lunedì 30 luglio 2012

hahahhahahahha

Intercettazioni, pressing del Pdl per il Bavaglio. E il Csm “si adegua” al Colle

Il tema viene riportato all'ordine del giorno dal segretario del Pdl Angelino Alfano, proprio nel giorno dei funerali di Loris D'Ambrosio. Per Michele Vietti, vice-presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, il fatto che "la Presidenza della Repubblica abbia deciso di sollevare il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale", ha contribuito a riproporre la questione

Alfano Vietti interna
Il giorno dei funerali di Loris D’Ambrosio non era proprio quello giusto. Ma ci ha pensato invece il segretario di via dell’Umiltà, Angelino Alfano, ad avvelenare ancora di più gli animi, ricordando che è l’ora di approvare la legge sulle intercettazioni, più nota come ‘legge bavaglio’. Poi, inaspettatamente, è arrivato anche il Csm a dire, più o meno, la stessa cosa. E tutto è diventato improvvisamente fin troppo chiaro. Il ministro della Giustizia, Paola Severino, è riuscita fino ad oggi a bloccare l’approvazione definitiva del provvedimento, firmato proprio Alfano che giace alla Camera, sostenendo di dover porre alla maggioranza alcune sue personali modifiche attraverso un nuovo ddl.
Insomma, niente si stava più muovendo in attesa delle comunicazioni del ministro, ma l’affaire Quirinale e lo sgomento per la morte di D’Ambrosio erano un’occasione davvero troppo ghiotta per non convincere i berlusconiani a strumentalizzare il tutto a loro vantaggio. Napolitano era in aereo di ritorno da Londra che Alfano ha dato fuoco alle polveri: “Noi da mesi – ecco l’ex Guardasigilli – aspettiamo la proposta del governo sulle intercettazioni così come concordato con il presidente Monti, con il ministro Severino e con gli altri leader che sostengono il governo. Su questo argomento non pazienteremo ancora a lungo”. E mentre il capogruppo Pdl, Fabrizio Cicchitto, gli faceva eco, annunciando che “a settembre riproporremo una proposta in materia che tenga conto del disegno di legge già calendarizzato più volte”, un nuovo attore, si diceva, ha fatto ingresso in scena: il Csm.
Non è la prima volta che l’organo di autogoverno della magistratura, presieduto da Napolitano, s’interessa dell’argomento. Ma ieri il vicepresidente, Michele Vietti, ha svelato le prossime intenzioni dell’organismo: dopo la sollecitazione arrivata dall’azione del Quirinale verso la Corte Costituzionale, in pratica era impossibile tacere. “Vogliamo verificare – ha detto – la corretta applicazione dell’articolo del Codice che già oggi prevede una udienza in cui, su richiesta del pm e dei difensori, il giudice decide quali intercettazioni inserire nel fascicolo dibattimentale, escludendo quelle manifestamente irrilevanti”, prassi – a dire di Vietti – troppo spesso disattesa.
Ma quanto ha influito sull’iniziativa del Csm la vicenda del Quirinale? “La questione è diversa, tuttavia – ha ammesso il vicepresidente del Csm – il fatto che la Presidenza della Repubblica abbia deciso di sollevare il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale, ha contribuito a riporre all’ordine del giorno il tema delle intercettazioni; dove non mancano le proposte di riforma”, mentre mancherebbe, sempre a detta di Vietti la volontà di passare dalle parole ai fatti”. “Non da parte nostra”, gli ha risposto subito, beffardo, Cicchitto. Insomma, l’affaire Quirinale ha convinto una serie di attori in campo a concentrare gli sforzi per arrivare, in tempi brevi, alla riforma. Di sicuro, prima delle elezioni.
La ministra Severino ha le sue idee sull’argomento di cui aveva parlato più volte proprio con lo scomparso consigliere giuridico del Quirinale, per preparare una serie di modifiche, anche alla normativa vigente, che potessero trovare ampio consenso da parte della maggioranza. Ora, però, l’impressione è che l’interesse a regolamentare la materia coinvolga ambienti ben più ampi e alti di quelli di via dell’Umiltà. Un’impressione tanto evidente da mettere in allarme la stessa Federazione Nazionale della Stampa, costretta ad avvertire di non attuare modifiche restrittive perché non saranno mai “accettabili bavagli: né per un giornale, né per un’intera categoria”. Però, il sospetto che già la prossima settimana, alla Camera, possa arrivare qualche colpo di scena è dato ormai quasi per scontato. “Ma, non è una cosa seria, è un gioco di società…”, giudica il responsabile Giustizia dell’Italia dei Valori, Luigi Li Gotti. Peccato che troppi indizi, per dirla come Di Pietro, facciano una prova.
da Il Fatto Quotidiano del 29 luglio 2012

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Stoner conquista Laguna Seca
Trionfo su Lorenzo. Rossi cade

LAGUNA SECA (Usa), 29 luglio 2012

L'australiano della Honda vince negli Stati Uniti precedendo Jorge e Pedrosa. Il maiorchino in classifica si porta a +23 su Dani. Valentino vola via all'ingresso del Cavatappi. Quarto Dovizioso. Jorge: "Problemi se arriva Vale? No, lui merita una moto forte: potremmo rifare il grande team di qualche anno fa". Rossi: "L'Audi è molto motivata: penso all'offerta Ducati perché potrebbero cambiare tante cose, ma sarebbe una scommessa a lungo termine"

