sabato 19 marzo 2011

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 Minzolini, indagine sulla nota spese
Guardia di Finanza tre volte in Rai

La procura di Roma vuole fare luce sulle spese in Rai del 'Direttorissimo' non autorizzate: 68mila euro in 15 mesi. Per tre volte i militari si sono presentati a viale Mazzini per acquisire tutta la documentazione
Illustrazione di Emanuele Fucecchi
La Procura di Roma ha aperto un’indagine sul direttore del Tg1 Augusto Minzolini per le sue “spese di rappresentanza” non autorizzate con la carta di credito della Rai: roba da almeno 68 mila euro in 15 mesi. In due settimane gli uomini del Nucleo Provinciale della Guardia di Finanza, su mandato del procuratore aggiunto Alberto Caperna (titolare anche dell’inchiesta Rai-Agcom), hanno visitato tre volte i piani alti di Viale Mazzini 14 per acquisire tutta la documentazione necessaria: i verbali del Consiglio di amministrazione della Rai, gli atti dell’indagine interna condotta dal direttore generale Mauro Masi, la ricevute della carta di credito di Minzolini, i fogli di viaggio delle sue trasferte e così via. Accertamenti sono stati già svolti dalle Fiamme Gialle anche presso la Deutsche Bank, che ha emesso la carta di credito.

L’indagine è iniziata meno di un mese fa, prima che Antonio Di Pietro, in base alle notizie uscite su Il Fatto Quotidiano e su altri giornali, presentasse un esposto in Procura contro Masi e Minzolini. Prima dei magistrati penali, intanto, si era mossa la Corte dei Conti, che alle prime notizie di stampa aveva avviato un’inchiesta per danno erariale. Al momento il fascicolo della Procura di Roma è aperto a “modello 45”, quindi Minzolini non è stato ancora iscritto nel registro degli indagati (“modello 21”). Ma la Guardia di Finanza, sul caso della sua carta di credito, ipotizza tre possibili reati: peculato aggravato, truffa aggravataai danni della Rai ed eventuali infrazioni fiscali. Sul peculato, cioè l’indebita appropriazione di denaro o altri beni pubblici da parte del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio, esistono illustri precedenti, confermati anche in Cassazione, sulla qualità di “incaricati di pubblico servizio” dei dirigenti e dei direttori Rai. E pure sul binomio truffa-peculato c’è il caso dell’ex sindaco di Bologna, Flavio Delbono, che ha appena patteggiato la pena per entrambi i reati, proprio per aver pagato con la carta di credito della Regione Emilia Romagna alcune spese private.

Quanto ai possibili reati fiscali, l’ipotesi nasce da un clamoroso autogol di Masi. Il quale, appena scoppiò lo scandalo Minzolini, si affrettò a dichiarare in Cda che la carta di credito aziendale era stata concessa al direttore del Tg1 a titolo di benefit compensativo per l’assunzione in esclusiva. Poi, resosi conto dello scivolone, si precipitò ad autosmentirsi. Ma le sue piroette hanno insospettito gli investigatori, i quali vogliono ora accertare l’eventuale esistenza di un benefit occulto che, se confermato, aggirerebbe le norme tributarie e configurerebbe un reato fiscale, sia a carico di Minzolini, sia a carico del vertice Rai.

Il peculato, secondo gli investigatori, potrebbe derivare dall’uso continuato della carta di credito per spese non autorizzate dall’azienda, come risulta dalla stessa indagine interna disposta da Masi: centinaia e centinaia di “strisciate” nelle località più disparate, da Venezia a Marrakech, da Istanbul a Dubai, anche per importi minimi di uno o due euro (Minzolini guadagna 550 mila euro l’anno, ma pare che usasse la carta anche per caffè, brioches e cappuccini), anche quando il Direttorissimo risultava regolarmente in ufficio a Roma. Quasi sempre, la carta esauriva il credito massimale di 5200 euro mensili, e Minzolini chiedeva a Masi l’autorizzazione a sforare per altre migliaia di euro, 18 mila in totale (viene persino il dubbio che le spese che Masi ha detto di aver autorizzato fossero gli sforamenti dal massimale mensile della carta, non le singole trasferte).

