giovedì 14 aprile 2011

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Processo breve, Napolitano gela Berlusconi
E il premier promette: “Chiariremo tutto” 

Più che un avvertimento, una promessa. Da Praga, Giorgio Napolitano mette cappello sul processo breve e toglie il sorriso dalla bocca del Cavaliere che pensava di essere ad un passo dalla vittoria. “Valuterò i termini di questa questione – ha detto il Capo dello Stato – quando saremo vicini all’approvazione definitiva in Parlamento”. Dunque, prima che il Senato dia il via libera definitivo. E’ il preludio di uno scontro, non ci sono dubbi. Anche perché Napolitano ha esplicitamente parlato di “prima” dell’approvazione del processo breve, non subito dopo, quando cioè l’unica freccia al suo arco potrebbe essere solo la decisione di non firmare la legge. S’immagina, dunque, che nella mente del Presidente della Repubblica si stiano agitando molti pensieri, primo fra tutti – probabilmente – quello di impedire che la legge diventi tale senza modifiche sostanziali, in modo da non spazzare via un numero impressionante di processi, compresi quelli più dolorosi (dalla Thyssen Krupp a Viareggio, passando per il Crac Parmalat e per la Eternit) dove le persone attendono fiduciose di avere giustizia.

Non appena le parole di Napolitano sono rimbalzate in Italia, nel quartier generale berlusconiano di Palazzo Grazioli si è scatenato il finimondo. Il ddl sul processo breve ieri è approdato a Palazzo Madama e mercoledi prossimo la conferenza dei capigruppo lo calendarizzzerà in commissione giustizia; relatore sarà il pidiellino Giuseppe Valentino. Quel che gli avvocati del Caimano temono, e un po’ anche il ministro Alfano, è che Napolitano chieda di vedere la legge e sollevi alcuni rilievi che non potranno essere in alcun modo disattesi, pena la negazione della firma finale. Nell’aria si agita una parola che fa paura ai tanti avvocati del presidente del Consiglio: amnistia mascherata. Napolitano, proprio su questo “fraintendimento” potrebbe picchiare duramente. Scardinando la legge.

Berlusconi, accigliato, ne ha parlato anche con i capigruppo, riuniti a Palazzo Grazioli per fare il punto sulle amministrative, ma anche sulla tenuta della maggioranza dopo la battaglia parlamentare di ieri. Il Cavaliere sarebbe più convinto che mai di “andare avanti come un treno”. Sulla riforma della giustizia, perché “la battaglia contro i magistrati va vinta una volta per tutte”, e sulle intercettazioni, come ha annunciato lui stesso oggi. Anche se l’uscita di Napolitano lo ha preoccupato parecchio. Per quanto abbia garantito che riuscirà a convincere il Capo dello Stato, annunciando che “con il Colle chiariremo tutto”, il timore è forte.

Molto più dell’ennesimo sommovimento creato dalle sue chiacchiere in libertà davanti ai corrispondenti esteri in Italia (poi ovviamente ritrattate) e da quell’investitura, un po’ estemporanea, un po’ no, di Alfano come suo delfino. Anche questa, ovviamente, smentita dopo 24 ore. Persino uno lontano più di altri dai più feroci giochi di potere che si stanno intrecciando in questi giorni, persino – insomma – uno come Altero Matteoli si è fatto saltare la mosca al naso sul nome del Guardasigilli: “Alfano delfino? Lo deciderà un congresso”.

Ma ad un congresso bisogna arrivarci e questa non sembra una priorità per Berlusconi. Che, invece, ne ha altre due sul tappeto; prima la vittoria alle amministrative, poi la “ristrutturazione” del Pdl, ormai oltre la semplice balcanizzazione. E’ probabile, però, che uno sguardo alle amministrative lo stia anche tenendo il Capo dello Stato. Qualcuno dei più attenti osservatori del Quirinale ha infatti ipotizzato che l’avvertimento di Napolitano sul processo breve possa anche materializzarsi una volta noti i risultati delle urne di maggio. Se, come appare probabile, il Pdl e la Lega non porteranno a casa i numeri sperati e qualche scricchiolio comincerà a sentirsi più forte anche in quelle che sono da sempre le roccaforti più pesanti come Milano, ebbene a quel punto uno stop più severo del Capo dello Stato al processo breve potrebbe avere ripercussioni pesanti sulla tenuta della maggioranza. E sulla sorte politica del Caimano.

