martedì 24 aprile 2012

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Dell’Utri come Andreotti: “Mediò tra la mafia e Berlusconi, ma c’è la prova solo fino al 1977″
Pubblicate le motivazioni della sentenza di Cassazione che ha annullato, con rinvio, la condanna a sette anni per concorso esterno. "Convergenti interessi" del Cavaliere e di Cosa nostra. A salvare il senatore del Pdl, il "buco" tra il 1977 e il 1982, quando lasciò il Cavaliere per andare a lavorare da Rapisarda. E con l'ascesa di Riina il senatore potrebbe essere diventato una vittima di Cosa nostra. Confermato l'incontro del 1974 tra il futuro premier e i boss Bontade, Teresi e Di Carlo
Il senatore Marcello Dell’Utri è stato davvero il “mediatore” tra Silvio Berlusconi e Cosa nostra, alla quale il Cavaliere di Arcore pagò “cospicue somme” per la sua sicurezza e quella dei suoi familiari. Dell’Utri ha davvero contribuito al “rafforzamento dell’associazione mafiosa”. Però il reato è compiutamente provato soltanto fino al 1977, e non per gli anni successivi. Un punto fondamentale per il calcolo della prescrizione, e dunque per determinare o meno una condanna definitiva.

E’ questo il punto centrale fissato dalla Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza che ha annullato con rinvio la condanna in appello per concorso esterno a Dell’Utri. Un caso molto simile a quello di un altro politico illustre, Giulio Andreotti. Che, secondo la sentenza definitiva, ha favorito Cosa nostra “fino alla primavera del 1980″, e il relativo reato è dunque prescritto. Ma nel caso di Dell’Utri la partita è ancora aperta, dato che il processo è stato rinviato a un nuovo appello. E, secondo i calcoli della Cassazione, allo stato attuale si potrebbe prescrivere nel 2014.

E’ “probatoriamente dimostrato”, scrive la quinta sezione penale della Cassazione presieduta da Aldo Grassi, che Marcello Dell’Utri “ha tenuto un comportamento di rafforzamento dell’associazione mafiosa fino a una certa data, favorendo i pagamenti a Cosa nostra di somme non dovute da parte di Fininvest. Tuttavia va dimostrata l’accusa di concorso esterno per il periodo in cui il senatore di Forza Italia lasciò Fininvest per andare a lavorare per Filippo Alberto Rapisarda, tra il 1977 e il 1982″. La suprema Corte dice che il giudice del rinvio dovrà “nuovamente esaminare e motivare se il concorso esterno contestato sia oggettivamente e soggettivamente configurabile a carico di Dell’Utri, anche nel periodo di assenza dell’imputato dall’area imprenditoriale Fininvest e società collegate”.

E dopo il 1982? I rapporti tra Dell’Utri e gli uomini di Cosa nostra continuano, così come i pagamenti di Berlusconi, almeno fino al 1992. Ma per questo periodo i giudici, si legge ancora nelle motivazioni, non hanno dimostrato con certezza se questi rapporti fossero ancora determinati da “reciproco interesse”, o se invece il braccio destro di Berlusconi non fosse diventato in sostanza una vittima. Anche perché nel 1981 i “garanti del patto”, i boss Stefano Bontate e Mimmo Teresi vengono inghiottiti dalla guerra di mafia che apre la strada ai Corleonesi di Totò Riina.  ”La corte territoriale”, si legge nelle motivazioni, ha trascurato “del tutto quello che apparirebbe un rapporto estremamente teso tra Dell’Utri riluttante ai pagamenti e i vertici mafiosi del dopo Bontate”, compreso Riina, “autore di repliche perentorie e/o di attentati”.
Nelle motivazioni viene anche dipinto un ruolo in chiaroscuro di Silvio Berlusconi. Che per i giudici paga Cosa nostra “in stato di necessità” per assicurare la sua protezione e quella dei suoi cari. Ma in un altro passaggio si legge che ”la consorteria mafiosa aveva, grazie all’iniziativa di Dell’Utri che si era posto come trait d’union, siglato con l’imprenditore un patto, all’inizio non connotato e tanto meno sollecitato da proprie azioni intimidatorie (la suprema Corte cita al proposito le emergenze probatorie a sostegno della tesi che le minacce ricevute da Berlusconi fossero di matrice catanese ma soprattutto calabrese) oltre che finalizzato alla realizzazione di evidenti risultati di arricchimento”.

Nelle motivazioni è citato anche la presunta estorsione di Dell’Utri denunciata dall’imprenditore trapanese Vincenzo Garraffa a proposito della sponsorizzazione di Publitalia alla sua squadra di pallacanestro. Una vicenda non ancora conclusa dopo un tortuoso iter giudiziario, e che dunque non può essere utilizzata come prova al processo. Ma, secondo i giudici di Cassazione, vale come “indicatore dei rapporti che Dell’Utri”, ancora nei primi anni Novanta, “intratteneva con personaggi di caratura mafiosa per risolvere, con o senza iniziative intimidatorie, questioni di interesse patrimoniale”.

Un patto che, aggiungono i giudici, “risentiva di una certa, espressa propensione dell’imprenditore Berlusconi a ‘monetizzare’, per quanto possibile, il rischio cui era esposto e a spostare sul piano della trattativa economica preventiva l’azione delle fameliche consorterie criminali che invece si proponevano con annunci intimidatori”.

