giovedì 10 marzo 2011

già......

APPLE

iPhone 5, ritorno al futuro?
Sul web ipotesi di design

La nuova versione del melafonino potrebbe avere uno chassis in alluminio, e sarà riprogettato internamente per evitare problemi di antenna. Presentazione attesa verso l'estate

ROMA - Non è ancora apparso sul mercato iPad 2, che già si inizia a parlare di iPhone 5. In realtà i tempi sono giusti, Apple presenta tradizionalmente i nuovi modelli del melafonino intorno a giugno-luglio. E a rendere più interessanti le congetture arrivano notizie dalla Cina, dove Apple produce i suoi dispositivi e altre aziende accessori ad hoc, per cui è necessario conoscere le caratteristiche dei nuovi modelli prima dell'uscita.

Le indiscrezioni d'Oriente raccontano di un iPhone 5 che torna al passato, con un guscio d'alluminio sul retro come quello di seconda generazione. Riprogettato all'interno per evitare problemi di antenna, con Retina display e un processore più potente, l'A5, lo stesso montato nel nuovo iPad. Anche lo spessore dovrebbe essere inferiore, visto che iPad 2 è più sottile dell'attuale iPhone 4. L'immagine del sito macotakara.co.jp

Il "ritorno al futuro" dello chassis in alluminio potrebbe essere la soluzione al problema segnalato da diversi utenti, ovvero la fragilità dell'attuale retro di iPhone 4. In
rende l'idea di come dovrebbe essere il nuovo telefono, per forma e spessore. Ci si aspetta poi una fotocamera da 8 megapixel e una tecnologia touch più precisa, capace di interpretare i gesti anche se l'utente indossa i guanti. E poi, iPhone 5 dovrebbe avere capacità Nfc, per facilitare gli acquisti elettronici, oltre a varie migliorie interne come giroscopi più precisi e capacità delle batterie.
questo modo il melafonino di quinta generazione assomiglierebbe molto ad un iPod Touch attuale. Rimane in sottofondo il "rumour" di un iPhone Nano, smartphone low cost con cui Apple potrebbe provare a conquistare il mercato dei terminali Android. Di certo per ora non c'è nulla, oltre al diluvio di indiscrezioni, già iniziato, che arriverà da qui alla vera presentazione.
 
(08 marzo 2011)
 
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 Batman piezz’e core
Letizia Moratti ringrazia pubblicamente il figlio Gabriele che ha deciso di dare in beneficenza la casa dello scandalo. Ma le gaffe del rampollo stanno danneggiando la campagna elettorale del sindaco di Milano
“Mi ha fatto un grande piacere sapere che mio figlio ha deciso, quando questa vicenda sarà chiusa, di regalare l’immobile di via Airaghi ad una associazione. Mi ha fatto molto, molto piacere apprendere questo”. La contentezza ostentata dal sindaco di Milano Letizia Moratti dopo un’imbarazzante intervista del figlio Gabriele al Corriere della Sera non è servita a sgomberare il terreno dall’imbarazzo. La contraddittoria autodifesa del giovane manager, accusato dall’architetto Gian Matteo Pavanello di aver chiesto una riproduzione in chiave di lusso pacchiano della casa di Batman, ha accresciuto gli interrogativi sulla sua condotta, come vedremo più avanti. E i propositi benefici non sono bastati a cancellare l’argomento dalla campagna elettorale con cui la Moratti cerca un nuovo mandato alla guida di palazzo Marino.

Infatti l’abuso edilizio per il quale Gabriele Moratti è indagato dalla procura della Repubblica di Milano non chiama in causa la signora Letizia in quanto madre, ma in quanto sindaco. Accusa il capogruppo del Pd al Comune, Pierfrancesco Majorino: “Sapeva, ha visto e non ha evitato le irregolarità”. Proprio ieri il sindaco ha detto, secondo l’agenzia Ansa, di essere stata “a casa di mio figlio parecchio tempo fa per un paio di volte”. A casa?
O si tratta di un malinteso o di una gaffe mostruosa. Tutta la polemica infatti gira intorno a quella parola. Gabriele Moratti è accusato di aver trasformato un immobile a uso industriale di 447 metri quadrati in un’abitazione di lusso senza permesso e senza pagare gli oneri connessi. Proprio in questi giorni la Guardia di Finanza è andata negli uffici urbanistici del comune di Milano a farsi consegnare una serie di documenti riferiti alla travagliata pratica urbanistica.