Jorge Lorenzo, 25 anni, in azione a Laguna Seca. Reuters
Jorge Lorenzo, 25 anni, in azione a Laguna Seca. Reuters
Nell’assolata California Stoner rilancia prepotentemente la sua candidatura per il titolo mondiale 2012 della MotoGP: l'australiano della Honda, nel GP degli Stati Uniti sulla pista di Laguna Seca, centra la sua quarta vittoria stagionale, precedendo Lorenzo e il compagno di squadra Pedrosa dopo una gara serrata. Sempre a ridosso del maiorchino, che resta leader del mondiale e anzi incrementa il suo vantaggio su Pedrosa a +23, l'australiano lo ha braccato per due terzi di gara per poi passare e prendere il largo, nonostante una scelta di gomme che pareva penalizzante alla distanza. Dovizioso chiude quarto, in volata su Crutchlow, mentre Rossi cade rovinosamente all'ingresso del Cavatappi nel finale, dopo una gara comunque anonima e viene riportato ai box dal compagno Hayden, buon sesto: forse un triste presagio dell'evoluzione del rapporto di Valentino con la Ducati, nonostante abbia sul tavolo la fresca offerta presentatagli dall'a.d. Del Torchio.
Casey Stoner, 26 anni, quarto successo stagionale. Reuters
Casey Stoner, 26 anni, quarto successo stagionale. Reuters
la gara — Al via Lorenzo, scivolato pure in modo innocuo nel warm up del mattino, guadagna la testa della gara, con le Honda Hrc alle costole a posizioni invertite rispetto all’esito delle qualifiche, con Pedrosa secondo davanti a Stoner. L’australiano, però, con una diversa scelta di gomme rispetto allo spagnolo, al terzo giro rompe gli indugi e con una manovra incisiva lo passa e inizia un meraviglioso testa a testa con lo spagnolo, fra le linee rotonde e guidate della Yamaha e quelle più taglienti e incisive della Honda. Casey ci prova, pare avere nella manica della tuta qualche asso in più, nella forma di decimi di margine su Jorge, che però è bravissimo a non offrire varchi utili, né in staccata, né in accelerazione. A un terzo di gara ci sono due terzetti in lotta serrata: Lorenzo-Stoner-Pedrosa per la vittoria, Spies-Dovizioso-Crutchlow per un posto ai piedi del podio. Trenino, questo, cui si aggiungono gradualmente due vagoncini, Bradl e Hayden, ma non Rossi, in costante affanno con la sua Ducati. A metà gara, però, Stoner, con le morbide, inizia a recuperare su Lorenzo, con le dure, e lo passa: la manovra, a 11 giri dalla fine, in rettilineo pare 'soft', quasi agevolata dallo spagnolo. Mentre Spies vola per aria dopo il Cavatappi, allungando la sua lunga lista di scivolate stagionali, Stoner incrementa il passo, con Lorenzo che non riesce a replicare al suo forcing, fino al traguardo. Per l'australiano è uno splendido successo, fotocopia di quello della passata stagione, che, a sette gare dalla fine della stagione, lo riporta in corsa per il titolo, anche se le 32 lunghezze da Lorenzo non sono poche. Straordinario Casey nella freddezza con cui ha colto un'occasione importante, forse l'ultima per restare della partita, e nell'imporre la sua scelta tecnica alla Honda: l'australiano, infatti, ha vinto con l'RC213V rinnovata solo nel motore, mentre il compagno Dani, oltre al propulsore rivisto aveva anche il nuovo telaio.
le dichiarazioni — Lorenzo allunga in testa e riconosce la superiorità di chi lo ha battuto: "Ho provato ad andare via, ma non ci sono riuscito. Io ho fatto un errore, Casey mi ha preso e non sono riuscito a superarlo. Il pneumatico duro non era la miglior opzione, ma Stoner ha guidato davvero in modo brillante ed è stato fortissimo. Preoccupato se torna Valentino in Yamaha? No. Non posso decidere io chi corre con me, ma Valentino merita una moto competitiva e forse la Yamaha gliela può dare. Poi, chissà, potremmo riformare quel team fortissimo di qualche anno fa". Stoner incassa i complimenti: "E' stato un weekend duro, ho dovuto lottare per trovare il giusto set up. Le qualifiche non sono andate come volevo, ma abbiamo fatto passi avanti. In corsa ho puntato sulle gomme morbide: all'inizio volevo passare davanti ma stavo sfruttando troppo le gomme per cui ho rallentato per risparmiare le gomme e dare tutto nel finale. È stata una dara fantastica: siamo usciti forte da un weekend difficile. Rilancio nel Mondiale? Dobiamo ancora sistemare molte cose sulla moto, soprattutto nelle curve a destra: se ci riusciamo, posso provarci, ma è difficile". Terzo Pedrosa, autore di una sbacchettata da brivido: "È la prima volta che uso questa moto nuova e ancora non la conosco bene. Stoner ha rischiato scegliendo le morbide, ma quando mi ha sorpassato sono rimasto tranquillo perché sapevo che aveva la morbida. Poi mi è partito il posteriore, sono quasi caduto e ho spinto tanto per riprendere senza riuscirci. Non volevo finire terzo ma ho visto che ero 2 decimi più lento dei primi: ho comunque dato il massimo". Dovizioso: "Non capisco come mai non riusciamo a girare forte all'inizio con le gomme nuove: devo lavorarci su e studiare la situazione. Yamaha? Ducati? Sono soluzioni che valuto entrambe, ma se come pare Valentino è molto vicino alla M1, lavorerò in un'altra direzione. Vedremo".
Hayden riporta ai box Valentino dopo la caduta. Reuters
Hayden riporta ai box Valentino dopo la caduta. Reuters
rossi: "Ducati? sarebbe scommessa" — Rossi commenta la caduta e prova a chiarire il suo futuro: "Alla frenata del Cavatappi ho toccato i freni e mi si è chiuso il davanti: non me lo aspettavo, stavo andando tranquillo per arrivare alla fine e anche i dati hanno detto che avevo fatto tutto come il giro precedente. Fortunatamente non mi sono fatto niente, non me lo aspettavo, un po' come la caduta di Silverstone in prova". Poi il futuro, sospeso com'è fra Yamaha e Ducati: "La Ducati ha ritoccato al ribasso l'offerta e rispetto alla Yamaha perderei dei soldi, ma non sono la cosa più importante per il mio futuro. Penso ancora all'offerta Ducati perché pare che cambino tante cose, c'è motivazione, c'è l'arrivo dell'Audi che vuole fare bene e che ha gente brava. Restare qui è come fare una scommessa, pare che questi dell'Audi con la Ducati vogliano fare grandi cose ma è una cosa a lungo termine, ci possono volere 6 mesi, un anno, forse di più. Mi preoccupa, però, che non siamo riusciti a migliorare in niente e i problemi sono sempre gli stessi. La settimana prossima vado in vacanza e ci penso bene; certo, il fascino di riportarla davanti e vincere qui sarebbe più grande di ogni altra cosa". Poi un paragone con Alonso e la Ferrari: "All'inizio pure la Ferrari era in difficoltà e ce ne ha messo del suo Fernando per stare davanti. Poi loro ce l'hanno fatta a risolvere i problemi, ma noi no: abbiamo sempre un anteriore che non poggia abbastanza per terra ed è un problema così grande che se si risolvesse, la moto poi ne guadagnerebbe molto e andrebbe bene. Se ho avuto un progetto con garanzie tecniche precise? Non ancora, vanno capite un po' di cose, è presto. È un progetto in cui bisogna crederci nel tempo. Preziosi? Penso che resti".
L'ordine di arrivo: 1. Stoner (Honda); 2. Lorenzo (Yamaha); 3. Pedrosa (Honda); 4. Dovizioso (Yamaha Tech 3); 5. Crutchlow (Yamaha Tech 3); 6. Hayden (Ducati); 7. Bradl (Honda)
Massimo Brizzi© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Una Lega difende il web libero
Censura? C'è il "Cat-Segnale"

La Internet Defense League mette a disposizione un codice per chiunque voglia denunciare casi in cui in cui la libertà della Rete è a rischio. Per poi coordinare interventi incalzando i governi. Un'iniziativa globale presentata proiettando un gatto "meme" in diverse città del mondo. Una questione molto seria, affrontata con l'ironia del web

LA RETE E' A RISCHIO CENSURA? Basta lanciare il Cat-Segnale e la Lega per la difesa di internet è pronta a intervenire. Il "Cat-Segnale" funziona come un s.o.s da inviare quando si registra un pericolo per le libertà di espressione e di condivisione sul web. Una volta lanciato, basta attendere l'intervento del gruppo di attivisti elettronici, che si ripromette di agire con ogni facoltà a sua disposizione. Il gatto in questo caso è stato scelto come simbolo del web, per via delle migliaia di "meme" basati sui felini, originati dai siti dedicati ai "Lolcat", immagini di mici con didascalie divertenti. Ma quando appare il Cat-Segnale, in realtà c'è poco da ridere.

