giovedì 30 giugno 2011

già................

Vettel-Ferrari, c'è tempo
"Per ora non penso ai miti"

Il tedesco a F.1.com ha parlato del suo gran momento e di futuro: "La rossa e la Mercedes sono team leggendari ma sono felicissimo alla Red Bull. Hamilton compagno? Penso solo a essere il migliore". Eccestone: "Può far meglio di Schumi". Silverstone, la Pirelli ha scelto soft e hard

MILANO, 29 giugno 2011 - In Germania cominciano addirittura a "snobbarlo" sulla stampa (nel senso che danno per scontate le sue vittorie). Con 186 punti e 77 di vantaggio sul secondo in classifica, in effetti Sebastian Vettel può un attimo tirare il fiato e fare il punto della situazione sulla sua carriera in F.1. Il tedesco della Red Bull lo ha fatto sul sito F.1.com che ha pubblicato una chiacchierata tra il campione del mondo tedesco e il patron del Circus, Bernie Ecclestone.
allo specchio — Una sorta di testa a testa in cui Vettel ha parlato anche di Ferrari e di compagni di squadra futuri. "Chiariamo le cose. Vincere le gare non è facile, vincere un Mondiale lo è ancora meno, a prescindere dalla squadra. Sono felicissimo alla Red Bull. Ovviamente Ferrari e Mercedes sono team leggendari, ma non sto pensando al mito in questo momento" ha detto. "Quello che conta di più, adesso, è guardarmi allo specchio e dire: 'Sì, sono io e sono soddisfatto di quello che vedo. È bello sapere che dopo Abu Dhabi non devo dimostrare niente a me stesso". Una conferma di come in questo momento il pilota tedesco corra con la testa completamente sgombra.
Sebastian Vettel, dominatore del Mondiale 2011. Ap
Sebastian Vettel, dominatore del Mondiale 2011. Ap
spreco di tempo — E di come nessun avversario lo preoccupi granché, nemmeno dovessero approdare alla Red Bull. Come nel caso di Lewis Hamilton, recentemente accostato al suo team. "Non spreco troppo tempo a pensare al mio compagno - ha detto - voglio essere il migliore e battere tutti, non conta se hanno la mia stessa monoposto o un'altra. Non chiederei mai alla squadra di prendere un pilota per accontentarmi, ma dal mio compagno mi aspetto sempre due cose: onestà e rispetto".
affascinante — Ecclestone lo "benedice" esaltandone le qualità. L'accostamento con i numeri di Michael Schumacher è inevitabile ma per Ecclestone Seb sta facendo anche meglio: "Sebastian è in una posizione simile rispetto a quella di Michael - ha detto Bernie - è il migliore in questo momento, ecco perché sta dominando. Questo lo rende affascinante agli occhi dei tifosi. Ogni weekend di gara comincia con un grande punto interrogativo: chi riuscirà a battere Vettel? Ecco perché i fans guardano il GP. I 77 punti di vantaggio? Non sono una sorpresa perché ha un'assoluta voglia di vincere. E ha tutto per riuscirci. Gli avversari? Probabilmente non hanno a disposizione il pacchetto che ha Sebastian".
Vettel ha 186 punti, 77 più di Button. Ap
Vettel ha 186 punti, 77 più di Button. Ap
scelte pirelli — Intanto la Pirelli ha sciolto le riserve relative alla scelta delle gomme per le prossime tre gare. In Inghilterra l'opzione sarà tra soft e dure, in Germania tra soft e medie e in Ungheria tra super-soft e soft. Insomma, la Ferrari, che a Silverstone sperava nell'impiego delle super-soft, non è stata "accontentata". Il responsabile della Pirelli Paul Hembery ha spiegato oggi così le scelte: " Silverstone rappresenta una grande sfida per noi, dal nostro punto di vista è uno dei circuiti più difficili nell'arco dell'intera stagione - ga detto - confermiano la decisione presa qualche settimana fa, dopo aver consultato nuovamente tutti i team, e per le due gare successive siamo giunti a quella che riteniamo essere la soluzione migliore sulla base delle informazioni finora raccolte".
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Ddl comunitaria, maggioranza battuta in aula Esame del testo rinviato ad altra seduta
L'opposizione invoca le dimissioni del governo. Bersani: "Non stanno più in piedi". Al momento del voto assenti 27 deputati del Pdl, 6 Responsabili e due leghisti. Berlusconi ha richiamato i suoi e si è presentato in aula
L’esame della legge Comunitaria viene rinviato ad altra seduta, su richiesta del relatore, Mario Pescante, dopo i problemi incontrati dalla maggioranza battuta due volte in aula.

L’articolo 1 del testo è stato bocciato con 270 no, 262 sì e un astenuto. Dall’opposizione si è gridato “dimissioni, dimissioni”. Per la secondo volta la compagine governativa è stata battuta oggi in aula. ”La maggioranza prenda atto che non esiste più”, ha detto il capogruppo del Pd Dario Franceschini. Mentre il segretario Pierluigi Bersani dice: “Non stanno più in piedi, non resistono più”.

“Quello che è successo oggi è per l’incapacità del governo di nominare un ministro per le Politiche comunitarie: una dimostrazione di assoluta presunzione”. Lo ha detto nell’Aula della Camera il capogruppo di Fli Benedetto Della Vedova contestando il “clima di sbraco totale della maggioranza”. Per Lorenzo Cesa dell’Udc “dopo la debacle in Aula sulla Comunitaria, Berlusconi prenda atto della situazione che si è venuta a creare nella sua maggioranza, incapace di portare avanti un qualsiasi provvedimento in Parlamento, figuriamoci una manovra finanziaria da 47 miliardi”.

La maggioranza non minimizza. “E’ un incidente parlamentare grave. Mancavano troppi parlamentari. Questo non vuol dire paralisi dei lavori, né che il governo alza le mani”. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, lo dice in Transatlantico, dopo che i lavori dell’Aula sono stati sospesi perche’ il governo e’ andato sotto sull’articolo 1 della legge Comunitaria. Se non nasconde la gravita’ dell’incidente, tuttavia, il titolare della Farnesina aggiunge: “Noto che e’ stato bocciato un articolo tradizionale, standard, che non introduceva altre modifiche se non quelle del percorso di ratifica delle direttive. Averlo bocciato da parte dell’opposizione – rileva – dimostra che neanche su un tema cosi’ fondamentale c’e’ la volonta’ di una collaborazione fattiva”.

Di tutt’altro avviso Sandro Gozi, capogruppo del Pd in commissione Politiche Ue alla Camera secondo cui la bocciatura dell’articolo 1 della Comunitaria 2010 di fatto affossa l’intero provvedimento. “Con la bocciatura dell’articolo 1, viene meno la delega al governo per l’attuazione delle direttive comunitarie”, ha sottolineato, “e il comitato dei Nove non potra’ che certificare di fatto la cancellazione del ddl”. Ora, ha ipotizzato, “al governo non resta che recuperare le norme nella prossima Comunitaria o con decreti”.

Erano 27 i deputati del Pdl, pariall’11% del gruppo, assenti alla votazione con cui l’Aula della Camera ha respinto il primo articolo della legge comunitaria. Per la maggioranza alla votazione non hanno partecipato 6 deputati di Iniziativa Responsabile (20% del gruppo) e due leghisti. Ad astenersi è stato Siegfried Brugger delle Minoranze linguistiche.

Gli assenti dei responsabili erano Massimo Calearo, Pippo Gianni, Antonio Milo, Francesco Pionati, Domenico Scilipoti e Maria Grazia Siliquini. Per il Pdl mancavano Giuseppe Angeli, Francesco Aracri, Maria Teresa Armosino, Filippo Ascierto, Sandro Biasiotti, Aldo Brancher, Luigi Casero, Elena Centemero, Carlo Ciccioli, Salvatore Cicu, Giulia Cosenza, Stefania Craxi, Guido Crosetto, Niccolò Ghedini, Barbara Mannucci, Giustina Destro, Dore Misuraca, Fiamma Nirenstein, Massimo Parisi, Vincenzo Piso, Claudio Scajola, Piero Testoni, Mario Valducci, Cosimo Ventucci, Denis Verdini e Santo Versace.

Gli assenti hanno costretto Silvio Berlusconi a intervenire tanto da spingerlo a raggiungere l’aula per il proseguimento dei lavori.  Il premier è arrivato a Montecitorio per garantire la massima presenza. Non è possibile che accadano episodi di questo genere, sono inaccettabili tutte queste assenze, avrebbe detto il Cavaliere ai suoi. Il Cavaliere ha riunito i capigruppo della maggioranza. Nella sala del governo anche il relatore della legge Comunitaria, sulla quale il governo e’ andato sotto in Aula, Gianluca Pini. Alla riunione partecipano il capogruppo della Lega, Reguzzoni, quello Pdl, Cicchitto. Alla riunione hanno preso parte anche Lupi, Leone e Corsaro.
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Vale e il Mugello un anno dopo
"L'incidente? Nessun problema"

Per il GP d'Italia di domenica, Rossi torna dove nelle libere del 2010 si ruppe la gamba destra: "Circuito che amo, ci sono sempre andato forte e non avrò pensieri. Con la Ducati dovremo trovare rapidamente il setting giusto, per qualificarci bene e fare un buona gara"