In serata il Quirinale sottolinea di non interpretare le parole di Napolitano come un “annuncio di un intervento preventivo”. In ambienti del Colle si osserva che l’espressione “vicini al momento” significa che il Capo dello Stato comincerà a esaminare il testo alla vigilia della decisione che dovrà prendere a proposito della promulgazione”, si fa notare. Pertanto, “interpretare le sue parole come l’annuncio di un intervento preventivo è del tutto arbitrario”.


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RAPPORTO ONU

L'ecosistema del mare italiano
un tesoro da 9 miliardi di euro

Uno studio realizzato dalle Nazioni Unite certifica l'immenso valore dei servizi ambientali offerti dalle nostre acque. Un patrimonio che nel Mediterraneo nessun altro possiede ma che va difeso con profondi cambiamenti nell'economia

GAETA - C'è un tesoro nascosto sotto il mare italiano. Non si tratta di dobloni o antichi gioielli trafugati da qualche vascello pirata. Il patrimonio, che vale la bellezza di 9 miliardi di euro, è rappresentato dai servizi ambientali. A certificarlo è il rapporto "Ecosistemi marini mediterranei: il valore economico dei benefici ambientali" elaborato dal Plan Bleu, organismo del Programma ambiente mediterraneo delle Nazioni Unite (UNEP/MAP), presentato oggi nel corso del convegno "Una BlueEconomy per il Mediterraneo: una nuova alleanza tra natura e tecnologie low carbon" nello Yacht Med Festival organizzato a Gaeta dalla Camera di Commercio di Latina.

L'Italia, stando allo studio, non è prima solo nella lista dei beni culturali dell'umanità: le Nazioni Unite ci riconoscono un nuovo primato assoluto, quello di paese mediterraneo con la maggiore quantità di servizi ambientali offerti dal mare. Praterie marine e ricchezza di biodiversità ma anche qualità del paesaggio, depurazione naturale dell'acqua e mantenimento delle coste. Tutti elementi legati agli ecosistemi del mare ai quali volendo è possibile assegnare anche un valore economico.

Il nostro paese, sottolinea ancora il rapporto, vanta oltre un terzo della ricchezza prodotta dai servizi ambientali forniti dal mare, il 35% del totale, più del doppio della Grecia o della Spagna. In termini economici, 9 miliardi di euro contro i complessivi 26 miliardi di beni ecologici prodotti ogni anno dal
Mediterraneo nel suo complesso.

Secondo i dati riportati nel convegno, le 26 aree marine protette già istituite nel nostro paese tutelano una parte importante del valore anche economico attribuibile ai servizi ambientali: nei loro 360mila ettari di mare, una piccola parte delle migliaia di chilometri quadrati che costituiscono la nostra fascia costiera, si concentra una parte importante di questo patrimonio, capace di produrre beni per almeno 36 milioni di euro l'anno, secondo il calcolo elaborato dal Plan Bleu. Ma la tutela della natura, anche intesa come valore economico dei servizi ambientali forniti dagli ecosistemi, da sola non basta a garantire il concetto di sostenibilità.

"La BluEconomy si basa su una nuova possibile alleanza tra conservazione dell'ambiente marino e costiero e sviluppo di tecniche innovative, ad alto contenuto tecnologico e a basso impatto ambientale, in tutti i campi della vita quotidiana", ha spiegato in apertura il presidente della Camera di Commercio di Latina Vincenzo Zottola. "Il contributo dell'imprenditoria non solo attenta alle ragioni dell'ambiente ma pronta a fornire soluzioni avanzate e pulite è centrale nella definizione di uno sviluppo sostenibile applicato ai territori, soprattutto nella fascia costiera che è il luogo di maggiore pressione antropica nei paesi mediterranei", ha aggiunto. 

