mercoledì 30 marzo 2011

hahahahahahha

Hamilton "snobba" Vettel
"È Alonso il mio vero rivale"

Il pilota della McLaren alimenta il dualismo con il ferrarista: "Per la mia storia in F.1, è come se io fossi Senna e lui Prost. Sebastian? Per ora non lo vedo come un vero avversario, forse lo diventerà se continuerà ad avere una macchina così veloce: solo allora assisteremo a vere gare"

Lewis Hamilton, iridato 2008, secondo in Australia. Ap
Lewis Hamilton, iridato 2008, secondo in Australia. Ap
MILANO, 29 marzo 2011 - Nonostante il Mondiale del 2010 e il debutto vincente in Australia, Sebastian Vettel resta ancora un comprimario: lo pensa Lewis Hamilton, sottolineando come sia Fernando Alonso il suo vero rivale, anzi, "la mia nemesi".
paragone impegnativo — È lo stesso pilota inglese della McLaren a proporre un paragone storico di rilievo per spiegare la rivalità con il ferrarista. "Penserò sempre che la mia nemesi e il mio rivale diretto è Fernando - ha detto Hamilton appena arrivato a Kuala Lumpur -. È per via della mia storia in F.1 quando ho cominciato. Se dovessi scegliere quale pilota mi piacerebbe essere, ovviamente direi Ayrton Senna. E forse farei diventare Alonso il mio Prost, lo vedo come il mio Prost. Come se io e Fernando fossimo (Ayrton) Senna e (Alain) Prost".
L'AVVERSARIO VETTEL — Alla base delle dichiazioni, ovviamente, la rivalità che scoppiò fra i due, quando erano compagni di squadra in seno alla McLaren, nel 2007, in una stagione che vide, però, il team inglese perdere il Mondiale a vantaggio di Raikkonen, con la Ferrari. La rivalità con Vettel è quindi più diluita nelle valutazioni dell'inglese. "Non penso che Sebastian sia un vero avversario. Forse lo diventerà se continuerà ad avere una macchina così veloce, ma sono convinto che quando avremo a disposizione una vettura della stessa potenza, solo allora assisteremo a delle vere gare".
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Lampedusa, le promesse di B.

Dal Premio Nobel al Casinò
Il premier sull'isola: "Via gli immigrati entro 48-60 ore, chiuderemo il centro di accoglienza". Arrivate le prime due navi. Nelle ultime 24 ore non si sono registrati sbarchi per il cattivo tempo. Iniziate le trattative con la Tunisia per rimpatriare almeno mille persone
“Lampedusa sarà sede di un casinò”. Non bastavano le promesse fatte davanti al municipio. In conferenza stampa nella base dell’Aeronautica dell’isola Silvio Berlusconi entra nel dettaglio dei progetti accennati questa mattina e aggiunge altri “piani” per “risolvere i problemi”: “Sarà realizzato un campo da golf, una scuola e infrastrutture sanitarie.” Quanto all’impegno per “moratoria fiscale, bancaria e previdenziale di un anno a Lampedusa” il presidente del Consiglio dichiara di aver già parlato con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti per poter mantenere l’esenzione “anche oltre”.

“In 48-60 ore Lampedusa sarà abitata solo dai lampedusani”. Così il premier Silvio Berlusconi esordisce parlando ai cittadini riuniti davanti al municipio dell’isola. “Chiuderemo anche il centro di accoglienza”, promette. Insomma, Berlusconi sfodera il suo miglior sorriso per vendere i soliti sogni agli elettori: via tutti gli immigrati (stessa promessa fatta ai napoletani con la spazzatura), zone libere dalla burocrazia, moratoria finanziaria, fino alla candidatura dell’Isola a “premio Nobel per la Pace”.


In dieci minuti Berlusconi incanta la folla che lo incita: ‘Silvio, Silvio’”. “Ho il vezzo e l’abitudine di risolvere i problemi – aggiunge Berlusconi – e fino a ieri sera non avevo una soluzione chiara. Ora dopo consultazioni con diversi ministri e con le autorità delle Tunisia abbiamo un piano che vengo a raccontarvi e che è scattato ieri a mezzanotte. Non solo, perché Berlusconi annuncia di aver acquistato casa a Lampedusa nella notte “via internet” e prospetta un “piano colore da attivare anche a Lampedusa”. Insomma, per intenderci “vorrei che l’isola avesse i colori di Portofino“. “Venendo qui – aggiunge – ho visto un degrado significativo muri scrostati e niente verde, al contrario nella verdissima isola qui accanto, Linosa”. “Un piano colore – continua Berlusconi – l’ho già realizzato in un paese della Lombardia e per Lampedusa propongo lo stesso modello, arredando le strade con adeguata illuminazione e con ciottolo. E’ necessario anche un piano di rimboschimento”. E ancora sugli immigrati: “E’  un piano di liberazione dell’isola dai migranti. Ci sono 6 navi, e si tratta per una settima, con una capienza di 10 mila passeggeri”.

Nessuna spiegazione su dove andranno le due navi, arrivate questa mattina per caricare gli immigrati: “Lei sa giocare a scopa?”, chiede Berlusconi a un cittadino che vuole capire la destinazione delle navi: “Quando saprà giocare a scopa,le spiegherò delle navi”. Una frase incomprensibile che spiega una cosa: nemmeno il premier sa esattamente dove saranno portati i migliaia di migranti arrivati in questi giorni a Lampedusa. Il mistero viene spiegato solo nel pomeriggio: “I migranti che arriveranno sulle banchine del porto di Lampedusa saranno subito imbarcati sulle navi con destinazione Tunisia o altri centri”, rivela Berlusconi nella conferenza stampa dove sta illustrando gli aspetti del piano d’emergenza immigrazione. L’unico cartello fuori dal coro – “Berlusconi fora dai ball” – viene fatto togliere prima che il presidente del consiglio arrivi in municipio.

Intanto l’Europa risponde alle accuse di Roberto Maroni che ieri aveva dichiarato al Tg5: “L’Europa ci aiuta zero virgola zero, là pensano ‘E’ un problema vostro, arrangiatevi”.  Questa la reazione dell’Unione europea: ”Sono stati messi adisposizione dell’Italia circa 18 milioni di euro nel 2010-2011 per i rimpatri degli immigrati, oltre ai 25 milioni di euro stanziati per tutti gli Stati membri per misure di emergenza.

Annunciate nei giorni scorsi, le prime due navi (in totale il piano ne prevede sei) sono effettivamente arrivate a Lampedusa. Obiettivo dichiarato: prelevare i profughi e portarli nelle strutture allestite in queste giorni dall’Unità di crisi del Viminale.  La nave San Marco della Marina militare è giunta in rada intorno alle 6, mentre per agevolare l’avvicinamento della “Catania” della Grimaldi sono in azione le motovedette della guardia costiera; la nave passeggeri ormeggerà a Cala Pisana.  Secondo quanto si apprende da fonti ufficiali, altre tre navi passeggeri dovrebbero arrivare a Lampedusa entro il primo pomeriggio. Entro stasera è previsto l’arrivo della quinta nave.

Rimpatri verso la Tunisia
Quella di oggi è una giornata decisiva. Da un lato con l’arrivo delle navi. Dall’altro con la partita si gioca a Roma con la convocazione di un Consiglio dei ministri straordinario e la conferenza tra Stato e regioni. Il tutto serve per mettere a punto la strategia dell’emergenza. La tensione però resta alta. Sfumata, al momento, l’ipotesi, ventilata da Maroni, di rimpatri forzosi, resta in piedi il progetto di inviare, almeno una nave, verso Tunisi con a bordo mille persone. Un numero che non sarebbe contemplato dal trattato tra Italia e Tunisia. Il protocollo, infatti, prevede rimpatri giornalieri di non più di quattro persone. Il Viminale, però, ha fatto sapere che la situazione attuale non rientra nella normalità.

La politica della dispersione
Sul fronte diplomatico, Silvio Berlusconi ha dato incarico all’imprenditore tunisino Tarak ben Ammar di intavolare trattative con il governo tunisino. Nel frattempo, il ruolino della crisi prevede di trasferire quante più persone possibili nelle tendopoli allestite in queste ore e che a breve dovranno diventare 13. Ed è questo uno dei temi più caldi. L’indicazione che arriva dal Viminale è quello che queste struttura abbiano la caratteristiche della “precarietà”. Un modo per rassicurare le comunità locali che le tendopoli non si trasformeranno in prigioni o campi stanziali. Non a caso, l’unità di crisi ancora deve decidere  in che modo definire queste strutture: Cie (centri di identificazione ed espulsione), Cpa (Centri di prima accoglienza), o Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo). Questa la politica del ministero dell’Interno che adotta anche il metodo della dispersione. In sostanza, si tengono le maglie larghe. Degli oltre 3mila profughi sbarcati negli ultimi 40 giorni, moltissimi hanno già preso la strada verso Francia e Germania. In questo senso, la chiave di lettura è duplice: da un lato una situazione del genere consiglia ad avere manica larga sui flusso, dall’altro però il progetto è politico. La fuoriuscita di immigrati dai campi, infatti, ingrossa le frontiera di Francia e Germania. E questo suona come un segnale che l’Italia invia all’Europa affinché l’Unione adotti procedure a livello internazionale.

Niente sbarchi
Momenti di tensione questa mattina per un allarme, rivelatosi poi infondato, sulla presenza di esplosivo su un barcone di immigrati. L’imbarcazione è stata immediatamente controllata dagli artificieri, che hanno escluso qualsiasi presenza di esplosivo: per precauzione erano state fatte allontanare le persone presenti in porto e le motovedette che avevano scortato il barcone. Intanto, le ultime 24 ore non hanno registrati sbarchi. Il dato, però, appare falsato dalle proibitive condizioni meteo. Maestrale e mare mosso, infatti, rendono impossibile salpare dalle coste africane. I carabinieri hanno, però, bloccato 31 tunisini sulla terraferma, a Linosa. I migranti sono sbarcati sull’isola sfuggendo ai controlli sul Canale di Sicilia. Intorno alle due di questa notte il Pattugliatore della Marina Militare Comandante Borsini, impegnato nella normale attività di vigilanza della pesca e controllo dei flussi migratori, su segnalazione della Guardia Costiera, nelle acque internazionali del Canale di Sicilia, ha preso a bordo e verificato le condizioni sanitarie di sei immigrati già tratti in salvo dal loro barcone, che stava naufragando, da un peschereccio egiziano. I sei extracomunitari, le cui condizioni mediche sono buone, sono stati successivamente trasbordati su una motovedetta della Guardia Costiera che li sta portando a Lampedusa.
 