La Lega non perdona.
Potrebbe sembrare uno scherzo ma non lo è: La Internet Defense League esiste davvero ed è una cosa seria. Tanto per cominciare, è stata fondata ed è  supportata da personalità e nomi influenti del web, da Mozilla a Wordpress, Boingboing, Imgur, l'Electronic Frontier Foundation e l'eurodeputato Marietje Schaake. E poi ha come missione un tema particolarmente delicato: la protezione della libertà della Rete. Lotta e organizza proteste e manifestazioni digitali contro i vari progetti di regolamentazione coatta come i famigerati Sopa/Pipa. "Quando la Rete è in pericolo, la Lega chiama a un'azione collettiva, sollecitazioni al governo, mobilitazioni digitali. Per far rimanere il web un posto libero", dicono i fondatori. Che hanno proiettato il Cat-Segnale in diverse città degli Usa, da New York a San Francisco. Un gatto nel cielo è apparso anche a UlaanBaatar, in Mongolia, a testimonianza della vocazione globale dell'iniziativa.

Il Cat-segnale.
Ma quello visto in in aria è solo un testimonial, non ci sarà bisogno di proiettare nulla nel cielo. Quando la libertà della Rete è in pericolo, chiunque può utilizzare il Cat-Segnale per quello che in realtà è, ovvero un richiamo digitale sulla linea di quello utilizzato nei fumetti per chiamare Batman, il bat-segnale appunto. Per lanciare la richiesta di intervento è sufficiente incollare un codice nel proprio sito web e condividerlo. A quel punto la Lega si attiverà e coordinerà le iniziative di protesta. "Ognuno ha la sua Gotham City da proteggere, che sia un account Twitter con 20 follower o un sito da milioni di contatti", dice Alexis Ohanian di Reddit, uno dei sostenitori. E la Lega per la protezione di Internet nasce per aiutare chi crea e comunica sul web, in qualunque condizione di pericolo digitale.
(29 luglio 2012)

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Alonso: "Tanti 40 punti di vantaggio
ma per il Mondiale manca ancora"

Milano, 29 luglio 2012

Il ferrarista soddisfatto ma con i piedi per terra: "In condizioni di asciutto avevamo sofferto anche prima, Hamilton oggi era imprendibile". Webber dà la colpa alla tattica: "Sbagliato il terzo pit-stop"

Una gara di controllo e d'esperienza quella di Alonso che rosicchia punti preziosi all'immediato inseguitore Webber: "Vedendo che l'australiano partiva nelle retrovie volevo tenerlo dietro. Ho cercato di non perdere troppi punti con gli altri. Con Vettel abbiamo avuto fortuna perché abbiamo perso una sola posizione, mentre Hamilton era imprendibile".
ferrari — Contento del margine di vantaggio accumulato nella classifica generale, Alonso non perde contatto con la realtà: "Le ultime gare sono state condizionate dalla pioggia, che ci ha favorito, in condizioni di asciutto avevamo sofferto anche prima. Sappiamo che Red Bull, Mclaren e Lotus sono più veloci, abbiamo dei cambiamenti da fare per le prossime gare. Penso che dobbiamo essere concentrati, non preoccupati, dobbiamo andare in vacanza sapendo che quello che abbiamo in mano non è abbastanza per vincere il mondiale. Quaranta punti sono tanti, abbiamo una buona opportunità ma solo se riusciamo a trovare più velocità".
Mark Webber insegue sempre Alonso nel Mondiale piloti. Epa
Mark Webber insegue sempre Alonso nel Mondiale piloti. Epa
delusione webber — Emozione e soddisfazione per Lewis Hamilton dopo l'inno inglese. In tempo di Olimpiadi a casa propria una soddisfazione in più per il britannico che ha dominato la gara dal primo all'ultimo giro. "È una giornata fantastica, un ottimo lavoro del team, ottimi pit-stop, sono davvero contento". Una strategia sbagliata alla base del risultato della Red Bull di Webber. Almeno a giudicare dalle parole dell'australiano: "Ho cercato di lottare, ho fatto anche una bella gara, ma abbiamo deciso di rientrare per un terzo pit-stop, sperando nei problemi degli altri negli ultimi giri, ma non è stato così e ho perso tre posizioni".
lotus — Un grande weekend anche per Raikkonen e Grosjean che al termine della gara esprimono però stati d'animo diversi. Totale soddisfazione per il giovane francese, rammarico per il finalndese. "Sono arrivato secondo e non è ancora sufficiente. Ho avuto problemi nei primi giri, ma la velocità nella macchina c'era. Non sarò felice finchè non torneremo a vincere", ha detto Raikkonen. "È stata una gara fantastica - ha affermato invece Grosjean -. Ho cercato di lottare per vincere, tornare sul podio con due macchine era quello che volevamo. Gara dura, siamo arrivati vicini alla vittoria, speriamo di vincere in futuro".
gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Un distributore di metano in casa
azienda Usa annuncia la svolta

La Eaton si dice pronta a lanciare sul mercato nel 2015 un compressore che permette di fare il pieno alle auto alimentate a gas. L'apparecchio costerà 500 dollari ed è stato realizzato grazie a un finanziamento dell'amministrazione

Non più soltanto la caldaia e i fornelli, ma anche l'automobile. L'azienda statunitense Eaton ha annunciato di essere a buon punto per il lancio sul mercato di un compressore in grado di trasformare qualsiasi allaccio domestico alla rete del metano in un distributore per i veicoli alimentati a gas.

Attualmente i costi sono ancora proibitivi, visto che la tecnologia necessaria a garantire la giusta pressione e adeguati standard di sicurezza fanno costare un singolo erogatore circa 5-10 mila dollari. Alla Eaton sono convinti però di riuscire a realizzare entro il 2015 un prototipo dal costo di circa 500 dollari. Una cifra che renderebbe davvero attraente anche per gli automobilisti statunitensi l'idea di passare al metano dotandosi di un distributore domestico.

A rendere possibile il rivoluzionario passo avanti, un finanziamento di 3,4 milioni di dollari ottenuto dal Dipartimento per l'energia Usa.  "Progetti innovativi come questo hanno le potenzialità per rendere più conveniente e sostenbile per le famiglie americane l'acquisto di un auto a gas, rivoluzionando il nostro modo di spostarci", ha commentato Dane Boysen del Move, il programma ministeriale a sostegno dei veicoli a metano. "La mia speranza - ha aggiunto - è che queste nuove tecnologie ci consentiranno di sfruttare le nostre abbondanti riserve di gas per i trasporti, diversificando in futuro il nostro portafoglio carburanti". 

La spinta al passaggio dalla benzina al metano è sostenuta infatti anche dal crescente entusiasmo dell'industria estrattiva statunitense 1 per i successi nello sfruttamento dei giacimenti di gas non convenzionale come lo shale gas, il gas di scisto.
(26 luglio 2012)

martedì 17 luglio 2012

già.........

