mercoledì 10 agosto 2011

hahahhahaha

Debito, la Francia teme di finire nel mirino
E Sarkozy rientra a Parigi
Ieri sembrava ritornata la calma sui mercati. Ma fino a quando? Chi sarà il prossimo bersaglio delle agenzie di rating? E la prossima vittima degli speculatori? Negli ultimi giorni corrono voci sempre più insistenti sulla debolezza di uno dei «grandi» d’Europa, all’apparenza virtuoso. La Francia di Nicolas Sarkozy.

Il presidente proprio stamani ha interrotto le sue vacanze nella dimora dei Bruni-Tedeschi sulle coste del Mediterraneo, per recarsi a Parigi. Ha convocato subito una riunione d’emergenza con alcuni ministri. E dire che il debito del Paese è classificato dalla temibile Standard & Poor’s con la tripla A, lo stesso rating sottratto venerdì scorso agli Stati Uniti. Insomma, il massimo dei voti. I rumors, però, di un possibile declassamento girano da tempo. La quota del debito pubblico sul Pil (Prodotto interno lordo) resta dignitosa, soprattutto se comparata a quella dell’Italia: l’85,4% nel primo trimestre dell’anno, comunque già 2,2 punti percentuali in più rispetto al trimestre precedente. Ma sul fronte del deficit le cose vanno decisamente peggio. La Francia presenta la situazione più traballante del ristretto club degli Stati dell’eurozona che possono vantare la tripla A (Germania, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Lussemburgo): il deficit rappresentava ancora il 7,1% del Pil a fine 2010. Se tutto va bene passerà al 5,5% alla fine di quest’anno (contro il 3,7% degli olandesi o il 2% dei tedeschi), per poi scendere al 4,6 nel 2012 e al 3 nel 2013.

Per centrare questi obiettivi, però, occorre innanzitutto una crescita economica accettabile. Venerdì usciranno i dati relativi al secondo trimestre 2011, ma la Banca centrale già stima un magro balzo in avanti del Pil dello 0,2%. In Francia, dove l’industria manifatturiera è ormai solo l’ombra di quello che era, manca il doping dell’export di una Germania o della stessa Italia. E così il deficit del commercio estero lievita, mentre la competitività del made in France arranca. Ritornando poi al deficit pubblico, va detto che il disavanzo primario al netto degli interessi sui titoli di Stato dovrebbe arrivare al 3,1% del Pil a fine 2011 contro addirittura un avanzo dello 0,4% della Germania.

Significa che Sarkozy spende ancora troppo. E che bisogna tagliare. Proprio alla fine dell’incontro che si è svolto d’urgenza oggi all’Eliseo è stato annunicato che nuove misure di rigore per le casse pubbliche saranno annunciate il prossimo 24 agosto. Bisogna fare in fretta, perché, se la situazione del budget non rientra nei ranghi, S&P potrebbe declassare e il costo del debito crescere ulteriormente. Ieri Valérie Pécresse, ministro del Bilancio, lo aveva già anticipato: «La Francia compirà ancora degli sforzi, se necessario, per risanare le finanze pubbliche». Per calmare le acque è intervenuto pure Moritz Kraemer, responsabile dei rating europei di Standard & Poor’s : «Per la tripla A della Francia abbiamo una «prospettiva stabile» – ha sottolineato – e quindi non prevediamo di cambiare il rating da qui a due anni».

Non tutti, però, gli credono. «E’ risaputo che la Francia, rispetto agli altri Paesi con lo stesso voto, non è una vera tripla A», ha sostenuto Paul Donovan, economista della banca Ubs. «Più le tensioni salgono sui mercati, più il rating di Parigi è minacciato», si legge in un comunicato della società britannica di consulenza in investimenti finanziari Bbh. Preoccupata si è dimostrata pure Credit Suisse, che in un report ha sottolineato che «la solidità di Parigi è un tema importante nel contesto europeo, dato che al momento attuale sono sostanzialmente la Francia e la Germania i Paesi che finanziano i bond del resto della regione». Insomma, se salta Parigi, come si fa?

