domenica 30 gennaio 2011

già......

F150, altri km con Massa
Più di 1000 tifosi a Fiorano

Il brasiliano ha completato altri giri sulla nuova Ferrari davanti a un folto pubblico. La monoposto è stata poi spedita a Valencia dove martedì iniziano i primi test di sviluppo. Domenicali ha ricevuto una delegazione dei Ferrari club

FIORANO (Mo), 29 gennaio 2011 - Freddo e umidità non hanno impedito a più di mille fans di salutare a Fiorano la Ferrari F150 e tutti i piloti a disposizione della Scuderia del Cavallino, a cominciare da Fernando Alonso e Felipe Massa per proseguire con Bianchi, Fisichella, Bertolini e i ragazzi della Ferrari Driver Academy. Nella seconda giornata dedicata a raccogliere immagini della nuova livrea della vettura a scopi commerciali, la pista di Fiorano ha aperto i cancelli per una rappresentanza dei soci dei Ferrari Club.
orgoglio italiano — "Voglio ringraziare tutti voi per essere venuti fino a quei per farci sentire la vostra passione - ha detto Stefano Domenicali nel saluto che ha aperto la giornata -. L'anno scorso, il giorno della vittoria di Monza sentire tutto il vostro affetto ci ha dato una grande spinta per la rimonta e speriamo di potervi ripagare quest'anno con un mondiale che ad Abu Dhabi ci è sfuggito per un soffio. Questa macchina è stata dedicata alle celebrazione per 150° anniversario dell'Unità d'Italia perché noi sentiamo sulla nostra pelle l'orgoglio di rappresentare il nostro Paese in tutto il mondo. Anche se nella nostra squadra ci sono persone che provengono da tante nazioni diverse, a cominciare da uno spagnolo come Fernando e un brasiliano, pur se di origine italianissima, come Felipe, abbiamo una gran voglia di portare in alto quel Tricolore che fa bella mostra di sé sulla nostra nuova vettura".
camion a valencia — Con condizioni meteo non certo favorevoli - un po' di nevischio nelle prime ore della mattina ha reso la pista bagnata - e temperature ancora più basse di quelle di ieri, sono stati poco più di una sessantina i chilometri percorsi da Felipe Massa al volante della F150. La vettura è stata poi caricata su un camion e spedita alla volta di Valencia, dove martedì inizieranno i test di sviluppo. A far esordire davvero la nuova nata nel primo confronto con le avversarie sarà Fernando Alonso, che guiderà anche il giorno successivo. Giovedì 3 toccherà a Felipe Massa chiudere la prima delle quattro sessioni di prove.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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IL CAOS

Tariffa rifiuti, è caos sull'Iva
Il governo vuole il rimborso

Il ministero dell'Economia ribalta una sentenza della Corte Costituzionale e chiede ai comuni di versare il 10% del gettito 2010. Sindaci sul piede di guerra. Il Campidoglio: "Cercheremo di non gravare sui cittadini"  di MONICA RUBINO

ROMA - L'Iva sulla tassa per i rifiuti va pagata. Un finale inatteso per quel 45% di enti locali che adotta la Tariffa igiene ambientale (Tia) introdotta dal decreto Ronchi del '97 in alternativa alla vecchia Tarsu. Dopo le associazioni dei consumatori, l'Anci, le commissioni tributarie e la Corte Costituzionale, una circolare del dipartimento delle Finanze nega definitivamente il diritto al rimborso dell'Iva pari al 10%, in contrasto con una sentenza della Corte Costituzionale del luglio 2009. Il motivo? E' scritto chiaramente nel documento del ministero: "La Tia non ha natura tributaria e, conseguentemente, è soggetta ad Iva".

Un balletto lungo un anno. Con la sentenza 238 del 2009 la Corte Costituzionale aveva invece riconosciuto la natura tributaria della Tia e sancito l'illegittimità dell'Iva sulle bollette dei rifiuti, sulla base del principio che non si può applicare una tassa su un'altra tassa. Non solo: la Consulta aveva anche detto che gli utenti hanno diritto ai rimborsi di tutta l'Iva versata dal 2005 (quando la Tia ha sostituito la vecchia Tarsu) ad oggi.

