sabato 9 febbraio 2013

già............

Un vero robot, e me lo stampo in casa:
InMoov, l'automa è "open source"

Un progetto francese permette di costruire un vero androide con una stampante 3D spendendo circa 800 euro di materiali. La macchina è in grado di eseguire operazioni non banali, e rilancia l'idea di una prossima rivoluzione tecnologica, quella in cui si producono in casa oggetti di uso quotidiano di SERGIO PENNACCHINI

GAEL Langevin vive e lavora a Parigi. Di giorno, è scultore e modellatore per un’agenzia pubblicitaria. Di notte e nei week end si chiude nel suo garage per dare vita a un robot che sembra uscito direttamente dal set del film A.I. di Steven Spielberg. Un androide che, per ora, è composto solo da testa, torso e braccia ma che presto, magari con l'aiuto anche di chi sta leggendo questo articolo, potrà anche camminare o giocare a calcio. Perché InMoov, questo il nome del robot, è un progetto open source, aperto a tutti: significa che, come per i software liberi da copyright stile OpenOffice, chiunque può scaricare il progetto originale e modificarlo, aggiungendo nuove funzioni o migliorando quelle già esistenti. Sul sito ufficiale ci sono addirittura tutti i modelli per potersi stampare a casa, tramite una stampante 3D, i pezzi necessari al montaggio, viti comprese. Basta acquistare la plastica e aggiungere una scheda Arduino, il circuito stampato programmabile dall’utente creato da Massimo Banzi, e un paio di servomotori.

IMMAGINI: INMOOV, IL ROBOT ECONOMICO

Costi accessibili. “Per costruirlo non servono più di 800 euro, escluso ovviamente il costo della stampante 3D”, dice Gael sul suo blog. “Deve essere facile ed economico, un robot alla portata di tutti”. In realtà, al momento il problema più grande non è tanto il costo, quanto la complessità di costruzione: assemblare InMoov non è esattamente un’operazione alla portata di tutti. Sul sito però si trovano tutte le istruzioni necessarie e, con un po’ di pazienza, si potrà costruire un robot in grado di muovere braccia e testa, con due telecamere al posto degli occhi che possono riconoscere persone e oggetti.

Le mani hanno dita abbastanza delicate da poter stringere una fragola senza romperla, o passare il liquido tra due bicchieri senza versare una goccia. Si può programmarlo tramite computer Windows, insegnandogli nuovi comandi e movimenti. È anche in grado di ricevere istruzioni attraverso la voce del "padrone". InMoov è un progetto in continua evoluzione, il cui successo dipenderà soprattutto dal contributo che il popolo del web vorrà regalargli. E’ l’ennesima dimostrazione che il movimento dei maker, degli inventori da garage in grado di fare di tutto con una stampante 3D, potrebbe davvero essere la prossima rivoluzione tecnologica. La “the next big thing” pronta a rivoluzionare il nostro modo di vivere. Si può pensare a un mondo, non troppo lontano, dove i ricambi per l’auto potremo stamparli da soli, in casa. O magari, delegando il compito  al nostro robot personale che viene dalla Francia.
(08 febbraio 2013)

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Jerez, Vettel vola con le gomme dure Per De la Rosa 51 giri dopo l'incendio

Milano, 08 febbraio 2013

Il campione del mondo continua a macinare chilometri: terzo in assoluto nella giornata, ma miglior tempo con la mescola dura. Bene la Lotus di Raikkonen nella simulazione di gara

