domenica 14 agosto 2011

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IL CASO

Nord Corea, le spie finanziate
con i soldi dei giochi online

La nuova frontiera dello spionaggio di Pyongyang: arrestati cinque agenti che operavano in Rete per recuperare e smerciare valuta e beni virtuali. Con introiti per almeno sei milioni di dollari. E la Blizzard si piega al mercato: con soldi reali si potranno comprare beni virtuali di JAIME D'ALESSANDRO

ROMA - Un esercito di agenti nordcoreani sono stati sguinzagliati sul web. Ma le direttive di Pyongyang, stavolta, non sono quelle di attaccare qualche sito capitalista o di paralizzare la rete bancaria dei cugini del sud. Gli hacker del Korea Computer Center, istituto per la ricerca avanzata nato nel 1990, devono invece raccogliere valuta straniera, attraverso i giochi di ruolo di massa online e il commercio di beni virtuali.

Questi videogame compongono una vasta costellazione di mondi fantasy o fantascientifici frequentati giorno e notte da decine di milioni di persone. Molte delle quali sono disposte a pagare in dollari ed euro per un'armatura rara, una spada introvabile o semplicemente per ottenere senza sforzi montagne di monete digitali da spendere per il proprio equipaggiamento. 

E' così, per la prima volta, la polizia della Corea del Sud ha arrestato cinque persone con l'accusa di lavorare e generare profitti per i servizi segreti del Nord in videogame come Lineage o World of Warcraft 1. I cinque, tutti sudcoreani eccetto un cinese, sarebbero stati assoldati da un gruppo di 30 ingegneri e informatici di alto livello di Pyongyang, tutti usciti dall'Università Kim Il-sung e dall'università della tecnologia Kim Chaek, per smerciare valuta falsa virtuale fabbricata in Nord Corea. Una frode che ha portato a risultati interessanti: sei milioni di dollari, veri, incassati in due anni.

Non solo: stando al Korea Times, un ufficiale delle forze dell'ordine di Seul ha sostenuto che gli hacker nordcoreani, tramite i loro emissari, sono riusciti a installare in più di dodicimila computer software per rubare oggetti di gioco all'insaputa degli utenti. L'operazione sarebbe stata progettata dall'Office 39, dipartimento governativo agli ordini di Kim Jong-Il per la raccolta di valuta straniera attraverso mezzi illeciti. Incluso il traffico di droga.   

Secondo la valutazione della Banca Mondiale, la compravendita di beni virtuali nel 2009 ha generato tre miliardi di dollari. Ma c'è chi si spinge oltre. Come Julian Dibbell 2, giornalista americano che per un anno intero ha vissuto solo dei guadagni fatti in Rete nei mondi virtuali.

Nel suo libro Play Money, Dibbell ha sostenuto che circa centomila persone in Cina lavorano in questo campo. Sono i cosiddetti "gold farmer", raccoglitori d'oro (virtuale), forza lavoro di un mercato nero capace di rivaleggiare con il prodotto interno lordo dell'Albania e che supera di poco i 10 miliardi di dollari l'anno. Sono persone che passano dodici ore al giorno davanti al monitor, scorrazzando nei giochi in cerca di materie prime da convertire in soldi virtuali e poi da rivendere ai ricchi giocatori occidentali.

Diecimila di questi gold farmer, secondo la polizia sudcoreana, sarebbero al soldo di Pyongyang da almeno due o tre anni. L'Economist ha calcolato che ognuno di loro invia mensilmente 500 dollari al regime di Kim Jong-Il, dunque cinque milioni di dollari in totale. Cifra inverosimile, anche se Scott Hartsman, produttore del gioco di ruolo di massa Rift, qualche giorno fa ha sostenuto che questo giro d'affari è molto più ampio di quel che si crede in genere. Perché vanno calcolati anche i furti e le truffe 3. Hartsman purtroppo però non ha fornito cifre.

L'ultima mossa della Blizzard, la stessa di World of Warcraft che con i suoi 11 milioni di utenti è il gioco di massa online più frequentato al mondo, sembra però dimostrare questa tesi. Almeno in parte. Nel suo nuovo videogame in uscita entro fine anno, Diablo III, ci sarà infatti un sistema di conversione di beni virtuali in valuta reale.

