sabato 27 agosto 2011

hahahahahahah



IL CASO

La fabbrica di 800 operai
che evade tutte le tasse

La Guardia di Finanza ha scoperto 800 dipendenti irregolari e 1,3 miliardi occultati al fisco. Sotto accusa una big del settore conciario. Tutto parte da due tangenti per evitare gli accertamenti

di ROBERTO MANIA ARZIGNANO, valle del Chiampo, distretto della concia, profondo nord-est, più o meno 25 mila anime, provincia di Vicenza, Italia. L'Italia laboriosa sì, ma che evade, che non vuole pagare le tasse e che fugge. L'Italia delle società fantasma, delle scatole cinesi, dei capitali all'estero. Del lavoro nero. La storia della Mastrotto scoperchiata da un'indagine della Guardia di Finanza è una storia tutta italiana. Del paese dall'evasione monstre da oltre 250 miliardi l'anno, dove chi evade è un furbo e non un mascalzone. E allora niente scontrini, niente fatture, niente dichiarazioni Iva. Niente tasse. Perché a questa Italia lo Stato non piace. Tanto ci sono gli altri che pagano. I fessi.

Ma la Mastrotto Group non è un'azienda qualunque. L'un per cento della produzione mondiale di pelle esce dagli stabilimenti vicentini, dove le Fiamme Gialle hanno scoperto 800 (dicasi 800) dipendenti irregolari. La Mastrotto, giro d'affari intorno al mezzo miliardo, fornisce Tod's e Ikea. La Mastrotto è globale perché sta anche in Brasile e Indonesia. Già, ma soprattutto nel Granducato del Lussemburgo e nell'isola di Man. Paradisi fiscali, si sa. Il sistema era di quelli sperimentati, oliato per anni, apparentemente perfetto: un reticolo di società europee, per sfuggire ai controlli del fisco italiano. Una società "madre" italiana che si appoggiava su due trust costituiti nell'isola irlandese che a loro volta transitavano attraverso quattro società in Lussemburgo. Due tangenti, però, hanno bloccato gli ingranaggi. Tangenti (da 300 mila e 60 mila euro) a funzionari dell'Agenzia delle entrate per tentare di impedire gli accertamenti. Che hanno portato al "bottino": 106 milioni di euro evasi, 1,3 miliardi di redditi occultati, un milione e mezzo di versamenti Irpef di contributi Inps non pagati per gli 800 dipendenti irregolari, tonnellate di pellame vendute in nero, per un valore intorno ai 10 milioni, Iva evasa per due milioni. I fratelli Bruno e Santo Mastrotto, che mezzo secolo fa hanno lasciato i campi e fondato il gruppo partendo da un capannone, dovranno rispondere di corruzione, evasione fiscale totale e lavoro nero. L'azienda ha parlato di cifre "sproporzionate", di non aver evaso, e di aver pagato in nero solo gli straordinari ("prassi diffusa nel territorio").

Storia italiana, dunque. Ma tace il presidente della Confindustria di Vicenza, Roberto Zuccato. La Mastrotto è una sua associata. Parla, invece, Massimo Calearo, vicentino, predecessore di Zuccato alla guida degli industriali locali, ora parlamentare "responsabile" dopo essere stato eletto nelle liste del Pd. Calearo conosce la famiglia Mastrotto. "Sono rimasto stupefatto", dice. Poi spiega che è in atto un passaggio generazionale. Che Chiara (figlia di Bruno) sta prendendo in mano le redini dell'azienda e che sia stata proprio lei a riconoscere "che non si poteva più andare avanti in quel modo". Sostiene Calearo: "Ha rotto un tabù". Che poi vuol dire accettare di pagare le tasse. "Sì - aggiunge -, ma quello della concia è un sistema che gira in quel modo". Non è il nord-est, insomma. Lo dice anche Daniele Marini, direttore della Fondazione Nord-Est: "Direi che non è proprio la norma. Anzi. Poi se vogliamo individuare delle spiegazioni, ma non delle giustificazioni, possiamo cercarle nella difficile competizione mondiale, negli alti livelli di tassazione e nella cultura delle piccole imprese a non aprirsi all'esterno".

Solo un paio d'anni fa, sempre ad Arzignano, c'era già stato il caso del super-evasore Andrea Ghiotto, considerato il re della frode fiscale nella "concia-connection". Ma Ghiotto andava in giro con belle donne, macchine di lusso. Insomma si faceva notare. I Mastrotto no. Vita discreta, villetta in collina. Nessuna ostentazione. Con la moglie di Bruno Mastrotto impegnata nel volontariato per aiutare l'integrazione dei bambini extracomunitari. "Danno milioni all'Africa!", dice Calearo. Potremmo dire che è proprio l'Italia dell'evasione. Come sosteneva ieri un lettore ("Coramedentro") sul sito del Giornale di Vicenza: "Basta girare per i bar di Arzignano in borghese per sapere quello che da noi tutti sanno ovvero che i grandi maestri dell'evasione sono loro assieme ai noti commercialisti del paese. Ovvero i più grandi gruppi conciari della valle e anche d'Italia. I piccoli si sono adeguati per restare sul mercato. Speriamo che le Fiamme gialle comincino a domandare anche alle aziende di prodotti chimici e ai tanti mediatori di pelli grezze e non, che da anni fanno tanto nero quanto i loro clienti. Torneremo alle filande! E smettetela, cari concittadini, di prendervela con il Ghiotto e continuare e salutare e riverire migliaia di disonesti che conosciamo tutti. Suvvia...". Suvvia.
(27 agosto 2011)

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Berlusconi? Un presidente da mungere 

Da Casoria all'Olgettina: i debiti del premier. Dalle indagini emergono spesso assegni e bonifici ad amici e conoscenti. Sono diverse le inchieste in cui si cerca di capire se il Cavaliere sia stato ricattato
"Silvio se non mi fai la grazia", illustrazione di Emanuele Fucecchi
Essere Silvio Berlusconi”. Potrebbe chiamarsi così un gioco di ruolo, o meglio, il format televisivo di un talent show in cui i concorrenti, nei panni di un facoltoso e generosissimo tycoon dalla brillante carriera politica, elargiscono a pioggia regalie alle persone più bisognose. L’obiettivo del gioco è evitare di incrociare i “cattivi” che, con diabolica malafede, subornano la generosità del capo e spillano soldi su soldi. Magari – a differenza dei “buoni” – inventandosi qualche ricattino. Le idee per gli autori non mancherebbero. Basta scorrere le cronache degli ultimi anni e il parterre dei beneficiari, con la non improbabile possibilità che la lista si allunghi ancora, è presto fatta. In fondo il nostro presidente del Consiglio è il più “ricattabile”, nel silenzio più assoluto dei grandi opinionisti, del mondo occidentale.

L’ultimo nome (ri)sbocciato è quello di Giampi Tarantini, l’imprenditore pugliese, indagato a Bari per corruzione e favoreggiamento della prostituzione, celebre per aver portato Patrizia D’Addario a palazzo Grazioli. Stando a quanto racconta Panorama da ieri in edicola, Giampi avrebbe ricevuto 500mila euro da B. che dichiara di “aver aiutato una persona e una famiglia con bambina in gravissima difficoltà economiche”. “Buono” dunque? Chissà. Secondo i pm di Napoli la causale sarebbe un po’ diversa, forse un incentivo per evitare a B. altri guai e imbarazzi. Cattivello.

Altro, presunto e ingrato ricattatore sarebbe Ernesto Sica, ex sindaco di Pontecagnano, Salerno: la Procura di Napoli ipotizza che B. sia ricatatto da Sica, il quale potrebbe essere in possesso di informazioni imbarazzanti su come andarono le cose in Senato nel 2008, quando cadde il governo Prodi. Potenzialmente supercattivo.

Patrizia D’Addario, invece, era la “cattiva” per eccellenza. Escort pagata (disse) per passare la notte con il presidente del Consiglio e così in malafede da infilarsi nel mitico “lettone di Putin” con tanto di registratore vocale nascosto. Raccontò di aver cercato le grazie del premier per chiedere un “aiutino” per realizzare ciò che non riuscì al padre, costruire un residence a Bari. Sembrava fatta, ma la Sovrintendenza ha bloccato tutto. Patty è tornata a parlare con Libero poche settimane fa denunciando di essere stata strumento di un complotto anti-B. Da cattivissima a quasi buona?