Rimane l’impressione che il sindaco di Milano sia stata vivamente consigliata di separare la sua immagine da quella del figlio. Nei giorni scorsi aveva fatto notare che di Gabriele si occupava quando era più piccolo, non più ora che ha 32 anni. Ieri ha manifestato piacere per la decisione del figlio di regalare un oggetto del valore di qualche milione di euro. Perché, se è tutto regolare?

Il giovane manager-imprenditore ieri ha detto al Corriere di essere al centro di “una colossale montatura usata contro mia mamma”. E ha spiegato che in quell’immobile milanese di via Airaghi 30 i lavori in corso da due anni e mezzo non sono per fare la casa di Batman (con tanto di ponte levatoio, piscina salata, bunker e poligono di tiro), ma la struttura per le attività imprenditoriali che conduce con i suoi amici di sempre, quelli di San Patrignano.

Dopo aver fatto inorridire i veri appassionati di Batman definendolo “eroe volante” (ma il signor Bruce Wayne è un ricchissimo, quasi quanto Gabriele Moratti, uomo in carne ed ossa, che indossa in caso di necessità un mantello e non le ali) il giovanotto spiega che quella non è la sua casa perché la sua destinazione era uno show-room: “Insieme a due amici abbiamo fondato la società Redemption Choppers, una srl che partiva dalla passione di un mio socio per le moto, che lui stesso costruisce. Volevamo creare un laboratorio per questo, poi ci siamo resi conto che non avrebbe reso e, come fanno molte marche, abbiamo ampliato la mission aziendale a una linea di abbigliamento casual. Abbiamo pagato più di 100 mila euro al Comune”.

Strano. I lavori in via Ajraghi 30 sono iniziati nel 2008, mentre la Redemption Choppers è stata costituita il 26 maggio 2010, e risulta ancora inattiva. Chi ha pagato i 100 mila euro? Probabilmente lo stesso Gabriele, che non solo è ricco di famiglia, ma ha anche un solido e ben retribuito posto di lavoro fisso, come assistente di Dario Scaffardi, direttore generale della Saras, l’azienda di suo padre. In ogni caso “stiamo disegnando le linee del campionario”, ha dichiarato il presidente della Redemption, “e gran parte del ricavato, come fanno alcune srl di questo tipo, andrà in beneficenza”.

Per adesso la Redemption avrebbe bisogno di ricevere beneficenza, più che di farne. Infatti, per essere una fabbrica di motociclette che decide di ampliare il business sfruttando la forza del suo marchio per lanciare una linea di abbigliamento casual, appare quantomeno gracile. Oltre a essere inattiva, ha un capitale sociale versato dai tre soci di 2.500 euro (duemilacinquecento euro), di cui 850 versati dal presidente Gabriele Moratti, e 825 a testa dagli altri due soci, Vanni Laghi, domiciliato a Coriano (Rimini) in via San Patrignano 53, e Daniele Sirtori, domiciliato anche lui in via San Patrignano 53 a Coriano. L’indirizzo è lo stesso della Comunità di San Patrignano, che da molti anni riceve dai genitori di Gabriele Moratti un forte e meritorio sostegno.

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Valentino: "La spalla fa male"
"La Canalis non me l'ha data"

Rossi - ancora dolorante alla spalla - è intervenuto al Chiambretti Night e ha dato spettacolo parlando anche del presunto flirt con l'ex velina. Sulle sue condizioni: "Il tendine non è sceso dove doveva e quindi sento ancora male, ci vorrà tempo. Pentito della Ducati? Non abbiamo nemmeno iniziato"

