venerdì 17 giugno 2011

dai dai.....

Caso Bisignani, vertice a palazzo Grazioli
Letta, Alfano e Ghedini da Berlusconi

Casini difende il sottosegretario: "Ha sempre rifiutato di essere in Parlamento, che gode dell'immunità, perchè vuole che il suo servizio sia del tutto gratuito e svolto senza onori di nessun tipo". Cicchitto: "La magistratura attacca la maggioranza in difficoltà". Di Pietro: "Il virus del '92 ha infettato le istituzioni". Su Papa indagine disciplinare della Cassazione. L'Anm: "Fatti gravi e inquietanti"

ROMA - Nel pieno dello scandalo che vede coinvolto l'imprenditore Luigi Bisignani 1 ("spiavo i pm e riferivo a Gianni Letta"), Silvio Berlusconi si ritrova a palazzo Grazioli con lo stesso Letta, il ministro della Giustizia e segretario del Pdl, Angelino Alfano e il deputato e legale Niccolò Ghedini. Un vertice che sembra direttamente collegato all'inchiesta e alla contromisure da prendere. D'altronde l'inchiesta scuote i palazzi e c'è già chi teme una nuova Tangentopoli. Dalle carte dei pm napoletani emergono i nomi di Gianni Letta, Italo Bocchino, Denis Verdini.

Casini difende Letta.  "Letta è un uomo che parla con tutto il mondo e tutto il mondo parla con lui. Se c'è una persona su cui metterei la mano sul fuoco per onestà e correttezza quella è Gianni Letta". Così Pier Ferdinando Casini risponde ai cronisti sull'inchiesta che ha portato all'arresto di Bisignani e alla richiesta di autorizzazione a procedere per il pidiellino Alfonso Papa. Letta, ha continuato Casini, "di questo ho testimonianza diretta, ha sempre rifiutato di essere in Parlamento, che gode dell'immunità, perchè vuole che il suo servizio sia del tutto gratuito e svolto senza onori di nessun tipo. Io non metterei la mano sul fuoco per nessuno, ma su di lui mi sentirei di mettere due mani sul fuoco".

Il Pdl contro i pm. L'ex ministro della Cultura Sandro Bondi parla di "clima vendicativo". "Sono profondamente turbato, allo stesso modo - dice Bondi - di milioni di italiani, rispetto a nuove inchieste giudiziarie che rischiano di apparire come una ulteriore grave distorsione nel rapporto tra politica e giustizia". Ancor più diretto Frabrizo Cicchitto: "La magistratura sta approfittando delle difficoltà della maggioranza per rilanciare l'attacco della cavalleria giudiziaria" dichiara il pidiellino a Libero.

Di Pietro e Mani pulite. Per Antonio Di Pietro, invece, "la questione morale da quel lontano febbraio 1992 non si è mai chiusa perché ci sono sempre gli stessi personaggi che si propongono e ripropongono per fare il bello e il cattivo tempo".  L'ex pm ha voluto usare una metafora medica osservando che "mani pulite è stato un importante centro diagnostico, ha individuato il tumore e l'ha rimosso ma la chemioterapia spettava alla politica: ha fallito il paziente che invece di curarsi ha preferito restare malato".

L'Anm: "Fatti gravi e inquietanti". La procura generale della Cassazione ha aperto un'indagine disciplinare sul parlamentare del Pdl e magistrato in aspettativa. Lo ha confermto, a margine del plenum del Csm, il pg della Cassazione, Vitaliano Esposito: "Le notizie le abbiamo apprese dalla stampa - ha detto - se c'è un provvedimento penale c'è sempre una pratica di accertamenti da parte della procura generale della Cassazione". Di fatti "oggettivamente gravi e inquietanti" parla l'Associazione nazionale magistrati, che chiederà al collegio dei probiviri "di valutare con urgenza la compatibilità di alcuni comportamenti con l'appartenenza all'Anm".
(16 giugno 2011)
 
