Il verde perduto delle nostre città
alberi abbattuti e mai ripiantati
A Roma il record negativo: su 6mila piante, solo 2mila sostituite. A Palermo palme distrutte dal punteruolo rosso. Ma soffrono anche Bologna e Milano. Malattie, nuovi posti auto e fondi insufficienti stanno decimando strade e parchi di LAURA SERLONI
ROMA - Sempre meno alberi nelle città italiane. Gli abbattimenti aumentano vertiginosamente, le ripiantumazioni sono invece insufficienti, complice anche il profondo rosso delle casse comunali. A Roma, negli ultimi due anni, sono stati sradicati 6.647 esemplari, appena 2.198 sono stati sostituiti. A Palermo, il punteruolo rosso ha decimato 10mila palme, sono solo duemila quelle piantate. Un parassita del legno ha aggredito betulle, aceri, platani e pruni a Milano: 133 gli abbattimenti, la promessa è di seminarne altri. Promesse, appunto. Ma intanto l'Italia butta via il patrimonio arboreo delle sue città.
La Capitale guida questa triste classifica. Nelle strade e nei parchi di Roma si registra un saldo negativo di oltre quattromila fusti. Il trend dei dati forniti dal Servizio Giardini dal 2010 al 2012 non si discosta molto da quello degli anni precedenti. Il rischio è che avremo una metropoli con sempre più cemento e meno verde poiché i numeri non lasciano spazio a dubbi: 1.900 alberi in meno ogni anno. "Il patrimonio arboreo pubblico di Roma è stimato in circa 300mila alberi, almeno secondo l'ultimo censimento del 2002 - sottolinea Nathalie Naim, consigliera dei Verdi del Municipio Centro storico di Roma - e se si mantiene questa media fra 150 anni non rimarrà un solo albero pubblico". La distruzione degli arbusti negli ultimi tempi ha colpito quasi tutti i quartieri. Il centro storico ha perso 476 esemplari, l'area dei Parioli e del Flaminio altri 428.
Il caso Roma fa scuola su come cambia il volto verde delle città. I platani e i pini che sono i simboli verdi della Città Eterna (basti ricordare quelli di piazza Venezia che sono stati rasi al suolo per la costruzione della nuova metropolitana), ora non vengono più piantati. Il Comune opta per il frassino che devasta meno l'asfalto, il pero e le robinie. A questi numeri si vanno a sommare gli abbattimenti nei giardini privati che, con il pretesto della mancata approvazione di un regolamento del verde, sono stati liberalizzati con una circolare del 2011. E da allora sono aumentati in modo esponenziale. "Si tratta di diverse migliaia di alberi tagliati per lasciare spazio a un posto auto o a un pratino all'inglese", conclude Naim.
Se la Capitale batte ogni primato, i dati sono allarmati anche nelle altre città italiane. L'attacco del punteruolo rosso ha decimato la palme Canariensis di Palermo. Sono stati abbattuti 10mila esemplari nelle zone più prestigiose della città dal lungomare Foro Italico a via dell'Olimpo, una delle strade che porta alla spiaggia di Mondello. Di queste, ne sono state sostituite solo il 20%. A Bologna, il caso di piazza Minghetti ha provocato una sommossa popolare. Il progetto di restyling, assai criticato, ha fatto sì che fossero rasi al suolo 12 alberi (sostituiti con sole due magnolie), sacrificati per rendere ben visibili i palazzi delle due banche. A Varese, le motoseghe hanno fatto capitolare 18 arbusti a Casbeno, di fronte al palazzo della Provincia, per la costruzione di un parcheggio. Critica la situazione a Milano dove 133 alberi sono stati tagliati perché contaminati dal tarlo asiatico. L'amministrazione ha ordinato "l'abbattimento di ulteriori piante non sintomatiche nel raggio di 20 metri da quelle infestate". Una morìa. Nella lista dei fusti sono finite le betulle e gli aceri in via Novara, i filari di platani in via Diotti al confine con Settimo Milanese, gli aceri e pruni in via Taggia vicino all'ospedale San Carlo. "Le alberature stradali rappresentano corridoi ecologici utili agli uccelli per la riproduzione - spiega Matilde Spadaro del comitato Verde urbano - Si tutelino queste vite e si mettano regole vincolanti nei comuni d'Italia".