Rossi si gode il Chiambretti Night
Rossi si gode il Chiambretti Night
MILANO, 9 marzo 2011 - "Posso solo confermare che non me l'ha data". È una delle tante battute regalate da Valentino Rossi nel corso della registrazione della puntata del Chiambretti Night che andrà in onda in due serate venerdì e sabato. Il riferimento, nello specifico, è la risposta al conduttore che gli chiedeva se fosse vero il flirt con Elisabetta Canalis attribuitogli negli anni scorsi.
tendine — Naturalmente si è parlato molto di moto e la curiosità di tutti i suoi milioni di tifosi è la condizione della sua spalla: "Sono stato oggi dal dottore che mi ha operato alla spalla - ha detto - mi fa ancora male ma abbiamo capito perché. È colpa del tendine del bicipite che non è sceso come doveva. Mi fa ancora male, ci vorrà un po' di tempo".
Rossi (a des) con Piero Chiambretti
Rossi (a des) con Piero Chiambretti
ossa simpatiche — Lo scorso anno il pilota marchigiano si è infortunato anche a tibia e perone. "Ma le ossa più simpatiche, in poco tempo si sistemano, invece la spalla...". Vale ha parlato anche della paura: "La paura è importante per cercare di non esagerare: il nostro limite è un po' più alto, ma ogni volta che si cade si sente paura". "Dicono che so cadere bene, ma secondo me non è vero, è una questione di culo" ha aggiunto il pilota della Ducati, 32 anni appena compiuti, confermando che per il futuro pensa alla Superbike. "Spero di restare ancora qualche anno in MotoGP, poi spenderò la pensione in Superbike".
lorenzo antipatico — "Lorenzo? È un grande perché riesce a mettere d'accordo tutti, nel senso che sta antipatico a tutti. È forte, merita 9.5. Non dico sia intelligente perché intelligente è una parola grossa, diciamo che è furbo". "Stoner come velocità e talento merita 10, ma come tattica e furbizia un po' meno. È un matto che spesso rifà gli stessi errori, sarà il favorito del mondiale ma lo dico anche per portargli un po' sfiga. Hayden è forte, merita 8, è veloce, è il mio compagno e quindi sarà il mio primo avversario. Il muro? Con Hayden non ci sarà, mentre con Lorenzo speravo di non insegnargli tutti i miei trucchi, è una cosa che ha portato tante polemiche, ma le cose comunque passavano dall'altra parte". Infine un giudizio su Marco Simoncelli: "Merita 8.5, deve ancora dimostrare tanto, ha una Honda molto veloce e ci darà certamente del filo da torcere".
parla vasco — Poi una battuta sulla sua nuova vita in Ducati: "Ci ho pensato se restare in Yamaha o andare alla Ducati, era da anni che ci pensavo, ma questo era il momento giusto. Pentito? No, non abbiamo neppure iniziato. Come la prenderanno i giapponesi? Bisogna vedere come andrà a finire, se sarò davanti a loro l'avranno presa male, altrimenti la prenderanno bene". Nel corso della trasmissione si è collegato anche l'altro Rossi nazionale, Vasco, grande tifoso del campione di Tavullia: "Per me Valentino è la libidine vivente, è il migliore" ha detto il cantante. Che poi ha chiesto al pesarese come andasse con la nuova moto: "Non siamo ancora pronti ma ci stiamo lavorando - ha detto Valentino - domenica e lunedì avremo gli ultimi test, vedremo di risolvere gli ultimi problemi".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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IL CASO

Pechino, la muraglia verde
che fermerà l'avanzare del deserto

Le sabbie avanzano. E per fermarle il governo progetta la più ampia foresta dell'Asia: saranno piantati 300 milioni di alberi, irrigati deviando il corso di 24 fiumi. Ogni cittadino dovrà mettere almeno una pianta. Il costo sarà di 7 miliardi di euro

dal nostro corrispondente GIAMPAOLO VISETTI PECHINO - La Grande Muraglia non basta più. Oggi solo una foresta può salvare la capitale della Cina. Non un bosco qualsiasi: contro il deserto serve la selva più vasta dell'Asia. È una missione senza precedenti, ai limiti delle possibilità della natura e dell'uomo. In qualsiasi altro Paese del mondo si sarebbe trasferita la capitale.