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Folla blocca Montecitorio: "Vergogna"
lancio di monetine verso La Russa

ROMA - Dura contestazione in piazza Montecitorio, a pochi metri dall'ingresso della Camera, da parte del Popolo Viola e di simpatizzanti del Pd e dell'Idv, in occasione di un presidio organizzato dal Partito Democratico contro il ddl sul processo breve al grido di "Vergogna, vergogna", "Ladri, ladri", "Mafiosi, mafiosi". I manifestanti sono riusciti anche a superare il transennamento che abitualmente tiene a distanza i manifestanti dall'ingresso del Parlamentto.

LE IMMAGINI DELLA PROTESTA 1

Il ministro della Difesa, La Russa, è stato accolto con fischi e insulti ed è stato anche oggetto di un lancio di monetine. La Russa è stato costretto a rientrare nel palazzo e lasciarlo da un'altra uscita. I dimostranti hanno poi duramente contestato anche Daniela Santanchè. La Russa ha commentato le proteste fuori da Montecitorio: "Sono dei violenti, come è violenta l'opposizione".

Bersani è intervenuto in piazza Montecitorio, parlando da una scaletta messa a disposizione dagli organizzatori della protesta, chiedendo la mobilitazione di tutti "contro il colpo di mano sul processo breve che porterà - ha detto - in libertà i truffatori e i criminali". Il leader del Pd ha stigmatizzato il fatto che "di fronte alla crisi internazionale - politica, economica e militare - l'intero governo era presente
stamattina in aula con il solo scopo di far passare la modifica dell'ordine del giorno per avere subito una votazione sul processo breve". Bersani ha attaccato duramente la Lega: "Predicano la moralità e fanno il gioco di Berlusconi e dell'immoralità generalizzata". Il segretario del Pd ha chiesto una mobilitazione continua in difesa della Costituzione. "Dobbiamo diffondere fiducia e speranza che non passeranno questi provvedimenti, compreso quello che blinda le televisioni alla vigilia della campagna elettorale" ha concluso.

Alcuni deputati leghisti tra i quali Gianluca Buonanno, davanti a Montecitorio, sono diventati il catalizzatore della protesta che del migliaio di persone che assediano il Parlamento. Il deputato Buonanno si è staccato dal gruppetto e nonostante gli insulti si è avvicinato minacciosamente ai manifestanti. Dalla gente è partita una raffica di monetine, qualcuno si è staccato dal gruppo e solo l'intervento delle forze dell'ordine ha evitato la rissa, mentre il resto della folla cantava "Bella ciao".

Intanto, in piazza è cresciuta la presenza dei manifestanti, mentre il cordone di polizia ha liberato l'emiciclo davanti a Montecitorio. Sono oltre 1000 le persone che, al grido di "via i mafiosi dallo Stato" e "l'Italia è nostra e non di Cosa nostra" hanno partecipato alla protesta davanti alla Camera. Molte bandiere dell'Idv, ma anche quelle del Pd. In piazza oltre a Leoluca Orlando, c'erano anche altri esponenti dell'Idv e del Partito democratico, così come esponenti delle opposizioni extraparlamentari.
Proprio Leoluca Orlando,  portavoce dell'Idv, ha chiesto al leader del Pd Pier Luigi Bersani "un incontro di tutte le opposizioni per valutare l'ipotesi di andare a colloquio dal presidente Napolitano perchè esiste un rischio reale per la democrazia, per via delle leggi sulla giustizia presentate dalla maggioranza".

Dal canto loro, i rappresentanti del "Popolo Viola" hanno proposto l'istituzione di un "camper della legalità" permanente in piazza Montecitorio.
(30 marzo 2011)

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Jerez, Rossi ancora in difesa
Simoncelli: "Voglio il podio"

Domenica in Spagna il secondo GP stagionale. Vale sa che non sarà una gara semplice: "Su questa pista la Ducati di solito soffre e la spalla non è al meglio, stringerò i denti". Il pilota di Gresini: "Bellissimo il Qatar, spero di stare ancora coi migliori. Melandri? È invidioso"

Valentino Rossi, inizio difficile in MotoGP. Ansa
Valentino Rossi, inizio difficile in MotoGP. Ansa
MILANO, 29 marzo 2011 - "Il Qatar, con le sue tante entrate e frenate sulla destra, era una pista impegnativa per la mia spalla. Vedremo se invece Jerez, sotto questo punto di vista, potrà essere un po' più facile, anche se credo bisognerà stringere i denti ancora per un po'". Valentino Rossi introduce così la prima gara europea del Motomondiale 2011 in programma il prossimo weekend. L'obiettivo della Ducati, dopo il deludente debutto del Qatar, è compiere un passo avanti per arrivare all'interruzione di circa un mese con un po' di serenità.
tradizione — "In questi giorni ho continuato ad allenarmi in palestra per cercare di aumentare forza e soprattutto resistenza ma sarà dopo la Spagna, con la cancellazione del GP del Giappone, che avrò quasi un mese per recuperare decisamente" spiega Rossi in una nota Ducati soffermandosi sulla sua condizione fisica, ancora non al top per la convalescenza della spalla. Rossi, solo settimo all'esordio quest'anno, ha dalla sua una tradizione favorevole sul tracciato spagnolo: oltre a tre podi, sulla pista andalusa ha conquistato sette vittorie, di cui cinque in MotoGP. "Dal punto di vista tecnico, Jerez pare non essere la pista più favorevole per la Ducati ma vedremo, a me è sempre piaciuta molto e dobbiamo sicuramente provare a far meglio che in Qatar. Per il momento continueremo a lavorare sul setup, utilizzando tutto quello che abbiamo capito durante la prima gara, per la quale avevamo comunque trovato delle buone soluzioni".
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parla super sic — Chi invece si presenta con tanto entusiasmo è Marco Simoncelli. Il romagnolo della Honda dopo il quarto posto dell'esordio in Qatar vuole continuare su questa strada e agguantare finalmente il podio della MotoGP: "Dopo la gara del Qatar ero felice e soddisfatto - ha detto - ho disputato la mia più bella gara da quando sono in MotoGP ma soprattutto ho capito di poter stare con i migliori e poter ambire molto presto ad un podio. Siamo partiti con il piede giusto e questo ci consentirà di fare ancora meglio già da Jerez. Sono cresciuto io ed è cresciuta la squadra, rispetto allo scorso anno siamo migliorati molto ma non dobbiamo pensare di essere arrivati perché la strada da percorere è ancora lunga. Oggi sappiamo tutti come e dove intervenire per essere maggiormente competitivi e questo è fondamentale per i risultati. Jerez è tra le mie piste preferite dove ho vinto, nel 2004 con la 125, la mia prima gara del motomondiale e quindi sono fiducioso di poter disputatare, questo fine settimana, un bel GP”. Poi Simoncelli interviene anche a proposito delle dichiarazioni di Melandri su Superbike e MotoGP. "Io sono più amico di Valentino - ha detto Marco su Virgin Radio -, ma secondo me se lì c'è un invidioso, quello è Melandri. Quello che ha detto Valentino alla fine è anche giusto, non in senso dispregiativo, ma alla fine il livello delle moto in Superbike un po' più basso e tutti i piloti che vanno via dalla MotoGP vanno lì e vincono, quindi è sintomo che anche il livello dei piloti è un pelo più basso. Non è una cosa dispregiativa, è una cosa statistica. Io guardo sempre le gare di Superbike e mi diverto, però ho toccato con mano e secondo me è una categoria un po' più facile".
Jorge Lorenzo, 23 anni, iridato 2010 con la Yamaha. Reuters
Jorge Lorenzo, 23 anni, iridato 2010 con la Yamaha. Reuters
lorenzo verso "casa" — Il campione del mondo Jorge Lorenzo ha con Jerez un rapporto speciale: è il posto in cui debuttò in 125 il giorno dopo aver compiuto 15 anni, il 5 maggio 2002, e quello in cui ha celebrato il successo dell'anno scorso con un tuffo azzardato - con casco, tuta e stivali - nel laghetto interno alla pista, rischiando quasi di affogare. "Sono pronto per la gara di Jerez - ha detto Jorge -. Abbiamo iniziato molto bene il campionato in Qatar, e credo che ci siano tutte le condizioni per fare molto bene davanti ai miei tifosi e al mio Fan Club. L’anno scorso la situazione era simile e forse quella fu la gara migliore della mia carriera, con quel recupero nei giri finali. Jerez è un posto speciale per me, forse il più bel circuito al mondo. Il ricordo più bello? Quando corsi davanti a 100 mila persone il giorno dopo aver compiuto 15 anni".
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martedì 29 marzo 2011

già.....

L'Huffington sbarca in Europa
il NYT combatte con il paywall

La testata da poco acquisita da Aol ha annunciato un'edizione per il Regno Unito. Il quotidiano newyorkese ha lanciato il suo programma di pagamento. Le news online di fronte alla necessità di monetizzare i contatti di MAURO MUNAFO'

LE NUOVE testate digitali si espandono, quelle tradizionali fanno i conti con la Rete. Meno di due mesi dopo l'acquisizione da parte di America On Line (Aol) 1, l'Huffington Post di Arianna Huffington ha annunciato l'intenzione di inaugurare un'edizione del sito per il Regno Unito, con l'obiettivo di riproporre anche in Europa la sua formula di successo. Mentre il "superblog" progetta la conquista del Vecchio continente, il New York Times si scontra con la difficoltà di monetizzare i suoi visitatori online e raccoglie critiche da ogni parte della Rete per le tariffe imposte dal suo nuovo "paywall". Post e Times sono due dei principali siti di informazione negli States, con il quotidiano di New York che può contare su un milione di visite al mese in più rispetto all'aggregatore, secondo i dati Comscore: una differenza che si è ridotta in maniera sensibile rispetto ai sei milioni di visitatori di un anno fa.