Vettel e il pensiero Ferrari
"Ovvio che mi piacerebbe"

BERLINO (Germania), 17 luglio 2012

Il tedesco alla Bild: "Non ho alcun accordo, ma mi fa piacere che Montezemolo e Domenicali mi considerino all'altezza. Alla Red Bull sto benissimo, magari ci resterò tutta la carriera. Ma chissà, magari le cose cambieranno"

Vettel è legato alla Red Bull fino al 2014. Colombo
Vettel è legato alla Red Bull fino al 2014. Colombo
"Non ho nulla di rosso nell'armadio, non ho firmato niente con la Ferrari. Ma tutti i piloti sognano di guidare per il Cavallino in carriera". Vigilia del GP di Germania, Sebastian Vettel è atteso protagonista. E siccome il futuro del giovane bicampione del mondo tedesco è sempre al centro dell'attenzione, ecco che Sebastian ribadisce ancora una volta che con la rossa non c'è niente di ufficiale ma che il pensiero della Ferrari è sempre un richiamo speciale.
contratto — In un'intervista alla Bild il campione della Red Bull ha parlato della sua situazione contrattuale che lo vede legato al team con licenza austriaca fino al 2014. "Mi fa molto piacere che Stefano Domenicali o Luca di Montezemolo mi considerino un pilota all'altezza della Ferrari - ha detto - la realtà è sempre la stessa: non c'è nessun segnale da parte mia, non ho firmato niente, non ho sancito nessun accordo con una stretta di mano". "Ma... - puntualizzazione importante - se chiedete a tutti i 24 piloti del Mondiale: 'vorreste correre per la Ferrari nella vostra carriera?'. Tutti risponderebbero: 'Sì, ovvio!'. E lo stesso vale per me, è un team fantastico". "Chissà, magari le cose cambiano e io vado a guidare da un'altra parte. Oppure, non mi sposto per tutta la carriera, perché non c'è un pacchetto migliore di quello che offre la Red Bull". In ogni caso, Vettel non ha intenzione di fuggire prima del 2014, quando scadrà l'attuale contratto. "Sono praticamente cresciuto con la Red Bull, mi piace l'ambiente che c'è nel gruppo. Non è proprio possibile andarsene dalla porta di servizio".
Sebastian Vettel, 24 anni. Epa
Sebastian Vettel, 24 anni. Epa
contatti continui — Quindi nessun trasloco in vista? "No, no e ancora no. Devo pensare al Mondiale, che è estremamente equilibrato. Voglio difendere il mio titolo ed è già abbastanza per quest'anno. Non posso distrarmi pensando a quello che forse succederà tra qualche anno. È troppo, troppo presto. Alonso ha detto che nel 2005 si parlava dei primi contatti tra lui e la Ferrari. Per vederlo in rosso, si è arrivati al 2010: sono passati cinque anni". "Contatti con il Cavallino? Abbiamo sempre contatti - spiega il tedesco - perché ci incontriamo nel paddock e parlo con Stefano Domenicali. Ma questo non significa che guiderò presto per lui". Queste voci potrebbero destabilizzare la Red Bull? "Non c'è nessun problema, perchè il mio boss sa esattamente cosa penso. Nel nostro rapporto siamo assolutamente trasparenti. No, la Ferrari non ci rende nervosi".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Indiani e cinesi i più ecologisti
in Usa i comportamenti peggiori

Indagine del National Geographic su 17 Paesi: gli statunitensi sono anche coloro che se ne vergognano meno. Gli italiani non sono stati analizzati, ma sul sito dell'iniziativa è possibile fare il calcolo del proprio indice Greendex di SARA FICOCELLI

ROMA - E noi che credevamo che i più indisciplinati fossero loro, i Paesi emergenti. E noi che eravamo sicuri che la Cina, l'India e il Brasile, con le loro economie in stato di grazia, rincorressero le superpotenze passando sopra come caterpillar agli interessi ambientali del pianeta. La misura di quanto ci sbagliavamo ce la fornisce oggi il National Geographic con il Greendex 1, uno studio condotto da quattro anni in collaborazione con GlobeScan per valutare il grado di ecologismo di 17mila abitanti di 17 Paesi.

L'ultimo posto della classifica forse potevamo anche immaginarcelo e spetta agli Stati Uniti, con un indice medio di 44,7. La patria del capitalismo e del consumismo sono decenni che involontariamente "educa" i propri abitanti alla filosofia dell'usa e getta. Dunque non solo non stupisce che gli americani abbiano i peggiori comportamenti dal punto di vista ambientale, ma neppure che di questo triste primato non si vergognino affatto. Zero rispetto per l'ambiente e zero rimorsi: questo binomio fa parte della loro cultura.

"Non solo i consumatori Usa hanno l'indice più basso - si legge nel rapporto - ma sono anche quelli che si sentono meno in colpa. Solo il 21% prova questo sentimento, nonostante quasi metà degli intervistati abbia affermato che crede che le scelte individuali possano aiutare l'ambiente". Poco meglio degli Usa fanno Canada (47,9) e Giappone (48,5).

IL RAPPORTO 2


A stupire, semmai, è la testa della classifica: sul podio del virtuosismo ambientale troviamo infatti India (58,9), Cina e Brasile, le economie emergenti che contano di scalzare le superpotenze tradizionali a stretto giro di posta. I loro abitanti, però, a quanto pare sanno che se vogliono farcela devono preservare il contesto in cui vivono, anche perché la tutela dell'ambiente rappresenta il futuro dell'economia.

Secondo l'indagine "Greendex 2012: Consumer Choice and the Environment—A Worldwide Tracking Survey", i comportamenti "environmentally friendly" da parte dei consumatori a partire dal 2010 sono aumentati in cinque Paesi e diminuiti in nove.

L'indice Greendex usato per stilare la classifica è stato realizzato con questionari su consumi e stili di vita, oltre che sul proprio atteggiamento personale nei confronti delle scelte fatte. Uso dei mezzi di trasporto, consumo di energia, scelta del cibo e metodi di smaltimento dei rifiuti: ogni azione quotidiana ha un impatto abientale preciso e dai nostri comportamenti si evince molto bene il livello di educazione che abbiamo.

Certo, sbagliare è umano, specialmente se si vive in un Paese che ha problemi molto seri da gestire e non sempre può preoccuparsi di adottare politiche ambientali efficaci. In India e Cina però il 45 e il 42% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi colpevole per ogni gesto poco rispettoso del pianeta, il doppio degli statunitensi. Gli italiani non sono stati analizzati, ma sul sito dell'iniziativa è possibile fare il calcolo del proprio indice.
(17 luglio 2012)

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Squadra di hacker, quasi tutti russi
per la sicurezza digitale degli Usa

Ironia della sorte sono per lo più provenienti da quello che era considerato l'Impero del male, gli uomini e le donne chiamati a comporre il team incaricato di evitare gravi violazioni ai sistemi di difesa americani dal nostro inviato DANIELE MASTROGIACOMO


MOSCA  -  Saranno gli hacker russi a garantire la sicurezza informatica del Pentagono e della Casa Bianca. Perché sono i migliori, i più esperti, i più veloci. Ironia della sorte, scherzo del destino. Ma verrà dal grande Stato nemico, da sempre visto con sospetto, l'esercito di "incursori" nella guerra cibernetica mondiale. Preoccupato dalla serie di gravi violazioni ai sistemi di difesa, il presidente Barack Obama ha incaricato uno dei suoi consiglieri di creare un centro di controllo elettronico che sigilli le porte di accesso alla rete informatica del governo e dell'amministrazione.

