domenica 16 gennaio 2011

ahahahahahah

Dakar, sorpresa Al-Attiyah
Tra le moto domina Coma

Si è conclusa la corsa a Buenos Aires: successo finale del pilota del Qatar (Volkswagen), che precede i compagni di marca De Villiers e Sainz. Tra le due ruote netto successo dello spagnolo (Ktm), che trionfa per la terza volta dopo il successi del 2006 e del 2009. Nettamente battuto il francese

Lo spagnolo Marc Coma in sella alla sua Ktm. Reuters
Lo spagnolo Marc Coma in sella alla sua Ktm. Reuters
BUENOS AIRES, 15 gennaio 2010 - Nasser Al-Attiyah ha vinto la trentatreesima edizione della Dakar, categoria auto. Il pilota del Qatar, al volante della Volkswagen, dopo la tredicesima e ultima tappa si è confermato leader della classifica generale con 49'41" di vantaggio sul compagno di squadra sudafricano Giniel De Villiers. La tripletta della Volkswagen è completata dal terzo posto finale di Carlos Sainz, vincitore dell'ultima tappa. Per il pilota del Qatar, primo in quattro tappe quest'anno, è il primo successo alla Dakar.
PADRONE — Lo spagnolo Marc Coma ha vinto la Dakar 2011 tra le moto. Il pilota della Ktm ha chiuso al comando la classifica dopo la tredicesima e ultima tappa, la Cordoba-Buenos Aires di 826 km, di cui 181 di speciale. Lo spagnolo ha dominato l'edizione di quest'anno, chiusa con ben 15'04" di vantaggio sul primo inseguitore, il francese Cyril Despres, anche lui in sella alla Ktm. Per Coma è la terza vittoria in carriera nella Dakar dopo quelle del 2006 e 2009. L'ultima tappa è andata al belga Frans Verhoeven.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'INCHIESTA

Quelle telefonate di Ruby
"Ha fatto sesso con il premier"

Su Berlusconi il rischio del carcere. La ragazza avrebbe ammesso ciò che adesso nega: "Mi pagano per parlare e mi pagano per tacere, così sono diventata ricca". Dai racconti di altre donne emergono i dettagli delle notti del Drago di PIERO COLAPRICO e GIUSEPPE D'AVANZO

MILANO - Se Niccolò Ghedini ci ha messo del suo, in questa storia pasticciata non manca la mano di Silvio Berlusconi. Il premier oggi rischia di finire prigioniero dello stesso dispositivo che il suo governo ha preparato per castigare papponi, immigrati e predatori metropolitani. Come loro, può finire in carcere. Anche se il reato che gli viene contestato ha come pena massima tre anni. È vero, in Italia, nessuno entra davvero in una cella per una condanna così mite. C'è un ma.

Il Cavaliere, per fare la faccia feroce, sospinto dai leghisti e dagli utili elettorali della "politica della paura", ha pensato di escludere dai benefici carcerari un bel gruppo di reati, considerati di "particolare pericolosità sociale". Tra questi delitti c'è anche il crimine che gli viene contestato. Favoreggiamento della prostituzione minorile, secondo comma dell'articolo 600 bis: "Chiunque compia atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164".

Qualche sciocco ironizza sull'esiguità della pena, come se la limitatezza della sanzione rendesse trascurabile il reato, e quindi imperdonabile l'iniziativa della procura di Milano. Quello sciocco ignora che, se dovesse volgere al peggio, non ci possono più essere scappatoie per il capo del governo, perché in questo caso non esiste la discrezionalità
dei giudici. Anche se dovesse essere condannato (per dire) a una settimana di reclusione, a due giorni di carcere, nessun cavillo o prodigalità potrebbe impedire che quella settimana, quei due giorni, Silvio Berlusconi li sconti davvero. Lo dice - e la procura milanese lo sa bene - l'articolo 4 bis del nuovo ordinamento penitenziario. Leggiamolo: "Divieto di concessione dei benefici e accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti. 1. L'assegnazione al lavoro all'esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione (...) possono essere concessi ai detenuti e internati per i delitti commessi per finalità di terrorismo, di mafia, per i responsabili di reati di cui agli articoli 600, 600 bis, primo comma, 600-ter, primo e secondo comma, 601, 602... solo nei casi in cui tali detenuti collaborino con la giustizia".

