sabato 26 novembre 2011

ahahahahaha

Bollette alle stelle, 2400 euro a famiglia
Confartigianato lancia l'allarme

A far esplodere il costo energetico, aumentato del 26,5% negli ultimi 12 mesi, l'aumento del prezzo del petrolio attestato a settembre a 108,56 dollari al barile, +143% rispetto all'anno precedente. Ripercussioni sui prezzi dei carburanti, dei trasporti e del gas

ROMA - La bolletta energetica pesa come un macigno sulle tasche degli italiani. La Confartigianato calcola che a settembre il caro-energia ha toccato la cifra-record di 61,9 miliardi, pari al 3,91% sul Pil. In pratica, dice la confederazione, ogni famiglia paga una bolletta di 2.458 euro all'anno.
A far esplodere il costo energetico, aumentato del 26,5% negli ultimi 12 mesi, ha contribuito l'aumento del prezzo del petrolio attestato a settembre a 108,56 dollari al barile (+143% rispetto a marzo 2009).

Inevitabili le ripercussioni sui prezzi dei carburanti, dei trasporti e del gas. E l'Italia - dice la Confartigianato - fa registrare aumenti ben superiori a quelli medi europei.
Infatti, tra ottobre 2010 e ottobre 2011, in Italia il prezzo del gas è aumentato del 12,2%, mentre nell'area Euro la crescita si è fermata al 10,1%. Ad allontanarci dai prezzi medi registrati in Europa è anche l'aumento del prezzo di carburanti e lubrificanti: tra ottobre 2010 e ottobre 2011 la variazione è stata del 17,4%, vale a dire 3,3 punti in più rispetto al 14,1% dell'area Euro.

In particolare, da novembre 2010 ad oggi, la benzina senza piombo ha fatto registrare un rincaro del 15,3%, mentre il prezzo del gasolio auto è salito, nello stesso periodo, del 22,1%.
Differenze fra Italia ed Eurozona anche per il capitolo trasporti: negli ultimi 12 mesi - segnala ancora l'ufficio studi della Confartigianato - i prezzi in Italia hanno mostrato un'impennata del 7,7%, vale a dire 3,2 punti in più rispetto all'aumento del 4,5% dell'area Euro. (26 novembre 2011)
 
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Sottosegretari a Giustizia e Telecomunicazioni
In pole position i nomi cari a Berlusconi 

A via Arenula potrebbe arrivare Giovanni Ferrara, il procuratore capo di Roma che non prese le distanze da Achille Toro; per il neo ministro Passera, invece, ecco Roberto Viola o Vincenzo Zeno Zancovich: il primo fu intercettato dalla Procura di Trani nella vicenda Annozero, il secondo è l'estensore della legge che salvò Rete4
Giovanni Ferrara, capo della Procura di Roma
Giustizia e Telecomunicazioni: i ministeri chiave per Silvio Berlusconi, le forche caudine per il governo Monti, le scelte più significative per dimostrare la discontinuità con il passato. E il toto-nomine dei sottosegretari dimostra che tutto procede senza grandi mutamenti di direzione. Il principale candidato, come sottosegretario al ministero di Giustizia, è Giovanni Ferrara (Unicost): il capo della Procura di Roma – battezzata da tempo immemorabile il “porto delle nebbie” – non pare un uomo di vera rottura con il passato. Di vera e propria continuità, invece, si può parlare per il ministero delle Telecomunicazioni dove, tra i principali candidati, troviamo il direttore generale dell’Agcom, Roberto Viola, e l’estensore della legge Gasparri, Vincenzo Zeno Zancovich.

Viola – senza sapere di essere intercettato – parlava amabilmente con Giancarlo Innocenzi, all’epoca commissario dell’Agcom, delle strategie per zittire Santoro. Nessuna reazione alle invettive che Innocenzi, imbeccato da Berlusconi, portava contro Annozero: eppure, l’autorità garante per telecomunicazioni, ha il compito di proteggere il pluralismo dell’informazione. A giudicare dalle telefonate, Viola preferiva schierarsi con Innocenzi, quindi con Berlusconi. Il 29 novembre 2009 – quindi appena due anni fa – Innocenzi lo chiama per lamentarsi che “il presidente è inferocito, ovviamente perché gli hanno comunicato che Santoro fa il processo Mills… e allora a questo punto lui mi ha detto ‘spiegami che cazzo ci state a fare lì’….”.