Valentino Rossi, 32 anni, ha vinto 9 volte al Mugello. LaPresse
Valentino Rossi, 32 anni, ha vinto 9 volte al Mugello. LaPresse
MILANO, 29 giugno 2011 - Valentino Rossi ritrova il Mugello, il circuito di cui ha le chiavi di accesso per avervi vinto ben 9 volte, ma anche il luogo del dolore. Un anno dopo, infatti, il pesarese torna sulla pista su cui, nella seconda sessione di prove libere dell'edizione 2010, si fratturò in maniera scomposta tibia e perone della gamba destra, saltando 4 gare. È anche il GP di casa della Ducati, che sul circuito toscano gira spesso e possiede un ricco bagaglio di dati da poter sfrutare.
senza burgess — Rossi, però, al Mugello non potrà contare come sempre sul suo capotecnico Jeremy Burgess, rientrato in Australia per essere accanto alla moglie, che deve essere sottoposta a una serie di accertamenti medici e a un possibile intervento d'urgenza. In attesa del suo rientro, il ruolo di capotecnico verrà assunto da Max Bartolini, già parte del team, mentre Fabiano Sterlacchini gli subentrerà nel ruolo di responsabile tecnico della Ducati. Ed è al suo fidato capotecnico che Rossi dedica il primo pensiero: "Prima di tutto vorrei fare un grande in bocca al lupo a Jeremy che non potrà essere con noi questa settimana per motivi personali, molto importanti - dice Rossi dal sito del team -. Ci mancherà molto, ma lo aspettiamo per il GP di Germania".
Valentino Rossi, 32, soccorso dopo l'incidentre del 2010. Reuters
Valentino Rossi, 32, soccorso dopo l'incidentre del 2010. Reuters
feeling e speranze — Poi Valentino analizza le sue speranze verso la gara di casa, dopo il debutto agrodolce con la rinnovata GP11.1 ad Assen. "Dovremo cercare di fare bene al Mugello, dove però abbiamo girato con la GP12: la nostra moto attuale, la GP11.1, avendo un motore da 800 cmc, risponde in maniera un po' diversa alle regolazioni ed è anche nella sua prima fase di sviluppo. Sarà importante trovare rapidamente la strada giusta per il set-up, perché servirà migliorare a ogni turno per poi qualificarsi in buona posizione". Quanto al feeling con la pista, lì Vale gioca sul velluto. "Il circuito è uno dei miei preferiti e ci sono sempre andato piuttosto forte. Tornarci dopo l'incidente non mi crea alcun problema, anche perché quando ho fatto i test mi ha fatto solo un grande piacere guidare lì, come sempre".
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venerdì 24 giugno 2011

già......

Alonso... un po' meno mago
"Non ho ancora la pozione"

Il ferrarista non vuole illudersi troppo malgrado il miglior tempo nelle prime libere a Valencia: "La Red Bull quest'anno ha fatto tutte le pole. Però abbiamo completato il programma e accumulato fiducia, è importante per trovare il limite"

VALENCIA (Spa), 24 giugno 2011 - Buon inizio, ma niente illusioni. Fernando Alonso sorride dopo il miglior tempo ottenuto nella prima giornata di prove libere del GP d'Europa. Con il tempo di 1'37"968 ottenuto nei collaudi pomeridiani, il pilota spagnolo della Ferrari ha messo in fila la concorrenza. "Ma non ho ancora la pozione magica - ha detto sorridendo il ferrarista - sarà importante partire davanti, ma non bisogna dimenticare che quest'anno tutte le pole le ha fatte la Red Bull. E anche la McLaren in qualifica ha fatto spesso meglio di noi...".
previsioni — L'inizio però è positivo: "Tutto sommato - ha detto ancora Alonso - è stato un debutto positivo in questo weekend di Valencia, la mia seconda gara di casa. Abbiamo completato tutto il programma previsto, lavorando principalmente sulle gomme. In particolare, in questo GP abbiamo per la prima volta la gomma medium. È stato importante poter girare tanto perché su un circuito come questo fare chilometri aiuta a prendere fiducia con la macchina, a cercare il limite e, quindi, a migliorare la prestazione. La pista ha delle caratteristiche che si adattano bene alla nostra macchina ma è presto per poter dire dove siamo rispetto agli altri". "Già in passato siamo andati bene il primo giorno e poi abbiamo preso un secondo in qualifica quindi non voglio nemmeno guardare la classifica di oggi. Nelle prove libere del venerdì si provano tante cose, la pista cambia molto velocemente, tanto più su un tracciato cittadino come questo ed è davvero impossibile fare previsioni".
parla felipe — Felipe Massa conferma le buone sensazioni del compagno di squadra: "Direi che è stata una buona giornata, migliore di tanti altri venerdì di questa stagione - ha detto il brasiliano - per quello che abbiamo potuto capire dopo tre ore di prove libere, la macchina è piuttosto competitiva e non mi aspetto una situazione molto diversa rispetto a quanto avevamo visto due settimane fa in Canada. È vero, siamo solo a venerdì, ma almeno è stato positivo. Le gomme si sono comportate bene: entrambe le mescole hanno mostrato un livello di aderenza superiore a quanto ci aspettavamo alla vigilia. Certo, c'è una grande differenza fra le due mescole, ma la medium, con temperature più alte rispetto al Canada, non è andata male".
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La favola del pinguino
arrivato in N.Zelanda

Lo chiamano già l'imperatore perduto. Un lungo viaggio dal Polo Sud alla spiaggia di Peka Peka
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI


LONDRA - ""Dopo il secondo iceberg, basta girare a destra e in cinque minuti sono a casa". Forse avrà pensato così: dimenticando che doveva voltare a sinistra, non a destra, e dunque andando nella direzione opposta. Oppure stava rincorrendo un branco di calamari, di cui è notoriamente ghiotto, a forza di mangiarne ha perso contatto con i compagni, si è confuso e ha continuato a nuotare nel verso sbagliato. Nuota e nuota, probabilmente ha perso anche la cognizione del tempo, e d'altronde quelli della sua specie sono in grado di restare in acqua per mesi di seguito, senza bisogno di posare piede (si fa per dire) sulla terraferma.

Finché un giorno, finalmente, ha intravisto la costa e con qualche ultima bracciata è giunto a riva. "Strano, questo posto non sembra per nulla il Polo Sud", deve essergli passato per la mente. E infatti il posto in cui è sbarcato il pinguino protagonista di questa avventura non è al Polo Sud. E' tremila chilometri più a nord, in Nuova Zelanda.

GUARDA LE IMMAGINI 1

LEGGI: L'INTERVISTA ALL'ETOLOGO ENRICO ALLEVA 2
  
 "Stavo portando a passeggio il cane", racconta Christine Wilton, la prima a vederlo sulla spiaggia di Peka Peka, "e sono rimasta a bocca aperta. Era come se qualcuno lo avesse fatto scendere dal cielo. Era in un luogo dove non dovrebbero esserci pinguini". Beninteso, qualche volta ci capitano: l'ultimo della specie imperatore avvistato in Nuova Zelanda risale al 1967, quarantaquattro anni or sono. La signora col cagnolino dice che la scena le ha ricordato un cartone animato del 2006, "Happy Feet", dalla trama simile: anche lì un giovane pinguino si perde e finisce molto lontano da casa. Del resto i pinguini imperatori, i più diffusi e più grossi tra questi volatili tanto amati da noi umani per il loro buffo aspetto, sono capaci di viaggi epici: un altro film di successo, "La marcia dei pinguini", ha raccontato recentemente le loro gesta per andare a deporre le uova e la loro tenace capacità di sopravvivenza. Una nuotata di tremila chilometri dall'Antartico alla Nuova Zelanda, tuttavia, è più insolita o meglio eccezionale. Sicché ha rapidamente trasformato il pinguino in questione in una celebrità mondiale.
  
   Da ieri la foto di lui che si guarda intorno (perplesso?) sulla spiaggia neozelandese sta facendo il giro di internet e di tutti i giornali del pianeta. E' alto 80 centimetri, ancora giovane: i naturalisti locali stimano che abbia circa dieci mesi. Nessuno gli ha dato ancora un nome, ma un soprannome sì: "The lost emperor", l'imperatore sperduto, lo chiamano i media, gioco di parole sulla sua specie, gli "imperatori" appunto, e sul titolo in inglese del film premio Oscar di Bertolucci, "The last emperor" (L'ultimo imperatore). Ma oltre che sperduto rischia di essere affamato, e soprattutto assetato: pesce da mangiare potrebbe trovarne pure in Nuova Zelanda, ma neve no. Sicché il pinguino ha cominciato a mangiare sabbia bagnata, scambiandola per il bianco manto che ricopre l'Antartico, senza sapere che, a differenza della neve, la sabbia non gli si scioglierà nello stomaco e non gli darà alcun nutrimento liquido. La disidratazione non è un pericolo immediato, perché i pinguini imperatore possono anche bere l'acqua salata dell'oceano (in estate). Ma a lungo termine potrebbe diventare un problema. Per non parlare della curiosità degli umani, che lo bersagliano di flash da mattina a sera. Per adesso lui pare prenderla con filosofia: se ne sta lì sulla spiaggia, come un turista per caso, metafora delle piccole e grandi odissee della vita, che non ci portano dove credevamo di andare bensì in luoghi ignoti e misteriosi, da cui non è subito chiaro se verranno fortune o disgrazie.
(22 giugno 2011)
 
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Sic ora non si accontenta
"Ho un gran passo da gara"

Il romagnolo vuole un gran risultato dopo la pole: "Io e Spies siamo i più forti qui ad Assen, ma speriamo che non piova". Rossi: "Che delusione, non pensavamo di essere così indietro". Dovizioso: "Punto al podio"

