sabato 5 novembre 2011

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LA SENTENZA

Dissequestrati 493 siti web
vittoria storica dei provider

Il blocco era stato richiesto, e ottenuto, dalla multinazionale della moda Moncler nell'ambito di una campagna contro la vendita di prodotti contraffatti online. Il giudice - che ha giudicato "esorbitante" l'oscuramento - ha invitato a raccogliere altre prove che permettano di confermare il reato. Una sentenza che evita i sequestri facili dei siti di ALESSANDRO LONGO
 

D'ORA in avanti sarà più difficile sequestrare un sito web in Italia e i provider internet difenderanno i diritti degli utenti contro eventuali abusi dei detentori di marchi e diritti d'autore. I provider (attraverso le associazioni Aiip e Assoprovider) hanno vinto infatti per la prima volta un ricorso con cui si opponevano a un ordine di sequestro. Il Tribunale di Padova oggi ha annullato quello di 493 siti, richiesto e in precedenza ottenuto dalla multinazionale della moda Moncler 1 nell'ambito di una campagna contro la vendita di prodotti contraffatti online.

Il sequestro è stato però ingiustificato, secondo il giudice delle indagini preliminari Lara Fortuna, che firma il provvedimento che lo annulla. Motivo: non ci sono elementi sufficienti per ritenere che quei siti vendano prodotti contraffatti, visto che il solo elemento provato era il nome "Moncler" negli indirizzi web. Il che, secondo il giudice, giustifica la prosecuzione degli indagini, ma non l'oscuramento preventivo dei siti. Per il quale servirebbe invece un nesso "certo" tra il nome del sito e il reato. Il giudice definisce quindi "esorbitante" l'oscuramento e invita a raccogliere altre prove che permettano di confermare il reato.

È un passaggio cruciale della sentenza: significa- proprio come affermavano i provider- che è esagerato sequestrare i siti senz'altra prova che un indirizzo sospetto. Il rischio era quello di inaugurare l'era dei sequestri facili e sbrigativi del web: una linea dura che certo potrebbe piacere ai detentori di marchi e di diritto d'autore. Ma che porta con sé un pericolo: di fare mattanza di siti magari innocenti, finiti nel mucchio di una grande lista (come quella di Moncler), per reati che vanno dalla violazione del diritto d'autore alla diffamazione.

Insomma, il provvedimento di Padova è il primo freno al sequestro facile e chiede maggiore cautela nell'usare quest'arma, in precedenza adoperata a volte con una certa leggerezza. Moncler ribadisce a Repubblica.it di aver chiesto di oscurare i siti per "tutelare i propri consumatori dall'acquisto di prodotti contraffatti". E che questo reato accumunava tutti i 493 siti, almeno al momento della denuncia (a una nostra verifica molti di loro erano invece inattivi o vuoti subito dopo l'ordine del sequestro). Moncler afferma quindi di non aver mai chiesto il sequestro di siti che si limitino a contenere quel nome nell'indirizzo; ma lo fa solo per quelli che effettivamente vendono merce contraffatta.

Fatto sta che secondo quest'ultimo provvedimento del Tribunale di Padova non c'erano elementi sufficienti a conferma di tale reato. E tanto basta perché i provider possano parlare di "vittoria storica". "Questo cambierà tutto. Significa che i provider possono finalmente porsi a tutela degli utenti, opponendosi d'ora in avanti ai sequestri che ritengono illegittimi", dice Fulvio Sarzana, avvocato dei ricorrenti ed esperto di diritto di Internet. In precedenza, i provider non erano nemmeno riusciti a far discutere in aula un proprio ricorso contro un sequestro. I tribunali- nel caso dell'oscuramento di The Pirate Bay, per esempio- avevano sostenuto che i provider non avessero diritto di opporsi, perché non erano imputati dell'eventuale reato. Il Gip di Padova, a quanto si legge nel provvedimento, riconosce invece anche questo diritto. Forse d'ora in avanti quindi sarà meno facile far sequestrare un sito web. Ad oggi sono 6 mila quelli bloccati in Italia, di cui 900 per pedopornografia e 2.500 per giochi e scommesse clandestine. I provider vogliono porre un freno agli oscuramenti per altri tipi di reati: pirateria, contraffazione e diffamazione, che riguardano i restanti 1.500 siti.
(04 novembre 2011)
 
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Rossi, 3° tempo nel dopo Sic
"Serviva vedere l'effetto in pista"

VALENCIA (Spagna), 4 novembre 2011

Valencia, il pesarese a suo agio con la Ducati sul bagnato, nella prima gara successiva alla morte dell'amico Simoncelli: "È dura per tutti, ma è positivo correre subito. Andiamo bene perché sull'acqua non mettiamo in crisi l'anteriore". Capirossi: "Un onore il numero di Marco sulla mia moto"