In principio, però, fu Noemi Letizia, la festa di Casoria e il “ciarpame senza pudore” urlato a mezzo stampa dall’ex (assai cattiva) first lady Veronica Lario.
La mamma di Noemi, signora Anna Palumbo, secondo i documenti bancari acquisiti dai pm milanesi del “Rubygate”, avrebbe ricevuto bonifici per decine di migliaia di euro partiti da un conto del presidente del Consiglio. Innocenti liberalità per assicurare un futuro alla (ormai ex) Lolita preferita? O c’è dell’altro? Cattiveria latente.

Le fanciulle, in questo gioco, sono le avversarie più insidiose. Ruby su tutte, la nipote di Mubarak “ragazza in difficoltà” (Maria Stella Gelmini dixit) aiutata dal Nostro, pagata “per non prostituirsi” o per acquistare la mitica “macchina anti-depilatoria” da 65mila euro. Per non parlare della pletora delle “olgettine”, come l’ex meteorina Alessandra Sorcinelli, che in una anno avrebbe ricevuto da B. decine di migliaia di euro, versati (come raccontato dal Fatto Quotidiano il 12 gennaio 2011) in più tranches, alcune anche successive all’apertura dell’inchiesta Ruby. Inchiesta da cui emerge anche molto denaro “regalato” a Nicole Minetti (la presunta “chioccia” delle notti di Arcore) che pure può disporre di un rispettabilissimo stipendio da consigliere regionale della Lombardia. Se non cattive, forse un po’ troppo esose.

Meno male che esistono gli amici, antichi e maschi. Loro non tradiscono mai. A cominciare dall’avvocato Cesare Previti, che i soldi li sapeva usare. La Corte di Cassazione, il 13 luglio 2007, ha stabilito che la sentenza che nel 1991 annullò il Lodo Mondadori, consegnando il primo gruppo editoriale italiano a Silvio Berlusconi sfilandolo a Carlo De Benedetti, era comprata. L’acquirente era proprio Cesare Previti, agente per conto del Cavaliere con denaro della Fininvest, beneficiaria finale di tutto.

E che dire del compagno di mille battaglie Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa (il giudizio definitivo è atteso in autunno)? Il cofondatore di Forza Italia si definisce “principe decaduto” ma per la verità non se la passa troppo male. E grazie a cosa, se non alla generosità di B.? Come ha raccontato il Fatto Quotidiano, sui conti del senatore bibliofilo sono piovuti di recente 9 milioni e mezzo con cui è stata ristrutturata la villa sul Lago di Como.

Ottimo anche l’avvocato inglese David Mills. Condannato in primo e in secondo grado per corruzione in atti giudiziari, ha atteso con serenità la prescrizone in Cassazione senza fare troppe storie su quei 600 mila dollari ricevuti da B. per deporre come si deve (lo dicono le motivazioni della Suprema Corte) nei processi Arces e All Iberian, tenendo fuori il presidente “da un sacco di guai”. Buoni. Senza se e senza ma.

Silvio B. sa essere riconoscente con chi gli è fedele (Emilio Fede) e con chi lo fa divertire (Lele Mora). Se poi sui 2 milioni e 850 mila euro elargiti a Mora (indagato per bancarotta fraudolenta per il fallimento della LM Managment) Fede se ne intasca metà (dice Lele) che colpa ne ha B.? Buoni, ma un po’ pasticcioni.

È molto difficile essere Silvio Berlusconi, al giorno d’oggi. Chi vuol essere milionario può scegliere da che parte giocare.

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Alonso non si fa illusioni
"Noi ok, ma pure gli altri"

SPA (Belgio), 26 agosto 2011

Il ferrarista dopo le prime libere a Spa è soddisfatto: "L'ala anteriore nuova e il fondo sono positivi ma la Red Bull è veloce". Vettel: "Ho risparmiato le gomme". Le McLaren in agguato, Button: "Abbiamo imparato tanto oggi"

Giove Pluvio protagonista della prima giornata di prove libere del GP del Belgio. La pioggia a intermittenza ha condizionato il lavoro di tutte le squadre ma le sensazioni in casa Ferrari sono comunque positive. Fernando Alonso è stato autore del secondo miglior tempo, dietro alla Red Bull di Mark Webber, con Felipe Massa quinto. "Abbiamo utilizzato una nuova ala anteriore e un inedito fondo - ha spiegato Fernando Alonso - le prime impressioni sono state positive. La monoposto è ben bilanciata e non dovremo fare rivoluzioni per le qualifiche. Ma anche i nostri rivali, in particolare le Red Bull, sono messi davvero bene. Sarà dura". Gli fa eco il brasiliano: "In queste condizioni non è facile individuare la strada da seguire e abbiamo fatto diverse strategie. Non ho potuto fare molti giri sull'asciutto ma ho avuto comunque la sensazione di aver fatto un passo avanti".
Gazzetta TV
 
vettel al risparmio — Il decimo tempo del campione del mondo Sebastian Vettel è dovuto al fatto di non aver girato con gomme tenere. Ma solo (e poco) con le intermedie: "Ho preferito conservarle perché ne ho un solo treno a disposizione ed è prevista pioggia anche domani e domenica. Al momento è difficile giudicare i tempi di oggi ma le mie sensazioni sono buone". Migliori ancora quelle del suo compagno. Webber è stato il più veloce: "Ho fatto solo quattro giri sull'asciutto, due con le gomme morbide e due con le intermedie. Ma abbiamo fatto soprattutto un lavoro di messa a punto".
mclaren pronte — Se le Red Bull restano le favorite, non sono state certo a guardare le McLaren: "Abbiamo girato poco ma imparato tanto oggi" ha detto Jenson Button, 3°. Alle sue spalle il compagno Lewis Hamilton: "Oggi ho fatto soprattutto giri di installazione per fare alcune prove con le ali e per capire che livello di carico aerodinamico scegliere". Un'uscita di pista e un testacoda prima dell'ingresso dei box, oltre al 17° tempo finale, sono il magro bottino del debuttante Bruno Senna con la Renault: "Per gli errori fatti la prima sessione è stata un mezzo disastro, ma nella seconda sono andato decisamente meglio nonostante la pioggia. E già non vedo l'ora di tornare a guidare domani".
dal nostro inviato
Alessia Cruciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 25 agosto 2011

TECNOLOGIA

Jobs, Apple giù in borsa
"Ma non c'è solo Steve"

L'addio del fondatore e amministratore delegato per motivi di salute. Il titolo in borsa perde un punto percentuale, ma per gli analisti il subentro di Cook non danneggerà l'azienda. Il Financial Times: "Insostituibile, ma non poteva lasciare l'azienda in condizioni migliori"

LOS ANGELES - Il colpo è di quelli pesanti, ma la borsa lo sta assorbendo bene: l'addio di Steve Jobs, che si è dimesso ieri da Chief operating officer della Apple 1 per motivi di salute, fa calare il titolo della mela nella borsa di New York. Dopo aver perso il 7% nelle contrattazioni afterhours e aver aperto con un -3%, il titolo si è attestato intorno al -1 per cento, un calo tutto sommato contenuto.

SONDAGGIO Ora cosa accadrà ad Apple? 2

LE IMMAGINI Una carriera di successi 3

Come Ceo al posto di Jobs, che rimarrà presidente, arriva Tim Cook, da tempo secondo in comando e - durante le assenze per malattia di Jobs - unico leader del gigante di Cupertino. Nonostante il valore di Cook non sia in dubbio, i mercati e i fan della mela tremano 4 al pensiero dell'assenza di un uomo visionario in grado di 'creare' oggetti rivoluzionari come il Macintosh, l'iPod, l'iPhone e infine l'iPad.

"È ragionevole preoccuparsi su Apple dopo Steve Jobs - dice il Financial Times - è insostituibile come pochi altri uomini d'affari. Jobs non poteva lasciare Apple in una condizione migliore. Lui non è l'intera società ma è lui che la definisce, prendendo decisioni correte, ispirando, con una mente capace di anticipare i desideri di massa".

L'analisi del FT non è esagerata: oltre a essere il creatore - insieme a l'altro Steve, Wozniack - della Apple, Job è anche l'uomo che l'ha resuscitata nella seconda metà degli anni '90, dopo che nell'85 ne era stato allontanato e l'azienda era finita sull'orlo del fallimento. Ma l'azienda, nonostante il passo indietro di Jobs, non rischia nell'immediato, continua il quotidiano pubblicato a Londra: "La linea di prodotti di telefoni e computer è abbastanza lunga per durare un anno o due. Tim Cook è un buon successore ma anche se si dimostrerà grande, Apple potrebbe essere vicina a raggiungere qualcosa come la maturità della società: anche i leader che più ispirano non possono eliminare la concorrenza".