Per quasi un anno i Comuni sono andati avanti in ordine sparso nel concedere o no i rimborsi e nel continuare o no ad applicare l'Iva, anche perché l'esecutivo non ha mai preso una decisione definitiva in merito. Qualche mese fa, rispondendo a un'istanza presentata dalla Trevisoservizi, l'Agenzia delle Entrate aveva chiarito che l'Iva non doveva essere applicata alla Tia, in quanto tributo. "Il governo - spiega
Tatiana Oneta, fiscalista dell'associazione Altroconsumo - ha deciso di non tenere in considerazione la sentenza della Consulta e lo statuto del contribuente: ora stiamo valutando quali azioni intraprendere. A buon senso i cittadini che non hanno pagato l'Iva lo scorso anno non dovrebbero restituire nulla allo casse dello Stato, fino a che non venga stabilita un'interpretazione univoca e definitiva della reale natura di questo versamento".

La Capitale in prima linea. Il comune di Roma, in linea con la sentenza della Corte, dal 2010 non ha applicato più l'Iva sulla tassa dei rifiuti. Anche se, parallelamente, l'Ama - l'azienda municipale di raccolta e smaltimento dei rifiuti - ha aumentato la bolletta ai privati del 10%, ovvero di una percentuale uguale all'Iva eliminata. Una mossa che non ha cambiato nulla nelle tasche delle famiglie romane, ma che ora con il ritorno dell'Iva potrebbe avere tutt'altro peso. Dal primo gennaio 2011, infatti, i romani si troveranno a pagare un effettivo 10% in più sulla bolletta. Il governo, intanto, pretende dalla Capitale la restituzione dell'Iva non versata lo scorso anno, che ammonta a 70 milioni di euro. "Stiamo trattando con il ministero dell'Economia - ha sottolineato il nuovo assessore al Bilancio del comune di Roma Carmine Lamanda - per trovare un modo indolore di restituire l'ammanco all'erario e cercare di sgravare le famiglie da questo nuovo onere. Siamo però vincolati alla legge nazionale e quindi non possiamo fare nient'altro che applicarla, salvo aiuti che possono venire dal governo".

Altri comuni, invece, non ci stanno a restituire allo Stato i soldi dell'Iva non versata. Accade in Piemonte dove la Corte dei Conti regionale va in senso opposto all'esigenza delle Finanze di far cassa: nel parere 65/2010 afferma, infatti, che la Tia è un'entrata tributaria, quindi senza Iva.
(27 gennaio 2011)
 
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 Nel Pdl spuntano le voci critiche. E la manifestazione contro i pm viene cancellata
Prima le parole del ministro Pisanu, che si è richiamato all'etica pubblica e ha bocciato l'idea di un corteo a Milano contro la magistratura. Poi il dietro front ufficiale del partito per bocca di La Russa. Questa mattina l'Anm si era espressa duramente contro l'ipotesi di manifestazioni contro i giudici
Per la prima volta il Pdl è costretto alla marcia indietro nella sua battaglia contro i magistrati a difesa del premier. La manifestazione convocata ieri da Silvio Berlusconi per il 13 febbraio contro le toghe è stata oggi prima ridimensionata, poi annullata. Segno che non tutti, all’interno del partito, sposano la linea dettata dal Capo. Il primo a uscire allo scoperto, oggi, è stato l’ex ministro Giuseppe Pisanu, che in un’intervista al Corriere della Sera è stato presentato come “voce critica del Pdl”. Pisanu si è espresso chiaramente: “Il Cavaliere chiarisca davanti ai giudici”. E, per far capire meglio il messaggio, ha aggiunto: “Su Fini e la casa di Montecarlo solo forzature”. Ma non è tutto, perché nel primo pomeriggio Pisanu è entrato a gamba tesa proprio sull’iniziativa anti pm: “Non condividerei una manifestazione del Pdl contro la magistratura”.