Sebastian Vettel a Jerez de la Frontera. LaPresse
Sebastian Vettel a Jerez de la Frontera. LaPresse
Cinquantun giri: tanto è durato il debutto di Pedro De la Rosa sulla F138 nel giorno conclusivo delle prove andaluse, una sessione sempre baciata dal sole e da temperature primaverili. Sarebbero stati indubbiamente molti di più se il pilota catalano, 41 anni, non fosse stato costretto a fermarsi in pista in mattinata dopo appena un giro e mezzo per un principio d’incendio provocato da un probabile trafilaggio del cambio (leggi qui). Per riparare la vettura rimasta danneggiata dal fuoco sono occorse più di tre ore e soltanto dopo le 14, Pedro è potuto tornare al volante. I chilometri percorsi sono stati comunque sufficienti per rendersi conto del comportamento della macchina e ciò gli sarà utilissimo per il suo ruolo di pilota collaudatore al simulatore. D’altro canto de la Rosa è stato assunto proprio perché conosce in maniera approfondita l’analogo sistema della McLaren (ci ha lavorato dal 2003 al 2009 e poi ancora nel 2011). "Il problema al cambio ci ha condizionato - ha spiegato de la Rosa -, ma è stata comunque una giornata di apprendistato importante per poi continuare a lavorare al simulatore e accelerarne lo sviluppo. C’è tanto da lavorare: la McLaren lavora su quest'aspetto dal 2003, loro sono ancora avanti".
 
vettel e raikkonen — Ma l’attenzione si è rivolta sul principale avversario di Fernando Alonso (che continua ad allenarsi in Dubai): Sebastian Vettel. Il tre volte campione del mondo come il giorno precedente ha macinato chilometri in quantità industriale ma soprattutto ha dato un segno del potenziale della Red Bull 2013, realizzando un 1’18"565 che è sì stato solo il terzo tempo di giornata ma il migliore in assoluto ottenuto in questi giorni con le gomme di mescola dura. Giusto per fare un confronto le mescole morbide usate ad esempio da Massa per ottenere giovedì quello che è stato il giro più veloce di questi collaudi hanno un vantaggio, quantificato dai tecnici della Pirelli, di almeno un secondo. "E' ancora presto per dare giudizi - ha spiegato Vettel - L'anno scorso avevamo avuto tanti guai a inizio test, quest’anno sta andando tutto liscio". E Raikkonen, autore prima di una sorta di simulazione di gara ha ottenuto 1’18"1 con le gomme soffici. Primatista di chilometri, come era accaduto al suo compagno di squadra, Lewis Hamilton: ne ha percorsi ben 642 (145 giri). La F.1 tornerà a girare il 19 sul circuito di Montmelò alle porte di Barcellona. In quella occasione scenderà in pista la nuova Williams (qui Maldonado e Bottas hanno usato la versione 20129 e soprattutto per la prima volta si calerà nell’abitacolo Fernando Alonso).
i tempi — 1. Raikkonen (Lotus) 1’18"148 (82); 2. Bianchi (Force India) 1’18"175 (56); 3. Vettel (Red Bull) 1’18"565 (96) 4. Gutierrez (Sauber) 1’18"669 (142) 5. Vergne (Toro Rosso) 1’18"760 (92) 6. Hamilton (Mercedes) 1’18"905 (145) 7. Perez (McLaren) 1’18"994 (98) 8. Bottas (Williams 2012) 1’19"851 (92) 9. De la Rosa (Ferrari) 1’20"316 (51) 10. Pic (Caterham) 1’21"105 (109) 11. Razia (Marussia) 1’21"226 (82). 12. Di Resta (Force India) 1’23"435 (50)
dal nostro inviato
Andrea Cremonesi© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Sepang, Valentino Rossi migliora: è in scia a Lorenzo. "Contento di queste prove"

SEPANG (Malesia), 7 febbraio 2013

Malesia, ultimo giorno di test: Pedrosa sempre leader con il maiorchino della Yamaha a 329/1000 e Rossi, che ha riposato fino a tardi, subito dietro, a 442/1000: "Bene, so di poter lottare con i primi". Marquez, caduto senza conseguenze è quarto a 536/1000. Sempre in difficoltà le Ducati

