sabato 7 luglio 2012

hahahahaha........che vergogna............

Tagli, Cgil: "A rischio mille reparti ospedalieri"
Avvocati: "Ora è rivolta. Responsabilità chiare"

Il segretario del Pd si associa alle proteste dei presidenti di Regione: "Mazzata alla sanità". Contro anche Camusso: "E' un colpo di grazia al sistema sanitario, tagliati 80 mila posti letto". Sindacati del pubblico impiego verso lo sciopero. Oua a Severino: "E' rivolta". La Lega boccia Monti. Pieno sostegno arriva dall'Udc

ROMA - Il via libera al decreto legge sulla spending review 1 continua a suscitare le reazioni. Con i nuovi parametri per i posti letto "rischiano di saltare circa 1000 reparti ospedalieri" e altrettanti primari. E' il calcolo stimato dalla Cgil Medici. Con questi tagli, dice Massimo Cozza, si "compromettono i servizi per i cittadini" che avranno meno possibilità di ricoveri senza alternative sul territorio. E gli avvocati sono pronti alla rivolta.

"Ora è rivolta e le responsabilità sono chiare. In questi mesi hanno nascosto il provvedimento agli addetti ai lavori, mentre si filtravano i contenuti ai mezzi di informazione, una segretezza ingiustificata, a senso unico, e quella sì pregiudiziale e pregiudizievole nei confronti di chi opera in prima linea nel sistema giustizia". Maurizio De Tilla, presidente del'Organismo unitario dell'avvocatura, replica così al ministro Severino, che aveva criticato lo sciopero dell'avvocatura accusando la categoria di aver assunto una posizione pregiudiziale. Decisa la convocazione di un assemblea nazionale degli ordini e delle associazioni forensi per il 13 luglio a Roma dove saranno stabilite le prossime "forti iniziative di protesta": tra queste, la proclamazione di una astensione ulteriore dalle udienze.
I DETTAGLI DEL DL 2

Pessimismo dei medici. Di "colpo di grazia" alla sanità parla anche l'Anaao Assomed, il principale sindacato dei medici, secondo cui "con il taglio di 5 miliardi per il triennio 2012-2014 previsto dal decreto sulla spending review, che vanno ad aggiungersi a quelli delle precedenti manovre economiche per un totale complessivo di 22 miliardi di tagli alla sanità pubblica, il rischio che il Ssn possa chiudere i battenti diventa una certezza".

Confsalute, a rischio 2mila prestazioni. "Questo è un vero e proprio taglio con il bisturi sui LEA (livelli essenziali di assistenza) da garantire ai cittadini su tutto il territorio nazionale", dichiara, in una nota, il presidente di Confsalute - Confcommercio Roma, Maurizio Pigozzi. "A fronte di 8.482.665 ricoveri ospedalieri pubblici - spiega il presidente di Confsalute - e di 2.785.366 ricoveri privati, tagliando anche solo dell'1% e poi del 2% la spesa, oltre 200.000 prestazioni non verrebbero erogate e quindi i cittadini dovrebbero pagarle di tasca propria".

Bersani: "Mazzata al servizio sanitario nazionale". Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani bisogna tagliare le spese per evitare l'aumento dell'Iva, "dopo di che bisogna decidere cosa fare della sanità nel prossimo biennio".  "Dobbiamo vedere le carte - ha aggiunto - ma, a una prima occhiata, ci sono anche delle cose che ci piacciono, in tema di ordinamento degli enti locali, e sono stati fatti dei passi avanti anche sui costi standard". "Ma sulla sanità - ha proseguito - ci sono cose che ci preoccupano molto. Bisogna stare attenti - ha ribadito - a non dare una mazzata al Servizio sanitario nazionale". Bersani sposa la linea dei presidenti di Regioni che hanno protestato per i tagli alla sanità: "E' gente che ragiona - sottolinea - non sono né azzeccacarbugli e né agit-prop". Il titolo del decreto parla di riduzione dei costi a parità di servizi offerti - conclude Bersani - noi concentreremo la verifica su questo".