Huffington in Europa. Acquistato per la cifra di 315 milioni di dollari lo scorso febbraio dal provider Aol 2, il sito di informazione e aggregatore di contenuti Huffington Post sbarcherà in estate anche nel Regno Unito. La comunicazione è arrivata direttamente da Arianna Huffington durante il MediaGuardian
Changing Media Summit. La formula che ha decretato il successo del sito resterà la stessa, con un gruppo di giornalisti pagati e un ampio numero di collaboratori e blogger che popoleranno la piattaforma solo per ottenere visibilità. Nessuna correzione di rotta insomma per la Huffington, neppure in seguito alle polemiche scatenate dai blogger 3 stufi di lavorare gratis e di non aver ricevuto un dollaro dei soldi di Aol. "Scrivere per il Post equivale ad andare in tv in un talk show di grande popolarità. Vuol dire visibilità massima. E se qualcuno decide di andarsene, sono in tanti pronti ad occupare quegli spazi", aveva dichiarato la Huffington rispondendo alle minacce di sciopero dei suoi blogger. Nuove occasioni di visibilità si aprono quindi nel Regno Unito, grazie ai fondi adesso a disposizione della Huffington.

Difficile dire oggi se l'esperimento potrà avere successo, vista la profonda differenza tra il mercato americano e quello britannico, sia in termini di audience che editoriali. Non c'è quindi da stupirsi se poche ore dopo l'annuncio diversi commentatori scommettevano già sul flop 4 dell'iniziativa.

Muri per le notizie. Se le nuove testate ridono, quelle blasonate si confrontano con la necessità di trasformare i visitatori dei loro siti in dollari (o euro) di ricavi. Il New York Times ha da poco lanciato 5 il suo paywall, il programma di pagamento per la consultazione degli articoli online. Finora gli unici a dover pagare erano i canadesi, ma dal 28 marzo il "muro" si alza per tutti.

Per il quotidiano della Grande Mela si tratta di un ritorno al passato, visto che nel 2005 era stato già inaugurato Times Select, la sua versione a pagamento, chiusa nel 2007 nonostante gli oltre duecentomila sottoscrittori. All'epoca la cancellazione del paywall fu giustificata con l'argomento che la vendita di pubblicità sulle pagine accessibili a tutti avrebbe fatto guadagnare di più rispetto all'abbonamento. Sono bastati pochi anni, e una crisi economica senza precedenti per la stampa americana, per rivedere queste scelte.

A cambiare rispetto al 2007 sono state però anche le tariffe, il peso dell'internet mobile e la consultazione tramite tablet e smartphone. Se il vecchio Times Select costava 50 dollari l'anno, l'accesso completo e da tutte le piattaforme al New York Times costerà dal 28 marzo 455 dollari, oltre nove volte di più. Una cifra che non ha precedenti nella storia dei paywall, di gran lunga superiore anche al Wall Street Journal, che ha scatenato le critiche della rete nei confronti del quotidiano. La politica del New York Times si è rivelata però molto più morbida rispetto a quella di altri siti, e sarà concessa la consultazione di 20 articoli gratuiti al mese, o anche di più per chi segue i link da Twitter e Facebook. Esistono poi diversi "tagli" di abbonamento a disposizione di chi legge il sito solo da iPad o da cellulare.

Il muro non sembra però esattamente invalicabile, e sul web si possono già trovare diversi programmi ed estensioni per browser per consultare il New York Times senza pagare. Nasce il sospetto che non sia colpa di un bug ma di una precisa decisione di tenere qualche breccia aperta. La scelta di un paywall soft, con la consultazione gratuita di venti articoli al mese, segnala poi che il New York Times non vuole ripetere l'esperienza del Times di Londra. La testata inglese di Murdoch ha infatti lanciato nel giugno scorso 6 il suo paywall cambiando addirittura sito e vedendo crollare le visite di circa il 90%.

Il modello delle news a pagamento sconta però una lunga tradizione di insuccessi. A parte gli esempi felici dei quotidiani economici come Wall Street Journal e Financial Times, gli altri esperimenti si sono nel tempo rivelati fallimentari o poco più. L'arrivo sul web delle testate cartacee negli anni '90 è stata la prima occasione di vedere i modelli a pagamento scavalcati dalle soluzioni free, mentre la nuova ondata di paywall è un fenomeno recente che già registra qualche delusione. Il flop del quotidiano di Long Island Newsday, capace di raccogliere in un anno solo 35 sottoscrittori online, resta forse l'esempio più evidente della difficoltà di far pagare per le notizie sui nuovi media, ma non ha impedito ad altri di tentare la via delle news a pagamento.
(27 marzo 2011)
 
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Agcom boccia il bavaglio di Pdl e Lega
“Regole talk distinte da tribune politiche”
Niente bavaglio elettorale per le televisioni private. Nell’emanare il regolamento per le prossime elezioni amministrative Agcom ha bocciato la norma varata da Pdl e Lega: “Le regole per la par condicio nei talk show e quelle delle tribune politiche restino distinte”, ha sentenziato l’authority. Esattamente il contrario da quanto previsto dalla nuova norma (che è la fotocopia di quella dello scorso anno).

L’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha così approvato il regolamento per le emittenti private in vista delle amministrative del 15 e 16 maggio. La soluzione, spiega l’Agcom in una nota, è legata alla pronuncia del Tar del 2010 che aveva ribadito “la distinzione tra “programmi di informazione” e “comunicazione politica radiotelevisiva” e la conseguente illegittimità dell’applicazione ai primi della disciplina sulla par condicio prevista per la comunicazione politica”.

“I regolamenti – si legge in una nota – sono analoghi a quelli adottati dall’Autorità in occasione della tornata elettorale del 2010 nella versione approvata dopo che il Tar del Lazio, con propria ordinanza, aveva ribadito – alla luce della lettura data dalla Corte Costituzionale – la distinzione tra programmi di informazione e comunicazione politica radiotelevisiva e la conseguente illegittimità dell’applicazione ai primi della disciplina sulla par condicio prevista per la comunicazione politica. I regolamenti sono stati varati oggi, dopo aver svolto le consultazioni previste dalla legge con la commissione parlamentare di Vigilanza – conclude l’Agcom – in considerazione della necessità della loro pubblicazione nella Gazzetta ufficiale in tempo utile per entrare in vigore il prossimo 31 marzo, data di indizione dei comizi elettorali”.

Ora la palla passa nelle mani di Sergio Zavoli, che dovrà decidere se, come accadde l’anno scorso, Pdl e Lega riusciranno a imbavagliare il servizio pubblico. La commissione di Vigilanza deve ancora votare il regolamento per le prossime amministrative e il peso della decisione dell’Agcom non può non contare nella scelta. Zavoli conosce la televisione come pochi. E oggi, in queste ore, nel ruolo di presidente della commissione ha una grossa responsabilità che è anche un’opportunità: può rispedire al mittente l’emendamento di Pdl e Lega – non mettendolo ai voti – che vuole imporre la par condicio ai programmi di informazione, come fossero tribune elettorali, per farli chiudere. Zavoli può dimostrare che la legge è uguale per tutti, ancora di più nella commissione Rai del parlamento italiano.

Le sentenze del Tar e la Corte costituzionale hanno spiegato che la comunicazione politica è diversa dall’informazione giornalistica. E dunque l’emendamento di Pdl e Lega è contro una legge italiana, la 28 del 2000 sulla par condicio. E l’ha ricordato proprio oggi l’Autorità di garanzia nelle comunicazione, l’Agcom, l’unico organo di controllo che può sanzionare la Rai.

L’anno scorso il bavaglio fu identico e le modalità le stesse, ma la censura colpì soltanto il servizio pubblico perché le private, compresa Mediaset, ricorsero al Tar e vinsero. Certo, se Zavoli decidesse di non mettere ai voti l’emendamendo di Pdl e Lega (in  qualsiasi altro caso l’emendamento passerebbe), sarebbe vittima dell’offensiva politica e mediatica del Pdl. Ma due mesi d’informazione per gli italiani, in un momento delicato per il Paese e per il mondo, valgono un sacrificio.

A chiedere una presa di posizione di Zavoli sono anche le opposizioni. Pd, Idv e Udc, compatti, chiedono al presidente della Commissione di Vigilanza Rai di valutare l’inammissibilità degli emendamenti presentati dalla maggioranza al regolamento sulla par condicio.

Ma il Pdl e la Lega non intendono cedere di un millimetro e quindi non hanno intenzione di ritirare gli emendamenti. La plenaria della Commissione di Vigilanza si riunirà nuovamente alle ore 20 per proseguire la discussione sulle proposte emendative al regolamento.

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Energia, la lezione dei comuni
"Siamo verdi e autosufficienti"

Presentato il dossier di Legambiente sulla diffusione delle rinnovabili nei municipi. Quelli che riescono a fare da soli con vento, sole e biomasse sono quasi mille, e il numero è in continua crescita. "Altro che contributo marginale" di VALERIO GUALERZI

ROMA - Un comune su otto in Italia è autosufficiente dal punto di vista elettrico grazie a sole, vento, biomasse e geotermia; a Lecce si produce più elettricità verde di Friburgo, la celebrata capitale tedesca del fotovoltaico; nel 94% dei municipi italiani è presente ormai almeno un impianto rinnovabile. Accusate di essere troppo costose, marginali e inaffidabili, le fonti verdi si prendono la loro rivincita e lo fanno con "Comuni Rinnovabili 2011", il dossier di Legambiente che fotografa la diffusione delle micro centrali ad energia alternativa sul territorio nazionale.