Marco Simoncelli, 24 anni, alla seconda pole stagionale. Ansa
Marco Simoncelli, 24 anni, alla seconda pole stagionale. Ansa
ASSEN (Olanda), 24 giugno 2011 – Rilassato, sereno, consapevole. Ma cauto, terribilmente cauto. Deve essersi scottato troppe volte quest’anno, Marco Simoncelli, fra cadute – Spagna, Portogallo, Gran Bretagna – ed errori – Francia – che ne hanno segnato, ma anche rafforzato il morale. E adesso aspetta di toccare con mano il sogno, tastare con i piedi i gradini del podio per riuscire “a rilassarsi e godersi del tutto questa pole”.
POLE DA LEADER — SuperSic centra la seconda pole in carriera, e la seconda negli ultimi tre GP, ma prima di liberare il suo urlo attende la gara. “Qui si corre di sabato, quando sono sempre andato forte e magari riusciamo a svoltare. Meritiamo un gran risultato, che è sempre stato alla nostra portata e che è sfuggito spesso per una marea di situazioni. Quest’anno mi è successo di tutto, ma quando esci da situazioni difficili, come il clima di Barcellona, sei rafforzato. Per la gara il passo migliore ce l’abbiamo io e Spies: mi trovo bene con bagnato e asciutto, ma spero in una corsa senza pioggia, perché ha sempre delle incognite. Non devo fare errori in gara e anche se il diretto avversario non è Stoner, ma Spies, lui merita la stessa considerazione. Vale 11°? Mi dispiace, vuol dire che hanno dei problemi e devono lavorare tanto. Mi avrebbe fatto piacere vederlo lì davanti a lottare”.
BUIO PESTO — Atmosfera ben peggiore in casa Ducati, in assoluto e soprattutto dopo il “radioso” giovedì sul bagnato, con Rossi 2°. “Non è stata una buona giornata – ha detto Vale -, pensavamo di essere più avanti e siamo piuttosto delusi. Abbiamo provato a cambiare alcune cose, ma rispetto al bagnato ho problemi, non tanto con il posteriore della moto, che va meglio, quanto con l’anteriore: non riesco ad avere precisione in ingresso di curva e a mandare in temperatura rapidamente le gomme. Nel warm up proveremo a modificare un po’ di cose, spostando anche i pesi e vediamo come va”. Però nonostante molte altre Ducati gli siano finite davanti – “complimenti ad Abraham, è veloce e riesce a guidare bene questa moto”, ha detto -, Vale non rinnega la scelta di azzardare la GP11.1. “Sapevamo che questo era uno dei rischi dell’utilizzare la moto nuova, ma è la strada giusta perché almeno possiamo lavorare per il futuro e risolvere i problemi in anticipo”.
GLI ALTRI — Dovizioso è contento di non essersi fatto male nella caduta del mattino “poteva andare peggio, ho preso una pozza e sono volato. Me la sono cavata grazie alle protezioni, alla mia preparazione e a un po’ di fortuna, ma ci ha fatto perdere del tempo per il setting. Spero in un warm up asciutto e punto al podio: in fondo mi pare che solo Simoncelli e Spies abbiamo un passo migliore del mio”. Lorenzo, 4°, si vede staccato di 4 decimi dal compagno Spies, 2°, e spera “di trovare le modifiche giuste nel warm up, perché con questa modo di più non può fare, non riesce a far lavorare la gomma posteriore, anche se il compagno è chiaro che la sente meglio”. Stoner, infine, preoccupato per il rendimento delle gomme “con cui non si può stare in pista rischiando di cadere nei primi 5 giri sul freddo”, riconosce la buona forma di Simoncelli, non si lamenta del set up, ma spera “in una gara o asciutta o bagnata e non con condizioni miste al 50%”.
dal nostro inviato
Massimo Brizzi© RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 23 giugno 2011

hahahahhaah

Google, indaga l'antitrust Usa
E il colosso affonda in Borsa

La Federal Trade Commission starebbe per aprire un'inchiesta per capire se l'azienda di Mountain View abbia approfittato della sua posizione dominante a scapito dei concorrenti dal nostro inviato ANGELO AQUARO

NEW YORK - Digitate su Google le parole "Google" e "antitrust" e scoprirete che Google sta finendo sotto inchiesta. La notizia è uno schiaffo per il gigante di Mountain View che a Wall Street - in una giornata in cui tutti gli indici tendono al rosso - perde già il 2 per cento mentre dal quartiere generale nessuno vuole confermare. Ma la Federal Trade Commission, la commissione Usa che sovrintende al business e al commercio, avrebbe davvero aperto un'inchiesta in cui sospetta il motore di ricerca più famoso del mondo di approfittare della sua posizione dominante per incanalare sul suo network risorse destinate ai rivali.

Non è la prima volta che la creatura di Larry Page e Sergej Brin deve affrontare traversie giudiziarie. Ma stavolta a puntare il dito contro i giganti americani di internet non sono i sospettosissimi europei, che prima avevano sollevato le accuse di violazione della privacy e poi si erano avventurati 1, già nell'autunno scorso, nello scivolosissimo terreno dell'antitrust, con l'Unione europea scesa direttamente in campo. Questa volta la battaglia si gioca tutta in casa: e al livello più alto. L'inchiesta aperta, che secondo il Wall Street Journal dovrebbe essere formalizzata nei prossimi giorni, è la più seria che la compagnia miliardaria si appresterebbe ad affrontare negli Usa.

Google è già stata più volte nel mirino dell'Antitrust, anche in America: ma sotto esame erano quasi sempre finite le acquisizioni più o meno milionarie, come l'ultima appena un paio di mesi fa di ITA Software, una compagnia che avrebbe ulteriormente accresciuto la sua posizione dominante. Adesso però la casa di Mountain View rischia di finire alla sbarra proprio per quelle che vengono definite "questioni fondamentali" del suo business. Google rappresenta i due terzi delle ricerche su internet negli States e le ricerche, si sa, sono quelle che hanno trasformato il motore californiano in una macchina miliardaria, favorendo la pubblicità che ogni navigatore scorge accanto a ogni risultato, in una fascia separata e ben distinta. Ora i detective della FTC vogliono scoprire se oltre all'algoritmo dei misteri che ha fatto la fortuna del supermotore, Google abbia usato e usi "mezzi scorretti" per incanalare gli utenti sul suo network sempre più in espansione: ai danni ovviamente dei concorrenti.

L'indagine per la verità era nell'aria, o quantomeno nel web: Thomas Rosch, il commissario della Federal Trade Commmission, aveva annunciato qualche tempo fa di essere pronto a fare pulizia nel campo dell'industria della ricerca su internet, senza ovviamente specificare i nomi delle compagnie. Ma i nomi sono un segreto di Pulcinella: da una parte c'è Google, dall'altra lo sfidante Microsoft che con il suo Bing sta faticosamente cercando di guadagnare spazio nel campo praticamente monopolizzato. L'inchiesta, adesso, potrebbe allargarsi anche ad altre compagnie, e ai rapporti che hanno avuto appunto con Google. Un'indagine insomma che rischia di espandersi a ragnatela: che poi, si sa, in inglese si dice proprio web.
 
(23 giugno 2011)

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INCHIESTA P4

Intercettazioni, il Pdl all'attacco
Vietti: "Mai troppo tardi per una legge"

Cicchitto attacca il metodo che ha portato alla richiesta di arresto per il parlamentare Alfonso Papa: "E' necessario fermare il gioco al massacro". Il mezzo con cui farlo è ancora oggetto di dibattito, "ma per noi sarà un elemento di riflessione". Il Copasir chiede le "carte" sull'inchiesta. Alfano: "Irrilevanti e costose". Il procuratore di Napoli risponde: "Decidono magistrati e giudici"

ROMA - "Quello che sta avvenendo con la sistematica pubblicazione di intercettazioni che non hanno alcun rilievo penale, ma che riguardano la vicenda politica italiana, è semplicemente scadaloso, anche perché è una operazione mirata e a senso unico". Il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, conferma l'intenzione della maggioranza di provare una nuova stretta sulle intercettazioni dopo il clamore e l'imbarazzo provocato dall'inchiesta P4 1.

Per Cicchitto, e dunque per il Pdl, resta "inaccettabile" che si possa procedere contro qualcuno passando attraverso "conversazioni private". "Nei mesi passati l'operazione è stata fatta su Arcore. Oggi attraverso Bisignani 2 sono stati intercettati alcuni ministri e altri uomini politici con l'evidente obiettivo di destabilizzare il Pdl. Queste operazioni di per sè assolutamente irregolari non vengono neanche fatte a 360 gradi. Ad esempio - ha aggiunto Cicchitto - ci immaginiamo quali effetti potrebbero esserci se fosse intercettato il maggior lobbista di Carlo De Benedetti, ma è evidente che in questo quadro egli può lavorare in assoluta tranquillità".

Il Pdl è al lavoro. Sta studiando un modo per fermare la pubblicazione di intercettazioni. Tema tornato alla ribalta 3 proprio grazie all'inchiesta nei confronti del loro parlamentare, Alfonso Papa. L'idea, avevano spiegato alcuni berlusconiani, è proprio quella di riuscire a fermare "l'abuso che si fa delle loro pubblicazioni sui giornali anche quando non hanno alcuna rilevanza penale".

VIDEO Mauro: "La nuova legge bavaglio" 4
I VERBALI 5

Sull'intenzione della maggioranza di intervenire con una legge o con un decreto sulle intercettazioni interviene Michele Vietti: se n'è già parlato nella scorsa legislatura, ricorda il vicepresidente del Csm, "senza mai far seguire alle parole i fatti. Comunque non è mai troppo tardi", aggiunge. Sull'ipotesi del ricorso a un decreto legge, Vietti non si sbilancia: "Questo riguarda il governo e il presidente della Repubblica".

