mercoledì 30 novembre 2011

già....

Corruzione, ‘ndrangheta, rifiuti e grandi opere: il sistema Lombardia è sempre più nero 

L'arresto del vicepresidente del consiglio regionale Nicoli Cristiani e l'operazione contro il clan Valle-Lampada. Sono solo le ultime inchieste che svelano intrecci tra criminalità, politica e affari nella regione della ex "capitale morale"
Arresti per corruzione e arresti per mafia. Che scattano lo stesso giorno a Milano e a Brescia. Due inchieste distinte nei fatti, ma intimamente connesse nelle logiche di funzionamento del sistema Lombardia. Che ne esce a pezzi, sempre più “nero”, sempre meno “diverso” da quello di altre regioni accusate di essere intrise di malaffare. Vent’anni dopo Mani pulite, le tante inchieste sulla ‘ndrangheta trapiantata al nord e sui suoi rapporti politici completano un quadro ormai lontano anni luce dalla retorica di Milano “capitale morale”.

L’operazione della Direzione distrettuale antimafia diretta da Ilda Boccassini porta in carcere due imprenditori calabresi da tempo trasferiti a Milano, Francesco e Giulio Giuseppe Lampada. Le società di quest’ultimo, attive tra l’altro nel settore dei videopoker, hanno sede in via Melzi D’Eril a Milano, di fianco all’Arco della Pace. I Lampada sono legati alla famiglia Valle, di origine reggina ma stabilitasi da decenni nel milanese, già oggetto di diversi procedimenti per associazione mafiosa e usura. Francesco Lampada è il marito di Maria Valle, nipote del patriarca Francesco, anche lei finita oggi ai domiciliari.

I Lampada vantano un rapporto saldo con Armando Vagliati, consigliere comunale del Pdl a Milano. Un legame già emerso in passato e pienamente confermato da quest’ultima indagine. Vagliati – non indagato – ha anche introdotto Giulio Giuseppe Lampada a una festa elettorale dell’ex sindaco Letizia Moratti a La Banque, discoteca milanese di grido. E Leonardo Valle, altro figlio di Francesco, nel 2009 si candidò (senza successo) alle elzioni comunali di Cologno Monzese, in una lista “riformista” alleata con il Pd, con l’appoggio del medico calabrese Vincenzo Giglio, anche lui arrestato oggi insieme al cugino e omonimo giudice del Tribunale di Reggio Calabria.

La strategia dell’approccio alla politica è a tutto campo. E’ sempre Giulio Lampada, come emerge dalle carte dell’inchiesta, a organizzare nell’aprile 2008 una serata elettorale a Roma dove l’ospite d’onore è il candidato sindaco (poi vincente) Gianni Alemanno, già ministro per An. La festa si svolge al Café de Paris, che poi sarà sequestrato perché riconducibile al clan Alvaro di Sinopoli. A officiare l’incontro, il consigliere regionale calabrese Francesco Morelli, arrestato dalla Dda di Milano, anche lui della Destra sociale e in strettissimi rapporti con Alemanno.

L’inchiesta di Brescia ha invece portato all’arresto di Franco Nicoli Crsitiani, vicepresidente del consiglio regionale lombardo e a suo tempo fondatore di Forza Italia a Brescia. Insomma, un pezzo grosso della politica regionale, assessore all’Ambiente per due legislature nelle giunte guidate da Roberto Formigoni. La Procura lo accusa di corruzione nell’ambito della gestione illecita dei rifiuti. I carabinieri, quando si sono presentati nella sua casa di Mompiano per arrestarlo, hanno trovato 100 mila euro in biglietti da 500, divisi in due buste. Con lui è finito in carcere Giuseppe Rotondaro, coordinatore dello staff dell’Agenzia regionale per l’ambiente.

La presunta tangente è maturata secondo l’accusa nella gestione di alcune cave, settore da tempo nel mirino degli investigatori. Sono finite sotto sequestro la cava di Cappella Cantone (Cremona) destinata a una discarica di amianto, e un impianto per il trattamento di rifiuti a Calcinate (Bergamo). Ma i sequestri hanno toccato anche una delle più importanti opere pubbliche attualmente in costruzione in Lombardia, l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano, detta Brebemi, opera i cui costi sono raddoppiati da 880 milioni a 1,6 miliardi di euro: i sigilli sono stati messi ai cantieri di Cassano d’Adda (Milano) e Fara Olivana(Bergamo). Sotto l’asfalto della grande opera sarebbero finiti appunto rifiuti speciali che avrebbero dovuto essere smaltiti altrimenti.

Di ‘ndrangheta nell’inchiesta bergamasca non si parla, ma le misure cautelari hanno colpito anche Pierluca Locatelli, imprenditore del settore, la moglie Aurietta Pace Rocca, e due dipendenti della società. La Locatelli di Grumello Monte in provincia di Bergamo, però, era già stata coinvolta nel 2009 in un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano. Protagonisti i fratelli Marcello e Romualdo Paparo, originari di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), a capo di un solido gruppo imprenditoriale basato nell’hinterland nord milanese. La Locatelli faceva lavorare nei cantieri della Tav, altra grande opera pubblica, l’azienda di movimenti terra dei Paparo, la P&p. Non in Calabria ma in Lombardia, tra Pioltello e Pozzuolo Martesana.

La sentenza di primo grado ha fatto cadere l’accusa di associazione mafiosa per i fratelli Paparo, condannati però per possesso di armi (Marcello anche per aver ordinato il brutale pestaggio di un dipendente ribelle). Prosciolti per prescrizione altri dipendenti della Locatelli. Agli atti restano comunque le intercettazioni telefoniche in cui questi ultimi spiegano, loro ai calabresi, come aggirare “la famosa legge antimafia” e il limite del 2 per cento nei subappalti delle opere pubbliche. Per ingannare eventuali controlli di polizia sarebbe bastato “schiaffare” sui camion delle P&p “due targette Locatelli”. E il subappalto sarebbe sparito d’incanto.
 
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Bernie "spegne" l'Europa
"Il futuro dei GP è altrove"

LONDRA (Inghilterra), 29 novembre 2011

In un'intervista a Marca, Ecclestone azzera il Vecchio Continente per la F.1 che verrà: "È un'entità che appartiene al passato, le resteranno 5 gare. I posti nuovi saranno Russia, Sudafrica, Messico"


Bernie Ecclestone, patron della F.1. Ap
Bernie Ecclestone, patron della F.1. Ap
L'Europa è il passato, il futuro della F.1 è altrove. Secondo Bernie Ecclestone il grande circus della massima categoria motoristica sarà sempre più proiettato verso nuove frontiere. "Sicuramente la Russia, c'è un contratto. Forse il Sudafrica. Il Messico... Il mio problema è che credo che l'Europa sia finita comunque. Sarà un bel posto per il turismo ma poco altro. L'Europa è qualcosa che appartiene al passato" dice a chiare lettere Ecclestone in un'intervista al quotidiano spagnolo Marca. "Io penso che nei prossimi anni all'Europa resteranno cinque gare" aggiunge il n.1 della Fom.
eravamo dei pazzi — E a chi fa notare che l'Europa è l'anima della F.1, Ecclestone ribatte: "Era solita esserlo...". Il Mondiale ha già esplorato nuovi territori come l'India, la Corea del Sud o Singapore e 'Big Berniè è molto soddisfatto di come è andata. "Sì, sono molto contento. Mai avremmo pensato di avere la Corea in calendario - sottolinea - quando decidemmo di andare in Cina la gente diceva che eravamo pazzi, invece funziona" fa notare. La Spagna è l'unico paese europeo che ospita due gare del Mondiale, a Montmelò e Valencia. Ma probabilmente in futuro non sarà più così. "Non lo so, vedremo. Ma penso di no. Per Barcellona è difficile far quadrare i conti" spiega Ecclestone.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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TELEFONIA

Cambiare gestore ma non il numero
per l'Authority devono bastare 24 ore

Il Garante per le telecomunicazioni recepisce le indicazioni dell'Unione Europea. Il presidente Calabrò: "Con le nuove regole più tutele per i consumatori sia sotto il profilo della certezza che della rapidità". Le nuove regole in vigore entro tre mesi

ROMA  - Chi vorrà cambiare gestore di telefonia mobile mantenendo il vecchio numero potrà farlo in un solo giorno lavorativo. Lo ha stabilito, secondo quanto riferisce l'Ansa, l'Autorità per le telecomunicazioni in una riunione della Commissione infrastrutture e reti, che ha approvato un regolamento in materia.

Le disposizioni riprendono quanto stabilito nella primavera scorsa dall'Unione Europea con la definizione dei nuovi diritti per chi usa servizi internet e telefonici. Un insieme di regole conosciute come "Telecoms Package" che copre un ambito molto ampio ma indicava in particolare la necessità di abbassare dagli attuali tre (per il cellulare) o cinque (per il fisso di casa) ad un solo giorno il tempo necessario per cambiare operatore con portabilità del numero.

In una nota, l'Autorità spiega che "si tratta di un ulteriore passo del percorso già intrapreso con le regole adottate nel 2008 che avevano portato alla riduzione a tre giorni del tempo occorrente per ottenere la portabilità del numero, regole accompagnate da una serie di meccanismi che hanno drasticamente ridotto i casi di ritardo nella prestazione".

"Con le nuove regole - continua Calabrò - che entreranno in vigore entro tre mesi (un intervallo tecnico necessario per l'adeguamento delle procedure da parte degli operatori),
tale periodo si riduce ulteriormente ad un solo giorno".

Il Garante per le telecomunicazioni ricorda poi che "sono ora previsti indennizzi in caso di ritardi, che i clienti avranno diritto di ottenere dal nuovo operatore presso cui il numero è portato, con una semplice richiesta effettuata con mezzi non onerosi (ad esempio una telefonata al call center, una mail). Con queste nuove regole aumenta ancora il grado di apertura del mercato italiano dei servizi mobili, già caratterizzato da una notevolissima dinamica, agevolata dalla possibilità per gli utenti di cambiare facilmente operatore per aderire alle offerte più vantaggiose".

Accogliendo la richiesta degli operatori, informa ancora il comunicato, "l'Autorità ha deciso l'immediata apertura di un tavolo di confronto sui fenomeni speculativi di gestore (sim young) e di morosità persistente".

"Il provvedimento adottato oggi - precisa il presidente Corrado Calabrò - non potrà che aumentare ulteriormente le cifre relative ai soggetti che cambiano il gestore, rafforzando il primato che il nostro paese già vanta in Europa. Il nuovo quadro regolamentare assicura ai consumatori una garanzia in più sia sotto il profilo della certezza che della rapidità, oltre a maggiori tutele in caso di disservizi in materia di portabilità".

L'Authority è stata chiamata di recente ad occuparsi di questo problema in seguito a un esposto di Vodafone contro Fastweb.
(30 novembre 2011)

lunedì 28 novembre 2011

hahahahah

Css: "Niente cellulari ai bambini"Applicare principio precauzione

Per il Consiglio superiore, nonostante non sia stato finora dimostrato alcun rapporto di causalità tra l'esposizione a radio frequenze e le patologie tumorali, è necessario educare i più piccoli a un utilizzo non indiscriminato ma appropriato, quindi limitato alle situazioni di vera necessità, del telefonino

ROMA - Nell'utilizzo dei telefoni cellulari va applicato, soprattutto per i bambini, il "principio di precauzione, che significa anche l'educazione a un utilizzo non indiscriminato, ma appropriato, quindi limitato alle situazioni di vera necessità, del cellulare". Lo afferma il Consiglio superiore di Sanità (Css) in un parere.

INCHIESTE: Pericolo cellulari 1

Il Consiglio superiore di sanità ha affrontato la questione dei rischi potenziali di uno smodato uso di telefoni cellulari nella seduta del 15 novembre. "In linea con gli studi dell'Agenzia internazionale della ricerca sul cancro (Iarc) e in accordo con l'Istituto superiore di sanità, il Consiglio superiore rileva che non è stato finora dimostrato alcun rapporto di causalità tra l'esposizione a radio frequenze e le patologie tumorali, si legge in una nota del ministero della Salute.