Giunto alla sua sesta edizione, il rapporto illustrato oggi a Roma è "la migliore risposta a chi continua a sostenere che il contributo delle fonti rinnovabili sarà comunque marginale nel futuro del Paese". Una presentazione che ha molto il sapore di un "pride". "Per capire come stanno davvero le cose - spiega il curatore del rapporto Edoardo Zanchini - occorre guardarle nella giusta prospettiva. Se continuiamo a raccontare la questione energetica partendo dalle potenzialità d'installazione delle fossili è chiaro che non c'è gara, ma se scendiamo sul territorio per capire come le comunità rispondono alle esigenze locali allora i numeri ci danno ragione e ci rendiamo conto che gli obiettivi fissati dall'Unione Europea sono raggiungibili con incredibili vantaggi per tutti".

GUARDA L'INTERATTIVO 1 - IL RAPPORTO COMPLETO IN PDF 2

"Grazie a questi impianti - si legge nella premessa del documento - si sono creati nuovi posti di lavoro, portati servizi, riqualificati edifici e creato nuove prospettive di ricerca applicata, oltre, naturalmente, a una migliore qualità della vita... senza dimenticare bollette meno salate". Le cifre di questa rivoluzione che ci sta avvolgendo silenziosamente sono eloquenti. Il rapporto "racconta un salto impressionante nella crescita degli impianti installati nel territorio italiano. Sono 7.661 i Comuni in Italia dove si trova almeno un impianto. Erano 6.993 lo scorso anno 3, 5.580 nel 2009. In pratica, le fonti pulite che fino a 10 anni fa interessavano con il grande idroelettrico e la geotermia le aree più interne, e comunque una porzione limitata del territorio italiano, oggi sono presenti nel 94% dei Comuni. Ed è significativo che cresca la diffusione per tutte le fonti, dal solare fotovoltaico a quello termico, dall'idroelettrico alla geotermia ad alta e bassa entalpia, agli impianti a biomasse e biogas integrati con reti di teleriscaldamento e pompe di calore".

Una forza tanto irresistibile quanto discreta che, denuncia ancora Zanchini, "finisce quasi sempre per essere sottorappresentata". Come testimonia il caso di Tocco da Casauria 4, municipio premiato lo scorso anno dal Rapporto, ignorato in Italia, e innalzato a esempio virtuoso per il mondo intero dalla prima pagina del New York Times. Le esperienze raccontate e catalogate nel Rapporto, si legge ancora nella premessa, "mettono il nostro paese senza che ve ne sia la consapevolezza, nel gruppo di punta della ricerca internazionale". Zanchini, oltre a Friburgo, cita quindi il caso di Samso 5, l'isola danese a emissioni zero. "Lì - spiega - la vocazione alla sostenibilità pubblicizzata globalmente è divenuta motivo di attrazione turistica, ma in Italia la percentuale di realtà simili è altissima e in continua crescita".

Il Rapporto 2011 esalta in particolare i comuni alpini di Morgex e Brunico per la loro capacità di diventare 100% rinnovabili, non solo per i consumi elettrici ma anche per quelli termici (riscaldamento e acqua calda), attraverso un mix di fonti diverse. Un contributo decisivo, così come avviene per gli altri 18 municipi italiani che possono vantarsi  di essere completamente autosufficienti, arriva in particolare dagli impianti di teleriscaldamento a biomasse. Il bacino delle realtà locali virtuose si allarga poi massicciamente se ci si limita a prendere in considerazione l'indipendenza elettrica. In questo caso il numero di municipi 100% rinnovabili balza a quota 964. Importante, per capire davvero la portata del fenomeno, il fatto che nella classifica dei migliori accanto alle "solite" piccole comunità di montagna inizino ad affacciarsi anche delle vere e proprie città e località del meridione. Un capoluogo di provincia come Treviso riesce ad esempio a coprire il 100% del fabbisogno elettrico dei residenti, mentre tra i comuni che raggiungono l'autosufficienza ci sono anche Isernia, Agrigento e Lecce.

"Anche il Sud  comincia a muoversi - conclude soddisfatto Zanchini - ma per dare continuità a questa straordinaria rivoluzione occorre semplificare le normative d'autorizzazione, dare certezze agli investimenti, avviare serie politiche di efficienza energetica e iniziare gli indispensabili interventi di adeguamento della rete alle nuove caratteristiche della microgenerazione distribuita". In altre parole occorre che veda finalmente la luce il Piano energetico nazionale atteso ormai da anni e che sia un piano orientato alla sostenibilità.
(29 marzo 2011)

domenica 27 marzo 2011

super domanica..............

Super Melandri a Donington
Biaggi squalificato in gara-2

Il romagnolo della Yamaha vince la prima prova del GP d'Europa e nella seconda, che vede lo stop forzato al romano, è battuto solo da Checa, che lancia la Ducati in fuga nel Mondiale. Marco: "Una giornata così vale dieci anni da comprimario in MotoGP". Max: "Ho sbagliato io, sono partito prima. Chiedo scusa a tifosi e squadra"

Marco Melandri sulla sua Yamaha. Alex Photo
Marco Melandri sulla sua Yamaha. Alex Photo
DONINGTON (Gran Bretagna), 27 marzo 2011 – Super Marco Melandri a Donington. Il romagnolo della Yamaha vince gara-1, mentre nella seconda cede allo scatenato Carlos Checa, che con il terzo successo in quattro gare lancia la Ducati in fuga nel Mondiale. Disastro per Max Biaggi solo settimo nella prima uscita e squalificato nella seconda perché, dopo la partenza anticipata, non è tornato al box entro i previsti tre giri per scontare la penalità.
GARA-1 — Melandri ha fatto centro dopo appena tre corse riportando la Yamaha in gioco per il successo nel Mondiale. L'ex iridato della 250 è scattato dalla terza fila sbarazzandosi prima di Max Biaggi (sei sorpassi tra i due italiani) e in rapida successione anche di Haga, Camier, Sykes (poi caduto senza danni) e Haslam. A sei giri dalla fine ha acciuffatto il secondo posto ma c’erano ancora 2”1 da recuperare sul battistrada Jakub Smrz, pilota della Repubblica Ceca andato in fuga con la Ducati satellite. Guadagnando 4-5 decimi al giro Melandri è arrivato in scia a Smrz al penultimo giro e lo ha superato di slancio alla chicane. Melandri era a digiuno dal GP d’Australia 2006 con la Honda, nella sua migliore stagione di MotoGP chiusa alle spalle di Valentino Rossi. Sul tracciato di Donington non vinceva dal 2002 in 250 con l’Aprilia con la quale sarebbe diventato campione. All’ultimo giro Checa ha superato Haslam per il terzo posto mentre Biaggi, autore di diversi errori, è arrivato settimo.
GARA-2 — Biaggi ha compromesso la giornata staccandosi in anticipo dalla sesta casella dello schieramento. “Ho capito di aver sbagliato e deconcentrandomi ho perso parecchie posizioni, è stato un errore grave e mi scuso con la squadra e i tifosi” ha detto il campione del Mondo. Che poi è tornato anche sul brutto episodio del mezzo schiaffo a Melandri dopo la Superpole di sabato. “Non avrei dovuto farlo, ma siamo umani anche noi piloti”. Melandri ha spinto forte per risalire il gruppo ma ha pregiudicato l’aderenza e nel finale non è stato in grado di annullare il vantaggio di Checa partito con la copertura più soffice. "Speravo che cedesse di schianto come Smrz ma Carlos è di un altra pasta, non c'era verso di acciuffarlo". Il ravennate della Yamaha, 28 anni, balza al secondo posto in campionato a -19 punti dal catalano. “E’ stata una giornata fantastica che vale dieci anni da comprimario in MotoGP com’ero lo scorso anno” ha commentato Melandri . Prossima sfida fra tre settimane ad Assen, in Olanda.
Paolo Gozzi© RIPRODUZIONE RISERVATA 
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GIORNALISMO

L'Huffington sbarca in Europa
il NYT combatte con il paywall

La testata da poco acquisita da Aol ha annunciato un'edizione per il Regno Unito. Il quotidiano newyorkese ha lanciato il suo programma di pagamento. Le news online di fronte alla necessità di monetizzare i contatti di MAURO MUNAFO'

Le nuove testate digitali si espandono, quelle tradizionali fanno i conti con la Rete. Meno di due mesi dopo l'acquisizione da parte di America On Line (Aol) 1, l'Huffington Post di Arianna Huffington ha annunciato l'intenzione di inaugurare un'edizione del sito per il Regno Unito, con l'obiettivo di riproporre anche in Europa la sua formula di successo. Mentre il "superblog" progetta la conquista del Vecchio continente, il New York Times si scontra con la difficoltà di monetizzare i suoi visitatori online e raccoglie critiche da ogni parte della Rete per le tariffe imposte dal suo nuovo "paywall". Post e Times sono due dei principali siti di informazione negli States, con il quotidiano di New York che può contare su un milione di visite al mese in più rispetto all'aggregatore, secondo i dati Comscore: una differenza che si è ridotta in maniera sensibile rispetto ai sei milioni di visitatori di un anno fa.

Huffington in Europa. Acquistato per la cifra di 315 milioni di dollari lo scorso febbraio dal provider Aol 2, il sito di informazione e aggregatore di contenuti Huffington Post sbarcherà in estate anche nel Regno Unito. La comunicazione è arrivata direttamente da Arianna Huffington durante il MediaGuardian Changing Media Summit. La formula che ha decretato il successo del sito resterà la stessa, con un gruppo di giornalisti pagati e un ampio numero di collaboratori e blogger che popoleranno la piattaforma solo per ottenere visibilità. Nessuna correzione di rotta insomma per la Huffington, neppure in seguito alle polemiche scatenate dai blogger 3 stufi di lavorare gratis e di non aver ricevuto un dollaro dei soldi di Aol. "Scrivere per il Post equivale ad andare in tv in un talk show di grande popolarità. Vuol dire visibilità massima. E se qualcuno decide di andarsene, sono in tanti pronti ad occupare quegli spazi", aveva dichiarato la Huffington rispondendo alle minacce di sciopero dei suoi blogger. Nuove occasioni di visibilità si aprono quindi nel Regno Unito, grazie ai fondi adesso a disposizione della Huffington.

