Violazione copyright, chi ci rimette?
"In fondo è tutto marketing gratuito"
Studio indipendente commissionato dall'Agcom inglese va controcorrente. E prova ad anticipare le soluzioni utili a un giusto equilibrio tra offerta legale dei contenuti e l'ampliamento della libertà di scelta dei consumatori. Per evitare la criminalizzazione dei comportamenti quotidiani di ARTURO DI CORINTO
OGNI VOLTA che rigiriamo una email, pubblichiamo un poster pubblicitario su Facebook o una clip musicale su Youtube violiamo il copyright di qualcuno. Ogni volta che facciamo lo schizzo di un quadro durante la riunione aziendale violiamo un copyright, ogni volta che incolliamo la copertina di un libro su Twitter o pubblichiamo un articolo di giornale sul nostro blog violiamo un copyright. Ogni volta che fotografiamo i nostri bambini dentro un museo violiamo un copyright. Siamo tutti trasgressori. Ma chi ci rimette? Secondo i pubblicitari nessuno, è tutto marketing gratuito; secondo le associazioni di categoria a rimetterci sono gli autori delle opere. Un professore americano, John Tehranian, nel suo libro "Infringment Nation" ha calcolato l'ammontare delle potenziali richieste di risarcimento per ognuno di questi innocui atti quotidiani stimandolo su circa un milione di dollari al giorno.
Tutti criminali allora? Per l'industria del copyright sì. Le associazioni di categoria in tutto il mondo - gli editori belgi, l'associazione cinematografica americana, la Siae italiana, la Business Software Alliance e molte altre - lamentano quotidianamente perdite di miliardi di dollari o di euro di mancati introiti, tasse inevase e perdita di posti di lavoro, dovuti alla diffusione illegale di opere creative. I numeri che danno sono stratosferici e qualche dubbio su come vengono calcolati rimane.
Di recente l'Autorità inglese per le telecomunicazioni, Ofcom equivalente alla nostra AGCOM, ha pubblicato uno studio esteso sulla violazione del diritto d'autore in Inghilterra. Condotto su un campione di alcune migliaia di persone con un metodo inedito, questionari online e interviste faccia a faccia, lo studio di Kantar Media incaricata da Ofcom e pagata dall'Intellectual property office (Ipo) inglese ha fatto un po' di chiarezza sull'allarme copyright.
La ricerca ha stimato che nei tre mesi di monitoraggio dei comportamenti del campione su Internet solo 1l 16% dei soggetti considerati, dai 12 anni in su, aveva scaricato o "strimmato" o "acceduto" a materiale "illegale", cioè materiale di cui non si posseggono i diritti relativi all'acquisto. I livelli di violazione di questi diritti sono piuttosto variabili: l'8% ha consumato musica senza pagare, il 6% lo ha fatto coi film, il 2% con software e videogames. La maggior parte dei trasgressori sono maschi tra i sedici e i trentaquattro anni. Ma l'analisi ha anche registrato che questi consumatori scorretti consumano più contenuti digitali di tutti gli altri, anche pagandoli. Di questo 16% la metà ha dichiarato di farlo illegalmente perché i contenuti sono "gratuiti", e perché è comodo e veloce. Un quarto dei trasgressori dice di farlo per provare i "prodotti" e decidere se comprarli oppure no.
Il problema senza dubbio esiste e pone un questione centrale dell'era della riproducibilità tecnica di ogni oggetto e opera dell'ingegno umano, quello della giusta retribuzione degli autori e del mantenimento della filiera industriale grazie alla quale le loro opere arrivano confezionate al grande pubblico. Ma l'irrigidimento delle norme per tutelare il copyright non è l'unica strada per farlo. Nello studio di Ofcom il 39% dei trasgressori intervistati ha dichiarato che se i prodotti costassero meno non li scaricherebbero illegalmente, il 32% non lo farebbe se quello che cercano fosse disponibile legalmente, il 26% non lo farebbe se fosse finalmente chiaro cosa sia sotto copyright e cosa no.
Non a caso la Commissione Europea ha dichiarato di voler avviare un dialogo strutturato con tutti gli stakeholder per adattare il copyright all'era digitale e affrontare il tema della portabilità transfrontaliera dei contenuti, la questione degli user generated contents (contenuti generati dagli utenti) e del data mining (analisi di una grande mole di dati), come pure i prelievi sulle copie private. Un dialogo necessario per evitare che capiti ancora di poter sequestrare il computer a una bambina finlandese di nove anni che aveva scaricato la canzone di una pop star nazionale, molto popolare tra le adolescenti e le ragazzine.