In dettaglio: su 86.680 euro usciti dalla carta di Minzo fra il luglio del 2009 e l’ottobre del 2010, è stato lo stesso direttore generale ad ammettere di averne autorizzati solo 18 mila. Il che significa che 68 mila e rotti sono il quantum del possibile peculato. Che chissà a quanto ammonterebbe oggi se a dicembre Masi non si fosse deciso a ritirare la bollente credit card al suo protetto dalle mani bucate. Anche l’ipotesi di truffa nasce dai risultati dell’inchiesta aziendale e riguarda le insanabili contraddizioni che emergono incrociando le date delle “strisciate” della carta da località esotiche e i fogli di presenza di Minzolini.

Nei 15 mesi in cui la carta è rimasta attiva, su 220 giorni lavorativi, in ben 129 (oltre la metà) Minzolini risultava in trasferta. E, su un totale di 56 “missioni” fuori sede, solo di 11 avrebbe indicato lo scopo (tant’è che Masi, messo alle strette dal consigliere Nino Rizzo Nervo, dichiarò al Cda che le altre le aveva autorizzate lui in camera caritatis, in quanto erano “missioni riservate”: roba da servizi segreti). E ben 40 trasferte si svolsero, curiosamente, nei week-end o a ridosso dei fine settimana, sempre in amene località turistiche. Resta da capire, e anche di questo si occupa la Finanza incrociando le registrazioni e i conti degli hotel con le strisciate della carta, se Minzolini fosse solo o accompagnato, e chi eventualmente pagasse le spese degli eventuali accompagnatori.

Non basta: sono circa 20 i giorni in cui Minzolini risulta regolarmente presente a Roma, mentre la sua carta si attiva ripetutamente all’estero. A Marrakech in coincidenza con le penultime vacanze di Capodanno (29 dicembre 2009-3 gennaio 2010) e a Dubai nel week end di Pasqua 2010. Un caso di ubiquità, oppure una possibile truffa. Minzolini si è sempre difeso dicendo: “Non c’è altro che pranzi di lavoro, punto”.

Ma il confronto con le spese degli altri direttori di tg è impietoso: a fronte dei suoi 86 mila euro in 15 mesi, il direttore del Tg2 Mario Orfeo non ha superato i 6 mila. Resta da capire perchè Masi, nonostante le sollecitazioni di alcuni consiglieri dell’opposizione, dopo l’indagine informale non abbia mai attivato ufficialmente l’Audit Rai, per procedere disciplinarmente contro il Direttorissimo e far restituire all’azienda i 68 mila euro non autorizzati. I maligni insinuano che l’inazione del direttore generale dipenda dal timore di ripercussioni sull’indagine contabile, e ora anche di quella penale, di cui i vertici Rai, dopo le ripetute ispezioni delle Fiamme Gialle, sono al corrente da due settimane: se Minzo restituisse il malloppo, il suo gesto potrebbe essere inteso come un’ammissione di colpa e, implicitamente, andrebbe a discapito anche della posizione di Masi, che potrebbe essere accusato,almeno in sede contabile, di omesso controllo.

di Marco Lillo e Carlo Tecce

da Il Fatto Quotidiano del 18 marzo 2011

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Truppe Gheddafi assedio a Bengasi da sud e mare

aerei militari italiani box
LA DIRETTA

GUGA, ABBIAMO SOSTEGNO DI COMUNITÀ INTERNAZIONALE PORTAVOCE CONSIGLIO NAZIONALE, RISOLUZIONE ONU UNA VITTORIA

La risoluzione Onu sulla Libia «ha un grande significato: è finalizzata a proteggere prima di tutto la popolazione civile ed evitare spargimenti di sangue. Ma ha anche grande significato politico; la comunità internazionale conferma di essere dalla nostra parte». Lo dice in un'intervista al Sole 24 Ore Abdel Hafith Guga, portavoce e vicepresidente del Consiglio nazionale transitorio, il governo de facto della Cirenaica. «Sono convinto che se Gheddafi cercherà di nuovo aggredirci con la sua aviazione sarà fermato - spiega -. Non è una risoluzione che resta sulla carta. E sarà fermato anche se le sue forze di terra minacceranno la popolazione civile. Di tutta la
Libia. Lo prevede il testo della risoluzione. È una grande vittoria». «Stiamo cercando di riorganizzare le nostre forze - prosegue Guga -. La rivoluzione non sarà terminata fino a che non arriveremo a Tripoli. È l'epilogo naturale di quanto iniziato il 17 febbraio».