Regioni preoccupate. E oggi sulla spending review è tornato proprio il presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. "Abbiamo chiesto un incontro urgentissimo al presidente Monti, vorremmo spiegare nei dettagli perché la spending review non è sostenibile per la sanità", dice. "Al presidente Monti - prosegue - vorremmo portare le proposte delle Regioni su come superare questa fase difficilissima". Lapidario il commento del governatore del Piemonte Roberto Cota: "Siamo di fronte a dei tagli lineari ma che possiamo anche definire tagli selvaggi, visto che non tengono assolutamente conto della realtà del territorio e impatteranno negativamente sui servizi a metà dell'anno in corso. E' molto grave questo atteggiamento". I presidenti delle Regioni chiederanno un incontro urgente con il capo del Governo, Mario Monti, per discutere "dei gravi problemi che i provvedimenti annunciati questa notte suscitano a riguardo della sanità e dei trasporti", ha annunciato il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni, "qui si tratta di tagli lineari" con gravissime "ripercussioni dirette sui servizi ai cittadini, siano essi pazienti o pendolari". 

I conti della Cgil. Convinta che la mazzata alla sanità ci sia già stata è lo Spi-Cgil. "Con la spending review si darà il colpo di grazia alla sanità italiana che si rifletterà direttamente sulla condizione di milioni di anziani e pensionati", denuncia il sindacato dei pensionati. "I 4 miliardi di euro che vengono ora sottratti al fondo sanitario nazionale si aggiungono, infatti, agli oltre 12 miliardi di euro che sono stati già tagliati dal governo Berlusconi". "In questo modo - aggiunge lo Spi - alla sanità italiana sono state tolte risorse per una cifra complessiva di 16 miliardi di euro nel triennio 2012-2014. Anche la riduzione dei posti letto previsto dalla revisione della spesa targata Monti si somma a quella operata da chi lo ha preceduto. Si arriverà così alla cancellazione di 80 mila posti letto e alla chiusura di centinaia di piccoli presidi sanitari sul territorio". Per il leader Cgil Susanna Camusso: "Ci pare che sia in corso un'altra manovra di carattere recessivo, nei fatti, che taglia molto lavoro più di quello che non dichiari", dice Camusso. "Il problema non è il nome: questo è un taglio lineare del welfare ai cittadini". Ora "lavoriamo per preparare una piattaforma e una mobilitazione generale in risposta", aggiunge

Verso lo sciopero nella P.A.. Ma se i pensionati sono preoccupati per la sanità, pronti al dare battaglia sono anche i sindacati del pubblico impiego. "E' una mannaia, pagano sempre i lavoratori e i cittadini", mentre "manca il coraggio per colpire i poteri forti" affermano tutte le sigle dei lavoratori pubblici di Cgil e Uil (Fp-Cgil, Flc-Cgil, Uil-Fpl, Uil-Pa e Uil-Rua) che bocciano il dl spending review e non escludono "uno sciopero generale di categoria a settembre".

Federfarma si mobilita. Sul piede di guerra pure Federfarma. "Non chiamiamola spending review - attacca Annarosa Racca, presidente dell'associazione che riunisce i  titolari di farmacia - perché in quel caso avrebbe dovuto tagliare gli sprechi veri, e non essere l'ennesimo intervento punitivo, iniquo e penalizzante a un settore virtuoso quale quello della farmacia territoriale". Tra le misure prese dal governo per i farmacisti, lamenta Racca, è stato deciso "un aumento dello sconto obbligatorio da fare al Ssn del 3,85% e l'abbassamento del tetto della spesa farmaceutica territoriale dal 13,3% all'11,5%".

La Lega boccia Monti. Boccia la spending review anche la Lega. "Tanta fuffa poca sostanza" sintetizza il segretario Roberto Maroni. Che poi manda un messaggio al governo: "Se pensa di tagliare la sanità a Comuni e Regioni virtuosi si sbaglia di grosso". E lo stesso vale per la vendita dei patrimoni degli enti locali. "Non si vendono i gioielli delle nostre comunità - aggiunge Maroni - Sarebbe un attacco al sistema delle autonomie. Tagli da fare ci sono ma il governo non ha il coraggio di farli. Non si può pensare di aggredire Comuni che funzionano bene. Portare via i soldi a chi risparmia è l'esatto contrario della buona politica".

L'appello di Vendola. "Non possiamo che fare appello al parlamento e alle forze politiche, affinché abbiano consapevolezza del danno che viene inflitto al paese", è il commento del leader di Sinistra ecologia e libertà Nichi Vendola. "Non si può immaginare che questa sia la strada per uscire dalla crisi - sottolinea - questa è la strada che ci precipita nella più buia delle crisi".

Il sostegno di Casini. Pieno sostegno all'azione del governo arriva invece dall'Udc. "La spending review è cura dimagrante dello Stato, tagli sprechi e burocrazia inutile. Noi siamo con Monti, gli altri facciano quel che vogliono!" scrive su twitter il leader centrista Pier Ferdinando Casini.