Difficile dire oggi se l'esperimento potrà avere successo, vista la profonda differenza tra il mercato americano e quello britannico, sia in termini di audience che editoriali. Non c'è quindi da stupirsi se poche ore dopo l'annuncio diversi commentatori scommettevano già sul flop 4 dell'iniziativa.

Muri per le notizie. Se le nuove testate ridono, quelle blasonate si confrontano con la necessità di trasformare i visitatori dei loro siti in dollari (o euro) di ricavi. Il New York Times ha da poco lanciato 5 il suo paywall, il programma di pagamento per la consultazione degli articoli online. Finora gli unici a dover pagare erano i canadesi, ma dal 28 marzo il "muro" si alza per tutti.

Per il quotidiano della Grande Mela si tratta di un ritorno al passato, visto che nel 2005 era stato già inaugurato Times Select, la sua versione a pagamento, chiusa nel 2007 nonostante gli oltre duecentomila sottoscrittori. All'epoca la cancellazione del paywall fu giustificata con l'argomento che la vendita di pubblicità sulle pagine accessibili a tutti avrebbe fatto guadagnare di più rispetto all'abbonamento. Sono bastati pochi anni, e una crisi economica senza precedenti per la stampa americana, per rivedere queste scelte.

A cambiare rispetto al 2007 sono state però anche le tariffe, il peso dell'internet mobile e la consultazione tramite tablet e smartphone. Se il vecchio Times Select costava 50 dollari l'anno, l'accesso completo e da tutte le piattaforme al New York Times costerà dal 28 marzo 455 dollari, oltre nove volte di più. Una cifra che non ha precedenti nella storia dei paywall, di gran lunga superiore anche al Wall Street Journal, che ha scatenato le critiche della rete nei confronti del quotidiano. La politica del New York Times si è rivelata però molto più morbida rispetto a quella di altri siti, e sarà concessa la consultazione di 20 articoli gratuiti al mese, o anche di più per chi segue i link da Twitter e Facebook. Esistono poi diversi "tagli" di abbonamento a disposizione di chi legge il sito solo da iPad o da cellulare.

Il muro non sembra però esattamente invalicabile, e sul web si possono già trovare diversi programmi ed estensioni per browser per consultare il New York Times senza pagare. Nasce il sospetto che non sia colpa di un bug ma di una precisa decisione di tenere qualche breccia aperta. La scelta di un paywall soft, con la consultazione gratuita di venti articoli al mese, segnala poi che il New York Times non vuole ripetere l'esperienza del Times di Londra. La testata inglese di Murdoch ha infatti lanciato nel giugno scorso 6 il suo paywall cambiando addirittura sito e vedendo crollare le visite di circa il 90%.

Il modello delle news a pagamento sconta però una lunga tradizione di insuccessi. A parte gli esempi felici dei quotidiani economici come Wall Street Journal e Financial Times, gli altri esperimenti si sono nel tempo rivelati fallimentari o poco più. L'arrivo sul web delle testate cartacee negli anni '90 è stata la prima occasione di vedere i modelli a pagamento scavalcati dalle soluzioni free, mentre la nuova ondata di paywall è un fenomeno recente che già registra qualche delusione. Il flop del quotidiano di Long Island Newsday, capace di raccogliere in un anno solo 35 sottoscrittori online, resta forse l'esempio più evidente della difficoltà di far pagare per le notizie sui nuovi media, ma non ha impedito ad altri di tentare la via delle news a pagamento.

(27 marzo 2011)
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Fukushima, iodio radioattivo in mare
Nuovo allarme: evacuato reattore 2 


Non si attenua l’allarme nucleare in Giappone. Evacuato il reattore 2 per l’altissima radioattività sprigionata. Radiazioni elevate arrivano dal nucleo del reattore 3 e l’agenzia nipponica per la sicurezza atomica non esclude di alzare di nuovo il livello di rischio per la centrale di Fukushima Daiichi, che così arriverebbe a 6, “grave incidente” (Chernobyl fu classificato a livello 7). Questo dopo alcuni rilievi fatti intorno nelle zone vicino l’impianto. Un livello molto elevato di radioattività è stato individuato per la prima volta in legumi provenienti da Tokyo, ma non destinati alla vendita. Molto più grave la situazione in mare: le rilevazioni hanno riportato livelli di radioattività 1250 volte superiori alla norma. Mentre continuano le scosse di assestamento, il numero delle vittime è salito a oltre 27mila tra morti e dispersi. Il numero dei feriti supera i 2.700. Intanto anche la Francia, come l’Italia, frena in parte sull’atomo. “Le centrali nucleari che non supereranno gli ‘stress test’ pianificati dall’Ue dopo quanto avvenuto in Giappone saranno chiuse”. E’ quando annuncia da Bruxelles il presidente francese Nicolas Sarkozy, al termine del vertice Ue.

16.41 – Tepco: “Confusione nell’analisi dei campioni con elementi radioattivi diversi”

La Tepco ha convocato una conferenza stampa d’urgenza dopo che il fattore “10 milioni” aveva fatto il giro del mondo. La compagnia, alle prese con l’ennesimo infortunio, ha precisato che i “1.000 millisievert/ora misurati nel piano sotto le turbine del reattore n.2 costituiscono un dato accurato”. Il vicepresidente, Sakae Muto, ha spiegato che l’errore è dovuto al fatto che elementi radioattivi diversi sono stati combinati nel corso dell’analisi dei campioni prelevati, ad esempio, mettendo insieme “iodio-134 e cobalto-56”. Le nuove analisi, ha aggiunto, saranno effettuate al più presto. Una verifica era stata già chiesta dall’Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, sorpresa da un valore anomalo. La radioattività al reattore n.3 era di 400 millisievert/ora, al di sotto di quelli del n.2.

16.07 – Tepco si scusa: “Errori nel calcolo della radioattività”

Tepco, il gestore della centralenucleare di Fukushima, si scusa e ammette errori nella stima di concentrazione di sostanze radioattive nel reattore n.2

13.45 – Fonti governative: “Ora emergenza. Poi stretta sul nucleare”

“La priorità è ora risolvere l’emergenza di Fukushima, poi si dovrà fare una revisione ad ampio raggio sul nucleare”. Lo hanno detto all’Ansa fonti del governo nipponico a proposito di ruolo e poteri delle Authority di settore in Giappone che non esclude gli stessi operatori, tra cui la Tepco. Della riflessione faranno parte glioperatori, a maggior ragione dopo il comportamento e le misure non sempre dal carattere chiaro e appropriato messe in campo dalla Tepco, il gestore della centrale nucleare di Fukushima e la prima utility del Paese. Anzi proprio con la compagnia, le stesse fonti hanno ammesso che “ci sono state delle incomprensioni”.

13.10 – Fisico Cnr, dati confermano fusione nocciolo e falle

Gli allarmanti dati provenienti da Fukushima, con i livelli di radioattività nell’acqua del reattore 2 superiori di 10 milione di volte ai livelli normali, confermano quello che si temeva da tempo: “La fusione parziale del nocciolo e l’apertura di una o più falle, con il rischio di rilascio di materiale altamente radioattivo”. Lo sottolinea Valerio Rossi Albertini, fisico nucleare del Cnr. “Il Commissario all’Energia dell’Unione Europea – ricorda Albertini – e il ministro francese Lacoste ipotizzano da tempo che il guscio di contenimento non fosse stagno, e che i rischi fossero più elevati di quelli dichiarati dalle autorità giapponesi. Ora sarà molto più difficile per i tecnici lavorare per riparare i guasti: bisogna valutare se è ancora possibile utilizzare i droni americani per intervenire e racchiudere tutto in un sarcofago di cemento. Di certo questo incidente è il più grave della storia dopo Chernobyl, speriamo si riesca a contenerlo”

12.56 – Manifestazioni contro nucleare a Tokyo e Nagoya

Centinaia di persone hannomanifestato oggi a Nagoya (centro) e Tokyo per chiedere l’abbandono delle centrali nucleari dopo l’incidente all’impianto di Fukushima provocato dal sisma e dallo tsunami di due settimane fa. Lo hanno constatato giornalisti della France Presse sul posto. In un Paese dove tradizionalmente i cortei anti-nucleari sono rari e hanno poca partecipazione, almeno 300 manifestanti si sono riuniti a Nagoya rispondendo all’invito di studenti preoccupati dalla situazione alla centrale di Fukushima 1, situata nel nord-est dell’arcipelago. “Non vogliamo un’altra Fukushima”, hanno scandito i manifestanti chiedendo la chiusura della centrale di Hamaoka situata a 120 chilometri da Nagoya, sulla costa sud dell’isola di Honshu, e pure a rischio sisma. A Tokyo, infine, circa 300 persone hanno sfilato nel quartiere chic di Ginza scandendo slogan come “Non abbiamo bisogno del nucleare”.

11.52 – Dati Aiea confermano la fusione parziale del nocciolo

I dati resi noti oggidall’Autorità giapponese per la sicurezza nucleare industriale (Nisa) confermano che nel reattore numero 2 della centrale di Fukushima 1 è avvenuta la parziale fusione del nocciolo. Le misure, fornite per la prima volta dalla Nisa, si riferiscono all’acqua confinata nel circuito interno di raffreddamento del reattore, isolata perciò dall’ambiente esterno. Esperti italiani in contatto con la Nisa spiegano che in condizioni normali i livelli di radioattività dell’acqua di raffreddamento di un reattore nucleare sono molto più bassi e contengono azoto radioattivo e trizio. In questo caso i valori sono più elevati per la presenza di altri radionuclidi, che confermano ulteriormente la parziale fusione del nocciolo, già rilevata nei giorni scorsi. Per eseguire le misure è stato necessario “estrarre” un campione di acqua dal circuito interno di raffreddamento del reattore. Il personale che ha svolto questa operazione è stato fatto evacuare immediatamente, come prevedono le regole per la sicurezza, per ridurre al minimo i tempi di esposizione e quindi l’accumulo di radiazioni nell’organismo.

