giovedì 16 giugno 2011

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Stoner: "Problemi? Il freddo"
Vale: "6°? Credevo uno sbaglio"

L'australiano nuovo leader del mondiale dopo il successo di Silverstone: "Risultato importante in condizioni difficili per temperatura e condensa, ma non volevo forzare". Dovi: "In gara ci siamo sempre". Vale: "Stiamo limitando bene i danni: quando ho visto il numero sulla tabella pensavo che fossero i giri, non la posizione". Lorenzo: "Ho avuto troppa fretta"

SILVERSTONE (Gran Bretagna), 12 giugno 2011 - Stoner si gode la conquistata leadership del mondiale e appera molto rilassato. Al suo fianco, sul podio, un concreto Dovizioso e l'inossidabile Edwards, dolorante per la clavicola fratturata e operata solo una settimana fa. Rossi limita i danni e aspetta momenti migliori.
stoner infreddolito — Per Stoner, pare che l'unico problema sia stato il freddo, visto che lui non utilizza la mantellina antipioggia come i suoi colleghi. "Da metà gara - dice Casey - ho avuto tanto freddo e anche dei problemi per la condensa all’interno del casco che non mi faceva vedere bene la pista. La cosa mi innervosiva. Da metà gara in poi, le cose sono poi migliorate, la visuale è andata meglio e mi sono calmato. So che in tanti hanno fatto degli errori, ma era facile farli. Io volevo stare tranquillo, con Dovi dietro e pericoloso, e non volevo forzare molto. Sono rimasto concentrato giro dopo giro e sono felice per un risultato importante, centrato in condizioni difficili. Come nell'anno 2007 del mondiale? No, la situazione è differente. Noi abbiamo lavorato molto su questa moto per avere un'ottima performance in ogni sessione. Adesso so dove spingere, dove migliorare, dove contenermi. Sono soddisfatto".
dovi si da' un 8 — Contento Dovizioso per il suo secondo posto: "In prova ci danno del gran gas, ma non è il mio stile; in gara invece abbiamo fatto una prestazione bellissima. Le condizioni erano difficili, era molto facile perdere il posteriore o l’anteriore, ma è stato un risultato importante in un Mondiale che è ancora lungo. È stato fondamentale l'essere rimasti davanti in condizioni diffilicili e difendere la posizione per non far scappare Stoner. Un voto? Considerando che non sono veloce come Sic in prova, né come Stoner o Lorenzo in gara, mi darei comunque un 8 perché nei momenti importanti ci sono sempre".
stoico edwards — Edwards è felice, per un podio insperato, colto in condizioni difficilissime: "Ho avuto un incredibile dolore, ma quando sei sulla moto non fa così male. Ringrazio il team e chi ha lavorato con me per garantirmi questa grandissima giornata".
Valentino Rossi, 31 anni, quarto nel mondiale. Reuters
Valentino Rossi, 31 anni, quarto nel mondiale. Reuters
vale incredulo — Valentino Rossi, 6°, alla fine si accontenta: "Essere sesto dopo il week end che abbiamo avuto è molto positivo, alla fine siamo al 4° posto nel mondiale: fin qui siamo stati bravi a limitare bene i danni. Sapevo che avrei faticato su questa pista e adesso da Assen spero di andare almeno come in Francia o a Barcellona". Però restano tanti problemi da risolvere sulla Ducati. "Il primo problema è che sull'asciutto non andiamo come la Honda, ma è anche vero che qui Hayden è stato più veloce in prova e in gara: la loro moto era a posto e andava bene. Io ho fatto quello che ho potuto, quando ho visto '6' sulla tabella dai box pensavo che avessero sbagliato, che fossero i giri, non la posizione. Alla fine resta il fatto che si deve fare meglio perché non si possono avere la domenica pomeriggio gli stassi problemi del venerdì mattina".
autocritica lorenzo — Lorenzo perde la testa del Mondiale, accusa una brutta botta per classifica e morale, ma ha l'onestà intelletuale di ammetterlo: "Sì, è una grande delusione, non ho avuto la pazienza sufficiente per stare dietro a Dovizioso e aspettare il momento giusto per superarlo e andare a prendere Casey. Adesso siamo noi a inseguire e Casey è la lepre, ma da adesso possiamo rischiare un po' di più e provare ad andare a vincere le prossime gare".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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IL FORUM

Sostenibile e umana
l'architettura del futuro

Al Forum di GreenAccord a Pistoia professionisti del settore e aziende si sono confrontati per tre giorni sul modo per mettere in relazione essere umano e ambiente, su come riqualificare i centri urbani in modo che siano anche "memoria del passato" di ANNA MARIA DE LUCA

PISTOIA - Investire in sostenibilità fa aumentare i profitti. Questo il filo conduttore dell'VIII Forum di GreenAccord sull'ambiente, una tre giorni che ha visto alternarsi architetti di fama internazionale e aziende che hanno scommesso sull'innovazione e sulla riduzione della propria impronta ecologica. Abitazioni, prodotti elettronici, rifiuti ingombranti, pavimentazioni tessili. Settori molto diversi ma realtà accomunate da una stessa convinzione: il valore di un progetto deve misurarsi non più solo sulla sua forma ma sulla sua capacità di mettere in relazione, in modo sostenibile, l'uomo e l'ambiente.