Gli avvocati del presidente, Niccolò Ghedini e Piero Longo, sono consapevoli del baratro che Berlusconi potrebbe avere dinanzi. Ma quel che più li preoccupa oggi non è la futuribile settimana di carcere del premier (a quel punto tutto già sarebbe stato perduto), ma il fantasma di un'incombente rovina della sua immagine. Mancano poche ore al materializzarsi di questo incubo, con l'arrivo domani alla giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, e quindi ai politici di tutti gli schieramenti, delle trecento pagine che raccolgono, per i pubblici ministeri, "le prove evidenti" della colpevolezza di Berlusconi. E' l'invito a comparire, insieme con la possibilità di giudizio immediato, che diventa pubblico.

Per quel che se ne sa, ci sono intere pagine con lunghe conversazioni, appassionati sfoghi che disegnano una scena convergente, sino al millimetro, con quanto, quasi due anni fa, Veronica Lario ha raccontato al Paese, ai più cari amici del marito (a cui s'era rivolta per avere un aiuto). Ricordiamo le parole della moglie separata del premier: "... figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica".

Quando "le carte" potranno essere rese note, si toccherà con mano quanto la metafora del Drago, l'atmosfera di violenza che evoca, il dominio dei corpi e l'uso dei corpi come strumento di promozione sociale ed economica, siano concretissimi. Tangibili e realistici non nella polemica di una donna ferita dal tradimento, ma nella vita segreta e nelle ossessioni private del tycoon che si è fatto capo del governo. E lo sono oggi, in questi giorni, in queste stesse ore, perché - è lampante dalla lettura delle carte, a quanto pare - Berlusconi non controlla la sexual addiction che si manifesta nella ritualità del bunga bunga. Anche se consapevole dei racconti di Ruby ai pm la scorsa estate, dei guai che gliene sarebbero forse venuti, dell'attualità del vaglio dei comportamenti illeciti nelle sue ville e palazzi, il Cavaliere non è riuscito e non riesce a fermarsi. La testimonianza della ragazza che ieri abbiamo chiamato A, riminese, studentessa modello, amica di scuola di Nicole Minetti, è più che esplicita.

A spiega alle sue amiche (e infine ai pm) quanto quell'uomo sia "malato". Di come ogni parola, ogni gesto, lo stesso sguardo durante quelle serate "imbarazzanti", abbiano più a che fare con un girone infernale che con un magnifico eden del piacere. È una fiaba che siano "serate rilassanti". È un'illusoria leggenda il consesso di misurata e raffinata allegria dove "quel che accade non può far vergognare nessuno". Chi ha letto le carte usa queste parole: "Alcune scene oscillano tra lo squallore e l'orrore". Si legge di ragazze madri, che - andati via gli Apicella, i cortigiani, gli ospiti di rango - restano là di sotto, nella sala sotterranea del bunga bunga, e si offrono al Drago per bisogno. Il Drago, con il suo sorriso fisso, finge a volte di non capire. Ascolta quei drammi, perché gli vengono raccontati - e un po' si assomigliano tutti - eppure chiede il "sacrificio": quelle donne sono lì per confermarlo nella sua illusione di immortalità.. Poi spesso aiuta, è vero, ma è un soccorso o è un compenso? È un fatto che quel che egli chiede e pretende, gli deve essere dato.

Chi ha letto le carte sostiene che c'è qualcuna che è stata terrorizzata da questa atmosfera cupa, dispotica non nelle parole, sempre gentili, ma nei gesti, nei comportamenti, nei desideri, nell'umiliante sottomissione che ne è il frutto. "Sono donne giovanissime, venti, ventidue anni", racconta una fonte vicina all'inchiesta. "Molte di loro non hanno avuto una vita felice, costrette come sono al mestiere, anzi involgarite dal mestiere, eppure tra di loro c'è chi, dopo quelle cerimonie, dopo essere stata coinvolta in serate via via incandescenti, non ne ha voluto più sapere di tornare, era sbigottita, come preda di un malessere".

È in questo palcoscenico che nel febbraio 2010 appare, nel giorno di San Valentino, la diciassettenne Ruby. Una ragazza "scappata di casa", fuggita o allontanata da più d'una comunità. A Milano "senza fissa dimora". Una che nel concorso di bellezza siciliano, dove ha vinto una fascia vattelapesca, alla presenza di Emilio Fede, commuove le altre concorrenti e i promoter: "Dormo in strada, non ho da mangiare, ho sedici anni e lavorare nello spettacolo è il mio sogno".