Sul “che cazzo ci state a fare lì”, cioè nell’Agcom, Viola non batte ciglio. Il vero problema è che Annozero sta preparando una puntata sul caso Mills, quindi su un’inchiesta che riguarda Berlusconi, e questo non va bene. Infatti, pochi giorni dopo, valuterà con Innocenzi una ‘strategia’. Viola commenta – sempre parlando con Innocenzi – che con il “codice dei processi, Santoro ci si è pulito una cosa che manco te posso dire per rispetto”. E aggiunge: “Avremmo messo a punto una strategia, adesso la cosa più urgente e importante è che si faccia il comitato di vigilanza, perché poi è quello che andrà, diciamo, il dossier che prepariamo…”. Viola non è stato neanche indagato, nell’inchiesta della Procura di Trani, ma queste conversazioni non hanno soltanto un valore penale: il loro tenore è politico.

Con Viola sottosegretario alle Telecomunicazioni, Silvio Berlusconi non trova un uomo ostile ma, al contrario, un funzionario che s’è già dimostrato collaborativo e sensibile ai suoi problemi. Se la scelta dovesse cadere su Vincenzo Zeno Zancovich, poi, il ministero più caro a Berlusconi parrebbe davvero blindato nella direzione che più gradisce: in perfetta sintonia con i suoi affari. Sintonia legislativa, visto che il professor Zancovich, docente universitario di Diritto comparato alla Roma Tre, è lo stesso Zancovich estensore della legge Gasparri. La legge del 2003 che salvò Rete 4 dal satellite, nonostante una sentenza della Consulta, e incentivò la pubblicità televisiva – tanto preziosa per l’ex premier – a discapito della pubblicità destinata alla carta stampata. Il pluralismo televisivo congegnato da Zancovich, infine, non pare abbia portato rivali in casa Mediaset che, ora come allora, è rimasta a godere della sua posizione dominante.

Per quanto riguarda Giovanni Ferrara, invece, bisogna ricordare che la sua procura non s’è distinta per grandi indagini sui politici romani. In tanti lo descrivono come un gentiluomo, un capo mai arrogante, ma sempre attento agli equilibri. A volte fin troppo: non prese una posizione dura nei riguardi del suo “braccio destro”, il procuratore aggiunto Achille Toro, poi condannato dalla procura di Perugia per rivelazione del segreto d’ufficio. Eppure Toro spifferava segreti alla “cricca” legata a Diego Anemone, Guido Bertolaso e altri compagnucci d’appalti. E proprio su quest’inchiesta, che nacque a Firenze, nel febbraio 2010 Ferrara attaccò la procura toscana perché, a suo dire, non aveva rispettato le regole sulla competenza. Poi ingranò la retromarcia, dichiarò che non v’era alcuno “scontro” tra le due procure, ma da Toro non prese le distanze, continuando a usare una grande cautela nei toni, persino di fronte alla scoperta d’aver avuto al suo fianco una “talpa”.
 
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Pirateria, l'Europa vieta i filtri
"Contrari alle leggi della Ue"

Storica decisione della Corte di giustizia europea: non possono essere rivolte ingiunzioni per oscurare a titolo preventivo siti che contengano materiale che viola il copyright. Esultano le associazioni di consumatori e provider di ALESSANDRO LONGO

BRUXELLES - Non si possono imporre filtri al web per impedire agli utenti di scaricare file pirata, perché questa pratica è contraria al diritto comunitario. L'ha stabilito oggi la Corte di giustizia europea, con una sentenza 1 che gli esperti definiscono "storica": avrà un grosso impatto sul modo con cui, anche in Italia, viene protetto il diritto d'autore su Internet.

