giovedì 30 agosto 2012

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Miliardi di aiuti e operai a casa. Il mercato drogato delle rinnovabili

Il caso della Solsonica, che al termine della lunga bolla degli incentivi si ritrova in ritardo sul mercato rispetto alla concorrenza cinese ed è costretta a lasciare in cassa integrazione 222 dipendenti. Mentre altri 130 interinali hanno perso il lavoro da un giorno all'altro

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Incentivi pubblici, profitti privati, futuro dell’occupazione. La crisi che attanaglia il settore del fotovoltaico, l’energia pulita prodotta dai pannelli solari, mette in gioco tutto questo e mette in risalto l’assenza cronica di politica industriale che non sia a breve gittata e per interessi mirati. 
   LA SOCIETÀ leader del settore, la Solsonica di Rieti, ha attivato la cassa integrazione per i suoi 222 dipendenti. Una cassa integrazione a rotazione che per 16 figure professionali sarà a zero ore mentre i 130 lavoratori interinali, chiamati con contratti a tempo determinato, sono rimasti senza lavoro da un giorno all’altro. E’ una delle tante crisi aziendali, come altre dimenticata, nel cuoro di un grande polo industriale sul viale del tramonto. Viali illuminati, piste ciclabili, pulita e ordinata la zona industriale, che da Rieti si sposta verso Cittaducale, ormai si sta popolando di centri commerciali sempre più grandi e di capannoni su cui sempre più spesso appare il cartello “vendesi”. “In dieci, quindici anni – spiega Luigi D’Antonio, segretario provinciale della Fiom – dai circa 10 mila lavoratori impiegati siamo passati a meno della metà”. E non bastano certo le insegne luminose dei vari Trony per rimpiazzare la forza lavoro perduta.
   Anche la Solsonica testimonia questa parabola discendente. Erede della Texas Instuments, installata a Rieti negli anni 70 grazie ai fondi della Cassa del Mezzogiorno, lo stabilimento ha occupato anche 1200 operai. Poi la casa madre ha seguito il denaro degli incentivi pubblici che si spostavano ad Avezzano, in Abruzzo (successivamente abbandonato). A Rieti lo stabilimento viene rilevato dalla Eems che fornendo semiconduttori all tedesca Siemens tiene botta almeno fino agli anni 2000 anche se la manodopera scende a 5-600 dipendenti. Nel 2005, poi, la Eems sceglie la strada della Cina e nel giro di pochi anni viene fatta nascere la produzione di pannelli fotovoltaici che in comune con i semiconduttori hanno solo il silicio.
   SOLSONICA eredita dalla originaria Texas Instruments e poi dalla Eems – che nel frattempo è quotata in borsa – la bella location del suo stabilimento: stile Silicon Valley, con pratino verde, alberi curati e asilo aziendale, si getta in un settore che dal 2005 beneficia di un enorme flusso di denaro pubblico grazie agli incentivi che finanziano l’installazione di energia pulita. I clienti finali, grazie ai Conti Energia varati negli anni – il 27 agosto è partito il quinto – beneficiano di un risarcimento pari all’energia che riescono a immettere nella rete elettrica nazionale. In pochi anni lo Stato ha speso 6,7 miliardi di euro che non sono andati direttamente alle casse delle aziende ma che hanno favorito un traino della domanda davvero eccezionale. Il rapporto statistico 2011 fornito dal Gestore Servizi Energetici (Gse) descrive una dinamica di crescita esponenziale: nel 2007 gli impianti installati sono 7.647 che diventano 32mila l’anno successivo, 71mila nel 2009, poi 155mila nel 2010 e infine 330.196 nel 2011. I comuni che hanno almeno un pannello solare installato passano dall’11% del 2006 al 95% del 2011. In cinque anni la produzione di impianti aumenta di 280 volte. Gli incentivi sono fondamentali: il Conto energia, che premia con tariffe incentivanti l’energia prodotta dagli impianti fotovoltaici per un periodo di 20 anni, cesserà quando avrà raggiunto cumulativamente la somma di 6,7 miliardi.
   UNO SPOSTAMENTO di risorse contestato dalle aziende di energia tradizionale – Enel ed Eni, innanzitutto – e difeso, ovviamente, dagli ambientalisti. E, per gli intrecci perversi dell’economia italiana, facilitato dalla contestuale crisi dell’Alcoa. E’ stato infatti il decreto con cui il governo Berlusconi favorì l’azienda di Portovesme, a far riaprire i termini per usufruire degli incentivi. Tutto ciò è stato forse utile a far decollare un settore che dovrebbe essere strategico pensi ai fumi dell’Ilva – ma ha drogato il mercato con effetti oggi drammatici. Anche perché a pagare gli incentivi sono state le bollette elettriche di tutti gli altri consumatori. Per tutte queste ragioni, il governo ha dimezzato gli incentivi e con il 5° Conto Energia ha deciso di chiudere il rubinetto. Con effetti immediati sulla produzione e, a cascata, sulla occupazione.
   In Solsonica non contestano il fatto di aver beneficiato degli aiuti ma puntano il dito contro la concorrenza cinese, definita “sleale”. “I produttori cinesi – spiega al Fatto Giuseppe Scopigno, dirigente dell’azienda reatina – riescono a imporre prezzi sotto costo grazie agli aiuti che ricevono dallo Stato. Servirebbero dei dazi per riequilibrare il rapporto”. Anche qui torna il tema degli aiuti di Stato. Che quando finiscono si scaricano sul l’occupazione. “L’azienda non ha capito in tempo come si muoveva il mercato” spiega Giuliano Casciani, Rsu Fiom , in azienda dai tempi della Texas. “Si capiva già con il 4° Conto Energia che il vento sarebbe cambiato e non sono state prese tutte le misure” aggiunge il rappresentante del sindacato che, pure, finora ha tenuto un atteggiamento di collaborazione con l’azienda. Che però non ha impedito la cassa integrazione, per il momento a rotazione, ma che a settembre potrebbe vedere la chiusura dello stabilimento. “Noi non intediamo chiudere” sottolinea Scopigno. Eppure c’è chi è già restato a casa.
 Domenico Carvetta è un ingegnere elettronico di 50 anni. All’azienda ha dato molto, ha fatto formazione negli Usa e in Cina, si è già fatto due anni di cassa integrazione dal 2008 al 2010 utilizzati per fare formazione, scrivere due libri, “sapere ogni cosa sul fotovoltaico”. Eppure, ad agosto, mentre era in vacanza in Calabria ha ricevuto una telefonata che diceva: “Il tuo profilo non serve, sei in Cassa integrazione, prolunga pure le tue ferie”. “Ovviamente, la mia vacanza è finita”. Da 2200 passa a 800 euro mensili con un “taglio lineare” netto alla sua spesa e a quella della sua famiglia. E’ una persona solare, ottimista che riferendosi all’azienda dice sempre “noi”. Eppure, di fronte alla crisi attuale spiega che per la prima volta “tra oggi e il futuro vedo un vuoto difficile da colmare”. Il foto-voltaico in Italia, oggi, è anche questo.
da Il Fatto Quotidiano del 29 agosto 2012

