni. Voglio anche ringraziare tutte le persone del mondo della F.1 che hanno dimostrato in vari modi la loro preoccupazione per la mia difficile situazione". Con queste parole pubblicate sul sito della Renault, il polacco Robert Kubica è tornato a parlare ai tifosi a poco più di due mesi dal terribile incidente dello scorso 6 febbraio in cui rischiò la vita durante un rally in Liguria.
giusta direzione — La notizia più importante è che le dimissioni dall'ospedale di Pietra Ligure si avvicinano: "Penso entro i prossimi 10 giorni" ha detto il pilota della Renault. Kubica è stato sottoposto a quattro operazioni dopo aver riportato fratture alla mano destra, all'avambraccio, al gomito e alla gamba. "Ora inizio a sentirmi molto meglio - ha detto Kubica - il recupero procede nella giusta direzione: la mia forza e il mio peso aumentano di giorno in giorno e di conseguenza lascerò l'ospedale di Santa Corona molto presto, penso in 10 giorni. La mobilità della mia mano è limitata, ma è abbastanza normale in questo tipo di situazione perché i muscoli del braccio collegati sono ancora molto deboli a causa del lungo periodo di immobilità. Le cose stanno decisamente migliorando giorno dopo giorno".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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HACKER

Sony, sotto attacco
il Playstation Network

Il black out della rete di videogiochi per la console Ps3 e Psp dura da due giorni. Adesso il gigante giapponese l'ammette. Il servizio - che riguarda circa 70 milioni di utenti - sospeso fino a quando non verranno risolti i problemi di sicurezza

ROMA - Dopo quasi due giorni di silenzio la Sony ha finalmente confermato che i 'black out' della sua rete di videogiochi per le console Ps3 e Psp dipendono dall'attacco da parte di non meglio precisati hacker e che l'accesso al Playstation Network 1, al quale sono iscritti 70 milioni di utenti, continuerà ad essere sospeso fino a quando non verranno risolti i problemi di sicurezza.

Nel messaggio, comparso sul blog del colosso giapponese nelle ultime ore, la Sony afferma che sta facendo il possibile per ripristinare il prima possibile i servizi di rete e si "scusa per l'inconveniente", precisando che la sospensione del servizio non comporta la sospensione dell'account di utenza. Su internet, intanto, non mancano le proteste da parte degli utenti del Playstation Network, privati della loro rete di gioco.

Il colosso giapponese, inoltre, nel blog non punta il dito contro nessun gruppo di hacker e parla genericamente di una "intrusione esterna". Tra i possibili colpevoli, la stampa specializzata online ha fatto il nome del gruppo Anonymous che, tra l'altro, oltre ad avere avuto dei precedenti scontri con la Sony, sulla sua pagina di Facebook invita a "prendersi una pausa dal gioco per un pò di tempo". Ma la sezione responsabile delle relazioni pubbliche, "AnnOps" (Anonymous Operations), ha smentito il coinvolgimento del gruppo: "Per una volta noi non c'entriamo". 

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“Per censurare la barzelletta abbiamo votato”
Il premier chiede di non scrivere e i cronisti, tutti d'accordo, eseguono. La giornalista Sky che allontana il microfono: "Volevo intervistarlo quindi dovevo rassicurarlo"
“Abbiamo votato, è stata una decisione collegiale: il presidente ci ha chiesto di non scriverla e noi ci siamo messi d’accordo per non farlo. Che problema c’è?”, si chiede Pietro Guadagno del Corriere dello Sport, uno dei sette giornalisti che, dopo il derby Milan-Inter del 2 aprile, ha ascoltato Silvio Berlusconi raccontare la barzelletta della segretaria. Quella in cui il premier, per rispondere a una domanda sull’allenatore del Milan Massimiliano Allegri, giustifica così le sue amnesie: “Questa mattina – racconta il Cavaliere – stavo inseguendo la mia segretaria per farmela sul tavolo e mi ha detto: ‘Presidente, lo abbiamo fatto due ore fa’. Le ho detto: ‘Vedi, è la memoria che mi fa difetto’”.



Democrazia nella censura: il premier ordina, i cronisti eseguono, ma solo dopo aver controllato di essere tutti in sintonia, per coprirsi a vicenda. Una volta succedeva il contrario, ai tempi dei pool giornalistici che nel 1992 raccontavano Tangentopoli: alle riunioni di redazione portavano le notizie su Mani Pulite informando i loro direttori che i colleghi le avrebbero pubblicate. Così, per non prendere “buchi”, nessuno censurava. “Ma oggi – spiega Guadagno – è una cosa automatica: se qualcuno mi chiede di non riportare la cazzata che dice, io non lo faccio, questione di rapporti”.

La novità del video (spedito da un anonimo) che Annozero ha mandato in onda giovedì, non è certo vedere il presidente del Consiglio che racconta barzellette. Quella su Rosy Bindi declamata durante una visita ufficiale a L’Aquila, con bestemmia conclusiva, resta la più imbarazzante. Ma non si erano mai registrate le reazioni dei giornalisti. “Se la scrivete siete…”, ammonisce il premier. “No, no, questa la taglio”, si sente in sottofondo. “Tranquillo presidente”, è la voce di una cronista di Sky Sport 24, Vera Spadini, che immediatamente allontana il microfono per evitare a priori d’immortalare la scena. Ma, spiega la Spadini al Fatto, “quando ho detto ‘tranquillo’ non parlavo con Berlusconi, ma con la guardia del corpo che ci fissava in cagnesco, puntava il dito e ripeteva ‘Basta’. Non volevo che portassero via il premier: io sono una cronista sportiva e Berlusconi aveva risposto a pochissime domande. Per calmarlo e quindi intervistarlo, ho promesso che non avrei mandato in onda la barzelletta. A quel punto mi sembrava scorretto trasmetterla”. La decisione ultima però l’ha presa Massimo Corcione, direttore di Sky Sport 24 che, informato di tutto, ha scelto di non mandare in onda le immagini. “Non l’ho fatto per difendere il premier – aggiunge la Spadini – ma perché nessuno di noi l’ha percepita come una notizia così importante da meritare di essere raccontata”.

