domenica 13 marzo 2011

già.....

Bersani: «Dialogo? Parola fumosa
Se devo...fumo un "toscano"»

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Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi «cerca sempre lo scontro» ma il Paese, ha dichiarato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani «non ha più bisogno di ring ma di riforme».

Da Abano Terme (Padova), dove ha partecipato alla chiusura della Scuola di Politica del Pd, Bersani ha sottolineato: «Lui cerca sempre lo scontro per mettersi al centro del ring e non stare all'angolo cerca lo scontro. Scontro con l'opposizione, coi magistrati, coi giudici, con la Costituzione, la corte costituzionale, ma questo Paese non ha più bisogno di ring ma di riforme e sono dieci anni da che governa Berlusconi, che noi di riforme non ne abbiamo».


Tornando alla riforma della giustizia proposta dal governo, Bersani ha osservato che «se ne parla da quando lui è in campo tutti i giorni, la giustizia è ancora ferma al palo. I cittadini non hanno visto un minimo di cambiamento, così come non hanno visto nessuna riforma in campo sociale ed economico, cosa di cui nessuno parla - ha concluso - in una situazione di crisi molto seria».


NUCLEARE

Il Pd è e sarà «contro il piani nucleare del governo», dice Bersani. «In questo momento - ha sottolineato Bersani riferendosi al terremoto in Giappone e al rischio nucleare - rivolgiamo un pensiero a quegli eroi che stanno cercando di contenere i danni e mettere sotto controllo le centrali. Quanto a noi siamo stati, siamo e saremo contro il piano nucleare del governo».

Sullo stop agli incentivi alla rinnovabili del governo, Bersani ha replicato: «Quella è un'apocalisse dal punto di vista della prospettiva delle imprese, di famiglie che stavano allestendo i loro impianti, dal punto di vista dello sviluppo di un settore che sta dando occupazione».


17 MARZO

Pier Luigi Bersani usa parole di soddisfazione in vista dei festeggiamenti per il 150esimo dell'Unità d'Italia: «Il 17 marzo, per la prima volta, un partito andrà all'Altare della Patria. È il nostro omaggio al nostro Paese. Metteremo fuori le bandiere italiane e ci ricorderemo, lo dico anche ai miei, che la parola patriota è sempre stata legata ai ribelli, ai riformatori, mai legata ai conservatori». Parlando ad Abano Terme, il segretario Pd aggiunge: «Quindi voglio che il Pd sia un partito di patrioti, di autonomisti veri e di riformatori».
13 marzo 2011
 
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SOCIAL NETWORK

Facebook e Twitter da ufficio
così si chatta per l'azienda

Cresce a dismisura il mercato dei business social software, piattaforme che hanno lo scopo di migliorare la comunicazione e la collaborazione all'interno delle imprese. Da Jive a Yammer passando per Flowr, ecco come funzionano. E perché dovrebbero premiare i migliori di GIULIA BELARDELLI

SONO lontani i tempi in cui le imprese potevano permettersi di vietare l'uso dei social network tra i loro dipendenti. Un po' perché, complici tablet e smartphone, farla in barba ai divieti è diventato sempre più facile. Un po' perché strumenti amati, chiacchierati, in ogni caso pervasivi come Facebook, Twitter e LinkedIn hanno cambiato per sempre il nostro modo di comunicare, tenerci informati e approcciarci al lavoro. E' così - sull'onda del successo dei loro "cugini generalisti" - che negli ultimi anni i social business software hanno conosciuto una vera esplosione. A cosa servano questi strumenti è scritto fin dal nome: far diventare "social" il business, favorendo la condivisione di conoscenze ed esperienze tra i membri di un'azienda proprio come avviene all'interno di un gruppo su Facebook. A dare ragione a chi ci sta puntando, tra gli altri, è l'azienda di ricerche di mercato Gartner Inc. 1, secondo la quale comunicazione e collaborazione sociali sono in cima alla top ten delle strategie tecnologiche che le imprese farebbero bene ad adottare nel corso del 2011. A cominciare da Jiva, passando per start-up come Yammer e Flowr, cerchiamo di capire come funzionano questi software e perché piacciono tanto agli investitori della Silicon Valley.

Un ecosistema complesso. Quello dei business social network è un settore in grande movimento, dunque impossibile da fotografare in maniera esaustiva. Ci hanno provato,
dall'inizio dell'anno ad oggi, diversi siti specializzati come ZDNet, Mashable, Business Insider&co., e c'è persino chi ha paragonato questo segmento del mercato a una barriera corallina 2 in cui ogni tipologia di software corrisponderebbe a una creatura acquatica, dalle anemoni ai polipi. Fantasia a parte, certo è che le giovani imprese di settore stanno sfidando i software di collaborazione prodotti da giganti del calibro di IBM e Oracle, che da anni insistono sull'importanza di utilizzare le risorse in maniera più aperta ed eliminare i cosiddetti "silos" dell'informazione. I punti forti di queste company - i cui team, di solito, hanno un'età media di circa trent'anni - sono l'agilità e il fatto di essere stati tra i primi, entusiasti sviluppatori e utilizzatori di social network.