Nel Pdl, hanno precisato, non si è mai smesso di parlare della necessità di un provvedimento di legge in questo senso, ma ora, dopo che sono finite su tutti i giornali "soprattutto vicende private", non si può più rimanere "con le mani in mano". L'importante, hanno aggiunto, è che ci sia un intervento al più presto per bloccare "questo abuso inaccettabile". Il mezzo con cui realizzarlo è ancora oggetto di dibattito. "Il problema c'è poi, come procedere, sarà un elemento di riflessione. Lo scandalo è la pubblicazione di intercettazioni che attendono perlopiù alla vita politica e privata di singoli individui. E' un gioco al massacro che va fermato", ha ribadito il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto. "Io dico solo - ha concluso - che se venissero intercettati tutti i vari lobbisti che sono in azione sulla scena politica nazionale, ci sarebbe senz'altro un panorama di informazioni più ampio...". E per il ministro della Giustizia, Angelino Alfano "le intercettazioni che leggiamo sui giornali che sono anche divertenti ma che non hanno niente di penalmente rilevante non sono gratis per il sistema. Il debito accertato nei confronti delle ditte e degli operatori telefonici è di un miliardo di euro".

Ad Alfano risponde direttamente il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore: "La rilevanza o meno delle
intercettazioni va valutata dal magistrato requirente e dal giudice giudicante, cosa che è regolarmente avvenuta",
dice. E sui costi ribatte: "Nulla è gratis. Se il governo pensa che gravino troppo sul bilancio, le vieti. Sono certo - conclude il procuratore - che il ministro Alfano, persona intelligente e preparata, voleva solo rivolgere un invito a limitare le intercettazioni per la crisi economica, ma la crisi non può bloccare il lavoro dei magistrati".

Su Libertà e Giustizia oggi è apparso un amareggiato commento dal titolo 'Il clima che uccide ogni dialogo'. "Bavaglio per decreto: la notizia del nuovo provvedimento che il Governo prepara per rendere impossibile l'informazione sulle fabbriche del fango, domiciliate a Palazzo Chigi, distrugge ogni possibilità di tregua istituzionale con il Cavaliere". Non è in questo clima che è possibile sedersi allo stesso tavolo con la maggioranza. "Per metter mano con amore, competenza e disinteresse personale alla nostra Carta serve un clima costituente assai diverso da quello irrespirabile che pervade attualmente il Parlamento italiano", conclude il comunicato.

Le opposizioni però hanno contrattaccato. Un sistema che escluda dai fascicoli delle inchieste penali le intercettazioni irrilevanti è necessario, ha detto il responsabile giustizia del Pd, Andrea Orlando, ma non si deve fare a una legge che blocchi o limiti un "importante" strumento di indagine. Anche l'Udc riconosce la necessità di una riforma sulla disciplina delle intercettazioni, ma, ha spiegato Roberto Rao, "non la si può fare con questo Governo e questa maggioranza". Più netta la posizione dell'Idv che ha detto 'no' al "bavaglio" e chiesto una commissione d'inchiesta.

Nel frattempo l'inchiesta procede. E anche il Copasir vuole le "carte" sulla P4. Dopo la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera (chiamata a deliberare circa la richiesta di arresti domiciliari avanzata nei confronti del deputato Pdl Alfonso Papa) anche il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, presieduto da Massimo D'Alema, ha deliberato di chiedere alla procura di Napoli di trasmettere gli atti relativi all'inchiesta sulla P4 che potrebbero investire le attività del comitato. La discussione è stata introdotta dal presidente D'Alema che ha relazionato sulle "possibili implicazioni per le attività del comitato derivanti dalle indagini in corso presso la procura di Napoli". Durante l'incontro, durato due ore, dalle 8,30 alle 10,30, sull'argomento sono intervenuti proprio i deputati Cicchitto e Rosato.
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Vale in gara con Ducati GP 11.1
"Ho fiducia per nuova moto"

Ad Assen, si corre sabato, Rossi avrà una Desmosedici rinnovata, che ha il motore da 800 cc sulla ciclistica del 2012. "La pista mi piace e gli aggiornamenti sono molto promettenti anche se giovani, ma tutto il team è concentrato e motivato e io sono fiducioso"

Valentino Rossi, 31 anni, con la Ducati a Silverstone. LaPresse
Valentino Rossi, 31 anni, con la Ducati a Silverstone. LaPresse
MILANO, 20 giugno 2011 - Nel week end il motomondiale torna in pista, ad Assen, per il GP di Olanda che tradizionalmente si corre il sabato e Valentino Rossi avrà a disposizione una nuova Ducati. Al pesarese, infatti, è stata data la versione GP11.1 della Desmosedici, la cui progettazione è iniziata dopo i test di Sepang e la realizzazione dopo l'approvazione dei piloti della ciclistica della GP12 nei primi test a Jerez.
cosa cambia — La GP11.1 ha la caratteristica di avere il motore da 800 cc inserito nella ciclistica del 2012, su cui gli ingegneri Ducati stanno lavorando. La moto, poi, utilizzerà il nuovo cambio DST (Ducati Seamless Transmission), la cui progettazione era iniziata nel 2010.
rossi spera — Rossi guarda alla pista olandese con interesse e alla nuova moto con fiducia. Ad Assen Valentino era assente l'anno scorso per la frattura della gamba rimediata al Mugello, ma vi ha colto sette vittorie complessive, di cui 5 nella classe regina. "Assen è una delle piste che mi piacciono di più e dove ho fatto delle belle gare, in tutte le categorie - ha detto Rossi -. Cercheremo di fare tesoro del buon feeling su questo tracciato, visto che giovedì mattina debutteremo con degli aggiornamenti molto promettenti ma piuttosto 'giovani'. Tutta la squadra ha fatto un gran lavoro, che ci ha permesso di arrivare a un'altra tappa dello sviluppo della nostra moto". Nelle ultime settimane, però, Rossi si è dedicato esclusivamente alla GP12, la moto del prossimo anno. "Dopo Estoril - ha proseguito Vale - non abbiamo avuto la possibilità di provare ancora la 800, cose che faremo nei week-end di gara, costretti quindi a fare, in poco tempo, un doppio lavoro, per le novità tecniche e per la messa a punto in vista della gara di sabato. Sappiamo che può volerci un po' per arrivare sfruttare il potenziale di tutto il pacchetto ma siamo contenti e motivati dal lavoro che stiamo facendo".
preziosi e lo sviluppo — È speranzoso anche Filippo Preziosi, il progettista della Desmosedici: "Abbiamo deciso di realizzare la GP11.1, con il motore 800 cc inserito nella ciclistica della GP12, per avere sia la possibilità di accelerare lo sviluppo della moto per il prossimo anno e di fornire ai nostri piloti una base dal potenziale più elevato per il campionato in corso. Considerando che Valentino non ha ancora mai guidato la GP11.1, questa scelta potrebbe richiedere al team qualche gara per sfruttarne appieno il potenziale, ma l’abbiamo portata avanti perché la riteniamo un passo importante nel nostro processo di sviluppo".
anche hayden — Lo sviluppo in corsa vedrà impegnato anche l'americano Nicky Hayden, che proverà la GP11 equipaggiata con lo "step 2" del telaio, dalle rigidezze ulteriormente modificate rispetto alla versione introdotta nei test di Estoril. Da Laguna Seca, il 24 luglio, terminata la rotazione dei motori, anche Hayden guiderà la GP11.1.
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La Lega si spacca e Bossi attacca Maroni: “Non è soddisfatto? Peggio per lui”

All'indomani della riconferma di Marco Reguzzoni, fedelissimo del senatùr, a capogruppo del partito a Montecitorio, parte la resa dei conti nel Carroccio. Il leader: "E' la base che tiene sotto controllo la Lega, non il ministro dell'Interno". Domenica a Pontida lo striscione che inneggiava a "Maroni presidente del Consiglio"


Il capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni
Domenica, sul prato di Pontida, era arrivato il primo segno di scollamento, con quello striscione “Maroni presidente del Consiglio” che sembrava un messaggio chiaro a Bossi: dalla secessione alla successione. Neanche una settimana dopo la Lega Nord non è mai stata così in bilico. “Maroni non è soddisfatto? Peggio per lui”. Le parole del senatùr suonano come una vera e propria rottura con il ministro dell’Interno, dopo la battaglia per il rinnovo del capogruppo alla Camera, che ha visto la conferma di Marco Reguzzoni, fedelissimo del “cerchio magico” del leader.

Ogni ora che passa si allarga la frattura interna che vede opposti il ministro e il gruppo di Rosy Mauro, dello stesso Reguzzoni, di Federico Bricolo e di tutta la frangia più vicina a Bossi. Personaggi influenti, capaci di arrivare dritti al capo grazie soprattutto al sostegno della famiglia, con il figlio Renzo e la moglie Manuela Marrone a fare da garanti e consiglieri.

Le ragioni della spaccatura? Sicuramente due diverse vedute sul futuro del partito, forse l’aspirazione ad assumerne il controllo, magari anche la paura che il declino politico di Berlusconi trascini a fondo anche le bandiere verdi. Per anni la solidità e la tenuta del movimento celodurista sono stati considerati un vero e proprio dogma. E non è che non ci fossero divergenze interne, ma i panni sporchi la Lega se li è sempre lavati in casa.

Anche la storia del Carroccio è costellata di piccoli scismi, ma il cuore del partito, quello verde padano, che batteva solo in nome di Umberto Bossi ha sempre tenuto la barra dritta, seguendo la rotta indicata dal capo. Se qualcuno aveva da ridire veniva invitato a guadagnare l’uscita. Oggi evidentemente la rottura è più profonda, più lacerante. Così anche nella Lega si assiste a quel teatrino fatto di voci, di rumors, di dichiarazioni a mezza bocca, di frasi dette e suggerite. Piccole o grandi confidenze più utili a screditare l’avversario che al bene del partito. “Purtroppo il problema è Bossi”, sussurrano alcuni bene informati dall’interno del Carroccio: “Non è più quello di una volta, si fa ammaliare dalle sirene”.