Di certo c’è che il presidente quella sera era di buon umore: Alexandre Pato, maglia numero 7 del Milan, aveva appena umiliato l’Inter con due gol (il primo dopo 40 secondi). E battere la squadra di Moratti 3 a 0 proprio a San Siro l’aveva galvanizzato. Così, dopo aver disertato la partita, il Cavaliere ha raggiunto i giocatori e la figlia Barbara (appena entrata nel consiglio di amministrazione del Milan) al Finger’s, l’it-ristorante giapponese di Clarence Seedorf a Milano, in corso Lodi. Canne di bambù, tovaglie rossonere e qualche bicchiere di sakè. Il premier esce e coinvolge nei festeggiamenti i giornalisti che l’aspettavano fuori. Tranquillo che nulla di sconveniente finirà sui giornali del giorno dopo.

Oltre a Spadini e Guadagno erano presenti anche Furio Fedele del Corriere dello Sport, Alberto Pastorella di TuttoSport e due colleghi della Gazzetta dello Sport, Marco Pasotto e Fabiana della Valle. L’unica a riportare una sintesi della storiella è stata Monica Colombo del Corriere della Sera (che ieri riprendeva il video sul sito web titolando “la barzelletta ‘censurata’ del premier”). Tutti concordano sul fatto che le battute in un dopopartita sono minuzie: “Che c’entrano gli scherzi di Berlusconi con lo sport?”. Solo che quella stessa sera il presidente ne ha raccontata un’altra che il giorno dopo è finita su tutti i giornali: “La sapete quella del sondaggio? – domanda il Cavaliere – A un campione di donne tra i 20 e i 30 anni viene chiesto se vogliono fare l’amore con me. Il 33 per cento ha detto sì, il restante 67 per cento ha risposto: ancora?!”. Ma questa Berlusconi gradiva che uscisse: meglio apparire come un playboy inveterato che un malato di Alzheimer sessuomane.

da il Fatto quotidiano del 23 aprile 2011

martedì 19 aprile 2011

ahhahahahahaha

Fukushima, tutte le verità (e le smentite)
di Governo, Tepco ed esperti nucleari
"La situazione è molto diversa da Chernobyl", diceva il premier nipponico. "La nostra preoccupazione è che possa anche superare Cernobyl", rispondevano dalla società di gestione dell'impianto. Dal Giappone ancora nessuna notizia certa su come potrà evolvere la situazione attorno alla centrale atomica
Un manifestante durante una protesta anti-nucleare a Tokyo
A più di un mese dal terremoto e dal conseguente tsunami che hanno provocato la crisi – non ancora rientrata – alla centrale nucleare di Fukushima, gli attori nipponici della gestione del disastro non riescono a mettersi d’accordo. Neanche con sé stessi e persino nello stesso giorno. Il 12 aprile, ad esempio, il governo giapponese innalzava la valutazione di gravità dell’incidente nucleare al livello 7, lo stesso del disastro ucraino di Chernobyl. Secondo il primo ministro nipponico, invece, Naoto Kan, “la situazione a Fukushima si sta stabilizzando passo dopo passo, le radiazioni stanno diminuendo”.  “La quantità complessiva di materiale radioattivo liberato nell’incidente è pari al 10% di quello rilasciato nel caso di Chernobyl”, specificava l’Associazione giapponese per la sicurezza nucleare e industriale (Nisa). Ma nello stesso giorno i timori della Tepco – azienda che gestisce la centrale – andavano in direzione opposta: ”La perdita radioattiva non si è ancora arrestata completamente e la nostra preoccupazione è che possa anche superare Chernobyl”.

Il futuro della centrale: chiuderà, forse no. Ristabilita entro 9 mesi, se solo ci si potesse entrare.Agenzia per la sicurezza atomica nipponica frena, dopo aver riscontrato livelli di radioattività ancora più alti dei precedenti. “In questa situazione è molto difficile per i tecnici della centrale poter svolgere il proprio lavoro dall’interno”, ha spiegato il portavoce dell’Agenzia, Hidehiko Nishiyama. E altrettanto incerto è il futuro dell’intero impianto nipponico, compreso quello dei reattori 5 e 6, che non hanno subito danni. Dal 20 marzo – e più volte nelle settimane successive – il premier giapponese e il capo gabinetto Yukio Edano si erano detti sicuri della chiusura di Fukushima, una volta superata la crisi. “Non ci sono altre soluzioni – ha dichiarato Kan – E’ chiaro, guardando alle circostanze, che questa è la percezione” confermava Edano. Ma pochi giorni fa, la Nisa torna sui passi del governo, dichiarando che l’eventuale smantellamento non è certo, ma sarà “da decidere dopo aver ascoltato i residenti dell’area”.

Le analisi sulle sostanze radioattive: questione di zeri e di chilometri. Impossibile vivere a Fukushima, “per il momento”. “Si potrebbe trattare di un periodo tra i 10 e i 20 anni”, ha spiegato pochi giorni fa Kenichi Matsumoto, uno dei collaboratori del premier nipponico. Eppure, dai dati diffusi dalle autorità giapponesi, è difficile capire quale sia la reale contaminazione della regione. Il 25 marzo il governo nipponico invitava alla ”evacuazione volontaria” fino a 30 km dalla centrale nucleare, ”per migliorare la qualità della vita quotidiana e non legata a motivi di sicurezza”. Qualche settimana dopo, a un mese esatto dal disastro, per la stessa zona si è invece provveduto all’evacuazione sistematica. Esclusi da questo provvedimento, gli abitanti del villaggio di Itate - distante 40 chilometri dal’impianto – nonostante l’Agenzia atomica internazionale avesse ammonito il governo: a Itale le radiazioni superano i limiti di guardia. E i dati non aiutano a fare chiarezza. Il 27 marzo scorso la Tepco annuncia livelli di radioattività al reattore n. 2 di Fukushima 10 milioni di volte maggiori alla norma. E’ allarme. Ma l’indomani la società si corregge: sarebbero ‘solo’ 100mila volte. E l’Agenzia giapponese per la sicurezza nucleare non è da meno: da un giorno all’altro, il livello di superamento della norma della radioattività in mare di fronte alla centrale nucleare aumenta di 600 volte.