Come è avvenuto in Kazakhstan. Miliardi risparmiati e un'incertezza in meno. Ma la Cina è un altro mondo, oggi ha bisogno di storiche sfide e poi Pechino è Pechino. È una millenaria ed eterna città, il simbolo della patria, animata da 23 milioni di persone. Per questo nessun cinese si è stupito, ieri, leggendo sul "Quotidiano del Popolo" che il governo ha varato un'impresa destinata ad entrare nella storia del mondo: piantare trecento milioni di alberi nella regione dell'Hebei, a nord e a ovest della capitale, lungo il confine con la Mongolia Interna, per arrestare l'avanzata della sabbia dal deserto del Gobi.

La titanica impresa è stata battezzata "Grande Muraglia Verde" e mira a far crescere una nuova foresta di 250 mila chilometri quadrati di superficie. Le dune, alte fino a duecento metri, avanzano di venti metri all'anno: una velocità tripla rispetto alla media del secolo precedente. Dal 1990, sabbia, siccità e cemento hanno distrutto 135 mila chilometri quadrati di macchia. La bomba-albero non punta dunque solo a proteggere la Città Proibita dalle tempeste dei deserti: verrà fatta esplodere anche contro il cambiamento del clima e l'avvelenamento dell'aria. Che Pechino scelga la natura per tentare di ricostruire un equilibrio infranto, nel nome della crescita economica ad ogni costo, è una buona notizia per tutti. Resta da dimostrare che il bosco di Stato resista. Gli scienziati sono prudenti. I tremila membri del parlamento manifestano invece ottimismo. Al punto da approvare con un applauso non obbligatorio l'annuncio del premier Wen Jiabao: 7 miliardi di euro per riforestare il fronte nord della nazione. Betulle e pioppi, assieme a faggi e abeti, sono solo l'inizio dell'ultima battaglia di Pechino. Per garantire l'irrigazione iniziale delle piante, nei prossimi anni saranno deviati anche ventiquattro fiumi, a partire dal Fiume Giallo.
I fatti del resto non lasciavano alternative. Anche in Cina il clima, nell'ultimo decennio, si è discostato dalla ciclicità dei secoli passati. Le contee interne e del Nord, tra gli altipiani tibetani e la Manciuria, sono flagellate da catastrofici periodi di siccità. Le precipitazioni annue, dal 2001, sono diminuite del 37%. Nella zona di Pechino i giorni di vento sono saliti da una media di 136 a 178 all'anno. La capitale, nel 2010, è stata raggiunta da 56 tempeste di sabbia. Costi e danni economici sono incalcolabili. Uno studio dell'Accademia delle scienze ha rivelato che 5 milioni di abitanti della municipalità sono a rischio diretto entro i prossimi cinque anni. Sabbia, polveri sottili ed emissioni del carbone usato per industrie e riscaldamenti formano un cocktail mortale. La fascia agricola che circonda Pechino negli ultimi cinque anni si è ridotta del 12% e nella nazione vivono 400 milioni di eco-profughi. Sono i contadini costretti ad abbandonare la terra resa sterile dalla sabbia e dai veleni, pericolosamente ammassati oggi nelle metropoli.

"Mezzo secolo di follia  -  dice Zheng Guoguang, capo dell'ufficio meteorologico di Stato  -  ha prodotto mutamenti irreversibili. Deforestazione e desertificazione delle aree coltivate sono l'effetto immediatamente più pericoloso. Dove smettono di crescere alberi, cessa di scorrere l'acqua. Pechino è minacciata dal deserto: ma prima rischia di morire di sete". La popolazione della capitale è mobilitata. Il sindaco ha invitato ogni abitante ad acquistare e piantare un albero seguendo il tracciato della Grande Muraglia, che scorre pochi chilometri oltre la periferia. Ognuno potrà far crescere la pianta preferita, alberi da frutto compresi: questo primo tratto di nuova foresta si chiamerà "Bosco del millennio". Le autorità comuniste sperano che l'umidità generata dalla selva, respingendo la sabbia verso i deserti mongoli e russi, induca anche la formazione di nuvole e lo scarico di piogge. Il 90% delle antiche sorgenti imperiali è prossimo all'estinzione, i laghi Ming sono ridotti a spiagge di quarzo e i pechinesi temono di doversi concentrare presto sulla costa ad est di Tianjin. A meno che una foresta artificiale, nella culla della deforestazione asiatica, torni a salvare la nuova capitale del pianeta.
(10 marzo 2011)
 

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