giovedì 10 novembre 2011

......già

  Rosberg rinnova con Mercedes

La Ferrari si allontana

ABU DHABI (Emirati Arabi), 10 novembre 2011

Il tedesco resta con le frecce d'argento fino al 2013: "Felicissimo, ora voglio vincere con loro un GP". Il nome di Nico era stato accostato al Cavallino per sostituire Massa

Nico Rosberg, 26 anni, pilota della Mercedes. Ap
Nico Rosberg, 26 anni, pilota della Mercedes. Ap
Nico Rosberg sarà alla guida della Mercedes di F.1 almeno per le prossime due stagioni. "Sarà con noi fino al 2013 e oltre", ha reso noto il team tedesco, confermando inoltre che Michael Schumacher resterà anche nel 2012. Il tedesco Rosberg, 26 anni, figlio dell'ex campione del mondo finlandese Keke, non ha ancora vinto una gara in F.1 dal debutto nel 2006, ma la Mercedes, che lo ha ingaggiato nel 2010, è soddisfatta delle sue prestazioni e ha deciso di prolungargli il contratto. In questa stagione, finora ha conquistato cinque punti in più rispetto al sette volte campione del mondo. "Il mio obiettivo ora è vincere una gara con le frecce d'argento - ha detto Rosberg - e sono sicuro che il team mi metterà a disposizione una macchina per farlo". Nico Rosberg era considerato tra i papabili per sostituire Felipe Massa alla Ferrari nella stagione 2013: con la Mercedes che ha preferito giocare d'anticipo nel prolungargli il contratto, questa ipotesi si allontana.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
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MAXIEMENDAMENTO

Vendita terreni, allarme Verdi
"Via libera a nuovo cemento"

Il partito ecologista denuncia i rischi nascosti nella norma di modifica alla legge di stabilità: "La possibilità di cambiare destinazione urbanistica 5 anni dopo l'acquisto favorisce la speculazione selvaggia"

ROMA - Nel maxiemendamento alla legge di Stabilità, con le misure per la crescita chieste dall'Europa, c'è un cavallo di Troia che rischia di devastare ulteriormente il territorio e il paesaggio italiano. La denuncia arriva dal leader dei Verdi, Angelo Bonelli. "Il provvedimento - dice Bonelli - contiene un colpo mortale al territorio ed all'agricoltura italiana perché grazie a quanto previsto dall'articolo 4 quater, che riguarda la vendita delle aree agricole, è prevista la possibilità di modifica della destinazione urbanistica". Secondo Bonelli, "i terreni agricoli dello Stato, dismessi per ridurre il debito pubblico, potranno essere variati urbanisticamente dopo soli 5 anni diventando, così, facile preda della speculazione edilizia e della cementificazione selvaggia".
"Siamo indignati - sottolinea ancora Bonelli - perché, con la scusa di aggredire il debito pubblico, non solo si dà  un colpo mortale a un settore già in crisi come quello agricolo, rendendo i terreni dismessi appetibili più per la speculazione del cemento che non per la coltivazione; ma perché continua l'assalto selvaggio a un territorio che ha già mille ferite e in cui ogni settimana si muore a causa del dissesto idrogeologico".
La norma in questione prevede che i terreni vengano individuati entro 3 mesi dall'entrata in vigore della legge con decreto del ministero delle Politiche agricole d'intesa con quello dell'Economia. L'alienazione dal patrimonio disponibile sarà a cura dell'Agenzia del demanio e avverrà mediante trattativa privata per quelli di valore inferiore ai 400mila euro, e mediante asta pubblica per quelli di valore superiore.
Il rischio della speculazione, con la speranza di fare cassa, è chiaramente messo in conto dal governo. L'articolo 4 quater, infatti, prevede che "nell'eventualità di incremento di valore dei terreni alienati derivante da cambi di destinazione urbanistica intervenuti nel corso del quinquiennio successivo all'alienazione medesima, è riconosciuta allo stato una quota pari al 75% del maggior valore acquisito dal terreno rispetto al prezzo di vendita".
"Invece di continuare a tirare la volata ai signori del cemento svendendo il patrimonio pubblico - conclude Bonelli - si taglino le spese militari e i privilegi della casta degli armamenti. Ci sono oltre 40 miliardi che verranno letteralmente buttati per l'acquisto di aeri da guerra, navi, elicotteri e sommergibili, come abbiamo più volte documentato: si usino quei fondi per mettere i conti in ordine".
La richiesta di poter acquistare la terra di proprietà dello Stato è un vecchio cavallo di battaglia delle associazioni degli agricoltori, rilanciata di recente 1. Anche ieri, appena trapelate le prime indiscrezioni sui contenuti del provvedimento presentato al Senato, i commenti da parte delle organizzazioni agricole sono stati positivi.
"L'accoglimento nel maxiemendamento alla manovra della proposta di Coldiretti di vendere le terre pubbliche ai coltivatori è una buona notizia per il Paese e per l'agricoltura", ha commentato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, ricordando che si tratta di 338mila ettari di terreni agricoli per un valore stimato di 6 miliardi di euro (la stima Coldiretti è su dati del censimento dell'agricoltura).
La cessione di questi terreni, ha proseguito Marini, "toglie allo Stato il compito improprio di coltivare la terra, rende disponibili risorse per lo sviluppo per le casse pubbliche, ma favorisce anche la competitività delle imprese e nuova occupazione in un settore, quello del cibo e del made in Italy, che rappresenta una leva straordinaria su cui poggiare un pezzo importante del nostro futuro". E di intervento che "può dare risposte importanti ai tanti giovani che vogliono continuare o intraprendere l'attività agricola" parla anche l'Associazione giovani imprenditori (Agia) della Confederazione italiana agricoltori.
(10 novembre 2011)
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Di Pietro e la Lega contro il governo Monti
Pdl si sfascia, Alfano: “Posizioni diverse” 