Se la reazione dei mercati è comprensibile, secondo gli esperti non è quindi del tutto motivata: "Direi agli investitori: 'Non andate nel panico, rimanete calmi, è la cosa giusta da fare. Steve rimarrà presidente e Cook è Ceo", dice Colin Gillis, consulente della BGC Financial. Sulla stessa lunghezza d'onda l'analista Richard Windsor: "È una transizione graduale, con un leggero rischio per l'immagine se i prossimi prodotti non fossero perfetti. I concorrenti stanno alla finestra, e Htc è l'azienda che può trarne i maggiori vantaggi".

E ancora: "Le dimissioni di Jobs segnano la fine di un'era per Apple, ma è importante ricordare che Apple è più di una singola persona anche di Steve Jobs". A parlare è Michael Gartenberg, direttore Ricerca di Gartner. "Continuando la sua opera come presidente, Jobs continuerà a lasciare il segno sia sulla società che sui prodotti, anche trasferendo il comando a Cook".

Nonostante le rassicurazioni, i mercati tengono ma continuano ad avere dubbi. In attesa dei prossimi passi e prodotti in arrivo da Cupertino.
(25 agosto 2011)
 
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La prescrizione salva Penati dal carcere
“Gravi indizi di corruzione, ma episodi vecchi” 

Tangenti a Sesto San Giovanni, il gip di Monza respinge la richiesta d'arresto per il dirigente Pd e per il suo braccio destro Vimercati. In carcere l'ex assessore Di Leva e l'architetto Magni. Nel mirino dell'inchiesta della Procura di Monza, la riqualificazione delle aree Falck e il Piano di governo del territorio
A carico di Filippo Penati, le indagini “dimostrano l’esistenza di numerosi e gravissimi fatti di corruzione”. Ma dato che gli episodi “risalgono agli anni Novanta e agli anni dal 2000 al 2004″ è scattata ormai la prescrizione. Quindi l’ex presidente della Provincia di Milano e alto dirigente del Pd non deve essere arrestato, nonostante “i gravi indizi di colpevolezza” e la presenza “delle esigenze cautelari”.

Così il gip di Monza Anna Magelli respinge la richiesta di custodia cautelare chiesta dalla Procura brianzola a carico dell’ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani, numero uno del Pd. Con le stesse motivazioni resta libero il braccio destro di Penati, Giordano Vimercati, mentre sono finiti in carcere per corruzione Pasqualino Di Leva, ex assessore all’edilizia di Sesto San Giovanni, e l’architetto Marco Magni, indicato come l’uomo cerniera tra gli imprenditori interessati al business edilizio e l’amministrazione comunale dell’ex Stalingrado d’Italia.

Di Leva e Magni sono stati arrestati stamattina, nelle rispettive località di vacanza, dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano, che da mesi segue l’indagine coordinata dai pm Franca MacchiaWalter Mapelli, sul presunto sistema delle tangenti sestesi, che vede Penati accusato di corruzione, concussione e illecito finanziamento dei partiti. Le indagini puntano a ricostruire alcune procedure amministrative relative a interventi urbanistici, in merito alle quali la guardia di Finanza aveva eseguito numerose perquisizioni, lo scorso luglio, anche presso il Comune di Sesto. Secondo l’accusa, sarebbero state corrisposte, o promesse, somme di denaro per agevolare il rilascio di alcune concessioni o per impostare secondo determinati criteri il Piano di Governo del Territorio. Per Penati e Vimercati, è nella lunga vicenda della riqualificazione urbana della vasta area ex industriale Falck che il gip ravvisa i “gravissimi indizi di colpevolezza” dei due, “quali richiedenti il pagamento della tangente”.

I pm avevano chiesto l’arresto di Penati per concussione (pena massima 12 anni di reclusione), ma il gip Magelli ha derubricato il reato in corruzione (pena massima cinque anni), ed è questo che ha consentito di applicare la prescrizione. Non ci sono sconti, però, nelle motivazioni contenute nell’ordinanza: nelle trattative sull’acquisizione dell’area Falck, nel 2000, da parte del costruttore Giuseppe Pasini, uno dei grandi accusatori del dirigente Pd, “emerge che la pretesa di Penati (allora sindaco di Sesto, ndr) di vedersi corrispondere somme di denaro è stata in realtà discussa e accettata da Pasini, fin dai primi formali incontri che avevano preceduto l’acquisto dei terreni”. Insomma la presunta megatangente da 20 miliardi di lire, di cui 4 secondo l’accusa effettivamente versati, non sarebbe stata imposta dal politico (concussione), ma in qualche modo concordata tra le parti (corruzione).

Da qui le conclusioni del gip, che da un lato “graziano” Penati, dall’altro suonano come una pesante conferma del quadro accusatorio: “Gli atti contenuti nel fascicolo delle indagini preliminari dimostrano l’esistenza di numerosi e gravissimi fatti di corruzione posti in essere da Filippo Penati e da Giordano Vimercati nell’epoca in cui rivestivano la qualifica di pubblici ufficiali prima presso il Comune di Sesto San Giovanni e poi presso la Provincia di Milano e successivamente da Pasqualino Di Leva, assessore della Giunta comunale, nonché da Marco Magni”.

I “fatti di corruzione posti in essere da Penati e da Vimercati”, continua però il gip, “risalgono agli anni Novanta e agli anni dal 2000 al 2004, rispetto ai quali, pur in presenza dei prescritti requisiti dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, l’applicazione di qualsivoglia misura cautelare è preclusa dall’intervenuta casua di estinzione del reato rappresentata dal decorso del termine massimo di prescrizione”.

Eppure l’ex presidente della Provincia, che dall’inizio di questa vicenda esplosa a luglio si protesta totalmente estraneo a ogni accusa, esprime soddisfazione: ”Oggi si sgretola e va ulteriormente in pezzi la credibilità dei miei accusatori”, commenta Penati. “Nei giorni scorsi, dalle notizie di stampa erano già apparse evidenti le contraddizioni e l’infondatezza delle ricostruzioni dei fatti unilaterali e false dei due imprenditori inquisiti, che sono il pilastro su cui si regge l’impianto accusatorio nei miei confronti”. Il gip di Monza, afferma ancora, “ne ha riconosciuto l’inattendibilità, smentendoli nei fatti. Infatti le loro dichiarazioni relative alla concussione si sono rivelate non attendibili. Come è del tutto evidente, questo aggiunge un’ulteriore e importante elemento all’inaffidabilità di tali dichiarazioni. Continuo a ribadire la mia totale estraneità ai fatti che mi sono addebitati. Più passa il tempo e più appare chiaro che le dichiarazioni dei miei accusatori sono false”.

Quanto all’ex assessore di Leva e all’architetto Magni, il gip di Monza ha accolto la richiesta di arresto anche “a fronte della gravità dei fatti, che si inseriscono nella cornice di un sistema di corruzioni che ha contraddistinto per lungo tempo la gestione della cosa pubblica da parte di alcuni pubblici amministratori”. Non singoli episodi di malaffare, insomma, ma un vero e proprio sistema.

E’ l’imprenditore Piero Di Caterina, l’altro grande accusatore di Penati, a tirare in ballo l’architetto Magni, arrestato oggi. L’imprenditore, tra l’altro, ha messo a verbale la vicenda del vecchio circolo operaio San Giorgio, alla periferia di Sesto San Giovanni, che in un primo tempo doveva diventare una struttura per studenti, ma poi è passato il progetto di un hotel di lusso, il Falck Village Hotel, in cui era interessato Di Caterina stesso: ”In questa pratica non ho eseguito alcun pagamento illecito”, ha detto ai pm nell’interrogatorio del 16 febbraio 2011, “ma la scelta di Magni è stata una mia decisione derivante dalla precisazione di Di Leva che se mi fossi avvalso della sua collaborazione le cose sarebbero andate per il verso giusto. Il dato certo”, proseguiva Di Caterina, è che con il reclutamento di Magni “il numero delle camere passò da 48 a 62”.

E ancora: “Magni mi ha detto in più occasioni che sugli interventi edilizi da lui progettati venivano pagati dei corrispettivi all’assessore di Leva” e a un altro funzionario comunale “con acquisizione della provvista attraverso la formula ‘oneri conglobati’; per la precisione mi ha detto che gli oneri conglobati servivano per far girare la macchina”. L’architetto ha smentito Di Caterina. La figlia dell’assessore Di Leva, inoltre, è andata a lavorare nello studio professionale di Magni.

