domenica 3 aprile 2011

già.......

IL CASO

"Meno tasse o ce ne andiamo"
Twitter contro San Francisco

Il social network chiede incentivi fiscali al comune californiano: "Altrimenti ci spostiamo nella South Bay". E altre start-up di internet si uniscono alla rivolta. Il sindaco pronto a cedere: "Ma aiutateci a riqualificare i distretti malfamati" di PAOLO PONTONIERE

SAN FRANCISCO - "Niente tasse sui redditi o ce ne andiamo". E' il messaggio fatto recapitare da Twitter al consiglio comunale di San Francisco. Mentre il mondo saluta il ritorno del fondatore Jack Dorsey alla guida dell'azienda, la ribellione di Twitter esplode come una bomba nella Silicon Vallery californiana. Una bella gatta da pelare per Frisco, mentre le città limitrofe (San Mateo, Burlingame, Foster City, Redwood City) già si fregano le mani. Anche perché l'emigrazione verso le soleggiate sponde della "South Bay" non coinvolgerebbe solo Twitter, che tutto sommato di impiegati ne ha ben pochi - in tutto non piu di un paio di centinaia - ma di tutte le nuove startup che prima della Grande Recessione avevano abbandonato Silicon Valley a favore degli affitti più a buon mercato della città di Lawrence Ferlinghetti, di North Beach e della crooked street. E sì, perché ispirati da Twitter gli altri giganti emergenti del social networking a sfondo commerciale come Yelp e Zynga - per citarne solo un paio - hanno anche loro minacciato immediatemente di abbandonare la città se non otterranno adeguati vantaggi fiscali.

Per evitare la dipartita di Twitter, il comune di San Francisco aveva inizialmente ceduto esprimendo la disponibilità a considerare la richiesta delle internet company. Poi, incalzato da altre aziende, aveva ritrattato la sua dichiarazione e s'era detto disposto ad eliminare se non la tassa sui salari - la pay-roll tax - almeno quella sui dividendi annuali, un balzello dell'1,5 per cento e che nel caso di Yelp per esempio supera I 10 milioni di dollari l'anno. La proposta, formulata in tutta fretta dal verde Ross Mirikami - rappresentante dell'anima ecologista e anti-commercialista della città - dovrebbe essere approvata in questi giorni. Ma malgrado abbia ricevuto il plauso di tutte le parti coinvolte, non ha fatto altro che aggravare il problema. Adesso a volere il taglio sono tutte le aziende con sede in città, non solo quelle della "new economy".

Uno sviluppo del tutto inaspettato che ha riproposto con forza il problema del costi che le aziende sono costrette a sostenere per fare affari in California e in particolare dell'atteggiamento spesso ritenuto anti-business adottato dagli amministratori di Frisco. Di recente, ad esempio, il comune californiano aveva imposto alle compagnie di telecomunicazione di rivelare al pubblico il livello di radiazioni emesse dai loro apparecchi telefonici. La diatriba è finita in tribunale e così l'ultima parola sull'argomento spetterà probabilmente alla Corte Costituzionale dello stato.

"Dobbiamo creare soluzioni di lungo periodo che favoriscano la permanenza in città di grandi compagnie", ha dichiarato Mark Farrel, un'altro assessore, che col sindaco pro-tempore della città, l'asiatico David Chu, propone invece di eliminare per sei anni sia le tasse sui salari che quelle sui dividendi. Ma con una condizione: che le ditte che ricevono l'esenzione fiscale si impegnino a ricollocarsi in un'altra zona della città, il Tenderloin District. Situato a ridosso dei grandi alberghi cittadini e del distretto finanziario, il Tenderloin è la parte più malfamata di San Francisco. Le decine di milioni di dollari che ditte come Zynga e Second Life spendono ogni anno in città potrebbero servire a risanare finalmente una delle maggiori piaghe urbane della città. Una delle ultime vestigia del Grande Terremoto dell'inizo del Novecento e della quale Frisco farebbe volentieri a meno.
(02 aprile 2011)

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Stoner: "Molto soddisfatto"
Rossi: "Frenato dalla caduta"

L'australiano in pole: "Un buon lavoro, in gara posso andare lontano". Il pesarese: "Avevo un buon passo, purtroppo ho rovinato la moto con cui mi trovavo meglio, ma in gara posso crescere". Lorenzo: "Non lontani dalle Honda"

JEREZ (Spa), 2 aprile 2011 - Una pole position che lo mette di buon umore. Casey Stoner è stato il più veloce nelle qualifiche MotoGP del GP di Spagna di Jerez, con una Honda che lo soddisfa. "È una delle poche volte in cui mi sento soddisfatto globalmente del lavoro fatto - ha detto l'australiano dopo le qualifiche -. Tutto è a posto, abbiamo avuto in ogni turno sempre un miglioramento, anche con la gomma morbida quando ho realizzato il tempo. Se non farò errori domani potrò andare lontano”.
lorenzo — Lorenzo è terzo, con un passo in crescita. “Adesso la moto va meglio in staccata - ha detto il campione del mondo in carica - ed era il punto dove faticavamo. Abbiamo un passo per non essere molto lontani dalle Honda, speriamo di essere lì fino alla fine”.
Valentino Rossi, 32 anni, 9 titoli mondiali. LaPresse
Valentino Rossi, 32 anni, 9 titoli mondiali. LaPresse
rossi — Valentino Rossi ha compromesso le qualifiche con una scivolata dopo una dozzina di minuti che ha messo fuori uso la sua Ducati preferita. "La caduta ci ha rovinato i piani - ha detto il pesarese -. La cosa positiva è che non mi sono fatto male quando sono scivolato, ma ho rovinato la prima moto, quella che preferivo. Stavo andando bene e anche se non avevo il ritmo di Pedrosa e Lorenzo, non ero lontano, potevo fare 1'40"1, ma purtroppo la moto si è un po' rovinata e l'altra era diversa perché stiamo facendo dei test cercando il setting ideale. Ho cercato di spingere, ma davanti non la sentivo bene e non volevo rischiare di fare un altro danno". Per la gara Valentino spera di fare meglio. "Per la gara, però, la prima moto c'è e penso di poter tenere un buon ritmo, ma dovrò partire dalla quarta fila. Jerez è una pista che mi piace, mi diverto. La spalla? Mi manca ancora un po' di forza, ma non ne perdo tanta come in Qatar. Vedremo".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Vendola: «Ecco le contraddizioni
della gestione leghista»

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«A Manduria sta saltando la tendopoli, è priva di governo, stanno esplodendo tutte le contraddizioni legate alla natura ambigua di un luogo nato come un ibrido tra il contenimento forzoso e l’accoglienza».

Nichi Vendola risponde al telefono da Manduria, proprio mentre i migranti stanno fuggendo dalle tende. Il governatore ha appena concluso una manifestazione nella cittadina salentina.


Per cosa manifestava?

«Per ringraziare una cittadinanza che ha dato ancora una volta una prova di solidarietà e dignità: qui le famiglie hanno aperto le loro porte per consentire una doccia a ragazzi che non potevano lavarsi da 4 giorni».

Perchè la tendopoli è saltata?

«Il problema è la distinzione tra profughi e clandestini che sta alla base della furia ideologica con cui la Lega, e il ministro Maroni, stanno gestendo questa emergenza. È il loro celodurismo che ha prodotto prima il disastro di Lampedusa e ora quello di Manduria. E pensare che siamo solo a poche migliaia di arrivi, mica come quando saltò l’Albania e vedemmo un intero popolo approdare sulle nostre coste».

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