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Italia dei valori, un fuoriuscito dal partito
accusa due parlamentari di ricatti sessuali
Nell'esposto alla procura di Bari, le presunte avances di Zazzera e Pedica a una militante. C. M., 31 anni, sarebbe stata aggirata con la promessa non mantenuta di un'assunzione all'ufficio legislativo di Montecitorio
Un altro esule dall’Italia dei Valori che spara ad alzo zero contro il suo ex partito. Tanto da accusare due parlamentari dell’Idv, Pierfelice Zazzera e Stefano Pedica, del più classico dei ricatti sessuali: prestazioni erotiche in cambio di un posto di lavoro. Questa almeno la denuncia di Michele Cagnazzo, ex responsabile dell’Osservatorio sulla legalità dell’Idv pugliese, racchiusa in un esposto presentato tre giorni fa alla procura di Bari, di cui ieri ha dato notizia il sito de L’Espresso. “Immondizia” secondo Zazzera (ex coordinatore dell’Idv Puglia) e Pedica, che annunciano “nuove querele” contro Cagnazzo, il quale li avrebbe attaccati per mesi già sul suo blog. Un lungo atto d’accusa, quello dell’ex Idv, che sulla sua pagina web si definisce “esperto di criminalità organizzata”, ex investigatore e autore di un recente libro sulla mafia. Nell’esposto Cagnazzo racconta di una 31enne, C.M., che avrebbe incontrato nell’aprile 2010 negli uffici dell’Idv di Bari. “Dopo alcune frequentazioni – scrive nella denuncia – la donna mi confidava di essere stata vittima di insistenti avances e ricatti da parte di Pedica e Zazzera. Mi riferiva inoltre che aveva conosciuto entrambi gli esponenti avendo partecipato a diversi dibattiti e conferenze, in qualità di simpatizzante (dell’Idv, ndr)”.

I due parlamentari avrebbero quindi iniziato “a compulsarla con insistenti inviti e richieste di appuntamenti”, avendo capito che la donna “inoccupata” aveva bisogno di lavorare. Cagnazzo aggiunge: “Zazzera, avendone carpito lo stato di necessità (…) continuò a tempestarla di telefonate e sms con ripetuti inviti a incontri clandestini”. Incontri che si sarebbe svolti tutti in un hotel di Massafra (Taranto) tra il maggio e l’ottobre del 2009, e a cui la donna sarebbe andata in cambio della promessa del deputato di un posto di lavoro presso l’ufficio legislativo del Parlamento. “In cambio – si legge ancora nell’esposto – l’onorevole chiedeva favori sessuali e M., proprio perché versava in gravi difficoltà (…) accettò di accondiscendere”. Successivamente Zazzera le avrebbe chiesto di dare le stesse prestazioni sessuali a Pedica, come condizione per “il proprio definitivo interessamento per la stipula di un contratto”. La donna avrebbe quindi incontrato anche il senatore, in un hotel di Brindisi. Pedica le avrebbe ripetuto il solito mantra: prestazioni in cambio di un lavoro. E C.M. avrebbe accettato, concedendogli due rapporti sessuali, nel dicembre 2009 e nel gennaio 2010. Ma gli impegni dei parlamentari rimasero lettera morta. E allora la donna avrebbe interrotto i rapporti. Cagnazzo conclude: “Scoprì poi di risultare alle elezioni regionali 2010 per la Puglia nella lista Idv, pur non avendo mai proposto o accettato la candidatura”.

Questa la verità del “criminalista”, autosospesosi dall’Idv nel settembre del 2010 con un durissimo comunicato contro l’allora coordinatore regionale Zazzera. Che al Fatto dice: “Le accuse di Cagnazzo sono immondizia pura, non ho idea di chi sia la donna di cui parla. L’avevo già querelato per diffamazione nel febbraio scorso, e lo farò una seconda volta. L’anno scorso avevo avviato contro di lui un provvedimento di espulsione dal partito. Perché l’esposto? Cerca visibilità”. Sulla stessa linea Pedica: “Avevo querelato Cagnazzo nell’agosto 2010, perché sul suo blog mi dava testualmente del porco. Ma io non sapevo neppure chi fosse. Ora presenterò una nuova querela. Mi pare significativo che riferisca le accuse di un’altra persona”.

da Il Fatto Quotidiano del 17 giugno 2011
 
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Il compleanno di Big Blue
cento anni e guarda avanti

In un secolo ha saputo cambiare pelle, e tiene testa ai grandi della Silicon Valley. La parola d'ordine: bisogna vivere come Mao in una rivoluzione permanente

dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI
NEW YORK - Il regista Stanley Kubrick aveva visto giusto, nel futuro - e ben oltre l'anno 2001 della sua "Odissea nello spazio" - ci sarà sempre un Ibm a rappresentare il progresso tecnologico. Le mode vanno e vengono: guardate Pandora, la radio online che ha fatto scalpore mercoledì alla sua prima quotazione in Borsa. Dopo un balzo iniziale del 62%, già al secondo giorno il titolo era sceso sotto il prezzo di collocamento. Forse un segnale che l'ultima "bolla di Internet" trainata da Facebook, Twitter, Linkedin volge già al termine? Dall'alto del suo centesimo compleanno, celebrato proprio ieri, l'Ibm può guardare con distacco alle febbri speculative della Silicon Valley, osservare con ironia il "capitalismo dei ragazzini" che domina l'attenzione dei media e più volte ha decretato il declino dei dinosauri come Big Blue.