Il gip Magelli non ha ritenuto sufficientemente provata l’accusa di finanziamento illecito al Partito democratico, evocato nelle testimonianze di Di Caterina e di Pasini. I due “hanno supposto e ipotizzato” che parte dei soldi versati a Penati finissero nelle casse del partito, ma non hanno mai reso alcuna “dichiarazione sufficientemente precisa e circostanziata” in merito.
 
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Vettel: "Spa la mia pista preferita"
Massa insegue il primo successo

Milano, 24 agosto 2011

Il Mondiale riparte nel weekend dal Belgio. Il tedesco ha 85 punti di vantaggio su Webber ma non vince dal 26 giugno. Button e Hamilton: "Vogliamo mettere pressione ai favoriti". Il ferrarista: "Non saranno due mesi semplici ma non molliamo"

Gazzetta TV
 
Da Budapest a Spa-Franchorchamps in 24 giorni. La Formula 1 riparte dopo la pausa di agosto con il GP del Belgio (domenica ore 14). Lo fa dai 234 punti nella classifica piloti di Sebastian Vettel, il tedesco della Red Bull che dopo aver vinto cinque delle prime sei gare stagionali ne ha conquistata solo una delle successive sei, ma ha comunque 85 punti di vantaggio sul secondo in classifica, Marc Webber. Ricomincia anche dalla McLaren (ha vinto con Hamilton e Button gli ultimi due Gran Premi) e dalla Ferrari in crescita, pronte a dare battaglia.
Sebastian Vettel, 24 anni, non ha mai vinto a Spa. Reuters
Sebastian Vettel, 24 anni, non ha mai vinto a Spa. Reuters
voglia di vincere — Vettel vuole ritrovare in Belgio quel successo che gli manca dal 26 giugno, quando conquistò il GP di Europa. Da allora ha ottenuto due secondi e un quarto posto, ma a Spa punta a risalire sul gradino più alto del podio: " La pista di Spa segue le colline delle Ardenne ed è uno dei miei circuiti preferiti in assoluto - racconta il campione del mondo in carica -. L'Eau Rouge e la Blanchimont sono due passaggi eccezionali. In condizioni di asciutto a Spa si può guidare senza problemi, ma sul bagnato è una storia diversa e devi andare in profondità per mettere il piede sull'acceleratore".
Gazzetta TV
 
la sfida mclaren — Hamilton riparte dalla vittoria in Germania e dal quarto posto in Ungheria: "Arriviamo a questo weekend in buone condizioni. Abbiamo vinto gli ultimi due Gran Premi e la vettura va forte - racconta il britannico della McLaren, re di Spa nel 2010 -. Abbiamo lavorato duramente per migliorare il set-up, quindi siamo davvero fiduciosi. Possiamo puntare anche a qualcosa in più, soprattutto in qualifica". "E' stato fantastico andare in vacanza con la vittoria in Ungheria - racconta Jenson Button, che a Budapest è salito per la seconda volta in stagione sul gradino pi alto del podio -. Il nostro obiettivo è mettere pressione ai favoriti per il titolo, anche perché la nostra macchina è diventata veramente facile da guidare".
Felipe Massa, 31 anni, non ha mai vinto nell'11. LaPresse
Felipe Massa, 31 anni, non ha mai vinto nell'11. LaPresse
rosso ferrari — La sfida della Ferrari la lancia Felipe Massa, il brasiliano sempre in discussione che manca il podio dal GP di Corea 2010. "Non saranno due mesi semplici - racconta Massa al sito dela Rossa -, ma noi non abbiamo intenzione di mollare. Voglio la prima vittoria dell'anno. Ci sono ancora molte corse davanti a noi e sono d'accordo con Domenicali che, come la squadra, vuole cercare di vincere il maggior numero possibile di gare e totalizzare più punti possibile, senza guardare troppo da vicino la situazione del campionato".
le gomme — Paul Hembery, direttore di Pirelli Motosport, prova a sciogliere uno dei primi nodi del weekend belga: le gomme. "Spa-Francorchamps richiede un impegno assoluto, quindi anche in questa occasione forniremo pneumatici in grado non solo di assorbire le forze colossali cui sono regolarmente soggetti, ma anche di offrire le massime prestazioni in assoluta sicurezza. Spa è uno dei circuiti più prevedibili della stagione: siamo convinti che la combinazione di pneumatici medium e soft rappresenti il compromesso ideale tra prestazioni e durata, dando ai piloti l'opportunità di mostrare ogni aspetto del loro talento".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 22 agosto 2011

http://www.tomshw.it/cont/articolo/guida-ai-processori-le-scelte-di-agosto/32961/1.html

Guida ai processori: le scelte di agosto

Siete giocatori appassionati? Giocate solo ogni tanto? Volete acquistare un nuovo processore ma avete un budget ben definito? Questa guida fa al caso vostro. Tutti i migliori processori da acquistare in base alla fascia di prezzo.

Introduzione

Le nuove CPU AMD Llano sono finalmente disponibili sul mercato. Due sono i modelli presenti, A6 3650 e A8 3850. Abbiamo recensito il modello A8, più prestante e parlato dell'architettura in modo approfondito in questo articolo: Recensione AMD A8-3850, Llano arriva su desktop con Lynx. Per chi fosse interessato anche ai portatili con Llano può leggere la nostra recensione sul chip mobile (APU AMD A8-3500M, ecco a voi Llano) e la prova dei due primi portatili in arrivo sul mercato (Acer Aspire 5560G e HP Pavilion dv6-6125sl, con Llano si gioca a 599 euro).
Solo una delle due APU però entra nei nostri consigli e si tatta del modello A8 3850. La differenza di prezzo con il modello A6 3650 non è molto elevata e godrete non solo di una CPU con frequenza superiore, ma anche di una migliore GPU. La parte grafica è importante per Llano, è il suo fiore all'occhiello - senza contare che se avete una GPU AMD recente potete sfruttare il Dual Graphics.

Linee guida

Questa guida è per i giocatori che vogliono acquistare il meglio disponibile per fasce di prezzo. Se non giocate, questi processori sono troppo costosi per le vostre necessità. A fine articolo abbiamo aggiunto una tabella che vi aiuterà nella scelta di un nuovo processore.
Il criterio con cui leggere questa guida è strettamente legato al rapporto prezzo/prestazioni. Sappiamo che ci sono altri fattori da considerare, come il costo della piattaforma o l'overcloccabilità del processore, ma non vogliamo complicare l'analisi inserendo i costi delle motherboard.
Il prezzo e la disponibilità dei processori cambia ogni giorno. Valutiamo i prezzi usando il nostro motore di ricerca prezzi nel momento in cui stiliamo l'articolo.
Per decretare il prezzo, facciamo una media dei prezzi rilevati nei vari shop online, prediligendo i grandi negozi, riconosciuti in tutto il web come professionisti affidabili in grado di seguire efficacemente i clienti sia nella vendita che nel post-vendita. Non riteniamo affidabili gli shop online che vendono a prezzi sotto la media.

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Specie in fuga dal caldo
"Migrazioni più veloci"

Studio su Science: lo spostamento di animali e piante verso altitudini più elevate e temperature più fresche è costante e due-tre volte più rapido del previsto. È la risposta ai mutamenti climatici, in una tendenza chiara negli ultimi 40 anni destinata a non fermarsi di ALESSIA MANFREDI

È UNA FUGA costante, senza tregua, verso l'alto e dove fa più fresco. E molto più rapida di quanto non si pensasse fino ad ora: piante ed animali scappano dagli effetti dei mutamenti climatici, in cerca di temperature meno calde e di altitudini più elevate. In Svizzera le piante, nello stato di New York gli uccelli, ma anche le farfalle in Finlandia, o gli squali che mai si sono spinti così a nord nelle acque gelide dell'oriente russo, attaccando l'uomo, come osservato ora dagli scienziati, sconcertati.

VIDEO Gli squali attaccano l'uomo 1

A tracciare un quadro di come la natura si stia difendendo di fronte all'aumento globale delle temperature è uno studio su Science 2, che ha preso in esame oltre duemila reazioni di animali e piante, arrivando alla conclusione che in media queste si sono spostate verso l'alto di 12,2 metri a decade e verso latitudini più fresche di 16,6 chilometri ogni dieci anni. Il che equivale ad un allontanamento dall'equatore "di 20 cm ogni ora, ogni ora del giorno, per ogni giorno dell'anno", riassume il professor Chris Thomas, docente di Conservation biology all'università di York, in Gran Bretagna e leader del progetto di ricerca. Una marcia silenziosa ma inesorabile, che ha segnato gli ultimi 40 anni e non è destinata a fermarsi.