(07 ottobre 2012)
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Loeb, la leggenda continua
Nono titolo mondiale
Milano, 07 ottobre 2012
Trionfando in patria nella terz'ultima prova del Mondiale, il pilota francese della Citroen allunga l'incredibile striscia di successi
Il Cannibale aggiunge un altro capitolo alla sua leggenda
(vivente). Sebastien Loeb ha conquistato il nono titolo mondiale
consecutivo. Trionfando in patria nel Rally di Francia - Alsazia,
terz'ultimo appuntamento della stagione, il pilota della Citroen ha
conquistato il 75° successo nel Mondiale e l'artitmetica certezza del
nono titolo iridato consecutivo, un risultato sconosciuto ad altre
leggende dei motori come Michael Schumacher o valentino Rossi. Loeb ha
preceduto di 15"5 la Ford Fiesta RS WRC di Jari-Matti Latvala, terzo il
compagno di squadra Mikko Hirvonen con la seconda Citroen DS3
ufficiale, staccato di 44"1.
- Sebastien Loeb, 38 anni, 9 mondiali in carriera. Afp
Loeb, che ha già annunciato che dalla prossima stagione non
correrà più i rally a tempo pieno, preferendo dedicarsi alla pista, ha
ormai staccato il finlandese Jari-Matti Latvala (Ford Fiesta RS) e
soprattutto Mikko Hirvonen (Citroën DS3). Loeb ha 244 punti mentre
Hirvonen solo 173, con le sole prove di Italia e Spagna ancora da
disputare. Grazie a Loeb, la Citroen conquista anche il suo ottavo
titolo costruttori in dieci stagioni di attività nei rally.
"E' una vittoria speciale, sulle strade di casa, poi - ha
detto un frastornato Loeb dopo la vittoria - Ancora non mi rendo bene
conto di questa cosa, non so nemmeno se esiste la parola 'nonuplo' (che
qualche giornalista gli suggerisce, ndr). E' stata una stagione
perfetta, se si esclude l'uscita in Portogallo. Ora mi sento alla fine
di qualcosa. I miei eredi? Sebastien Ogier ha un grande potenziale, ma
non so se la macchina (la nuova Polo, ndr) saprà sostenere il suo
talento. E poi c'è Hirvonen che ha già dimostrato il suo valore.
Vedremo..."
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Biaggi si riprende il Mondiale
Dopo due anni torna sul trono
MAGNY COURS (Francia), 7 ottobre 2012
Max a Magny Cours conquista il titolo con 0,5 punti di vantaggio sul britannico Sykes, rilanciato dalla caduta del romano in gara-1. Il 41enne aveva già vinto nel 2010. La sua esultanza: "Mi sento un po' come Dino Zoff"
- Max Biaggi, 41 anni, due volte mondiale in Superbike. Ansa
A 41 anni e per appena mezzo punto Max Biaggi ha
conquistato a Magny Cours (Francia) il suo secondo Mondiale Superbike,
sesta stella della fantastica carriera del fuoriclasse romano. L'Aprilia
ha portato a casa anche il titolo Costruttori, 50° e 51° successo
iridato per la Marca di Noale, 101° in totale per i marchi del Gruppo
Piaggio. Biaggi aveva già vinto il Mondiale Superbike nel 2010, da
dominatore. Nella prima fase di carriera, nel Motomondiale, aveva
trinfato quattro volte il titolo nella 250: nel 1993-96 con Aprilia, nel
1997 con Honda.
la gara —
Biaggi era sbarcato in Francia con una grossa ipoteca sul successo
finale: +30,5 punti sul britannico Tom Sykes, pupillo Kawasaki, e +38,5
su Marco Melandri e la Bmw. Con soli 50 punti residui sembrava una
formalità ed invece è stata una giornata ad altissima tensione con
verdetto rimandato fino alla bandiera a scacchi. A complicare i piani
del capoclassifica il bizzoso meteo francese che dopo prove soleggiate
ha scombinato le carte con gara1 bagnata doe la seconda dichiarata “wet”
ma con tutto lo schieramento partito con le coperture da asciutto.
