sabato 16 aprile 2011

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IL RAPPORTO

Se la contestazione riguarda
anche le energie "pulite"

Secondo lo studio del Nimby forum un impianto viene contestato indipendentemente dal suo potenziale di capacità di inquinamento. E' la vicinanza che fa scattare la protesta

di PAOLO CASICCI
UN PAESE contrario a tutto, alle centrali inquinanti come agli impianti "puliti". È un'Italia dei paradossi, quella fotografata nel sesto rapporto del Nimby Forum, l'osservatorio sulla sindrome not in my backyard (non nel mio cortile), che spinge le comunità locali a protestare contro opere ritenute dannose per l'ambiente.

A pagare per queste ansie, nel 2010, sono stati soprattutto gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili: dieci dei ventiquattro progetti di ogni comparto e genere ritirati per le proteste erano, infatti, progetti di green economy. "Chi alza le barricate contro gli impianti inquinanti, spesso si ritrova a manifestare anche contro centrali 'pulite', se queste sono previste nel proprio Comune" spiega Alessandro Beulcke, presidente dell'Agenzia di ricerche informazione e società (Aris), che ha curato il rapporto.

I dati parlano chiaro: delle 320 opere contestate nel 2010 (il 13,5 per cento in più dell'anno precedente), la maggior parte (il 58,1 per cento) riguarda il comparto elettrico. E, all'interno di questo, oltre sette opere su dieci (il 71,5 per cento) sono centrali a biomasse o idroelettriche e impianti eolici o fotovoltaici. Tutti progetti che potrebbero contribuire ad affrancarci dalle fonti fossili e a scongiurare il ritorno all'atomo, ma che attirano comunque le critiche di comitati spontanei e, sempre più spesso, di sindaci e giunte.  Nel dettaglio, crescono le contestazioni contro i parchi eolici (da 20 a 29 in un anno) e fotovoltaici (da 3 a 9).  Le centrali da fonti rinnovabili più avversate sono però quelle a biomasse, con 84 impianti - in costruzione o ancora sulla carta - finiti nel mirino nel 2010: il 20 per cento in più dell'anno precedente. L'accanimento contro gli impianti che trasformano in energia i residui organici, spiega Beulcke, è dovuto a una ragione in particolare: "La paura che l'impianto mascheri un inceneritore e che al posto delle biomasse possano essere bruciati rifiuti. Ma un ruolo è giocato anche dalla filiera lunga che porta le biomasse fino alla centrale per essere bruciate e aumenta l'inquinamento da trasporto".

La sindrome Nimby colpisce anche il settore dei rifiuti (32,5 per cento), quello delle infrastrutture (5,3 per cento) e l'industria (cementifici, impianti di estrazione...), che registra un raddoppio delle contestazioni, dal 2 per cento del 2009 al 4,1. Ma la protesta fa anche un salto di qualità. "L'ampiezza del fenomeno nimby" spiega ancora Beulcke "esprime una crescente insofferenza non solo di cittadini, comitati e associazioni, ma anche di amministratori e politici locali". È la variante del Nimby che gli esperti definiscono Nimto, not in my term of office, e ha come protagonisti quei sindaci che lottano per impedire che l'impianto veda la luce durante il proprio mandato. "Siamo di fronte a una forte politicizzazione del fenomeno, che in molte occasioni viene strumentalizzato per puri fini elettorali". E la strumentalizzazione è bipartisan: nel 60 per cento dei casi, i primi cittadini sul piede di guerra sono stati eletti con liste civiche; nell'altro 40, per metà con il centrodestra e per metà con il centrosinistra. Curiosamente, a protestare di più sono i Comuni vicini a quelli in cui è prevista l'opera: questi ultimi si oppongono nel 54,4 per cento dei casi, quelli confinanti nel 90 per cento. E questo perché spesso i Comuni vicini prevedono di essere danneggiati senza ottenere in cambio le compensazioni (le royalties degli impianti, per esempio) previste per la città ospite.