Tuttavia le conoscenze scientifiche oggi non consentono di escludere l'esistenza di causalità quando si fa un uso molto intenso del telefono cellulare. Il Ministero della Salute avvierà una campagna di informazione sulla base delle ultime relazioni degli organismi tecnico-scientifici per sensibilizzare proprio a tale uso appropriato", conclude la nota.

Sulla questione Umberto Veronesi è meno allarmista:"Non credo che i cellulari facciano molto male, possono dare un lieve aumento della temperatura a una piccola parte dell'apparato cerebrale, ma senza effetti importanti". E per quanto riguarda i tumori ha aggiunto: "E' una cosa che dicono, ma che si dice da 15 anni. Di ricerche ce ne sono mille...", ha concluso Veronesi.

(28 novembre 2011)
 
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Referendum sull’acqua: volontà popolare imprigionata nei cavilli giuridici dei gestori 

Subito dopo l'esito della consultazione popolare del 12 e 13 giugno scorsi, l'Acea ha chiesto rassicurazioni sul mantenimento degli accordi stipulati a Giulio Napolitano, avvocato, esperto del settore e figlio del Presidente della Repubblica. Secondo il parere legale, l'esito dei quesiti non sarebbe sufficiente a intaccare gli interessi delle società idriche. Ecco perché
Il Sì all’acqua pubblica uscito dalle urne lo scorso giugno rischia di vedere i suoi effetti allontanarsi nel tempo, imprigionando la volontà popolare nelle pastoie giuridiche della giustizia amministrativa. E’ questa la tattica che i gestori privati dell’acqua hanno messo in campo subito dopo il voto dei ventisette milioni di italiani il 12 e 13 giugno scorsi, preparando le battaglie legali che potranno affollare i Tribunali nei prossimi mesi.

La mossa avviata da Acea - primo operatore idrico, società quotata in Borsa – che ha chiesto ad un giurista esperto quali armi tecniche utilizzare per contrastare la volontà dei cittadini italiani, è arrivata all’indomani del voto, dopo un Consiglio di amministrazione dove predominavano le facce cupe. Un parere contenuto in un documento di sedici pagine – che ilfattoquotidiano.it ha potuto consultare – con la pesante firma dell’avvocato Giulio Napolitano, ordinario di diritto pubblico a Roma Tre, uno dei due figli del Presidente della Repubblica – che gira dallo scorso giugno riservatamente tra i gestori dell’acqua, citato nei Consigli di amministrazione di tante Spa che si occupano di risorse idriche. Un dossier articolato, inviato a Renato Conti, manager della multinazionale romana, a capo della Direzione funzione legale, quando nelle piazze ancora si festeggiava la vittoria dei Sì.

Due i quesiti che Acea ha posto poche ore dopo il risultato del referendum: “Conoscere il nuovo assetto normativo dei servizi pubblici locali, verificando la legittimità delle convenzioni” e “un parere in merito alla nuova disciplina delle tariffa”, chiedendo lumi sulla “legittimità e validità degli atti stipulati”. In altre parole Acea voleva essere rassicurata dalla voce autorevole di Giulio Napolitano sul mantenimento di quelle condizioni di gestione dell’acqua contestate da tanti comitati che avevano portato milioni di italiani ad esprimere il loro voto per una gestione pubblica del servizio idrico integrato.

L’importanza del documento – di per se assolutamente legittimo – sta nella data, il 24 giugno 2011. L’interpretazione giuridica contenuta anticipa le tesi sostenute poi in tutta Italia dalle Autorità d’Ambito, che fino ad oggi hanno negato la riduzione delle bollette dopo l’abrogazione referendaria del 7% di profitto garantito.

Chi pensava che con il referendum si potesse tornare alla gestione pubblica dell’acqua, secondo Giulio Napolitano si deve mettere l’anima in pace: con il risultato del voto “in nessun modo (…) è possibile trarre indicazioni prescrittive in ordine ad un ipotetico ritorno a forme di gestione integralmente pubblica dei servizi idrici”. Nulla da fare – almeno nell’immediato – anche per il secondo quesito, quello che ha eliminato il profitto garantito, considerato dai gestori privati dell’acqua come una vera e propria bomba atomica in grado di eliminare ogni convenienza nel business degli acquedotti.

“La valutazione dell’effettivo impatto dell’abrogazione referendaria – si legge nel parere inviato ad Acea – è resa più complessa (…) dal decreto legge 70/2011″, ovvero dalla norma del governo Berlusconi che ha creato l’Agenzia di vigilanza delle risorse idriche. Secondo Giulio Napolitano toccherà proprio a questo organismo modificare la tariffa, come poi hanno sostenuto i gestori in tutta Italia. Peccato che questo nuovo organismo non è stato creato fino ad oggi. E, secondo il documento, le conferenze dei sindaci non hanno nessun potere per cambiare immediatamente la tariffa, perché questa operazione non terrebbe conto del “costo finanziario della fornitura del servizio”. Una tesi che avrà un particolare successo, partendo dalla Puglia - che non ha abrogato il 7% ritenendolo, appunto, un costo finanziario – fino all’ultimo documento di fine ottobre della commissione di vigilanza delle risorse idriche.

Ma c’è di più, una sorta di cavallo di Troia che potrebbe garantire alle società private dell’acqua di mantenere inalterati i dividendi dopo il referendum: “Tutti gli investimenti già effettuati dal gestore – spiega Napolitano -, anche laddove le opere non siano completate, dovranno continuare a essere coperti e remunerati in base alla tariffa a suo tempo fissata dall’Autorità d’Ambito“. In altre parole, se l’investimento del gestore è ammortizzato anche sui prossimi anni, il 7% di remunerazione del capitale rimane, con buona pace del referendum.

Per capire l’importanza di questo punto occorre guardare da vicino i conti di Acea, scoprendo gli incredibili meccanismi – permessi da quella legge poi abrogata – che hanno portato a utili milionari. Quando Acea ha iniziato a gestire, ad esempio, l’acqua nella provincia di Roma, ha stimato il proprio valore – e quindi la base per il calcolo del profitto del 7% – in 894,34 milioni di euro. Una cifra che viene sommata, anno dopo anno, all’ammortamento degli investimenti, facendo così crescere esponenzialmente la remunerazione, che, dopo le tasse, finisce nei dividendi per gli azionisti (oltre al Comune di Roma, che detiene il 51%, il gruppo Caltagirone, la Suez e tanti altri investitori privati). Quel valore iniziale doveva essere confermato da una perizia fatta dalla conferenza dei sindaci, atto che, però, non è mai stato realizzato, come ha ammesso la stessa segreteria tecnica operativa. Questo meccanismo ha garantito ad Acea, per la sola gestione dell’acqua nella provincia di Roma, dal 2003 al 2008, 404 milioni di euro di remunerazione del capitale investito, una cifra che ha alimentato i conti – non sempre rosei – della holding romana. Ora è probabile che Acea consideri quella cifra iniziale – che valuta il suo valore basandosi su criteri come il posizionamento sul mercato e il management – come un investimento avvenuto prima del referendum, e quindi, secondo il parere chiesto al giurista, intoccabile.

La battaglia che i comitati hanno annunciato sotto il nome di “obbedienza civile” si preannuncia, dunque, campale. La difesa del voto dovrà passare per i meandri giuridici pronti a bloccare quella piccola rivoluzione di giugno che punta a difendere i beni comuni.
 
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Giornalisti e hacker si uniscono per ripensare il futuro dell’informazione
“Vi sentite più giornalisti o hacker?”. Joanna Geary, editor per lo sviluppo digitale (digital development editor) del Guardian, lo chiede ai partecipanti dell’incontro londinese di Hacks Hackers, il meetup che riunisce cronisti appassionati di nuove tecnologie e sviluppatori web. Contaminazione e discussione delle nuove frontiere dell’informazione sono l’obiettivo che li fa incontrare una volta al mese in un pub della City. Una birra in mano mentre ascoltano gli interventi, si conoscono e magari decidono di avviare nuove start up.

Nato oltreoceano nel 2009 su iniziativa di Burt Herman, ex corrispondente della Associated Press, Aron Pilhofer del New York Times e Rich Gordon della Medill School of Journalism presso la Northwestern University, Hacks Hackers voleva creare “un network di persone che conciliassero le finalità del giornalismo con l’innovazione della Rete”. Da San Francisco i meetup si sono diffusi a New York, Boston e Austin fino a estendersi in America Latina e in Europa. Per ora solo a Londra, Birmingham e Bruxelles.

“Organizziamo un incontro al mese ma vorremmo farne di più”, spiega Joanna, responsabile della sezione londinese. “Tanti quotidiani, testate di new media e sviluppatori chiedono di entrare in partnership con Hacks Hackers, aperto a chi vuole condividere idee e spunti”. I meetup nella capitale inglese, attraverso il dialogo tra cronisti e informatici, hanno prodotto l’avvio di alcune start up. Complice un clima liberale che unisce creatività e concorrenza. “Londra sta vivendo un momento molto interessante per chi ha progetti per il web”, prosegue. “Abbiamo rinominato la parte est della città ‘Silicon roundabout‘, che riprende la valle californiana dell’innovazione, perché lì sono nate alcune imprese tech di successo.

E anche il governo inglese e l’Europa le stanno sostenendo con numerosi finanziamenti”. Punti di partenza che incoraggiano il desiderio di trasformare la teoria in pratica. “Oltre alle nuove imprese online, alcuni sviluppatori che hanno partecipato a Hacks Hackers sono stati coinvolti in progetti di consulenza, training e web security per giornalisti, anche se la reciproca comprensione tra le due categorie non è sempre facile”. In che senso? “Gli informatici credono che i cronisti siano poco accurati, ma chi vive nel mondo dei media conosce la serietà con cui operano tanti professionisti. Dall’altra parte chi scrive ritiene i tecnici web maghi in grado di risolvere qualsiasi problema con uno schiocco di dita. Ma non capiscono che a volte la soluzione, anche se appare semplice, tecnicamente richiede tempo e fatica”.

Tra gli argomenti di dibattito tra le due categorie, l’uso dei social media è centrale. “Agli incontri attiriamo i fan e non gli scettici e nel mondo dell’informazione stiamo scoprendo il loro ruolo nel giornalismo investigativo”. Al Guardian, ad esempio, è stata cruciale la partecipazione dei lettori per capire la dinamica e chi fosse il responsabile della fine di Ian Tomlinson, l’edicolante morto nel 2009 a Londra durante le proteste del G20. Dalle prime analisi sembrava fosse caduto a terra stroncato da un infarto. Paul Lewis, il cronista che ha seguito il fatto, aveva lanciato su Twitter una discussione intorno al caso, che pareva controverso. Gli hanno risposto 17 testimoni e il giornale è entrato in possesso in esclusiva di un video che documentava il pestaggio da parte di un poliziotto, Simon Harwood. Da lì si sono aperte le indagini e l’agente sarà processato il prossimo giugno. “Paul non conosceva i suoi informatori online”, puntualizza Joanna. “Non gli hanno rovinato la storia. Hanno solo consegnato uno scoop al Guardian”.

Esempi e casi di studio di cui si discute ai meetup e che pongono il mondo dei media davanti al bisogno di confronto con le community di lettori. Ma che nel nostro paese non sono ancora arrivati. “Sarebbe un’ottima idea organizzare Hacks Hackers anche in Italia, magari a Milano”, osserva Joanna. Come fare? “Semplice. Basta scrivere a Burt e seguire le istruzioni sul sito http://hackshackers.com/chapters/meetups/. E poi bisogna cominciare”.

sabato 26 novembre 2011

ahahahahaha

Bollette alle stelle, 2400 euro a famiglia
Confartigianato lancia l'allarme

A far esplodere il costo energetico, aumentato del 26,5% negli ultimi 12 mesi, l'aumento del prezzo del petrolio attestato a settembre a 108,56 dollari al barile, +143% rispetto all'anno precedente. Ripercussioni sui prezzi dei carburanti, dei trasporti e del gas

ROMA - La bolletta energetica pesa come un macigno sulle tasche degli italiani. La Confartigianato calcola che a settembre il caro-energia ha toccato la cifra-record di 61,9 miliardi, pari al 3,91% sul Pil. In pratica, dice la confederazione, ogni famiglia paga una bolletta di 2.458 euro all'anno.
A far esplodere il costo energetico, aumentato del 26,5% negli ultimi 12 mesi, ha contribuito l'aumento del prezzo del petrolio attestato a settembre a 108,56 dollari al barile (+143% rispetto a marzo 2009).