Jive, il Facebook del business. L'esempio più famoso, verosimilmente, è quello di Jive 3, società fondata nel 2001 a Palo Alto, in California, che dal 2007 ha iniziato a commercializzare il suo social business software. La piattaforma di Jive comprende una serie di applicazioni per connettere dipendenti e progetti di un'azienda allo stesso modo in cui Facebook, Twitter e altre comunità sul web connettono amici, conoscenti e persone accomunate dagli stessi interessi. Ogni impiegato ha il proprio profilo, dove ha la possibilità di cambiare lo "status" e aggiornare la pagina con una serie di informazioni sul suo background professionale, la sua area di competenza, i progetti conclusi e quelli in corso. Allo stesso modo è possibile caricare materiale informativo di ogni tipo - testo, immagini, audio, video e così via - e invitare altri utenti alla condivisione. Come ogni social network che si rispetti, Jive consente anche di chattare con i colleghi, vedere quando sono online, creare gruppi di lavoro e "taggare" i contenuti. In questo modo ogni documento diventa tracciabile ed è sempre possibile risalire al suo autore: un aspetto che dovrebbe favorire la meritocrazia e promuovere gli scambi tra persone particolarmente capaci. Secondo Dave Hersh, ex CEO di Jive e oggi presidente del consiglio d'amministrazione, "i software di collaborazione sociale sono il cuore della nuova impresa poiché permettono agli impiegati di lavorare insieme per risolvere problemi, valutare nuove opportunità e conseguire risultati importanti". Altri vantaggi, poi, riguarderebbero la minore necessità di spostamenti fisici e telefonate, con la conseguente diminuzione di inquinamento atmosferico e acustico.

Altri due esempi: Yammer e The Flowr. Un aspetto su cui i produttori di social business software insistono molto è la sicurezza delle loro piattaforme. Un esempio è Yammer 4, social network per le imprese lanciato nel settembre del 2008 e scelto da aziende come BBC, Fox International Channels, Telefonica e Palo Alto Software. Nato come servizio di microblogging interno a Geni 5- social network dedicato alla creazione di un albero genealogico mondiale  -  Yammer è piaciuto così tanto da convincere l'azienda a farne un marchio a parte. Fin da subito la piattaforma è stata etichettata come il "Twitter del business": se l'originale ti invita a "cinguettare cosa stai facendo", Yammer ti esorta a dire "su cosa stai lavorando". Tutte le interazioni avvengono sotto l'ala del firewall aziendale, ma sfruttando le potenzialità del cloud computing. Inoltre, il network non è completamente precluso ai non dipendenti: la funzione "communities", infatti, non ha restrizioni di dominio e consente a soggetti come potenziali clienti, partner e fornitori di comunicare con l'azienda e intervenire su argomenti ed eventi. Un altro esempio ancora è Flowr 6, start-up creata nel 2009 da un gruppo di ragazzi - Davorin Gabrovec, Vlada Petrovi, Matjaž Lipuš e Shingo Potier de la Morandière - e che oggi offre una suite di programmi per la collaborazione sociale d'impresa disponibile in sei lingue diverse, tra cui l'italiano.

Un cambiamento di mentalità. Secondo Gartner Inc., il podio delle tecnologie più strategiche del 2011 - sempre in riferimento alle imprese - è diviso tra cloud computing, applicazioni mobili/tablet, comunicazione e collaborazione sociale. Per alcuni osservatori, la forza dei social business network consiste proprio nel fatto di unire in un'unica piattaforma tutti e tre questi aspetti. "Tecnologie sociali come smartphone e tablet stanno conquistando lo spazio dei consumatori", ha spiegato a Repubblica. it il CEO di Jive,  Tony Zingale. "Questi strumenti hanno la capacità di cambiare le nostre percezioni su come si collabora, come vanno svolti i compiti e come si condividono le informazioni. Allo stesso tempo, sempre più spesso le imprese preferiscono applicazioni web flessibili e leggere a software che confinano le informazioni all'interno di silos non comunicanti". "Presi insieme - ha continuato Zingale - questi tre fenomeni hanno fatto sì che si verificasse un cambiamento di mentalità all'interno delle grandi aziende di Information Technology, che finalmente hanno abbandonato i panni del controllore o del vigile urbano per indossare quelli, decisamente più consoni al loro ruolo, di guru dell'hi-tech".
(11 marzo 2011)

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NUCLEARE

Terremoti, guasti, errori umani
impossibile la sicurezza

Da Cernobyl a oggi, la tecnologia migliora ma i rischi restano. Potenzialmente, ogni incidente nucleare è un disastro mondiale, che mette a repentaglio qualsiasi essere vivente di MAURIZO RICCI