Il cibo è contaminato. Ma solo un po’. Riso al curry con carote, broccoli e patate. Tutte coltivate a Fukushima. Intorno al tavolo, il ministro degli Esteri nipponico, Takeaki Matsumoto, e una decina di altri esponenti politici giapponesi. Deputati che comprano asparagi e pomodori della zona dell’impianto. Yukio Edano, portavoce del governo, che mangia una fragola in un mercato della provincia della centrale. Campagne d’immagine e accorati appelli per evitare che i cittadini giapponesi boicottino i prodotti alimentari della regione di Fukushima per timore delle radiazioni. Eppure, appena quattro giorni fa, era stato proprio il ministero della Sanità nipponico a rilanciare l’allarme: undici diversi tipi di verdure e pescato – provenienti dalla zona della centrale – superano da sei a 25 volte la soglia massima di radioattività stabilita per legge. Il richiamo non arriva inatteso. Una settimana dopo il disastro, le analisi non lasciavano dubbi: latte, broccoli, spinaci superavano i limiti legali. Tanto che lo stesso premier Kan era stato costretto a vietare la vendita di diversi alimenti. Ancora l’8 aprile, l’Unione Europea decideva di rafforzare i controlli sulle importazioni dal Giappone, dopo che numerosi paesi – tra questi, Russia, Cina e India – avevano già predisposto il blocco. Lo stesso giorno però il governo nipponico decide di invertire la rotta e allentare le restrizioni alla vendita di prodotti alimentari coltivati in alcune aree intorno alla centrale nucleare di Fukushima.
Solo ieri la Tepco presentava il suo piano per la stabilizzazione della centrale nucleare. Tre mesi per fermare del tutto la perdita di radioattività e da sei a nove mesi per il recupero totale dei detriti e la copertura degli edifici che ospitano i reattori, danneggiati dalle esplosioni. 
 
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Regole per il Cloud computing
"nuvola" sicura per l'utente

All'evento Skills 4 Cloud, si sono confrontati mondo politico, istituzionale e aziende del settore.Obiettivo: evitare il rischio far west in un mondo digitale che ci ha già cambiato e continua a cambiarci la vita. Il problema delle norme nazionali applicate a un fenomeno locale di ALESSANDRO LONGO

IL CLOUD computing ha bisogno di nuove leggi, a tutela degli utenti e a guida delle aziende. Per evitare il "far west" e per sostenere lo sviluppo di un mercato oggi stimato 16,5 miliardi di dollari nel mondo, ma con un potenziale di 55 miliardi nel 2014 (secondo l'osservatorio di ricerca Idc). E' il tema, più politico che tecnico, affrontato oggi a Roma all'evento Skills 4 Cloud, organizzato da Microsoft nella sede del Parlamento Europeo in Italia, con un confronto tra mondo politico, istituzionale e delle aziende del settore. A conferma che se ne deve parlare: probabilmente molti stanno già usando servizi "cloud" anche se non lo sanno. Con questo termine s'intendono infatti quei servizi che permettono di accedere, via internet, a risorse di vario tipo: foto, posta elettronica, persino potenza di calcolo. Tutto ciò che prima bisognava tenere sui propri pc, per poterlo usare, ora può essere spostato su internet: sulla "nuvola" (da qui il termine "cloud").

Forse il servizio cloud più noto agli utenti comuni è la web mail: usare la posta tramite sito web invece che con un programma installato sul proprio pc. Facciamo cloud computing, però, anche quando archiviamo foto o file vari su siti web, per esempio su Flickr o Facebook. Questi servizi infatti sostituiscono la funzione "non cloud" dei nostri hard disk. Considerato il successo di Facebook e della web mail, forse il numero di utenti cloud al mondo non è molto lontano da 2 miliardi, cioè il totale di quelli
che vanno su internet.

"Questo fenomeno sta cambiando il mondo e quindi non è solo tecnico ma anche culturale", dice Marco Scurria, uno degli euro parlamentari presenti al convegno. "Abbiamo quindi deciso di avviare tavoli di lavoro per giungere a un disegno di legge sul cloud. Lo scopo è duplice", continua Scurria: "Da una parte, evitare che la politica resti indietro e magari arrivi a formulare leggi che non rispecchiano il mercato. Dall'altra, scongiurare il rischio che le aziende corrano avanti da sole, facendo solo i propri interessi e non quelli degli utenti".

A questo proposito, sono due i punti caldi affrontati al convegno: privacy e sicurezza dei dati presenti sulla cloud. Il 68 per cento delle aziende spaventate dal cloud lo è per via di questi due problemi, secondo la London School of Economics. Sicurezza vuol dire che il dato dell'utente deve essere ben protetto dal rischio che cada in mani sbagliate. Deve essere inoltre trattato correttamente, nel rispetto delle norme sulla privacy.

Quali norme? E' qui il cuore del problema: le norme oggi sono nazionali, ma il fenomeno è globale. Noi italiani possiamo mettere i nostri dati su servizi cloud che funzionano tramite computer sparsi nel mondo. A nostra tutela, valgono le norme del Paese dove sono presenti fisicamente i dati. Le Autorità europee garanti della privacy sostengono quindi, per prima cosa, che l'utente ha il diritto alla trasparenza. A sapere dov'è il proprio dato (nome, cognome, foto, preferenze personali...) e com'è protetto. "Noi appoggiamo la posizione dei garanti a favore della massima trasparenza", dice Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia. "Microsoft già dice dov'è geograficamente il dato, dov'è il suo back up e com'è protetto (ne comunica le certificazioni di sicurezza utilizzate). Sono tre aspetti che dovrebbero essere trasparenti in ogni offerta cloud", continua.

Francesco Pizzetti, presidente dell'Autorità Garante della Privacy italiana guarda oltre: "La direttiva Ue sulla privacy è ormai obsoleta, bisogna rivederla con un accordo internazionale. E, nell'attesa, sarebbe opportuno che i fornitori "notificassero" (cioè sottoponessero) i propri servizi cloud ai Garanti europei". In estate la Commissione europea presenterà appunto una proposta di modifica della normativa privacy e già annuncia una rivoluzione: di imporre alle aziende di trattare i dati dei cittadini europei secondo le regole europee. A prescindere da altre considerazioni, come la nazionalità dell'azienda o la posizione geografica del dato. Significa cambiare tutto, perché le regole europee per la privacy sono le più rigide, a tutela dell'utente.

La sfida sarà proteggerlo senza tarpare le ali a un mercato promettente, che secondo Idc crescerà anche in Italia: del 41% sul 2010 per poi arrivare a 671 milioni di euro nel 2014. Con una ricaduta benefica anche sull'ecosistema. Secondo Microsoft, il cloud computing mondiale aggiungerà almeno 800 miliardi di dollari di ricavi nelle economie locali entro il 2013. In Europa creerà oltre 100 mila nuove piccole e medie imprese e farà crescere dello 0,3 per cento il prodotto interno lordo.
(18 aprile 2011)
 
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Core i7-2600K a 5 GHz, overclock senza sacrificare l'efficienza

I nostri benchmark confermano che questo processore basato su architettura Sandy Bridge rimane efficiente anche ad alte frequenze. Il processo costruttivo a 32 nanometri diventerà il paradiso degli overclocker?