Valentino Rossi, 33 anni, nove titoli mondiali. Epa
Valentino Rossi, 33 anni, nove titoli mondiali. Epa
Valentino Rossi se la prende comoda e la cosa, alla fine dei primi test dell’anno di Sepang, paga più di quello che sperava. Mentre Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo si davano battaglia a colpi di tempi veloci, nel momento migliore della giornata – in Malesia quando fa caldo come mercoledì (qui il resoconto del secondo giorno), la pista “rende” meglio intorno alle 10, quando scatta il verde – Valentino era ancora a riposo. Così quando è salito in moto ha faticato più degli altri. Andando piuttosto forte anche in condizioni estreme di temperatura, Rossi è risalito fino all’ormai tradizionale distacco di 4 decimi (442 millesimi questa volta) sul podio di questo test. Anche perché il debuttante terribile della MotoGP, Marc Marquez, ha fatto la conoscenza con la prima caduta nella nuova categoria. Moto abbastanza conciata, ma pilota ancora più combattivo: è risalito in moto e ha subito fatto il suo giro veloce. Ha decisamente grinta.
'Altro che la Ducati' sembrano dire Rossi e Burgess ai box. Ap
"Altro che la Ducati" sembrano dire Rossi e Burgess ai box. Ap
"contento dei test" — "Sono decisamente contento di questi test – ha commentato Valentino -, innanzitutto perché ho battuto Marquez e sono in una ipotetica prima fila, se domani si corresse il GP: non mi capitava da troppo tempo. Poi la moto è progredita e ho capito che posso almeno lottare con i primi". Continua a faticare la Ducati. Il distacco dai primi non cala, anzi si è tornati sopra la barriera dei 2 secondi, con Nicky Hayden (9°), mentre Andrea Dovizioso, 10°, si è fermato a 2”2. Ora qualche settimana di stop: dal 26 si torna in pista per 3 giorni sempre su questa pista.
Sepang, i tempi finali della tre giorni di test: 1. Pedrosa (Honda Hrc) 2'00"100; 2. Lorenzo (Yamaha) a 329/1000; 3. Rossi (Yamaha) a 442/1000; 4. Marquez (Honda Hrc) a 536/1000; 5. Crutchlow (Yamaha Tech 3) a 634/1000; 6. Bradl (Honda Lcr) a 903/1000; 7. Bautista (Honda Gresini) a 1"402; 8. Smith (Yamaha Tech 3) a 1"831; 9. Hayden (Ducati) a 2"010; 10. Dovizioso (Ducati) a 2"177; 14. Iannone (Ducati Pramac) a 2"764. 17. De Puniet (Art, primo delle Crt) a 3"691.

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Ambiente, in Italia consumati
8 metri quadrati di suolo al secondo

Sono questi i risultati dell'indagine Ispra che ricostruisce l'andamento, dal 1956 al 2010, del consumo di suolo in Italia. Un aumento che non si può spiegare solo con la crescita demografica

Negli ultimi anni il consumo di suolo in Italia è cresciuto a una media di 8 metri quadrati al secondo e la serie storica dimostra che si tratta di un processo che dal 1956 non conosce battute d'arresto. Si è passati dal 2,8 per cento del 1956 al 6,9 del 2010, con un incremento di 4 punti percentuali. In altre parole, sono stati consumati in media oltre 7 metri quadrati al secondo per più di 50 anni. Sono questi i risultati dell'indagine Ispra che ricostruisce l'andamento, dal 1956 al 2010, del consumo di suolo in Italia.

Il fenomeno è stato più rapido negli anni '90, periodo in cui si sono sfiorati i 10 metri quadrati al secondo, ma il ritmo degli ultimi cinque anni si conferma comunque accelerato, con una velocità superiore agli 8 metri quadrati al secondo. Questo vuol dire che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quella di Milano e Firenze. In termini assoluti, l'Italia è passata da poco più di 8.000 chilometri quadrati di consumo di suolo del 1956 a oltre 20.500 nel 2010, un aumento che non si può spiegare solo con la crescita demografica: se nel 1956 erano irreversibilmente persi 170 metri quadrati per ogni italiano, nel 2010 il valore raddoppia, passando a più di 340 metri quadrati. Il lavoro dell'Ispra analizza i valori relativi alla quota di superficie "consumata" incluse aree edificate, coperture del suolo artificiali (cave, discariche e cantieri) e tutte le aree impermeabilizzate, non necessariamente urbane (infrastrutture). Escluse, invece, le aree urbane non coperte da cemento e non impermeabilizzate.