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Samsung, raffica di lanci all'Ifa di Berlino
arriva il Note II e scommette su Windows 8

A pochi giorni dal verdetto del tribunale di San José che ha condannato l'azienda sudcoreana a pagare oltre un miliardo a Apple per violazione di brevetti, la compagnia presenta una serie di prodotti solidi, completi e ad ampio raggio. A partire dall'evoluzione del phablet lanciato lo scorso anno di ALESSIO SGHERZA

BERLINO - Magia e creatività sono stati gli slogan dell'evento Samsung all'Ifa di Berlino 2012, ma sotto il cofano quello che davvero si è visto è la solidità. La compagnia delle Tre Stelle ha presentato una linea di prodotti ad ampio raggio - dai telefonini ai frigoriferi - che è la miglior risposta allo smacco giudiziario ricevuto da Apple la scorsa settimana.

FOTO La presentazione di Berlino 1

Magia soprattutto a parole quindi, ma tanta sostanza nei prodotti. A partire dal nuovo Galaxy Note II, l'evoluzione del phablet lanciato proprio a Berlino lo scorso anno. Il Note è stato il primo dispositivo a definire la categoria dei phablet, a metà tra phone e tablet, con uno schermo più grande di quello di un cellulare classico ma non così tanto da competere con le tavolette da 7''. Il Note II è un'evoluzione, come detto: lo schermo si allarga leggermente (da 5,3 a 5,5 pollici, ma senza aumentare la risoluzione), la forma si fa appena più allungata, il processore diventa più potente (era dual core 1,40 Ghz, sarà quad core 1,60 Ghz).