Il progetto è già stato ultimato. Almeno sulla carta, visto che viene testato in queste settimane. Lo gestirà il Dipartimento alla Difesa e dovrebbe entrare in funzione nei prossimi mesi. Una enorme struttura, totalmente isolata dall'esterno, automatizzata, con filtri di sicurezza che la rendono praticamente inaccessibile. "Abbiamo pensato a qualcosa simile al centro di crittografia di Bletchley Park", svela al Guardian, poi ripreso dalla Izvetia qui a Mosca, un membro dello staff della nuova struttura. Fu proprio il centro di trascrizione dati e documenti del Regno Unito a decidere le sorti della Seconda guerra mondiale. Guidato dal grande matematico britannico Alan Turing e da uno staff di scienziati, la storica costruzione di Bletchley fornì le chiavi di interpretazione dei documenti strategici che i nazisti diffondevano ai comandi militari.

La guerra cibernetica sarà molto più avanzata. Ma soprattutto più sofisticata. La moderna tecnologia, la ragnatela di strade virtuali offerte da Internet, apre milioni di porte e finestre. C'è uno stuolo di hacker che agisce nell'ombra in tutto il mondo. E sono proprio questi i migliori professionisti del mercato. Pescare tra gli illegali, inseguiti e ammirati dagli informatici ufficiali di ogni azienda o struttura difensiva statale, è stata la scelta più ovvia.

Così, sorretti dalla Cia e dall'Fbi, gli uomini del Pentagono si sono messi all'opera e hanno lanciato un'offerta di lavoro. Questa volta ufficiosa. Tra i canali giusti. Hanno risposto in mille, ne hanno scelti cento. Asiatici e russi, soprattutto. Ma sono questi ultimi ad aver superato le durissime prove della selezione. Tra i prescelti sono la maggioranza. Giovani, tra i 20 e i 35 anni. Moltissime donne. Alcuni hanno dimostrato un talento fuori dal normale. Hanno stupito persino i più scettici: di fronte ai risultati hanno superato i tanti pregiudizi e l'atavica rivalità con il vecchio Impero del Male. Un hacker, molto noto in Russia, ha battuto tutti i concorrenti: in due minuti ha violato il sistema informatico del Dipartimento della Difesa americano.

La Izvetia è riuscita a contattarne alcuni. E i loro commenti, ovviamente anonimi, riflettono il carattere schivo e pragmatico di gente abituata a vivere nell'ombra. "Mi hanno chiamato. Ma sono d'accordo", ammette una hacker donna, Zeus. "Se mi offrono uno stipendio decente e buone condizioni di vita. L'importante è che non debba lavorare contro il mio paese. Non sono una traditrice. Gli Usa offrono molti vantaggi: possibilità di emergere, alto tenore di vita, società tecnologicamente avanzata". "Il lavoro", riflette un altro hacker, Deiter, "è pericoloso. Soprattutto nelle aziende governative. Ti stanno addosso, devi filare dritto. Molti controlli, tante domande. Sono un russo e loro sono americani. C'è ancora diffidenza. Non so, ci devo pensare. Certo, si guadagna ed è un posto stabile".

Fbi e Cia sono perplessi. Tanti cittadini russi, tra l'altro hacker imprevedibili e abilissimi nel loro lavoro, potrebbero creare dei problemi. Ma gli assalti e le intrusioni degli ultimi anni e mesi prevalgono su tutto. Al Pentagono nessuno si è scordato l'incubo vissuto nel 2008. Il sistema di sicurezza violato, i cervelloni impazziti. Per tre ore il sistema di sicurezza era completamente sballato. Chiarissima la firma: erano stati loro, la rete di hacker russi. Brutta storia. Ci vollero settimane di colloqui segreti per placare il rischio di una crisi diplomatica. Stessa intrusione ai tempi della guerra con la Georgia. Il portale del ministero degli Esteri di Tblisi andò in tilt. Rimase paralizzato per tre giorni, mentre le truppe russe si schieravano ai confini dell'Ossezia del Sud. L'ultimo attacco di cui si ha notizia, sempre per mano degli hacker russi, è in Estonia. Anche lì intrusione nel sistema di sicurezza del ministero della Difesa. La sicurezza cibernetica è una priorità. Perché è la guerra del futuro. E per vincerla non ci possono essere ostacoli ideologici. Gli americani restano pragmatici: cercano sul mercato, pescano i migliori.
(17 luglio 2012)

giovedì 12 luglio 2012

ahhahahahaahh

Vertice Pdl, addio primarie. “Berlusconi candidato premier”

La decisione presa durante il vertice a Palazzo Grazioli. La conferma arriva da Cicchitto. Accantonata l'idea delle consultazioni perché “nel momento in cui c'è lui il problema non si pone, casomai si possono fare per altre cariche”