Introduzione

Vi ricordate i giorni in cui overcloccare era davvero una sfida? Bisognava cercare il processore adatto, come l'Intel Celeron "Mendocino" o l'AMD Duron "Spitfire" oppure il Pentium D 805. Queste soluzioni erano in grado di raggiungere frequenze il 50 percento superiori rispetto a quella base, ma dovevate dotarvi anche di una scheda madre flessibile, una memoria che si overcloccava bene e un po' di fortuna nel trovare le impostazioni migliori grazie a prove, errori e un po' di pazienza. Erano giorni in cui, più spesso di oggi, l'hardware defunto era il prezzo da pagare per cercare di raggiungere i limiti. Erano giorni molto divertenti, e oggi ne parliamo quasi come "i bei tempi andati".

L'approccio non è cambiato, ma l'industria offre schede progettate specificatamente per l'overclock, e moduli di memoria ad alta frequenza, che aiutano ad alleviare i colli di bottiglia sulle piattaforme che richiedono l'overclock del sistema/FSB per raggiungere frequenze più elevate.


Sfortunatamente Intel ha deciso di integrare il generatore di clock della nuova piattaforma nel chipset, il che significa che il P67 Express (Cougar Point) non è più facilmente overcloccabile con incrementi della frequenza base. Questo si ripercuote anche sulla frequenza PCI Express. Perciò chiunque abbia ambizioni di overclock sulla piattaforma LGA 1155 dovrebbe puntare dritto a un processore Core i5/i7 della serie K. Il costo aggiuntivo rispetto alle CPU regolari è accettabile, e abbiamo riscontrato che i processori Sandy Bridge Core i5/i7 di fatto introducono un cambiamento di paradigma.
Con la seconda generazione di processori Core a 32 nanometri di Intel, nome in codice Sandy Bridge, i processori orientati all'overclock iniziano a essere una scelta sensata anche nella fascia media. Grazie al Turbo Boost 2.0 e all'unità di controllo dei consumi, che monitora l'energia usata e le temperature, Sandy Bridge rende l'overclocking una pratica molto più semplice, accessibile anche ai meno esperti e meno rischiosa. Con Sandy Bridge che persino i neofiti possono overcloccare in sicurezza, lasciando che la piattaforma faccia il resto.
Per dimostrare queste affermazioni, abbiamo overcloccato un Core i7 2600K usando il dissipatore standard e una ventola. La nostra analisi include prestazioni ed efficienza, che scala in modo impressionante su un Sandy Bridge quando si mantengono frequenze elevate.

 http://www.tomshw.it/cont/articolo/core-i7-2600k-a-5-ghz-overclock-senza-sacrificare-l-efficienza/30492/1.html

sabato 16 aprile 2011

giàààààà..........

IL RAPPORTO

Se la contestazione riguarda
anche le energie "pulite"

Secondo lo studio del Nimby forum un impianto viene contestato indipendentemente dal suo potenziale di capacità di inquinamento. E' la vicinanza che fa scattare la protesta

di PAOLO CASICCI
UN PAESE contrario a tutto, alle centrali inquinanti come agli impianti "puliti". È un'Italia dei paradossi, quella fotografata nel sesto rapporto del Nimby Forum, l'osservatorio sulla sindrome not in my backyard (non nel mio cortile), che spinge le comunità locali a protestare contro opere ritenute dannose per l'ambiente.

A pagare per queste ansie, nel 2010, sono stati soprattutto gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili: dieci dei ventiquattro progetti di ogni comparto e genere ritirati per le proteste erano, infatti, progetti di green economy. "Chi alza le barricate contro gli impianti inquinanti, spesso si ritrova a manifestare anche contro centrali 'pulite', se queste sono previste nel proprio Comune" spiega Alessandro Beulcke, presidente dell'Agenzia di ricerche informazione e società (Aris), che ha curato il rapporto.

I dati parlano chiaro: delle 320 opere contestate nel 2010 (il 13,5 per cento in più dell'anno precedente), la maggior parte (il 58,1 per cento) riguarda il comparto elettrico. E, all'interno di questo, oltre sette opere su dieci (il 71,5 per cento) sono centrali a biomasse o idroelettriche e impianti eolici o fotovoltaici. Tutti progetti che potrebbero contribuire ad affrancarci dalle fonti fossili e a scongiurare il ritorno all'atomo, ma che attirano comunque le critiche di comitati spontanei e, sempre più spesso, di sindaci e giunte.  Nel dettaglio, crescono le contestazioni contro i parchi eolici (da 20 a 29 in un anno) e fotovoltaici (da 3 a 9).  Le centrali da fonti rinnovabili più avversate sono però quelle a biomasse, con 84 impianti - in costruzione o ancora sulla carta - finiti nel mirino nel 2010: il 20 per cento in più dell'anno precedente. L'accanimento contro gli impianti che trasformano in energia i residui organici, spiega Beulcke, è dovuto a una ragione in particolare: "La paura che l'impianto mascheri un inceneritore e che al posto delle biomasse possano essere bruciati rifiuti. Ma un ruolo è giocato anche dalla filiera lunga che porta le biomasse fino alla centrale per essere bruciate e aumenta l'inquinamento da trasporto".

La sindrome Nimby colpisce anche il settore dei rifiuti (32,5 per cento), quello delle infrastrutture (5,3 per cento) e l'industria (cementifici, impianti di estrazione...), che registra un raddoppio delle contestazioni, dal 2 per cento del 2009 al 4,1. Ma la protesta fa anche un salto di qualità. "L'ampiezza del fenomeno nimby" spiega ancora Beulcke "esprime una crescente insofferenza non solo di cittadini, comitati e associazioni, ma anche di amministratori e politici locali". È la variante del Nimby che gli esperti definiscono Nimto, not in my term of office, e ha come protagonisti quei sindaci che lottano per impedire che l'impianto veda la luce durante il proprio mandato. "Siamo di fronte a una forte politicizzazione del fenomeno, che in molte occasioni viene strumentalizzato per puri fini elettorali". E la strumentalizzazione è bipartisan: nel 60 per cento dei casi, i primi cittadini sul piede di guerra sono stati eletti con liste civiche; nell'altro 40, per metà con il centrodestra e per metà con il centrosinistra. Curiosamente, a protestare di più sono i Comuni vicini a quelli in cui è prevista l'opera: questi ultimi si oppongono nel 54,4 per cento dei casi, quelli confinanti nel 90 per cento. E questo perché spesso i Comuni vicini prevedono di essere danneggiati senza ottenere in cambio le compensazioni (le royalties degli impianti, per esempio) previste per la città ospite.