Biaggi ha rischiato di rovinare il sogno scivolando al sesto dei 23 giri
della gara d'apertura. “Non ho fatto nulla di strano, è successo
all'improvviso” si è difeso Max. “Forse ha frenato 10-15 metri dopo il
limite” ha chiarito il capomeccanico Aligi Deganello, l'ex uomo di
fiducia di Marco Simoncelli. Tom Sykes, partito al comando, ha poi
dovuto cedere alla sorpresa Sylvain Guintoli per il 7° successo della
Ducati 1198 all'ultima uscita nel Mondiale e al redivivo Marco Melandri.
Gara 2 è partita con Sykes risalito a 14,5 punti e Melandri a 18,5.
“Farò la gara della vita, tutto o niente” era il piano di Sykes ed è
stato di parola: è andato davanti alla prima curva e non ha più mollato.
Biaggi, partito dalla terza fila, si è ritrovato decimo mentre con il
britannico davanti serviva il quinto posto per evitare la beffa. Le
scivolate di Melandri (botta alla caviglia sinistra) e Loris Baz, oltre
al fuoripista di Leon Haslam, hanno agevolato la rimonta. “Sapevo che
settimo non bastava, avevo davanti due Ducati (Checa e Giugliano, ndr) e
non è stato facile superarle. Quando sono riuscito ho visto che il
vantaggio non aumentata. Solo nel finale, quando mi hanno dato +0.8 ho
capito che era quasi fatta”.
bilancio —
E' stata una stagione dai mille volti, con tanti ribaltoni e quello di
Biaggi è trionfo strappati coi denti: decisivi il gioco di squadra del
compagno Eugene Laverty che in Russia aveva ceduto il terzo posto e il
tredicesimo ottenuto al Nurburgring, un mese fa, in rimonta dopo una
terrificante caduta al primo giro. Sei punti che hanno cambiato la
storia. “Vincere a 41 anni ha un sapore ancora più speciale, era destino
che me la dovessi sudare fino all'ultimo. Ho vinto quattro dei miei sei
Mondiali all'ultima gara, ma questo è stato davvero speciale. Per
quanto andrò avanti? Non mi pongo limiti, ma vincere alla mià età è
qualcosa di speciale. Mi sento un po' come Dino Zoff”. Anche meglio: il
portiere della Nazionale vinse il Mondiale in Spagna 1982, a 40 anni.
Biaggi non ha voluto confermare il rinnovo con Aprilia confermando però
che “il 15 ottobre cominceremo i test 2013 ad Aragon, in Spagna”. La
saga continua.
Paolo Gozzi© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Alonso: "Non cambia niente"
Domenicali: "I conti alla fine"
SUZUKA (Giappone), 7 ottobre 2012
Lo spagnolo: "Ora è toccata a noi, la prossima magari a loro; la macchina però è sempre la stessa, dobbiamo lavorare. C'è un mini mondiale di 5 GP e dobbiamo chiuderlo davanti". Il responsabile del muretto Ferrari: "Bravo Felipe, macchina veloce, tanta sfortuna: anche agli altri può capiare quanto successo a noi"
- Alonso pensieroso: due ritiri nelle ultime quattro gare. Epa
Alonso è deluso e amareggiato, sa che quella di Suzuka è
stata una grande occasione persa, e anche se dice “che non è cambiato
niente”, la sostanza di una classifica che lo vede sempre al comando, ma
con soli 4 punti su un Vettel che va il doppio, cambia radicalmente le
sorti del Mondiale. Ecco come lo spagnolo spiega l’incidente al via:
“Raikkonen mi ha toccato, ho bucato la gomma e non mi è stato possibile
continuare; è anche una conseguenza della qualifica, eravamo partiti 6° e
10°…”. Poi, davanti alla realtà della bella gara di Massa, ottimo 2°,
lo spagnolo dice deciso: “Sì, in gara la vettura va sempre meglio, ma è
la stessa da 5 gare a questa parte: dobbiamo lavorare”. Non c’è però
accenno di resa nelle parole di Alonso, guai solo a pensarlo visto che è
soprattutto lui che ha trascinato la scuderia in vetta al mondiale.