La ricerca, guidata anche da I-Ching Chen, dell'Academia Sinica di Taipei, a Taiwan, mostra per la prima volta senza ambiguità che dove il clima si è fatto più caldo e afoso, piante ed animali si sono spostati maggiormente verso zone più adatte alla loro sopravvivenza. E' il surriscaldamento globale il motore di questa migrazione, "che fa spostare le specie verso i poli e verso elevazioni più alte", conferma Chen.

Se il discorso è valido in generale, nell'ambito delle singole specie la questione si fa più sfaccettata. La fuga non è univoca: alcune specie si sono spostate più lentamente rispetto alle previsioni, alcune sono rimaste ferme, a fronte di altre che hanno accelerato la loro marcia, forse perché sensibili ad un particolare aspetto o conseguenza del riscaldamento o perché altri mutamenti ambientali ne hanno condizionato la risposta. E' il caso della argynnis adipe, in Gran Bretagna: la farfalla non si è spostata a nord verso la Scozia, come era logico aspettarsi se il riscaldamento globale fosse stato l'unica causa in ballo. "Invece, si è ritirata perché il suo habitat è andato perduto", ha spiegato il dottor David Roy, co-autore dello studio.

Al contrario, un'altra farfalla molto diffusa in Gran Bretagna, la Polygonia c-album, si è mossa verso Edimburgo dall'Inghilterra centrale, coprendo in vent'anni 220 chilometri, sottolinea ancora lo scienziato. Alcune falene nel Borneo, poi, in media sono avanzate verso l'alto di 67 metri, sul monte Kinabalu.

I ricercatori hanno raccolto tutti i dati disponibili su come fosse mutata la distribuzione delle varie specie negli ultimi decenni e li hanno messi a confronto. Il quadro che emerge dall'analisi è vario, visto che non tutte si sono comportate alla stessa maniera: alcune specie si sono ritirate dove le condizioni climatiche sono diventate proibitive per il troppo caldo, altre si sono espanse dove non fa più così freddo come in passato, a latitudini ed elevazioni più alte. Altre ancora sono rimaste al loro posto, proliferando nelle zone più fresche, declinando invece in quelle più calde.

In generale, però, la risposta di fronte ai mutamenti del clima è stata due-tre volte più rapida di quanto non ci si aspettasse, spiegano gli autori dello studio. E la lotta per adattarsi ad un nuovo ambiente vede nuovi vincitori e vinti: "Dove le condizioni climatiche si stanno deteriorando, molte specie sembrano dirette a passi rapidi verso l'estinzione", sintetizza il professor Thomas. Ma esiste l'altra faccia della medaglia: altre specie si muovono invece verso aree che sono diventate più adatte alla loro sopravvivenza. 
(21 agosto 2011)
 
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La fine di Gheddafi ora per ora
I ribelli controllano Tripoli 

Secondo il portavoce del regime, i morti nelle ultime 24 ore di combattimenti sarebbero 1.300. Non si sa dove si trovi il colonnello, mentre si rincorrono le voci su una sua prossima fuga all'estero. Lehner (Pt): "Per lui ospitalità e immunità in Italia"
I ribelli libici controllano quattro quinti della capitale. Il regime del colonnello Muammar Gheddafi, che domina il paese dal 1969, pare avere le ore contate. Gheddafi incita alla resistenza con un audiomessaggio, ma al momento non si sa dove si trovi. Circolano indiscrezioni di trattative per una fuga in esilio, si parla del Venezuela o del Sudafrica. Intanto, però, i combattimenti continuano. Ecco la cronaca ora per ora di una giornata che potrebbe essere storica.

12,44. “Tripoli quasi in mano ai ribelli, ma si combatte ancora”. Il 90 per cento di Tripoli è stato conquistato dai ribelli, rivela un testimone oculare contattato a Tripoli dall’agenzia Ansa. “Ci sono ancora dei punti dove i mercenari africani al soldo del regime combattono ancora, entrano nelle case e portano via tutto. Ma gli stanno dando la caccia. In quelle zone è un gran caos. Quasi tutta la gente è in strada armata”.

12,33. Cameron conferma la cattura di due figli di Gheddafi. “Possiamo confermare che due figli del colonnello Gheddafi sono stati presi prigionieri”, afferma il premier britannico David Cameron in una conferenza stampa davanti a Downing Street. Il riferimento è a Saif al Islam e al primogenito Mohammad. Notizie non ufficialmente confermate parlavano anche della cattura di Saadi Gheddafi.

12,22. “Gheddafi è morto”, ma la foto su internet può essere un falso. Circola su Internet una foto di Muammar Gheddafi morto, ma con ogni probabilità si tratta di un falso. L’immagine a colori mostra il rais con la testa fracassata e immersa nel sangue, che gli fuoriesce anche dalla bocca. La foto ricorda molto quella, falsa, mostrata dopo la morte di Osama bin Laden. Fra l’altro, la mano di Gheddafi in primo piano sembra avere una pelle molto più giovane di quella del rais.

12.07. Il ministro sudafricano: “Gheddafi da noi? Non ne so nulla”. Il ministro degli Esteri del Sud Africa, Maite Nkoana-Mashabane, citato dalla tv al-Jazeera, ha smentito che il suo paese stiua trattando per ospitare un eventuale esilio di Muammar Gheddafi. “Non sappiamo dove si trovi e presumiamo che sia ancora in Libia”,afferma il ministro. “Se si vuole speculare sul fatto che voglia venire in Sudafrica, non saremo noi a farlo. Forse si sa qualcosa che io non so, perché non c’è assolutamente nulla che io sappia”.

12.02. La brigata di Khamis Gheddafi punta su Tripoli. Khamis Gheddafi, uno dei figli del rais e comandante della famigerata 32a brigata, guida forze governative verso il centro di Tripoli. Lo riferisce la tv Al Arabiya, citando fonti dei ribelli. Secondo la tv panaraba, le truppe sono partite dal compound di Gheddafi di Bab al-Aziziya. Le forze lealiste avrebbero carri armati vicino al bunker del dittatore e al porto di Tripoli.

11,47. Lehner (Pt, ex responsabili): “Iniziativa umanitaria, Gheddafi in Italia”. Il deputato di Popolo e territorio (ex Responsabili) di provenienza Pdl Giancarlo Lehner, chiede immunità e ospitalità per Gheddafi e per i suoi familiari. “Ammesso che sia possibile gestire una qualche politica estera autonoma”, dichiara, “sarebbe auspicabile da parte dell’Italia, a lungo amica e alleata del regime libico, un’iniziativa umanitaria a favore di Gheddafi e dei suoi familiari, concedendo loro immunità ed ospitalità”.

11,44. Tripoli, agenti in borghese sparano sui ribelli. Sostenitori di Gheddafi in abiti civili si aggirano armati stamani per Tripoli e sparano sulle auto e sulle persone. Lo riferiscono testimoni sentiti dall’agenzia Ansa. La linea del fronte, secondo queste stesse fonti, si trova ora nei pressi della cittadina di Azizya.

11,25. Ribelli e Corte dell’Aia trattano sul figlio di Gheddafi. Saif al-Islam, il figlio di Muammar Gheddafi, catturato a Tripoli, è al centro di contatti tra la Corte penale internazionale e le forze ribelli per un eventuale trasferimento all’Aja. Lo si apprende da fonti della Cpi. Il 27 giugno scorso la Cpi, accogliendo la richiesta del procuratore Luis Moreno-Ocampo, aveva spiccato mandati di cattura nei confronti di Muammar Gheddafi, del suo secondogenito Saif al-Islam, 39 anni (considerato il vero delfino di Gheddafi) e per lo spietato capo dei servizi segreti libici, Abdullah al-Senussi, 62 anni, responsabile delle atrocità commesse dalleforze di sicurezza

11,13. Frattini: nessun italiano in pericolo. “Gli italiani erano stati evacuati nei primissimi giorni della crisi”. ha affermato il ministro degli Esteri Franco Frattini in un’intervista a SkyTg24. “Noi sappiamo che non ci sono connazionali in pericolo, ma chiaramente i nostri informatori da Tripoli, in particolare gli esponenti del Consiglio nazionale transitorio di Bengasi, ci avvertirebbero ove fosse necessario”.