La Blizzard - a differenza della Sony Online che dal 2005 ha aperto la sua Station Exchange per titoli come Everquest II e Star Wars Galaxies - in passato aveva sempre combattuto il fenomeno dei gold farmer cacciando quei giocatori che venivano colti in fragrante a smerciare i beni raccolti nel gioco. Evidentemente però il fenomeno è incontrollabile. Meglio quindi renderlo legale, rendendo felice il Caro Leader e i suoi hacker.   
(12 agosto 2011)
 
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Manovra, si allarga la fronda anti-Tremonti
Nove deputati Pdl: “Faremo emendamenti”

Napolitano emana a tempo di record il decreto. Il premier insiste sulla reazione positiva dei leader europei a quanto fatto dal governo italiano. Ma la strada è in salita. Non solo per la condanna di opposizioni e Cgil, ma soprattutto per la pioggia di critiche provenienti dall'interno del partito di maggioranza. E anche la Lega mostra le sue spaccature
Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha emanato a tempo di record il decreto approvato ieri pomeriggio dal Consiglio dei ministri “nello spirito del giro d’orizzonte compiuto nei giorni scorsi sui gravi rischi per l’Italia determinati dalle tensioni sui mercati internazionali”.  Insomma, un’urgenza motivata dal Quirinale come necessaria per scampare agli strali della Banca centrale europea pur restando “fermo il dovere di un confronto aperto in Parlamento e sul piano sociale, attento alle proposte avanzate con la responsabilità che l’attuale delicato momento richiede”, come si apprende dagli stessi ambienti del Colle. Una vittoria per Silvio Berlusconi che, appena terminata la conferenza stampa di oggi per illustrare la manovra “per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo”, si è intrattenuto con i giornalisti per far sapere quanto i leader europei apprezzino le misure anticrisi italiane: “Ho avuto contatti con gli altri leader dell’Unione europea stamattina, una lunghissima telefonata con la signora Angela Merkel. Ho parlato con il presidente della Bce, Trichet, e ho in programma altre telefonate tra stasera e domani”. Telefonate, ovviamente, “di forte apprezzamento”. Come quella che il Cavaliere spiega di aver avuto con il Presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy subito dopo il vertice: “Nel corso della lunga e cordiale telefonata il presidente Berlusconi ha aggiornato il presidente Van Rompuy sui dettagli della manovra finanziaria approvata ieri dal Consiglio dei ministri – si legge in una nota della presidenza del Consiglio – “Il presidente Van Rompuy ha rivolto parole di forte apprezzamento per l’azione di rigore messa in atto dal Governo italiano”.

Eppure, la strada della manovra appare in salita. Non solo per le condanne da parte dell’opposizione e della Cgil che, per bocca del segretario Susanna Camusso bolla le misure come “profondamente ingiuste”, quanto piuttosto per la pioggia di critiche proveniente dall’interno del Pdl.

Partiti in quattro due giorni fa, diventano nove i parlamentari Pdl che animano la fronda contro Giulio Tremonti e la manovra fresca di varo in Cdm. Antonio Martino, Giuseppe Moles, Giancarlo Mazzuca, Santo Versace, Alessio Bonciani e Deborah Bergamini si aggiungono a Guido Crosetto, Isabella Bertolini e Giorgio Stracquadanio – che già avevano avvisato: “Il nostro voto non è scontato” dopo la presentazione della bozza da parte del ministro dell’Economia – nel dire che “non abbiamo sbagliato nel giudicare deludente l’intervento del ministro dell’Economia. Il decreto legge presentato dal governo è poco convincente per due ragioni fondamentali: non affronta seriamente i problemi strutturali che hanno portato la spesa pubblica al 52% del Pil e il debito pubblico a dimensioni insostenibili; e aumenta le tasse sul reddito già troppo elevate”.

“Il presidente del Consiglio, il leader politico che per primo ha proposto un coerente programma liberale, sostiene, a ragione, di avere il cuore che gronda di sangue. Eppure – proseguono i 9 parlamentari Pdl – non è affatto impossibile almeno emendare il decreto per rafforzare e rendere più certe le misure riformatrici, come ad esempio quelle relative alla privatizzazione dei servizi locali, ed evitare un per niente inevitabile aumento delle tasse”. “Per rispetto della parola data agli elettori, per rispetto delle nostre convinzioni, per la certezza data dall’esperienza che più tasse vogliono dire meno lavoro e meno sviluppo, abbiamo deciso – annunciano – di presentare una serie di emendamenti che sostituiscano le maggiori tasse con migliori riforme, che riducano l’impatto depressivo sull’economia, che riducano la spesa pubblica in rapporto al Pil. Le nostre saranno proposte concrete, misurabili e diverse tra loro, di modo che il Parlamento possa discutere e scegliere quelle che riterrà migliori”.

Del resto, il 26 giugno intervistato dall’Ansa, il sottosegretario alla Difesa Crosetto si era già scagliato contro le bozze della manovra economica: “Andrebbero analizzate da uno psichiatra” e dimostrano che Tremonti vuole solo “trovare il modo di far saltare banco e governo”, aveva detto Crosetto all’indirizzo del titolare di via XX settembre. Il deputato del Pdl si era detto “stufo” di “sentire pontificare una persona che predica benissimo e razzola malissimo” visto che “l’unico ministero che non ha subito tagli alla spesa corrente, ma anzi l’ha aumentata, è il suo”.