Ascoltiamola al telefono, ora che è a Milano e si racconta a un amico: "A me non me ne frega niente, la mia vita non è qui, faccio più soldi possibile e poi me ne torno in Marocco...". In questa conversazione si parla di Berlusconi, appaiono cifre che possono nascere dalla fantasiosa millanteria della ragazza, eppure chi ha letto le carte su tre punti è molto esplicito: "Quando diventeranno pubbliche le fonti di prova, chiunque potrà rendersi conto come sia evidente che Ruby ha fatto sesso con il presidente, il quale era consapevole della sua minore età, e che in cambio è stata generosamente retribuita".
Sesso con il presidente: questo è il punto che nelle interviste e negli interrogatori Ruby nega con ostinazione. Per lei questa vaghezza è una nuova opportunità e lo confessa in qualche occasione: "Mi pagano per parlare. Mi pagano per tacere. Sono diventata ricca".

Il 3 agosto 2010 la ragazza ha raccontato ai pubblici ministeri la sua versione dei fatti, in larga parte sincera, ma con qualche omissione, qualche fanfaronata, qualche parola di troppo o di troppo poco. I pm però hanno "tracciato" il suo telefonino e hanno scoperto che Ruby non è stata ad Arcore tre volte, "per una cena", o "per una notte". Ma, per esempio, è stata fissa ospite della villa San Martino dal 24 al 26 aprile 2010. Silvio Berlusconi era stato alla Scala con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e si era detto "radioso". Poi era andato a prendere Vladimir Putin e l'aveva accompagnato ad Arcore. Il giorno dopo, conferenza stampa a Villa Gernetto, ma ritorno a Villa San Martino. E ad Arcore chi c'era? Ancora la giovane e frizzante Ruby, la quale "notte e giorno era presente", come hanno stabilito i tecnici che analizzano il traffico telefonico per conto della Procura. C'era anche a Pasqua e Pasquetta, c'era il Primo Maggio, quattro settimane prima di quella notte in cui, accusata di un furto, finì in questura, in via Fatebenefratelli. La notte in cui Silvio Berlusconi telefonò, spiegando che avevano a che fare non con una "scappata di casa", ma con la "nipote di Mubarak".

C'è dunque una ragazza che da mesi, da quando la sua vicenda è emersa, cerca da una parte di rassicurare gli amici, dall'altra di non preoccupare troppo il presidente così munifico, il "vecchio" (parole sue) Emilio Fede e Lele Mora, affettuoso "come un padre" (sempre parole sue). E chi è questa Ruby, se non una neo-diciottenne che teme di pregiudicare irrimediabilmente il suo futuro? Ma c'è anche un'altra Ruby, che al telefono, con qualche amica nella comunità, nelle sue lunghe giornate, si lascia andare alle confidenze più sincere sulla ventura che le è capitata. "Se ci sono stata o non ci sono stata, sono affari miei", ripete agli amici. È il suo mantra. Però qualche frase le sfugge, una di queste è molto esplicita. Ruby racconta come agli occhi del Drago lei non è neanche un corpo, ma una parte molto precisa di un corpo. Nel suo infantilismo o nella sua cinica ambizione, Ruby non si sente neanche umiliata da questo. Se ne vanta, ne è quasi divertita. Quella parte del suo corpo, in fondo, non è anche la sua fortuna?

Ci sono più testimoni che confermano questa soddisfatta smania di Ruby. C'è un carabiniere che ha conosciuto la ragazza in una discoteca e che per un breve periodo la frequenta. C'è un altro bel tomo, non si capisce se gigolò o giramondo, che non riesce a resistere ai tanti tentativi di Ruby di coinvolgerlo, di uscire, di girare, e per togliersela di torno si allontana dal suo appartamento in pieno centro a Milano. Sono mesi che Ruby, senza saperlo, è stata intercettata e ascoltata dai pubblici ministeri, ma quel che conta è quanto delle sue parole trova una conferma nei ricordi e nell'esperienza delle altre habitué nella casa del Drago.

Chi ha letto le carte ne ha ricavato stupore per la forza del quadro probatorio, che ordina ricostruzioni, relazioni, ruoli e condotte in un disegno dal significato univoco. Lo si può anche immaginare. La tecnologia consente di sapere che in quel giorno, in quella ora, per quelle ore, un certo numero di telefoni cellulari si è raccolto nella villa di Arcore. Quei cellulari corrispondono a dei nomi e quei nomi diventano conversazioni, confessioni, resoconti personali. E, alla fine, formano un racconto, una storia che fiorisce in modo autentico proprio perché libera da ogni costrizione, diplomazia, vincolo. La stessa Ruby è la perfetta testimonial di questo metodo che chi ha letto le carte definisce "padre di prove schiaccianti".
 