Cnf: "Scelta inopportuna". Il Consiglio nazionale forense esprime "vivo rammarico per la scelta compiuta oggi dal Governo di approvare lo schema di decreto delegato sulla soppressione di tribunali e procure sub provinciali, nonostante la richiesta dell'avvocatura di applicare anche al comparto giustizia il meccanismo della spending review, come prescrive per tutti gli altri comparti pubblici lo stesso decreto legge approvato ieri notte". Ne dà notizia un comunicato del Consiglio nazionale forense.

Rete Imprese Italia: Avanti con i tagli. "Avanti con decisione sulla strada di una coraggiosa e progressiva riduzione della spesa pubblica. C'è ancora tanto da fare per evitare altri insopportabili aumenti di pressione fiscale e per recuperare risorse da destinare alla crescita". Cosi Giorgio Guerrini, Presidente di Rete Imprese Italia, esorta il Governo a proseguire nel percorso intrapreso con i provvedimenti sulla spending review.
  (06 luglio 2012)
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Pioggia a Silverstone
Poi si scatena Hamilton

SILVERSTONE (Inghilterra), 6 luglio 2012

Prima sessione di libere caratterizzata dal maltempo: miglior tempo di Grosjean su Ricciardo e sull'inglese della McLaren che nella seconda sessione fa il tempo migliore di giornata. Alonso resta ai box, poi è decimo (e nel finale sbatte)

Pioggia intensa e prima sessione di prove libere per funamboli quella vista a Silverstone, sede della nona prova del Mondiale 2012. Il maltempo ha costretto tutti a cimentarsi subito con assetti e gomme da bagnato. Qualcuno, come il leader iridato Fernando Alonso, ha deciso di starsene quasi tutto il tempo ai box in attesa di un miglioramento meteo nella seconda sessione. Lo spagnolo della Ferrari ha compiuto solo quattro giretti di installazione senza nemmeno mettere a referto un tempo cronometrato. Come Alonso anche Paul Di Resta con la Force India. Il più veloce della prima sessione è stato Romain Grosjean. Il francese della Lotus ha girato in 1'56"552 precedendo di poco più di due decimi l'australiano della Toro Rosso Daniel Ricciardo. Terzo tempo, staccato di sei decimi, per Lewis Hamilton con la McLaren. Quarto Sergio Perez con la Sauber, seguito dalla prima Ferrari, quella di Felipe Massa. Poi c'è Webber con la prima Red Bull. Vettel è invece 11°.
Gazzetta TV
ecco lewis — Poi nella seconda sessione altra pioggia e tutti ai box in attesa di un miglioramento che non c'è stato. I tempi non si sono abbassati granché e alla fine il crono migliore di giornata lo ha segnato Hamilton in 1'56"345. Lewis ha preceduto il giapponese Kobayashi e le Mercedes di Schumacher e Rosberg. Poi a 1" Perez e l'altra McLaren di Button. Alonso con la Ferrari ha chiuso decimo a oltre 2" e nel finale ha sbattuto rovinando l'ala anteriore.
Alonso torna ai box senza il muso dopo aver sbattuto. Ansa
Alonso torna ai box senza il muso dopo aver sbattuto. Ansa
PARLA FERNANDO — Un venerdì diverso rispetto alle ultime uscite, insomma. Alonso ammette che è stata una giornata di fatto indecifrabile: “Posso dire ben poco oggi pomeriggio, diciamo ancor meno del solito venerdì? Abbiamo fatto pochissimi giri a causa della pioggia e del fatto che, con un numero di treni di gomme da bagnato limitato dal regolamento, non aveva alcun senso girare. Piuttosto, meglio conservare gli pneumatici, anche perché le previsioni non sono certo incoraggianti: dovrebbe piovere tutto il weekend. In altre circostanze, con un weekend magari sull’asciutto, avremmo potuto girare di più ma in queste condizioni, come ho detto prima, non era davvero il caso. La macchina sul bagnato sembrava a posto ma era praticamente impossibile stabilire dov’eravamo rispetto agli altri. Domani mattina speriamo almeno di poter fare qualche giro sull’asciutto per avere almeno un’idea di massima sul comportamento delle Soft e delle Hard, le mescole portate qui dalla Pirelli. L’uscita di pista alla fine? C’era aquaplaning e la vettura è scivolata via. Peccato per l’ala anteriore, ora vedremo se riusciremo a ripararla”.