11,02. Malta: “Niente asilo a Gheddafi”. Il Primo Ministro maltese Lawrence Gonzi si è congratulato con gli insorti di Tripoli, mentre il governo smentisce le voci che indicavano una disponibilità dell’isola di accogliere il colonnello Gheddafi o i suoi collaboratori: “Non accetteremo mai né Gheddafi, né ufficiali dal suo regime sul suolo maltese,” ha detto il portavoce del ministero degli esteri, aggiungendo che “contro Gheddafi c’è un mandato di cattura internazionale che applicheremo se arriverà qui”.

10,30. Almeno 1.300 le vittime nelle ultime 24 ore. Almeno 1.300 persone sarebbero morte nelle ultime 24 ore di combattimenti in Libia tra i ribelli e i lealisti del colonnello Muammar Gheddafi. Lo ha riferito Moussa Ibrahim, portavoce di Gheddafi, durante una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla tv al-Jazeera. Ibrahim ha quindi sottolineato che 5.000 persone sono rimaste ferite nella battaglia per il controllo della capitale nordafricana e ha indicato la Nato come responsabile del “bagno di sangue”. Il portavoce ha infine affermato che il paese ha ancora bisogno di Gheddafi e che i libici dovrebbe essere incoraggiati a combattere in sostegno del colonnello.

10,10. Il Sudafrica smentisce: nessun aereo per Gheddafi. Il Sudafrica non ha inviato alcun aereo in Libia per agevolare l’esilio del colonnello Gheddafi. Lo ha fatto sapere il ministero degli Esteri sudafricano, stando a quanto riportato dal sito web della Bbc. Le dichiarazioni arrivano dopo le indiscrezioni circolate su una presunta disponibilità del paese africano a ospitare l’eventuale esilio del dittatore.

9,55. I ribelli stanno per prendere l’aeroporto di Tripoli. Secondo il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, gli insorti libici stanno per prender il controllo dell’aeroporto di Tripoli, dopo che i cecchini che lo presidiavano si sono arresi. Alla trasmissione Unomattina, il ministro ha citato “nostre fonti”.

9,45. Per Gheddafi possibile esilio in Sudafrica. Sarebbero in corso colloqui tra l’entourage del colonnello Muammar Gheddafi e il Sud Africa, con l’obiettivo di individuare un esilio per il leader libico, dopo l’ingresso a Tripoli dei ribelli. Lo riferisce la tv satellitare al-Jazeera. Secondo fonti dell’emittente, è possibile che il colonnello voli a breve in Zimbabwe o in Angola, probabilmente a bordo di uno dei due aerei sudafricani che sarebbero atterrati nella notte a Tripoli.

9,35. I lealisti del colonnello Gheddafi controllano ancora il “20% di Tripoli”. Le truppe fedeli al leader libico controllerebbero ancora il un quinto del territorio della capitale Tripoli, mentre il resto sarebbe in mano ai ribelli. Lo ha riferito una fonte degli insorti alla tv al-Jazeera, precisando che in alcune zone della città sono ancora in corso combattimenti.

9,31. Giornalista russo ferito a Tripoli. Secondo i media russi, il giornalista Orkhan Jemal, corrispondente del giornale Izvestia, è rimasto ferito a una gamba da colpi di arma da fuoco nella capitale libica.

8,40. Gheddafi darebbe nascosto nell’ambasciata venezuelana a Tripoli. Il colonnello Gheddafi sarebbe nascosto all’interno dell’ambasciata del Venezuela a Tripoli. La voce circola con insistenza e ora è pubblicata anche dal sito web dell’opposizione al-Manara, che cita fonti dei ribelli. In mattinata, il presidente venezuelano Hugo Chavez, è intervenuto in sostegno del dittatore: “I governi ‘democratici’ europei, non tutti e si sa quali sono, stanno praticamente demolendo Tripoli con le bombe senza alcuna giustificazione.

8,37. La Corte internazionale dell’Aia reclama il figlio del colonnello. La Corte penale internazionale dell’Aja e i ribelli libici discuteranno oggi del trasferimento di Seif al-Islam, uno dei figli del colonnello Gheddafi, ricercato e arrestato per crimini contro l’umanità. Lo ha affermato dal procuratore capo della Cpi, Luis Moreno Ocampo, alla Cnn.

8,25. Esplosioni al bunker di Gheddafi. Un carro armato è stato visto uscire dal compound del colonnello Gheddafi. Lo riferiscono fonti degli insorti alla tv al-Jazeera. Forti esplosioni sarebbero state avvertite nei pressi della residenza del colonnello, nella zona centrale di Tripoli. Violenti combattimenti sarebbero ancora in corso nella zona sud della capitale.

8,20. I ribelli controllano Tripoli. I ribelli libici entrati a Tripoli controllerebbero almeno l’85% della città. I combattimenti continuano ma non si sa dove si nasconda il colonnello Muammar Gheddafi, che ha diffuso un breve messaggio audio che incita il popolo alla resistenza. I carri armati hanno lasciato il suo bunker del colonnello e stanno bombardando un quartiere della capitale, riferisce una fonte degli insorti alla tv al Jazira. Intanto i ribelli hanno dato un nuovo nomealla Piazza Verde di Tripoli: è la Piazza dei Martiri.

domenica 21 agosto 2011

hahahahahha

IL CASO

Hacker attaccano la Epson 
Sottratti dati di 350 mila clienti

In Corea del Sud, il Paese più connesso al mondo, si moltiplicano i furti informatici. Il mese scorso era stata la volta di due portali: rubate informazioni su 35 milioni di persone. Ad aprile invece la rete di una banca è stata messa fuori uso. E ora le autorità puntano il dito su Cina e Corea del Nord

SEOUL - Anche la Epson finisce sotto attacco. Dalla divisione coreana della multinazionale di Nagano, Giappone, sono stati sottratti i dati di 350mila clienti. Oltre al nome e alla email, sono stati sottratti il numero di telefono e informazioni riguardanti gli acquisti fatti. Ancora non si sa se fra questi ci siano o meno i numeri di carta di credito. Fonti interne all'azienda hanno dichiarato di aver sottoposto il caso alle autorità competenti.

"Stiamo ancora investigando e tentando di capire l'origine dell'attacco", ha spiegato un funzionario della Korea Communications Commission. Ente che sta elaborando un piano per la sicurezza informatica dopo l'ondata di intrusioni hacker dei mesi scorsi contro siti governativi e privati.

A fine luglio sia il portale Nate Internet che il sito di blogging Cyworld, entrambi della Comms Sk, erano stati compromessi dal furto di dati riguardanti 35 milioni di utenti. L''attacco, il più grosso mai registrato nel Paese, sembra sia arrivato dalla Cina 1. In aprile invece era stata la volta della banca a partecipazione statale Nonghyup. La sua rete internata è stata messa fuori uso con conseguenze pesantissime per i milioni di correntisti. In quel caso le autorità hanno puntato il dito contro gli hacker della Corea del Nord 2, che spesso compiono scorribande al sud direttamente o attraverso la Cina.
(20 agosto 2011)
 
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Bossi: “Le pensioni non si toccano”
E suoi giornalisti: “Sono da legnare”
In un comizio ad Alzano Lombardo il Senatùr attacca la stampa e insulta Casini: "Uno stronzo". Calderoli: "Montezemolo è una scoreggia"
Non solo un nuovo stop sulle pensioni (“ho detto al premier di non toccarle”), ma più di metà del comizio serale ad Alzano Lombardo Bossi l’ha dedicata ad attacchi e insulti. Contro Casini (“uno stronzo”), colpevole di essersi dichiarato favorevole a una revisione del sistema pensionistico. E contro i giornalisti, “delinquenti da legnare”.

Quello a Berlusconi suona come un ultimatum: “L’ho detto al premier: non toccare le pensioni, troveremo un’altra via”. Ma più della politica, della crisi economica e delle questioni di partito, nelle parole del ministro delle Riforme ha preso forma un problema di rapporti con i cronisti. E questo, come lui stesso ha spiegato dal palco, è dovuto principalmente al modo in cui sono state raccontate le sue vacanze in Cadore. Ma forse hanno pesato le ricostruzioni dei media su divisioni interne alla Lega moltiplicatesi nelle ultime settimane.

Il leader leghista ha ripetutamente attaccato lanciando anche insulti ai cronisti, in particolare della carta stampata. “Ai giornalisti – ha affermato Bossi – bisognerebbe dare quattro legnate, hanno inventato una grande manifestazione dei centri sociali a Calalzo, ma in verità non c’è stato niente”. A quel punto ha confessato di aver lasciato il Cadore dopo la cena di compleanno di Giulio Tremonti per evitare di stare in mezzo ai giornalisti “che rompono le palle in continuazione”, che sono dei “delinquenti”, e che questa sera ad Alzano Lombardo, a suo giudizio, sono “venuti sperando che qualcuno ci contesti”.