(16 gennaio 2011)
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Dalle case in comodato d’uso al “bunga bunga”: le ragazze dei festini di Berlusconi Il “metodo D’Addario” resiste e, con qualche variante, viene riproposto anche nelle notti del “bunga bunga” ad Arcore. 
Mentre le 300 pagine dell’inchiesta che vede Silvio Berlusconi indagato a Milano per concussione (caso Ruby-Questura) e favoreggiamento della prostituzione minorile (Ruby ad Arcore ed escort) vengono spedite alla Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio, iniziano a emergere (grazie a ricostruzioni e tabulati telefonici) i particolari delle serate a Villa San Martino, che hanno visto la partecipazione di numerose starlette, oltre che dell’allora minorenne Karima El Marhoug, in arte Ruby Rubacuori. Per chi conosce i precedenti capitoli della saga, emerge subito una similitudine con il passato: anche ad Arcore le ragazze selezionate venivano contattate e accompagnate nella residenza del presidente del Consiglio e, a serata conclusa, alcune tornavano a casa, altre venivano “invitate” a trattenersi per la notte. Proprio come ha raccontato due anni fa Patrizia D’Addario, la escort che per prima fece conoscere al mondo lo slang berlusconiano: è merito della prostituta barese se le cronache hanno potuto parlare del “lettone di Putin”. Il primo ministro russo, tra l’altro, è stato ospitato ad Arcore in una delle serate (quella del 25 aprile) in cui nella villa, come rivelano i tabulati telefonici, si trovava anche Ruby.

Ma non tutto, nel tempo, è rimasto immutato. E’ cambiata, ad esempio, la vita delle signorine fuori dai festini: stando alle ricostruzioni della Procura, almeno 14 delle oltre 100 ragazze transitate da Arcore venivano (e vengono) tutte ospitate in uno stabile di via Olgettina 65, a due passi dal quartiere Milano Due, costruito negli anni ’70 dall’allora imprenditore edile Silvio Berlusconi. Le giovani animatrici delle serate di B. vivono in appartamenti ceduti in comodato d’uso. A confermarlo, come ha scritto questa mattina il Corriere della Sera, è stata la stessa Ruby in un interrogatorio dello scorso agosto. “Le verifiche effettuate dalla polizia – si legge nell’articolo firmato da Fiorenza Sarzanini – hanno confermato che ad occuparsi di tutte loro era la consigliera regionale del Pdl Nicole Minetti”, che è indagata, ma oggi ha dichiarato alle agenzie di essere serena e di non pensare alle dimissioni.

Ma chi paga le ragazze? Stando ai pm, le somme provengono da Silvio Berlusconi tramite GiuseppeSpinelli, storico cassiere della famiglia che ieri ha bloccato gli agenti della Polizia giudiziaria pronti a perquisirgli gli uffici, obiettando che quei locali rientrano nella segreteria politica del premier e che, quindi, sono inaccessibili. Proprio per questo, i magistrati hanno inviato gli atti alla Giunta di Montecitorio, per chiedere l’autorizzazione alla perquisizione finalizzata a trovare i riscontri a quella gestione economica delle ragazze ipotizzata dalla procura. Le 300 pagine spedite a Roma contengono trascrizioni di interrogatori, brani di intercettazioni e testimonianze di ragazze che confermerebbero le notti passate da Ruby ad Arcore. E’ stata Repubblica, questa mattina, a spiegare come funzionavano i pagamenti delle serate: “Quando varcano il cancello di Villa San Martino – scrive Giuseppe D’Avanzo – nelle serate del bunga bunga, l’amministratore personale del presidente, Giuseppe Spinelli, ha già preparato e lasciato nella “stanza dedicata” il numero necessario di buste con un vasto spettro di retribuzioni, dai 500 euro per la presenza ai 10mila euro per la notte”.