L'impatto sull'ambiente rimane la prima causa delle proteste (24,6 per cento), seguita dagli effetti sulla qualità della vita (19,4) e dalla carenza di coinvolgimento politico nelle scelte (18 per cento) e dai rischi per la salute (12,9). In ogni caso, secondo Aris, "comprendere le motivazioni degli oppositori" sarebbe "un passo importante per riuscire a gestire e, potenzialmente, a risolvere i casi di contestazione. "Ma il modello della cosiddetta inchiesta pubblica, cioé una comparazione di costi e benefici sul modello della legge francese, da noi è ancora lontano".
(14 aprile 2011)

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Sarkozy annuncia un G8
sulla governance di Internet

Il presidente francese convoca i responsabili dei più grandi gruppi mondiali per il 24 e 25 maggio a Parigi. Nell'agenda, il diritto d'autore e il finanziamento del settore culturale, la protezione della privacy, il cloud computing, la sicurezza della rete dal nostro inviato ANAIS GINORI

PARIGI - I suoi rapporti con Internet non sono stati sempre facili. Eppure Nicolas Sarkozy ha deciso di consacrare un G8 speciale a Internet, per discutere di molti dei temi che riguardano la Rete e che
ormai occupano l'agenda politica dei governi. Il vertice si terrà il 24 e 25 maggio a Parigi. Sono stati invitati i responsabili più grandi gruppi mondiali. Tra gli ospiti, ci saranno Eric Schmidt (Google), Jimmy Wales (Wikipedia), Jack Ma (Alibaba), Bill Gates, Jeff Bezos (Amazon), Mark Zuckerberg (Facebook).  Parteciperanno ovviamente anche i rappresentati delle società francesi, come Xavier Niel (Iliad Free),
Jacques-Antoine Granjon (Vente-privée), Marc Simoncini (Meetic). Sarkozy, che quest'anno ha la presidenza di turno del G8 e del G20, vuole discutere temi come il diritto d'autore e il finanziamento del settore culturale, la protezione della privacy, il cloud computing, la sicurezza del web.

Il leader francese aveva annunciato l'idea di un G8 dedicato a Internet nel dicembre scorso, poco dopo la diffusione dei cablogrammi di Wikileaks. Il presidente francese è stato spesso oggetto di dure critiche nel mondo del web, soprattutto dopo l'approvazione della legge Hadopi, che sanziona il download illegale di musica e film. L'Eliseo ha una squadra che si occupa soltanto di nuove tecnologie e due mesi fa, Sarkozy aveva invitato a pranzo con alcuni blogger per spiegare che Internet non può continuare a essere una terra di nessuno e ha bisogno di una nuova "governance mondiale". Proprio
in questi giorni il ministro Eric Besson è andato a illustrare gli obiettivi del vertice di Parigi nella Silicon Valley, con visite alle sedi di Twitter,  Facebook, Google et Intel. Besson, titolare dell'Industria, s'incontrerà anche con Aneesh Chopra, il consigliere di Barack Obama per le nuove tecnologie. Qualsiasi siano le intenzioni, il summit di Parigi voluto dal presidente francese rischia di sollevare nuove ironie e critiche dal popolo della Rete.
(13 aprile 2011)
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Veltroni-Pisanu: “L’Italia ha bisogno di unità”
Alleanza bipartisan per ribaltare Berlusconi
Dalle colonne del 'Corriere della Sera', la proposta di un nuovo governo "per rasserenare il Paese". E intanto preparare un'alternativa all'attuale maggioranza. Consensi da Fli e Pd, Casini non commenta. Gelida la risposta del Pdl
Un governo di decantazione”, che porti a termine una riforma elettorale. Tutti insieme, da destra a sinistra, non ‘contro’ Berlusconi. Ma ‘per’ far fuori Berlusconi. Con stile. Il senatore Pdl Beppe Pisanu si stacca dal gruppo e tenta la volata. Sperando che lo seguano. Il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta antimafia è un esponente, seppur con un passato forzista, un po’ fuori dalla linea aziendalista. Forse anche per la sua attesa, ma mai arrivata, nomina a presidente dei senatori Pdl, presso i quali ha però un modesto seguito. Oggi, per una proposta lanciata dalle colonne del ‘Corriere della Sera, ha rispolverato il suo passato democristiano e scelto come partner l’ex segretario del Pd, Walter Veltroni. Una proposta neanche troppo inaspettata, se Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato di Fli, risponde dalle pagine dello stesso giornale: “So che l’ipotesi di un accordo con il Pd getta nel panico parecchi. Personalmente, reputo superate le categorie destra e sinistra e quindi per me i no pregiudiziali sono incomprensibili”. Forse la Bongiorno guarda all’esperimento di Latina dove la lista Fli di Antonio Pennacchi potrebbe appoggiare il Pd, pur di silurare il Pdl. I ‘fasciocomunisti‘, li hanno chiamati. E i democratici non disdegnano. L’idea comune è quella di sfruttare il momento, in cui la maggioranza è più divisa che mai. Un Pdl in cui Claudio Scajola – vicino a Pisanu – ha già radunato attorno a sé una cinquantina di parlamentari e Altero Matteoli è pronto a dare battaglia nel caso in cui il premier dovesse confermare il guardasigilli Angelino Alfano come suo pupillo. Ma intanto la maggioranza fa finta di non cogliere la provocazione, tutta interna, di Pisanu. E non reagisce [Leggi: Pdl verso il baratro, ma la linea dei colonnelli è negare l’evidenza]. Il governo ha i voti e tiene, ricordano. “Ci si espone, ancora una volta, a favore di quel governo tecnico, che sta nel cuore ad un certo mandarinato e che nella realtà non può esistere”, è il commento della deputata Pdl Margherita Boniver. Più lapidario il ministro della Lega, Roberto Calderoli: “E’ una proposta da zombie”.