PARLA FELIPE — Anche Massa preferisce attendere la giornata di sabato: “E’ stata una giornata resa difficile dalle condizioni meteorologiche. C’è sempre stata la pioggia a disturbare il lavoro e così abbiamo deciso di girare poco per risparmiare gli pneumatici in vista di domani e di domenica. Ovviamente questo non ci ha permesso di provare come volevamo, soprattutto per quanto riguarda i piccoli aggiornamenti che abbiamo portato a questo GP. Ho fatto soltanto tre giri cronometrati quindi è impossibile dire alcunché sul comportamento della F2012 su questo tracciato. Domani, a prescindere dalle condizioni, dovremo cercare di girare di più per prepararci nella maniera migliore per la qualifica e per la gara. Cercheremo di fare il possibile”.


maria stabile — Intanto le condizioni di salute della pilota spagnola Maria de Villota continuano a essere gravi ma stabili. È quanto ha fatto sapere la famiglia della collaudatrice madrilena, rimasta gravemente ferita martedì in un incidente occorsole in un test di aerodinamica sulla Marussia. La De Villota, ricoverata nell'ospedale traumatologico Adenbrooke di Cambridge, è stata sottoposta a un lungo e delicato intervento di chirurgia ricostruttiva, per ricomporre le fratture al cranio e al volto, ma ha perso la funzionalità dell'occhio destro. I sanitari del nosocomio britannico mantengono, inoltre, la riserva sulla prognosi vista la gravità dello stato complessivo della donna.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Santoro a La7: “Restiamo noi i padroni con autonomia, grazie al pubblico”

L'intervista del Fatto al conduttore appena dopo la firma del contratto. " Non celebriamo qualcosa che finisce, ma festeggiamo un progetto che avanza. L'emittente ci garantisce libertà editoriale, e noi rispetteremo le leggi. Faremo il nostro mestiere, ma non saremo dipendenti interni"