Il premier rassegnato all'idea di lasciare all'ex rettore della Bocconi. L'Idv non ci sta: "Non gli voteremo la fiducia e ne staremo fuori". Anche il Carroccio si tira indietro: "Bello stare all'opposizione" ha detto Bossi. D'Alema: "Pronti a un esecutivo con Pdl, ora fare presto"
Mario Monti
“Mi pare un’ottima idea”. Così Silvio Berlusconi avrebbe accolto ieri pomeriggio la notizia della nomina di Mario Monti a senatore a vita, riferitagli da Gianni Letta. Poche parole, che però sono suonate come un via libera a un possibile governo di larghe intese presieduto dall’economista, ipotesi che fino a poche ore prima Berlusconi escludeva con nettezza, dichiarando in ogni sede la sua volontà di andare ad elezioni subito dopo le dimissioni promesse al Presidente della Repubblica. Ora invece l’ipotesi è talmente concreta che già circolano i nomi per una possibile squadra che potrebbe essere composta da dodici ministri tecnici, affiancati da sottosegretari di nomina politica. Lo stesso Monti sembra avere fatto le prove generali del governo che sarà, con le dichiarazioni rese ieri in un convegno a Berlino e riportate oggi dal Financial Times: “L’Italia ha un lavoro enorme da fare – ha detto l’ex rettore della Bocconi – bisogna fare riforme strutturali che rimuovano privilegi”.

E l’ipotesi dell’ex commissario europeo alla guida di un esecutivo tecnico riceve anche il pieno appoggio del presidente della Camera Gianfranco Fini, che promette il sostegno del Terzo Polo. Restano fermamente contrari la Lega Nord (Umberto Bossi non partecipa al vertice con Berlusconi a Palazzo Grazioli) e, sul fronte opposto, dall’Italia dei Valori. Antonio Di Pietro ha ribadito la linea oggi, intervistato a “La Telefonata” di Canale 5: “L’Italia dei valori dice no a questo governo tecnico, non gli voteremo la fiducia e ne staremo fuori”. Perché il governo che si “paventa”, ha affermato, “risponde al sistema bancario, al sistema finanziario e addirittura a quello della speculazione”. Di Pietro ha anche precisato che non darà il suo appoggio a un esecutivo del genere “perché sarebbe sostenuto anche dalla maggioranza berlusconiana. Poi, nel caso questo nuovo governo dovesse fare un provvedimento che può servire agli interessi del Paese, potrò anche votarlo. Ma alla fiducia voterò no e staremo fuori dal governo”.

Ma la questione principale è quella interna allo stesso Pdl, con un folto gruppo di parlamentari, capeggiato dagli ex An La Russa e Matteoli, fermamente contrari all’ipotesi di un esecutivo tecnico. A tal punto che un nuovo governo, privo del sostegno della Lega e di una parte consistente dei berlusconiani, potrebbe partire senza la stabilità necessaria per portare in porto i provvedimenti chiesti dalla Ue e dalla Bce.