Più una santa alleanza destra-sinistra, “uniti sulle regole del gioco, il rispetto degli avversari e la difesa delle forme”. Quello che manca negli ultimi tempi. Ma pur sempre “distinti sui programmi per governare la società”. Un patto a tempo determinato, dunque, è quello che propone la strana coppia. E pronta è arrivata la risposta del leader di Fli, terzo interlocutore naturale dei due. “Ho letto l’articolo di Pisanu e Veltroni e lo trovo condivisibile dalla prima all’ultima parola”, Gianfranco Fini mette così il suo suggello di cera lacca. “E’ una proposta molto interessante, condivisibile e intelligente”, e il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, infiocchetta il tutto. Aggiungendo un passaggio: aspettare le elezioni amministrative, in cui è attesa “una nuova tendenza che dovrebbe invitare tutta la politica a sedersi attorno a un tavolo”. Una paziente attesa del “si salvi chi può” da parte della maggioranza, insomma.

Apertura verso “proposte non ‘contro’ qualcuno ma ‘per’ l’Italia”, sottolineano Pisanu e Veltroni. Un “periodo di rasserenamento del Paese” che non è però “tornare a formule pur meritorie del passato”. I governi affatto bipolari da Prima Repubblica, di cui pure Pisanu ha memoria da ex esponente della Dc. L’idea non è quella di rovesciare Silvio Berlusconi con la forza delle votazioni in Parlamento – piano che peraltro non ha mai funzionato – ma di avere pronta un’alternativa. Un nome che non riduca le elezioni anticipate “in uno scontro frontale dagli esiti imprevedibili e tra schieramenti costruiti più sulla contrapposizione che sulla proposta”. Una figura da rodare in un governo con un “ampio ed esauriente confronto parlamentare”, per riformare la legge elettorale. E poi ognuno per sé.

Ma all’entusiasmo di Fli, ha corrisposto una non proprio in tema risposta del segretario del Pd. “Tutte le soluzioni che comportano un passo indietro di Berlusconi e una fase di transizione, sono le benvenute”, ha dichiarato Pierluigi Bersani, “Ma nel frattempo non dimentichiamoci di combattere, perché Berlusconi non sembra avere intenzione di fare un passo indietro”. Ecco, ancora una volta una voce di contrapposizione. E dire che Pisanu e Veltroni l’hanno scritto più volte nel loro testo: bisogna essere ‘per’, non ‘contro’. Almeno per ora. Meno bellicoso e più scafato, è arrivato il commento del vicesegretario del Pd, Enrico Letta “Un contributo utile e costruttivo, la cui valenza politica, indicativa dello stato di scollamento in cui versa la compagine che sostiene il governo, è amplificata dal fatto che la lettera sia stata firmata da un autorevole esponente della maggioranza”. Pisanu non sarà dotato di lunghi coltelli, ma ha pur sempre il seguito di un gruppetto di senatori Pdl che potrebbe fare la differenza. Non abbastanza, però, per arrivare alle orecchie di Nichi Vendola, che ha definito un eventuale governo di ‘decantazione’ una “manifestazione di bon ton”. Il leader di Sel dall’orecchio del compromesso non ci sente. Veltroni e Pisanu? “Due persone stimabili, ma non so bene di cosa stiano parlando”.

Dalla maggioranza non si scompongono. E continuano a incipriarsi il naso per nascondere il pallore. “Una maggioranza c’è e sta funzionando”, fanno sapere dal Pdl. “Ho una visione bipolare della politica, ritengo che formule che vedono insieme forze diverse con obiettivi diversi non sia utile al paese”, è la gelida risposta di Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. “Abbiamo forse un nuovo partito? Veltroni si stacca dalla sinistra e Pisanu se ne va dal centrodestra?”, si chiede Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati della maggioranza. Che non deve aver sentito Bersani & co. Nemmeno il ministro della Lega, Roberto Calderoli regala emozioni forti. ”E’ una proposta da zombie, da morti viventi, da decotti” è stato il suo unico commento. Figurativo, ma meno colorito del solito.

All’appello manca ancora il gruppo di Pierferdinando Casini e gli attori non protagonisti. Quel centro che forse sta studiando bene il piano, per non venirne travolto. Il tempo sembra esserci tutto, perché la bufera che poteva scoppiare oggi, soprattutto da parte della maggioranza nei confronti del loro, all’orizzonte non s’è vista. Niente cerbottane né veleno contro Pisanu, che apparentemente avrebbe quindi sparigliato meno di Fini. O forse no.
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Cina, la pole è di Vettel
Alonso 5°, disastro Webber

Nelle qualifiche a Shanghai miglior tempo del tedesco della Red Bull davanti a Button e Hamilton. Lo spagnolo della Ferrari dietro a Rosberg, Massa 6°. Clamorosa uscita di scena dell'australiano nella prima eliminatoria: non ha montato le gomme morbide e partirà 18°

Sebastian Vettel in azione. Ap
Sebastian Vettel in azione. Ap
SHANGHAI (Cina), 16 aprile 2011 - Sebastian Vettel impone la legge del tre: terza pole in tre anni a Shanghai, dove nel 2009 aveva regalato il primo successo iridato alla Red Bull, e terza pole position stagionale. La superiorità del campione del mondo è stata tale che gli è bastato un giro lanciato, il primo, per piegare ogni resistenza. Al punto da rientrare ai box con il secondo treno di pneumatici morbidi prima ancora di completare il giro. Jenson Button e Lewis Hamilton che gli sono finiti alle spalle sono stati infatti staccati di sette decimi. Tra i due piloti McLaren il divario è di appena 26 millesimi.
terza fila rossa — In terza fila nella gara di domani (ore 9 italiane) partiranno le due Ferrari, precedute anche dalla Mercedes di Nico Rosberg (4°): Alonso, tornato alla configurazione originale dopo aver scartato l’ala nuova per precauzione (in caso di incidente sarebbe dovuto partire in fondo allo schieramento) ha preceduto Massa, i due sono staccati di 1"4. Ottime le Toro Rosso per la prima volta con due vetture nei primi 10 quest’anno: Alguersuari si è classificato settimo, nono Buemi dietro Di Resta. Decimo Petrov che non ha girato per un guasto che lo ha bloccato nella Q2.
schumi delude — Continua a deludere Michael Schumacher in qualifica: per la terza volta consecutiva fallisce l’ingresso nei dieci che si giocano la pole position. Ma fuori resta anche Nick Heidfeld con la Renault, terzo solo una settimana fa in Malesia che è solo 16°. Da segnalare che la sessione è stata interrotta per nove minuti in quanto Vitaly Petrov, dopo aver fatto segnare il tempo di 1’35"149 che gli ha garantito il quinto tempo, è rimasto bloccato in pista per un guaio al cambio. Il russo ha così dovuto rinunciare alla battaglia per la pole.
clamoroso webber — La prima sorpresa della giornata era però arrivata dalla frazione iniziale: già attardato nelle libere per un problema elettrico che gli aveva impedito di usare il kers e di percorrere più di cinque giri, Mark Webber è uscito subito di scena: solo 18°. Incomprensibile pare la scelta di averlo fatto girare con le gomme di mescola più dura quando tutti gli altri, a partire dalla Ferrari, hanno usato le gomme di mescola più tenera. Fuori con Webber, che ha sfogato la propria rabbia in una accesa discussione con il delegato della Fia Jo Bauer, anche le Lotus di Hovalainen (19°) e Trulli (20°) , le Virgin di D’Ambrosio (21°) e Glock (22°) e le Hrt di Luzzi (23°) e Karthikeyan (24°). Soddisfatto Vitantonio che è riuscito a chiudere a soli tre decimi dalla Virgin più vicina.
dal nostro inviato
Andrea Cremonesi© RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 14 aprile 2011