Nel 1956 la graduatoria delle regioni più cementificate vede la Liguria, superare di poco la Lombardia con quasi il 5 per cento di territorio sigillato, distaccando - Puglia a parte  (4 per cento) - tutte le altre. La situazione cambia drasticamente nel 2010: la Lombardia, superando la soglia del 10 per cento, si posiziona in vetta alla classifica, mentre quasi tutte le altre regioni (14 su 20) oltrepassano abbondantemente il 5 per cento di consumo di suolo.

In base ai dati omogenei e disponibili a livello europeo - ma di minor dettaglio rispetto a quelli nazionali - riportati dal rapporto  "Overview on best practices for limiting soil sealing and mitigating its effects", presentato per la prima volta in Italia dalla Commissione Europea durante il convegno Ispra, circa il 2,3 per cento del territorio continentale è ricoperto da cemento. Dai 1.000 chilometri quadrati stimati nel 2011 dalla Commissione europea - estensione che supera la superficie della città di Berlino - circa 275 ettari al giorno (1990 e il 2000), si è passati ai 920 chilometri quadrati l'anno (252 ettari al giorno) in soli 6 anni (2000 - 2006). Il risultato è che nel 2006 ogni cittadino dell'Ue consuma 390 metri quadrati di suolo, vale a dire 15 metri quadrati in più rispetto al 1990. Di questi 390 metri quadrati, circa 200 sono effettivamente impermeabilizzati - coperti da cemento o asfalto - per un totale di 100.000 km (2,3%).

L'Italia, con il 2,8 per cento di suolo consumato, risulta oltre la media europea (2006). L'impermeabilizzazione di per sè, ricorda l'Europa, diminuisce molti degli effetti benefici del suolo. Ad esempio, riducendo l'assorbimento di pioggia - in casi estremi impedendolo completamente - si avranno una serie di effetti diretti sul ciclo idrologico e indiretti sul microclima, producendo un aumento del rischio inondazioni. Non a caso il Reno, uno dei maggiori fiumi d'Europa, ha perso, 4/5 delle sue pianure alluvionali naturali e Londra il 12 per cento dei suoi giardini in soli 10 anni, sostituiti da circa 2.600 ettari di manto stradale. Ancora, impermeabilizzando un ettaro di suolo di buona qualità con elevata capacità di ritenzione idrica (4.800 metri cubi), si riduce in modo significativo anche l'evapotraspirazione.

L'energia necessaria per far evaporare quella quantità di acqua, equivale al consumo energetico annuo di circa 9.000 congelatori, quasi 2,5 milioni di kWh. In termini economici, supponendo che l'energia elettrica costi 0,2 Eur/kWh, un ettaro di suolo impermeabilizzato comporterebbe una perdita di quasi 500mila euro. Inoltre, l'espansione urbana e la cementificazione delle aree agricole pongono problemi anche sulla sicurezza e l'approvvigionamento alimentare. Tra il 1990 e il 2006, 19 Stati membri hanno perso una capacità di produzione agricola complessiva pari a 6,1 milioni di tonnellate di frumento (l'1 per cento del loro potenziale agricolo, circa 1/6 del raccolto annuale in Francia, il maggior produttore d'Europa). Numeri tutt'altro che insignificanti visto che, per compensare la perdita di un ettaro di terreno fertile in Europa, servirebbe la messa in uso di un'area dieci volte maggiore.
 
(05 febbraio 2013)
 
 
 

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