Bossi non si è fermato qui anche perchè questi passaggi hanno suscitato calorosi applausi della folla di militanti e simpatizzanti. “Bisogna che impariamo come un tempo a dare dei grandi passamano a quei delinquenti – ha infatti aggiunto -. I giornalisti vanno riportati sulla giusta strada, altrimenti vadano a fare i muratori”. Per poi definire “brutti stronzi” quei cronisti dei principali quotidiani nazionali e che hanno scritto delle vacanze in Cadore.

Quelli contro i giornalisti e contro Casini non sono stati per la verità i soli insulti della serata. Dallo stesso palco infatti il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli se l’è presa con quelli come “i Montezemolo che sono scoregge di umanità e che non hanno mai lavorato in vita loro”.

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Cincinnati, Murray in finale
Adesso sfiderà Djokovic

CINCINNATI (Stati Uniti), 20 agosto 2011

Lo scozzese elimina Fish per 6-3 7-6(8) e si giocherà il titolo con il serbo, che ha superato il ceco Berdych, che si è ritirato dopo aver perso il primo set per 7-5 a causa di un infortunio alla spalla. Per Nole 57° successo in 58 partite stagionali

Andy Murray, 24 anni. Afp
Andy Murray, 24 anni. Afp
Sarà tra Novak Djokovic e Andy Murray la finale maschile di Cincinnati, ultimo Masters 1000 prima dell'Open degli Stati Uniti. Il numero uno del mondo ha schiantato un malconcio Tomas Berdych che è stato costretto al ritiro per il problema alla spalla destra al termine del primo set. Nole è andato sotto un break sul 4-3, il ceco è arrivato a servire per il set sul 5-4, ma da lì in poi ha praticamente smesso di giocare consentendo a Djokovic di ottenere la 57esima vittoria in 58 partite stagionali. Nole ora potrebbe essere il primo giocatore dai tempi di Muster ad arrivare a Flushing Meadows con 10 successi in bacheca. L'austriaco di arrivò nul suo fantastico 1995. Ma più che altro Djokovic potrebbe diventare il primo giocatore della storia ad arrivare all'Open degli Stati Uniti con una sola sconfitta stagionale. McEnroe nel 1984 ci arrivò con due.
Gazzetta TV
serbia-scozia — E nella finale di domenica Djokovic troverà Andy Murray che ha fatto fuori Mardy Fish per 6-3 7-6 in un match durato 2 ore e 18 minuti. La sconfitta però non ridimensiona Fish che rimane il mattatore dell'estate con la vittoria ad Atlanta, le finali perse a Los Angeles e Montreal e la semifinale di Cincinnati. Nessuno si può improvvisare dall'oggi al domani campione a 30 anni, Fish sta giocando il miglior tennis della sua carriera e una sconfitta con Murray rientra nelle previsioni della vigilia, anche dopo la brillante vittoria su Nadal. Fish perde il primo servizio del torneo nel quarto game dell'incontro. Si tuffa sbucciandosi il ginocchio per parare un passante di Murray e va sotto 15-40; salva i primi quattro break point ma alla quinta chance Murray entra con i piedi in campo e agguanta di forza il 3-1. Un doppio fallo regala a Fish la palla del controbreak; lo scozzese prende la linea con il rovescio in back e poi fulmina Fish con un rovescio lungolinea. Poco dopo si ripete con la stessa sequenza di punti per il 4-1. Lo scozzese corre come una spia, si sposta con largo anticipo e sulla difensiva è un muro di gomma degno del miglior Djokovic. Fish lascia andare il braccio quando è costretto ad annullare la palla del 5-1. Murray sale 5-3, ma rischia di rimettere in gioco il rivale; annulla una delicatissima palla break con un drop che tocca il nastro. Dopo aver mancato il primo set point, Fish si procura ancora una palla break, va a rete in controtempo, ma Murray lo infila con un dritto frontale, specialità della casa. E sul secondo set point l'uno-due servizio-dritto chiude il set.
Novak Djokovic, 24 anni, numero 1 al mondo.
Novak Djokovic, 24 anni, numero 1 al mondo.
fish manca tre set point — I contententi appaiono stanchi, Fish inizia a toccarsi ripetutamente la caviglia destra, Murray invece la gamba sinistra. L'americano cede la battuta e sembra vicino alla resa. Ma non è così perchè sarà il primo di sei break (tre per parte) che animeranno un secondo set giocato con la lingua di fuori. Lo scozzese va per tre volte avanti un break, ma non ha le forze per tentare l'ultimo allungo. Fish si salva sul 5 pari da 0-40, poi manca due set point sul 6-5 con Murray al servizio e tutto si decide al tie break. Per due volte Fish va avanti un mini break, poi sul 6-5 è costretto ad annullare un match point con un grande rovescio lungolinea. Sul 7-6 Fish gioca un terzo set point che Murray annulla con una prima vincente. Poi sull'8-7 sembra fatta, Murray spara un missile lungolinea e i due si avvicinano a rete per stringersi la mano, ma l'occhio di falco dice che è fuori. Conclusione rimandata di due punti con Murray in trionfo dopo l'ultimo errore di dritto di Fish.
semifinali femminili — Stanotte semifinali femminili (Sharapova-Zvonareva e Jankovic-Petkovic), domani finale donne finale maschile tra Djokovic e Murray. Nole comanda 6-3, l'ultima sfida risale alla semifinale di Roma che Murray perse al tie break del terzo set dopo aver servito per il match ed essere stato a due punti dalla vittoria. Sul cemento all'aperto soo 3 pari, in finale 2-1 Murray ma Djokovic ha vinto la finale di quest'anno dell'Open d'Australia stracciando il rivale..
Luca Marianantoni© RIPRODUZIONE RISERVATA

venerdì 19 agosto 2011

dai dai.......

Il cervello elettronico
ora imita quello umano

Un circuito che imita le funzioni del sistema nervoso: è il progetto SyNapse, appena presentato da Ibm. I futuri sistemi cognitivi rivoluzioneranno la scienza grazie a una capacità di calcolo e memoria sovrumane di ALESSANDRO LONGO

È IL PRIMO PASSO concreto verso un futuro in cui i computer ragioneranno come il cervello umano, grazie a reti neurali di sinapsi, che apprenderanno dall'esperienza e dall'ambiente. La promessa è risolvere problemi trovando un ordine, adesso invisibile, nella complessità del reale.

È il risultato del progetto SyNapse, della storica azienda informatica Ibm, con la collaborazione di quattro università americane e finanziato dallo stesso governo americano. Che ha appena presentato i primi due prototipi di chip che funzionano come un cervello. Imitano infatti il sistema nervoso: sono fatti di nodi che elaborano le informazioni, alla stregua di neuroni digitali, collegati a memorie integrate che simulano le sinapsi.

È una grossa differenza rispetto al modo con cui funzionano ora i computer, i quali elaborano le informazioni in modo meccanico e sequenziale. Un bit dopo l'altro, in base a un programma predefinito. È un limite strutturale e storico dell'informatica: risale agli anni '40, quando sono state poste le basi dei primi computer.

Il chip neurale va oltre perché è in grado di elaborare le informazioni in parallelo e di adattarsi all'ambiente, un po' come fa il cervello di uomini e animali. L'apprendimento equivale in fondo a creare e rafforzare collegamenti sinaptici tra le cellule del cervello (i neuroni). SyNapse simula questo meccanismo: i chip neurali sono fatti in modo da prestare maggiore o minore attenzione a certi segnali di input, in base alla loro importanza, che cambia in misura di nuovi eventi ed esperienze.

È questa in fondo la filosofia del "computing cognitivo", una branca dell'informatica, che ora con SyNapse fa un grosso passo avanti; ma la strada per il debutto sul mercato è ancora lunga. Se i nuovi prototipi sono i primi mattoni, a mancare è tutto il resto dell'edificio, per creare il computer del futuro: serviranno ancora anni. Ma adesso c'è ottimismo.

Tanto che l'agenzia governativa Darpa, soddisfatta dei risultati, ha annunciato che finanzierà SyNapse con altri 21 milioni di dollari, per un totale finora di 41 milioni. Il progetto va avanti e si prevede che il prodotto finale sarà grande quanto una scatola di scarpe, consumerà mille watt e avrà dieci milioni di "neuroni".