Al di là delle parole di Pisanu, il contrordine nel partito di maggioranza dev’essere arrivato dall’alto, se anche due falchi come Daniela Santanchè e Ignazio La Russa si sono pronunciati pubblicamente per la bocciatura della manifestazione. Santanchè è andata dritta al punto: “Il 13 febbraio non ci sarà nessuna manifestazione di piazza del Pdl”. La Russa ha usato qualche giro di parole ma, tutto sommato, ha espresso lo stesso concetto: “Non credo che faremo una manifestazione il 13, né nazionale, né locale. La presenza sul territorio è la cosa più importante. La solidarietà diffusa che arriva al premier e al partito è più importante rispetto all’idea di chiuderci in un teatro o in una piazza”. E questo non è l’unico segnale che qualcosa stia cedendo anche nello zoccolo duro dei sostenitori del Cavaliere. Questa mattina il Foglio, la testata diretta da Giuliano Ferrara che è da sempre una cartina di tornasole della politica di Berlusconi, ha aperto con la notizia di una “iniziativa istituzionale straordinaria. Napolitano pensa di convocare martedì Schifani e Fini” perché “così – avrebbe detto Napolitano secondo il Foglio – non si va avanti”. L’articolo fa filtrare il tema della “paralisi istituzionale”, presentandola senza gridare al complotto invocato normalmente dagli house organ. Insomma, sembra più un messaggio che uno scoop. E poco importa che in mattinata il Quirinale abbia smentito la notizia della convocazione.

La decisione del Pdl, quindi, è un segno evidente del “dibattito interno” in corso e di qualche dissociazione dal berlusconismo duro e puro. Ma non solo. Una componente più “isitutuzionale” del partito non ha certamente ignorato i ripetuti appelli del Capo dello Stato (pubblici, ma anche e soprattutto nei contatti privati con uomini vicinissimi al premier) per scongiurare uno scontro esplicito tra poteri dello Stato. Proprio su questo tasto hanno battuto i magistrati, nella giornata dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.

L’Anm ha espresso “molta preoccupazione per manifestazioni che sono contro i giudici”. Sarebbe, ha detto il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara “il popolo che manifesta contro se stesso”. L’Associazione nazionale magistrati, in un testo letto dai presidenti delle giunte locali, ha risposto punto su punto ai videomessaggi di Berlusconi. ”Gli attacchi ai magistrati sono contro la giustizia e la Costituzione. Sono contro la giustizia gli insulti, le offese, le campagne di denigrazione di singoli giudici, le minacce di punizione, gli annunci di riforme dichiaratamente concepite come strumenti di ritorsione verso una magistratura ritenuta colpevole solo perché si ostina ad adempiere al proprio dovere di accertare la commissione dei reati e di applicare la legge imparzialmente e in maniera uguale nei confronti di tutti i cittadini”. E nella stessa direzione vanno “le strumentalizzazioni delle inchieste e delle decisioni giudiziarie e l’assurda interpretazione come complotto politico della semplice applicazione delle regole, dell’attuazione del principio di obbligatorietà dell’azione penale e del fisiologico funzionamento degli istituti di garanzia propri dei moderni Stati costituzionali di diritto”.

“La Magistratura – ha detto Palamara parlando con i giornalisti a margine della cerimonia di inaugurazione alla Corte d’Appello di Roma – è un pezzo dello Stato. La giustizia è amministrata in nome del popolo”. In riferimento, invece, alla manifestazione a sostegno delle toghe e della libertà di informazione, annunciata ieri da Michele Santoro, Palamara ha detto: “Sul resto non ci pronunciamo. La legittimazione della magistratura si fonda sulla credibilità delle decisioni e quindi sulla professionalità del lavoro del magistrato. Il consenso non è il fondamento dell’azione giudiziaria”. Probabilmente anche la contro-iniziativa di Santoro, Travaglio e Barbara Spinelli, indetta nella stessa città e nello stesso giorno di quella del Pdl, può aver fatto riflettere Berlusconi. Troppo alto il rischio di una figuraccia, specie se alla fine, i manifestanti pro-pm si fossero rivelati numericamente più consistenti di quelli pro-Cavaliere. Meglio evitare l’effetto boomerang. Ma soprattutto – la riflessione del premier – meglio evitare di portare in piazza un partito in cui i “distinguo” rispetto alla linea ufficiale, seppure sottotraccia, sono sempre di più.

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