ROMA - Quanto sono sicuri gli impianti nucleari? Alla domanda si può rispondere in due modi: con una analisi tecnica o con un semplice test psicologico. Prendiamo il test. Vi dicono che una raffineria è esplosa a 40 chilometri da casa. Estendete un addolorato pensiero alle decine di vittime della palla di fuoco e tornate ad occuparvi dei vostri affari. Vi dicono, invece, che è esplosa una centrale nucleare dall'altra parte del mondo, in Giappone. Vi affrettate a chiudere le finestre e tagliate latte e verdura dalla spesa. Ci sono 400 centrali nucleari nel mondo e il numero di incidenti riportati è basso. Ma, per quanto improbabile, il rischio, come si è visto in Giappone, c'è. E, se l'improbabile incidente si verifica, le conseguenze sono enormi: potenzialmente, ogni incidente nucleare è un disastro mondiale, che mette a repentaglio qualsiasi essere vivente e i cui effetti si protraggono - come a Cernobyl - per decenni.

Più un reattore è nuovo e moderno, più è sicuro, assicurano i tecnici. In realtà, i progressi sul campo della sicurezza riguardano soprattutto l'introduzione di un interruttore automatico, che interrompe la fissione, quando si creano situazioni di pericolo. Neanche questo, peraltro, è acquisito: i lavori di costruzione delle centrali di Olkiluoto e Flamanville (dove funzioneranno reattori identici a quelli previsti per l'Italia) sono stati bloccati dalle autorità di vigilanza, proprio per dubbi sull'efficienza del software che costituisce
l'interruttore. In ogni caso, il problema giapponese, a Fukushima, non riguarda il reattore e il suo spegnimento. Non conta che si tratti di reattori ad acqua leggera, anziché pressurizzata (come quelli che importeremo dalla Francia) né che il reattore giapponese sia vecchio di 40 anni. Il reattore si è disciplinatamente fermato. Il problema è che, poi, però, bisogna subito raffreddarlo. Il dramma giapponese è qui. E' un problema di tubi, pompe, rubinetti. Vecchie tecnologie con una forte componente umana.

Nell'incidente di Fukushima, c'è un inquietante concatenarsi di casualità, banali e niente affatto remote. Il terremoto ha interrotto l'elettricità, bisogna pompare acqua per raffreddare le barre. Ma il motore diesel della pompa di emergenza si inceppa. Nel frattempo, le barre di uranio continuano a riscaldarsi, avvicinandosi pericolosamente al livello di oltre 500 gradi, quando rischiano di cominciare a fondersi e colare verso il basso. E la temperatura fa esplodere (probabilmente) uno dei tubi che portano l'acqua, facendo crollare il tetto dell'edificio. Che cosa è esploso, esattamente? "Se esplode il contenitore del reattore - spiega Paddy Regan, un fisico nucleare inglese - è fondamentalmente quello che è accaduto a Cernobyl e il rilascio di radioattività è enorme". Se invece il danno è limitato alla struttura esterna, "finché il contenitore interno d'acciaio rimane intatto - dice Robin Grimes, professore all'Imperial College di Londra - il grosso delle radiazioni verrà contenuto". Ma c'è una terza, angosciante, possibilità, finora mai avvenuta: che il terremoto o l'esplosione abbiano danneggiato il pavimento del contenitore del reattore e che il combustibile fuso si propaghi nel terreno, dove diventerebbe impossibile contenerlo e recuperarlo.

Più che Cernobyl, dunque, Fukushima ricorderebbe Three Mile Island (zero vittime). Ma l'incidente mette in luce quanto eventi esterni e incontrollabili possano risultare determinanti. In una visita alla centrale di Olkiluoto, in Finlandia, il direttore dei lavori, Martin Landtman, disse che il reattore sarà protetto da un doppio guscio di cemento (contro attacchi aerei tipo 11 settembre) e da una vasca d'acciaio per evitare che, in caso di fusione, il combustibile finisca nel terreno. "Naturalmente - aggiunse - ci prepariamo agli eventi che possiamo prevedere". Ma la natura offre spesso eventi imprevedibili. La vecchia centrale di Trino Vercellese, ad esempio, è sulla riva del Po, sette metri sopra il livello normale dell'acqua. Non c'è mai stata nel Po, una piena superiore a sette metri. Se, però, ce ne fosse una di otto metri, l'acqua potrebbe penetrare nella centrale e portare via con sé le scorie radioattive. L'altro esempio è offerto da Fukushima. Tutte le centrali vengono costruite per resistere ad un certo livello di scossa sismica. Fukushima è stata pensata per resistere a scosse di 6 gradi della scala Richter. Venerdì, ha subìto scosse mille volte più forti. Se le strutture principali hanno retto, significa che i criteri di costruzione possono consentire di superare eventi esterni, anche superiori al prevedibile. Ma non conseguenze. Se tutto va bene, c'è pur sempre da rassegnarsi, come gli abitanti di Fukushima, ad una dieta di iodio. 
(13 marzo 2011)
 
 

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