Altra spina nel fianco del Paese è rappresentata dalle banche. Sono colossi a livello europeo, che hanno investito a destra e manca. E che ora si ritrovano sul gobbone pericolose esposizioni nei confronti della Grecia e ormai anche dell’Italia (soprattutto per Bnp Paribas, che controlla Bnl). Nei giorni scorsi giravano voci insistenti su un possible piano di salvataggio del Governo a favore di Société Générale, il secondo colosso francese del credito, che però ha smentito. Ma la situazione resta tesa. Per questo Sarkozy ha abbandonato la Costa azzurra. Da lì comunque aveva gestito la crisi dello scorso fine settimana, riuscendo a convincere la Merkel a fare pressione sulla Bundesbank per sbloccare l’acquisto di Btp italiani da parte della Bce. Anche l’Italia, alla fine, come farebbe con una Francia più debole, bocciata da Standard & Poor’s ?
 
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Anonymous contro Facebook
giallo sull'attacco annunciato

Un video anticipa un'azione del gruppo contro il social network per il prossimo autunno: "Per proteggere la libertà". Ma la Rete e gli esperti non sono convinti: "Il messaggio non è autentico". E su Twitter aumentano i dubbi di TIZIANO TONIUTTI

ROMA - Gira da qualche giorno in Rete un annuncio: il gruppo hacker Anonymous attaccherà Facebook il prossimo 5 novembre, una data non casuale: nel 1605 l'attivista inglese Guy Fawkes tentò di far saltare il Parlamento di Londra. Il volto di Guy Fawkes è diventato poi la maschera del protagonista di V for Vendetta, una delle immagini più importanti nell'iconografia hacker.

De-facebook. Secondo FacebookOp, il gruppo hacker che ha annunciato l'azione, i motivi dell'attacco sarebbero squisitamente politici. Nel video su Youtube in cui viene presentato l'attacco, si parla di "uccidere Facebook per proteggere la libertà di informazione. Tutto quello che c'è sul social network rimane là, nonostante le vostre preferenze di sicurezza, e cancellare l'account è inutile: anche se lo fate, tutti i vostri dati restano raggiungibili".

Eliminare un account è di fatto impossibile, dicono gli hacker. Così, "il social network che tanto adorate verrà distrutto". Un messaggio piuttosto pesante che cozza un po' con l'immagine idealista ma anche costruttiva di Anonymous. E che infatti ha instillato più di qualche dubbio nel popolo della Rete.

Un falso? Sulla bacheca Twitter di Anonops, le operazioni di Anonymous, ci sono messaggi contrastanti. In uno si dice che l'attacco è il progetto di "un piccolo gruppo", le cui azioni "non necessariamente riflettono quelle del collettivo mondiale Anonymous".

In un altro c'è scritto chiaramente che Anonymous non ha nulla a che vedere con questo annuncio e che lo stile del gruppo è un altro, con tanto di avviso ai media a non cadere in inganno. E del resto non c'è da nessuna parte su Twitter o altrove un link "ufficiale" al video di FacebookOp, realizzato peraltro con uno standard qualitativo inferiore a quello tipico di Anonymous.

A gettare dubbi c'è anche un "tweet" di Eugene Kaspersky, il creatore del popolare antivirus: "E' molto probabilmente un falso. I nomi che usano sono strani, e nei loro messaggi ci sono link a siti che ospitano delle pubblicità". Questo secondo particolare in effetti è in totale contrasto con lo spirito del gruppo.

