lunedì 4 aprile 2011

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I trent'anni dell'Osborne-1
Antenato di netbook e iPad

Nell'aprile 1981 veniva presentato il primo computer "trasportabile" commerciale. Pesava undici chili e aveva uno schermo da 5 pollici. Nonostante il successo, venne oscurato dalla concorrenza. Ma aprì la strada a un mercato ancora in evoluzione di CLAUDIO GERINO

A GUARDARLO adesso può far sorridere: anche il più scarso degli smartphone è più potente, ma 30 anni fa era un'innovazione che avrebbe cambiato il modo di usare il computer. E' l'Osborne-1, il primo modello veramente commerciale di pc portatile, le cui vendite cominciarono appunto nell'aprile del 1981 - tre mesi in anticipo rispetto al primo personal computer, da tavolo, dell'Ibm -, segnando l'inizio di un'era culminata in questi ultimi anni con l'introduzione dei tablet, e che domani potrebbe dar vita persino a pc 'arrotolabili'. Osborne-1 fu presentato alla West Coast Computer Fair di San Francisco al costo abbastanza impegnativo di 1.795 dollari.

Anche se si trattava di un portatile (in realtà apparteneva alla categoria dei 'trasportabili') l'Osborne-1 richiedeva al suo fortunato possessore una certa forza fisica perchè pesava ben undici chili. Un tablet di oggi al massimo arriva a 6-800 grammi e un laptop a non più di 2-3 kg. Aveva una capacità di memoria Ram di 64 Kbyte, utilizzava il sistema operativo CP/M, il predecessore di PC-Dos e MS-Dos, e come software, Wordstar e SuperCalc, entrambi entrati poi nella storia dell'informatica.

Nonostante lo schermo da appena 5 pollici (13 cm), ebbe comunque successo, testimoniato da vendite per circa 250 milioni di dollari, tra il 1981 e il 1983. Tra l'altro il computer è diventato famoso anche per l'"Effetto Osborne": l'annuncio prematuro del suo successore, più potente e meno costoso, provocò infatti un calo drastico delle
vendite, contribuendo a portare al fallimento l'azienda, nel 1983. Un errore che ha fatto scuola nell'industria informatica.

L'Osborne-1 fu subito ampiamente imitato e quindi rimpiazzato da altri modelli molto più avanzati prodotti dalla concorrenza. Cinque anni dopo l'Ibm lanciò il suo 'Convertible', che pesava la metà e aveva uno schermo Lcd molto più grande, oltre a 'ben' 512 Kbyte di memoria Ram. In seguito il computer portatile continuò a perdere peso mentre contemporaneamente crescevano le dimensioni dello schermo, che dal 1991 divenne standard a colori.

Intorno al Duemila sono cominciati ad arrivare i 'desktop replacement', pc portatili con uno schermo ampio, in grado di fornire prestazioni uguali a quelli da tavolo. In seguito c'è stato anche il 'sorpasso' e i portatili hanno superato le vendite dei pc da tavolo. La corsa alla miniaturizzazione non si è però mai interrotta: prima sono arrivati i subnotebook (dal peso tra 800 grammi e 2 Kg) e, a metà del decennio scorso, i netbook (tra 800 e 1,2 Kg). Questi ultimi hanno trainato il mercato informatico fino all'arrivo dell'iPad, un anno fa.

La tavoletta dell'Apple ha rivitalizzato un segmento di mercato che languiva da anni, quello dei tablet. Un successo, trainato ulteriormente dall'iPad 2, che però è andato a scapito dei pc, soprattutto portatili, le cui vendite sono adesso in flessione. Tanto che gli analisti cominciano a parlare di un "mondo post-pc". Ma i pc tradizionali hanno ancora in serbo delle sorprese, come il 'Rolltop', della tedesca Orkin design. "Il Rolltop - spiega il sito della compagnia - è un computer completamente arrotolabile, come un tappetino da yoga, che può essere srotolato e usato sia come vero e proprio laptop che come schermo".
(04 aprile 2011)
 
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Caldo e pioggia: ecco Sepang
Pirelli: "Pista da 3-4 pit stop"

Domenica il secondo appuntamento stagionale in Malesia, tracciato temibile per il calore nell'aria e sull'asfalto oltre alla variabilità meteo. Hembery: "Il degrado delle gomme sarà maggiore". Vettel: "È la prima vera pista". Webber: "I dati ci dicono che andremo bene"