Valentino Rossi, 32 anni, prima stagione con la Ducati. LaPresse
Valentino Rossi, 32 anni, prima stagione con la Ducati. LaPresse
Rossi centra il 3° tempo nelle libere del GP di Valencia, il primo dopo la scomparsa di Marco Simoncelli. "Bisognava tornare e vedere che effetto faceva - ha detto Valentino -. Certo è difficile per tutti ma è positivo che ci sia un'altra gara".
desmo ok su acqua — Poi la soddisfazione per la confortante posizione al termine di una sessione caratterizzata dalla pioggia. "La Ducati va bene sul bagnato e anche quando è freddo, perché spesso con il freddo c'è anche la pioggia - dice Rossi -. Secondo me, è perché abbiano un buon grip nel posteriore in queste condizioni quando è molto bene sentire le moto dietro, perché con le pieghe che si fanno sul bagnato non mettiamo in difficoltà l'anteriore che è il nostro cruccio. Adesso vedremo come prosegue il meteo nel fine settimana perché se rimane bagnato possiamo fare abbastanza bene, se migliora dovremo vedere come saremo messi con gli assetti per l’asciutto”.
Gazzetta TV
 
Capirossi in azione con il '58' di Simoncelli. LaPresse
Capirossi in azione con il '58' di Simoncelli. LaPresse
test per il 2012 — Un'occhiata, poi, al futuro, ai test di martedì, in vista della prossima stagione, che non avranno grosse novità da provare. "I test sono sempre importanti, visto quanto abbiamo sofferto da questo inverno non riuscendo a migliorare la nostra situazione, ma non sarà il più importante, perché le modifiche più importanti saranno pronte più avanti per quelli di febbraio. Noi, comunque, proveremo la nostra 1.000 cmc insieme agli altri".
capirex con il '58' — "È stato un onore correre con il numero di Marco sulla mia moto". Loris Capirossi ha reso omaggio a Marco Simoncelli esibendo il numero 58 sulla sua Ducati Pramac. Per Loris, all'ultima gara in carriera, 5° tempo nelle libere con 1'46"108. "Per il resto, pomeriggio negativo - ha detto -: le gomme non funzionavano, negli ultimi minuti abbiamo quindi dovuto utilizzare quelle della mattina, che erano però usate, anche se alla fine sono riuscito a migliorare di 3" il tempo della seconda sessione - aggiunge Capirossi -. Tengo per buono quanto fatto durante la mattina, possiamo fare bene".
stoner insoddisfatto — Il leader della classifica, Stoner, non è del tutto contento: "Onestamente non è stata una bella giornata. Su questa pista non ho mai avuto un buon feeling sul bagnato, mentre mi piace moltissimo sull’asciutto. Sembra che ci sia una pellicola di olio o di grasso che complica la situazione. Con entrambe le sessioni sul bagnato, continui inutilmente a modificare il set up, così non abbiamo lavorato molto sulla moto. Se dovesse piovere, in qualifica, spero che sia costante così da avere una vera sessione sul bagnato”.
Gazzetta TV
 
dovi in difficoltà — Dovizioso è un po' attardato, 9°: "Abbiamo girato con condizioni veramente difficili perché non c’era grip. Con la squadra abbiamo fatto un buon lavoro, stando attenti a non commettere errori: sono stato veloce senza spingere troppo per non prendere rischi ulteriori".
La moto e un tributo a Marco Simoncelli nel box Gresini. Ap
La moto e un tributo a Marco Simoncelli nel box Gresini. Ap
atmosfera surreale in box gresini — "Quanta tristezza nel nostro box. L'atmosfera era surreale con l'assenza di Super Sic e tutto è stato affrontato con estrema difficoltà - ha detto Fausto Gresini, team manager della squadra con cui correva Marco Simoncelli -. È inutile dire che ci manca molto ma era estremamente importante esserci, per onorarlo al meglio perchè sono convinto che lui avrebbe voluto che così fosse. Aoyama ha tentato di trovare il limite nelle difficili condizioni odierne ma si è trovato in difficoltà. Sono però sicuro che per domenica cercherà di dare il massimo proprio nel nome di Marco".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Ue e Fmi monitoreranno i conti pubblici
Barroso: “E’ stata l’Italia a chiederlo”


E alla fine arrivò anche il Fondo monetario internazionale, l’ultimo baluardo contro una tempesta ormai dilagante, l’ultima barriera, si spera efficace, contro un fallimento che è soprattutto politico. Il G20, cioè il mondo che conta, ha paura dell’Italia e l’Italia, a ben vedere, ha paura di se stessa. Non siamo la Grecia, d’accordo, non siamo nemmeno l’Irlanda (anche perché a differenza di essa non cresciamo) o il Portogallo. Però rischiamo di diventare come loro e questo nessuno se lo può permettere. L’intervento del Fmi a favore di un Paese del G8 (non G20, G8) è un evento epocale anche se di questi tempi non ci si stupisce più di nulla. Perché la crisi è entrata ormai in una spirale potenzialmente devastante il che, di fatto, significa una cosa sola: che è necessario giocare d’anticipo.