6.51 – Non ancora individuate le fonti di perdita di materiale nocivo

Il livello di iodio-131 presente nelreattore n.2 è estremamente alto, al punto da far ipotizzare all’Agenzia che l’acqua possa essere legata in qualche modo al nocciolo, visto che la radioattività registrata è di 1.000 millisievert/ora. L’emergenza contaminazione sale mentre i tentativi di messa in sicurezza sono frenati dalla minaccia radiazioni: proprio oggi era il programma il passaggio dalle autobotti dei pompieri alle pompe elettriche per iniettare acqua nei reattori, per accelerare i tempie ed evitare così ulteriori ritardi. Le fonti di perdita di materiale nocivo restano ancora da individuare quando lo iodio è salito a 1.850 volte i limiti legali nelle acque immediatamente vicine all’impianto di Fukushima.

6.27 – Evacuato reattore 2: “Troppa radioattivià”

La radioattività dell’acqua alreattore n.2 della centrale di Fukushima è estremamente elevata ed è pari a 10 milioni di volte i livelli normali. Lo riferisce l’Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo cui si è resa necessaria l’evacuazione immediata dei tecnici al lavoro.

La cronaca del 26 marzo 2011:

15.56 – Germania, centomila in marcia per stop al nucleare

Circa centomila persone hanno manifestato oggi in quattro città tedesche, chiedendo uno stop immediato all’attività degli impianti nucleari. I cortei, a Berlino, Amburgo, Colonia e Monaco – riporta lo Spiegel nella sua versione online – si sono fermati alle 14.15 per dedicare un minuto di silenzio alle vittime del terremoto in Giappone. Nella capitale, secondo le forze dell’ordine, hanno partecipato alla manifestazione circa 50 mila persone; ad Amburgo, 20 mila. Slogan e manifesti colorati hanno invaso le strade delle quattro città: “Fukushima ammonisce: spegnere tutti i reattori”; “La simpatia per l’atomo finisce come l’antica Roma”.
Obiettivo delle organizzazioni ambientaliste che hanno promosso l’iniziativa è mandare un “segnale chiaro alla politica”. All’indomani del disastro di Fukushima, spinto anche dalla paura per le prossime elezioni regionali – domani si vota nel Baden-Wuerttemberg e nella Renania-Palatinato – il Governo giallo-nero ha reagito immediatamente, fermando i sette reattori più vecchi e sospendendo per tre mesi la decisione di prolungare l’attività degli impianti (fra i punti del programma dell’esecutivo). La cancelliera ha sostenuto che “prima si esce dal nucleare meglio è”. Ha anche spiegato, però, nei giorni scorsi, che non avrebbe senso spegnere tutti gli impianti nucleari, per importare energia atomica da altri. Il nucleare è per la Germania, in ogni caso, “tecnologia transitoria”, e la Merkel ha annunciato una accelerata sullo sviluppo delle energie alternative.

15.35 – Esperto: “Non ci sono elementi per valutare il livello sette”

Non ci sono elementi per valutare al livello 7 l’incidente nella centrale nucleare giapponese di Fukushima 1, ha detto l’esperto dell’Enea Eugenio Santoro, commentando la posizione di Greenpeace. E’ invece più plausibile, ha osservato, che l’incidente possa essere classificato dall’attuale livello 5 al livello 6 della scala internazionale Ines (International Nuclear Event Scale). Secondo Santoro “non è possibile dire che la contaminazione avvenuta a Fukushima sia massiva come lo è stata quella di Chernobyl”. Nell’incidente di Chernobyl è avvenuta infatti un’esplosione violentissima che ha scagliato i materiali radioattivi direttamente nell’alta atmosfera, dove sono stati trasportati su lungh distanze insieme alle masse d’aria. Nel caso di Fukushima i radionuclidi non hanno mai raggiunto l’alta atmosfera, la diffusione è stata più limitata e con una dispersione di materiale radioattivo a livello locale. Quello che ha fatto l’Istituto centrale austriaco di Meteorologia e geodinamica (Zamg), citato da Greenpeace, è stato ricostruire lo spostamento dei materiali radioattivi liberati dall’incidente di Fukushima fino al loro arrivo sulle coste occidentali degli Stati Uniti. In questa ricostruzione è stata calcolata anche la dispersione dei materiali radioattivi avvenuta strada facendo e dovuta ai venti e alle precipitazioni. Il valore finale rilevato in California, combinato con il tasso di dispersione, ha permesso di risalire ad una stima della radioattività liberata nella zona attorno alla centrale di Fukushima nei primi giorni dall’incidente

13.46 – Greenpeace: Fukushima già a livello 7

Un nuovo studio commissionato da Greenpeace Germania a Helmut Hirsch, esperto di sicurezza nucleare, rivela che l’incidente alla centrale giapponese di Fukushima, avrebbe già rilasciato un tale livello di radioattività da essere classificato di livello 7, secondo l’International Nuclear Event Scale (INES).

Lo studio di Hirsch, che si basa sui dati pubblicati dall’Agenzia Governativa Francese per la Protezione da Radiazioni (IRSN) e dall’Istituto Centrale di Meteorologia Austriaco (ZAMG), ha rilevato che la quantità totale di radionuclidi di iodio-131 e cesio-137, rilasciata a Fukushima tra 11 e il 13 marzo 2011, equivale al triplo del valore minimo per classificare un incidente come livello 7 nella scala INES.

Il livello 7 è quello massimo di gravità per gli incidenti nucleari, raggiunto in precedenza solo durante l’incidente a Chernobyl del 1986. Greenpeace ha inviato in Giappone un gruppo di esperti che da oggi inizieranno a monitorare i livelli di contaminazione radioattiva intorno alla zona di evacuazione.

12.53 – Nessuna radioattività in Italia

Le misurazioni nell’aria effettuate nelle sedi dei Vigili del fuoco distribuite sull’intero territorio nazionale anche stamattina “non hanno evidenziato la presenza anomala di agenti radioattivi”. I dati registrati dagli strumenti utilizzati dagli specialisti del Corpo – spiega il Viminale – raccolti dal Centro operativo nazionale, non hanno registrato variazioni apprezzabili dei normali valori rilevati giornalmente.

La rete del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di rilevamento della ricaduta radioattiva individua e segnala, 24 ore al giorno, tutti i giorni, situazioni di pericolo radiologico ed e’ composta da 1.237 apparecchiature di telemisura distribuite su tutto il territorio italiano.

11.32 – Reattore 1 compie 40 anni

Il reattore numero 1 della centrale di Fukushima compie oggi 40 anni. Nell’annunciarlo Sakae Muto, vicepresidente della Tepco che gestisce l’impianto nel nordest del Giappone al centro della crisi nucleare dopo terremoto e tsunami, ha affermato che è “molto deplorevole” quanto accaduto. In occasione dell’anniversario, riferisce ancora l’agenzia Jiji Press, Muto si è scusato.

11.09 – Controlli su acqua di mare a 30 km dalla costa

Funzionari giapponesi hannoreso noto che stanno controllando i livelli di radiazioni nell’acqua di mare a 30 km dalla centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal terremoto dell’11 marzo scorso, ma sono convinti che i dati mostreranno che non c’è motivo di preoccupazione per il rischio di contaminazione del pesce. Un funzionario del Ministero della Scienza aveva detto in una conferenza stampa che i livelli di iodio 131 nell’acqua di mare a quella distanza dall’impianto nucleare costiero erano nei limiti di legge.

10.06 – 470km quadrati di costa travolti da tsunami

Lo tsunami dello scorso 11 marzo ha travolto e raso al suolo una zona di 470 chilometri quadrati lungo la costa. A riferirle è stata l’emittente NHK World basandosi su un rapporto della società specializzata Pasco, elaborato sulla base dei dati provenienti dai satelliti. La costa maggiormente colpita è stata quella della prefettura di Miyagi (circa 300 chilometri quadrati), seguita da quella di Fukushima (circa 110 chilometri quadrati) e quella di Iwate (circa 50 chilometri quadrati). L’ultimo bilancio del sisma e dello tsunami dell’11 marzo parla di 10.102 morti accertati ed oltre 17.000 dispersi.

9.37 – “Situazione stabile, ma molto da fare”

La situazione alla centrale nucleare di Fukushima è stabile e “non peggiora, ma c’è ancora molto lavoro da fare”. Lo ha detto il capo di gabinetto, Yukio Edano, nel corso della breve conferenza stampa del pomeriggio.

9.02 – “Difficile prevedere quando potrà finire crisi”

“E’ difficile dire quando potrà concludersi la crisi nucleare in Giappone”. A dichiararlo è stato il portavoce del governo nipponico, Yulio Edano, citato da Kyodo News.