La partenza del GP dello scorso anno. Archivio
La partenza del GP dello scorso anno. Archivio
SEPANG (Malesia), 4 aprile 2011 - Dal quasi cittadino Albert Park al bollente e velocissimo tracciato di Sepang. La F.1 si trasferisce in Malesia per un atteso secondo appuntamento stagionale che chiarirà meglio i rapporti di forza mostrati dal primo evento australiano. A Melbourne hanno brillato Red Bull, McLaren e Renault ma si è corso in condizioni meteo relativamente buone. Ora ci si sposta su un asfalto che è particolarmente critico per le coperture e che potrebbe anche regalare condizioni di bagnato estremo, visti i frequenti acquazzoni simili a monsoni. Si preannuncia dunque un bel test per la Pirelli, fresca di rientro (con tanti complimenti) nel Circus iridato.
cambi — "Se per l'Australia avevamo previsto dai due ai tre pit stop, in Malesia è molto probabile che avremo dai tre ai quattro cambi gomma" ha detto il responsabile Paul Hembery. Sono previste temperature che si aggirano attorno ai 35 gradi per un tasso di umidità dell'80%. "Siamo molto soddisfatti del nostro debutto in Australia, ma la Malesia sarà una sfida molto diversa per via delle alte temperature che incontreremo, temperature che si traducono in un maggiore degrado della gomma" prosegue Hembery. In Malesia la Pirelli porterà le mescole dura e morbida.
ottimismo red bull — Molto attesa la prestazione della Red Bull, autentica dominatrice della prima prova australiana. Sebastian Vettel è ottimista: "Sepang è la prima vera pista del campionato - ha detto il campione del mondo in carica - fa caldo e piove ogni giorno. Ma la domanda da farsi è: quando e quanto? Sarà un test insidioso". Che però in casa Red Bull sembrino più che pronti lo conferma Webber, lo scorso anno secondo dietro al compagno di squadra: "Abbiamo raccolto tanti dati e ci aspettiamo che la nostra monoposto vada bene in Malesia. Sepang è un tracciato sensazionale, le gare sono sempre interessanti sopratutto per il meteo. Il GP è una grande sfida per i piloti anche per la temperature. In ogni caso sarà una gara interessante, con l'ala posteriore da usare sui lunghi rettlinei".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Caso Favata, Paolo Berlusconi pensa al patteggiamento su intercettazioni trafugate
La linea difenisva del fratello del premier sembra segnata. E così se a Roma i berluscones brigano per assicurare a B. l'impunità, a Milano si mette il silenziatore a un'indagine che potrebbe creare non pochi imbarazzi al Cavaliere
Il governo accelera sul bavaglio. Raccoglie la proposta del deputato Maurizio Bianconi e rilancia: le intercettazioni non saranno più fonte di prova e potranno essere utilizzate solo a scopo investigativo. E dunque, blindatura assoluta. Niente pubblicazione sulle informative della polizia giudiziaria. E così nemmeno a pensarci a scriverle sui giornali. Ma, come sempre, il cortocircuito attende dietro l’angolo. E se a Roma i berluscones brigano per assicurare l’impunità a Silvio Berlusconi, a Milano il fratello Paolo pensa seriamente a patteggiare la pena per l’inchiesta sul caso Favata e la famosa intercettazione Fassino-Consorte (“Abbiamo una banca”), agli atti dell’indagine sulla scalata a Bnl da parte di Unipol. I difensori di Paolo Berlusconi, a quanto scrive l’Ansa, nei giorni scorsi hanno preso contatti con la procura. I contatti, rivelano fonti legali vicine all’inchiesta, sarebbero avvenuti in vista dell’udienza preliminare che si aprirà il prossimo 8 aprile davanti al gup Stefania Donadeo. Naturalmente, il patteggiamento non è di per sé un’ammissione di colpevolezza. Ma certo la storia suona antipatica. Perché se da un lato, il governo vuole vietare la pubblicazione dei brogliacci, dall’altro c’è una vicenda che racconta di come le intercettazioni siano state utilizzate, in maniera fraudolenta, sul Giornale della famiglia Berlusconi.

Le indagini della procura di Milano sono state chiuse il 25 ottobre scorso. E oltre a Paolo Berlusconi, sono tre le persone indagate. Tra queste l’ex titolare della Research Control System, Roberto Raffaelli e l’imprenditore Fabrizio Favata. In particolare, Paolo Berlusconi, come si legge nell’avviso di conclusioni indagini firmato dal pm Maurizio Romanelli, è indagato non solo per ricettazione e millantato credito ma anche per concorso in rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio, in ”qualità” di editore del quotidiano il Giornale che il 31 dicembre 2005 pubblicò la conversazione intercettata tra Fassino e Consorte nonostante fosse coperta ancora da segreto istruttorio. Di più: secondo la ricostruzione dei pm, la rivelazione del segreto, sarebbe avvenuta in favore di ”Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio in carica”. Per alcuni mesi anche il premier è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di ricettazione e concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. Il 16 dicembre, però la procura, ne chiede l’archiviazione. Non solo. Nell’avviso di conclusione delle indagini il premier risulta parte lesa per il tentativo di estorsione messo in atto dall’imprenditore Fabrizio Favata, che ”mediante contatti telefonici e personali con l’avvocato Niccolò Ghedini”’ e con un collaboratore del suo studio, aveva minacciato ”di denunciare all’Autorità Giudiziaria” o ”di riferire a testate giornalistiche” la vicenda del “passaggio di mano” del nastro, in cambio di denaro.

Il patteggiamento ventilato da Berlusconi apre anche ulteriori scenari. Questa scelta processuale, infatti, ha l’oggettivo vantaggio di metter la parola fine a un procedimento che se andasse per le vie ordinarie potrebbe imbarazzare e non poco il Cavaliere.

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