Dal punto di vista hardware non è molto, ma Samsung promette una grande attenzione alle funzioni software, in particolare l'interazione con la nuova S Pen, il pennino caratteristico della serie Note (che include anche un tablet da 10.1 pollici). Il sistema operativo è sempre Android, ma la 4.1, mentre il Note attuale supporta solo la 4.0.

Samsung è un gigante dell'elettronica, non solo della telefonia o del computing. E infatti non poteva mancare di lanciarsi nel mercato nascente delle 'fotocamere connesse', ovvero macchinette fotografiche con uno schermo touch, sistema operativo e connettività. La Galaxy Camera ha un sensore da 16 megapixel e uno schermo da 4,77 pollici sul retro tramite il quale usare Android, scaricare applicazioni come Instagram e Facebook, e condividere istantaneamente le foto e video scattati. Il tutto con un'ottica F2.8, 23 mm e uno zoom ottico da 21x.

Ma Samsung non punta tutto sul sistema operativo di Google. Infatti la grande novità dell'autunno sarà il lancio, il 26 ottobre, di Windows 8. E la compagnia sudcoreana cosa poteva fare se non creare una nuova linea dedicata? Nasce così Ativ (si pronuncia a-tìv, ed è l'anagramma di 'Vita'), una serie di quattro dispositivi che sposano il nuovo Os di Microsoft. Si tratta di due pc (Ativ Smart Pc e Ativ Smart Pc Pro), un tablet (Ativ Tab) e uno smartphone (Ativ S).
 
Entrambi i pc hanno una tastiera magnetica che si collega a uno schermo touch che può funzionare anche come tablet e supportano la S Pen. Le caratteristiche sono interessanti (anche se non di altissima fascia, ma il prezzo di partenza di 750 dollari negli Usa è competitivo) e la durata della batteria è tutta da provare (promettono fino a 14 ore per la versione non Pro). "Due prodotti pensati sia per il consumer che per il business", spiegano dal palco quelli di Samsung.

L'Ativ Tab sarà il diretto concorrente dell'iPad e del Surface entry level di Microsoft. E' un tablet con processore Arm (quelli a basso consumo, ma meno potenti), processore dual core e schermo da 10.1 pollici. Dovrebbe costare sensibilmente di meno dello Smart Pc, ma il prezzo non è noto.

Ultimo prodotto della serie è l'Ativ S, uno smartphone con Windows Phone 8, processore dual core e fotocamera da 8 megapixel. Un prodotto di fascia media, probabilmente per non cannibalizzare le vendite nella fascia alta del Galaxy SIII e del Note II.

Vi basta? A Samsung no, infatti ha portato a Berlino l'aggiornamento dei portatili della Serie 9, nuove Smart Tv, da 55 e 75 pollici, frigoriferi e lavatrici. Tutto per la casa insomma, sempre senza magia: i vestiti da lavare sono qualcosa di concreto, e Samsung - nonostante le dichiarazioni e lo show - guarda al sodo.
  (30 agosto 2012)
 
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Lampade ad incandescenza addio
da settembre vendita vietata

Con lo stop anche alle lampadine di potenza inferiore ai 60W si conclude il processo di messa al bando voluto dall'Unione Europea. Con le fluorescenti benefici su bolletta e consumi, ma anche problemi per lo smaltimento

di VALERIO GUALERZI ROMA - Lampadine ad incandescenza addio. Dal primo settembre vanno in pensione anche le ultime vecchie energivore lampadine. Supermercati, ferramenta e negozi di elettricità non potranno più vendere neppure quelle di potenza inferiore a 60 W, le ultime a finire fuorilegge in base alla normativa comunitaria entrata in vigore nel 2009. I negozi potranno offrire ai clienti solo le rimanenze di magazzino o le speciali scorte per quei tipi di lampade e lampadari utilizzabili solo con particolati modelli ad incandescenza (comprese quelle per forni e frigoriferi). 

LE FOTO 1

In commercio restano quindi solo le lampadine alogene, led e a basso consumo energetico. E alla base della scelta europea di mettere al bando i vecchi modelli c'è proprio la necessità di ridurre i consumi elettrici. Le lampadine fluorescenti a parità di watt emettono infatti circa cinque volte la luce prodotta da quelle ad incandenscanza. Il passaggio da un modello all'altro va avanti ormai da divesi anni in maniera graduale e per essere completato, malgrado la scomparsa delle vecchie lampadine dagli scaffali, richiederà ancora del tempo, ma secondo alcune stime se fosse avvenuto in un colpo solo avrebbe ridotto teoricamente i consumi elettrici destinati all'illuminazione delle case italiane dagli attuali 7 miliardi di kWh annui a circa 2,1, con un risparmio non indifferente.