Senza contare la stranezza principale: un attacco hacker non viene mai annunciato. In questo caso invece ci sarebbe addirittura una data comunicata con mesi d'anticipo. Ci sarebbe tutto il tempo necessario per il destinatario per verificare e rafforzare le difese. A meno che non ci sia una quinta colonna hacker all'interno del social network.
(10 agosto 2011)
 
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Lorenzo e la missione Brno
"Ridurre il distacco da Stoner"

MILANO, 10 agosto 2011

Lo spagnolo della Yamaha: "Voglio iniziare al meglio la seconda parte della stagione e recuperare i 20 punti di ritardo da Casey. Questa pista mi piace e voglio sfruttarla"

La Yamaha sbarca a Brno e rilancia la sfida alla Honda. Dopo la pausa estiva il Motomondiale riparte dalla Repubblica Ceca, dove l'anno scorso Jorge Lorenzo conquistò 25 punti che lo avvicinarono al primo titolo iridato in carriera nella MotoGP. Quest'anno l'obiettivo dello spagnolo è quello di "cercare di ridurre il gap da Casey Stoner". Il pilota della Honda guida la classifica con 20 punti di vantaggio sul maiorchino, quando mancano otto gare alla fine. "A Brno ho vinto l'anno scorso ed è un circuito che mi piace. Spero di iniziare la seconda parte della stagione nel modo migliore e se possibile salire sul podio", prosegue il pilota della Yamaha, che lavora anche sulla moto del prossimo anno. "Lunedì proveremo la 1000cc, sará il primo contatto con la futura Yamaha e non vedo l'ora", spiega il campione del mondo.
Gazzetta TV
 
BUONI RICORDI — Anche Ben Spies ha buoni ricordi sul tracciato ceco: lo statunitense vanta una vittoria a Brno in Superbike e l'anno scorso sfiorò la prima pole in carriera in MotoGP. "Ho voglia di tornare in pista e in particolar modo a Brno, un tracciato che mi piace. L'anno scorso ho sfiorato la pole e credo che avrei potuto conquistare il podio se non avessi sofferto con il grip alla fine della gara», osserva Spies
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Mangiare e non inquinare
ecco il menu a impatto zero

Avere tacchino e tonno a tavola è più "ecologico" che cibarsi di bistecche e salmone. Così una dieta intelligente abbatte le emissioni. E il Pianeta ringrazia  di MAURIZIO RICCI

DALLA LISTA per il supermercato cancellate, nell'ordine: costolette d'agnello, bistecca e hamburger, mozzarella e parmigiano, prosciutto e salmone (almeno quello che i portafogli normali si possono permettere: d'allevamento). Scrivete, invece: tacchino, pollo, tonno, uova. Questo, almeno, se avete a cuore il problema dell'effetto serra e le sorti del pianeta.

L'elenco, infatti, non ha nulla a che vedere con le meraviglie della dieta mediterranea (che sono, comunque, un beneficio collaterale) ed è stilato in base alle emissioni di anidride carbonica dei relativi allevamenti. È la "Guida del carnivoro al cambiamento climatico", preparata dall'Environmental Working Group, un'organizzazione ambientalista americana, sommando le emissioni nell'intera fase produttiva della carne: dal mangime al trasporto al supermercato.

Pecore, bovini (nella doppia veste di fettine e derivati del latte), maiali e salmoni hanno un impatto climatico superiore a quello dei polli. Nutrirli, allevarli, macellarli e venderli richiede pesticidi, fertilizzanti chimici, combustibile, mangimi e acqua.

Per agnelli, manzi e vacche, tutti ruminanti, bisogna anche aggiungere il metano che producono sia la loro digestione che il letame. Il metano è un gas serra più potente dell'anidride carbonica. Si disperde nel giro di 12 anni, mentre la CO2 continua ad agire per un paio di secoli. Fino a che resta nell'atmosfera, però, riscalda il pianeta fino a 25 volte di più dell'anidride carbonica.

L'Ewg ha in mente, soprattutto, i consumatori americani, i maggiori divoratori di bistecche e hamburger del pianeta: mangiano quasi il doppio di carne degli europei. Ma il problema è ormai mondiale: fra il 1971 e il 2010, la popolazione globale è aumentata dell'81 per cento, ma il consumo di carne è triplicato, grazie alla dieta più ricca che reclamano le classi medie in espansione dei paesi emergenti, cinesi in testa.