però.............

Processo breve, Napolitano gela Berlusconi
E il premier promette: “Chiariremo tutto” 

Più che un avvertimento, una promessa. Da Praga, Giorgio Napolitano mette cappello sul processo breve e toglie il sorriso dalla bocca del Cavaliere che pensava di essere ad un passo dalla vittoria. “Valuterò i termini di questa questione – ha detto il Capo dello Stato – quando saremo vicini all’approvazione definitiva in Parlamento”. Dunque, prima che il Senato dia il via libera definitivo. E’ il preludio di uno scontro, non ci sono dubbi. Anche perché Napolitano ha esplicitamente parlato di “prima” dell’approvazione del processo breve, non subito dopo, quando cioè l’unica freccia al suo arco potrebbe essere solo la decisione di non firmare la legge. S’immagina, dunque, che nella mente del Presidente della Repubblica si stiano agitando molti pensieri, primo fra tutti – probabilmente – quello di impedire che la legge diventi tale senza modifiche sostanziali, in modo da non spazzare via un numero impressionante di processi, compresi quelli più dolorosi (dalla Thyssen Krupp a Viareggio, passando per il Crac Parmalat e per la Eternit) dove le persone attendono fiduciose di avere giustizia.

Non appena le parole di Napolitano sono rimbalzate in Italia, nel quartier generale berlusconiano di Palazzo Grazioli si è scatenato il finimondo. Il ddl sul processo breve ieri è approdato a Palazzo Madama e mercoledi prossimo la conferenza dei capigruppo lo calendarizzzerà in commissione giustizia; relatore sarà il pidiellino Giuseppe Valentino. Quel che gli avvocati del Caimano temono, e un po’ anche il ministro Alfano, è che Napolitano chieda di vedere la legge e sollevi alcuni rilievi che non potranno essere in alcun modo disattesi, pena la negazione della firma finale. Nell’aria si agita una parola che fa paura ai tanti avvocati del presidente del Consiglio: amnistia mascherata. Napolitano, proprio su questo “fraintendimento” potrebbe picchiare duramente. Scardinando la legge.

Berlusconi, accigliato, ne ha parlato anche con i capigruppo, riuniti a Palazzo Grazioli per fare il punto sulle amministrative, ma anche sulla tenuta della maggioranza dopo la battaglia parlamentare di ieri. Il Cavaliere sarebbe più convinto che mai di “andare avanti come un treno”. Sulla riforma della giustizia, perché “la battaglia contro i magistrati va vinta una volta per tutte”, e sulle intercettazioni, come ha annunciato lui stesso oggi. Anche se l’uscita di Napolitano lo ha preoccupato parecchio. Per quanto abbia garantito che riuscirà a convincere il Capo dello Stato, annunciando che “con il Colle chiariremo tutto”, il timore è forte.

Molto più dell’ennesimo sommovimento creato dalle sue chiacchiere in libertà davanti ai corrispondenti esteri in Italia (poi ovviamente ritrattate) e da quell’investitura, un po’ estemporanea, un po’ no, di Alfano come suo delfino. Anche questa, ovviamente, smentita dopo 24 ore. Persino uno lontano più di altri dai più feroci giochi di potere che si stanno intrecciando in questi giorni, persino – insomma – uno come Altero Matteoli si è fatto saltare la mosca al naso sul nome del Guardasigilli: “Alfano delfino? Lo deciderà un congresso”.

Ma ad un congresso bisogna arrivarci e questa non sembra una priorità per Berlusconi. Che, invece, ne ha altre due sul tappeto; prima la vittoria alle amministrative, poi la “ristrutturazione” del Pdl, ormai oltre la semplice balcanizzazione. E’ probabile, però, che uno sguardo alle amministrative lo stia anche tenendo il Capo dello Stato. Qualcuno dei più attenti osservatori del Quirinale ha infatti ipotizzato che l’avvertimento di Napolitano sul processo breve possa anche materializzarsi una volta noti i risultati delle urne di maggio. Se, come appare probabile, il Pdl e la Lega non porteranno a casa i numeri sperati e qualche scricchiolio comincerà a sentirsi più forte anche in quelle che sono da sempre le roccaforti più pesanti come Milano, ebbene a quel punto uno stop più severo del Capo dello Stato al processo breve potrebbe avere ripercussioni pesanti sulla tenuta della maggioranza. E sulla sorte politica del Caimano.

In serata il Quirinale sottolinea di non interpretare le parole di Napolitano come un “annuncio di un intervento preventivo”. In ambienti del Colle si osserva che l’espressione “vicini al momento” significa che il Capo dello Stato comincerà a esaminare il testo alla vigilia della decisione che dovrà prendere a proposito della promulgazione”, si fa notare. Pertanto, “interpretare le sue parole come l’annuncio di un intervento preventivo è del tutto arbitrario”.


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RAPPORTO ONU

L'ecosistema del mare italiano
un tesoro da 9 miliardi di euro

Uno studio realizzato dalle Nazioni Unite certifica l'immenso valore dei servizi ambientali offerti dalle nostre acque. Un patrimonio che nel Mediterraneo nessun altro possiede ma che va difeso con profondi cambiamenti nell'economia

GAETA - C'è un tesoro nascosto sotto il mare italiano. Non si tratta di dobloni o antichi gioielli trafugati da qualche vascello pirata. Il patrimonio, che vale la bellezza di 9 miliardi di euro, è rappresentato dai servizi ambientali. A certificarlo è il rapporto "Ecosistemi marini mediterranei: il valore economico dei benefici ambientali" elaborato dal Plan Bleu, organismo del Programma ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite (UNEP/MAP), presentato oggi nel corso del convegno "Una BlueEconomy per il Mediterraneo: una nuova alleanza tra natura e tecnologie low carbon" nello Yacht Med Festival organizzato a Gaeta dalla Camera di Commercio di Latina.