Inevitabili le ripercussioni sui prezzi dei carburanti, dei trasporti e del gas. E l'Italia - dice la Confartigianato - fa registrare aumenti ben superiori a quelli medi europei.
Infatti, tra ottobre 2010 e ottobre 2011, in Italia il prezzo del gas è aumentato del 12,2%, mentre nell'area Euro la crescita si è fermata al 10,1%. Ad allontanarci dai prezzi medi registrati in Europa è anche l'aumento del prezzo di carburanti e lubrificanti: tra ottobre 2010 e ottobre 2011 la variazione è stata del 17,4%, vale a dire 3,3 punti in più rispetto al 14,1% dell'area Euro.

In particolare, da novembre 2010 ad oggi, la benzina senza piombo ha fatto registrare un rincaro del 15,3%, mentre il prezzo del gasolio auto è salito, nello stesso periodo, del 22,1%.
Differenze fra Italia ed Eurozona anche per il capitolo trasporti: negli ultimi 12 mesi - segnala ancora l'ufficio studi della Confartigianato - i prezzi in Italia hanno mostrato un'impennata del 7,7%, vale a dire 3,2 punti in più rispetto all'aumento del 4,5% dell'area Euro. (26 novembre 2011)
 
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Sottosegretari a Giustizia e Telecomunicazioni
In pole position i nomi cari a Berlusconi 

A via Arenula potrebbe arrivare Giovanni Ferrara, il procuratore capo di Roma che non prese le distanze da Achille Toro; per il neo ministro Passera, invece, ecco Roberto Viola o Vincenzo Zeno Zancovich: il primo fu intercettato dalla Procura di Trani nella vicenda Annozero, il secondo è l'estensore della legge che salvò Rete4
Giovanni Ferrara, capo della Procura di Roma
Giustizia e Telecomunicazioni: i ministeri chiave per Silvio Berlusconi, le forche caudine per il governo Monti, le scelte più significative per dimostrare la discontinuità con il passato. E il toto-nomine dei sottosegretari dimostra che tutto procede senza grandi mutamenti di direzione. Il principale candidato, come sottosegretario al ministero di Giustizia, è Giovanni Ferrara (Unicost): il capo della Procura di Roma – battezzata da tempo immemorabile il “porto delle nebbie” – non pare un uomo di vera rottura con il passato. Di vera e propria continuità, invece, si può parlare per il ministero delle Telecomunicazioni dove, tra i principali candidati, troviamo il direttore generale dell’Agcom, Roberto Viola, e l’estensore della legge Gasparri, Vincenzo Zeno Zancovich.

Viola – senza sapere di essere intercettato – parlava amabilmente con Giancarlo Innocenzi, all’epoca commissario dell’Agcom, delle strategie per zittire Santoro. Nessuna reazione alle invettive che Innocenzi, imbeccato da Berlusconi, portava contro Annozero: eppure, l’autorità garante per telecomunicazioni, ha il compito di proteggere il pluralismo dell’informazione. A giudicare dalle telefonate, Viola preferiva schierarsi con Innocenzi, quindi con Berlusconi. Il 29 novembre 2009 – quindi appena due anni fa – Innocenzi lo chiama per lamentarsi che “il presidente è inferocito, ovviamente perché gli hanno comunicato che Santoro fa il processo Mills… e allora a questo punto lui mi ha detto ‘spiegami che cazzo ci state a fare lì’….”.

Sul “che cazzo ci state a fare lì”, cioè nell’Agcom, Viola non batte ciglio. Il vero problema è che Annozero sta preparando una puntata sul caso Mills, quindi su un’inchiesta che riguarda Berlusconi, e questo non va bene. Infatti, pochi giorni dopo, valuterà con Innocenzi una ‘strategia’. Viola commenta – sempre parlando con Innocenzi – che con il “codice dei processi, Santoro ci si è pulito una cosa che manco te posso dire per rispetto”. E aggiunge: “Avremmo messo a punto una strategia, adesso la cosa più urgente e importante è che si faccia il comitato di vigilanza, perché poi è quello che andrà, diciamo, il dossier che prepariamo…”. Viola non è stato neanche indagato, nell’inchiesta della Procura di Trani, ma queste conversazioni non hanno soltanto un valore penale: il loro tenore è politico.

Con Viola sottosegretario alle Telecomunicazioni, Silvio Berlusconi non trova un uomo ostile ma, al contrario, un funzionario che s’è già dimostrato collaborativo e sensibile ai suoi problemi. Se la scelta dovesse cadere su Vincenzo Zeno Zancovich, poi, il ministero più caro a Berlusconi parrebbe davvero blindato nella direzione che più gradisce: in perfetta sintonia con i suoi affari. Sintonia legislativa, visto che il professor Zancovich, docente universitario di Diritto comparato alla Roma Tre, è lo stesso Zancovich estensore della legge Gasparri. La legge del 2003 che salvò Rete 4 dal satellite, nonostante una sentenza della Consulta, e incentivò la pubblicità televisiva – tanto preziosa per l’ex premier – a discapito della pubblicità destinata alla carta stampata. Il pluralismo televisivo congegnato da Zancovich, infine, non pare abbia portato rivali in casa Mediaset che, ora come allora, è rimasta a godere della sua posizione dominante.

Per quanto riguarda Giovanni Ferrara, invece, bisogna ricordare che la sua procura non s’è distinta per grandi indagini sui politici romani. In tanti lo descrivono come un gentiluomo, un capo mai arrogante, ma sempre attento agli equilibri. A volte fin troppo: non prese una posizione dura nei riguardi del suo “braccio destro”, il procuratore aggiunto Achille Toro, poi condannato dalla procura di Perugia per rivelazione del segreto d’ufficio. Eppure Toro spifferava segreti alla “cricca” legata a Diego Anemone, Guido Bertolaso e altri compagnucci d’appalti. E proprio su quest’inchiesta, che nacque a Firenze, nel febbraio 2010 Ferrara attaccò la procura toscana perché, a suo dire, non aveva rispettato le regole sulla competenza. Poi ingranò la retromarcia, dichiarò che non v’era alcuno “scontro” tra le due procure, ma da Toro non prese le distanze, continuando a usare una grande cautela nei toni, persino di fronte alla scoperta d’aver avuto al suo fianco una “talpa”.
 
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Pirateria, l'Europa vieta i filtri
"Contrari alle leggi della Ue"

Storica decisione della Corte di giustizia europea: non possono essere rivolte ingiunzioni per oscurare a titolo preventivo siti che contengano materiale che viola il copyright. Esultano le associazioni di consumatori e provider di ALESSANDRO LONGO

BRUXELLES - Non si possono imporre filtri al web per impedire agli utenti di scaricare file pirata, perché questa pratica è contraria al diritto comunitario. L'ha stabilito oggi la Corte di giustizia europea, con una sentenza 1 che gli esperti definiscono "storica": avrà un grosso impatto sul modo con cui, anche in Italia, viene protetto il diritto d'autore su Internet.

La Corte si è pronunciata su un caso che contrapponeva il provider belga Scarlet e la Sabam (la Siae belga). La Sabam aveva ottenuto da un giudice che il provider impedisse di usare programmi peer-to-peer per scaricare opere protette. La Scarlet si è rivolta però alla Corte d'appello di Bruxelles, che ha poi portato il caso alla Corte di giustizia.

VIDEO Ernesto Assante: "Cosa cambia per gli utenti" 2 (devi essere fan di Repubblica.it su Facebook per vedere questo contenuto)
Di qui la sentenza, che ora peserà non solo sul caso Scarlet ma in tutta l'Europa: "Il diritto dell'Unione vieta che sia rivolta a un fornitore di accesso ad Internet un'ingiunzione per predisporre un sistema di filtraggio di tutte le comunicazioni elettroniche che transitano per i suoi servizi, applicabile indistintamente a tutta la sua clientela,
a titolo preventivo, a sue spese esclusive e senza limiti nel tempo".

Il motivo è che quest'ingiunzione violerebbe il diritto dei provider a non farsi sceriffi del web e a non sorvegliarlo a caccia di reati. Ma violerebbe anche "la libertà d'impresa, il diritto alla tutela dei dati personali e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni, dall'altro". Sarebbe insomma il classico caso in cui in nome del copyright si vorrebbero fare storture ai danni di altri diritti.

Quelli del cittadino, soprattutto. Ma anche dei provider, che per rispettare l'ingiunzione sarebbero costretti a adottare un costoso sistema di filtraggio. "E' una vittoria per i diritti dei cittadini di internet", afferma Fulvio Sarzana, avvocato, leader del movimento "Sito non raggiungibile 3" per l'affermazione dei diritti fondamentali su internet. "Per l'industria del copyright diventerà impossibile, anche su richiesta di un giudice, ottenere i nomi di chi scarica file pirata, per esempio", spiega Sarzana. "E' quello che Fapav (Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva) aveva tentato di fare 4 in Italia".

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"La sentenza impedirà ai giudici nostrani filtri per bloccare e tracciare gli utenti che scaricano o condividono file protetti da diritto d'autore", aggiunge. "La sentenza avrà un impatto enorme sulla tutela del diritto d'autore online, in Europa", conferma Innocenzo Genna, esperto di policy comunitarie in ambito informatico. "Bloccherà tutte le misure anti pirateria che poggiano su tecnologie di filtraggio, in Italia, Irlanda, Regno Unito e altri Paesi. A rischio adesso anche l'Hadopi francese 6", continua.

Ottimista invece Enzo Mazza, presidente di Fimi (Federazione dell'industria musicale italiana) secondo il quale "la sentenza impedisce solo il filtraggio preventivo e quindi autorizza a bloccare specifiche attività illegali su Internet". Sulla stessa linea Marco Polillo, presidente di Confindustria Cultura, secondo il quale "la sentenza conferma  in maniera chiarissima che, ai fini del contrasto della pirateria online, l'Autorità Giudiziaria e gli Organi amministrativi di vigilanza, dopo aver accertato gli illeciti, possono ordinare provvedimenti di inibizione all'accesso attraverso il coinvolgimento degli intermediari".

Si pensa per esempio all'oscuramento di siti web o alla rimozione di link da cui scaricare file pirata. L'ultima vicenda, a proposito, è il sequestro di Italianshare, un network con cinque siti e 550mila utenti mensili italiani. I provider nostrani ritengono illecito però anche questo tipo di filtro e per la prima volta pochi giorni fa hanno ottenuto ragione 7 da un tribunale. Allo stesso modo si stanno ora opponendo anche al sequestro di Italianshare.

La prossima grande battaglia è alle porte: tra pochi giorni Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) varerà una delibera 8 per la riforma della tutela del copyright online. Le lobby del diritto d'autore le chiedono di facilitare l'oscuramento di siti web, come risulta da una lettera che le ha inviato Confindustria Cultura nei giorni scorsi. Si oppongono a questa misura invece le associazioni dei consumatori e politici bipartisan. L'attuale bozza della delibera non prevede oscuramenti ma la facoltà di Agcom di multare fino a 250 mila euro i gestori di siti che violano il diritto d'autore.
 
(24 novembre 2011)
 

domenica 20 novembre 2011

già....