Chi sono, dunque, le ragazze di via Olgettina? Sono tutte starlette che, secondo i racconti dei vicini di casa (che parlano di “un via vai di macchinoni alla sera e di notte”), si starebbero alternando da più di un anno. Molte di loro, oggi, si sono presentate a volto coperto per evitare di farsi riconoscere. Gli appartamenti, appunto, risultano essere tutti di proprietà della stessa società che li ha costruiti. Una di loro, fermata dai giornalisti, si è fermata: “Non ho nulla da dire, così mi rovinate la carriera”. E’ Barbara Guerra, della scuderia di Lele Mora, ex partecipante del reality “La Fattoria”, coinvolta nell’affaire Tarantini. Altre ragazze coinvolte nell’inchiesta (in tutto sono 14) sono le gemelle Eleonora e Imma De Vivo, napoletane, attiviste del comitato “Silvio ci manchi” nonché reduci dall’Isola dei Famosi. Fu il cantante Gigi D’Alessio a presentarle nel 2007 a Berlusconi. A via dell’Olgettina il tenore di vita delle ragazze non è certo al risparmio. Scrive ancora Sarzanini: “Quando i poliziotti hanno perquisito le loro case hanno ritrovato – oltre a numerosi giochini erotici – gioielli, foulard di seta, borse e vestiti griffati, gadget del Milan dedicati allo stesso Berlusconi (…) e una busta con i biglietti della partita Milan-Real Madrid indirizzata a Emilio Fede ma regalata a una di loro”.

Il rito del bunga bunga. Di che si tratta? E’ ancora Repubblica a rivelarlo, citando il racconto di una testimone, amica ed ex compagna di scuola di Nicole Minetti. “A cena – riporta Giuseppe D’Avanzo – c’erano 20/25 ragazze, più della metà straniere, e tre uomini: il Cavaliere, l’immancabile Emilio Fede e Carlo Rossella, presidente di Medusa (…) Dopo cena, si scende in quella che tutti chiamano la sala del bunga bunga. E’ più o meno una discoteca, un banco con l’asta per la pole dance, divani, divanetti, “camerini” dove le ragazze si travestono da infermiere, da poliziotte, tutte con il seno nudo e poi improvvisano un strip tease (stripper anche la Minetti), mimano scene di sesso. Devono essere “convincenti”, “spregiudicate”, disinvolte e molto disinibite perché le performance migliori saranno premiate con un invito a restare per la notte (allo spettacolino sono presenti Rossella e Fede). Dopo il bunga bunga si risale in un’altra sala dove Berlusconi sceglie e comunicachi rimarrà per la notte”.

Questo è uno dei racconti che hanno spinto i pm a indagare il premier per “favoreggiamento della prostituzione minorile” (nel caso di Ruby era così). Intanto i legali del premier prendono tempo sulla convocazione dai magistrati nel prossimo fine settimana: ”Non e’ ancora stato deciso se il presidente del Consiglio andrà a rispondere ai pm e, quindi, al momento rimane anche aperto il discorso del legittimo impedimento, del quale discuteremo nell’eventualità di un interrogatorio”. Lo ha detto, nel pomeriggio, PieroLongo, uno dei difensori del Cavaliere. La Procura potrà procedere se Berlusconi non si presenterà nelle date fissate per l’interrogatorio senza dare spiegazioni, mentre dovrà tener conto di un eventuale legittimo impedimento che sarà indicato dal premier, così come previsto dal pronunciamento di giovedì della Corte costituzionale.
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FENOMENI

Immagini al posto di cinguettii
I Twitter della foto-condivisione

Si chiamano Instagram, Path o PicPlz e sono social network sulle cui pagine si postano fotografie personali scattate con uno smartphone e inviate su Internet con la pressione di un tasto. E i numeri di queste photo-communiti sono di tutto rispetto di IVAN FULCO

RISPETTO a Facebook, dove regna la logorrea di un'intera generazione, qui gli utenti sono tutti di poche parole. I luoghi in cui si incontrano si chiamano Instagram, Path o PicPlz, e sono social network segnati dalla stessa cifra: sulle loro pagine non si condividono status o cinguettii, ma solo immagini. Fotografie personali, per la precisione, scattate con uno smartphone e inviate su Internet con la pressione di un tasto.

I numeri dei nuovi photo-network sono degni dei primi passi di Facebook o Twitter. Un milione di utenti per Instagram in sole dieci settimane di vita. Percentuali di crescita a tre cifre per Path e PicPlz. FourSquare che registra l'invio di circa una foto al secondo. E l'ex "architetto" di Yahoo!, Kellan Elliott-McCrea, che ammette:
Flickr 1, il principale servizio per caricare le proprie foto digitali su Internet, avrebbe dovuto seguire questa strada per tempo. Oggi, invece, Yahoo! osserva il fenomeno da spettatore.