TV,FORZE GHEDDAFI ATTACCANO BENGASI DA COSTA E DA SUD

Al Jazira riferisce che l'esercito di Gheddafi attacca Bengasi dalla costa e da sud. La tv panaraba ha anche mostrato le immagini dell'aereo delle forze governative abbattuto nel cielo della città. L'aeroplano, probabilmente un Mig-23, prende fuoco in volo e precipita a terra, provocando una nuvola di fumo. Si vede chiaramente anche il pilota che si lancia all'esterno prima dell'impatto, a poche decine di metri da terra.

TRIPOLI DENUNCIA: ATTACCATI DAI RIBELLI A OVEST BENGASI

Il regime libico denuncia di essere stato attaccato dai rivoltosi a ovest di Bengasi, roccaforte dei rivoltosi nella zona orientale del Paese, scossa oggi da intensi bombardamenti. Lo ha riferito l'agenzia ufficiale Jana. «Le gang di al Qaida hanno attaccato delle unità delle forze armate dislocate a ovest di Bengasi, in applicazione del cessate il fuoco annunciato ieri dalla Libia - si legge sull'agenzia Jana, che cita fonti del ministero della Difesa - queste bande terroristiche hanno utilizzato elicotteri e un aereo da caccia per bombardare le forze armate, in flagrante violazione della zona d'interdizione di volo imposta dal Consiglio di sicurezza. Ciò ha spinto le forze armate a rispondere per difendersi». Esplosioni sono state udite tutte la notte a Bengasi, ma non è stato possibile determinare se si trattava di bombardamenti o di colpi di batterie anti-aeree. La scorsa notte, il viceministro degli Esteri libico, Khaled Kaaim, ha accusato i rivoltosi di aver violato il cessate il fuoco, attaccando le forze fedeli al regime nella regione di Al Magrun, a circa 80 chilometri a sud di Bengasi.

TV, BOMBARDAMENTO ARTIGLIERIA SU CENTRO BENGASI

Il centro di Bengasi è bersaglio di un intenso bombardamento di artiglieria, dice l'emittente Al Jazira, che cita un suo inviato. Granate d'artiglieria, dice l'emittente, sono esplosi anche nella centrale Gamal Abdel Nasser Street.

LA LIBIA ANNUNCIA IL CESSATE IL FUOCO, MA I RAID SONO PRONTI VIA LIBERA A IMPEGNO ITALIA, ASSENTI LA LEGA E I RESPONSABILI

Ministro esteri libico annuncia fine azioni militari. Insorti: è un bluff. A Misurata 25 morti. Ultimatum Francia Usa Gb; Obama: Gheddafi ha perso ogni legittimità. La Russa: serve la Nato per la no-fly zone; in Italia pronte sette basi aeree e mezzi, pronti a effettuare raid. Frattini: chiusa ambasciata Tripoli, mai coesione tanto ampia per un'azione di forza. Berlusconi: agiremo con pieno accordo con il Quirinale. Premier a summit Parigi. D'Alema: rischiamo ritorsioni, serve scudo Nato.Comitato nazionale per la sicurezza innalza livello attenzione.Da Senato e Camera ok a mandato Governo, Idv e Lega non votano, assenti i Responsabili. Francia pronta ad attacco. Merkel: astensione non vuol dire neutralità. Processo Mills: lunedìBerlusconi assente per cdm.

BBC CONFERMA: FORZE GHEDDAFI A BENGASI

Anche la BBC riferisce di notizie secondo le quali le forze di Gheddafi stanno avanzando nella periferia della città. L'inviato della tv britannica a Bengasi riferisce di aver sentito spari provenienti anche dal mare.