berl alfano interna nuova
La politica dei volti nuovi è accantonata. Il Pdl torna compatto sulla candidatura di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi per le politiche 2013. A dirlo è il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che all’uscita dal vertice di oggi a Palazzo Grazioli ha detto: ”Berlusconi sarà il candidato premier. Tutti sono d’accordo”, ma sarà lui stesso a confermarlo anche se già ieri l’ipotesi aveva trovato ampio riscontro proprio per bocca dello stesso Cavaliere. E sulle primarie? Annullate con un colpo di spugna, nonostante qualche settimana fa il segretario Angelino Alfano fosse convinto dell’urgenza del ricambio. “In autunno primarie del Pdl per il candidato premier - aveva scritto sul suo profilo Facebook – E primarie di programma, anche in rete. Si riparte dai cittadini”. Aveva addirittura invitato Vittorio Feltri a presentarsi. Ma è Cicchitto a sciogliere le riserve sull’annullamento delle consultazioni. Insomma, niente primarie perché “nel momento in cui c’è Berlusconi il problema non si pone, casomai si possono fare per altre cariche”. Il restyling però, se non nei nomi, potrebbe palesarsi in un nuovo contenitore per il Pdl che, secondo quanto riporta LeiWeb, potrebbe chiamarsi “Siamo Italia”, un marchio nato dall’imprenditore di Forlì Sauro Moretti e sottoposto al Cavaliere grazie all’intermediazione di Vittorio Sgarbi. Escluso anche il ticket ipotizzato da Alfano per una vice donna perché, come ha spiegato al Fattoquotidiano.it Mariastella Gelmini, “Berlusconi è perfettamente in grado di fare da solo”.
Eppure Alfano aveva più volte sottolineato con convinzione “l’importanza delle primarie”, un evento “storico nella nostra area” perché senza precedenti. A lui si erano uniti anche Maurizio Lupi (“il Pdl ha ribadito di voler essere in sintonia con la volontà popolare e ha detto no ad ogni ipotesi di scomposizione o frammentazione”), Maurizio Gasparri (“ci sarà la partecipazione popolare diretta”) e Ignazio La Russa, che aveva ribadito: “Il nostro candidato è Alfano” ma nel caso “si creassero le condizioni per una coalizione siamo pronti a valutare altre soluzioni”. Per Antonio Leone, vice presidente della Camera, “per il momento è lo stesso Berlusconi a riflettere seriamente sull’eventualità di una sua nuova candidatura a premier, ma è bastato la sola ipotesi a mettere in agitazione l’intero mondo politico, quello vicino al centrosinistra in particolare, ma non solo”. Leone ha poi aggiunto che “il presidente deciderà consultando il partito, nell’ambito del quale il segretario Alfano resta un importante punto di riferimento”, sottolineando che “i sondaggi, compresi quelli meno favorevoli, confermano che non esiste in Italia un uomo politico capace di trascinare da solo dietro il suo nome una percentuale di elettori variante fra il 15 e il 20 per cento”. 
Nella riunione di oggi Berlusconi e il Pdl hanno fatto il punto anche sulla situazione politica, i provvedimenti all’esame del parlamento e la riforma della legge elettorale sulla quale il partito avrebbe già studiato una linea. “Abbiamo varie ipotesi – ha spiegato Cicchitto- lo schema francese con semipresidenzialismo e doppio turno, oppure le preferenze o il modello spagnolo. Ci sono varie soluzioni da sottoporre al confronto con il Pd”. Il capogruppo poi si augura “che il Pd risponda positivamente, altrimenti risulterà chiaro che sono loro a sostenere l’attuale legge elettorale”. Ma è un tema sul quale il Pdl “si è sempre sottratto al confronto” secondo la senatrice Anna Finocchiaro. E per Gianfranco Fini “la nuova legge elettorale deve garantire la governabilità del Paese e all’elettore deve garantire di poter scegliere i propri rappresentanti”.
Il centrosinistra intanto ha depositato un ddl alla Camera firmato da Arturo Parisi, Mario Barbi, Antonio La Forgia, Fausto Recchia, Giulio Santagata e Sandra Zampa e lo stesso testo è stato depositato da Albertina Soliani al Senato. Gli obiettivi sono di ”abrogare la legge elettorale vigente, riportare in vigore la precedente legge elettorale prevalentemente fondata su collegi uninominali e introdurre nella legislazione elettorale italiana norme radicalmente nuove concernenti le modalità di svolgimento di votazioni primarie per la selezione delle candidature nei collegi”. Dal vertice a Palazzo Grazioli sono uscite “idee molto chiare sul candidato premier e molto confuse invece sulla legge elettorale” secondo il presidente dei deputati della Lega Nord, Gianpaolo Dozzo che evidenzia: “Francese con semipresidenzialismo e doppio turno, preferenze e modello spagnolo non sono affatto simili fra loro. Se anche il Pd, a sua volta, dovesse rilanciare con altri tre sistemi elettorali diversi e l’Udc pure, a questo punto non basterebbe un’intera legislatura per dirimere la questione”. 
Al centro dell’agenda politica del Cavaliere anche la riforma del semipresidenzialismo, oggetto di una lettera inviata ai senatori del Pdl a cui chiedeva di “garantire la presenza e il massimo impegno” al voto per le sedute al Senato del 17 e del 18 luglio.

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San Francisco boicotta Apple
"Delusi dalle scelte ambientali"

La decisione del municipio della metropoli californiana dopo l'uscita dell'azienda dal sistema di certificazione Epeat. "Speriamo ci ripensino"

SAN FRANCISCO - L'amministrazione di San Francisco si appresta a boicottare l'acquisto di prodotti Apple dopo che l'azienda ha annunciato l'uscita dal sistema di certificazione ambientale Epeat 1. Per Apple si tratta di un danno di immagine più che economico. Nel 2010 la spesa totale del municipio di San Francisco per laptop e computer "griffati" con la mela non ha superato infatti i 46 mila dollari a fronte di profitti per 11,6 miliardi.

"Siamo delusi dal fatto che Apple abbia deciso di ritirarsi dal sistema Epeat e speriamo che l'annuncio che la città non comprerà più suoi prodotti possa far rivedere la decisione", spiega Melanie Nutter, direttore del Dipartimento per l'Ambiente del Comune.

Per il momento però l'azienda di Cupertino non sembra voler cedere. "La Apple misura il suo impatto ambientale con un approccio complessivo e tutti i nostri prodotti rispondono ai più stringenti requisiti sostenuti dal governo Usa, l'Energy Star 5.2", replica la portavoce Kristin Huguet. "Inoltre - aggiunge - siamo leader nella comunicazione fornendo online le quantità di gas serra emesse da ogni singolo prodotto. Allo stesso modo i nostri modelli hanno prestazioni ambientali superiori in molti ambiti che l'Epeat non prende in esame, come il mancato utilizzo di materiali tossici".

Tuttavia non è
la prima volta che la Apple finisce al centro delle polemiche per motivi ambientali. Da anni Greenpeace contesta all'azienda la sua scarsa attenzione al problema dell'efficienza energetica 2 e il ricorso a fornitori di elettricità che utilizzano inquinanti centrali a carbone. Nel 2007, davanti alle crescenti contestazioni, dovette intervenire lo stesso fondatore Steve Jobs 3 per promettere maggiore attenzione sulle tematiche della sostenibilità. (11 luglio 2012)
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Mountain Lion in rampa di lancio
OS X sempre più vicino al mobile

Potenziamenti di iCloud, Messaggi, Game Center, Centro notifiche, navigazione non tracciabile: queste alcune delle 200 nuove funzionalita nella nuova versione della piattaforma che equipaggia i computer Mac. Sempre più integrata con il sistema dei dispositivi mobili della mela morsicata di FRANCESCO CACCAVELLA

OS X Mountain Lion è pronto per essere distribuito al pubblico. Il nuovo sistema operativo di Apple ha raggiunto lo scorso lunedì lo stadio finale di sviluppo (la cosiddetta versione Golden Master), quello in cui tutte le caratteristiche sono fissate e i principali problemi risolti. Salvo interventi dell'ultim'ora, Mountain Lion arriverà sui computer Mac entro fine mese. Apple non ha indicato una data specifica: alcuni indicano il 19 luglio, altri il 25, il giorno successivo alla conference call in cui Apple annuncerà i dati finanziari del terzo trimestre fiscale (lo stesso avvenne lo scorso anno).

Qualunque sia la data di uscita, la nona declinazione della fortunata serie OS X  -  che, per l'occasione, ha perso nel nome la parola "Mac" per chiamarsi semplicemente "OS X"  -  potrà essere acquistata a breve a 15,99 euro e scaricata direttamente dal Mac App Store. Chi ha acquistato un nuovo Mac a partire dall'11 giugno 2012, potrà invece aggiornarlo al nuovo sistema gratuitamente (ma deve fare richiesta entro 30 giorni).