7.31 – Alto livello di iodio in mare

L’agenzia di sicurezza nucleare giapponese ha rilevato un tasso di iodio radioattivo nel mare 1250 volte superiore alla norma. Lo ha reso noto la societa’ di elettricita’ che gestisce l’impianto di Fukushima, Tepco grazie a campioni di acqua prelevati al largo del reattore numero 1. Un portavoce dell’agenzia ha spiegato che se si bevono 50 centilitri di acqua corrente con questa concentrazione di iodio si raggiunge nel corpo il limite naturale che si puo’ assorbire”.
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Vettel: "Mica è stato facile..."
Petrov: "Posso fare il leader"

Il dominatore in Australia è cauto: "Tutto bene, ma la stagione è lunga: gli altri torneranno competitivi. Complimenti a Red Bull e Pirelli". Il russo al primo podio: "Fantastico, ora non voglio far sentire alla Renault l'assenza di Kubica". Hamilton: "Gara e distacco confortanti"

Sabastian Vettel, iridato 2010 e vincitore a Melbourne. Epa
Sabastian Vettel, iridato 2010 e vincitore a Melbourne. Epa
MELBOURNE (Australia), 27 marzo 2011 – Un martello. Che con un sorriso fanciullesco sta picchiando mazzate tremende sulla testa dei rivali. Sebastian Vettel ha appena finito di versare champagne sui compagni di podio, dopo il trionfo nel GP d’Australia (quattro vittorie negli ultimi 5 GP di F.1), che comincia a pensare al prossimo colpo, il 10 aprile in Malesia. Senza stress e paranoie, ma anche senza esitazioni.
vettel "finge" prudenza — “La stagione è lunga, non è il caso di deconcentrarsi – ammonisce con una dolcezza di toni che tempera l’apparente approccio maniacale - Oggi abbiamo fatto bene, devo ammettere che mi sono divertito, ma sarebbe un errore rilassarsi. La Ferrari è sempre forte, la Mercedes ha avuto una partenza difficile, ma so che dalla prossima gara torneranno tra i migliori”. Insomma, inutile pensare che Vettel possa mollare un centimetro. Se qualcuno vorrà togliergli il titolo di campione del mondo, dovrà andare molto forte, sapendo fin d’ora che non potrà sperare in regali dal tedesco. Lui si diverte a guidare, e gode ancora con genuino entusiasmo di ogni successo: “Vincere qui a Melbourne è speciale – racconta – E’ la prima volta che finisco il GP d’Australia, e il contesto è entusiasmante: tanta gente appassionata, ero persino un po’ intimidito nella parata dei piloti ad affiancare Mark (Webber, ndr), che è l’eroe di casa. Oggi poi c’era persino il sole, dopo le tante nuvole viste in prova…”.
Vettel taglia da trionfatore il traguardo dell'Albert Park. Epa
Vettel taglia da trionfatore il traguardo dell'Albert Park. Epa
complimenti a team e gomme — Sulla gara, Vettel prova a convincere i giornalisti che non è stato un successo scontato. Non ci riesce, pur spiegando che “non è stata una gara facile. Sono partito forte perché volevo mettermi al sicuro da un possibile attacco di Lewis (Hamilton). In alcune piste partire dalla parte non ‘sporca’ è un bel vantaggio – concede con eccessiva cavalleria – poi ho cercato di non fare errori stupidi. Nel primo stint lui andava molto bene, poi dopo il primo cambio ho avuto la fortuna di passare subito Jenson (Button), pur con le gomme ancora fredde, e da lì ho pensato a gestire al meglio il vantaggio”. Oltre ai complimenti a tutto il team Red Bull, da Vettel arrivano parole molto lusinghiere per la Pirelli: “Eravamo molto preoccupati dopo i test di Barcellona, ma devo dire che hanno fatto un lavoro fantastico. Si pensava alla necessità di molti stop, invece non ce n’è stato bisogno”.
Petrov e Hamilton festeggiano sul podio in Australia. LaPresse
Petrov e Hamilton festeggiano sul podio in Australia. LaPresse
hamilton fiducioso — Per una volta, sul podio non c’è spazio per gli scontenti. Lewis Hamilton parla come un vincitore. Reso omaggio a Vettel e alla Red Bull (“Hanno un pacchetto formidabile, partivano dalla macchina migliore, logico ritrovarli in testa”), l’inglese campione del mondo nel 2008 si gode l’insperata competitività della sua McLaren: “La squadra ha fatto un lavoro eccezionale. Mi piace pensare che arrivavamo qui, dopo i test, con due secondi di ritardo sul giro. In prova il distacco si è dimezzato, e in gara avevamo più o meno lo stesso passo. E’ confortante, pensando al campionato”.
estasi petrov — E certo non può essere meno felice Vitaly Petrov, che finisce dritto nei libri della storia sportiva della Russia, primo pilota di quel Paese ad andare a podio in F.1. “Sono troppo felice, oggi ogni cosa è stata perfetta. La rimonta di Alonso? Non ho avuto reali preoccupazioni, sapevo che mancavano pochi giri e ho controllato. Così mi ritrovo qui, a fianco di questi due campioni. Fantastico”. Un risultato che per Petrov non è casuale (“Abbiamo lavorato tantissimo in inverno e andremo avanti con lo sviluppo, abbiamo nuovi step in programma”) e che sicuramente regala al russo, alla 20ª apparizione in un GP, una sicurezza che probabilmente gli mancava. Alla domanda se pensa di poter essere il leader del team dopo la perdita forzata di Kubica, Vitaly prova a schermirsi. Poi, che sia la difficoltà a trovare le parole in inglese o la verità che gli scappa fuori, ammette: “Ebbene sì, posso esserlo”.
dal nostro inviato
Marco Nicolucci© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
 

sabato 26 marzo 2011

hahahahahahahah

Melbourne, Vettel marziano
La pole è sua, Alonso è 5°

Nelle prime qualifiche della stagione si scatena la Red Bull col campione del mondo tedesco che straccia la McLaren di Hamilton. Poi Webber e Button. La Ferrari è in terza fila con lo spagnolo che ha Petrov al fianco. Massa ottavo

Sebastian Vettel, prima pole del 2011. Ap
Sebastian Vettel, prima pole del 2011. Ap
MELBOURNE (Australia), 26 marzo 2011 - Uno schiaffo ai rivali, una risposta quasi irriverente alle speranze degli sfidanti, dopo tanti discorsi (teorici) sul ritrovato equilibrio tra i team di vertice. La Red Bull di Sebastian Vettel stradomina le prove ufficiali del GP d’Australia, prova inaugurale della stagione 2011. Il campione del mondo stampa un allucinante 1’23”529 e rifila ben 8 decimi al secondo, Lewis Hamilton (McLaren, 1'24"307). Accoppiata Red Bull-McLaren anche in seconda fila, con Mark Webber 3° (1’24”395) e Jenson Button 4° (1’24”779).
pessimismo — Solo quinto Fernando Alonso con la Ferrari, che cede 1”445 al marziano in prima fila. Ancora più staccato Massa, che partirà in quarta fila dopo l’ottavo tempo (1’25”559), a più di due secondi dal leader. Il brasiliano è stato preceduto anche da Petrov e Rosberg, mentre in quinta fila scatteranno Kobayashi e Buemi. È presto per lasciarsi andare al pessimismo, in casa Ferrari, ma è già ora di preoccuparsi, considerato questo avvio-shock. La storia anche recente ha dimostrato che le gare sono un’altra storia, ma certamente la dimostrazione di forza del team campione del mondo farà passare una notte agitata alle scuderie rivali. La superiorità di Vettel (già in pole lo scorso anno, ma con 4 decimi in più) è stata tanto netta quanto inesorabile, considerato che il suo miglior tempo è arrivato dopo un'evidente esitazione (corretta con pazzesca abilità) prima dell’ultimo rettilineo. E senza usare nemmeno il Kers nel corso del giro veloce, pazzesco.
delude heidfeld — Del “resto del mondo”, solo Hamilton può considerarsi soddisfatto, dopo i tanti problemi dell’inverno, gli altri invece possono solo sperare che in corsa le cose non siano così facili per il giovanissimo asso tedesco (l’anno scorso si ritirò per problemi ai freni, dopo aver dominato inizialmente la corsa). Nella Q1 erano stati eliminati i due piloti Lotus, Trulli e Kovalainen, i due della Virgin, Glock e D’Ambrosio, e un deludentissimo Nick Heidfeld (Renault). Nemmeno classificati, per la regola del 107% dei tempi, i due della Hispania (Liuzzi 1’32”978, Karthikeyan 1’34”293, ma forse per questa prima gara saranno ripescati con una deroga) mentre Massa regalava un brivido riuscendo solo all’ultimo tentativo, a cronometro già fermo, a strappare l’11° tempo (1’26”). Era la spia che per il brasiliano lo start stagionale sarebbe stato duro: nella Q3 un errore alla prima curva dopo l’uscita dai box, a 2’ dalla bandiera, toglieva ogni chance al brasiliano.
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paura sutil — Nella Q2 era Barrichello (Williams) il primo a perdere ogni speranza di accedere alla fase decisiva, uscendo di strada alla curva 3. Vettel montando le gomme morbide andava a lambire la barriera dell’1’24”, lasciando Webber a mezzo secondo. Clamorosa l’eliminazione di Michael Schumacher, che con 1’25”971 non riusciva a far meglio di Buemi (1’25”882), decimo e ultimo degli ammessi alla Q3. Pauroso un testacoda – fortunatamente senza danni - di Sutil sul rettilineo del traguardo. Il tedesco della Force India completava con Maldonado (15°), Di Resta (14°), Perez (13°) e Alguersuari (12°) il quadro degli eliminati in Q2, mentre il 9° tempo di Massa (5° Alonso, a però 1” e 2 da Vettel) non poteva lasciare tranquilli in vista degli ultimi dieci minuti. Purtroppo per la rossa il peggio doveva ancora venire.
impietoso — Che aria tirasse si era capito già nella sessione mattutina, quando Vettel aveva segnato un impietoso 1’24”507, lasciando il più vicino (il compagno di squadra Webber) a oltre 8 decimi. Una prova di forza - o meglio una dimostrazione di facilità di guida - impressionante, con Hamilton (terzo crono) a più di un secondo e poi nell’ordine Button, Petrov, Alonso (6° a 1”614), Kobayashi, Rosberg, Heidfeld e Schumacher. Massa era parso il più in difficoltà, tra i top driver, dodicesimo (anche Buemi davanti a lui) a 2”504 dal leader. Per il resto un’ordinaria ora di noia, purtroppo interrotta da un’altra imbarazzante esibizione della Hispania, con Liuzzi che non è riuscito a terminare un giro cronometrato (malinconico parcheggio già alla curva 4) e Karthikeyan pericolosamente in pista come con un taxi (chiedere a chi se l’è trovato davanti in traiettoria), a chiudere con 17” di distacco da Vettel. Inevitabile che nelle prove ufficiali la scuderia spagnola non riuscisse a qualificarsi: per la Hispania, a meno di una deroga alla regola del 107% per questa prima gara, il GP d’Australia è già finito.
dal nostro inviato
Marco Nicolucci© RIPRODUZIONE RISERVATA
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New Scientist: “A Fukushima emissioni radioattive di iodio e cesio simili a Chernobyl”
L’impianto nucleare giapponese di Fukushima sta emettendo livelli di cesio e iodio radioattivi simili a quelli osservati a seguito dell’incidente di Chernobyl nel 1986. Lo rivela ‘New Scientist’ citando gli studi di un gruppo di ricercatori austriaci, che ha utilizzato una rete mondiale di rivelatori di radiazioni progettata per individuare i test clandestini sulle bombe nucleari. Risultato: il rilascio giornaliero di iodio-131 in Giappone è attualmente pari al 73 per cento del livello osservato dopo il disastro sovietico. Mentre la quantità giornaliera di cesio-137 è pari a circa il 60 per cento della quantità rilasciata da Chernobyl.