Le sirene sono ovviamente quelle di Marco Reguzzoni, che dopo aver lanciato l’Opa ostile sulla segreteria nazionale di Giancarlo Giorgetti è riuscito a resistere al contrattacco dei maroniani, restando incollato alla poltrona di capogruppo con la benedizione di Bossi.

Nel braccio di ferro tra Bossi e il “delfino” Maroni, che voleva prendere il controllo del gruppo parlamentare più delicato mettendoci il lombardo Giacomo Stucchi, alla fine hanno vinto il vecchio leader e il suo “cerchio magico”. Almeno per ora.

“Ma la situazione nella Lega è sotto controllo?” chiedevano oggi i cronisti davanti a Montecitorio. E il Senatur a rispondere: “E’ sotto controllo la base, è la base che tiene sotto controllo la Lega, non Maroni”. Ma ieri ci sono state liti durante riunione dei deputati leghisti? “E’ andata benissimo. Non ci sono liti dove ci sono io”.

In realtà la situazione è ben diversa. Umberto Bossi ha spuntato la vittoria nel primo “scontro” con il ministro dell’Interno, ma la guerra è solo all’inizio, a cominciare proprio da quella base che il senatùr invoca, sempre più inquieta.

Intanto però il capo ha conservato il terreno. Con l’astuzia. O forse con il ricatto. Va benissimo sostituire il capogruppo dopo un anno, aveva detto Bossi in mattinata ai deputati in attesa di un suo pronunciamento, “ma poi Reguzzoni lo mando a fare il segretario nazionale della Lega Lombarda”. Un messaggio fin troppo chiaro per i fragili equilibri leghisti: a saltare sarebbe stato proprio Giancarlo Giorgetti, l’uomo più vicino a Maroni all’interno del Carroccio. Insomma, un siluro al “delfino” designato dal popolo degli striscioni di Pontida che non ha lasciato scampo. Alle sette e mezzo di sera, Marco Reguzzoni era di nuovo a capo del gruppo parlamentare, per acclamazione, con grande soddisfazione di Bossi: “Sì, sono proprio soddisfatto”. E Reguzzoni: “Sono anch’io soddisfatto, questo vuol dire che la Lega è unita, che c’è solo Bossi e io sono un bossiano di ferro”.

Maroni, dunque, esce sconfitto nella prima avanzata contro il “cerchio magico” bossiano che ancora una volta ha tenuto saldo in mano lo scettro del comando. E dire, però, che il ministro aveva studiato bene ogni mossa. Dopo la “conquista” del gruppo alla Camera, che gli avrebbe dato il comando diretto delle truppe leghiste nella tenuta della maggioranza, l’idea era quella di ripetere l’operazione anche al Senato. Nel mirino dei leghisti di rito maroniano di Palazzo Madama ci sarebbe stato Federico Bricolo, guarda caso esponente di spicco tra i bossiani del “cerchio”. La sostituzione di Bricolo sarebbe stato un colpo ancora più forte a Rosy Mauro, che al Senato è vicepresidente.

Al posto di Bricolo, i maroniani puntavano a mettere Massimo Garavaglia, anche lui lombardo, ma proprio per non schiacciare troppo i favoriti sulla sezione lombarda, alla fine era saltato fuori il nome del veneto Paolo Franco. Ovviamente l’operazione Senato sarebbe partita – seppur con qualche difficoltà in più – solo dopo la “conquista” del gruppo alla Camera. Che sarebbe finita così forse Maroni lo aveva capito fin da ieri (lui era assente giustificato al Senato per via della laurea della figlia) quando c’era stato un salace scambio di battute con Castelli sulla bocciatura dei pedaggi sul raccordo anulare. Tant’è che anche ieri mattina alla Camera, Maroni risultava assente nei banchi del governo e non si è visto per tutta la giornata.

Quindi, nel pomeriggio, il segnale, con Bossi che è uscito più volte dall’aula di Montecitorio accompagnato da Reguzzoni e, infine, il voto. Reguzzoni, sulla carta, dovrebbe lasciare definitivamente la guida del gruppo a dicembre, a meno che il Cavaliere non lo chiami al governo alle politiche comunitarie, con Anna Maria Bernini forse alla Giustizia, per quanto questo nome sia già stato bocciato una volta dal Quirinale. Se Reguzzoni dovesse diventare ministro, forse nella Lega potrebbe riaprirsi la lotta per la successione interna, ma per il momento il capitolo pare definitivamente archiviato. Nonostante Pontida.

ha collaborato Alessandro Madron

martedì 21 giugno 2011

“La macchina della munnezza”, De Magistris
non ci sta e urla al sabotaggio
Il neo-sindaco denuncia un sabotaggio nei propri confronti per far fallire il piano anti-spazzatura previsto dalla sua prima delibera di giunta. Nel mirino dell'accusa quel sistema politico-affaristico che per anni ha lucrato sul ciclo dei rifiuti. I cinque giorni promessi per ripulire Napoli stanno scadendo e la città è sommersa da oltre 2mila tonnellate di spazzatura
Sabotaggio. Luigi De Magistris non usa mezzi termini per spiegare il perché Napoli sia sommersa dai rifiuti a quattro giorni dal suo proclama: “Ripuliremo la città in cinque giorni”, aveva annunciato illustrando il new-deal della città. Qualcuno ha remato contro: la “macchina della munnezza”, quella di chi in questi anni ha lucrato sull’emergenza perpetua e teme l’annunciato “voltar pagina”, ora gioca il tutto per tutto. E gioca sporco.

A cominciare dai dipendenti delle società che, in subappalto, gestiscono la raccolta in un lembo di città. Ex disoccupati, di quelli organizzati a fomentare la piazza e far crescere la protesta all’estremo. “Gente abituata a guadagnare fino a tremila euro al mese per non fare nulla” racconta chi li conosce bene: anche se cambiano le aziende, loro restano sempre al proprio posto. A fare e disfare. Come è successo l’altra notte, dove i soliti noti hanno impedito fisicamente la raccolta. Con le buone e con le cattive: indaga la Digos.

I nomi sono sempre gli stessi, i referenti politici pure: la filiera delle responsabilità è un monocolore azzurro, come il partito del Premier. Dal consigliere provinciale ex Forza Italia recentemente arrestato e sponsor di una delle cooperative attenzionate, al Presidente della Giunta Provinciale, Luigi Cesaro, che avrebbe dovuto da mesi individuare un buco dove stipare la munnezza di Napoli e non l’ha fatto. Da Nicola Cosentino fino al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che l’aveva giurata ai napoletani all’indomani della debacle elettorale.

Tutti sanno bene quanto il sistema sia fragile e come basti uno stuzzicadente per bloccare l’ingranaggio, tutti conoscono alla perfezione la parte assegnata in quel fetido copione. Ecco: per capire perché a ventiquattrore dalla scadenza dell’impegno preso dal Sindaco di Napoli la spazzatura in città cresce anziché diminuire, bisogna mettere insieme tutte le tessere di un puzzle già smontato e rimontato centinaia di volte. La città non è autonoma: una volta raccolti i rifiuti per strada, spetta alla Regione (a guida centrodestra, ndr) decidere dove sversarli e alla Provincia di Napoli gestire il resto. Il risultato è che gli oltre 200 mezzi di ASIA, la società del Comune che gestisce il servizio, sono colmi da giorni e non sanno dove andare a svuotare le loro pance. E la munnezza cresce per strada, dai bordi di periferia fino al centro. Il caldo fa il resto: in alcuni punti della città l’aria è irrespirabile, il cielo ammorbato da insetti di ogni specie che si moltiplicano insieme ai sacchetti.

L’ultimo bollettino parla di oltre 2.600 tonnellate sparse per le strade della città. Cifre drammatiche, destinate a crescere fino a quando il Governo non varerà il decreto che sbocca il trasferimento fuori regione dei rifiuti campani, unica soluzione con le discariche ormai intasate. La Lega, manco a dirlo, si oppone: dei rifiuti di Napoli accetta solo i lucrosi utili della gestione dell’inceneritore di Acerra. Lega di cassa e di Governo, che prende i soldi e scappa: dal caos, dalla puzza, dalle responsabilità di tre anni di immobilismo totale sul fronte rifiuti del Governo che sostiene anche in questa lenta e inesorabile agonia. Il risultato si vede e si annusa per le strade di Napoli, che oggi sono nelle stesse condizioni di tre anni fa. Pure peggiori, grazie soprattutto all’inerzia di tutti gli uomini del Presidente, che sapientemente avevano costruito a tavolino una nuova emergenza indotta da risolvere con il più classico dei miracoli salvifici berlusconiani. Qualcosa non è andato per il verso giusto, il sacchetto è esploso nelle mani di chi l’aveva preparato.

Da mesi il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro – l’uomo che porta mozzarelle ad Arcore dopo aver portato pizzini per conto di donna Rosetta Cutolo a metà degli anni ’80 – avrebbe dovuto individuare l’area per una nuova discarica da un milione di tonnellate. Un polmone fetido, per permettere davvero alla città di diventare autonoma dopo i vuoti proclami della B2, Berlusconi e Bertolaso. Un impegno preso, nero su bianco, a inizio anno a Palazzo Chigi ma mai mantenuto. Non solo: una delle tre linee di produzione dell’inceneritore di Acerra, gestito dai Lombardi di A2A, è fermo per manutenzione programmata. Proprio ora, quando era chiaro a tutti che in assenza di spazi in discarica a Napoli sarebbe scoppiato l’inferno. Una situazione buona per tutte le stagioni: se a Napoli avesse vinto Lettieri, Berlusconi avrebbe rivendicato un altro miracolo. Ora, lascia che la città sprofondi nei mali da lui stesso congegnati.
 