"Lo spazio pubblico urbano - dice Roland Günter, architetto, storico dell'arte e presidente del Deutscher Werkbund - deve essere memoria del passato proiettato nel futuro. Dal passato possiamo imparare cose con senso e cose senza senso. Il presente é la scelta tra senso e nonsenso". Ed ecco quindi la necessità di recuperare lo spazio per l'uomo riqualificando i centri urbani, risparmiando le aree ancora non antropizzate ed esaltando i luoghi che possano incrementare gli spazi sociali ad uso collettivo. Ma in che modo?  "E' molto importante - rilancia il grande architetto tedesco - che le nostre città siano da stimolo per creare spazi di aggregazione. Dobbiamo, ad esempio, capire e valorizzare la funzione pubblica delle piazze che troppo spesso non possiedono nulla del luogo di incontro che avevano in passato. Sono ridotte a meri parcheggi che le sviliscono e ne tolgono i valori".

Per esemplificare, Günter mostra le foto di alcune piazze che potrebbero essere tra le più belle d'Italia e che invece sono degenerate in parcheggi: "Dice la gente: non vogliamo camminare. Dico: é come se avessero perso le gambe. Un luogo strano: con persone senza gambe".

"Per fare vera riqualificazione - sottolinea il presidente dell'Ance Toscana (Associazione costruttori edili), Alberto Ricci - non si deve intervenire su edifici singoli, ma su interi quartieri, come da tempo si fa negli altri Paesi europei". Ma per farlo, serve la presenza di due categorie di soggetti: committenze informate e maestranze qualificate. "Senza di loro, un cambio di rotta è difficilmente avviabile".   


Dal mondo accademico, le esigenze di riduzione degli impatti umani sul territorio iniziano a trasferirsi a livello di istituzioni. In Emilia Romagna, da tempo si sta sviluppando un programma di gestione sostenibile del territorio. Ma le sfide non sono poche: "Entro dieci anni, la nostra popolazione regionale crescerà di oltre 400mila unità, pari al 12-15% del totale. Aumenteranno le classi d'età e le presenze straniere. La sfida è rendere compatibile questa dinamica con le politiche di tutela ambientale", spiega Enrico Cocchi, direttore generale della Regione Emilia Romagna. "Il nostro compito è evitare infrastrutture inutili, ristrutturare invece l'esistente e riconoscere il valore delle produzioni agricole, per impedire la conversione dei terreni". Ma, per essere efficace, la strategia richiede il coinvolgimento della popolazione: "Qualsiasi progetto, anche di riqualificazione architettonica, deve essere sviluppato attraverso un processo di partecipazione pubblica. Servono scelte condivise, per concordare piani che siano richiesti e accettati dai cittadini".

Ma per arrivare alle scelte condivise è necessario informare i cittadini, aspetto in cui il nostro Paese ha ancora da imparare. Un esempio concreto? Lo offre l'architetto Günter: dal mercato grande di Firenze alla sua casa all'angolo sinistro, il farmacista Luca Landucci ha scritto un diario che copre un periodo lungo più di 50 anni dal 1450 al 1500. "Lo ringraziamo, perché ci ha regalato una delle fonti più importanti per la vita quotidiana della città. Ma sulla facciata della casa non si trova nessun richiamo su questo. Nessuna possibilità di saperlo.  Dobbiamo spiegarlo, altrimenti non si capisce". Un modello alternativo? "Nell'insediamento Eisenheim della Ruhr, dove abito, abbiamo applicato 70 tavole con sempre due pagine di testo. Spiegano: personaggi, case, storie, avvenimenti, rapporti proprio perché la dimensione dell'aspetto pubblico si intensifica tramite le tante e ricche spiegazioni". Sono "strade parlanti". Strade che sanno raccontare se stesse a chi le vive, piazze che sanno parlare a tutti. Perché, come dice il presidente del Deutscher Werkbund, "il respiro crea uno spazio che respira".
(14 giugno 2011)
 
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Brunetta recidivo: «Precari, manganellate col web»

Non contento degli insulti lanciati ieri nei confronti di alcuni precari che volevano rivolgergli una domanda durante il convegno “I giovani innovatori”, Renato Brunetta è tornato sull'incidente, ma non per sanare gli animi, piuttosto per rincarare la dose. «L'Italia peggiore è quella di quanti – ha dichiarato – non avendo di meglio da fare irrompono sistematicamente in convegni e dibattiti per interromperne i lavori, insultare i presenti e riprendere la loro bravata con una telecamerina portatile per poi passare subito il video ai giornali amici (che notoriamente pullulano di precari)».

Non è piaciuto, al ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione, il video della sua fuga che i precari hanno subito diffuso in rete. «L'Italia peggiore – prosegue – è di quanti si nascondono compiacenti dietro questi signori (come Pierluigi Bersani e Leoluca Orlando Cascio), sostenendoli in maniera strumentale pur senza conoscere argomenti e fatti. L'Italia peggiore è quella che usa la Rete come un manganello per agguati squadristici, senza aver nulla da dire. Che pena». E siccome le immagini non sono abbastanza chiare, fornisce la sua lettura dei fatti: «Al termine del mio intervento, una signora tra il pubblico ha chiesto di poter prendere la parola – racconta –, le ho chiesto di salire sul palco, nonostante dovessi recarmi entro pochi minuti al Quirinale».


E fin qui, la magnanimità. Poi, l'irritazione: «Ho però preferito lasciare la sala quando – continua - ho capito che la signora intendeva sollevare il problema dei precari nella Pubblica Amministrazione: un argomento non solo estraneo al tema del convegno, ma che avrebbe richiesto bel altro tempo e ben altra attenzione». Infine, l'indignazione: «Poi sono iniziati a volare insulti (Buffone!, Vai a lavorare!) accompagnati dall'esposizione di un grande striscione di protesta, a riprova di quanto la loro azione fosse stata premeditata con cura a fini mediatici. Da qui il mio duro giudizio su lorsignori (non certo sui precari tout court), che ribadisco con forza: Siete l'Italia peggiore».
15 giugno 2011

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