VIOLATA LA TREGUA, TRUPPE DI GHEDDAFI A
PERIFERIA BENGASI, RIBELLI ABBATTONO JET
Le truppe di Muammar Gheddafi hanno sferrato nella notte un'offensiva su Bengasi e questa mattina alcuni mercenari sono penetrati nella periferia ovest della roccaforte dei ribelli. A darne notizia è stato l'inviato di Al Jazira. E mentre l'artiglieria continua a martellare il centro della città, gli insorti sono riusciti ad abbattere un jet dopo diversi bombardamenti aerei. Il Colonnello ha quindi ignorato il cessate il fuoco che il suo regime si era impegnato a rispettare dopo la risoluzione di giovedì del Consiglio di sicurezza dell'Onu per accelerare l'avanzata prima del summit di questo pomeriggio a Parigi in cui saranno le decise le modalità per un intervento militare internazonale. L'attacco sul capoluogo della Cirenaica è iniziato intorno alle due di notte e da quel momento i combattimenti sono proseguiti ininterrottamente, con colpi di mortaio, lanci di razzi katiuscia e scambi di colpi di mitragliatrice. All'alba ci sono stati almeno due raid aerei a distanza di 20 minuti con bombardamenti di zone attorno alla città. Un terzo bombardamento è avvenuto un'ora dopo. Colpite la strada per l'aeroporto e il quartiere di Abu Hadi. I ribelli sono poi riusciti ad abbattere un jet che è stato visto perdere fumo dalla coda prima di schiantarsi in una zona residenziale del sud di Bengasi. Testimoni hanno riferito di una jeep che sarebbe riuscita e entrare nei quartieri ovest di Bengasi con a bordo due mercenari di Gheddafi che hanno lanciato granate prima di essere uccisi dai ribelli. Dai documenti è risultato che i due, in abiti vivili, erano nigeriani. A Gheddafi era arrivato nella serata di venerdì il monito di Barack Obama, che gli ha ricordato che «ha ormai perso l'appoggio della sua gente e la legittimità». Per questo l'unico modo per evitare un attacco era quello di rispettare la risoluzione dell'Onu che ha «chiare condizioni»: fermare gli attacchi e ritirate le truppe«.

DE MICHELIS, STUPITO DAI TENTENNAMENTI RISCHI PER L'ITALIA?
«Com'è possibile che l'Italia abbia tanto esitato a capire che direzione stava prendendo la storia, facendosi scavalcare da Francia e Inghilterra che vorrebbero tornare a spadroneggiare nel Mediterraneo come nel 1955, quando non c'era il Canale di Suez?». Se lo chiede a proposito della missione in Libia l'ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis che in un'intervista alla Stampa afferma che i rischi per l'Italia ci sarebbero stati «se non fosse stata presa la decisione di intervenire: sarebbe stato dato un via libera non solo a Gheddafi ma all'Iran e a Hezbollah». «Un rischio terrorismo - precisa - c'è sempre, se gli si spiana la strada. L'Italia deve evitare di favorire per la Libia una soluzione somala. Disintegrare, smembrare Tripolitania e Cirenaica, creerebbe all'Italia notevoli problemi: proprio per questo occorre liberarsi di Gheddafi al più presto». Il nostro Paese, prosegue De Michelis, «deve essere in prima fila anche nell'institution building, aiutarli a costruire la loro democrazia. Anzi, mi stupisco che non ci siano già dei nostri laggiù che abbiano il controllo della situazione».


FRATTINI; PRONTI A COLPIRE, A NOI IL COORDINAMENTO
«Abbiamo chiesto che la base di coordinamento sia spostata da Stoccarda a Capodichino. Giochiamo un ruolo fondamentale, senza l'Italia questa operazione non si potrebbe svolgere». Così il ministro degli Esteri Franco Frattini commenta in un'intervista al Messaggero l'intervento della coalizione internazionale in Libia. «Sono molto soddisfatto - spiega -. Il Parlamento ha votato all'unanimità l'intervento militare sotto l'egida dell'Onu. C'è stato perfino qualcuno che in commissione ha detto: 'La comunità internazionale è arrivata troppo tardì» ma «la decisione è arrivata quando c'è stato il sì della Lega Araba e dell'Unione africana». Il ritardo, sottolinea Frattini, «è il prezzo che si è pagato per il multilateralismo». Il ministro rispetta la posizione della Lega, assente alla votazione nelle Camere, ma afferma che Bossi «ha sempre dimostrato lealtà verso la maggioranza» e si dice fiducioso di «riuscire a convincere la Lega a schierarsi a favore: essere in prima linea permetterà all'Italia di chiedere il sostegno dell'Europa per fronteggiare il flusso migratorio». «Nessuna guerra» dell'Italia con la Libia, sottolinea Frattini, solo l'impegno «a far rispettare una risoluzione dell'Onu che chiede a Gheddafi di cessare il fuoco, di terminare i bombardamenti aerei e di rispettare l'embargo».