Non stupisce che, allo stato attuale, iPhone sia la fotocamera d'elezione del popolo della Rete. Su Flickr, l'iPhone 3G (modello del 2008) è da alcuni mesi il dispositivo da cui vengono inviate più foto in assoluto, quasi 32 milioni in totale. Il dispositivo Apple precede in classifica fotocamere di successo come la Nikon D90 e la Canon EOS Digital Rebel XSi. Tra gli smartphone, i primi tre dispositivi sono proprio tre modelli di iPhone (rispettivamente 3G, 4 e 3GS), seguiti a distanza dall'HTC Evo 4G.

Una tribù che scatta
. L'idea
alla base del photo-sharing è la stessa di Twitter, ma votata all'arte della fotografia. Invece dei classici messaggi, qui ciascuno può condividere le proprie immagini personali, inviandole all'istante dal proprio cellulare. Ogni utente può inoltre scegliere quali amici "seguire", così da ricevere gli scatti altrui in tempo reale. Instagram 2, attualmente il network più famoso, offre un'applicazione gratuita per iPhone che permette di gestire ogni passaggio del processo. Scatto della foto, applicazione di effetti digitali e caricamento sulla propria pagina, per la condivisione con la community "ufficiale", oppure su altri servizi, come Facebook, Twitter, Flickr o Tumblr. L'applicazione di PicPlz 3, disponibile per iPhone o Android, replica la stessa struttura di Instagram. Path 4, l'altro contendente al trono del photo-sharing, adotta invece una filosofia in controtendenza. Ideato da Shawn Fanning, il padre di Napster, il servizio prevede un limite di 50 amici per la propria rete sociale. Una scelta inusuale, in tempi di amicizie di massa, ma pensata per incoraggiare la condivisione di scatti artisticamente più ispirati.

Effetto app
. Il fenomeno del photo-sharing è solo uno dei fattori che hanno decretato la supremazia di iPhone come fotocamera "da tutti i giorni". Gli smartphone di nuova generazione, in primo luogo, permettono di avere sempre con sé una fotocamera di alta qualità. Inoltre dispongono dell'utile funzione di geolocalizzazione, che consente di inserire tra i dati della foto l'esatta posizione geografica in cui è stata scattata. Nel caso di iPhone, il fenomeno è stato assecondato anche dalla disponibilità di app fotografiche di grande successo. È il caso di Hipstamatic, ormai un cult per il popolo iPhone, che simula l'uso di una vecchia macchina fotografica lomografica in cui cambiare lenti, pellicole e flash, per ottenere risultati sempre originali. Un'applicazione venduta a nemmeno due euro su App Store, che dal dicembre 2009 ha generato circa 1,7 milioni di download. Oppure è il caso di Camera+, un'app che potenzia le funzioni fotografiche di iPhone, introducendo zoom ottico, stabilizzatore di immagine, scatti in sequenza e altre opzioni, rendendo il telefono una validissima fotocamera di fascia media.

Il fenomeno Instagram ha anche creato un forte effetto traino nel settore. Social network come Gowalla o Foursquare, nati per segnalare luoghi di interesse dal proprio smartphone, hanno recentemente aggiornato le proprie app iPhone e Android per introdurre nuove funzioni di condivisione fotografica. Altri sviluppatori hanno scelto invece approcci alternativi, come
Foodspotting 5, una rete sociale in cui condividere le foto dei cibi. Il metodo ideale, secondo gli autori, per recensire i locali di tutto il mondo con un linguaggio internazionale.

Futuro prossimo
. Il nuovo anno promette altre interessanti novità per gli appassionati di smart-fotografia. L'ultimo modello di iPhone ha già introdotto la funzione dinamica HDR, per ottenere scatti con il miglior contrasto possibile. Nel mese di dicembre, Apple ha registrato inoltre un nuovo brevetto per iPhone: una tecnologia pensata per ottimizzare la resa delle foto sfocate. La società americana Ambarella, nel frattempo, sta perfezionando la nuova generazione del suo chip iOne, che potrebbe esordire nei nuovi modelli Android nella seconda metà di quest'anno. Un chip dedicato in grado di elaborare scatti fino a 32 megapixel, oppure di acquisire immagini da 5 megapixel a un ritmo di 30 fotogrammi al secondo. Ma soprattutto, ottimizzato per condividere via Internet le foto scattate dal proprio smartphone. Per un futuro in cui l'immagine, finalmente, possa prevalere sulla logorrea di un'intera generazione.
(15 gennaio 2011)

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