L'Italia, stando allo studio, non è prima solo nella lista dei beni culturali dell'umanità: le Nazioni Unite ci riconoscono un nuovo primato assoluto, quello di paese mediterraneo con la maggiore quantità di servizi ambientali offerti dal mare. Praterie marine e ricchezza di biodiversità ma anche qualità del paesaggio, depurazione naturale dell'acqua e mantenimento delle coste. Tutti elementi legati agli ecosistemi del mare ai quali volendo è possibile assegnare anche un valore economico.

Il nostro paese, sottolinea ancora il rapporto, vanta oltre un terzo della ricchezza prodotta dai servizi ambientali forniti dal mare, il 35% del totale, più del doppio della Grecia o della Spagna. In termini economici, 9 miliardi di euro contro i complessivi 26 miliardi di beni ecologici prodotti ogni anno dal
Mediterraneo nel suo complesso.

Secondo i dati riportati nel convegno, le 26 aree marine protette già istituite nel nostro paese tutelano una parte importante del valore anche economico attribuibile ai servizi ambientali: nei loro 360mila ettari di mare, una piccola parte delle migliaia di chilometri quadrati che costituiscono la nostra fascia costiera, si concentra una parte importante di questo patrimonio, capace di produrre beni per almeno 36 milioni di euro l'anno, secondo il calcolo elaborato dal Plan Bleu. Ma la tutela della natura, anche intesa come valore economico dei servizi ambientali forniti dagli ecosistemi, da sola non basta a garantire il concetto di sostenibilità.

"La BluEconomy si basa su una nuova possibile alleanza tra conservazione dell'ambiente marino e costiero e sviluppo di tecniche innovative, ad alto contenuto tecnologico e a basso impatto ambientale, in tutti i campi della vita quotidiana", ha spiegato in apertura il presidente della Camera di Commercio di Latina Vincenzo Zottola. "Il contributo dell'imprenditoria non solo attenta alle ragioni dell'ambiente ma pronta a fornire soluzioni avanzate e pulite è centrale nella definizione di uno sviluppo sostenibile applicato ai territori, soprattutto nella fascia costiera che è il luogo di maggiore pressione antropica nei paesi mediterranei", ha aggiunto. 

Il convegno di Gaeta ha puntato quindi i riflettori sullo sviluppo delle rinnovabili, sull'abitare sostenibile, sulla crescita di imprese ad alta innovazione, sulle metodologie innovative di assorbimento dei gas serra prodotti. La popolazione litoranea del Mediterraneo ammontava a 148 milioni già nel 2005, su un totale di abitanti dei paesi rivieraschi di 420 milioni. A queste cifre va aggiunto il numero crescente di turisti internazionali: si è passati, nelle regioni del Mediterraneo, dai 58 milioni del 1970 agli oltre 228 milioni del 2002. E, secondo le proiezioni, si arriverà a 346 milioni nel 2020. Una presenza che è concentrata per circa l'80% nel periodo compreso tra maggio e settembre.

Un'enorme quantità di persone che va a gravare sulle risorse ambientali e sulle strutture abitative rivierasche e che può essere gestita solo rivedendo il paradigma delle economie mediterranee. Per questo è stata ribadita la necessità di sviluppare le fonti rinnovabili, limitandone però al massimo l'impatto paesaggistico e di diffondere strutture turistiche e residenziali sostenibile.
(14 aprile 2011)
 
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Alonso, la speranza nelle Pirelli
Massa: "Ma i detriti sono pericolosi"

I due ferraristi alla vigilia del Gp della Cina si concentrano sul degrado delle gomme. Lo spagnolo: "Ci aspettiamo che qui l'usura sia notevole, e la Ferrari ha dimostrato di sapere essere estremamente competitiva anche sull’intera durata di una corsa, oltre che di trattare bene gli pneumatici". Il brasiliano: "I 'riccioli' di gomma si depositano sulla pista e creano una vera e propria spiaggia. Finirci sopra può essere pericoloso"

SHANGHAI (Cina), 14 aprile 2011 - Non chiede poi molto, almeno dal suo punto di vista: “Per il GP di domenica spero di arrivare su quel podio che ci è scappato davvero per poco sia in Australia sia in Malesia”, spiega Fernando Alonso, che poi ribadisce come la Ferrari qui in Cina non abbia potuto portare (al pari degli altri team) novità importanti a livello di elettronica, complice il pochissimo tempo a disposizione dall’ultima gara”.
Cauto ottimismo — Non ci sono, insomma, le condizioni per un radicale stravolgimento dei rapporti di forza nei confronti di Red Bull (soprattutto) e McLaren, però “una buona occasione per migliorare potrebbe arrivare, per noi, proprio dal degrado delle gomme. Ci aspettiamo che qui a Shangai l’usura sia notevole, visto il tipo di asfalto e quello delle curve, e la Ferrari ha dimostrato di sapere essere estremamente competitiva anche sull’intera durata di una corsa, oltre che di trattare bene gli pneumatici”.
Si lavora a Shanghai. LaPresse
Si lavora a Shanghai. LaPresse
Allerta “marbles” — L’altro ferrarista, Felipe Massa, mette invece l’accento su quei “riccioli” di gomma che si depositano sulla pista durante la corsa, a causa dell’usura delle stesse. “Secondo me sono sicuramente tanto pericolosi. Più giri fai, più si depositano sull’asfalto, e da metà gara sino al termine non è facile fare qualunque cosa. Se, ad esempio, commetti uno sbaglio, oppure una macchina ti fa passare in una zona sporca, tu puoi rischiare di rimanere lì…”. Addirittura, secondo il ferrarista, “abbiamo visto a Sepang che pure l’errore commesso da Petrov è nato dopochè lui ha toccato i “marbles”. Per causa loro lui è uscito di pista. La situazione, in tal senso, è molto peggiore rispetto all’anno scorso, perché questa gomma rimane molto sulla pista, il degrado aumenta ed a fine gara c’è una vera e propria spiaggia intorno alla linea che delimita il tracciato. Guidare così non è affatto semplice…”.
dal nostro inviato
Flippo Grimaldi
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