A questo ritmo, il consumo di carne raddoppierebbe ancora, entro il 2050, aumentando la pressione dell'effetto serra. Tutti vegetariani, allora? E vegetariani integralisti, per di più, capaci di rinunciare anche allo stracchino e allo yogurt? L'Ewg non si fa illusioni. Del resto, la "Guida" è destinata a chi vuole continuare a mangiare carne.

L'appello, dunque, è ad una sorta di reintroduzione del "venerdì di magro". Un giorno alla settimana senza fettina. I benefici, in termini di emissioni di gas serra, assicura la Guida, sarebbero immediati.

Mangiare un hamburger in meno a settimana, per un anno, infatti, calcolato in CO2, corrisponde a 500 chilometri in meno della vostra auto. O, anche, ad asciugare la biancheria al sole, almeno una volta su due, invece che nell'asciugatrice.

Ma, se dalla carne macinata saliamo a tagli più pregiati, i benefici si moltiplicano. Per una famiglia di quattro persone, rinunciare a carne e formaggio una volta a settimana, per un anno, equivale ad azzerare le emissioni della loro auto per cinque settimane. Se la carne a cui rinunciano è la bistecca, le emissioni risparmiate sono quelle di tre mesi in macchina. Se, poi, fosse l'intera popolazione americana a fare a meno di carne e formaggio per un giorno a settimana, il risparmio equivarrebbe alla CO2 emessa guidando per 150 miliardi di chilometri. Come togliere dalla strada, per un anno, 7,6 milioni di automobili.

Lo studio dell'Environmental Working Group si basa esclusivamente sul confronto fra quantità di carne ed emissioni di gas serra e questo spiega alcune sorprese nei risultati. L'abbacchio capeggia la lista, nonostante non sia una carne particolarmente diffusa, perché la quantità di carne che si ricava da un agnello è poca rispetto all'animale, relativamente a quanto avviene con un vitello.

Un discorso analogo vale per il salmone di cui, soprattutto se affumicato e confezionato, si utilizza solo il filetto. D'altro canto, l'invito a mangiare, invece, tonno, fa a pugni con l'allarme degli ambientalisti per il pericolo di estinzione di un pesce sovrapescato: forse lo si può sostituire con gli sgombri.

Ma, per rasserenare i complessi di colpa degli ambientalisti amanti delle bistecche, l'avvertenza più importante è che i calcoli dell'Ewg fanno riferimento agli Stati Uniti e ai metodi di allevamento americani e, in generale, di buona parte dell'Occidente. Cioè agli allevamenti intensivi e industriali, quelli con gli animali confinati nelle stalle e allevati a ritmi accelerati, grazie ad un mangime fatto non d'erba, ma di cereali.

Nella catena produttiva, è nelle coltivazioni di queste granaglie (soia e granturco, in particolare) che incidono, in termini di emissioni, pesticidi, fertilizzanti, gasolio per i trattori e il trasporto. È una quantità enorme di cereali: oltre 600 milioni di tonnellate vengono destinati, ogni anno, all'alimentazione dei bovini nelle stalle.

Il fenomeno riguarda, quasi esclusivamente, i paesi industrializzati. Due terzi di quei 600 milioni di tonnellate di mangime vanno, infatti, nelle stalle dei paesi ricchi. L'America, soprattutto, che ne consuma un quarto, 150 milioni di tonnellate di soia e granturco per il suo bestiame. Con gli allevamenti industriali si ottiene più carne, ma, in termini generali, l'uso dei cereali come mangime è inefficiente: con quei 600 milioni di tonnellate di cereali, perfettamente idonei all'uso umano, si potrebbero sfamare un miliardo e mezzo di persone.