Un mondo tutto da scaricare
(ma soprattutto da inventare)

Nate cinque anni fa per il primo modello dell'iPhone, subito si trasformarono in un potentissimo e trasversale strumento di gioco o di lavoro. Oggi sono diventate il nuovo web, mentre l'anno prossimo si calcola che il mercato registrerà cinquanta miliardi di download. Ecco chi lo alimenta. E come fa di RICCARDO LUNA

SONO PASSATI quasi cinque anni. Per la precisione cinquantotto mesi e qualche giorno in cui circa 500 mila apps sono state scaricate più di diciotto miliardi di volte. Ora lo possiamo dire: quel giorno Steve Jobs ha avuto torto. Eppure era probabilmente al massimo della sua forma. Era il 9 gennaio 2007 e al Moscone Center di San Francisco presentava il primo modello di iPhone: il 2g. "Apple reinventa il telefono" era lo slogan. Per come sono andate le cose, non era affatto esagerato. "Ohhhh", faceva la folla ogni volta che Jobs svelava una nuova funzione. "It's like magic", diceva lui. Quel discorso fece epoca. Una frase però la notarono solo gli hacker. Diceva più o meno: le applicazioni dentro l'iPhone ce le mettiamo noi della Apple e basta. Jobs, infatti, non voleva che nessuno potesse sporcare, danneggiare o modificare quell'apparecchio che ai suoi occhi era perfetto così. Niente apps esterne, quindi. Fu un errore strategico clamoroso. Ma fu anche un veto che per sua fortuna durò poco, anzi, nulla: il tempo di far arrivare gli iPhone nelle mani degli hacker di tutto il mondo. E la rivoluzione ebbe inizio.

In Italia il primo a metterci sopra la mani fu iRev, alias Max Uggeri, 45 anni oggi, già noto come "Il Reverendo" dai tempi in cui era minorenne e faceva impazzire la polizia postale con le sue incursioni informatiche; e poi passato dalla parte dei buoni ad occuparsi di sicurezza digitale. iRev smontò l'apparecchio, "perché solo così capisco che roba è", disse "wow" e in pochi minuti la prima app era già pronta: si chiamava Free Contact, un modo per scambiarsi i contatti delle rubrica con un clic (fece 15 milioni di download ufficiosi...). Ora, va detto che questa stessa cosa capitava contemporaneamente in tutto il mondo: nuove apps nascevano alla velocità della luce. Non si potevano fermare, andavano cavalcate. E così fu. A giugno Jobs aprì uno negozio ufficiale, dove venderle dopo averle vistate e approvate, e la storia è cambiata.

Oggi le app sono il nuovo web. Un indicatore su tutti. "Fino a qualche tempo fa le aziende chiedevano di avere un sito per comunicare con i clienti: ora vogliono un'app" osserva Silvia Vianello, docente di marketing alla Bocconi e conduttrice di un programma tv quotidiano sul tema, Smart&Apps. È più di una moda. Le apps in fondo sono software che servono a fare velocemente e facilmente delle cose: giocare, informarsi, lavorare, comprare, filmare, socializzare insomma più o meno tutto. E visto che funzionano su un telefonino, danno la sensazione inebriante di avere il mondo in tasca. Per questo stanno esplodendo. Secondo la ricerca più aggiornata, nel 2012 il mercato registrerà cinquanta miliardi di download (era a sette miliardi nel 2009). Naturalmente non c'è solo Apple, anzi la leadership del mercato (44 per cento contro 31) è appena passata nelle mani di Google con il sistema operativo Android che è usato da telefonini di moltissime marche; seguono Microsoft, Nokia, Rim e gli altri. Con quei numeri stratosferici, c'è spazio per tutti.

Il lato più interessante della storia delle apps però non è chi le scarica e le utilizza, ma chi le inventa e le realizza. Facendo a volte moltissimi soldi. Il caso limite sono i cugini finlandesi Mikael e Niklas Hed che con il giochino "Angry Birds", scaricato da 75 milioni di utenti, hanno incassato 50 milioni di euro in un anno investendo... 51 tentativi sbagliati. All'inizio gli sviluppatori di apps erano i webmaster, quelli che facevano i siti. Oggi sono tutti. Per restare all'Italia, c'è il genio del software Gionata Mettifogo che ha lasciato la Microsoft a Seattle per realizzare una app che porta i giornali di mezzo mondo su iPad (Paperlit); e c'è l'esperto d'arte Roberto Carraro che ha realizzato una app immersiva lodata proprio da Jobs all'ultima uscita, "Virtual History Roma"; c'è il maestro elementare Italo Ravenna che ha scritto una app-fiaba con i disegni dei suoi allievi ("La marcia dei folletti"); e ci sono i baby sviluppatori, come Federico Cella e Francesco Puddu che a dodici anni hanno alle spalle una app di successo come "Lucky Battles" che ha permesso loro di creare una software house. "Tutti ormai possono sviluppare una app, basta avere una buona idea", sostiene Silvia Vianello. Non è solo uno slogan: da sei mesi infatti è stata lanciata una piattaforma per farsi una app in quattro clic per tutti i tipi di telefonino: si chiama "apps-builder", l'idea è Daniele Pelleri e Luigi Giglio che hanno trovato supporto in due venture capital e oggi contano duemila apps al mese fatte a modo loro.

Tra l'Italia e il resto del mondo non ci sono grandi differenze. Facciamo il caso dell'istruzione. Un anno fa l'università di Stanford ha lanciato un corso per imparare a sviluppare applicazioni: ha avuto così successo che è stato messo gratuitamente sul canale iTunesU, dove è rimasto mesi in cima alla classifica. E lo stesso ha fatto l'università di Pisa: prima un corso per apps tutto esaurito, poi la scalata della classifica di iTunes e infine, da venerdì scorso, persino un master del dipartimento di informatica per lo sviluppo di applicazioni mobile. I corsi non davano crediti accademici, erano semplici test: il master è un'altra storia, è un riconoscimento solenne.

È una rivoluzione, dice nel suo manifesto la community di sviluppatori riunita sotto le insegne di whymca che da anni organizza eventi. Intanto un grande format mondiale sta per sbarcare in Italia: si chiama Bemyapp e il prossimo weekend arriva a Bari con il tutto esaurito. Mentre è appena partito il filone delle applicazioni civiche, ovvero apps socialmente utili realizzate a partire dai dati pubblici (verde, parcheggi, mobilità). Fino al 10 gennaio si può partecipare al contest apps4italy, oltre trentamila euro di montepremi. Lo aveva annunciato il ministro Brunetta lo scorso 18 ottobre: "Ora non solo non c'è più il ministro, ma neppure il ministero", osserva uno dei promotori Lorenzo Benussi. Le apps invece vanno avanti.   (20 novembre 2011)
 
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Crisi, una class action contro Berlusconi
RadioPop lancia la raccolta firme 

Obiettivo: presentare un esposto alla Corte dei conti per danno erariale contro l'ex premier
Qualche miliardo di euro. E’ quanto sono costate agli italiani alcune delle operazioni partorite dai governi di Silvio Berlusconi. Dalla penale per il ponte sullo stretto di Messina allo smaltimento dei sottomarini nucleari russi. La cifra esatta è sconosciuta, ma qualcuno ha deciso fare i conti con un preciso intento: chiedere i danni al responsabile, il Cavaliere. Così, a Milano Radio Popolare ha cominciato a raccogliere adesioni per presentare un esposto alla Corte dei conti a carico dell’ex premier. E a fare la fila davanti ai banchetti si sono presentate in appena una giornata migliaia di persone.

In tempi di spread è normale fare due conti. Quanto avremmo risparmiato se il Cavaliere si fosse dimesso prima? Difficile dirlo, per ora. Nel frattempo possiamo domandarci quanto ci sono costate alcune scelte del governo uscente. È quanto hanno deciso di fare i promotori dell’esposto alla Corte dei conti per danno erariale contro l’ex premier Berlusconi. “Non si tratta di vendetta”, precisa immediatamente Andrea Di Stefano, direttore della rivista Valori e promotore dell’iniziativa con Radio Popolare, “ma chi ha ricoperto ruoli istituzionali di quel livello non può sottrarsi a certe responsabilità”. Quali in particolare? “Parlo delle responsabilità connesse all’abolizione dell’Ici”, risponde Di Stefano, che spiega: “Era il 2008, e la crisi era già alle porte”.



Secondo Di Stefano l’abolizione dell’imposta sugli immobili avrebbe prodotto un danno di tre miliardi e mezzo per le casse dello Stato. Ma non è finita. Quattrocentocinquanta milioni è quanto pagheremo a titolo di penale per un ponte sullo Stretto che molto probabilmente non vedremo mai. “E altri quattrocento li tireremo fuori per smaltire i sottomarini nucleari russi”, aggiunge ancora il direttore di Valori, “uno strano accordo con l’amico Putin che graverà sul bilancio pubblico”. Insomma, è ora di capire davvero quanto ci è costato Silvio Berlusconi. E a sentire i tanti milanesi che sono accorsi oggi per la presentazione dell’iniziativa, la curiosità è tanta. “A me Berlusconi è costato duemila euro in busta paga”, dice una signora che fa la fila ai banchetti di Radio Popolare per firmare la sua adesione all’esposto. “Ma poi non è solo una questione di soldi”, dice un’altra, “paghiamo in cultura, in servizi, e tanto tanto fegato”.

C’è chi è pronto a giurare che anche il governo di Mario Monti sarà parte del prezzo da pagare per vent’anni di “impero berlusconiano”.  Le firme e i contatti raccolti oggi alle spalle del Castello sforzesco di Milano andranno a sommarsi alle adesioni pervenute a Radio Popolare attraverso la mail class@radiopopolare.it. “Contiamo di terminare le nostre ricerche nel giro di due o tre settimane”, promette Andrea Di Stefano, “poi contatteremo tutti per dire loro come sottoscrivere ufficialmente l’esposto alla Corte dei Conti”.E in caso di condanna? “Le disposizioni della Corte si trasformano subito in cause civili”, spiega Di Stefano, “che stabiliscono il risarcimento di danni”.
 
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Addio a Sergio Scaglietti
Dal suo genio numerose Ferrari

MODENA, 20 novembre 201

Si è spento a 91 anni uno dei collaboratori storici di Enzo Ferrari, che ha creato molti dei gioielli del Cavallino

 
 
Si è spento ieri a Modena, all'età di 91 anni Sergio Scaglietti, maestro carrozziere, amico intimo e grande collaboratore di Enzo Ferrari. Il rapporto tra i due inizia quando il Drake è ancora un uomo Alfa Romeo. Ferrari ne apprezza subito le qualità e la carrozzeria diventa subito una delle sue favorite appena fondata la Casa di Maranello. Il nome di Scaglietti si lega in esclusiva a quello del Cavallino in collaborazione con un’altra storica carrozzeria: Pininfarina.

Sergio Scaglietti aveva 91 anni.
Sergio Scaglietti aveva 91 anni.
GENIALE — Dalla matita e dal genio di Sergio Scaglietti nacquero capolavori come la 250 Testa Rossa e l’indimenticabile 250 GTO. Nel 1959 anche Oscar e Claudio Scaglietti, figli di Sergio, entrano a far parte dell'organico dell'atelier modenese. Mentre nel 1975 la Ferrari ne rileva la quota di maggioranza. L’omaggio ad un nome fondamentale per la storia e il successo della Casa di Maranello arriva nel 2004, quando il presidente Luca di Montezemolo decide di lanciare sul mercato la Ferrari 612 Scaglietti.
Alessandro Stefanini© RIPRODUZIONE RISERVATA 
 
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Crisi, la Suzuki lascia
Tenta il rientro nel 2014

TOKYO (Giappone), 18 novembre 2011

Recessione economica e calo delle vendite hanno spinto la squadra giapponese a lasciare la MotoGP


La Suzuki di Bautista in azione nel 2011. Ap
La Suzuki di Bautista in azione nel 2011. Ap
La Suzuki lascia la MotoGP. La recessione economica, il calo delle vendite e la svalutazione dello Yen, le difficoltà causate dal disastro naturale dello scorso febbraio, sono le cause che la casa nipponica tira in ballo su una nota comparsa poco fa sul suo sito istituzionale. La Suzuki, che ha vinto il suo ultimo titolo mondiale nel 2000 con l'americano Kenny Roberts Jr, era impegnata quest'anno con un solo pilota, lo spagnolo Alvaro Bautista, che per il 2012 ha già firmato un accordo con il Team Gresini con il quale correva Marco Simoncelli. La Suzuki, fa sapere nella nota, cercherà di rientrare nel mondiale MotoGP nel 2014, sviluppando una moto competitiva per cercare di competere ai massimi livelli, mentre continuerà le sue attività sportive nel motocross e nelle derivate di serie.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 14 novembre 2011

già..............