LA CRONACA ORA PER ORA

16.17 – Berlusconi ai suoi: “Devo tutelare gli interessi del paese”
Sono aperto ai vostri suggerimenti, considerate però che io devo tutelare gli interessi del Paese, l’Italia viene prima di tutto. E’ il ragionamento che ha fatto Silvio Berlusconi al vertice del Pdl appena conclusosi a palazzo Grazioli. I ministri perplessi sulla ‘soluzione Monti’ hanno chiesto al premier di considerare tutte le opzioni sul campo e di non abbandonare affatto la ‘carta’ del voto anticipato. Il premier ha spiegato che il suo via libera a Monti è motivato dalla gravità della crisi economica ma che è aperto ad ascoltare le ragioni di tutti i dirigenti del partito. Per questo motivo sabato ci sarà un ufficio di presidenza e dopo le consultazioni, ha annunciato Angelino Alfano, verrà presa la decisione finale sull’eventualità di appoggiare Monti o di chiedere le elezioni anticipate. Al momento, dunque, restano le divisioni all’interno del Pdl sull’ipotesi Monti.

16.05 – Alfano: “Per ora diciamo voto, ma decida Napolitano. Pdl ha posizioni diverse, troveremo sintesi”
“Noi operiamo per il bene del Paese, il nostro comitato di presidenza aveva deciso che dopo il governo Berlusconi si sarebbe dovuti andare al voto, ma non sovrapponiamo la nostra voce a quella del Presidente della Repubblica”. Cosi’ Angelino Alfano, segretario del Pdl, al termine del vertice del partito con Berlusconi. Il Pdl – ha aggiunto -terra’ un’altra riunione dell’ufficio di presidenza dopo le consultazioni e in quella sede verra’ presa la decisione definitiva sulla questione del governo. E’ lo stesso segretario Pdl a riconoscere che nel partito “ci sono opinioni differenti” pur difendendo il diritto “di un partito al confronto. Se avessimo deciso a maggioranza ci avreste criticati come partito verticistico, questo è un partito democratico nel quale ci si confronta e si discute”. Una ammissione del momento del partito che comunque Alfano accompagna alla assicurazione che “il Pdl non è spaccato”.

15.58 – Pdl, ufficio di presidenza sabato mattina per posizione su Monti
Confronto ancora aperto nel Pdl sull’eventualità di appoggiare un governo Monti. Silvio Berlusconi sta ascoltando i pareri di tutti i ‘big’ del partito di via dell’Umiltà. Al momento restano le perplessità di vari ministri (Matteoli, Romani, Sacconi, Brunetta e Gelmini) e di altri esponenti di primo piano. Per questo motivo il premier, riferiscono fonti parlamentari, ha deciso di convocare un ufficio di presidenza per sabato. Solo al termine dell’ufficio di presidenza verrà ‘ufficializzata’ la linea da seguire, riferisce chi è stato ricevuto a palazzo Grazioli. Il presidente del Consiglio, sostengono sempre le stesse fonti, ha ribadito che la scelta di Monti è ineludibile ma vorrebbe che si arrivasse ad una decisione unitaria per evitare spaccature nel partito. C’è poi da risolvere il problema dell’alleanza con il Carroccio, fortemente a rischio qualora Berlusconi decidesse di dare il via libera definitivo ad un esecutivo guidato dal presidente della Bocconi.

15.56 – Montezemolo: “Monti è unica soluzione”

15.22 – Maxiemendamento: in pensione a 70 anni dal 2050
In pensione a 70 anni a partire dal 2050. Lo conferma la norma del maxiemendamento del governo alla legge di stabilita’ che dovrebbe essere approvato nel pomeriggio dalla commissione Bilancio del Senato. La relazione tecnica, dopo avere stabilito che per il pensionamento di vecchiaia ordinario si raggiungeranno i 67 anni nel 2026 per le categorie di lavoratori, spiega che l’eta’ minima di accesso al pensionamento “cresce ulteriormente per effetto dell’adeguamento agli incrementi della speranza di vita per raggiungere valori prossimi ai 70 anni attorno al 2050″.

15.04 – Pd e Terzo polo verso non voto anche alla Camera
Pd e Terzo polo sono orientati a seguire l’esempio del Senato e non votare il ddl stabilita’ anche alla Camera. A quanto si e’ appreso, l’intendimento dei due gruppi e’ di continuare sulla scia degli ultimi giorni e assicurare la presenza in Aula senza votare. La decisione finale sara’ presa pero’ alla luce dell’andamento dell’esame del ddl a Palazzo Madama e delle presenza a Montecitorio del centrodestra.

14.49 – Si allunga lista ministri a palazzo Grazioli, manca Bossi
Dopo Gianni Letta e Giulio Tremonti anche i ministri Stefania Prestigiacomo e Giorgia Meloni hanno raggiunto da pochi minuti Palazzo Grazioli dove è in corso un vertice con il premier Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del PdL.