"In realtà purtroppo non è esattamente così - spiega il vicedirettore di Legambiente Andrea Poggio - perché mentre il turn over procedeva abbiamo aumentato l'illuminazione complessiva dei nostri appartamenti e fatto un po' meno attenzione a spegnere le luci quando siamo lontani da una stanza, proprio per la consapevolezza che ora si consuma meno". "Ad ogni modo - precisa ancora Poggio - anche così si tratta di un bel passo avanti sia per l'ambiente, con la riduzione delle emissioni legate alla produzione di elettricità, sia per il portafoglio, in quanto una famiglia con la sostituzione di tutte le lampadine di casa è in grado di tagliare la bolletta di un 10-15%".

Il passaggio dalle incandescenti alle fluorescenti porta con sé anche un'altra conseguenza importante nelle abitudini dei consumatori. Una volta esauste le lampadine a basso consumo (che hanno anche una vita media decisamente più lunga di quelle tradizionali) devono infatti essere smaltite in maniera appropriata in quanto contengono metalli che sono sia inquinanti sia preziosi e quindi meritevoli di essere riciclati. Non possono essere gettate quindi né nell'indiffenziata né nel vetro, ma devono essere portate (nei Comuni che sono attrezzati), nelle isole ecologiche, oppure ai venditori. Questi ultimi, visto che sul prezzo di vendita applicano una maggiorazione legata proprio al servizio di ritiro dei Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) hanno l'obbligo di raccoglierle, ma purtroppo questo obbligo non sempre viene rispettato.
(28 agosto 2012)

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Ancora in pista senza Ducati
Yamaha fa le prove di 2013

BRNO (Repubblica Ceca), 27 agosto 2012

Test della MotoGP a Brno. Jorge Lorenzo prova la moto per l'anno prossimo ma la boccia: "Non abbiamo trovato lati positivi e il telaio verrà evoluto". La rossa proverà a Misano e intanto fa la corte a Spies

La MotoGP non si ferma. Dopo due GP di fila, in diversi continenti - a Indianapolis, Usa, ha fatto seguito Brno, Repubblica Ceca - ancora un giorno di test, senza la Ducati, che va invece in pista domani e mercoledì a Misano con Valentino Rossi. Intanto per la rossa è praticamente certo l'arrivo di Ben Spies per il team satellite.
Jorge Lorenzo, 25 anni, leader del Mondiale.  Reuters
Jorge Lorenzo, 25 anni, leader del Mondiale. Reuters
prove di 2013 — I giapponesi non si fermano, anche se le loro moto sembrano ad altissimo livello. E addirittura la Yamaha ha fatto debuttare la M1 per il 2013 (con il motore ancora al primo stadio di sviluppo). Ma Jorge Lorenzo (3° nella lista dei tempi), leader del Mondiale con 13 punti di margine su Dani Pedrosa, non è stato troppo ottimista sulle sue qualità: "Non abbiamo trovato lati positivi e il telaio verrà evoluto in base a questa prova". Lo spagnolo ha anche lavorato sulla moto attuale, modificando la forcella per ottenere più stabilità in frenata. Il vincitore di domenica Pedrosa, che ieri è rimasto nei tempi dietro il connazionale, ha lavorato per migliorare la moto attuale, che poi è già la 2013. Accanto aveva Jonathan Rea, di provenienza Superbike, arrivato direttamente da Mosca per sostituire Casey Stoner infortunato, ma il debutto è stato difficile con un 9° tempo a oltre 3" dai migliori. Che sono stati i due piloti "satellite" Yamaha Cal Crutchlow e Andrea Dovizioso, separati da 1 decimo, con l'italiano in pista soltanto per mezza giornata. Infine un ritorno-show, per Loris Capirossi, dopo il ritiro dello scorso anno, capace in soli 6 giri di girare con la Honda Gresini di Bautista in 2'00"411, un tempo ottimo, che non sfigurerebbe contro i piloti titolari: "Un divertimento assoluto", ha commentato dopo aver girato anche con le Crt Suter, Bqr e Honda.
dal nostro inviato
Filippo Falsaperla© RIPRODUZIONE RISERVATA

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