Come una Grecia, un’Irlanda, un Portogallo, un’Islanda o un Nicaragua qualsiasi – con tutto il doveroso rispetto per questi Paesi – l’Italia vive il suo momento più umiliante: il commissariamento della sua gestione contabile e della sua politica economica. Solo che, ovviamente, lo vive allegramente “all’italiana”, ovvero con un grottesco balletto di interpretazioni ad hoc e smentite di breve durata che evidenziano implicitamente tutta quell’inattendibilità di fondo che giustifica da sé la tutela esterna. Prima la negazione della realtà – “nessun intervento Fmi, solo consigli” – , poi la dichiarazione forte – non intendiamo farci “commissariare”, i provvedimenti del governo sono sufficienti a superare la crisi – , infine l’ennesima pessima figura con la smentita più tragicomica che si potesse concepire: l’Italia? “Ha deciso di sua iniziativa di chiedere al Fondo monetario internazionale di monitorare i suoi impegni” hanno spiegato sostanzialmente all’unisono il presidente della commissione Ue José Manuel Barroso e il numero uno del consiglio europeo Herman Van Rompuy.

Ed è stato proprio il “caro” Herman a chiarire in pieno il senso dell’iniziativa internazionale. “L’Italia – ha spiegato– ha invitato l’Fmi a verificare ogni trimestre, in collegamento con il ministro dell’Economia, l’attuazione delle misure”. Una verifica periodica, insomma, condotta attraverso un dialogo continuo con Giulio Tremonti, l’uomo che il governo italiano aveva ormai emarginato e che oggi, al contrario, riacquista nuovi margini di autorità. Al controllo del Fmi si affiancherà al tempo stesso il rinnovato sistema di vigilanza europea che aumenta i poteri di controllo di Bruxelles. Barroso e Van Rompuy sono attesi in Italia già a partire dalla prossima settimana.

Silvio Berlusconi, manco a dirlo, ha provato a minimizzare. “Dopo la Grecia – ha dichiarato oggi – i movimenti speculativi si stavano dirigendo verso l’Italia e quindi come fanno le aziende che si rivolgono a società specializzate nei momenti di crisi abbiamo chiesto alla Lagarde (Christine, direttore del Fmi – ndr) il monitoraggio del Fondo monetario internazionale”. Tutto esatto, per carità, ma anche decisamente riduttivo. Perché se è vero che la speculazione era diventata un problema (ormai gli investitori lunghi stavano fuggendo, il gioco il ribasso era fuori controllo e a sostenere i nostri titoli ci stava pensando con sempre meno efficacia soltanto la Bce), è anche vero che l’azione del Fondo non si limiterà al semplice monitoraggio e la stessa Lagarde lo ha detto molto chiaramente: “Il problema dell’Italia è la scarsa credibilità”. E qui, allora, si inizia a parlare di cifre, anche se il direttore generale del Fondo smentisce ufficialmente di avere offerto denaro all’Italia. Eppure sul tavolo ci sarebbero già 44 miliardi di euro di precautionary credit line, la linea di credito precauzionale messa disposizione dall’Fmi come garanzia da usare in caso di estrema necessità. Cifra che il prossimo anno potrebbe anche raddoppiare. Per chi non lo avesse capito, siamo ormai pienamente sotto tutela.

Il punto, ovviamente, è che il sostegno offerto dal Fondo dovrà essere accompagnato da un impegno concreto da parte dell’Italia a raggiungere i risultati auspicati. Da un lato ci sono le riforme in favore della crescita, dall’altro, le azioni più imminenti di bonifica dei conti. Il primo obiettivo è l’abbassamento del debito a quota 113% del Pil entro il 2014. Un traguardo irrinunciabile ma anche ambizioso, visto che l’economia cresce ancora a ritmi molto bassi. Da qui le ipotesi più radicali che, per forza di cose, finiscono per diventare di giorno in giorno sempre più concrete: il prelievo forzoso su tutti i conti correnti e l’istituzione di una tassa patrimoniale che, se applicata una tantum ma con un’aliquota piuttosto pesante, garantirebbe un incasso di almeno 200 miliardi. Berlusconi, si sa, continua ad opporsi con tutte le sue forze ad un provvedimento simile. Ma di fronte alle ultime defezioni all’interno della maggioranza, le attuali speranze di vita del governo rendono la sua opinione sempre meno rilevante.

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