Tutto qui? No. Le proposte alternative a riequilibrare i diritti degli autori e dei consumatori sono molteplici. A cominciare da quella del Centro Nexa del Politecnico di Torino di dare la facoltà a tutti gli autori di rilasciare le proprie opere nel pubblico dominio e di indicare di volta in volta le opere che non debbono starci. Una proposta simile a quella del dual licensing lanciata da Creative commons e molti gruppi di artisti e attivisti di poter distribuire le proprie opere con full-copyright o con un copyright attenuato secondo le convenienze e gli scopi del proprio lavoro. Il meccansimo potrebbe funzionare. Creative Commons ha festeggiato proprio questo mese i 10 anni dalla nascita del set di licenze libere che oggi campeggiano su moltissimi contenuti di Flickr o Tumblr, giornali, settimanali e televisioni come Al Jazeera e che ci dicono che tutto quello che non è vietato è permesso. Permesso d'autore.
(27 dicembre 2012)
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Nadal salta Doha e Aus Open
"Meglio essere prudenti"
Milano, 28 dicembre 2012
L'influenza intestinale costringe lo spagnolo a rinunciare al primo torneo ufficiale della stagione. No anche allo slam: il rientro slitta a febbraio, probabilmente ad Acapulco. Rafa: "Spero di poter tornare anche prima". Toni, zio e allenatore: "Non è ragionevole andare in Australia con così poca preparazione"
La maledizione si abbatte su Rafa Nadal. Il rientro del
maiorchino slitta ancora: avremmo dovuto vederlo in campo ad Abu Dhabi
già da giovedì, la data della sua prima partita stagionale potrebbe
invece essere il 25 febbraio, quando dovrebbe (a questo punto il
condizionale è d'obbligo) giocare sulla terra rossa di Acapulco, in
Messico. Rafa, dunque, salterà anche l'Atp di Doha in programma da
lunedì 31 a domenica 6 gennaio, primo torneo ufficiale della stagione al
quale avrebbe partecipato da numero uno del seeding, vista l'assenza
degli altri Fab Four, Djokovic, Federer e Murray. E salta anche gli
Australian Open, il primo slam della stagione vinto una sola volta (nel
2009, l'anno scorso perse in finale contro Djokovic).
forfeit —
A fermare Rafa è ancora il virus intestinale che lo ha tenuto fuori anche dall'esibizione di Abu Dhabi. Prima di Natale si era detto "pronto al rientro",
poi proprio il 25 dicembre ha annunciato la ragione del nuovo stop. È
dal 28 giugno che Nadal non gioca: quel giorno perse con Rosol al primo
turno di Wimbledon, poi l'infortunio al ginocchio sinistro lo tiene
lontano dai campi ormai da più di sei mesi.
il messaggio —
"Il mio ginocchio sta piuttosto meglio e il processo di recupero è
andato secondo le previsioni dei medici - ha scritto Nadal sul suo
profilo Facebook - ma questo virus non mi ha permesso di allenarmi in
quest'ultima settimana e nei prossimi giorni, pertanto, mio malgrado,
non potrò rientrare nel momento che avevamo previsto. Credo che, come
dicono i medici e il mio staff, è più prudente fare le cose per bene.
Per il mio rientro bisognerà aspettare fino ad Acapulco, anche se non
scarterei la possibilità di giocare prima qualche altro torneo".
lo staff —
Anche Angel Ruiz-Cotorro, il medico principale dello staff, e Toni
Nadal, zio e allenatore di Rafa, hanno spiegato la situazione. “La
settimana scorsa Rafa ha avuto un virus che ha causato gastroenterie e
febbre alta per 4 o 5 giorni. Perciò gli è stato raccomandato un riposo
di una settimana. Date le circostanze e tenendo conto che il torneo di
Doha comincia la prossima settimana, non sarebbe nelle condizioni
fisiche necessarie a continuare con il processo di recupero ed è altresì
impossibile che partecipi agli Australian Open". "Consideriamo molto
precipitoso giocare in queste condizioni in Australia - ha aggiunto lo
zio e allenatore Toni Nadal - Non è ragionevole senza un precedente
periodo di adattamento alla competizione che il suo primo torneo siano
gli Australian Open che è uno Slam, dunque con partite al meglio dei 5
set. Non credo che Rafa possa essere pronto per affrontare un torneo
così difficile con così poca preparazione. Siamo stati davvero
sfortunati con queste complicazioni, ma che possiamo farci? Dopo tanto
tempo, meglio fare le cose per bene, è più professionale cominciare
quando stiamo bene".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Una Terra abitabile a "solo" 12 anni luce:
ta, ha un clima di superficie temperato e potrebbe quindi contenere acqua allo stato liquido. Una nuova Terra, vicina noi. Dalla massa tra le due e le sei volte quella del nostro pianeta, un corpo celeste di dimensioni rilevanti.
La scoperta arriva dall'Università della California, con la partecipazione di altre strutture accademiche. Lo studio che ha condotto al ritrovamento sarà pubblicato sul Journal of Astronomy & Astrophysics, e si basa su un nuovo metodo di rilevazione spettrografica con segnali potenti teoricamente il doppio rispetto a quelli utilizzati finora, che ha permesso di produrre flussi di rilevamento analizzabili nel dettaglio. E da questi sono apparsi i cinque pianeti, finora mai rilevati, che fanno viaggiare l'iimaginazione e pensare alla zona di Tau Ceti come a una zona viva.