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Facebook Music al lancio
il social network ora suona

Zuckerberg stringe accordi con Spotify e altri fornitori di contenuti musicali in tempo reale, per integrarli nell'esperienza di navigazione del sito. Si potranno condividere canzoni e conoscere le preferenze musicali di altri utenti. L'obbiettivo è diventare il crocevia della musica digitale di TIZIANO TONIUTTI

ROMA - Verso la fine di maggio le prime voci: Facebook è interessato a Spotify, un popolare servizio di streaming musicale attivo in diversi paesi, ma non ancora negli Usa (e nemmeno in Italia). Spotify è in sostanza un enorme archivio sonoro, 13 milioni di brani: basta collegarsi per ascoltare gratuitamente tutto quello che si vuole, con alcuni spot pubblicitari occasionali. E poi naturalmente i brani possono essere acquistati o condivisi sulle reti sociali. Un servizio molto simile a quello proposto da Apple con Ping, l'estensione social di iTunes. A cui però ovviamente Zuckerberg non può puntare. Qualche giorno più tardi, la strategia di Facebook è più chiara: non c'è solo Spotify nelle mire della grande F, ma anche servizi minori di condivisione sonora come Soundcloud e Turntable. Insomma, l'idea di Zuckerberg è di far ruotare l'industria musicale 2.0 anche nella sua orbita, e non solo in quella di Apple. E l'idea ha un nome: Facebook Music.

Facebook Music. Immaginate un lettore musicale innestato dentro l'interfaccia di Facebook, che può suonare la musica che preferite, creando playlist, o segnalare suggerimenti e condivisioni da parte di altri utenti. Questo a grandi linee sarà Facebook Music, controllato da un "cruscotto" specifico nelle preferenze, e un grande pulsante Play/Stop posto tra i comandi principali del sito. Una presenza non invasiva e però riconoscibile per sonorizzare l'esperienza del social network, e rimanere aggiornati sul flusso sonoro della vostra rete di contatti nello stesso modo in cui si viene notificati di altre condivisioni, testi, siti, video, status. E poi legare il mercato della musica a questa rifioritura dell'industria discografica in chiave social, ma non solo: quando saranno annunciati i partner, probabilmente la sorpresa sarà vedere le proposte delle major discografiche vicino a quelle indipendenti e slegate. Spotify sì, ma anche altri servizi. Tutti partono dallo stesso punto, e ognuno ascolta ciò che vuole. In realtà, una funzione Facebook Music esiste sin dal 2008 ed era originariamente un servizio pensato per aiutare gli emergenti nella promozione. Ma il servizio non ha mai ottenuto grande interesse.

Suono Sociale. Facebook punta quindi al nuovo mercato della musica, quello di fatto creato da Apple con iTunes e che sta transitando dall'acquisizione fisica degli Mp3, fondamentale, a forme di streaming evolute, con abbonamenti premium o inclusioni pubblicitarie. Secondo indiscrezioni, Facebook Music sarà lanciato entro l'estate, per far coincidere l'apertura di Spotify negli Usa. E poi probabilmente rilasciato compatibilmente con la presenza di Spotify negli altri paesi, già diversi in Europa. Ma l'Italia manca ancora all'appello, e non c'è una data di lancio, neanche approssimativa.
 
(21 giugno 2011)
 
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Il governo alza la soglia dei tassi usurai “Banche favorite a scapito dei cittadini”
L'associazione dei consumatori Adusbef denuncia la norma contenuta nel decreto sviluppo approvato alla Camera, che modifica il livello a cui un prestito si considera da usura. "Aumenti sugli interessi dei mutui anche dell'80%"
Il decreto sviluppo, approvato alla Camera, alza il tasso di soglia oltre il quale un prestito diventa usuraio. Per le associazioni dei consumatori e anti-usura è un altro regalo al sistema bancario. La legge che viene modificata è la numero 108 del 1996, fortemente voluta dalle associazioni che si battono da sempre contro lo strozzinaggio, che prevedeva una soglia anche per gli istituti di credito nell’erogazione di prestiti a imprese e famiglie.

Il calcolo del limite, oltre il quale si configurava un tasso usuraio, era fissato da un meccanismo molto semplice. Oggi il meccanismo di determinazione viene modificato. Prima si prendeva in considerazione il tasso medio rilevato dalla Banca d’Italia, ogni trimestre, aumentato della metà. Un tasso di interesse che superava tale soglia veniva definito ‘usuraio’. Il decreto sviluppo stabilisce che il calcolo sia fatto in modo più vantaggioso per le banche: si aumenta il tasso medio del 25% e al risultato si aggiunge una maggiorazione di 4 punti con la previsione che “la differenza tra il limite e il tasso medio non può essere superiore a otto punti percentuali”.

Nei fatti la soglia aumenta soprattutto per i mutui che potranno essere erogati a tassi di interesse più alti. Pagano i cittadini, guadagnano le banche. “Ora Tremonti, da maggiordomo dei banchieri – denuncia Elio Lannutti, presidente Adusbef e senatore Idv – dopo aver messo una pietra tombale sui rimborsi per anatocismo (rendendo vana la sentenza della Cassazione che dichiarava illegali gli interessi sugli interessi), ha aumentato i tassi soglia fino all’80%”. L’Adusbef ha realizzato una tabella comparativa. Un esempio su tutti: “ Per il trimestre in corso, la rilevazione Bankitalia del tasso medio applicato ai mutui variabili è pari al 2,79 %. La soglia d’usura attuale è del 4,185 %. La nuova soglia salirebbe al 7,4875 per cento, con un aumento del 78,9 percento rispetto all’attuale”. Discorso analogo anche per i mutui a tasso fisso con un aumento del 40%.

Non c’è solo questo aspetto a preoccupare. Secondo Lino Busà, presidente di Sos Impresa, questa modifica rimette in corsa e rende legali una serie di operazioni fatte non solo da banche, ma anche da società di intermediazione finanziarie che solitamente prestano soldi a tassi elevati, intorno al 20%. “Oltre centomila società – spiega Busà – che in Italia non sono regolamentate, ma che offrono prestiti personali a singoli e imprese e che, al netto di professionisti seri, spesso nascondono  dietro il paravento societario gruppi di usurai e interessi criminali”. Piuttosto che rivedere la legge del 1996 in senso migliorativo come chiedeva il mondo associativo a partire dalla consulta nazionale antiusura, per rendere efficace l’emersione del fenomeno e favorire la denuncia, il governo, per il momento, ha rivisto il tasso soglia favorendo le banche a discapito di imprese e cittadini.
 
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Caccia, si rompe la tregua
"No ai calendari fai da te"

La Liguria ha varato il calendario venatorio ignorando l'accordo tecnico che dovrebbe essere ratificato giovedì dalla conferenza Stato-Regioni. La denuncia del Pd: "Se l'esempio sarà seguito da altri, si rischia un contenzioso aspro con l'Unione europea" di ANTONIO CIANCIULLO

ROMA - Si è già infranta la tregua sulla caccia. L'accordo tecnico tra associazioni venatorie, ambientalisti, agricoltori ed enti locali, che dovrebbe essere ratificato giovedì prossimo dalla Conferenza Stato-Regioni, è stato ignorato dalla Regione Liguria che nei giorni scorsi ha varato il suo calendario venatorio ignorando lo spirito della legge comunitaria, varata proprio per evitare nuovi stop disciplinari all'Italia da parte di Bruxelles 1.

La denuncia è stata presentata dagli ambientalisti del Pd che temono un effetto domino, con il varo di altri calendari venatori anomali che porterebbero all'apertura di un nuovo procedimento per l'infrazione delle direttive comunitarie. "L'anno scorso abbiamo fermato la deregulation violenta prevista della legge Orsi: non vorremmo che i provvedimenti cacciati dalla porta rientrassero dalla finestra", ha spiegato Roberto Della Seta, capogruppo Pd alla commissione ambiente del Senato. "Se Toscana e Umbria seguissero la strada della Liguria, che ha varato un calendario dettato dalle associazioni venatorie più estremiste, tornerebbe ad aprirsi un contenzioso aspro con l'Unione europea che ci costerebbe sanzioni pesanti anche dal punto di vista economico".

Anche Susanna Cenni, della commissione agricoltura della Camera, ha firmato l'appello alle Regioni perché adottino una posizione responsabile che metta al centro delle decisioni sulla caccia il parere dell'Ispra, che è l'istituto scientifico chiamato a regolamentare il settore.

"La decisione della Liguria è particolarmente grave perché viola l'intesa trovata in Conferenza delle Regioni per la definizione di calendari venatori condivisi dalle categorie interessate", aggiunge Marco Ciarafoni, responsabile biodiversità e politiche faunistiche del Pd. "Occorre una normativa omogenea e soprattutto in linea con le direttive europee e con la normativa approvata con la legge comunitaria".

Con quest'ultima legge è stata data alle Regioni la possibilità di avere una certa flessibilità nell'apertura e chiusura della caccia alle singole specie rispetto al calendario canonico (apertura alla terza domenica di settembre, chiusura il 31 gennaio). Ma la Liguria ha applicato la norma a senso unico: solo allargamenti del calendario, nessuna protezione supplementare per le specie a maggior rischio. Se l'esempio verrà seguito - magari con l'aggiunta delle deroghe che da anni Veneto e Lombardia si ostinano a ripetere nonostante la sconfessione da parte del Tar, della Corte Costituzionale e dell'Europa - la situazione dell'Italia a Bruxelles tornerà a farsi critica.
(21 giugno 2011)

lunedì 20 giugno 2011

yess....