La posta in gioco è del resto molto importante. Per ora i prototipi riescono al massimo a gestire una partita di ping pong, ma i futuri computer cognitivi possono rivoluzionare la scienza, essendo in grado di analizzare la realtà con un'intelligenza (quasi) umana. Unita a una capacità di calcolo e di memoria ovviamente sovraumane. Non sostituiranno i computer tradizionali, probabilmente, ma vi si affiancheranno. Per esempio potrebbero trovare una legge che spieghi e preveda certi fenomeni atmosferici. O economici: le prossime crisi forse non ci coglieranno così alla sprovvista.

Un'altra promessa è che i computer cognitivi ci aiuteranno finalmente a capire alcuni meccanismi dello stesso cervello umano, ancora imperscrutabili. Malattie psichiche e psichiatriche potrebbero trovare una spiegazione e forse una cura. C'è lo studio e il trattamento dell'autismo infantile, del resto, tra gli scopi di uno dei principali progetti italiani di computing cognitivo: iCub, un robot umanoide realizzato dall'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.

Grazie agli algoritmi del proprio software, si adatta all'ambiente circostante, imparando nuove funzioni.
Ma il sospetto è che un sistema veloce come un computer e intelligente come un uomo potrà anche entrare in armi per guerre future. Nessuna sorpresa. Dopo tutto, il Darpa è l'agenzia di ricerca scientifica della Difesa americana. 
(19 agosto 2011)
 
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Cagiva e motociclismo in lutto
Morto il presidente Castiglioni

VARESE, 17 agosto 2011

L'imprenditore si è arreso a un male incurabile. Grande appassionato delle due ruote lanciò anche la Ducati nello sport. Nel 1994 con la Cagiva lottò per il mondiale della 500 con Kocinski

Castiglioni tra due grandi ex, Agostini (a sin) e Read. Ansa
Castiglioni tra due grandi ex, Agostini (a sin) e Read. Ansa
VARESE, 17 agosto 2011 - Il mondo della moto e dello sport italiano piangono Claudio Castiglioni, morto a 64 anni nella sua Varese a seguito di un male incurabile. L'imprenditore, che attualmente era presidente del marchio Cagiva, è stato un grande appassionato del mondo delle due ruote.
avventure — Tra le sue avventure sportive si ricorda anche il lancio nel mondo della competizione sportiva della Ducati (insieme al fratello Gianfranco) poi venduta alla fine degli anni Novanta, e la partecipazione al Motomondiale nella 500. Con un team gestito dal grande ex Giacomo Agostini, la Cagiva vinse con Eddie Lawson il GP d'Ungheria del 1992 e con John Kocinski lottò per il Mondiale nel 1994.
gli inizi nel 1950 — La Cagiva fu fondata nel 1950 dal padre Giovanni Castiglioni. Fino al 1980 la produzione, in base agli accordi, venne contrassegnata con il marchio HD-Cagiva prima di eliminarne la parte iniziale e restando solo con il nome della società italiana. In breve venne conosciuta sia sul mercato nazionale che su quelli esteri come la casa dell'elefantino, per la presenza dello stesso nel suo marchio di fabbrica. Alla ricerca di una più consistente quota di mercato la Cagiva, nella seconda metà degli anni Ottanta, acquisì Ducati (rimasta nel gruppo fino al 1996), Moto Morini (rimasta sino al 1999) e Husqvarna. Cagiva, nel 1992 intraprese anche un nuovo progetto industriale: rilanciare il celebre marchio MV Agusta. Alla fine degli anni '90 la Cagiva vende prima Ducati e poi Moto Morini, un decennio dopo, nel 2007 Cagiva vende la Husqvarna alla Bmw. Nel 2008 Mv Agusta viene ceduta alla Harley-Davidson che nel 2010 decide di rivenderla allo stesso Claudio Castiglioni.
funerali — Sotto la sua guida nacquero modelli celebri come la Ducati Monster, la 916, la Mv Agusta Brutale e la F4. Impegnata anche nel mondo delle competizioni, la Cagiva fu impegnata nel Mondiale motocross, dove ha ottenuto 2 titoli piloti e 3 titoli costruttori, mentre nel motomondiale è stata impegnata per 17 anni fino al 1994. Nella sua carriera la Casa varesina ha conquistato 3 vittorie, 11 podi, 6 pole position e 3 giri più veloci in gara. I funerali si terranno venerdì, alle 14, nella chiesa della Brunella a Varese.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Brno, in pista le nuove 1000
Yamaha e Honda già cattive

BRNO (Repubblica Ceca), 15 agosto 2011

Sulla pista ceca che ha ospitato il GP giornata supplementare di prove con i team della MotoGP al lavoro con le moto per il 2012: Stoner precede di poco le Yamaha di Lorenzo e Spies. Rossi testa soluzioni per questa stagione e la prossima

Jorge Lorenzo (Yamaha) davanti alle Honda. Lapresse
Jorge Lorenzo (Yamaha) davanti alle Honda. Lapresse
La paura della pioggia (che è arrivata a giochi finiti) spaventa perfino un professionista della dormita come Valentino Rossi, che quando non erano scoccate neppure le nove e mezzo, era già in sella alla sua rossa Ducati GP11.1. Tante cose da provare, una lunga strada da percorrere per trovare competitività. Meno impressionante trovare in moto sin dall’apertura della pista Casey Stoner, mai appagato, anche dopo la vittoria di domenica che gli apre le porte per il secondo Mondiale nella MotoGP.
tanto lavoro — Anche per la Honda tanto lavoro, ma per il futuro, in sella alla 1000. Che l’australiano sia incapace di perdere tempo è cosa nota e dopo 5 giri cronometrati fissa un limite che rimane il riferimento quasi fino alla fine, quando si migliora dando fondo alle gomme più morbide portate dalla Bridgestone. La 1000 va già un secondo meglio di quanto ha fatto in gara con la 800 (record del GP), anche se Shuhei Nakamoto, vicepresidente della Hrc, parlando delle nuove moto assicura che su una pista come questa il progresso è di un paio di decimi: qualcosa non quadra. Sale per la prima volta sulla 1000 di Tokio, già evoluta dalla prima uscita di Jerez, a maggio, anche Dani Pedrosa, ugualmente presto più veloce con la 800.
Gazzetta TV
 
alla frusta — Stesso discorso per la Yamaha, al debutto assoluto. La Casa di Iwata ha prima messo alla frusta un motore 800 evoluto (maggiore velocità) che si vedrà dalle prossime rotazione dei propulsori, e poi inaugurato la sua era 1000. Ben Spies prima e Jorge Lorenzo poi, dovevano fare solo poche tornate, invece hanno girato con risultati subito decisamente molto positivi rispetto alle moto attuali, addirittura inaspettati. E alla fine della giornata accusano circa un decimo di distacco da Stoner, che sul finire del test chiude in testa con 1'56"168.
casa ducati — Cambiamenti a ripetizione nel box Ducati. Nicky Hayden ha ripreso (positivamente) il discorso iniziato a Laguna Seca con la GP11.1 scendendo facilmente sotto i tempi fatti in gara con la GP11 base. Idem Valentino, anche se sempre all’inseguimento: ma lui aveva in programma una lunga serie di modifiche, piccole, ma anche radicali, che durante i turni di prove del GP non è possibile fare per motivi di tempo. Si è lavorato non per le prossime gare ma a medio e lungo termine, addirittura metà del 2012. Non manca qualche lampo di ottimismo.
i tempi — 1. Stoner (Honda 1.000 cmc) 1'56"168 (57 giri); 2. Lorenzo (Yamaha 1000 cmc) 1’56”253 (28 giri); 3. Spies (Yamaha 1000) 1’56”306 (24); 4. Lorenzo (Yamaha 800) 1’56”727 (58); 5. Spies (Yamaha 800) 1’57”184 (15); 6. Pedrosa (Honda 1000) 1’57”264 (37); 7. Hayden (Ducati 800) 1'57"533 (78); 8. Crutchlow (Yamaha 800) 1’57”591 (74); 9. Elias (Honda 800) 1’57”903 (56); 10. Rossi (Ducati 800) 1’58”266 (74); 11. Capirossi (Ducati 800) 1’58”387 (66); 12. Edwards (Yamaha 800) 1’58”492 (44); 13. Kallio (Suter 1000) 2’00”144 (81).
dal nostro inviato
Filippo Falsaperla© RIPRODUZIONE RISERVATA