La Corte si è pronunciata su un caso che contrapponeva il provider belga Scarlet e la Sabam (la Siae belga). La Sabam aveva ottenuto da un giudice che il provider impedisse di usare programmi peer-to-peer per scaricare opere protette. La Scarlet si è rivolta però alla Corte d'appello di Bruxelles, che ha poi portato il caso alla Corte di giustizia.

VIDEO Ernesto Assante: "Cosa cambia per gli utenti" 2 (devi essere fan di Repubblica.it su Facebook per vedere questo contenuto)
Di qui la sentenza, che ora peserà non solo sul caso Scarlet ma in tutta l'Europa: "Il diritto dell'Unione vieta che sia rivolta a un fornitore di accesso ad Internet un'ingiunzione per predisporre un sistema di filtraggio di tutte le comunicazioni elettroniche che transitano per i suoi servizi, applicabile indistintamente a tutta la sua clientela,
a titolo preventivo, a sue spese esclusive e senza limiti nel tempo".

Il motivo è che quest'ingiunzione violerebbe il diritto dei provider a non farsi sceriffi del web e a non sorvegliarlo a caccia di reati. Ma violerebbe anche "la libertà d'impresa, il diritto alla tutela dei dati personali e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni, dall'altro". Sarebbe insomma il classico caso in cui in nome del copyright si vorrebbero fare storture ai danni di altri diritti.

Quelli del cittadino, soprattutto. Ma anche dei provider, che per rispettare l'ingiunzione sarebbero costretti a adottare un costoso sistema di filtraggio. "E' una vittoria per i diritti dei cittadini di internet", afferma Fulvio Sarzana, avvocato, leader del movimento "Sito non raggiungibile 3" per l'affermazione dei diritti fondamentali su internet. "Per l'industria del copyright diventerà impossibile, anche su richiesta di un giudice, ottenere i nomi di chi scarica file pirata, per esempio", spiega Sarzana. "E' quello che Fapav (Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva) aveva tentato di fare 4 in Italia".

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"La sentenza impedirà ai giudici nostrani filtri per bloccare e tracciare gli utenti che scaricano o condividono file protetti da diritto d'autore", aggiunge. "La sentenza avrà un impatto enorme sulla tutela del diritto d'autore online, in Europa", conferma Innocenzo Genna, esperto di policy comunitarie in ambito informatico. "Bloccherà tutte le misure anti pirateria che poggiano su tecnologie di filtraggio, in Italia, Irlanda, Regno Unito e altri Paesi. A rischio adesso anche l'Hadopi francese 6", continua.

Ottimista invece Enzo Mazza, presidente di Fimi (Federazione dell'industria musicale italiana) secondo il quale "la sentenza impedisce solo il filtraggio preventivo e quindi autorizza a bloccare specifiche attività illegali su Internet". Sulla stessa linea Marco Polillo, presidente di Confindustria Cultura, secondo il quale "la sentenza conferma  in maniera chiarissima che, ai fini del contrasto della pirateria online, l'Autorità Giudiziaria e gli Organi amministrativi di vigilanza, dopo aver accertato gli illeciti, possono ordinare provvedimenti di inibizione all'accesso attraverso il coinvolgimento degli intermediari".

Si pensa per esempio all'oscuramento di siti web o alla rimozione di link da cui scaricare file pirata. L'ultima vicenda, a proposito, è il sequestro di Italianshare, un network con cinque siti e 550mila utenti mensili italiani. I provider nostrani ritengono illecito però anche questo tipo di filtro e per la prima volta pochi giorni fa hanno ottenuto ragione 7 da un tribunale. Allo stesso modo si stanno ora opponendo anche al sequestro di Italianshare.

La prossima grande battaglia è alle porte: tra pochi giorni Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) varerà una delibera 8 per la riforma della tutela del copyright online. Le lobby del diritto d'autore le chiedono di facilitare l'oscuramento di siti web, come risulta da una lettera che le ha inviato Confindustria Cultura nei giorni scorsi. Si oppongono a questa misura invece le associazioni dei consumatori e politici bipartisan. L'attuale bozza della delibera non prevede oscuramenti ma la facoltà di Agcom di multare fino a 250 mila euro i gestori di siti che violano il diritto d'autore.
 
(24 novembre 2011)
 

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