sabato 27 agosto 2011

hahahahahahah



IL CASO

La fabbrica di 800 operai
che evade tutte le tasse

La Guardia di Finanza ha scoperto 800 dipendenti irregolari e 1,3 miliardi occultati al fisco. Sotto accusa una big del settore conciario. Tutto parte da due tangenti per evitare gli accertamenti

di ROBERTO MANIA ARZIGNANO, valle del Chiampo, distretto della concia, profondo nord-est, più o meno 25 mila anime, provincia di Vicenza, Italia. L'Italia laboriosa sì, ma che evade, che non vuole pagare le tasse e che fugge. L'Italia delle società fantasma, delle scatole cinesi, dei capitali all'estero. Del lavoro nero. La storia della Mastrotto scoperchiata da un'indagine della Guardia di Finanza è una storia tutta italiana. Del paese dall'evasione monstre da oltre 250 miliardi l'anno, dove chi evade è un furbo e non un mascalzone. E allora niente scontrini, niente fatture, niente dichiarazioni Iva. Niente tasse. Perché a questa Italia lo Stato non piace. Tanto ci sono gli altri che pagano. I fessi.

Ma la Mastrotto Group non è un'azienda qualunque. L'un per cento della produzione mondiale di pelle esce dagli stabilimenti vicentini, dove le Fiamme Gialle hanno scoperto 800 (dicasi 800) dipendenti irregolari. La Mastrotto, giro d'affari intorno al mezzo miliardo, fornisce Tod's e Ikea. La Mastrotto è globale perché sta anche in Brasile e Indonesia. Già, ma soprattutto nel Granducato del Lussemburgo e nell'isola di Man. Paradisi fiscali, si sa. Il sistema era di quelli sperimentati, oliato per anni, apparentemente perfetto: un reticolo di società europee, per sfuggire ai controlli del fisco italiano. Una società "madre" italiana che si appoggiava su due trust costituiti nell'isola irlandese che a loro volta transitavano attraverso quattro società in Lussemburgo. Due tangenti, però, hanno bloccato gli ingranaggi. Tangenti (da 300 mila e 60 mila euro) a funzionari dell'Agenzia delle entrate per tentare di impedire gli accertamenti. Che hanno portato al "bottino": 106 milioni di euro evasi, 1,3 miliardi di redditi occultati, un milione e mezzo di versamenti Irpef di contributi Inps non pagati per gli 800 dipendenti irregolari, tonnellate di pellame vendute in nero, per un valore intorno ai 10 milioni, Iva evasa per due milioni. I fratelli Bruno e Santo Mastrotto, che mezzo secolo fa hanno lasciato i campi e fondato il gruppo partendo da un capannone, dovranno rispondere di corruzione, evasione fiscale totale e lavoro nero. L'azienda ha parlato di cifre "sproporzionate", di non aver evaso, e di aver pagato in nero solo gli straordinari ("prassi diffusa nel territorio").

Storia italiana, dunque. Ma tace il presidente della Confindustria di Vicenza, Roberto Zuccato. La Mastrotto è una sua associata. Parla, invece, Massimo Calearo, vicentino, predecessore di Zuccato alla guida degli industriali locali, ora parlamentare "responsabile" dopo essere stato eletto nelle liste del Pd. Calearo conosce la famiglia Mastrotto. "Sono rimasto stupefatto", dice. Poi spiega che è in atto un passaggio generazionale. Che Chiara (figlia di Bruno) sta prendendo in mano le redini dell'azienda e che sia stata proprio lei a riconoscere "che non si poteva più andare avanti in quel modo". Sostiene Calearo: "Ha rotto un tabù". Che poi vuol dire accettare di pagare le tasse. "Sì - aggiunge -, ma quello della concia è un sistema che gira in quel modo". Non è il nord-est, insomma. Lo dice anche Daniele Marini, direttore della Fondazione Nord-Est: "Direi che non è proprio la norma. Anzi. Poi se vogliamo individuare delle spiegazioni, ma non delle giustificazioni, possiamo cercarle nella difficile competizione mondiale, negli alti livelli di tassazione e nella cultura delle piccole imprese a non aprirsi all'esterno".

Solo un paio d'anni fa, sempre ad Arzignano, c'era già stato il caso del super-evasore Andrea Ghiotto, considerato il re della frode fiscale nella "concia-connection". Ma Ghiotto andava in giro con belle donne, macchine di lusso. Insomma si faceva notare. I Mastrotto no. Vita discreta, villetta in collina. Nessuna ostentazione. Con la moglie di Bruno Mastrotto impegnata nel volontariato per aiutare l'integrazione dei bambini extracomunitari. "Danno milioni all'Africa!", dice Calearo. Potremmo dire che è proprio l'Italia dell'evasione. Come sosteneva ieri un lettore ("Coramedentro") sul sito del Giornale di Vicenza: "Basta girare per i bar di Arzignano in borghese per sapere quello che da noi tutti sanno ovvero che i grandi maestri dell'evasione sono loro assieme ai noti commercialisti del paese. Ovvero i più grandi gruppi conciari della valle e anche d'Italia. I piccoli si sono adeguati per restare sul mercato. Speriamo che le Fiamme gialle comincino a domandare anche alle aziende di prodotti chimici e ai tanti mediatori di pelli grezze e non, che da anni fanno tanto nero quanto i loro clienti. Torneremo alle filande! E smettetela, cari concittadini, di prendervela con il Ghiotto e continuare e salutare e riverire migliaia di disonesti che conosciamo tutti. Suvvia...". Suvvia.
(27 agosto 2011)