Mountain Lion è un'evoluzione del precedente sistema, ne raccoglie l'eredità e ne espande le caratteristiche nella stessa direzione: sinergia fra dispositivi mobile, computer e Apple TV, forte integrazione con social network e servizi web, uso intensivo di servizi online (iCloud) per salvare dati personali. L'integrazione con iOS, il sistema di iPad e iPhone, è molto profonda, ma OS X resta comunque un sistema basato su mouse (e trackpad), a differenza di Windows 8 che sarà più orientato verso le interfacce touch. Da iOS, oltre che diverse caratteristiche, OS X eredita anche il ciclo di sviluppo annuale: da Lion in avanti aspettiamoci un OS X ogni estate.

Le caratteristiche. Non troveremo una singola novità che ci farà saltare sulla sedia, ma decine di piccole e grande modifiche  -  Apple, nelle comunicazioni pubbliche, dichiara oltre 200 nuove funzionalità  -  che rendono il sistema più semplice da usare e più ricco.

iCloud. Tra le nuove caratteristiche, molte rendono sempre più integrato l'intero ecosistema dei prodotti Apple: Mac, iPhone, iPad, iPod Touch e Apple TV. La sincronizzazione di iCloud funziona adesso in decine di applicazioni: dopo aver impostato all'avvio il proprio Apple ID, iCloud sincronizzerà contatti, messaggi, promemoria, calendari, note, preferiti, account email con quelli che si sono già salvati nella nuvola da un altro dispositivo Apple. Quando sarà rilasciato iOS 6 (probabilmente ad inizio autunno) si potranno sincronizzare anche le schede del browser Safari: i siti che si stava visualizzando su iPad, iPhone o iPod Touch si apriranno anche sul Mac (e viceversa).

Sempre per quanto riguarda iCloud, Apple ha esteso il programma "Documenti nella nuvola" anche a sviluppatori esterni. Aspettiamoci di vedere molte applicazioni, non solo quelle Apple, che consentiranno di salvare documenti direttamente su iCloud e così renderli disponibili all'istante su tutti i dispositivi che condividono lo stesso account.

Apple TV. Anche la Apple TV entra nella partita dell'integrazione totale. Con AirPlay Mirroring lo schermo di un computer può essere condiviso con un televisore cui sia collegata una Apple TV: ciò che accade sul Mac può essere visto, wireless, direttamente sulla TV in alta definizione (fino a 1080p). Vale per il desktop, ma anche per giochi, presentazioni, film e così via.

Nuove applicazioni. Diverse applicazioni sono state ritoccate, rinominate o sostituite. iChat, la messaggistica istantanea stile Apple sin dal 2002, è sostituita da Messaggi. L'applicazione è più simile alla sua omologa per iOS, il sistema operativo mobile, e permette di inviare messaggi anche a iPad, iPhone (anche al numero di cellulare se associato ad un Apple ID) e iPod Touch con iOS 5. Ai messaggi si possono allegare foto, video o documenti fino a 100 MB. Tutto è sincronizzato, è possibile scrivere un messaggio su Mac e continuarlo a scrivere su iPad o altro dispositivo.

iCal e Rubrica hanno cambiato nome (Calendario e Contatti), mentre Note diventa un programma indipendente. In Mountain Lion troviamo anche l'applicazione Promemoria per segnare eventi importanti da ricordare ad una certa data o quando il proprio iPad, iPhone, iPod touch o Mac raggiunge o lascia un determinato luogo.

Centro notifiche. Da iOS 5, Mountain Lion prende anche il nuovo sistema di avvisi, che sostituirà il diffuso Growl. Le applicazioni che avvisano gli utenti di qualche evento (nuova email, nuovo tweet, nuovo messaggio e così via) mostrano un avviso sotto forma di pop-up (sotto forma di "banner" o di "avviso", nel linguaggio Apple) e vengono incluse nel centro notifiche, un'ampia barra laterale che si attiva con un semplice sfioramento del trackpad. Nel centro notifiche troveremo anche i Tweet ricevuti e gli aggiornamenti di Facebook (quando saranno disponibili).

Game Center. Anche Game center viene direttamente dal mondo mobile. Il "social network" per giocatori Apple è una gradita novità per gli utenti Mac: le amicizie si stringono attorno ai giochi posseduti in comune ed è possibile seguire prestazioni dei propri amici o sfidarli nelle partite a due (multiplayer) anche se i giochi sono eseguiti su dispositivi diversi. I giochi multiplayer supportano anche la chat vocale.
Facebook, Twitter e condivisioni. Molte applicazioni mostrano un menu chiamato, in questa versione inglese, "Share": si può condividere una foto, un link, un documento su Twitter, AirDrop, Messaggi, Email o altri servizi di condivisione, senza dover aprire un'applicazione esterna. Per molte applicazioni (Twitter, Vimeo e Flickr) è supportato il login unico direttamente da sistema, mentre l'integrazione con Facebook, annunciata a giugno durante la Worldwide Developer Conference, arriverà in autunno con un aggiornamento gratuito. Gli amici Twitter o Facebook presenti nei contatti di Mac saranno aggiornati con la loro foto del profilo.

Sicurezza e Privacy. Apple ha potenziato anche privacy e sicurezza. Safari, il browser, verrà distribuito con la funzionalità "Do Not Track" che permette di impedire il tracciamento (anonimo) della navigazione da parte di siti, mentre una nuova funzionalità chiamata Gatekeeper consente di definire dalle impostazioni quale applicazioni è possibile installare sul computer: solo quelle da Mac App Store, quelle certificate da Apple (l'impostazione predefinita) o tutte. Molte applicazioni (come Facetime, Mail, Safari) vengono eseguite in una cosiddetta sandbox, isolate dal sistema operativo e dunque incapaci di danneggiarlo in caso di problemi di sicurezza.

Disponibilità. Mountain Lion non sarà disponibile per tutti i Mac. L'aggiornamento sarà possibile solo da Lion o Snow Leopard (in versione 10.6.8), mentre i modelli su cui sarà installabile il sistema operativo sono in numero minore rispetto a Lion. Non sono supportati, ad esempio, il primo modello di MacBook Air (2007), i MacBook Pro venduti prima del giugno 2007 o gli iMac del 2006. Power Nap, la funzionalità che permette di sincronizzare i Mac con iCloud, scaricare email e aggiornamenti o eseguire backup su Time machine anche quando la macchina è in sospensione, è disponibile solo per il MacBook Air (fine 2010 e successivi) o nei MacBook Pro con Retina display.