14.46 – Ddl stabilità: domani Terzo Polo non sarà in aula al Senato
Domani in aula al Senato il Terzo Polo non parteciperà al voto sul ddl stabilità. Lo ha reso noto il capogruppo Francesco Rutelli parlando con i giornalisti a Palazzo Madama. Il Terzo Polo non si asterrà, come ha fatto alla Camera in occasione del voto sul Rendiconto dello Stato, perché al Senato l’astensione vale come voto contrario. “Faremo passare il ddl stabilità – ha spiegato Rutelli – come ultimo atto del governo Berlusconi”.

14.30 – Cgil: “Governo del presidente poi voto”
“Il corretto epilogo della crisi di governo aperta è il ricorso alle urne”. A sostenerlo è la segreteria confederale della Cgil che ritiene che non spetta all’attuale “governo dimissionario guidare il Paese alle elezioni” ma che serve “un governo di emergenza, di transizione e di garanzia del presidente della Repubblica”.

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L'e-commerce non teme crisi
+20 per cento rispetto al 2010

Netcomm e Politecnico di Milano rendono noti i numeri sulle vendite via web. Superati gli 8 miliardi di euro, un utente su tre ormai acquista in rete. Boom dell'abbigliamento, più 38 per cento, e dell'editoria. Ma sono ancora troppe le aziende del made in Italy assenti di JAIME D'ALESSANDRO  

ROMA - Una salto in avanti del 20 per cento e un giro d'affari che ormai ha superato gli otto miliardi di euro. Ecco i numeri dell'e-commerce, il settore degli acquisti fatti via web, in Italia. Numeri che cominciano ad essere davvero interessati. Basti pensare infatti che il business legato al settore televisivo, il più ricco nel mondo dell'intrattenimento, valeva otto miliardi e mezzo di euro lo scorso anno. Con una differenza però: il commercio elettronico sta crescendo a ritmi da record e non rallenta nemmeno in un periodo di crisi economica come questo.

Di qui l'entusiasmo di Roberto Liscia, presidente del Consorzio del Commercio Elettronico Italiano (Netcomm), che assieme al Politecnico di Milano ha realizzato l'indagine. "Oggi più che mai, in un contesto di crisi globale, l'e-commerce non è un'opportunità ma un'esigenza per le imprese italiane". Difficile dargli torto con risultati del genere. Già nel 2010 coloro che vendono su internet avevano totalizzato un più 17 per cento, superiore alle previsioni 1 che si fermavano a un +14 per cento. Ora allungano il passo grazie all'aumento degli acquirenti diventati circa nove milioni. E questo significa che un utente su tre, fra chi in Italia frequenta la rete, compra online spendendo una media di 1050 euro contro i 960 dello scorso anno.

I servizi, assicurazioni in testa, continuano a farla da padrone valendo due terzi del giro di affari complessivo. Ma, per il terzo anno consecutivo, crescono meno dei comparti merceologici. Brilla l'abbigliamento (più 38 per cento), seguito da editoria, musica e audiovisivi (più 35 per cento). Bene anche l'elettronica di consumo e la "grocery" (alimentari e health&care da supermercato) che superano entrambi il più 30 per cento.

Un altro dato interessante emerge dal confronto fra il nostro mercato e quelli occidentali di maggior importanza: l'e-commerce italiano cresce a ritmi superiori rispetto all'Inghilterra, che aumenta di 10 punti percentuali. La Francia si ferma invece a un più 12, la Germania a più 10, gli Stati Uniti a più 11. Tenendo però ben presente che le dimensioni di questi mercati sono molto maggiori. Il commercio elettronico italiano è infatti un sesto di quello inglese, che vale oltre 51 miliardi di euro, un quarto di quello tedesco (34 miliardi di euro) e meno della metà di quello francese (20 miliardi di euro).

Insomma, il boom registrato dal Politecnico non è segno di dinamismo ma sembra frutto di un ritardo. Del resto secondo l'Eurostat, il 65 per cento dei cittadini europei collegati ad internet ha effettuato un acquisto online negli ultimi 12 mesi, contro il 35 per cento di quelli italiani. E le vendite in Inghilterra e Francia sono state superiori a quelle effettuate da noi rispettivamente di otto e quattro volte. Continua poi ad aumentare il saldo negativo tra import ed export, vista la nota carenza di offerta da parte di tante imprese italiane. In pratica ancora oggi molti marchi del made in Italy sul web semplicemente non vendono. Assenza che, considerando quel che sta accadendo in rete, somiglia a un suicidio.
  (10 novembre 2011)

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