L'impatto sull'ambiente rimane la prima causa delle proteste (24,6 per cento), seguita dagli effetti sulla qualità della vita (19,4) e dalla carenza di coinvolgimento politico nelle scelte (18 per cento) e dai rischi per la salute (12,9). In ogni caso, secondo Aris, "comprendere le motivazioni degli oppositori" sarebbe "un passo importante per riuscire a gestire e, potenzialmente, a risolvere i casi di contestazione. "Ma il modello della cosiddetta inchiesta pubblica, cioé una comparazione di costi e benefici sul modello della legge francese, da noi è ancora lontano".
(14 aprile 2011)

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Sarkozy annuncia un G8
sulla governance di Internet

Il presidente francese convoca i responsabili dei più grandi gruppi mondiali per il 24 e 25 maggio a Parigi. Nell'agenda, il diritto d'autore e il finanziamento del settore culturale, la protezione della privacy, il cloud computing, la sicurezza della rete dal nostro inviato ANAIS GINORI

PARIGI - I suoi rapporti con Internet non sono stati sempre facili. Eppure Nicolas Sarkozy ha deciso di consacrare un G8 speciale a Internet, per discutere di molti dei temi che riguardano la Rete e che
ormai occupano l'agenda politica dei governi. Il vertice si terrà il 24 e 25 maggio a Parigi. Sono stati invitati i responsabili più grandi gruppi mondiali. Tra gli ospiti, ci saranno Eric Schmidt (Google), Jimmy Wales (Wikipedia), Jack Ma (Alibaba), Bill Gates, Jeff Bezos (Amazon), Mark Zuckerberg (Facebook).  Parteciperanno ovviamente anche i rappresentati delle società francesi, come Xavier Niel (Iliad Free),
Jacques-Antoine Granjon (Vente-privée), Marc Simoncini (Meetic). Sarkozy, che quest'anno ha la presidenza di turno del G8 e del G20, vuole discutere temi come il diritto d'autore e il finanziamento del settore culturale, la protezione della privacy, il cloud computing, la sicurezza del web.

Il leader francese aveva annunciato l'idea di un G8 dedicato a Internet nel dicembre scorso, poco dopo la diffusione dei cablogrammi di Wikileaks. Il presidente francese è stato spesso oggetto di dure critiche nel mondo del web, soprattutto dopo l'approvazione della legge Hadopi, che sanziona il download illegale di musica e film. L'Eliseo ha una squadra che si occupa soltanto di nuove tecnologie e due mesi fa, Sarkozy aveva invitato a pranzo con alcuni blogger per spiegare che Internet non può continuare a essere una terra di nessuno e ha bisogno di una nuova "governance mondiale". Proprio
in questi giorni il ministro Eric Besson è andato a illustrare gli obiettivi del vertice di Parigi nella Silicon Valley, con visite alle sedi di Twitter,  Facebook, Google et Intel. Besson, titolare dell'Industria, s'incontrerà anche con Aneesh Chopra, il consigliere di Barack Obama per le nuove tecnologie. Qualsiasi siano le intenzioni, il summit di Parigi voluto dal presidente francese rischia di sollevare nuove ironie e critiche dal popolo della Rete.
(13 aprile 2011)
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Veltroni-Pisanu: “L’Italia ha bisogno di unità”
Alleanza bipartisan per ribaltare Berlusconi
Dalle colonne del 'Corriere della Sera', la proposta di un nuovo governo "per rasserenare il Paese". E intanto preparare un'alternativa all'attuale maggioranza. Consensi da Fli e Pd, Casini non commenta. Gelida la risposta del Pdl
Un governo di decantazione”, che porti a termine una riforma elettorale. Tutti insieme, da destra a sinistra, non ‘contro’ Berlusconi. Ma ‘per’ far fuori Berlusconi. Con stile. Il senatore Pdl Beppe Pisanu si stacca dal gruppo e tenta la volata. Sperando che lo seguano. Il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta antimafia è un esponente, seppur con un passato forzista, un po’ fuori dalla linea aziendalista. Forse anche per la sua attesa, ma mai arrivata, nomina a presidente dei senatori Pdl, presso i quali ha però un modesto seguito. Oggi, per una proposta lanciata dalle colonne del ‘Corriere della Sera, ha rispolverato il suo passato democristiano e scelto come partner l’ex segretario del Pd, Walter Veltroni. Una proposta neanche troppo inaspettata, se Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia della Camera e deputato di Fli, risponde dalle pagine dello stesso giornale: “So che l’ipotesi di un accordo con il Pd getta nel panico parecchi. Personalmente, reputo superate le categorie destra e sinistra e quindi per me i no pregiudiziali sono incomprensibili”. Forse la Bongiorno guarda all’esperimento di Latina dove la lista Fli di Antonio Pennacchi potrebbe appoggiare il Pd, pur di silurare il Pdl. I ‘fasciocomunisti‘, li hanno chiamati. E i democratici non disdegnano. L’idea comune è quella di sfruttare il momento, in cui la maggioranza è più divisa che mai. Un Pdl in cui Claudio Scajola – vicino a Pisanu – ha già radunato attorno a sé una cinquantina di parlamentari e Altero Matteoli è pronto a dare battaglia nel caso in cui il premier dovesse confermare il guardasigilli Angelino Alfano come suo pupillo. Ma intanto la maggioranza fa finta di non cogliere la provocazione, tutta interna, di Pisanu. E non reagisce [Leggi: Pdl verso il baratro, ma la linea dei colonnelli è negare l’evidenza]. Il governo ha i voti e tiene, ricordano. “Ci si espone, ancora una volta, a favore di quel governo tecnico, che sta nel cuore ad un certo mandarinato e che nella realtà non può esistere”, è il commento della deputata Pdl Margherita Boniver. Più lapidario il ministro della Lega, Roberto Calderoli: “E’ una proposta da zombie”.