La differenza fra la situazione nell’Unione sovietica e quella giapponese, dicono gli esperti dell’Istituto centrale austriaco per la metereologia e la geodinamica di Vienna, è che nel primo caso un enorme incendio aveva provocato il rilascio di grandi quantità di differenti materiali radioattivi, comprese particelle di combustibile, sotto forma di fumo. Nel secondo, invece, stanno fuoriuscendo solo gli elementi volatili, come lo iodio e il cesio. Una situazione ugualmente pericolosa per la salute, avvertono.

“L’incidente nell’Urss – ha detto Malcolm Crick, esperto delle Nazioni Unite che ha esaminato gli effetti sulla salute del disastro nucleare degli anni ’80 – ha emesso più radioattività e molti differenti elementi nocivi nell’aria rispetto a Fukushima, ma furono comunque lo iodio e il cesio a causare la maggior parte dei rischi per la salute, soprattutto al di fuori dell’area della centrale di Chernobyl. E questo perché, a differenza di altri elementi, possono essere trasportati in lungo e in largo dal vento”.
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APPLE

L'iPad2 è arrivato in Italia
tutti in coda per averlo

L'attesa è finita. La nuova versione del fortunato tablet dell'azienda Usa è uscito anche nel nostro e in altri 25 paesi. La prima versione ha venduto oltre 15 milioni di pezzi in tutto il mondo

ROMA- L'iPad2 è sbarcato anche in Italia. Alle cinque del pomeriggio, gli Apple Store hanno aperto i battenti alle lunghe file di clienti in attesa di poter acquistare il nuovo "tablet" targato Steve Jobs. Ed è stato subito grande successo, alla stregua di quello già registrato negli Stati Uniti, dove in pochissimi giorni sono state vendute oltre un milione di "tavolette" con il simbolo della Mela morsicata.

IL COMMENTO DI ERNESTO ASSANTE 1


I PRIMI ACQUIRENTI
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LA NOSTRA PROVA 3
LE FILE A ROMA 4


32 ORE IN FILA PER ACQUISTARLO 5

LE FILE A MILANO 6

C'è chi ha passato la notte davanti alle vetrine, chi in macchina nei parcheggi dei centri commerciali portandosi "il vecchio iPad per vedere un film", chi ha fatto capolino con le prime luci dell'alba: sono veri e propri professionisti della coda. File composte, che alle 17 in punto, quando è scattata l'ora X per l'acquisto, si sono mosse come un sol uomo per passare le transenne che separavano dall'oggetto del desiderio.

A Milano, dopo un'attesa di più di 34 ore, il primo a varcare la soglia dell'Apple Store di Carugate è Roberto, 24 anni, studente all'ultimo anno di specialistica di economia aziendale, un vero fan di Steve Jobs: è uno dei blogger di iSpazio, il portale italiano che tiene aggiornati sui gadget della Mela morsicata. "Ne è valsa la pena", dice contento. Ad accompagnarlo nell'impresa due amici di blog (abile strategia di marketing, indossano anche le t-shirt con il loro logo) tra cui Alessandro Dimo, 25 anni, cuoco a Saronno ("Oggi ho preso ferie, vuoi mettere, per l'iPad!", racconta). Dietro di loro Antonio, 33 anni, che ha già il vecchio iPad che forse venderà per abdicare al nuovo tablet, da 64 Gb e bianco. Quella della scelta del bianco, uno dei colori-novità del nuovo tablet, sembra incontrare i favori dei fan. "Quello nero sa un pò di vecchio", dice Jacopo, 20 anni, il primo acquirente dell'iPad 2 al centro Commerciale Roma Est. Anche lui è un blogger di iSpazio (che ha imperversato in questo evento). E' uno studente di Architettura a Venezia ed è arrivato a Roma da Verona. "Sono contentissimo - dice - ho già l'iPad 1 ma questa è un'ottima rivisitazione". Le code non sono mancate negli altri store monomarca di Bergamo Orio al Serio e Torino, ma anche nei rivenditori autorizzati disseminati in tutta Italia.
Al momento non si conoscono i pezzi venduti - dai commenti si deduce che i negozi erano tutti ben forniti - probabilmente sarà nelle prossime ore la stessa azienda di Cupertino a divulgare i dati relativi ai 25 paesi, compresa l'Italia, in cui oggi l'iPad 2 è stato lanciato (tra cui la Gran Bretagna, la Francia e l'Australia, c'erano code anche lì).
C'è chi invece ha fatto la veglia davanti al pc: era infatti possibile dalle 2 di questa mattina acquistare l'Ipad 2 sull'Apple Online Store, i tempi di consegna previsti si aggirano intorno alle 3-4 settimane. E gli analisti - come riporta oggi la Reuters - sono anche preoccupati del fatto che Apple dovrà affrontare forse dei ritardi nelle consegne per le carenze di componenti chiave (come la batteria e la memoria flash) che arrivano dal Giappone colpito dal terremoto e dallo tsunami (e anche il lancio dell'iPad 2 nel Sol Levante è stato rimandato).

Infine una notizia buona per chi ha appena acquistato l'iPad 2, rilanciata dalla rete: Apple ha appena rilasciato l'iOS 4.3.1, il nuovo sistema operativo per iPhone, iPod Touch e anche per iPad. E' quindi un primo aggiornamento che potrebbe risolvere i problemi di grafica riscontrati con iOs 4.3 e di effetto 'freezing', congelamento delle immagini di Facetime, il sistema che consente le videochiamate.

Il nuovo oggetto tecnologico del desiderio - che con la prima versione ha venduto nel mondo oltre 15 milioni di unità - ha sicuramente già raggiunto un primo obiettivo, quello di circondarsi di un'attenzione diffusa in tutto il mondo. Le sue caratteristiche tecniche hanno costretto i competitor a rivedere le politiche industriali di produzione dei tablet "rivali" e, in molti casi, a posticipare la messa in commercio dei propri device per risolvere due problemi fondamentali: le specifiche hi-tech 7 (soprattutto il display che, per l'iPad 2 è di 8,9 pollici, contrariamente alle prime voci che lo davano come un 7 pollici) e il prezzo. La "tavoletta" targata Apple, infatti, costa esattamente come l'iPad, mentre per quest'ultimo la multinazionale di Cuppertino ha ribassato il prezzo di circa cento dollari.
Eppure, anche per l'iPad 2 non sono mancate le critiche, superate però dall'entusiasmo dei fan del nuovo device. In particolare, oltre alla scarsa sensibilità della videocamera integrata, le obiezioni mosse nei confronti del "tablet" hanno interessato la qualità dello schermo che secondo i critici, avrebbe dei difetti di funzionamento.

LA PROVA DEL DISPLAY 8

Nonostante le critiche, però, l'Ipad 2 è destinato a surclassare rapidamente il successo del suo predecessore e fratello maggiore. Tra gli acquirenti della "tavoletta", però, c'è stato a lungo grande sconcerto, soprattutto in Italia, perché i gestori di telefonia mobile che si erano "lanciati" a capofitto sull'iPad, questa volta non hanno annunciato preventivamente proposte di tariffe e di "bundle" d'acquisto. Solo oggi, in concomitanza con la messa in vendita nei negozi dell'iPad 2, ad esempio, il gestore UMTS "3" 9 ha fatto sapere la sua prima offerta per il device, a partire da 5 euro al mese con 3 Gb di traffico. E' la prima offerta "ricaricabile" che, naturalmente, ancora non comprende il "comodato d'uso" dell'apparecchio.

Anche Vodafone ha reso disponibili per tutti i clienti piani tariffari dedicati, senza limiti di tempo, per utilizzare al meglio il nuovo iPad 2: Internet Sempre Smart - per chi utilizza Internet prevalentemente per controllare l'email, navigare e cercare informazioni sul web o comunicare con gli amici con chat e social network: contributo mensile di 9 euro, velocità fino a 1.8 Mbps per 1 GB mensile di traffico; Internet Sempre Super - per chi utilizza Internet anche per guardare video, acquistare musica o giocare online: contributo mensile di 19 euro, velocità fino a 7.2 Mbps per 3 GB mensili di traffico. Per chi utilizza internet in maniera occasionale è invece disponibile Internet Facile Day: l'offerta consente di effettuare fino a 500Mb di traffico dati al giorno, al costo di 2 euro.

E Tim non è da meno: i piani tariffari previsti dal gestore di telefonia mobile di Telecom Italia permettono di navigare con l'iPad 2 fino ad 1 Gb al mese a 9 euro e fino a 5 Gb a 19 euro. Anche nel caso di Tim non sono ancora previste tariffe "bundle" (traffico dati e device). E' probabile che nelle prossime ore anche gli altri gestori di telefonia mobile rendano pubbliche le loro offerte e che presto ci possano essere anche proposte che comprendano il nuovo tablet di Apple.

Intanto, l'arrivo dell'iPad 2 anche in Italia è diventato, in pochissime ore, un fenomeno di massa che ha coinvolto migliaia di fans. Vedremo nei prossimi giorni come reagirà la concorrenza (in primo luogo Samsung, che ha presentato due nuovi tablet con display da 10,1 pollici e da 8,6 pollici) e, soprattutto, quanto il primato "Apple" schiaccerà la presenza sul mercato degli altri competitor.

(25 marzo 2011)