“Stavolta è toccata a noi, un’altra volta magari toccherà a un altro, le
corse sono così. Noi dobbiamo lavorare, ma adesso inizia un mini
mondiale di 5 gare, e noi dobbiamo chiuderlo con un punto più degli
altri". Poi, in un tweet aggiunge: "Se il nemico pensa alla montagne,
attacca per mare; se pensa al mare attacca per le montagne, ci aspettano
5 entusiasmanti gare".
Suzuka, il ritiro di Alonso
- Massa e Vettel dopo il traguardo. Reuters
domenicali spavaldo —
Punti, già. Nelle ultime 5 gare Vettel ne ha conquistati esattamente il
doppio dello spagnolo, 80 contro 40: difficile senza un'inversione di
rotta che la Ferrari possa resistere in testa al mondiale con questo
ritmo, anche se Stefano Domenicali va "a testa alta". Il direttore della
gestione sportiva Ferrari, infatti, sottolinea la grande prova di Massa
e le variabili impazzite che hanno caratterizzato il week end
giapponese: "Sono successe cose che erano fuori dal nostro controllo -
ha detto -, ma la gara di Felipe mi rende felice perché la macchina è
andata bene. Tutto può cambiare, abbiamo visto come la McLaren
imprendibile fino a qualche gara fa qui abbia lasciato spazio alla Red
Bull e forse può capitare agli altri di passare quello che stiamo
passando noi ora. Andiamo avanti con fiducia, poi ride bene chi ride
ultimo". Sulla conferma di Massa, però, Domenicali glissa: "Una cosa
alla volta..."
- Sebastian Vettel, 25 anni, terza vittoria stagionale. Reuters
massa leonino —
Massa appunto, secondo, ha fatto una grande gara, dopo una qualifica non
fortunata e il 10° posto in griglia: il podio, che mancava al
brasiliano dal GP di Corea del 2010, potrebbe avvicinare la firma del
rinnovo con il Cavallino, anche se ora a Maranello hanno altro su cui
concentrarsi. "Sono felicissimo - ha detto Felipe -, ero sicuro di poter
arrivare fra i primi cinque, sono stato anche fortunato a evitare
l'incidente alla prima curva, ma il passo è stato buono. Sono felice
della mia corsa, speriamo che questo sia solo il primo di tanti
piazzamenti sul podio, ma mi spiace per Fernando che si è dovuto
ritirare. La mia conferma? Sì, penso sia più vicina".
vettel, salto triplo —
Al terzo successo stagionale - il secondo di fila - Vettel è euforico,
sente di poter mettere le mani sul suo terzo mondiale, anche se a parole
è molto misurato: "Ho visto una Ferrari fuori, non sapevo quale fosse,
poi mi sono accorto che dietro di me c'era Felipe - ha detto dopo la
premiazione -. La macchina era perfettamente bilanciata, ecco perchè
c'era tanto divario con gli avversari dietro di me. Gli incidenti fanno
parte delle gare, sono cose che accadono: ci sono tante corse, non
sapremo cosa accadrà nelle prossime. Oggi ci è andata bene, ma la
stagione è ancora lunga".
- Il podio di Suzuka: 1. Vettel, 2. Massa, 3. Kobayashi. Reuters
favola kobayashi —
La favola della giornata, però è quella di Kamui Kobayashi, che
assistito da un'ottima Sauber, ha colto - terzo - proprio davanti al
pubblico di casa il suo primo podio in carriera, risultato che mancava
ai giapponesi da quello di Sato nel GP degli Usa del 2004. "Grazie a
tutti - ha detto commosso sul podio -, arrivare al podio in Giappone per
me è incredibile. Sono felice".
raikkonen —
Raikkonen, autore dell'episodio incriminato al via con Alonso, lo
ricostruisce così: "La mia partenza è stata valida, mi sono messo sulla
sinistra e gli altri si sono affiancati; Alonso mi ha toccato, io non
potevo andare oltre dove fossi e lui ha bucato colpendomi l'alettone
davanti".
Massimo Brizzi© RIPRODUZIONE RISERVATA
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