 Un'idea sulla Green Economy

può farti vincere un Master

Giornalismo e comunicazione ambientale in un'iniziativa dedicata ai nostri lettori. C'è tempo fino al 12 dicembre


ROMA - Nel pieno della crisi economica la green economy aumenta il passo. Secondo il rapporto GreenItaly 2011, che Symbola e Unioncamere hanno presentato a Milano, la rivoluzione verde della produzione interessa il 23,9% delle imprese che tra il 2008 e il 2011 hanno investito in tecnologie e prodotti ambientalmente sostenibili. Il 38% delle assunzioni programmate per l'anno in corso riguarda figure professionali legate alla sostenibilità.
Per dare un contributo a questa domanda da parte del mercato, è stato organizzato dal  Master Gem (Green Economy Management) in collaborazione con Repubblica.it   il concorso di giornalismo e comunicazione ambientale "Comunica la Green Economy".  Al primo classificato verrà assegnata una borsa di studio a copertura totale dei costi di partecipazione al Master (seimila euro). Al secondo e terzo classificato andranno due borse di studio da tremila euro a copertura parziale dei costi.

Al concorso potranno partecipare i candidati in possesso dei requisiti necessari (i dettagli si trovano sul sito www. mastergem.it 1) che entro il 12 dicembre 2011 risulteranno iscritti e ammessi alle selezioni del Master. Le tre borse di studio saranno vincolate al superamento dei colloqui di selezione e assegnate a chi avrà prodotto i migliori elaborati a giudizio insindacabile della giuria del concorso.

Il testo, non più di due cartelle in cui il candidato deve descrivere la propria idea di Green Economy in linea con le finalità e gli obiettivi del Master, va inviato dal 14 novembre al 12 dicembre 2011 a segreteria@mastergem. it (mettendo come oggetto "Partecipazione concorso di giornalismo e comunicazione ambientale  -  Descrivi la tua idea di Green Economy"). I tre elaborati migliori saranno pubblicati sul nostro sito.
  (14 novembre 2011)

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SCENARI

Google X, il luogo segreto
dove si disegna il futuro

Big G progetta nuove tecnologie e scenari, in un laboratorio top-secret in California. Robot, intelligenze artificiali, ascensori spaziali e la prima nuova rivoluzione: l'auto senza pilota, prossimamente sulle strade. Il tutto sotto l'occhio geniale di Sergey Brin di TIZIANO TONIUTTI

IL LUOGO è segreto, anzi segretissimo, ma esiste. E' una vera bat-caverna, irraggiungibile ai più e pieno di ogni sorta di tecnologia futuristica. Solo che Batman in questo caso è Sergey Brin, uno dei fondatori di Google, e cervello di tutta l'operazione Google X. Un laboratorio tanto fantastico quanto clandestino, vero luna park dei ricercatori hi-tech, dove Google immagina e sperimenta il futuro. Con algoritmi di ricerca di nuova concezione 1, sì, ma anche un luogo in cui si incontrano robotica avanzata, domotica sperimentale, intelligenza artificiale e umana. Dove gli "Android" escono da tablet e smartphone e diventano sostituti elettronici delle persone fisiche. E su cui tutti mantengono il massimo riserbo.

Area 52. Di fronte a Google X, i segreti della famosa Area 51 impallidiscono. Qui siamo almeno un numero progressivo oltre. Anche se a Google X non ci sono relitti Ufo (forse), ci sono in questo momento cento "progetti per il futuro" aperti. Tra questi, elettrodomestici che parlano con il web e ordinano quello che manca in cucina e condividono i vostri menù in rete, robot che lavorano mentre i proprietari riposano, curiosi e fumosi esperimenti spaziali su cui più di tanto non si sa. E che neanche i dipendenti di Google conoscono, anzi, sono molti quelli che neanche sanno dell'esistenza della Google-caverna. Rodney Brooks, professore emerito al MIT, Massachusetts Institute of Technology, descrive le attività di Google X come "avanzatissime". Uno dei progetti che potrebbero diventare presto realtà è l'automobile senza conducente realizzata da Big G, vista recentemente sulle strade californiane. Google vorrebbe produrla negli Usa, per rilanciare il settore automobilistico, da sempre piuttosto lento nell'incorporare le innovazioni.

Il fattore G. "Google si vede come un'azienda atipica", dice Brooks. Nel senso che come ha rivoluzionato il mondo con i suoi algoritmi di ricerca, cerca strade per nuove rivoluzioni, anche che non derivino direttamente dalla sua missione originaria. Una portavoce di Big G, Jill Hazelbaker, riassume così: "Investire in ricerca e progetti avanzati è una parte importante del Dna di Google. Le possibilità e gli scenari sono entusiasmanti, ma gli investimenti in questo settore sono comunque molto meno rilevanti rispetto a quanto spendiamo per il core business".

A Google X si punta sui robot (Sergey Brin ha anche già delegato un automa a rappresentarlo in un recente evento), sull'intelligenza artificiale e sulla raccolta di dati, e sul modo in cui raccoglierli. Google è già oltre il pianeta Terra, e gli "ascensori spaziali" sono tra i progetti chiave di Google X. Strutture che permetteranno di raccogliere dati nello spazio e nei sogni dei fondatori di Google, viaggi spaziali senza razzi, attraverso un cavo ancorato a terra. E poi ancora flotte di robot dai mille impieghi, professionali, personali, domestici. E al "web delle cose", che vede connessi a internet non solo computer e dispositivi, ma oggetti di uso comune, anche indossabili. Hazelbaker non commenta sull'esistenza di Google X, ma in quel Dna di cui parla, questa zona inaccessibile rappresenta una componente chiave.
  (14 novembre 2011)
 
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Governo, Pdl: anche sottosegretari tecnici
La Lega riapre il parlamento della Padania 

Mario Monti incassa il sì incondizionato dal Terzo Polo, mentre Cicchitto e Matteoli annunciano che "non ci sarà nessun consenso al buio". Intanto Burlando ripete per tre volte: "In esecutivo vedrei bene Gianni Letta"
“Nessun consenso al buio né mandato al buio a Monti”. Mentre proseguono le consultazioni, il Pdl chiudono sempre più gli spiragli di dialogo. Fabrizio Cicchitto prima, Altero Matteoli poi, dettano le condizioni. Una su tutte: nessun politico nell’esecutivo, neanche tra i sottosegretari.

Per Mario Monti, che ieri sera ha accettato da Napolitano l’incarico con riserva, oggi si tratterà di vagliare le posizioni della varie forze politiche. Sul tavolo la scelta dei nuovi ministri. Che saranno dodici e prevalentemente tecnici. Così vogliono Pd e Pdl. Mentre il terzo Polo è più possibilista nel dare una connotazione più politica al nuovo governo. No secco della Lega, che diserta l’incontro con il neo premier e anzi alza la posta e indice per il 4 dicembre la riapertura del parlamento padano.

LA CRONACA DELLA GIORNATA

18.43 – Sacconi: “Rimane l’asse fondamentale Lega-Pdl”. Nonostante l’indisponibilità del Carroccio a sostenere il governo Monti, “rimane l’asse fondamentale Lega-Pdl”. Lo ha detto il ministro uscente del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi. Sacconi ha poi parlato di Pdl e Lega come di “forze popolari che alternative alla sinistra e che, quindi, nell’esperienza parlamentare avranno modo di convergere, io spero – ha detto -, più di quanto il voto iniziale possa consentire e far prevedere, perché c’è un comune sentire”.

18.33 – Fini: “Politica ritrovi coesione”. “In queste cruciali giornate lapolitica deve saper ritrovare la coesione necessaria per restituire all’Italia credibilità internazionale e far ripartire il motore della crescita economica”. Lo dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla presentazione del libro ‘Patria. Un’idea del nostro futuro.

18.32 – Rutelli: “Da Terzo Polo carta bianca a Monti”. “Il Terzo polo, con i suoi cento parlamentari, dà carta bianca a Monti”. Lo ha detto Francesco Rutelli al termine delle consultazioni con il premier incaricato Mario Monti.

18.30 – Alfano: “Momento delicato e siamo solo a metà”. “Momento molto delicato. Giornata ricca di incontri… e siamo ancora a metà!”. Lo scrive il segretario del Pdl, Angelino Alfano, su Twitter.

18.27 – Cicchitto: “Anche sottosegretari siano tecnici”. Per il Pdl “è chiaro” che anche i sottosegretari del governo Monti dovranno essere tutti tecnici. Lo dice il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.

18.18 – Bonino: “Governo anche con politici e fino a scadenza”. ”La situazione italiana ci porta ad auspicare un governo autorevole con un impegno diretto delle forze politiche perché non è più tempo di distinguo, prese di distanza, no a Vietnam parlamentare”. Lo ha detto Emma Bonino che insieme a Rita Bernardini e Maurizio Turco si è incontrata con il presidente del Consiglio incaricato Mario Monti. “Rimettere in moto il Paese non si fa in pochi mesi, governo duri fino a fine legislatura” precisa Bonino.

18.10 – Lega: “Ministeri Monza? Restino o sarà autodeterminazione”. “Il destino delle sedi dei ministeri a Monza a questo punto dipende dalle determinazioni che a riguardo assumerà il nuovo governo”. Lo afferma il leghista Roberto Calderoli in una nota. “Ai ciarlatani che continuano ad urlare alla luna però vorrei ricordare che questi sono gli unici ministeri a non essere costati neppure un euro ai contribuenti”, aggiunge Calderoli. “Il mio auspicio, ovviamente, è che questo minimo segnale di attenzione verso il Nord ora non venga vanificato. Perchè diversamente sarà autodeterminazione”, conclude l’esponente leghista.

18.02 – Montezemolo: “Monti ideale per salvarci dall’abisso”. ”Un eventuale governo sotto la guida del professor Mario Monti, con più ampio appoggio politico, sarebbe la soluzione ideale che potrebbe salvare l’Italia dall’abisso. Così sarebbe possibile una ripartenza per l’Italia”. Lo dice il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung. “Sono sicuro – sottolinea Montezemolo – che la gran maggioranza degli italiani sosterrebbe questa soluzione con lo spirito di responsabilità che l’Italia ha sempre dimostrato nei momenti di difficoltà”.

18.01 – Marcegaglia: “Grande apprezzamento convocazione Monti”. Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha espresso “grande apprezzamento per la convocazione domani a Roma delle parti sociali da parte del presidente del Consiglio incaricato Mario Monti. “L’ottica è quella di una collaborazione e di trovare strade comuni per risolvere insieme i problemi del Paese”, aggiunge Marcegaglia intervenendo agli Stati generali di Confindustria Lombardia a Milano.

17.52 – Capezzone: “Patrimoniale e Ici sono macigni anticrescita”. Spero che siano smentite le voci sul ripristino dell’Ici (feticcio ideologico della sinistra piu’ vecchia) e sull’introduzione della patrimoniale (reclamata ancora oggi dalla Cgil). Si tratterebbe non solo di errori politici gravissimi per il possibile nuovo governo, ma soprattutto di altrettanti macigni anticrescita”. Lo afferma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl.

17.39 – Gasparri: “No a ministri politici in governo tecnico”. No a ministri politici in un governo tecnico. E’ quanto torna a ribadire Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. “L’insistenza con cui si parla di ministri politici – sottolinea Gasparri – deve fare i conti con quanto ha dichiarato ieri, all’uscita dal colloquio con il Presidente della Repubblica Napolitano, la delegazione del Pdl guidata dal segretario Alfano. Come ha detto Alfano – ribadisce dunque – il Pdl ritiene che non ci debbano essere politici in questo governo e che gli obiettivi dell’esecutivo tecnico devono essere quelli indicati dalla lettera illustrata il 26 ottobre dal Presidente Berlusconi all’Unione Europea”.