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Berlusconi? Un presidente da mungere 

Da Casoria all'Olgettina: i debiti del premier. Dalle indagini emergono spesso assegni e bonifici ad amici e conoscenti. Sono diverse le inchieste in cui si cerca di capire se il Cavaliere sia stato ricattato
"Silvio se non mi fai la grazia", illustrazione di Emanuele Fucecchi
Essere Silvio Berlusconi”. Potrebbe chiamarsi così un gioco di ruolo, o meglio, il format televisivo di un talent show in cui i concorrenti, nei panni di un facoltoso e generosissimo tycoon dalla brillante carriera politica, elargiscono a pioggia regalie alle persone più bisognose. L’obiettivo del gioco è evitare di incrociare i “cattivi” che, con diabolica malafede, subornano la generosità del capo e spillano soldi su soldi. Magari – a differenza dei “buoni” – inventandosi qualche ricattino. Le idee per gli autori non mancherebbero. Basta scorrere le cronache degli ultimi anni e il parterre dei beneficiari, con la non improbabile possibilità che la lista si allunghi ancora, è presto fatta. In fondo il nostro presidente del Consiglio è il più “ricattabile”, nel silenzio più assoluto dei grandi opinionisti, del mondo occidentale.

L’ultimo nome (ri)sbocciato è quello di Giampi Tarantini, l’imprenditore pugliese, indagato a Bari per corruzione e favoreggiamento della prostituzione, celebre per aver portato Patrizia D’Addario a palazzo Grazioli. Stando a quanto racconta Panorama da ieri in edicola, Giampi avrebbe ricevuto 500mila euro da B. che dichiara di “aver aiutato una persona e una famiglia con bambina in gravissima difficoltà economiche”. “Buono” dunque? Chissà. Secondo i pm di Napoli la causale sarebbe un po’ diversa, forse un incentivo per evitare a B. altri guai e imbarazzi. Cattivello.

Altro, presunto e ingrato ricattatore sarebbe Ernesto Sica, ex sindaco di Pontecagnano, Salerno: la Procura di Napoli ipotizza che B. sia ricatatto da Sica, il quale potrebbe essere in possesso di informazioni imbarazzanti su come andarono le cose in Senato nel 2008, quando cadde il governo Prodi. Potenzialmente supercattivo.

Patrizia D’Addario, invece, era la “cattiva” per eccellenza. Escort pagata (disse) per passare la notte con il presidente del Consiglio e così in malafede da infilarsi nel mitico “lettone di Putin” con tanto di registratore vocale nascosto. Raccontò di aver cercato le grazie del premier per chiedere un “aiutino” per realizzare ciò che non riuscì al padre, costruire un residence a Bari. Sembrava fatta, ma la Sovrintendenza ha bloccato tutto. Patty è tornata a parlare con Libero poche settimane fa denunciando di essere stata strumento di un complotto anti-B. Da cattivissima a quasi buona?

In principio, però, fu Noemi Letizia, la festa di Casoria e il “ciarpame senza pudore” urlato a mezzo stampa dall’ex (assai cattiva) first lady Veronica Lario.
La mamma di Noemi, signora Anna Palumbo, secondo i documenti bancari acquisiti dai pm milanesi del “Rubygate”, avrebbe ricevuto bonifici per decine di migliaia di euro partiti da un conto del presidente del Consiglio. Innocenti liberalità per assicurare un futuro alla (ormai ex) Lolita preferita? O c’è dell’altro? Cattiveria latente.

Le fanciulle, in questo gioco, sono le avversarie più insidiose. Ruby su tutte, la nipote di Mubarak “ragazza in difficoltà” (Maria Stella Gelmini dixit) aiutata dal Nostro, pagata “per non prostituirsi” o per acquistare la mitica “macchina anti-depilatoria” da 65mila euro. Per non parlare della pletora delle “olgettine”, come l’ex meteorina Alessandra Sorcinelli, che in una anno avrebbe ricevuto da B. decine di migliaia di euro, versati (come raccontato dal Fatto Quotidiano il 12 gennaio 2011) in più tranches, alcune anche successive all’apertura dell’inchiesta Ruby. Inchiesta da cui emerge anche molto denaro “regalato” a Nicole Minetti (la presunta “chioccia” delle notti di Arcore) che pure può disporre di un rispettabilissimo stipendio da consigliere regionale della Lombardia. Se non cattive, forse un po’ troppo esose.