Più una santa alleanza destra-sinistra, “uniti sulle regole del gioco, il rispetto degli avversari e la difesa delle forme”. Quello che manca negli ultimi tempi. Ma pur sempre “distinti sui programmi per governare la società”. Un patto a tempo determinato, dunque, è quello che propone la strana coppia. E pronta è arrivata la risposta del leader di Fli, terzo interlocutore naturale dei due. “Ho letto l’articolo di Pisanu e Veltroni e lo trovo condivisibile dalla prima all’ultima parola”, Gianfranco Fini mette così il suo suggello di cera lacca. “E’ una proposta molto interessante, condivisibile e intelligente”, e il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, infiocchetta il tutto. Aggiungendo un passaggio: aspettare le elezioni amministrative, in cui è attesa “una nuova tendenza che dovrebbe invitare tutta la politica a sedersi attorno a un tavolo”. Una paziente attesa del “si salvi chi può” da parte della maggioranza, insomma.

Apertura verso “proposte non ‘contro’ qualcuno ma ‘per’ l’Italia”, sottolineano Pisanu e Veltroni. Un “periodo di rasserenamento del Paese” che non è però “tornare a formule pur meritorie del passato”. I governi affatto bipolari da Prima Repubblica, di cui pure Pisanu ha memoria da ex esponente della Dc. L’idea non è quella di rovesciare Silvio Berlusconi con la forza delle votazioni in Parlamento – piano che peraltro non ha mai funzionato – ma di avere pronta un’alternativa. Un nome che non riduca le elezioni anticipate “in uno scontro frontale dagli esiti imprevedibili e tra schieramenti costruiti più sulla contrapposizione che sulla proposta”. Una figura da rodare in un governo con un “ampio ed esauriente confronto parlamentare”, per riformare la legge elettorale. E poi ognuno per sé.

Ma all’entusiasmo di Fli, ha corrisposto una non proprio in tema risposta del segretario del Pd. “Tutte le soluzioni che comportano un passo indietro di Berlusconi e una fase di transizione, sono le benvenute”, ha dichiarato Pierluigi Bersani, “Ma nel frattempo non dimentichiamoci di combattere, perché Berlusconi non sembra avere intenzione di fare un passo indietro”. Ecco, ancora una volta una voce di contrapposizione. E dire che Pisanu e Veltroni l’hanno scritto più volte nel loro testo: bisogna essere ‘per’, non ‘contro’. Almeno per ora. Meno bellicoso e più scafato, è arrivato il commento del vicesegretario del Pd, Enrico Letta “Un contributo utile e costruttivo, la cui valenza politica, indicativa dello stato di scollamento in cui versa la compagine che sostiene il governo, è amplificata dal fatto che la lettera sia stata firmata da un autorevole esponente della maggioranza”. Pisanu non sarà dotato di lunghi coltelli, ma ha pur sempre il seguito di un gruppetto di senatori Pdl che potrebbe fare la differenza. Non abbastanza, però, per arrivare alle orecchie di Nichi Vendola, che ha definito un eventuale governo di ‘decantazione’ una “manifestazione di bon ton”. Il leader di Sel dall’orecchio del compromesso non ci sente. Veltroni e Pisanu? “Due persone stimabili, ma non so bene di cosa stiano parlando”.