"Abbiamo scelto Tau Ceti perché abbiamo pensato che fosse un banco di prova ideale per testare il nostro metodo per la rilevazione di piccoli pianeti", ha dichiarato Hugh Jones della Università di Hertfordshire, Regno Unito. "Tau Ceti è uno dei nostri vicini più prossimi cosmiche così luminoso che si potrebbe venire a studiare le atmosfere dei pianeti in un futuro non troppo lontano," aggiunge James Jenkins, Università del Cile. Questa scoperta confermerebbe l'idea "che quasi tutte le stelle hanno pianeti, e la galassia deve quindi contenere un gran numero di pianeti potenzialmente abitabili con una dimensione simile alla nostra," come dice Steve Vogt dell'Università di Santa Cruz.
Una Terra abitabile a "solo" 12 anni luce:
la vita è possibile nel sistema di Tau Ceti
Scoperti cinque pianeti con una massa compresa tra due e sei volte quella del nostro. Uno offrirebbe un ambiente dal clima temperato, permettendo l'esistenza di acqua allo stato liquido sulla superficie
NON E' LONTANISSIMA Tau Ceti, "appena" 12 anni luce. Dal nostro pianeta è possibile vederla. E tra le stelle vicine, è quella più simile al Sole che riscalda la nostra Terra. Anche perché intorno a Tau Ceti sono stati appena scoperti cinque pianeti, di cui uno molto particolare: si trova nella zona adatta ad ospitare la vita, ha un clima di superficie temperato e potrebbe quindi contenere acqua allo stato liquido. Una nuova Terra, vicina noi. Dalla massa tra le due e le sei volte quella del nostro pianeta, un corpo celeste di dimensioni rilevanti.
La scoperta arriva dall'Università della California, con la partecipazione di altre strutture accademiche. Lo studio che ha condotto al ritrovamento sarà pubblicato sul Journal of Astronomy & Astrophysics, e si basa su un nuovo metodo di rilevazione spettrografica con segnali potenti teoricamente il doppio rispetto a quelli utilizzati finora, che ha permesso di produrre flussi di rilevamento analizzabili nel dettaglio. E da questi sono apparsi i cinque pianeti, finora mai rilevati, che fanno viaggiare l'iimaginazione e pensare alla zona di Tau Ceti come a una zona viva.
"Abbiamo scelto Tau Ceti perché abbiamo pensato che fosse un banco di prova ideale per testare il nostro metodo per la rilevazione di piccoli pianeti", ha dichiarato Hugh Jones della Università di Hertfordshire, Regno Unito. "Tau Ceti è uno dei nostri vicini più prossimi cosmiche così luminoso che si potrebbe venire a studiare le atmosfere dei pianeti in un futuro non troppo lontano," aggiunge James Jenkins, Università del Cile. Questa scoperta confermerebbe l'idea "che quasi tutte le stelle hanno pianeti, e la galassia deve quindi contenere un gran numero di pianeti potenzialmente abitabili con una dimensione simile alla nostra," come dice Steve Vogt dell'Università di Santa Cruz.
(19 dicembre 2012)
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Luna Rossa torna a sognare
Ecco la nuova sfida italiana
AUCKLAND (Nuova Zelanda), 26 ottobre 2012
Varata in Nuova Zelanda la barca catamarano che ritenterà la conquista della Coppa America. Da sabato iniziano i test in acqua
"Io ti battezzo Luna Rossa". Miuccia Prada madrina assesta
una potente randellata con la bottiglia di champagne (preparata ad hoc)
che va in mille pezzi mentre nel tramonto di Auckland si accendono
fuochi d'artificio. Non c'è più la melodia napoletana in sottofondo, ma
un sano rock italiano con Vasco che canta "Vado al massimo" più che un
augurio una speranza per una barca che vuole portare in Italia la Coppa
America per la prima volta.
350 invitati —
Oltre 350 invitati e addirittura la diretta sul canale nazionale
neozelandese danno la misura di cosa sia la vela da queste parti e che
ha fatto dire a Peter Montgomery (la "voce" della Coppa per un decennio)
che ha definito questa di Prada questa è la seconda sfida neozelandese
alla Coppa... Ma il tricolore impresso sull'ala rigida, il rosso di
Prada e l'innovativo colore a specchio, invece, raccontano di come
questa sia sempre di più una sfida molto made in Italy.
leggenda —
Subito dopo il varo, una potente gru ha alzato catamarano (il primo
italiano per la Coppa) e con tanto di ala rigida lo ha appoggiato con
molta molta delicatezza in acqua. Da domani - sabato - cominciano i
primi test e lo skipper, Max Sirena, visibilmente e comprensibilmente
emozionato, si augura che la prossima settimana possa navigare libera
nel golfo di Hauraki, dove lo stesso Sirena, poco più di una decina di
anni fa contribuì a creare la leggenda di Luna Rossa vincente. E da qui
spiccare il volo per l'assalto al trofeo velico più antico del mondo, il
prossimo anno a San Francisco.
dal nostro inviatoGian Luca Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA