lunedì 1 agosto 2011

già.....

Default Usa, Obama trova la quadra
“Un compromesso necessario” 

L'accordo prevede un pacchetto di tagli alla spesa per almeno 2400 miliardi nei prossimi 10 anni, una Commissione capace di offrire un piano di riduzione del debito entro il Giorno del Ringraziamento (23 novembre) e due diverse fasi di innalzamento del tetto del debito
C’è l’accordo sul debito USA. Lo ha annunciato Barack Obama, secondo cui l’intesa mette fine alla “crisi che Washington ha imposto all’America” ed evita un default che avrebbe avuto un impatto “devastante”. Il presidente, che ha ringraziato gli americani per aver fatto pressione sui parlamentari con e-mail, telefonate, messaggi Twitter, ha detto che “questo non è l’accordo che avrei voluto. Ma è il compromesso di cui abbiamo bisogno per ridurre il deficit”. Obama è parso particolarmente soddisfatto. L’intesa lo mette infatti al riparo da pericolose turbolenze dell’economia in tempi di campagna presidenziale. Mentre il presidente parlava dalla Casa Bianca, Harry Reid, leader democratico del Senato, e lo speaker repubblicano della Camera John Boehner cercavano già di “vendere” l’intesa ai deputati e senatori più riottosi. Incontri con i rispettivi gruppi parlamentari sono in programma lunedì mattina, in modo da arrivare a un voto positivo prima della mezzanotte del 2 agosto, quando è previsto il temuto default del governo federale.

L’accordo prevede un pacchetto di tagli alla spesa per almeno 2400 miliardi nei prossimi 10 anni, una Commissione capace di offrire un piano di riduzione del debito entro il Giorno del Ringraziamento (23 novembre) e due diverse fasi di innalzamento del tetto del debito. In un primo tempo il tetto verrà alzato di 900 miliardi (ma 400 miliardi verranno aggiunti immediatamente, per evitare il default), con tagli alla spesa per 917 miliardi. Una seconda fase prevede un ulteriore espansione del debito, per una cifra compresa tra i 1200 e i 1500 miliardi di dollari. Entrambe le fasi sono soggette al giudizio del Congresso, e alla possibilità che Obama, in caso di voto contrario, possa esercitare il potere di veto.

Una Commissione del Congresso – composta da sei democratici e sei repubblicani – dovrà nel frattempo identificare una serie di risparmi per 1500 miliardi. Nel caso non venisse trovato un accordo, scatteranno tagli automatici al bilancio del Pentagono e al Medicare (si tratta di una norma “capestro”, che dovrebbe costringere le parti a un accordo, visto l’interesse dei repubblicani a mantenere il budget della Difesa, e dei democratici a garantire la spesa sanitaria).

L’annuncio dell’intesa conclude giorni di intensi negoziati, veti contrapposti, appelli e allarmi da parte della comunità economica su un possibile fallimento “del sistema America”. A questo punto tutta l’attenzione è puntata sul Congresso, dove bisogna trovare i voti necessari a far passare il testo sottoscritto da Casa Bianca e leader democratici e repubblicani. Non è un’impresa facile. In entrambi i partiti l’insoddisfazione è palese. I repubblicani più conservatori, quelli vicini al Tea Party, restano ideologicamente contrari all’innalzamento del tetto del debito, e sono insoddisfatti per l’assenza, nell’accordo, di una clausola specifica che preveda un emendamento alla Costituzione sul pareggio di bilancio. Boehner ha cercato di presentare l’intesa come una “vittoria per i repubblicani, che sono riusciti a cambiare i termini del dibattito e a introdurre tagli consistenti alla spesa”. Ma l’insoddisfazione, tra le fila dei conservatori, resta palpabile.

Stesso discorso per i democratici più progressisti, soprattutto quelli della Camera, insoddisfatti per una manovra fortemente restrittiva, che porta la “spesa discrezionale” al livello più basso dai tempi di Dwight Eisenhower, e che non prevede il promesso aumento delle tasse per le fasce più abbienti. L’insoddisfazione dei liberal è stato espressa con forza da Nancy Pelosi, capogruppo democratico alla Camera, che non ha esplicitamente appoggiato la manovra. “Esaminerò la proposta legislativa col mio gruppo parlamentare, per vedere quale livello di sostegno possiamo raggiungere”, ha detto la Pelosi, alimentando l’incertezza. Il furore della sinistra del partito è in queste ore alimentato dal rifiuto della Casa Bianca di accompagnare i tagli a un programma ampio di stimoli economici ed investimenti nell’occupazione. Una scelta che potrebbe scontentare fasce preziose di elettorato democratico – donne, neri, giovani, ispanici – in vista delle presidenziali 2012.
 
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C'era una volta la mattanza
ora il tonno finisce nelle gabbie

In Sardegna sono sempre meno gli esemplari catturati con il metodo più cruento. Vengono catturati vivi e poi portati a Malta in enormi contenitori. Solo asl raggiungimento di un quintale di peso venagono macellati di PIER GIORGIO PINNA

CARLOFORTE - C'era una volta la mattanza. La rivoluzione italiana nella pesca al tonno è cominciata nel sud ovest della Sardegna. Tra Portoscuso e l'isola di Carloforte, dove le tecniche più cruente, dalla tradizione secolare, riguardano ormai solo poche centinaia di tonni. Gli altri esemplari, catturati quando hanno un peso di almeno trenta chili, vengono lasciati vivere e poi trasportati sino a Malta dentro a enormi gabbioni galleggianti trainati da rimorchiatori. Il viaggio, a una velocità di pochi nodi per non arrecare danni agli animali, può durare un mese. Una volta a destinazione, i tonni ingrassano in giganteschi vasconi protetti da reti grazie alle più moderne tecniche di bioallevamento marino. Quando raggiungono il quintale, sono pronti per essere macellati. E allora vengono imbarcati su speciali aerei e portati in Giappone, dove i consumatori dal palato più fine sono disposti a spendere al dettaglio sino a ottanta euro per un chilo di tonno rosso, contro i 7-8 pagati dai mediatori che riforniscono i grossisti di questo prodotto dalle qualità eccezionali, forse il migliore al mondo.

Ma al di là degli aspetti economici, il cambiamento al via in queste settimane è soprattutto storico, culturale. Quasi antropologico. Per la prima volta, infatti, in Italia si assiste a un mutamento radicale nelle secolari regole della pesca al tonno: un'epopea, quella della mattanza, che con le "camere della morte" ha ispirato narratori e registi.

Perché questa rivoluzione? E per quale motivo inizia in Sardegna? Il nuovo sistema è legato alle norme sul contingentamento della pesca imposte di recente a livello internazionale. In tutto il mondo, la pesca al tonno è regolata dalle quote, introdotte per evitare l'estinzione degli esemplari. Un sistema considerato però troppo rigido dai pescatori e che ha spinto gli stessi amministratori pubblici del Sulcis Iglesiente, nel sud della Sardegna, a rivolgersi al Tar: "Abbiamo presentato un ricorso contro i limiti fissati per gli operatori locali", spiega l'assessore al Turismo della provincia Carbonia-Iglesias, Marinella Grosso. Per il 2011, qui è vietato superare le 140 tonnellate di tonni pescati. Nel frattempo, gli operatori che sin dal tempo della dominazione spagnola si occupano di questo particolare comparto produttivo hanno anche iniziato a muoversi in altre direzioni, per evitare di chiudere la stagione in perdita. In primo luogo, hanno catturato diverse centinaia di tonni con le consuete mattanze, riducendole però a non più di sei-sette in tutto. Poi, hanno comprato altre venticinque tonnellate di quote messe a disposizione dal governo perché non utilizzate dai pescherecci che usano un altro particolare tipo di reti, dette "a circuizione". E, infine, hanno messo a punto il sistema di trasporto verso Malta che finora era stato sperimentato solo in Spagna.

Così, in queste settimane, i tonni per ora lasciati in vita vengono trasportati via mare, a sud. Sia perché a Malta esistono da tempo le gigantesche gabbie per farli ingrassare, sia perché in quelle acque operano cargo in grado di trasferire a tempo di record quest'eccezionale prodotto in Estremo Oriente. Il viaggio dalle tonnare sarde verso La Valletta finora riguarda quattromila esemplari, costantemente alimentati in acqua con speciali mangimi ecocompatibili. Le fasi di trasferimento vengono seguite con telecamere e interamente registrate.

Del sistema avviato in Sardegna si è interessata anche la tv di Stato della Corea del Sud, tra i principali paesi importatori di tonno rosso. Così, se non tutti a Carloforte e a Portoscuso sono ancora persuasi delle bontà dei nuovi metodi di pesca, molti altri hanno capito che questa è, in fondo, l'unica soluzione per continuare a far convivere due esigenze contrastanti: preservare i tonni e garantire la sopravvivenza di un settore chiave per l'economia della zona. 
(01 agosto 2011)
 
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Il clandestino delle stelle
Voyager 1 va nell'universo

Dopo trentaquattro anni la sonda sta lasciando il Sistema solare per la Via Lattea. Con sé porta il celebre "Disco d'oro", con la speranza che anche gli altri abitanti dell'Universo possano ascoltare Chuck Berry e Beethoven di VITTORIO ZUCCONI

Chissà se ha pianto questo bambino di 722 chili, quando è uscito dal grembo del Sole e ha cominciato la vita fra le stelle? Chissà se Voyager 1, il primo clandestino dell'Universo, ha avuto paura, se già sta provando nostalgia di quel pianetino e di quel sistema solare che ha abbandonato per emigrare e dove era stato concepito con amore e con trepidazione 33 anni, 10 mesi e 31 giorni or sono? Se anche stesse piangendo, naturalmente nessuno lo potrebbe sentire, nel vuoto che lo avvolge ora che ha bucato l'eliosfera, la sacca amniotica che lo ha avvolto per tutta la sua esistenza, ed è arrivato laddove nessun figlio degli uomini era mai arrivato nei 13 miliardi di anni dal Big Bang. Soltanto noi, qui nella casa dalla quale se ne andò, riusciamo ancora a percepire qualche vaghissimo segnale anche se impiega sedici ore per raggiungerci. Ma uno dei suoi genitori, Tom Krimigis, ancora lo segue e vorrebbe proteggerlo perché, come sappiamo, un figlio è per sempre e non si smette mai di essere padri e madri.

IL VIDEO CON IL CONTENUTO DEL "DISCO D'ORO"
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Si sa che ha lasciato il Sistema solare, questo angoletto di Universo del quale noi ci crediamo il centro, per avventurarsi dentro la Via Lattea, la nostra galassia, dentro la quale stiamo in proporzione come una moneta da dieci centesimi caduta nel territorio della Francia. Ha fatto sapere a casa, da bravo figlio, che attorno a lui è calata una quiete inattesa e gli ultimi soffi del "vento solare", degli elettroni e protoni emessi dal Sole, non lo raggiungono più. Non ha trovato turbolenze, vortici, brutte compagnie, l'atteso e teorico "shock" che era stato previsto, e continua a sgambettare alla velocità di tredici chilometri al secondo, 46mila chilometri all'ora. Potrebbe viaggiare per sempre, nel "sempre" della vita dell'Universo, anche dopo che il suo cuore nucleare al plutonio avrà smesso di battere nel 2020.

È un clandestino dell'Universo, il primo emigrato illegale sfuggito al Sole, che nessun'altra stella o galassia ha mai invitato. Perfetto simbolo delle perenni migrazioni di uomini e cose che l'umanità non cessa mai di compiere, indifferente a leggi, barriere, gravità. Tenta di portare con sé documenti che nel 1977, quando fu concepito e lanciato, fisici, matematici, filosofi della scienza, astrofisici come Carl Sagan, scrissero e immaginarono potessero essere comprensibili e decrittabili da creature intelligenti sparse fra i duecento miliardi di stelle. Potrebbero evitargli l'espulsione, la detenzione o la distruzione. È il "Disco d'oro", che sulle prime i progettisti non volevano perché temevano che potesse alterare gli equilibri sensibilissimi della sonda, ma dovettero accettare.

Porta le prime battute dei Concerti brandeburghesi di Bach, sublime esempio di matematica dell'anima, 115 suoni della Terra, vento, mare, uccelli, balene, messaggi dei tromboni politici del momento, il segretario generale dell'Onu Waldheim e il presidente americano Jimmy Carter, dei quali a un ascoltatore del quinto o sesto millennio non potrebbe importare di meno. I saluti di terricoli in 55 lingue diverse; grafici con i parametri che rappresentano il sistema solare; simboli di molecole. Il tutto è inciso su un disco microsolco di rame placcato in oro a 16 giri, come gli album dell'epoca degli Elvis o dei Led Zeppelin, che ormai anche qui sulla Terra sarebbe quasi impossibile da ascoltare, essendo il "16 giri" estinto come i mammuth. Per questo, il "Disco d'oro" è chiuso in un cofanetto sigillato, con testina e puntina incluse, nella speranza che un E. T. un po' arretrato possieda un vecchio giradischi. O che oltre la Via Lattea esista un sito come e-bay dove acquistare apparecchi usati.

Porta quindi nello spazio intergalattico il segno di un'epoca che non esiste più e ci appare lontanissima nello spazio e nel tempo, quanto lui. È l'ambasciatore di una Terra che, atomi e molecole ed equazioni a parte, non è più quella che lui lasciò. Anche i ragazzi di oggi, figuriamoci gli "alieni", faticherebbero a riconoscerla. Uomini e donne sono approssimativamente ancora quello che erano, qualche centimetro più alti nella media, grazie alla migliore alimentazione di tanti, e destinati a vivere un poco più a lungo, ma chi dovesse intercettare il clandestino delle stelle non lo saprà mai. Le immagini frontali di un maschio e di una femmina d'uomo, che erano state incise sui dischi inseriti nelle sonde Pioneer anch'esse destinate alle stelle, furono eliminate per le proteste dei puritani, indignati al pensiero che qualche inconcepibile creatura nell'universo potesse scandalizzarsi e pensar male di noi terrestri.

Ma le similitudini fra l'oggi e il '77 finiscono con l'anatomia umana. Quel 1977 era l'anno della morte di Elvis Presley e dell'insediamento alla Casa Bianca di Carter, della benzina (in America) a 25 centesimi di dollaro al litro, della pace fra Egitto e Israele, con il primo riconoscimento di uno Stato arabo al diritto israeliano di esistere come nazione sovrana. Era l'anno dell'inaugurazione dell'oleodotto dell'Alaska, quello che avrebbe dovuto soddisfare per sempre la fame di petrolio, del primo volo commerciale del Concorde, della prima risonanza magnetica sperimentata a Brooklyn, dell'ultima esecuzione con la ghigliottina in Francia e della prima esecuzione di un condannato in America, dopo la pausa imposta dalla Corte Suprema. A Sanremo conduceva Mike Bongiorno e vincevano gli Homo Sapiens con Bella da morire e a Roma governava Giulio Andreotti. Proprio nel 1977, Spielberg ci illuse con i suoi Incontri ravvicinati.

Il suo computer di bordo, che pure lo ha guidato in un viaggio interplanetario che ci ha regalato immagini meravigliose di Giove, Saturno e la prima foto cartolina del Sistema solare visto da fuori, inviata nel 1990, è un patetico processore con memoria da 68K, sessantottomila byte, quattro milioni di volte più piccola dei 256G, miliardi di byte dentro il minuscolo laptop sul quale sto scrivendo. Ma quella era la capacità dei personal computer che lanciarono la cyberivoluzione che oggi stiamo vivendo nella esplosione della Rete, era la memoria del Commodor Pet, commercializzato proprio nel 1977 o, nello stesso anno, dell'Apple II, l'antenato della dinastia degli Apple Macintosh. È archeologia del futuro, quella che il bambino ormai adulto e uscito dalla casa del Sole porta dentro di sé, nell'ipotesi neppure quantificabile che in un tempo lontano dai noi milioni di anni luce finisca nella rete di qualche pescatore interstellare. Ma se ascoltare il primo movimento dei Concerti brandeburghesi o il fruscio del vento in un bosco non dirà nulla agli ascoltatori di altri mondi, grazie a quell'ammasso di sofisticatissima e antiquata ferraglia che ora vaga tra le stelle, abbiamo finalmente la risposta all'interrogativo che ci tormenta dalla prima volta che il bisnonno scimmia si eresse sugli arti posteriori e alzò lo sguardo verso il cielo notturno. I viaggiatori interstellari esistono. Ed è lui. Io, robot.
(31 luglio 2011)

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