17.25 – Di Pietro: “Monti rispetti il referendum: al più presto nuova legge elettorale”. “Scioglieremo le nostre riserve al momento del voto di fiducia, dopo aver visto la squadra e il programma del governo di Mario Monti”: lo ha detto il leader dell’Idv Antonio Di Pietro poco dopo aver concluso la sua consultazione con il premier designato Mario Monti. L’ex pm, poi, ha sottolineato che bisogna rispettare la volontà dei cittadini che si sono espressi con il referendum e, quindi, realizzare, la nuova legge elettorale. Se dovesse passare il referendum sulla legge elettorale ci sarebbe un “dovere morale e costituzionale” che impone di ridare la parola agli elettori anche se con un governo Monti in carica. E’ la posizione espressa da Antonio Di Pietro, Idv al termine dell’incontro con il presidente incaricato Monti.

17.22 – Burlando: “Al Governo avrei visto bene Gianni Letta”. Il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando, avrebbe “visto bene” una figura come Gianni Letta nel governo a cui sta lavorando il presidente incaricato, Mario Monti. Lo ha detto questa sera in Consiglio regionale nel corso del dibattito sulle alluvioni. “In questo governo avrei visto bene Gianni Letta – ha detto Burlando, ripetendo il concetto per tre volte -. Avete capito bene, Gianni Letta. Lo ripeto, Gianni Letta”.

17.20 – Gli obiettivi di Mario Monti. Mario Monti non pensa ad un Governo di breve durata. All’orizzonte ci sono sfide economiche da far tremare le vene ai polsi e c’e’ bisogno dell’appoggio piu’ largo possibile da parte delle forze politiche. Per questo Monti non vuole affatto escludere ministri politici dalla compagine governativa per rispetto al Parlamento e alla politica. Secondo quanto si e’ appreso da chi ha parlato oggi con il Presidente del Consiglio incaricato, Monti vuole arrivare al 2013 e, tenendo conto anche del pensiero di Napolitano, non esclude riforme costituzionali da qui alla fine della legislatura. Monti, secondo quanto si e’ appreso, ha preso nota, in particolare, di due riforme: la modifica del bicameralismo perfetto e la riduzione del numero dei parlamentari, riforma quest’ultima che comporterebbe fra l’altro un taglio alla spesa pubblica.

17.15 – Matteoli: “Da Monti garanzie chieste da Pdl o voto”. “Il governo Monti può nascere solo seci sono le garanzie chieste dall’Ufficio di Presidenza del Pdl. Se le garanzie avanzate dal Pdl scaturite da una sintesi politica fossero misconosciute, il ricorso alle urne, che in democrazia non è mai una jattura, sarebbe l’unica opzione possibile”. Lo dichiara Altero Matteoli

17.10 – Napolitano: “Sprigionare massima coesione”. “Dobbiamo realizzare la massima coesione per permettere all’Italia di essere protagonista come lo è stata in passato”. Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, all’Accademia dei Lincei: “Sprigionare uno sforzo collettivo che purtroppo negli ultimi tempi è mancato”. “Non dobbiamo perdere le nostre posizioni nel processo della costruzione europea. Occorre fare grandi sforzi perchè l’Italia rimanga protagonista di questo processo anche nel prossimo futuro. Ciò significa anche che dobbiamo darci istituzioni credibili e sprigionare uno sforzo comune, collettivo, che purtroppo negli ultimi tempi è mancato”, ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un breve intervento a braccio all’Accademia dei Lincei.

16.59 – Marcegaglia: “Agenda di Monti è la nostra agenda”. L’agenda del presidente del Consiglio incaricato Mario Monti “è la nostra agenda. Sono esattamente i nostri 5 punti”. Lo fa notare il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a margine degli stati generali dell’associazione lombarda. Marcegaglia, in particolare, ricorda quali sono questi punti, ovvero: “pensioni, abbassare le tasse su imprese e lavoro, aumentare le tasse sui patrimoni, riduzione dei costi della politica e liberalizzazioni”. Su quest’ultimo punto, evidenzia la numero uno degli industriali, “Monti ha già detto che intende fare molto”. “Da quello che sentiamo sono i punti che noi condividiamo e che pensiamo fondamentali per ricominciare a crescere”.

16.57 – Romano: “Voterò contro governo se non ci sarà ministero Agricoltura”. Se nel governo Monti non ci sarà il ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano non gli darà il suo voto in Parlamento. Lo ha detto lo stesso ministro uscente a Bruxelles, dove ha partecipato alla riunione del Consiglio agricoltura. “Nel caso in cui il nuovo governo non avrà un ministro dell’Agricoltura, troverà la mia ferma opposizione – ha detto – ma sono certo che non accadrà, perché tutti hanno la consapevolezza del ruolo importante che svolge per l’economia reale del nostro paese”.

16.40 – Lega, segreteria politica delibera apertura parlamento Padania. Il Carroccio riapre il Parlamento del Nord. Lo ha deciso la segreteria politica della Lega Nord, presieduta da Umberto Bossi, che si è riunita oggi presso la sede federale di via Bellerio. La riunione, si legge in una nota, “ha deliberato la riapertura del Parlamento della Padania che tornerà a riunirsi il prossimo 4 dicembre”.

16.20 – Cicchitto: “Collaboriamo, ma non consensi al buio”. Quello del Pdl sarà un ”atteggiamento costruttivo” nei confronti di Monti “a condizione che ci si confronti su una proposta programmatica e sulla struttura del Governo. Nessuno può pensare a consensi al buio anche perché noi dovremo portare una precisa proposta all’Ufficio di Presidenza”. Lo afferma in una nota Fabrizio Cicchitto. “Berlusconi – ricorda il capogruppo del Pdl alla Camera – non è stato sfiduciato dal Parlamento: ha fatto un passo indietro con grande senso di responsabilità perché, anche per la secessione di alcuni deputati, si era creata una situazione di stallo alla Camera, mentre invece per un verso la UE per altro la finanza internazionale chiedono governi con maggioranze ampie e stabili per fare manovre economiche molto incisive”.

16.00 – Di Girolamo: “Possibile che al Sud non ci sia un bravo tecnico?”. “Perchè il Mezzogiorno d’Italia deve essere escluso sia dai governi politici sia dai governi tecnici?”. Nunzia Di Girolamo (Pdl), via twitter, difende le ragioni del sud a proposito del totoministri per il governo Monti. “Possibile che al sud non ci sia un bravo tecnico?”, chiede la deputata del Pdl sul social network.

15.55 – Brunetta, Alfano e Letta lasciano Palazzo Grazioli. Dopo avere incontrato il premier Silvio Berlusconi nella sua residenza romana, il segretario del Pdl Angelino Alfano, Renato Brunetta e Gianni Letta hanno lasciato palazzo Grazioli.

15 49 – Fli: “Si indaghi su ultimi atti esecutivo”. ”Chiediamo che si faccia luce inquesti giorni di transizione difficile, sugli ultimi atti amministrativi del governo Berlusconi”. E’ quanto scrive Valerio Lamorte, membro dell’Assemblea Nazionale di Futuro e Libertà, in un editoriale sul sito dell’associazione finiana Onda Futurista. “Nell’ultimo consiglio dei ministri -dice Lamorte- pare che i titolari dei dicasteri siano stati avvistati nei corridoi, intenti a firmare in tutta fretta le ultime carte prima di preparare gli scatoloni”. “I colpi di coda in zona cesarini sono sempre i più pericolosi -prosegue- le ‘legginè più scandalose e le spese più incredibili, sono state approvate alla chetichella notte tempo, a volte a mandato già scaduto. Assunzioni negli enti pubblici, sprechi di denaro per sfamare le ultime clientele, nomine in quantità industriali”.

15.18 – Pionati: “Per Monti orizzonte temporale è 2013″. ”Monti ci ha detto che non avrebbemai accettato nessun incarico a termine e che il suo governo guarda alla scadenza naturale della legislatura”. E’ quanto riferisce il segretario dell’Adc Francesco Pionati, al termine dell’incontro con il premier incaricato Mario Monti.

15.10 – Riunita la segreteria del Pd. Il governo a guida Mario Monti “sarà tecnico con personalità di altissimo profilo, poi il parlamento tornerà centrale”. A spiegarlo è stata Anna Finocchiaro, al termine di un vertice al Partito Democratico con il segretario Pier Luigi Bersani, Enrico Letta, Rosy Bindi e Dario Franceschini per mettere a punto la linea in vista delel consultazioni di domani. L’esecutivo Monti, ha tenuto a sottolineare la capogruppo del Pd al Senato, porrà sfide nuove alla politica per come è stata vissuta in Italia negli ultimi anni. “Dovremo trovare strumenti nuovi di raccordo e confronto tra le forze politiche”, ha detto Finocchiaro, “dovremo sperimentare una fase nuova da cui potrebbe nascere un bipolarismo più maturo”. E del resto il compito che Monti dovrà affrontare non sarà facile. “C’è un’emergenza, trovare i 20 miliardi della delega fiscale in modo da evitare che scattino i tagli lineari”, ha ricordato previsti dall’ultima manovra”, ha segnalato.

15.04 – Iniziata riunione segreteria politica della Lega. E’ iniziata, nella sede federale della Lega Nord, la riunione della segreteria politica del Carroccio, convocata all’indomani del conferimento dell’incarico a Mario Monti. In via Bellerio, a Milano, presente tutto lo stato maggiore del partito: il segretario federale, Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Roberto Maroni, coordinatore della segreteria politica, il governatore del Piemonte, Roberto Cota, i capigruppo alla Camera e al Senato, Marco Reguzzoni e Federico Bricolo. All’ordine del giorno la definizione della linea politica dopo i recenti sviluppi. Ieri Bossi, Bricolo e Reguzzoni sono saliti al Quirinale per spiegare a Giorgio Napolitano che non voteranno la fiducia al prossimo esecutivo guidato da Monti, ma che valuteranno il loro sostegno ai singoli provvedimenti. Linea ribadita dallo stesso Bossi a Monti, oggi al telefono.

15.00 – Violante: “I tecnici tengano conto dinamiche parlamentari”. “Il Parlamento si regge anche suprassi e convenzioni. Uno dei problemi che si possono porre per un governo composto da soli tecnici è quello che nessuno di essi conosce gli accordi non scritti su cui si reggono le dinamiche parlamentari”. E’ questo secondo Luciano Violante, uno dei problemi che dovrà affrontare il nuovo esecutivo guidato da Mario Monti. Parlando agli studenti dell’Università della Valle d’Aosta, l’esponente del Pd ha affermato: “I nomi che si fanno sono di bravissimi accademici, ma sarà da verificare la loro capacità di calarsi nella realtà di un’aula, in particolare Montecitorio, che è tutt’altro che tranquilla”. E ha ricordato: “Una volta Romano Prodi mi confido: ‘quando entro alla Camera mi impaurisco’”.

14.52 – Antonione: “Monti vuole ministri politici”. Mario Monti vuole una “rappresentanza politica ai massimi livelli” del governo il che significa anche a livello di ministri. Lo ha detto Roberto Antonione, del gruppo dei Liberali per l’Italia, al termine del colloquio con il presidente del Consiglio incaricato.

14.49 – Saltato l’incontro tra Monti e Lega. Consultazione solo telefonica. Salta l’incontro tra la delegazione della Lega e il premier incaricato, Mario Monti. Secondo quanto viene riferito e come confermato dallo stesso Umberto Bossi, l’appuntamento che era previsto per le 17.15 a Palazzo Giustiniani non si terrà, dal momento che non soltanto il Senatur ma anche i capigruppo leghisti, Marco Reguzzoni e Federico Bricolo, sono impegnati a Milano in via Bellerio per una riunione della segreteria politica già fissata in precedenza. Le consultazioni tra il Carroccio e Monti, quindi, sono state solo telefoniche con Bossi che ha ribadito “l’indisponibilità della Lega Nord a votare la fiducia al futuro governo” ma “la disponibilità a valutare caso per caso i singoli provvedimenti proposti”.