Il convegno di Gaeta ha puntato quindi i riflettori sullo sviluppo delle rinnovabili, sull'abitare sostenibile, sulla crescita di imprese ad alta innovazione, sulle metodologie innovative di assorbimento dei gas serra prodotti. La popolazione litoranea del Mediterraneo ammontava a 148 milioni già nel 2005, su un totale di abitanti dei paesi rivieraschi di 420 milioni. A queste cifre va aggiunto il numero crescente di turisti internazionali: si è passati, nelle regioni del Mediterraneo, dai 58 milioni del 1970 agli oltre 228 milioni del 2002. E, secondo le proiezioni, si arriverà a 346 milioni nel 2020. Una presenza che è concentrata per circa l'80% nel periodo compreso tra maggio e settembre.

Un'enorme quantità di persone che va a gravare sulle risorse ambientali e sulle strutture abitative rivierasche e che può essere gestita solo rivedendo il paradigma delle economie mediterranee. Per questo è stata ribadita la necessità di sviluppare le fonti rinnovabili, limitandone però al massimo l'impatto paesaggistico e di diffondere strutture turistiche e residenziali sostenibile.
(14 aprile 2011)
 
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Alonso, la speranza nelle Pirelli
Massa: "Ma i detriti sono pericolosi"

I due ferraristi alla vigilia del Gp della Cina si concentrano sul degrado delle gomme. Lo spagnolo: "Ci aspettiamo che qui l'usura sia notevole, e la Ferrari ha dimostrato di sapere essere estremamente competitiva anche sull’intera durata di una corsa, oltre che di trattare bene gli pneumatici". Il brasiliano: "I 'riccioli' di gomma si depositano sulla pista e creano una vera e propria spiaggia. Finirci sopra può essere pericoloso"

SHANGHAI (Cina), 14 aprile 2011 - Non chiede poi molto, almeno dal suo punto di vista: “Per il GP di domenica spero di arrivare su quel podio che ci è scappato davvero per poco sia in Australia sia in Malesia”, spiega Fernando Alonso, che poi ribadisce come la Ferrari qui in Cina non abbia potuto portare (al pari degli altri team) novità importanti a livello di elettronica, complice il pochissimo tempo a disposizione dall’ultima gara”.
Cauto ottimismo — Non ci sono, insomma, le condizioni per un radicale stravolgimento dei rapporti di forza nei confronti di Red Bull (soprattutto) e McLaren, però “una buona occasione per migliorare potrebbe arrivare, per noi, proprio dal degrado delle gomme. Ci aspettiamo che qui a Shangai l’usura sia notevole, visto il tipo di asfalto e quello delle curve, e la Ferrari ha dimostrato di sapere essere estremamente competitiva anche sull’intera durata di una corsa, oltre che di trattare bene gli pneumatici”.
Si lavora a Shanghai. LaPresse
Si lavora a Shanghai. LaPresse
Allerta “marbles” — L’altro ferrarista, Felipe Massa, mette invece l’accento su quei “riccioli” di gomma che si depositano sulla pista durante la corsa, a causa dell’usura delle stesse. “Secondo me sono sicuramente tanto pericolosi. Più giri fai, più si depositano sull’asfalto, e da metà gara sino al termine non è facile fare qualunque cosa. Se, ad esempio, commetti uno sbaglio, oppure una macchina ti fa passare in una zona sporca, tu puoi rischiare di rimanere lì…”. Addirittura, secondo il ferrarista, “abbiamo visto a Sepang che pure l’errore commesso da Petrov è nato dopochè lui ha toccato i “marbles”. Per causa loro lui è uscito di pista. La situazione, in tal senso, è molto peggiore rispetto all’anno scorso, perché questa gomma rimane molto sulla pista, il degrado aumenta ed a fine gara c’è una vera e propria spiaggia intorno alla linea che delimita il tracciato. Guidare così non è affatto semplice…”.
dal nostro inviato
Flippo Grimaldi
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