(11 luglio 2012)

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Dani, contratto come premio
Rossi: "L'Audi ci aiuterà"

Milano, 08 luglio 2012

Pedrosa si gode il successo di Sachsenring: "Casey si è distratto...". Poi confida: "Speriamo che al Mugello arrivi l'annuncio Honda". Valentino: "Inutile ripartire da zero". Lorenzo: "Ho avuto fortuna". Dovizioso: "Stiamo crescendo"

Dani Pedrosa se la ride. E se la gode soprattutto. Perché sarà pure la sua trentanovesima volta, ma è pur sempre la prima di quest'anno: "Questa pista mi porta bene. Alla fine la vittoria è arrivata, sono contentissimo, mi mancava. Oggi la gara era difficile, Stoner andava veramente forte. Tutti e due eravamo più veloci rispetto agli altri. Poi quando mi sono messo davanti lui è rimasto in scia per tutto il tempo e ho pensato che avremmo dovuto lottare fino all'ultimo giro per la vittoria. Sapevo che staccavo bene in curva, avevo fiducia, poi alla fine per non perdere la concentrazione ho spinto al massimo, lui si è distratto ed è caduto. Ora siamo più vicini". Sulla situazione con la Honda nessuna sorpresa: "Speriamo che al Mugello possiamo annunciare la firma sul contratto". E' una certezza, a questo punto.
Daniel Pedrosa, 26 anni, davanti a Casey Stoner, 26, a Sachsenring. Afp
Daniel Pedrosa, 26 anni, davanti a Casey Stoner, 26, a Sachsenring. Afp
il leader — Jorge Lorenzo felice per il suo secondo posto. "Era il massimo che si poteva ottenere oggi. Da Assen tutto è andato male per noi e invece abbiamo avuto fortuna. Al penultimo giro ho visto che un pilota con la tuta arancione era caduto, non sapevo se fosse Pedrosa o Stoner, alla fine ho visto che era Casey. Sembrava che tutto fosse contro di noi". Ma per il futuro c'è un po' di preoccupazione: "Oggi era impossibile per noi perchè le Honda andavano troppo forte. Dobbiamo recuperare in fretta".
l'italiano — Andrea Dovizioso è al terzo podio della stagione, il secondo consecutivo dopo Assen: "Un risultato molto importante per noi. Riuscire a fare la gara davanti e negli ultimi metri girare col miglior giro significa che sto facendo bene. Risultato molto, ma molto più importante di altri, la gara che abbiamo fatto fa capire molto". Non solo per i punti: "Sono sempre stato davanti, ho fatto una gara intelligente, non ho mai spinto al 100%".
Valentino Rossi, seconda stagione alla Ducati. LaPresse
Valentino Rossi, seconda stagione alla Ducati. LaPresse
valentino — Anche Rossi esprime soddisfazione per la gara chiusa al sesto posto: "Questa volta è andata un pochino meglio perché abbiamo lavorato su un setting diverso - spiega il pilota di Tavullia - Ho avuto un passo buono fino alla fine, sono stato guardingo, anche perché Barbera faceva un po' di caisno. Mi sono tenuto per gli ultimi giri e stavo attaccando Brandl quando ho visto le bandiere gialle per Stoner. Perché le vecchie Ducati vanno come quelle aggiornate? Perché non siamo comunque riusciti a risolvere il problema che avevamo".
il progetto — Felicità contenuta, insomma, quella di Valentino. Che ora guarda soprattutto al futuro. "Al Mugello speriamo di fare una buona gara, lì sono sempre andato forte e poi dopo speriamo di migliorare. Ma finora non siamo cresciuti tanto, non so cosa aspettarmi". Normale, allora, pensare alla prossima stagione. E al progetto dell'Audi, presente al Sachsenring con l'amministratore delegato. "Ci ho parlato, quelli dell'Audi sono interessati ad aiutarci. Farlo con me? Sì, certo. In che modo? Cominciare tutto da zero non serve. Secondo me è più intelligente migliorare quello che abbiamo, Dobbiamo prendere le cose buone della moto che abbiamo adesso, io e il mio team abbiamo dato indicazioni molto chiare ormai da qualche mese".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
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"Federer campione universale"
Ma anche Murray è un eroe

LONDRA, 9 luglio 2012

In Gran Bretagna il Re di Wimbledon paragonato a Pelé e Alì. Le lacrime dello scozzese toccano il cuore e fanno salire l'orgoglio: Andy è "The Brave" e "Strappalacrime"

Federer e Murray in premiazione dopo la finale di Wimbledon. Reuters
Federer e Murray in premiazione dopo la finale di Wimbledon. Reuters
Due settimane fa il “Sun” aveva puntato sul tennis per lenire la delusione dell’eliminazione della Nazionale di calcio da Euro 2012, fra l'altro per merito dell’Italia. Ma anche l’erba di Wimbledon si è rivelata un fallimento per il beniamino di casa, Andy Murray, sconfitto in finale da quel monumento al tennis che si chiama Roger Federer, al settimo successo nel torneo più famoso al mondo. E così al tabloid oggi non resta che consolarsi con l'Olimpiade e con gli atleti britannici in predicato di vincere qualche medaglia, sperando che non finisca come le due volte precedenti.
federer come pelé — Va però detto che mai come in questa finale Murray ci ha provato fino all’ultimo a reggere il confronto con un “supreme Federer” (è la definizione del "Telegraph"), ma quando affronti "un campione universale che è la versione tennistica di Pelé o Alì", come lo descrive il "Daily Mail", puoi davvero poco. Anzi, praticamente nulla.
lacrime e applausi — E così alla fine sono solo "Tears & Cheers!" (come scrive il "Daily Star"), ma dietro alle lacrime dello scozzese (scoppiato in singhiozzi subito dopo il punto che ha dato la vittoria allo svizzero e trasformato in "Tearjerker", ovvero “strappalacrime, sul "Daily Express" e a quelle della fidanzata Kim, beccata a disperarsi in tribuna insieme con la quasi suocera Judy e con una commossa Kate Middleton (mentre il marito William è andato a fare surf in Cornovaglia con il fratello Harry), c’è sì il pianto di un’intera nazione (è la tesi sostenuta anche dal "Times"), ma anche l’orgoglio di essere arrivati a tanto così da un successo che manca al tennis inglese da ben 76 anni grazie a "Murray The Brave", come lo saluta ancora il "Telegraph".
murray: "io più vicino" — Insomma, "Don’t cry girls, he did us proud" è l’invito del "Daily Mail", mentre il "Guardian" sottolinea come Murray, malgrado la sconfitta, abbia vinto tutti i cuori del campo centrale. E pazienza se è stata la "Death of a Dream" per merito di "un impareggiabile Federer" (leggi “The Independent”), perché ora Murray sente di essere più vicino che mai ad un titolo del Grande Slam. Una quasi certezza che diventa titolo sul "Mirror", mentre anche il popolo di Twitter rende omaggio allo scozzese per aver finalmente mostrato di essere un uomo capace di passione ed emozioni.
David Beckham e un'annoiata moglie a Wimbledon. Reuters
David Beckham e un'annoiata moglie a Wimbledon. Reuters
posh annoiata — Tutto il contrario di un’annoiatissima Victoria Beckham che ha scambiato la finale di Wimbledon per un gigantesco spot di se stessa e della sua collezione di moda, come scrive il "Daily Mail". La Posh si è infatti presentata sul centrale aggrappata al bel David (che non riusciva quasi a stare fermo per l’ansia) e agghindata con un vestito della sua linea Autunno/Inverno, stivaloni al ginocchio (siamo a luglio!) e una borsa in coccodrillo da quasi 9mila sterline. A completare il look da sfilata, il solito broncio, mai sfiorato dallo straccio di un sorriso per tutta la durata dell’incontro, che ha spinto molti a chiedersi: ma che ci è andata a fare?
Simona Marchetti© RIPRODUZIONE RISERVATA