14.37 – Pionati: “Per Monti economia e riforme su tavoli paralleli”. “Noi abbiamo proposto che il tema delle riforme e il tema dell’economia procedano di pari passo ma su tavoli paralleli e Monti ci ha detto di sì”. Così Francesco Pionati, al termine delle consultazioni del presidente del Consiglio incaricato con il gruppo di Popolo e territorio, ha riferito che Monti ha garantito che ci sara’ il massimo rispetto per le iniziative parlamentari di riforme istituzionali.

14.32 – Moffa: “Monti ha parlato di provvedimenti impopolari”. Il professore Monti ”ha detto che forse ci sarà qualche problema per i provvedimenti impopolari” necessari per far uscire l’Italia dalla Crisi. Così Silvano Moffa, di Popolo e Territorio, al termine delle consultazione con il presidente del Consiglio Mario Monti a palazzo Giustiniani.

14.23 – D’Alema: “Governo Monti occasione per rilegittimare politica”. Con le dimissioni di Berlusconi e l’incarico a “Monti si apre una partita delicatissima, ma tutta da giocare”. Lo afferma Massimo D’Alema in un colloquio con ‘L’Unità. Per il presidente del Copasir, il governo Monti “è un’occasione da utilizzare per uno sforzo di rilegittimazione della politica. Se si coglie l’occasione per mettere mano a riforme significative, il ruolo della politica ne sarà rilanciato”. “Le forze politiche -prosegue- non possono rinunciare al loro ruolo, devono fare una legge elettorale in grado di rispondere alla richiesta di cambiamento, e cioè una legge elettorale di tipo europeo”. Sulla possibilità di un ingresso al governo di esponenti politici, D’Alema è scettico: “Lo avete sentito Cicchitto alla Camera? E’ evidente che nel centrodestra non c’è una svolta politica tale da rendere comprensibile agli italiani una collaborazione tra di noi” e questo è il fattore che pesa maggiormente perchè “in un clima simile il futuro del nuovo governo è incerto”.

14.08 – Telefonata Bossi-Monti. Umberto Bossi ha contattato telefonicamente Mario Monti. Nel colloquio “cordiale e collaborativo” Bossi ha confermato l’indisponibilità della Lega Nord a votare la fiducia al futuro Governo e la disponibilità a valutare caso per caso i singoli provvedimenti proposti. Ne dà notizia un comunicato. Ecco il testo del comunicato: “L’On. Umberto Bossi, Segretario Federale della Lega Nord, non potendo partecipare di persona alle consultazioni del Presidente del Consiglio incaricato, per la già programmata riunione della Segreteria Politica del Movimento a Milano, ha contattato telefonicamente il Prof. Mario Monti. Nel cordiale e collaborativo colloquio telefonico il Segretario della Lega Nord ha confermato la linea politica già espressa al Presidente della Repubblica, che prevede l’indisponibilità della Lega Nord a votare la fiducia al futuro Governo e la disponibilità a valutare caso per caso i singoli provvedimenti proposti. L’On. Bossi e il Prof. Monti si incontreranno personalmente dopo l’espressione della fiducia da parte del Parlamento”.

14.03 – Colloquio telefonico Van Rompuy-Monti. Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha avuto un colloquio telefonico con il premier italiano incaricato, Mario Monti. Lo ha riferito il portavoce di Van Rompuy. La conversazione ha seguito quella con il presidente della Commissione Ue, questa mattina da Parigi, dove Jose Manuel Durao Barroso si trovava in visita.

13.31 – Iannacone (Noi sud): “Sull’ingresso dei politici nel governo c’è discussione in corso”. A proposito della presenza dipolitici nel futuro governo, il presidente del Consiglio incaricato Mario Monti “ha detto che c’è una discussione in corso”. Così Arturo Iannaccone, di Noi Sud, al termine del colloquio con Monti nell’ambito delle consultazioni avviate a palazzo Giustiniani.

13.26 – Alemanno: “Parlamento faccia legge elettorale”. “La Legge elettorale deve essere di iniziativa parlamentare e bisogna usare questi mesi per una legge che porti come minimo alla reintroduzione delle preferenze, per ristabilire un rapporto tra elettori ed eletti”. Cosi’ il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, questa mattina ha risposto a chi gli chiedeva se tra le riforme da mettere nel programma del nuovo Governo ci debba essere anche quella elettorale.

13.09 – Letta e Alfano da Berlusconi. Il sottosegretario Gianni Letta ed il segretario del Pdl, Angelino Alfano, sono giunti poco fa a Palazzo Grazioli per incontrare Silvio Berlusconi. In mattinata a Via del Plebiscito, per poco piu’ di un quarto d’ora, anche il ministro Renato Brunetta.

12.53 – Telefonata Monti – Barroso. Questa mattina il presidente della Commissione Ue Jose’ Manuel Barroso ha parlato al telefono con il premier incaricato Mario Monti. Barroso, come ha detto la portavoce Pia Ahrenkilde Hansen, si trovava al momento della telefonata a Parigi.

12.49 – Nucara: “Monti vorrebbe politici al governo, ma i partiti si oppongono”. “Mario Monti vorrebbe politici al governo, ma i partiti non vogliono saperne di impegnarsi in un programma lacrime e sangue”. Lo ha detto Francesco Nucara, dopo l’incontro tra i repubblicani e il presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti. Nucara ha specificato che “non e’ stato Monti a parlare di programma lacrime e sangue, lo dico io. Si tratta comunque di un programma impegnativo”. Il presidente del Consiglio incaricato ha parlato “di un programma importante con molti sacrifici”, sottolineando però che questi sacrifici saranno “accompagnati” da interventi sulla crescita. Lo ha detto Francesco Nucara, del Pri, dopo il colloquio con Mario Monti a Palazzo Giustiniani.

12.45 – Camusso: “Con Ici sulla prima casa si inizia male”. ”Se si comincia dall’Ici sulla prima casa si parte maluccio, perchè significa colpire i soliti noti”. Lo ha detto la leader della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo ad una manifestazione a Palermo.

12.44 – Fini: “Fiducia a Monti fino a venerdì”. “Credo che il governo Monti nascerà ed entro venerdì avrà ricevuto la fiducia in entrambi i rami del Parlamento”. Lo afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini a Gr Parlamento.

12.36 – Merkel: “Governo in tempi rapidi per attuare riforme”. Angela Merkel “spera che il nuovo governo italiano si insedi presto e che le misure di austerity e le riforme vengano attuate rapidamente e senza perdere tempo”. E’ quanto ha dichiarato un portavoce del cancelliere tedesco.

12.34 – Tabellini: “I miei auguri a Mario Monti”. “Voglio fare i miei auguri al neosenatore Mario Monti di un lavoro importante e veloce sui problemi del Paese”. Gli auguri arrivano dal rettore della Bocconi, Guido Tabellini, che secondo indiscrezioni dovrebbe far parte della nuova squadra di governo. Tabellini, intervenuto a un incontro della Fondazione Invernizzi, non ha voluto aggiungere nulla su un suo eventuale coinvolgimento nell’esecutivo.

12.23 – Monti a Fare Italia: “Ora interventi strutturali”. E’ il momento degli interventi strutturali per abbattere il debito e far ripartire la crescita, tenendo come caposaldo il binomio sviluppo-equità sociale, che vige in Europa. E’ quanto avrebbe detto Mario Monti durante le consultazioni di questa mattina, il premier incaricato Mario Monti ha incontrato l’ex ministro Andrea Ronchi, Adolfo Urso, Antonio Bonfiglio e Pippo Scalia – della componente ‘Fare Italià che lo riferiscono – e con loro ha fatto una panoramica in vista della formazione del nuovo governo. Monti ha in mente un esecutivo assolutamente tecnico e non un governo del ribaltone, riferiscono dopo l’incontro gli esponenti di Fare Italia, aggiungendo che il premier incaricato è consapevole della difficoltà di formare un governo che non abbia al suo interno esponenti di partito. Monti non sarebbe entrato nel dettaglio del programma durante l’incontro, che viene definito “un bel momento di confronto”.

12.18 – La Malfa: “Per Monti crescita essenziale come rigore”. “Monti è perfettamente consapevole che la crescita è un elemento essenziale” tanto quanto il “risanamento”e che “i conti si possono far quadrare solo se insieme al risanamento c’è la crescita”. Lo ha detto Giorgio La Malfa, esponente dei Liberaldemocratici, dopo aver incontrato il presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti, nel giro di consultazioni che si stanno tenendo a Palazzo Giustiniani. Crescita e risanamento, ha insistito La Malfa, per Monti devono essere “due sforzi contestuali”.

11.52 – Urso (Fare Italia): “Monti farà governo tecnico, alti profili”. “Monti realizzerà nelle prossime oreun governo tecnico con personalità di alto valore”. Lo ha detto Adolfo Urso che ha incontrato il premier incaricato insieme a Andrea Ronchi e Antonio Buonfiglio per ‘Fare Italià, componente gruppo misto della Camera, aggiungendo che questa sarà “per la politica un’opportunità di giungere a un bipolarismo normale”. “Abbiamo detto al presidente incaricato che noi crediamo che il governo debba attuare subito e al meglio l’agenda concordata con l’Europa” ma anche “tutte le altre misure necessarie per abbattere il debito e innescare lo sviluppo economico. Quindi – ha concluso Urso – servirà maggiore rigore e maggiori riforme”.

11.49 – Formigoni: “Siano tecnici veri, non si candidino”. Poiché si è deciso per un governo senza personalità politiche, i ministri scelti dal presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti, “è chiaro che devono essere tecnici veramente tecnici: un tecnico non si è candidato mai alle elezioni né intenderà farlo nel futuro, non possiamo trovare ministri tecnici che fra un anno si candideranno alle elezioni”. E’ quanto ha auspicato Roberto Formigoni, secondo cui Berlusconi, visto il discorso di ieri, “non è più premier, ma resta leader”. Per quanto riguarda il rapporto con la Lega, invece, il presidente della Lombardia si augura “che non cambi nulla in Lombardia, perché c’è un patto elettorale di collaborazione molto forte firmato l’anno scorso. Abbiamo collaborato bene, stiamo collaborando bene e continueremo a farlo”.

11.48 – Di Pietro: “Elezioni dopo nuova legge elettorale”. “Noi riteniamo che alle elezioni si debba andare al più presto, ma non lo si può fare con questa legge elettorale che è stata la causa di un Parlamento composto da nominati che non rispondono ai propri elettori ma sono sul mercato al miglior offerente”. Lo ha detto il leader dell’Idv Antonio Di Pietro.

11.44 – Monti convoca parti sociali. Il Presidente del Consiglio incaricato Mario Monti ha convocato le parti sociali per domani alle ore 15, presso palazzo Giustiniani. E’ quanto si apprende da fonti sindacali. “L’Italia ha bisogno di un’altra politica economica che si basi innanzitutto sull’equità sociale e sulle possibilità di crescere. Domani ascolteremo Monti e sottolineeremo che le ricette finora presentate non sono utili e che per fare equità sociale bisogna partire dalla redistribuzione fiscale e quindi dall’imposta patrimoniale e l’imposta sulle grandi ricchezze”. Lo ha detto Susanna Camusso, segretario generale Cgil parlando a Palermo dell’incontro previsto domani con il nuovo premier Mario Monti. “Bisogna partire da una condizoone che liberi risorse per il lavoro”, ha concluso Camusso.

11.25 – Giai: “Monti non esclude di finire la legislatura”. Mario Monti ”non si pone limiti ditempo, anche fino alla fine della legislatura”. Lo ha riferito Mirella Giai, a nome degli eletti all’estero, al termine dell’incontro con il premier incaricato. Il Professore “è stato molto preciso nei programmi e nell’attività” delle prossime settimane. Giai ha avuto occasione di parlare con Monti anche dell’Argentina, dove è stata eletta, perché “mi ha detto che suo padre è nato lì”.

11.16 – Marcegaglia: “Ora abbassare toni e fare riforme”. ”I partiti pensino soprattutto albene del Paese, quindi si abbassino i toni”. Lo afferma il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, parlando dell’incarico a Mario Monti e aggiungendo che “è molto importante che questo governo nasca presto e metta mano alle riforme fondamentali per tornare a crescere”.

11.23 – Emma Bonino: “No credo a esecutivi tecnici”. “Non credo ai governi tecnici, nel senso che ci vuole comunque un grande sostegno parlamentare”. Lo ha detto a Sky Tg24 Mattina il vicepresidente del Senato Emma Bonino. “Credo che i tecnici sono sempre utilissimi – ha aggiunto Bonino – ma a mio avviso è necessario che le forze politiche si impegnino direttamente in prima persona e ci mettano la faccia per il futuro, per la speranza di questo paese, per le nuove generazioni”.

11.22 – Passera (Intesa SanPaolo): “Siamo tutti con Monti”. ”Monti sta lavorando: deve saperee sa che siamo tutti con lui”. Lo afferma il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera. “Napolitano ha gestito nei modi e nei tempi necessari la crisi, quindi ha fatto un grande bene al Paese”, aggiunge Passera.

11.21 – Brunetta a Palazzo Grazioli. Il ministro uscente Renato Brunetta stamane, poco prima delle 11, è arrivato a palazzo Grazioli dove è stato ricevuto da Berlusconi. Il colloquio è durato una ventina di minuti, e al termine, Brunetta ha lasciato la residenza romana del Cavaliere senza rilasciare dichiarazioni.

11.20 – Governo, Napolitano: “Crisi delicatissima e cruciale”. “Avrei voluto intervenire di persona a questa cerimonia di apertura della sessione autunnale del Consiglio Esecutivo del Programma Alimentare Mondiale, che celebra il cinquantesimo anniversario quale Agenzia indipendente. Ma conto che comprenderete come la delicatissima e cruciale crisi di governo apertasi in Italia mi impegni in modo tale da impedirmi di essere questa mattina con voi”. E’ quanto afferma tra l’altro il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato alla signora Josette Sheeran, direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale.

11.19 – Dell’Aringa: “Io ministro? Accetterei”. Carlo Dell’Aringa si dice pronto ad assumere un ruolo ministeriale (Welfare?) se chiamato da Mario Monti. “Premesso che non ho ancora ricevuto nessun rapporto ufficiale in merito – ha spiegato Dell’Aringa, docente all’Università La Cattolica di Milano – e che quindi anch’io posso basarmi solo su quanto scrivono i giornali, posso dire che accetterei senz’altro questo incarico. La mia speranza – conclude – è in ogni caso quella che questa fase interlocutoria si possa concludere rapidamente e felicemente”.

11.05 – Prestigiacomo (Pdl): “Noi come Craxi? Mai umiliata così”. Sabato ”è stata una giornata orribile, non mi sono mai sentita tanto umiliata in vita mia. Tutta quella gente vociante, gli insulti, le monetine. Si fa il confronto con le monetine di Craxi, ma è tutta un’altra storia. Noi siamo gente perbene, non abbiamo nulla di cui vergognarci”. Lo dice il ministro uscente dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo in un colloquio con il Corriere della Sera, raccontando di aver dovuto lasciare il ministero “raggomitolata in macchina” e di essere stata seguita fin sotto casa dagli insulti.

10.50 – Amato: “Io tecnico o politico? Un ermafrodita”. “Sul governo non so nulla”. Questa la risposta del presidente della Treccani Giuliano Amato raggiunto a margine del convegno ‘Europa 2020: rendere l’Italia protagonista’. Alla domanda dei cronisti se si consideri di più un tecnico o un politico Amato risponde: “Forse un ermafrodita”. L’idea che l’Italia possa uscire dall’euro, invece, è “inimmaginabile” per Giuliano Amato, che ha parlato in un’intervista al quotidiano ‘Die Welt’, in cui spiega che “il maggiore pericolo è quello di avere in futuro un euro forte ed un euro debole. Ciò minerebbe l’identità dell’Unione monetaria”. “E’ inimmaginabile che l’Italia non rimanga nell’eurozona e non penso nemmeno che ci si arrivera’”, sottolinea Amato, secondo il quale “i problemi dell’Italia sono soprattutto di natura politica, non tanto economica. Una volta risolti i problemi politici, le cose in Italia si svilupperanno meglio”. Interrogato sui punti deboli dell’Italia, Amato spiega che “quello più grosso è la bassa produttività dell’economia”, causata dalla “rigida regolamentazione in alcuni settori e nel livello dei salari. Adesso dobbiamo invertire la marcia. Sappiamo cosa bisogna fare”.

10.48 – Capezzone (Pdl): “Ici e patrimoniale? Sai che feste in piazza”. “Viste le indiscrezioni di stampa di oggi, attendo con ansia feste di piazza e caroselli per la possibile reintroduzione dell’Ici, la tassa piu’ odiosa di tutte, quella sulla casa, e per l’avvento della patrimoniale, doppia, secondo alcuni giornali”. Daniele Capezzone, portavoce Pdl, agiunge che “non è con le tasse che si curano i mali italiani, e, se queste sono le ricette, si parte con il piede sbagliato”.

10.45 – Rotondi: “Presenza Amato rassicurante”. “Mi associo all’apprezzamento di La Russa per Giuliano Amato. A prescindere dal mio dissenso per questa operazione politica, considero la presenza di Amato al governo un elemento rassicurante”. Lo dichiara Gianfranco Rotondi.

10.43 – Iniziate le consultazioni di Monti. Sono cominciate a Palazzo Giustiniani le consultazioni del presidente del Consiglio incaricato, Mario Monti. Nello studio del senatore a vita sono entrate per prime le rappresentanze parlamentari delle minoranze linguistiche. Successivamente saranno ricevute le rappresentanze delle componenti del gruppo Misto della Camera e del Senato.

10.42 – Galli (Confindustria): “Faccio il tifo per Monti”. “Faccio il tifo perché il tentativo Monti riesca. L’emergenza è enorme: chi non lo capisce si assuma la responsabilità nei confronti degli italiani”: così Gianpaolo Galli, direttore generale di Confindustria, intervenuto questa mattina nel corso di ‘Coffee Break’, in onda su LA7.

10.24 – Il calendario delle consultazioni. Alle 10.20 Rappresentanza parlamentare Sud Tiroler Volkspartei; 10.40 Rappresentanza parlamentare Union Valdtaine; 11.00 Rappresentanza parlamentare Fareitalia per la Costituente Popolare (Gruppo Misto della Camera); 11.15 Rappresentanza parlamentare Liberal Democratici-MAIE (Gruppo Misto della Camera); 11.30 Rappresentanza parlamentare Repubblicani-Azionisti (Gruppo Misto della Camera); 11.45 Rappresentanza parlamentare Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia (Grande Sud) (Gruppo Misto della Camera); 12.00 Rappresentanza parlamentare Socialista nell’ambito del Gruppo UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI (Gruppo al Senato); 12.15 Rappresentanza Forza del Sud; 12.30 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d’Italia Domani- Pid, Movimento di Responsabilità Nazionale – Mrn, Azione Popolare, Alleanza di Centro – Adc, La Discussione) (Gruppo alla Camera); 12.45 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Coesione Nazionale – Io Sud-Forza del Sud (Gruppo al Senato); 13.00 Rappresentanza parlamentare Liberali per l’Italia – PLI. Nel pomeriggio: alle 16.30, Rappresentanza del Gruppo parlamentare Italia dei Valori; alle 17.15 – Rappresentanza del Gruppo parlamentare Lega Nord Padania; alle ore 18.00 ‘Terzo Polò – Rappresentanza del Gruppo parlamentare Unione di Centro, SVP e Autonomie (Union Valdôtaine, MAIE, VersoNord, Movimento Repubblicani Europei, Partito Liberale Italiano, Partito Socialista Italiano) (Gruppo al Senato) – Rappresentanza del Gruppo parlamentare Unione di Centro per il Terzo Polo (Gruppo alla Camera) – Rappresentanza del Gruppo parlamentare Per il Terzo Polo (Api-Fli) (Gruppo al Senato) – Rappresentanza del Gruppo parlamentare Futuro e Libertà per il Terzo Polo (Gruppo alla Camera)- Rappresentanza parlamentare Alleanza per l’Italia (Gruppo Misto della Camera) – Rappresentanza parlamentare MPA-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud. Le consultazioni proseguirannodomani martedì 15 novembre alle 9.30 con la Rappresentanza del Gruppo parlamentare Partito Democratico e 11.00 Rappresentanza del Gruppo parlamentare Popolo della Libertà. Nel pomeriggio di domani saranno ascoltate le parti sociali.

09.56 – A breve le consultazioni. Il premier incaricato Mario Monti è arrivato poco dopo le 9 a Palazzo Giustiniani, dove alle 10 e 20 cominceranno le consultazioni con le forze politiche per verificare la possibilità di formare un nuovo governo.

09.37 – Fini: “Vedo Monti molto determinato”. Gianfranco Fini spiega di aver visto un Mario Monti “molto determinato e consapevole dell’importanza del ruolo che gli è stato assegnato dal Capo dello Stato, e consapevole della necessita’ di agire presto e bene”. Ospite di 60 minuti su Gr Parlamento, il presidente della Camera, rivela solo che il premier incaricato “ha ribadito quello che aveva detto davanti alle telecamere, e cioé che sono necessarie iniziative per rilanciare l’economia ma con equità, due parole magiche, ripresa e equità, che infatti sono riprese con evidenza oggi su tutti i giornali”. Fini, poi, ha parlato della polemica sul suo ruolo. “Le polemiche sulle dimissioni di Berlusconi e mie appartengono ad un’altra stagione” ha detto il presidente della Camera rispondendo alla domanda se si dimetterà o meno. “E’ inevitabile che la legge elettorale sia un tema centrale dell’agenda parlamentare e della politica” ha poi detto Fini, secondo cui “reintrodurre l’Ici sulla prima casa o ricorrere ad una patrimoniale sugli immobili sono misure che possono essere introdotte, ma solo a condizione che abbiano un grado di equità”.

09.22 – La Padania annuncia manifestazioni in tutta Italia. La Padania annuncia “manifestazioni in tutta Italia” contro il governo Monti. E spiega che è convocata per oggi una riunione della segreteria politica della Lega Nord. “Bossi: no all’ammucchiata. Lega unica forza d’opposizione”, titola il quotidiano del Carroccio nell’edizione speciale (normalmente non esce il lunedì) all’indomani dell’incarico a Monti. “Il segretario: non abbiamo neanche visto il programma del governo – continua il giornale – Saremo la sola garanzia per arginare i danni a chi lavora e produce”. “Di fronte ai giochi di palazzo, la Lega sta sul territorio e lavora per la Padania – si sostiene nell’articolo di apertura – proprio oggi nella sede leghista e’ prevista una segreteria politica”.

09.14 – Nuovo governo, Casini: “Possibili politici, ma non parlamentari”. “Mi sembra che siano Pdl e Pd che preferiscono che non ci siano politici”. Lo dice Pier Ferdinando Casini nel corso de La Telefonata di Maurizio Belpietro su Canale 5. Il leader Udc non esclude del tutto però la partecipazione di politici: “Politici certo, ma parlamentari in carica adesso no…”. Quanto alla figura di Gianni Letta, come possibile figura da inserire nel nuovo governo, Casini ribadisce la sua stima nei confronti dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio: “Sono quello -ricorda- che lo stima di più che ha dimostrato di essere un grande servitore dello Stato. Certo, è il collaboratore di Silvio Berlusconi; ma dovremmo chiederci, noi che abbiamo avversato Berlusconi: se non ci fosse stato Letta quanti maggiori motivi di avversione avremmo avuto”.