E al coro di proteste interne si aggiunge anche il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro: “La manovra varata del governo è obbligatoria e non era facile ma ci sarebbe voluto più coraggio perché sulla previdenza bisognava osare di più e si poteva intervenire aumentando, almeno di un punto, l’Iva. In sede di conversione mi auguro possano esserci interventi migliorativi perché – sottolinea il governatore – il rischio di rottura della tenuta sociale è reale con i tagli ai trasferimenti che penalizzano le fasce sociali più deboli e quindi penalizzano il Sud. Anche sugli enti locali una maggiore dose di coraggio avrebbe prodotto effetti migliori. Il tetto di 300 mila abitanti per la soppressione delle province poteva essere innalzato a 500 mila e quello dei comuni a 2000 abitanti . Così come è giusto prevedere l’accorpamento delle Regioni.

Come Caldoro, anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia chiede di “sfruttare il passaggio parlamentare per riformare le pensioni di anzianità e fare un “piccolo aumento dell’Iva”. Lo chiede la leader degli industriali in un’intervista al direttore del Sole 24 Ore in edicola domani.”Faccio una proposta a maggioranza e opposizione – spiega Marcegaglia – il decreto verrà discusso in Parlamento, si sfrutti questo passaggio per modificare il punto essenziale di questa manovra unendo insieme rigore e sviluppo: si riformino le pensioni di anzianità. In questo modo si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi di euro in due anni e si può ridurre il prelievo di solidarietà sul ceto medio, che rischia di avere una funzione depressiva superiore al previsto dare una spinta allo sviluppo, a partire dalle infrastrutture”. “Si può fare anche di più – avverte poi la presidente di Confindustria – con un piccolo aumento dell’Iva, anche un solo punto, che può valere fino a 6,5 miliardi di euro, si recuperano altre risorse strutturali per ridurre le tasse sul lavoro, in primis quelle che riguardano i giovani”.

Non manca infine la polemica interna alla Lega Nord. “Quei tagli sa farli anche un bimbo”, ha commentato Flavio Tosi in un’intervista al Corriere della Sera che uscirà domani riferendosi alla manovra che tanto ha impegnato il suo collega di partito nonché ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli. La risposta arriva a stretto giro di posta: “Se qualcuno vuole fare il primo della classe, la porta è sempre aperta”, ha detto Calderoli all’Adnkronos criticando chi “nella Lega e nel governo” ha manifestato perplessità sulla manovra attraverso interviste. Ma il sindaco leghista di Verona dà voce ai ‘maldipancia’ della base del Carroccio facendo però arrabbiare non poco i dirigenti ‘lumbard’ che difendondo quelle “scelte sofferte e difficili” fatte – spiega sempre Calderoli – “restando al governo, pur di tutelare i cittadini dal rischio di perdere la pensione o di andare in banca e trovare i risparmi dimezzati”. “Chi fa dei distinguo dalla linea del movimento, linea dettata da Umberto Bossi, si mette da solo fuori linea”, tuona Calderoli. Il ministro, che è anche coordinatore delle segreterie del Carroccio, non cita mai Tosi, ma il riferimento al sindaco scaligero appare esplicito: “Vedo che c’è chi fa affermazioni sui giornali – spiega – pensando di essere stato eletto per la propria bravura non perché appartenente al movimento”.  Nel partito si fa notare che l’irritazione è rivolta anche ad altri esponenti locali (“dal consigliere comunale in su”, dice Calderoli): un riferimento alle parole del presidente della provincia di Sondrio che ha criticato il taglio del suo ente prima di scoprire che proprio un intervento leghista (la manina salva Sondrio) nel testo l’ha salvato dalla scomparsa.

In ogni caso, nel partito fondato da Umberto Bossi si notano segni di scollamento. Il “sacrificio” della manovra sembra costare caro ai ‘lumbard’, alle prese da mesi con forti tensioni interne. Tensioni acuite da provvedimenti che toccano soprattutto le casse degli enti locali e di quegli amministratori che sono la base dei dirigenti della Lega. Tra questi, in forte crescita di popolarità tra i leghisti, c’è proprio Tosi che inoltre è sempre nelle prime posizioni nel gradimento dei cittadini nella classifica dei sindaci. Indicato da tempo nell’orbita del ministro Roberto Maroni, il primo cittadino veronese si è lasciato andare a dichiarazioni ‘non ortodosse’, criticando “una manovra fatta male” che “è incapace di tagliare gli sprechi così come di rilanciare l’economia”. La sua voce suona isolata ma nel partito molti amministratori locali, delusi per le misure che dissanguano le casse dei loro enti, la pensano come lui.

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IL CASO

Ecologia valore economico
Vi spieghiamo quanto vale

Il NatCap, un progetto delle università di Standford e Minnesota in collaborazione con Wwf e Nature Conservancy, cerca di monetizzare la salvaguardia ambientale

di CRISTINA NADOTTI
IN TERMINI estetici una foresta ha più valore, almeno agli occhi di chi ama la bellezza, di un terreno agricolo. E se il valore non fosse soltanto teorico, ma quantificabile, e si potesse monetizzare un ecosistema come si fa per i beni e i servizi? C'è chi questi calcoli li sta facendo, ha già raggiunto delle cifre affidabili e sta mettendo a punto un sistema sempre più efficace per aiutare imprese e governi a capire se disboscare un dato tratto di terreno, magari per costruirci sopra, sia davvero la scelta economicamente più vantaggiosa.

Il sistema si chiama Natural Capital Project, "NatCap", in breve, ed è stato avviato nel 2006 dalle università di Stanford e Minnesota insieme con due tra le maggiori organizzazioni per la salvaguardia dell'ambiente, il Wwf e Nature Conservancy. L'anima di questo progetto è Gretchen Daily, una biologa di Stanford emigrata negli Stati Uniti dalla Germania, dove ha vissuto nell'ex Ddr e toccato con mano i disastri ambientali degli anni dell'industrializzazione ad ogni costo.

La storia della monetizzazione della salvaguardia ambientale va di pari passo con la storia professionale della dottoressa Daily. La biologa ha avuto la possibilità di studiare dal 1991 un ecosistema ricco come quello del Costa Rica, dove ha condotto un progetto, insieme al  governo locale, di finanziamento ai proprietari terrieri perché preservassero la foresta pluviale piuttosto che abbatterla. Osservare gli effetti avuti dal mantenimento della foresta pluviale, a paragone con le aree nelle quali è stata abbattuta, ha consentito a Daily e al Costarica di verificare i benefici venuti all'economia locale in termini di protezione dalle inondazioni, impollinazione dei raccolti e qualità dell'aria. Al momento, questi benefici non sono ancora valutati economicamente, non hanno un prezzo di mercato, ma secondo la dottoressa Daily è giusto e finanziariamente proficuo assegnarglielo, come si fa per i servizi.

"Fino a oggi - ha dichiarato al New York Times la biologa - una foresta viene valutata in termini di quantità di legname o cellulosa, cioè si calcola da cosa e quanto si può guadagnare abbattendola. Ma esiste un valore economico anche nel lasciarla intatta insieme al suo ecosistema ed è quel valore che vogliamo quantificare".

Per farle ciò sono necessari nuovi strumenti, capaci di convincere un mercato della possibilità di trarre profitto nell'investire in "ecosistemi". Uno di questi strumenti è un software, chiamato InVest (cioè "Integrated Valuation of Ecosystem Services and Trade-off", "valutazione integrata dello scambio e dei servizi dell'ecosistema") in grado di individuare e valutare i beni ambientali e i servizi che essi possono rendere (per esempio, la prevenzione di inondazioni come nel caso delle foreste di mangrovie). Non sono soltanto i partner di NatCap a credere nellla possibilità di creare e usare a fini economici questi strumenti. Il software InVest presto sarà portato sulla piattaforma di Google Earth, grazie alla collaborazione con Google.org, il braccio filantropico di Google.

Ci vorrà qualche tempo perché NatCap diventi una realtà economica, ma i primi passi sono già stati fatti e il progetto collabora con governi in America Latina, Africa, Asia. In Cina, per esempio, NatCap sta lavorando con il governo in un progetto ambizioso di riqualificazione e protezione del "capitale naturale". Dopo le alluvioni causate nel 1998 dalla deforestazione, Pechino sta investendo 100milioni di dollari per riconvertire vaste aree di terreni agricoli in foreste. Il software InVest verrà messo alla prova per quantificare in termini economici il valore che verrà alla riqualificazione ambientale, considerando per esempio che la foresta servirà a controllare le inondazioni, fornirà nuove possibilità di irrigazione, darà riserve di acqua potabile, produrrà energia idroelettrica, accrescerà la biodiversità e stabilizzerà il clima.

Quando si parla di esigenze economiche i governi sono sempre più rapidi nelle risposte, perciò riuscire ad esprimere in valuta i benefici della natura potrebbe dare un impulso enorme alla salvaguardia degli ecosistemi. C'è il solo dubbio che guardare alla natura in maniera tanto pratica, e da un punto di vista prettamente antropocentrico, possa far dimenticare che una foresta o una spiaggia hanno un valore estetico in sé, separato da ogni valutazione economica.
(11 agosto 2011)

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