Milano, Lele Mora finisce in carcere
bancarotta fraudolenta da 8,5 milioni

Il manager dei vip, coinvolto anche nel caso Ruby insieme con Berlusconi, arrestato nel quartier
generale in viale Monza. Il gip: "Ha trasferito ingenti somme all'estero e poteva tentare la fuga"


Lele Mora è stato arrestato dagli uomini della guardia di finanza nel suo quartier generale in viale Monza, a Milano, con l'accusa di bancarotta fraudolenta. I magistrati gli contestano una distrazione da 8 milioni e mezzo di euro. Mora è coinvolto anche negli scandali legati anche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ed esplosi con il caso Ruby: l'arresto non riguarda comunque queste vicende.

Le accuse sono di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata firmata dal gip Fabio Antezza. Le indagini, condotte dai pm Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci, hanno consentito di accertare una bancarotta fraudolenta per oltre 8 milioni di euro in relazione alla gestione di una società di organizzazione e gestione di eventi. Una parte delle somme distratte, è stato ricostruito, è stata utilizzata dallo stesso imprenditore per effettuare rilevanti investimenti immobiliari.

Le somme venivano distratte dalla lm management, società dichiarata fallita dal tribunale di Milano nei mesi scorsi, in favore soprattutto della Diana immobiliare, altra società riconducibile a Mora e dichiarata fallita. In particolare, circa 3 milioni di euro sono stati retrocessi in contanti con un sistema di fatturazione per operazioni inesistenti, mentre 5 milioni è il valore degli immobili ceduti alla Diana immobilare e poi affittati dalla lm management.

Nel motivare l'ordinanza cautelare il gip ha rimarcato il pericolo di fuga dell'agente dello spettacolo, che vive tra Milano e la Svizzera. Proprio in territorio elvetico, stando alla ricostruzione dei pm, Mora avrebbe trasferito cospicue somme di denaro. All'agente dei vip la Procura contesta anche di avere continuato a svolgere attività imprenditoriale nonostante il fallimento della Lm Management e il suo fallimento personale, entrambi dichiarati dal tribunale di Milano. Le manette sono così scattate in presenza del pericolo di fuga, di un inquinamento probatorio definito "di rilevante intensità" e del pericolo di reiterazione del reato, considerando anche i precedenti penali di Mora.

Il gip definisce Mora una persona "dalla professionalità criminale". Per il giudice "è appena il caso di rilevare - si legge nell'ordinanza d'arresto - che le dichiarazioni rese da Mora non sono in concreto tali da attenuare il grado delle esigenze cautelari stante le descritte professionalità criminali e capacità economica di origine illecita 'doppiate' dall'attività di drenaggio di denaro anche successiva alla dichiarazione di fallimento" delle sue società. 

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Acqua troppo radioattiva
Tepco deve fermare la bonifica

Il liquido accumulato nell'edificio del reattore 3 ha saturato subito gli strumenti per la depurazione costringendo l'azienda elettrica allo stop. Dure critiche dalla Aiea: "Nella centrale sicurezza insufficiente"

TOKYO - Falsa partenza per la decontaminazione della centrale nucleare di Fukuschima dall'acqua radioattiva che si è accumulata in questi mesi nell'impianto i cui reattori sono  andati in tilt in seguito allo tsunami dello scorso marzo. La Tepco, l'azienda elettrica gestore della centrale, è stata costretta a sospendere le operazioni di depurazione solo alcune ore dopo che erano iniziate a causa di un innalzamento improvviso - molto maggiore di quanto ci si aspettasse - dei livelli di radioattività.

I meccanismi che assorbono cesio radioattivo, secondo quanto riferiuscono i funzionari dell'azienda, hanno raggiunto infatti la loro capacità di assorbimento massimo, "molto prima del previsto".  Le operazioni di pulizia delle acque
che la Tepco è stata costretta a sospendere riguardano le acque contaminate accumulate nello scantinato dell'edificio nel quale si trovano le turbine del reattore numero 3. La bonifica consiste nel trasferire l'acqua stagnante radioattiva accumulata nel basamento dell'edificio in una struttura centralizzata per lo smaltimento dei materiali contaminati. Progettati per resistere a un'onda di tsunami alta 10 metri, gli edifici della centrale erano stati travolti e allagati dall'onda di tsunami di 14 metri generata dal terremoto dell'11 marzo scorso.

Malgrado l'eccezionalità di questo evento, secondo il rapporto realizzato dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica dell'Onu la gravità dell'incidente è stata determinata in buona parte da carenze nel sistema di sicurezza. Il documento sarà esaminato la prossima settimana a Vienna. Il testo di 160 pagine critica aspramente i dirigenti della Tepco, esaltando invece l'eorico comportamento dei dipendenti che in situazioni difficili hanno fatto di tutto per contenere i danni. In particolare gli ispettori criticano "le insufficienti difese anti-tsunami" e più in generale ogni sistema prendeva in considerazione singoli rischi ma non , come è accaduto," l'accavallarsi di più emergenze e blocchi dei sistemi di sicurezza".

L'imprevisto stop ai lavori di depurazione delle acque sembrano destinati a ritardare ancora una volta la bonifica completa dell'impianto. Proprio ieri la Tepco aveva ottimisticamente annunciato che tutte le vasche del combustibile nucleare esausto della centrale di Fukushima saranno raffreddate stabilmente nell'arco di un mese, mentre per i reattori lo 'stop a freddo' vale la previsione di gennaio 2012.
(18 giugno 2011)
 
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Alonso chiama la fortuna
"A Valencia in credito"

Il ferrarista ottimista in vista del GP d'Europa sulla pista di casa: "So che c'è tanta attesa per la nostra prima vittoria e per noi è lo stesso. Le caratteristiche del tracciato potrebbero essere buone come il Canada dove non ce n'è andata bene una"


Fernando Alonso è quinto nel Mondiale. Ap
Fernando Alonso è quinto nel Mondiale. Ap
MARANELLO (Modena), 20 giugno 2011 - Una spinta dalla fortuna per arrivare al top e far festa a Valencia. Fernando Alonso spera nell'aiuto della sorte per centrare il primo successo della stagione domenica, nel GP d'Europa. "È un appuntamento importante per la Ferrari e per me, che avrò un'altra opportunità di poter correre davanti al mio pubblico - ha detto l'iberico sul sito della Ferrari - a dire il vero non sono mai stato troppo fortunato da quando questa gara si corre sul circuito cittadino di Valencia, in particolare lo scorso anno quando, nonostante una macchina molto competitiva, finii all'8° posto".

Alonso ha vinto 2 titioli iridati. Ap
Alonso ha vinto 2 titioli iridati. Ap
fortuna — "Tutti però si ricordano quello che accadde con l'uscita di pista della safety-car e non vale certo la pena tornarci sopra. Sono sempre dell'idea che sfortuna e fortuna si compensino alla fine della stagione e magari questa legge non scritta vale anche per le piste: allora diciamo che mi farebbe piacere che quello che la sorte ci ha tolto lo scorso anno ce lo restituisca adesso" aggiunge prima di ripensare al GP del Canada di 8 giorni fa: "Del resto, anche in questo inizio di stagione sembra che la sorte non ci sia favorevole: a Montreal, in gara, non ce n'è andata dritta una...". "So che c'è tanta attesa da parte dei nostri tifosi per la prima vittoria della stagione e vi assicuro che anche per noi è la stessa cosa. Nelle ultime due gare abbiamo dimostrato chiaramente di avere il potenziale per vincere e, soprattutto a Monaco, ci siamo andati molto vicini anche se credo che anche in Canada avremmo potuto lottare fino in fondo, considerato quello che si era visto in qualifica".
nuova gomma — La pista di Valencia potrebbe aiutare la 150° Italia: "Andiamo su un tracciato che ha delle caratteristiche abbastanza simili a quello di Montreal e non ci dovrebbero essere apparentemente dei motivi per cui non essere competitivi anche lì - spiega il campione di Oviedo - la 150° Italia sarà sostanzialmente nella stessa configurazione che abbiamo visto nell'ultima gara e la novità più grande sarà il debutto ufficiale della gomma a mescola media prodotta dalla Pirelli, che sarà accoppiata a quella supermorbida. Durante l'inverno avevamo potuto provare diverse volte questo pneumatico ma adesso sarà tutta un'altra cosa, visto che la differenza di temperatura rispetto ai test di febbraio e marzo sarà di una ventina di gradi e che le caratteristiche del tracciato di Valencia non sono certo paragonabili nè a quelle di Jerez o di Barcellona nè tantomeno a quelle del tracciato permanente di Cheste, situato ad una ventina di chilometri dal centro città".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Rivoluzione internet
Nasce il ".impresa"

L'ente internazionale preposto ai nomi a dominio Icann ha stabilito che le compagnie private potranno utilizzare il proprio nome come suffisso dei propri siti web. Gli esperti: "Il più grande cambiamento dalla creazione del dotcom"

SINGAPORE - Le imprese private su internet d'ora in poi potranno utilizzare il loro nome nel suffisso del dominio, per esempio al posto dei suffissi .org o .net: lo ha stabilito l'ente internazionale preposto ai nomi a dominio Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), il cui consiglio di amministrazione si è riunito oggi a Singapore.

"Si tratta del maggiore cambiamento concernente i nomi di dominio dalla creazione di 'dotcom' (.com) 26 anni fa", ha spiegato Theo Hnarakis, direttore del Melbourne It Digital Brand Services, società con sede in California specializzata in servizi internet. Insomma non solo più ".com" o ".gov", nasceranno i siti ".apple" o ".fiat". "L'Icann ha aperto il sistema dei nomi per scatenare l'immaginazione globale - ha detto il consiglio dell'ente alla fine della riunion e- La decisione di oggi rispetta il diritto dei gruppi di creare domini a livello massimo in ogni lingua o scrittura". "Speriamo che questa permetta al sistema dei nomi a dominio di servire meglio tutta l'umanità", ha spiegato il presidente dell'Icann Rod Beckstrom.