Dalla maggioranza non si scompongono. E continuano a incipriarsi il naso per nascondere il pallore. “Una maggioranza c’è e sta funzionando”, fanno sapere dal Pdl. “Ho una visione bipolare della politica, ritengo che formule che vedono insieme forze diverse con obiettivi diversi non sia utile al paese”, è la gelida risposta di Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. “Abbiamo forse un nuovo partito? Veltroni si stacca dalla sinistra e Pisanu se ne va dal centrodestra?”, si chiede Osvaldo Napoli, vicepresidente dei deputati della maggioranza. Che non deve aver sentito Bersani & co. Nemmeno il ministro della Lega, Roberto Calderoli regala emozioni forti. ”E’ una proposta da zombie, da morti viventi, da decotti” è stato il suo unico commento. Figurativo, ma meno colorito del solito.

All’appello manca ancora il gruppo di Pierferdinando Casini e gli attori non protagonisti. Quel centro che forse sta studiando bene il piano, per non venirne travolto. Il tempo sembra esserci tutto, perché la bufera che poteva scoppiare oggi, soprattutto da parte della maggioranza nei confronti del loro, all’orizzonte non s’è vista. Niente cerbottane né veleno contro Pisanu, che apparentemente avrebbe quindi sparigliato meno di Fini. O forse no.
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Cina, la pole è di Vettel
Alonso 5°, disastro Webber

Nelle qualifiche a Shanghai miglior tempo del tedesco della Red Bull davanti a Button e Hamilton. Lo spagnolo della Ferrari dietro a Rosberg, Massa 6°. Clamorosa uscita di scena dell'australiano nella prima eliminatoria: non ha montato le gomme morbide e partirà 18°

Sebastian Vettel in azione. Ap
Sebastian Vettel in azione. Ap
SHANGHAI (Cina), 16 aprile 2011 - Sebastian Vettel impone la legge del tre: terza pole in tre anni a Shanghai, dove nel 2009 aveva regalato il primo successo iridato alla Red Bull, e terza pole position stagionale. La superiorità del campione del mondo è stata tale che gli è bastato un giro lanciato, il primo, per piegare ogni resistenza. Al punto da rientrare ai box con il secondo treno di pneumatici morbidi prima ancora di completare il giro. Jenson Button e Lewis Hamilton che gli sono finiti alle spalle sono stati infatti staccati di sette decimi. Tra i due piloti McLaren il divario è di appena 26 millesimi.
terza fila rossa — In terza fila nella gara di domani (ore 9 italiane) partiranno le due Ferrari, precedute anche dalla Mercedes di Nico Rosberg (4°): Alonso, tornato alla configurazione originale dopo aver scartato l’ala nuova per precauzione (in caso di incidente sarebbe dovuto partire in fondo allo schieramento) ha preceduto Massa, i due sono staccati di 1"4. Ottime le Toro Rosso per la prima volta con due vetture nei primi 10 quest’anno: Alguersuari si è classificato settimo, nono Buemi dietro Di Resta. Decimo Petrov che non ha girato per un guasto che lo ha bloccato nella Q2.
schumi delude — Continua a deludere Michael Schumacher in qualifica: per la terza volta consecutiva fallisce l’ingresso nei dieci che si giocano la pole position. Ma fuori resta anche Nick Heidfeld con la Renault, terzo solo una settimana fa in Malesia che è solo 16°. Da segnalare che la sessione è stata interrotta per nove minuti in quanto Vitaly Petrov, dopo aver fatto segnare il tempo di 1’35"149 che gli ha garantito il quinto tempo, è rimasto bloccato in pista per un guaio al cambio. Il russo ha così dovuto rinunciare alla battaglia per la pole.
clamoroso webber — La prima sorpresa della giornata era però arrivata dalla frazione iniziale: già attardato nelle libere per un problema elettrico che gli aveva impedito di usare il kers e di percorrere più di cinque giri, Mark Webber è uscito subito di scena: solo 18°. Incomprensibile pare la scelta di averlo fatto girare con le gomme di mescola più dura quando tutti gli altri, a partire dalla Ferrari, hanno usato le gomme di mescola più tenera. Fuori con Webber, che ha sfogato la propria rabbia in una accesa discussione con il delegato della Fia Jo Bauer, anche le Lotus di Hovalainen (19°) e Trulli (20°) , le Virgin di D’Ambrosio (21°) e Glock (22°) e le Hrt di Luzzi (23°) e Karthikeyan (24°). Soddisfatto Vitantonio che è riuscito a chiudere a soli tre decimi dalla Virgin più vicina.
dal nostro inviato
Andrea Cremonesi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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