L'Ibm si situa al polo opposto di quel modello: anche geograficamente, ostinandosi a rimanere ad Armonk, nello Stato di New York, ben lontano dalla Silicon Valley dove germinano tutte le rivoluzioni tecnologiche da mezzo secolo in qua. Simbolo per antonomasia di un establishment capitalistico, il nome di Ibm non evoca il "glamour" di aziende fondate da ventenni o trentenni che promettono di trasformare il mondo (e a volte ci riescono). Però, però: chi l'avrebbe mai detto, oggi Ibm con i suoi 197 miliardi di dollari di capitalizzazione tallona Microsoft (200 miliardi) in Borsa, e stacca
nettamente Google (162 miliardi). E' la quinta azienda americana per il suo valore azionario. Ed è l'unica, nel ristretto club delle "centenarie" ad appartenere al settore hi-tech dell'informatica.

Un risultato simile non si ottiene per caso: del capitalismo schumpeteriano - quel motore della distruzione creatrice che ha nella Silicon Valley il suo epicentro culturale - Ibm ha imparato almeno una lezione: bisogna vivere come Mao Zedong in uno stato di "rivoluzione permanente". E in effetti la capacità di Ibm di cambiare pelle, trasformarsi, reinventarsi, adottare nuovi mestieri e nuove vocazioni, è il segreto della sua stupefacente longevità. A ripercorrere le sue mutazioni genetiche, si mette insieme un "documentario storico" sul capitalismo industriale degli Stati Uniti, e sulle trasfomazioni sociali che lo hanno accompagnato. Nel 1911 l'embrione dell'Ibm nasce con il nome di Computer Tabulating and Recording Company, produce orologi-sveglia, orologerie per usi industriali, bilance, e le prime "schede perforate" per calcolatrici meccaniche: una premonizione. E' grazie a queste "schede perforate" che Ibm nel 1923 viene associata a un'impresa colossale, il primo vero censimento demografico su scala federale. Nel 1924 ribattezza se stessa International Business Machines e otto anni dopo è pronta all'appuntamento col New Deal di Franklin Delano Roosevelt: le calcolatrici Ibm sono indispensabili per gestire la Social Security, il primo sistema previdenziale moderno che viene lanciato come uno degli strumenti anti-depressione.

Nel dopoguerra, il 1956 è l'anno del primo hard-disk, Ibm si lancia alla conquista del futuro creando il supporto magnetico per immagazzinare dati. E' il momento aureo che apre il suo predominio nell'industria dei calcolatori, i padri dei computer. Ibm è leader anche in quel settore intermedio che fa da ponte verso il pc, le macchine da scrivere elettriche nel 1961. Esattamente dieci anni dopo, lancia il floppy disk. Altri dieci anni, siamo nel 1981 ed ecco inaugurata con l'Ibm Personal Computer la rivoluzione dell'èra digitale. Fin qui tutto conferma la visione profetica di Kubrick, che vede in un supercomputer Ibm ("Hal", le tre lettere dell'alfabeto precedenti l'acronimo di Big Blue) il protagonista di una rivolta delle macchine contro la società umana. Ma proprio in quella fase si situa uno dei più gravi errori strategici del gruppo, una miopìa che verrà rinfacciata a lungo all'Ibm: è quando l'azienda troppo sicura di sé lascia che un certo Bill Gates s'impadronisca del mestiere del software, considerato "subalterno". In realtà il software domina tutta la fase successiva dell'èra digitale, mentre la produzione delle "macchine" diventa roba da paesi emergenti. L'appendice finale di quell'errore è la vendita ai cinesi di Lenovo di tutta la divisione personal computer dell'Ibm, una resa che avviene alla fine del 2004.

Ma gli epitaffi sono prematuri. Lo slogan "Think" che l'Ibm adottò fin dai tempi del suo patriarca storico Thomas Watson, pungola successive generazioni di top manager a ringiovanire continuamente il gruppo: che si trasforma in una società di servizi, leader mondiale nel fornire "chiavi in mano" le soluzioni integrate per tutta la gestione informatica delle imprese. Quasi a far dimenticare l'errore fatto con Bill Gates, in altri campi l'Ibm è visionaria: è una delle prime a saltare sul carro di Internet, o a scommettere sul "software aperto" e libertario di Linux, l'open source anti-Microsoft. A cent'anni, l'Ibm si è offerta il lusso di vendicare la sconfitta di Hal in "Odissea nello spazio": il suo supercomputer battezzato Watson come il fondatore, ha stracciato i concorrenti umani nel quiz televisivo "Jeopardy". Watson, assicurano gli ingegneri che l'hanno creato, non ha più nulla da invidiare all'uomo: finalmente padroneggia anche l'ironia.
(17 giugno 2011)
 

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