Le richieste verranno accolte a partire dal 12 gennaio 2012. Secondo gli esperti i primi a fare domanda saranno le grandi corporation e le città, per registrare i domini generici (gTLD) di marchi famosi, o nomi di luoghi, come ".newyork". Al momento esistono solo 22 gTLD (come ".com", ".info", ".org"), più circa 250 domini con nomi di paesi (come ".it", ".uk"). Dopo questo cambiamento si attendono centinaia di nuovi gTLD.

 A beneficiare di più di questa novità saranno le "grandi marche con un marketing chiaro e una strategia orientata verso i clienti, che consente loro di sfuttare il proprio nome in modo competitivo", dice Hnarakis. Grandi gruppi come Apple, Toyota o Bmw, ad esempio, potranno lanciare a pagamento siti con il loro nome a suffisso.

La Icann, nata nel 1998, è un'azienda no profit che conta partecipanti da tutto il mondo e opera nell'intento di rendere internet sicura e stabile, coordinando gli indirizzi della rete in tutto il mondo.
(20 giugno 2011)
 

domenica 19 giugno 2011

già......

Aragon, duello tra italiani
Melandri in pole, Biaggi 2°

Spettacolare qualifica in Spagna per settima prova del Mondiale: il ravennate segue il romano e lo beffa segnando il miglior tempo. In prima fila anche Camier. Il leader iridato Checa è quarto con la Ducati che domani può centrare la vittoria numero 300

Marco Melandri in azione ad Aragon sulla sua Yamaha
Marco Melandri in azione ad Aragon sulla sua Yamaha
ALCANIZ (Spagna), 18 giugno 2011 – Marco Melandri partirà in pole nella settima prova del Mondiale Superbike sbarcato per la prima volta sul tracciato spagnolo di Aragon. Per il pilota ravennate, 28 anni, si tratta della prima volta al palo nelle derivate dalla serie cui è approdato ad inizio di questa stagione. La Yamaha, 37 pole, non scattava in pole dal GP di Francia 2010 con Cal Crutchlow.
gioco d'astuzia — Melandri ha giocato d'astuzia contro il grande rivale Max Biaggi seguito fin dall'uscita dai box nella fase decisiva della Superpole. A quel punto, avendo entrambi montato la copertura da qualifica, Biaggi non poteva più mollare e ha fatto da riferimento per l'inseguitore autore anche del nuovo primato del tracciato in 1'57”634. Biaggi, battuto al primo tentativo, ha spinto per una seconda imprevista tornata migliorando solo due decimi, 1'57”790, troppo poco per riprendersi il primato.
bravo badovini — L'Aprilia ha piazzato in prima fila anche il britannico Leon Camier risorto dopo le ultime incosistenti prestazioni. Solo quarto il ducatista Carlos Checa che affronta la gara di casa con 72 punti di vantaggio su Biaggi e 95 su Melandri. Il capoclassifica del Mondiale conta di regalare alla Ducati il successo numero 300 (ne manca uno) e il 750° podio (ne servono due) nel Mondiale, ma stavolta contro Marco e Max sarà più dura del solito. Eccelente prestazione (ottavo) per il 24enne Ayrton Badovini che anche in questa circostanza ha salvato il bilancio della Bmw affondata con gli ufficiali Leon Haslam (14°) e Troy Corser (16°). Il via delle due manche domenica alle 12 e alle 15.30.
Paolo Gozzi© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Francia, proposta per liberalizzare cannabis Nel Paese tra i più severi d’Europa
La legislazione è così dura che è difficile distinguere tra consumatori e spacciatori. E lo 'spinello' è sempre stato un tabù. Eppure un gruppo di deputati socialisti ha stilato un rapporto sul tema, proponendo coffe shop all'olandese. Un'idea accolta anche da storici conservatori come l'ex premier Dominique de Villepin
Una proposta antiproibizionista arriva proprio dalla Francia. Un Paese dove la ‘canna’ ha rappresentato sempre un argomento tabù. Dove la legge è rimasta costantemente durissima contro l’uso delle droghe leggere. Una delle più severe d’Europa anche quando, tra gli anni Ottanta e Novanta, in Italia e ancora di più in Spagna si ostentava in merito una certa nonchalance. Ebbene, proprio in Francia si chiede ora una possibile depenalizzazione della cannabis.

Ad avanzare la proposta, mercoledì scorso, è stato un gruppo di deputati del Partito socialista, la principale forza dell’opposizione che alle presidenziali del prossimo anno, visto il tracollo di Nicolas Sarkozy nei sondaggi, potrebbe anche strappare la vittoria. I parlamentari sono capeggiati da Daniel Vaillant, ex ministro degli Interni : classe 1949, aria seriosa della nomenclatura socialista pura e dura dei tempi che furono. Insomma, niente a che vedere con un no global o con un intellettuale della rive gauche che senza ‘fumo’ manca d’ispirazione. Vaillant lo disse la prima volta nel 2003, in un’intervista al quotidiano ‘Libération’: “Se vogliamo ridurre il numero dei consumatori di droghe leggere in Francia dobbiamo depenalizzare: non c’è altra strada”. Ora lui, che è pure sindaco del 18° arrondissement di Parigi, una delle aree più popolari della città e che ne sa qualcosa della violenza che il traffico di stupefacenti può provocare, ritorna all’attacco.

Il rapporto chiede “la legalizzazione controllata da parte dello Stato della cannabis, per uscire una volta per tutte dall’ipocrisia”. Nel concreto si liberalizzerebbe il commercio di droghe lggere, consentito in appositi punti vendita, simile ai tabacchi. In parallelo sarebbe consentita la creazione di una sorta di coffee shop sul modello olandese, dove poter comprare e consumare il prodotto. “Spazi di socialità” li definisce il testo. Al pari delle sigarette e degli alcoolici, lo Stato gestirebbe e regolerebbe produzione, commercializzazione e consumo della cannabis, al quale si potrebbero consacrare fino a 53mila ettari di terreno in Francia per la coltivazione.

Il progetto, che ha provocato polemiche, ma raccolto anche tanti inattesi consensi, arriva a sorpresa in un Paese dove al riguardo si è sempre scelto di ricorrere alla mano dura. Sulla base di una legge del 1970, applicata mediante il codice di salute pubblica, il consumo di cannabis è punito con una pena che può andare fino a un anno di carcere o con una multa fino a 3.750 euro: nessuno sconto per una dose di consumo giornaliera. In realtà dipende tutto dall’atteggiamento della polizia, che può decidere di non richiedere l’avvio di una procedura penale. Sta di fatto che i fermi per le droghe leggere si aggirano intorno ai 90mila all’anno. E che molte delle custodie cautelari (strumento utilizzato in misura massiccia in Francia) vengono applicate proprio nel caso di giovani beccati con un po’ di fumo in tasca. Non solo: il carattere perentorio e un po’ vago, senza alcun accenno alle dosi giornaliere, rende talvolta difficile la distinzione fra consumatore e trafficante, per il quale si prevede fino a dieci anni di prigione.

La severità della legge francese, poi, non ha ottenuto i risultati attesi nella prevenzione. Vengono stimati a quattro milioni i francesi che ricorrono alle droghe leggere almeno una volta nell’anno e a 1,2 milioni i consumatori abituali. Uno degli argomenti ricordati in questi giorni da chi ha voluto appoggiare l’idea di Vaillant. Sono molti i politici fra i socialisti - ma perfino un conservatore come Dominique de Villepin, ex premier di centro-destra, prototipo dell’alto borghese parigino – che hanno ammesso di apprezzare il lavoro di Vaillant. E di essere favorevole a limitare alla sola multa la possibile condanna del consumo di cannabis. Alcuni, invece, come Ségolène Royal, ne hanno preso le distanze.

Intanto un sondaggio di Ifop, pubblicato dal quotidiano ‘Sud-Ouest’, rileva che il 63 per cento dei francesi è contrario alla depenalizzazione e il 36 per cento favorevole Una minoranza, certo, ma neanche tanto piccola in un Paese dove il tema ha sempre rappresentato più o meno un tabù, non proprio al centro di un dibattito nazionale. Richiesto, invece, ora da Vaillant e dai deputati socialisti. Tra chi ha meno di 35 anni, poi, è già il 51 per cento ad appoggiare la proposta.

di Leonardo Martinelli

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Cyber-war del Pentagono
Modelli di Internet "in scala"

Il Governo Usa ha stanziato oltre 500 milioni di dollari per il progetto che permetterà ai ricercatori di simulare attacchi informatici da parte di potenze straniere e hacker contro gli Stati Uniti

NEW YORK - Il governo degli Stati Uniti sta costruendo un proprio "modello in scala" di Internet per effettuare cyber giochi di guerra. Diverse organizzazioni, tra cui il gruppo Lockheed Martin, stanno lavorando su prototipi di "poligono di tiro virtuale".

Il sistema, riferisce la Bbc online, permetterà ai ricercatori di simulare attacchi da parte di potenze straniere e di hacker dall'interno degli Stati Uniti. Per lo sviluppo di tecnologie informatiche il Dipartimento della Difesa americano ha stanziato oltre 500 milioni di dollari.

La supervisione del progetto "Range National Cyber" è affidata alla Darpa (Defense Advance Research Projects Agency), l'agenzia già coinvolta nelle prime ricerche sul network che ha portato a internet.
Quando il sistema verrà ultimato, funzionerà come banco di prova per le tecnologie di difesa, come i sistemi di protezione della rete.