Metà dei bovini del mondo, peraltro, vive fuori dalle stalle: l'allevamento all'aperto, a base di erba, su appezzamenti, normalmente, poco adatti alla coltivazione, taglia tutta la fase delle emissioni di gas serra, legata alla produzione dei cereali. In più, al contrario dei mangimi a base di soia o granturco, invece di sottrarre cibo all'uomo, ne aggiunge: il bovino allevato all'aperto trasforma in proteine mangiabili l'erba, che noi non possiamo mangiare.

I vantaggi non si fermano qui e riguardano direttamente le emissioni di CO2. Un recente rapporto dell'Union of Concerned Scientists sottolinea che i pascoli sottraggono anidride carbonica dall'atmosfera e la immagazzinano nel suolo, al ritmo di una tonnellata di anidride carbonica per ettaro. Il pascolo risulta tanto più efficace, sotto questo profilo, quanto più è ricco di piante leguminose, che migliorano la qualità dei foraggi e diminuiscono le emissioni di metano.

Secondo il rapporto, una corretta gestione dei pascoli le può ridurre fino al 30 per cento. È l'alternativa suggerita dall'Environmental Working Group ai carnivori impenitenti. Bistecche e formaggi ottenuti in questo modo costano - è vero - di più. Probabilmente, quello che il vostro portafoglio ha risparmiato con il venerdì di magro.
(04 agosto 2011)

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Alonso: "Mondiale possibile
Ma soltanto se Vettel sbaglia"

Madonna di Campiglio (Tn), 6 agosto 2011

Lo spagnolo della Ferrari a Madonna di Campiglio: "Lotterò per il titolo fino alla fine. Stimo Hamilton, nel 2007 ebbi problemi in McLaren, ma non fu colpa di Lewis. Vorrebbe guidare la Rossa? Come tutti"


Fernando Alonso a Madonna di Campiglio. Afp
Fernando Alonso a Madonna di Campiglio. Afp
"Hamilton è un pilota bravissimo, ha tutto il mio rispetto". Fernando Alonso, a Madonna di Campiglio in occasione della seconda giornata di Wrooom Summer 2011, risponde così ai complimenti che lo stesso pilota britannico della McLaren aveva rivolto allo spagnolo della Ferrari, archiviando gli screzi passati. "Io nel 2007 ho avuto un anno non buono, non per colpa sua - afferma a Sky Alonso -. Vuole venire in Ferrari? Tutti vogliono correre sulla Rossa e lui non è diverso dagli altri". Parlando della sua esperienza a Maranello, Alonso dice: "Sono in un momento importante della vita, ho molta esperienza, sono nel miglior posto possibile e cinque anni davanti a me in cui spero arrivino molti titoli".
speranze mondiali — A cominciare magari dal Mondiale in corso, che è lontanissimo, ma non ancora chiuso. I recenti passi avanti della Ferrari obbligano tutti all'interno del team di Maranello a crederci fino alla fine, almeno fino a quando la matematica permetterà di sperare. "Noi ci proveremo e speriamo anche in qualche errore di Vettel - spiega Alonso -. Le prossime gare sono molto interessanti. A Spa non ho vinto mai, a Monza spero di ripetere il feeling della passata stagione, a Singapore sarà una suggestiva gara notturna, forse la vittoria in questi circuiti rende più felice rispetto ad altri posti. Abu Dhabi? È sempre andato un po' tutto storto, ma se facciamo una bella gara lì possiamo mettere la croce".
seconda famiglia — Alonso si è goduto una giornata un po' diversa dalle altre: "Eventi come questi sono speciali, perché ci consentono di stare insieme per una volta lontani dalla frenesia della pista e del lavoro in fabbrica - ha detto nell'incontro con la stampa -. Veniamo anche all'inizio di gennaio e poi ci sono state altre occasioni, più private, in cui sto insieme ad ingegneri e meccanici. E' un bel modo di approfondire la conoscenza reciproca e di trovare il giusto affiatamento, come una seconda famiglia. Credo che siano anche cose come queste che rendono la Ferrari una squadra speciale, diversa da tutte le altre".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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