Meno male che esistono gli amici, antichi e maschi. Loro non tradiscono mai. A cominciare dall’avvocato Cesare Previti, che i soldi li sapeva usare. La Corte di Cassazione, il 13 luglio 2007, ha stabilito che la sentenza che nel 1991 annullò il Lodo Mondadori, consegnando il primo gruppo editoriale italiano a Silvio Berlusconi sfilandolo a Carlo De Benedetti, era comprata. L’acquirente era proprio Cesare Previti, agente per conto del Cavaliere con denaro della Fininvest, beneficiaria finale di tutto.

E che dire del compagno di mille battaglie Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa (il giudizio definitivo è atteso in autunno)? Il cofondatore di Forza Italia si definisce “principe decaduto” ma per la verità non se la passa troppo male. E grazie a cosa, se non alla generosità di B.? Come ha raccontato il Fatto Quotidiano, sui conti del senatore bibliofilo sono piovuti di recente 9 milioni e mezzo con cui è stata ristrutturata la villa sul Lago di Como.

Ottimo anche l’avvocato inglese David Mills. Condannato in primo e in secondo grado per corruzione in atti giudiziari, ha atteso con serenità la prescrizone in Cassazione senza fare troppe storie su quei 600 mila dollari ricevuti da B. per deporre come si deve (lo dicono le motivazioni della Suprema Corte) nei processi Arces e All Iberian, tenendo fuori il presidente “da un sacco di guai”. Buoni. Senza se e senza ma.

Silvio B. sa essere riconoscente con chi gli è fedele (Emilio Fede) e con chi lo fa divertire (Lele Mora). Se poi sui 2 milioni e 850 mila euro elargiti a Mora (indagato per bancarotta fraudolenta per il fallimento della LM Managment) Fede se ne intasca metà (dice Lele) che colpa ne ha B.? Buoni, ma un po’ pasticcioni.

È molto difficile essere Silvio Berlusconi, al giorno d’oggi. Chi vuol essere milionario può scegliere da che parte giocare.

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Alonso non si fa illusioni
"Noi ok, ma pure gli altri"

SPA (Belgio), 26 agosto 2011

Il ferrarista dopo le prime libere a Spa è soddisfatto: "L'ala anteriore nuova e il fondo sono positivi ma la Red Bull è veloce". Vettel: "Ho risparmiato le gomme". Le McLaren in agguato, Button: "Abbiamo imparato tanto oggi"

Giove Pluvio protagonista della prima giornata di prove libere del GP del Belgio. La pioggia a intermittenza ha condizionato il lavoro di tutte le squadre ma le sensazioni in casa Ferrari sono comunque positive. Fernando Alonso è stato autore del secondo miglior tempo, dietro alla Red Bull di Mark Webber, con Felipe Massa quinto. "Abbiamo utilizzato una nuova ala anteriore e un inedito fondo - ha spiegato Fernando Alonso - le prime impressioni sono state positive. La monoposto è ben bilanciata e non dovremo fare rivoluzioni per le qualifiche. Ma anche i nostri rivali, in particolare le Red Bull, sono messi davvero bene. Sarà dura". Gli fa eco il brasiliano: "In queste condizioni non è facile individuare la strada da seguire e abbiamo fatto diverse strategie. Non ho potuto fare molti giri sull'asciutto ma ho avuto comunque la sensazione di aver fatto un passo avanti".
Gazzetta TV
 
vettel al risparmio — Il decimo tempo del campione del mondo Sebastian Vettel è dovuto al fatto di non aver girato con gomme tenere. Ma solo (e poco) con le intermedie: "Ho preferito conservarle perché ne ho un solo treno a disposizione ed è prevista pioggia anche domani e domenica. Al momento è difficile giudicare i tempi di oggi ma le mie sensazioni sono buone". Migliori ancora quelle del suo compagno. Webber è stato il più veloce: "Ho fatto solo quattro giri sull'asciutto, due con le gomme morbide e due con le intermedie. Ma abbiamo fatto soprattutto un lavoro di messa a punto".
mclaren pronte — Se le Red Bull restano le favorite, non sono state certo a guardare le McLaren: "Abbiamo girato poco ma imparato tanto oggi" ha detto Jenson Button, 3°. Alle sue spalle il compagno Lewis Hamilton: "Oggi ho fatto soprattutto giri di installazione per fare alcune prove con le ali e per capire che livello di carico aerodinamico scegliere". Un'uscita di pista e un testacoda prima dell'ingresso dei box, oltre al 17° tempo finale, sono il magro bottino del debuttante Bruno Senna con la Renault: "Per gli errori fatti la prima sessione è stata un mezzo disastro, ma nella seconda sono andato decisamente meglio nonostante la pioggia. E già non vedo l'ora di tornare a guidare domani".
dal nostro inviato
Alessia Cruciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

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