BOMBARDAMENTI INTENSI A BENGASI, AEREO SORVOLA CITTÀ

Intensi bombardamenti sono in corso oggi nella zona sud-ovest di Bengasi e un aereo militare ha sorvolato la città prima di nuove esplosioni. Lo riferiscono giornalisti della France presse. Quattro esplosioni a distanza ravvicinata sono state udite nel centro della città. Diverse colonne di fumo si sono alzate dall'area sud-occidentale di Bengasi, che potrebbe essere residenziale. Un aereo militare ha quindi sorvolato a bassa quota la città, prima di una nuova serie di potenti esplosioni.
18 marzo 2011
 
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INTERNET

Scopri la banda larga mobile
quella che c'è, quella in arrivo

Velocità che, a seconda dell'operatore, variano da 14.4 Mbps con punte a 21, 28 e persino a 42 Mbps. Il top nelle grandi città. Un quadro al quale corrisponde una grande varietà di offerte. Eccole di ALESSANDRO LONGO

LA VELOCITA' più comune in Italia, su internet mobile, è ormai 14.4 Mbps, in Italia, con punte a 21, 28 e persino a 42 Mbps nelle grandi città: siamo entrati in una fase di crescita tumultuosa, in cui gli operatori fanno a gara di annunci. Al momento, sul fronte dei primati di velocità, Vodafone ha un piccolo vantaggio sugli altri, che già pianificano però di mettersi in pari nei prossimi mesi. In campo ci sono insomma reti dalle velocità molto diverse, a seconda dell'operatore e del luogo. E a ciò corrisponde pure una grande varietà di offerte, che ormai vanno ben oltre le classiche tariffe con canone mensile.

LE TABELLE 1

Ci sono anche quelle giornaliere (per chi si connette in modo molto sporadico, per esempio solo quando viaggia) e quelle senza (quasi) limiti. Bisogna scegliere poi tra quelle centrate sul volume di dati o sulle ore. Un'altra opzione è tra tariffe con o senza la chiavetta inclusa. Quelle che la comprendono nel canone hanno però contratti dalla durata biennale e sono forse una scelta poco adatta al momento. Legano infatti per due anni a un operatore e una chiavetta particolare, proprio in una fase in cui le reti crescono in fretta, verso nuove velocità. Se nella nostra zona un operatore attiva i 42 Mbps, per esempio, ci dispiacerà di esserci legati a una chiavetta o a una rete che non supera
i 14 Mbps.

La scelta è del resto molto ampia, perché tutti gli operatori seguono questa strategia di differenziare molto le tariffe. E' segno di quanto la navigazione mobile sia diventata ormai un fenomeno di massa (circa 10-12 milioni di utenti in Italia): ora le offerte devono essere ampie per riuscire a soddisfare esigenze molto diverse. Per scegliere dobbiamo contemperare due aspetti: non solo le tariffe (per le quali rimandiamo alla tabella), ma anche le caratteristiche della rete.

E' bene sapere quindi che l'Umts/Hspa di 3 Italia arriva al 90 per cento della popolazione, con 7 Mbps (a seconda delle zone). Darà i 21 Mbps al 100 per cento della popolazione e i 42 Mbps al 50 per cento, entro il 2011. "Adesso abbiamo i 21 Mbps in alcune zone", fanno sapere dall'operatore.

Vodafone estenderà i 42 Mbps a 16 città italiane questo mese (coperte almeno in parte). Ha già lanciato questa velocità a Roma e Milano a gennaio. La quasi totalità delle altre zone sotto copertura Umts/Hspa vanno a 14.4 Mbps. Wind fa sapere a Repubblica.it di coprire l'81,5 per cento della popolazione con l'Umts/Hspa, di cui a 14 Mbps nelle maggiori 64 città. Il resto del territorio, a 7 Mbps. "Copriamo l'84 per cento della popolazione con l'Umts/Hspa a 14 Mbps", spiegano da Tim. "Il servizio a 21 megabit è già disponibile a Roma e Milano ed è in fase di diffusione graduale su tutto il territorio nazionale. Entro fine 2011, inoltre, è previsto l'avvio dei servizi a 42 Mbps".

Come si vede, 3 Italia si distingue, essendo il solo a saltare la fase dei 14 Mbps e a puntare a una copertura totale a 21 Mbps entro fine anno. Tim è stato il primo a raggiungerla con i 14.4 Mbps, invece. Ricordiamo tuttavia che questi dati ci danno solo indizi sulla velocità di navigazione effettiva, che dipende molto dal numero di utenti presenti nella cella e dalle altre caratteristiche della rete dell'operatore. Insomma, vista la mancanza di garanzie, meglio provare il servizio nella zona da cui intendiamo navigare, prima di comprare una chiavetta.  
(18 marzo 2011)
 

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