santoro interna
Redazione romana, stanze ombrose, Michele Santoro è in tenuta sportiva. Ha appena firmato il contratto con La7, lo sbarco avviene con un anno di ritardo. Il nuovo inizio del giornalista ricomincia con il passato più recente: “Vedi, i telespettatori ci versano ancora dieci euro per Servizio Pubblico. Non celebriamo qualcosa che finisce, ma festeggiamo un progetto che avanza”.
Adesso cos’è cambiato, perché siete riusciti a trovare l’accordo saltato dodici mesi fa? Tante cose, tutte fondamentali. Arriviamo a La7 dopo un lungo percorso: centomila italiani hanno pagato per avere una trasmissione libera, per 26 volte su 27 abbiamo battuto proprio la rete di Telecom facendo informazione attraverso una multi-piattaforma. Non credo che chiunque l’avrebbe fatto… Ora c’è un soggetto imprenditoriale con un carattere sociale che si chiama Servizio Pubblico. La7 è un’evoluzione, direi quasi naturale. Il canale sarà diverso e raggiungerà un pubblico più ampio, ma avremo lo stesso studio, stesso gruppo, e saremo sempre in diretta da Cinecittà.
Non teme censure, quelle che la spinsero a mollare l’ultima volta? Sono ottimista. Perché Servizio Pubblico è una società (Zerostudio’s, il Fatto detiene il 17,4%, ndr) che consegna un prodotto chiavi in mano . La7 ci garantisce libertà editoriale, e noi rispetteremo le leggi. Faremo il nostro mestiere, ma non saremo dipendenti interni. Noi siamo nati grazie a centomila italiani e stranieri che credono nel concetto più cristallino di servizio pubblico, un’idea per il momento impensabile in questa Rai.
Che deve pensare chi vi ha aiutato con dieci euro e ora avrà tante domande per voi?
I nostri sostenitori ci hanno donato dieci euro per avere un programma libero, e ci siamo riusciti. Non soltanto abbiamo fatto quello che ci chiedevano, cioè una stagione di televisione indipendente, ma non abbiamo sprecato un centesimo. Queste risorse restano nel progetto sociale di Servizio Pubblico, che a luglio darà un premio ai giovani reporter, che avrà uno spazio su La7, che ha un sito operativo, che farà documentari e mi auguro anche film. La rivoluzione non era andare sulla piccola tv locale, ma conquistarsi autonomia. Noi siamo una fabbrica culturale e un movimento che vuole riformare la televisione.
Non è preoccupato di lavorare per una televisione che Telecom ha messo ufficialmente in vendita? Anzi, è una sfida che mi affascina. Il panorama televisivo è in continua trasformazione. La7 e Rai2 sono fondamentali per i prossimi equilibri, per il duopolio che si sfarina sempre di più, e noi siamo felici di giocare un ruolo in questa delicatissima partita.
Servizio Pubblico si alternerà il giovedì con Piazzapulita, com’è il suo rapporto con Corrado Formigli? Noi andremo in onda dal 25 ottobre, poi faremo la pausa natalizia e riprenderemo per seguire la campagna elettorale e la nascita del prossimo governo. Avremo la parte di stagione più importante, faremo almeno 24 puntate, esattamente quello che avevamo chiesto. Abbiamo lavorato tanti anni insieme con Formigli, si è formato con le nostre esperienze. E ha dimostrato di poter condurre un programma, come sostenevo da sempre. Io stesso avevo spiegato a La7 le sue capacità di conduttore. È mia intenzione andare sempre di meno davanti alle telecamere nel corso del tempo.
Vuole ritirarsi? Forse è troppo di moda, ma posso dire che questa potrebbe essere la mia ultima stagione a condurre un programma con tante puntate. Questa è la mia volontà, poi vedremo quel che succede. Non dico niente di definitivo. Dovessi andare in Africa, ve lo direi quando sarei lì.
La Rai è morta o cosciente?
Ci penserei mille volte prima di seppellirla. Ci chiamiamo Servizio pubblico perché tendiamo verso la Rai, crediamo in una televisione che non si concentri soltanto sul mercato. La Rai è troppo importante. Per questo con Freccero ci siamo candidati, pensavamo di avere i titoli a posto. Vorrei conoscere i criteri con cui la Commissione di Vigilanza ha scelto i sette consiglieri d’amministrazione.
Chi le piace dei sette?
Paradossalmente potrei dire che quello più competente è quello più distante da me, Antonio Pilati. Viviamo nel mondo che ha disegnato lui con la legge Gasparri. Gli altri sono la solita storia.
E Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi? Ovvio che Colombo ha una straordinaria qualità morale e che la Tobagi è una donna giovane e dinamica, ma perché il Pd si è tirato via delegando la propria responsabilità a quattro associazioni? Per andare contro la logica di lottizzazione, la Vigilanza poteva leggere e analizzare i quasi 400 curricula e comunicarci quali sono le caratteristiche più adatte per la televisione pubblica. Mario Monti ha spedito i tecnici. Troppa grazia San Mario. Stesso dubbio: con quali criteri? Li ha scelti per i conti? Tanti dirigenti di viale Mazzini sanno fare bene i conti.
Rimpiange la coppia Paolo Garimberti-Lorenza Lei o Mauro Masi?
Non raggiungo questi livelli di depravazione. Chi avrà il coraggio di fare un timido passo in avanti farà certamente meglio di Garimberti. Il solito discorso: se uno critica Monti, allora rivuole Berlusconi. Non è così. C’erano forti speranze su Monti. Queste indicazioni le ha fatte di sua spontanea volontà o le ha contrattate con il Cavaliere? Io andrei per la seconda ipotesi.
Cosa farà per piacere a Beppe Grillo?
Io non devo piacere a Grillo. L’ho sempre considerato un fenomeno da raccontare. Quando mi ha criticato con leggerezza, gli ho risposto con un segnale: ascolta, senti com’è facile dire vaffanculo. Non ci siamo chiariti e non c’è bisogno di farlo. Capisco che lui debba difendere la sua impronta di uomo contro.
Voterà una lista civica?
Facile: chi vuole fingere un rinnovamento che non c’è, può usare questo trucco. Questa è la cattiva copia di un’ottima intuizione di Grillo. Lui ha parlato di un panorama politico desolante ed è riuscito a creare entusiasmo. Io credo in una democrazia con i partiti. Non posso negare che siano quasi defunti, ma questo mi inquieta terribilmente.
Da Il Fatto del 6 luglio 2012

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Firmati i decreti sulle Rinnovabili
accolte solo in parte le richieste

Definiscono i nuovi incentivi per l'energia fotovoltaica (Quinto conto energia) e per le altre fonti (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas). Ma non chiudono le polemiche. Ecco perché  di ANTONIO CIANCIULLO

DOPO 9 mesi di attesa, i decreti sulle rinnovabili, più volte annunciati, sono stati firmati dai ministri dello Sviluppo economico Corrado Passera, dell'Ambiente Corrado Clini e dell'Agricoltura Mario Catania. Definiscono i nuovi incentivi per l'energia fotovoltaica (Quinto conto energia) e per le altre fonti (idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse, biogas). Ma non chiudono le polemiche. Per il governo rappresentano un freno alla spesa e un passo concreto in direzione del superamento degli obiettivi europei. Per le associazioni di settore sono invece un colpo definitivo al sistema di incentivi che aveva permesso all'Italia di recuperare in pochi anni le posizioni perdute.

"Buona parte dei miglioramenti richiesti dalle Regioni è stata accolta", commenta Corrado Clini. "In particolare è stato portato da 12 a 20 chilowatt il limite oltre il quale gli impianti devono essere iscritti a un registro. I 20 chilowatt sono la fascia che permette anche a una piccola officina di mettersi i pannelli sul tetto per autoprodurre l'energia di cui ha bisogno. Questo vuol dire dare spazio alla cosiddetta generazione diffusa, cioè alla moltiplicazione dei piccoli e piccolissimi produttori".

Il ministro dell'Ambiente sottolinea inoltre che sono stati recuperati gli incentivi, in un primo tempo soppressi, per gli impianti fotovoltaici nelle zone degradate e per sostituire con i pannelli fotovoltaici i tetti in amianto.

Anche per il solare termodinamico, quello che concentra il calore con gli specchi, sono previsti meccanismi di facilitazione che soddisfano gli imprenditori. "Il decreto offre gli strumenti per far crescere una tecnologia molto innovativa di cui l'Italia possiede le chiavi sia dal punto di vista della ricerca che della capacità produttiva", afferma Gianluigi Angelantoni, presidente di Anest, l'associazione di settore.

"Il legno storto non si raddrizza: questi decreti, anche se contengono singoli elementi positivi, erano nati male e si sono conclusi male", replica il senatore Francesco Ferrante, responsabile Pd per i cambiamenti climatici. "Il bonus per l'amianto è estremamente ridotto e il limite di potenza incentivata non permette di applicarlo ai capannoni industriali. Inoltre il tetto dei 20 chilowatt è troppo basso: le Regioni avevano chiesto di arrivare a 100 chilowatt. La verità è che questo governo ha deciso di non sostenere il settore delle rinnovabili abbandonandolo a metà strada: un pessimo segnale per lo sviluppo del paese".

Dura anche la protesta dell'Anev, l'associazione dei produttori di eolico. "Proprio mentre l'International Energy Agency rendeva pubblico il rapporto in cui si prevede una formidabile crescita delle rinnovabili nei prossimi 5 anni, con l'eolico che rappresenta la fonte maggiore dopo l'idroelettrico, il governo ha varato i decreti che mettono il settore in ginocchio", accusa il presidente Simone Togni. "In questo modo si impedisce la nascita di un mercato veramente concorrenziale, si fa salire il prezzo dell'energia e si mettono a rischio decine di migliaia di posti di lavoro".

Dal punto di vista degli incentivi, le richieste delle Regioni sono state parzialmente accolte con un ampliamento del budget di spesa per un totale di 500 milioni di euro annui suddivisi tra fotovoltaico (200 milioni) e non fotovoltaico (300 nilioni). Il nuovo sistema entrerà in vigore 45 giorni dopo il superamento (previsto per fine  settembre) della soglia di 6 miliardi di incentivi per il fotovoltaico, e il primo gennaio 2013 per il non fotovoltaico (per il quale è previsto comunque un periodo transitorio di 4 mesi).

"Ha vinto la burocrazia: il che vuol dire che aumenteranno i costi per i produttori e per i cittadini", obietta Massimo Sapienza, l'animatore del movimento Sos Rinnovabili. "E' paradossale che mentre si continua a parlare di tagli alle spese superflue se ne aggiungano altre rendendo obbligatori registri perfettamente inutili. Noi avevamo proposto di arrivare agli stessi obiettivi di contenimento della spesa con il metodo tedesco, cioè con l'abbattimento automatico degli incentivi man mano che si raggiungono determinati livelli di produzione: un metodo semplice e molto sicuro, capace di rendere il mercato fluido. Come per la vicenda degli esodati il governo ha rifiutato il dialogo, non ha accettato un confronto sui numeri, si è arroccato in difesa. Non è la strada per far crescere il paese".
(06 luglio 2012)

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