La Cassazione ritiene pienamente confermato l’incontro del 1974 tra Berlusconi, Dell’Utri e i capimafia Francesco Di Carlo, Stefano Bontate e Mimmo Teresi, raccontato tra l’altro dallo stesso Di Carlo, collaboratore di giustizia. In uno degli uffici del futuro presidente del consiglio, in foro Bonaparte a Milano, fu presa la “contestuale decisione di far seguire l’arrivo di Vittorio Mangano presso l’abitazione di Berlusconi in esecuzione dell’accordo” sulla protezione ad Arcore. I giudici di merito hanno trovato un “preciso riscontro nelle dichiarazioni di altro collaboratore, il Galliano, il quale aveva riferito di avere appreso i dettagli di quello stesso incontro e del suo scopo, forniti da Cinà nel corso di un pranzo con altri esponenti mafiosi nel 1986”. La tenuta delle prove dell’incontro diretto tra Berlusconi e i boss erano state messe fortemente in dubbio da Francesco Iacoviello, il sostituto procuratore generale dell’udienza in Cassazione su Dell’Utri.

La quinta sezione penale scrive che “la motivazione della sentenza impugnata si è giovata correttamente delle convergenti dichiarazioni di più collaboratori a vario titolo gravitanti sul o nel sodalizio mafioso Cosa nostra – tra i quali Di Carlo, Galliano e Cocuzza- approfonditamente e congruamente analizzate dal punto di vista dell’attendebilità soggettiva”.

Pienamente riscontrato anche “il tema dell’assunzione -per il tramite di Dell’Utri- di Mangano ad Arcore come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di Cosa nostra” e “il tema della non gratuità dell’accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore del sodalizio mafioso che aveva curato l’esecuzione di quell’accordo, essendosi posto anche come garante del risultato”.

Nelle 146 pagine di motivazioni, la suprema Corte parla “senza possibilità di valide alternative di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri che, di quella assunzione, è stato l’artefice grazie anche all’impegno specifico profuso da Cinà”.


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Stoner: "A Jerez andiamo forte"
Rossi: "Migliorare è un obbligo"

JEREZ (Spagna), 24 aprile 2012

L'australiano della Honda: "In Spagna nei test siamo andati fortissimo, non vedo l'ora di correre". Il Dottore: "La pista mi piace molto, saranno fondamentali le prove"

Valentino Rossi, 33 anni, in piega a Losail. Reuters
Valentino Rossi, 33 anni, in piega a Losail. Reuters
Dopo il doppio podio conquistato sul circuito di Losail nella gara inaugurale del Campionato con Dani Pedrosa secondo e Casey Stoner terzo, i piloti Honda arrivano a Jerez decisi a ripetere le ottime prestazioni e il buon potenziale dimostrato su questa pista nei test invernali. "Dopo la difficile gara del Qatar - ammette Casey - non vedo l'ora di correre a Jerez dove abbiamo fatto dei test di precampionato molto positivi. In passato non ho mai ottenuto dei bei risultati su questa pista, ma il buon passo con cui abbiamo girato a marzo ci rende molto fiduciosi. Per quanto riguarda la moto, ci sono ancora degli aspetti su cui dobbiamo lavorare, in particolare il chattering in entrata e in uscita di curva. Una volta risolti questi problemi, avremo veramente un pacchetto molto competitivo. Ritornato dal Qatar, ho lavorato sul pompaggio dei muscoli del braccio destro di cui ho sofferto in gara e adesso va molto meglio. Abbiamo trattato il problema nello stesso modo di quando si verificò nel 2010 a Silverstone e spero che il dolore non si ripresenti questo fine settimana". Ottimista anche Pedrosa: "Dobbiamo restare molto concentrati e fare un ottimo lavoro nelle qualifiche per prendere il via da una buona posizione in griglia. Mi piace molto la pista e il supporto dei fans spagnoli è incredibile, spero che le tribune siano piene perchè il calore della gente rende l'atmosfera di questo gran premio ancora più speciale. Arriviamo carichi dal Qatar, iniziare la stagione con un podio è importante, ma non possiamo rilassarci".
Gazzetta TV
 
VALENTINO SPERA — Valentino Rossi spera nell'effetto Jerez: il Dottore è il pilota più vittorioso in assoluto sulla pista andalusa, con ben otto successi in carriera di cui sei in MotoGP. "La pista mi è sempre piaciuta molto e dobbiamo sicuramente provare a far meglio che in Qatar. Nei test di marzo, alla fine dei tre giorni, avevamo trovato un set-up discreto per la GP12, quindi abbiamo una base da cui partire per preparare la moto per la gara. Sarà molto importante lavorare bene nelle prove di venerdì e sabato, cercando soprattutto di mantenere la giusta direzione e sfruttare quello che abbiamo a disposizione al momento".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il nuovo iPad senza hot spot
per gli utenti 3, Vodafone e Tim

In Italia la maggior parte degli operatori non consente di far condividere ad altri terminali la connessione internet del tablet. Ognuno di loro spiega la situazione a modo suo. L'unico operatore che lo consente è Wind in quanto non ha accordi commerciali con Apple. Una limitazione che si può aggirare ma bisogna smanettarci. Perché? di ALESSANDRO LONGO

C'E' UNA BRUTTA sorpresa per quelli che utilizzano il nuovo iPad con le sim Tim, 3 Italia o Vodafone: si ritrovano bloccata la funzione di hot spot Wi-Fi. Non possono insomma condividere con altri terminali (cellulari, computer) la connessione internet attiva sulla sim dell'operatore. Se ne sono accorti molti utenti e hanno denunciato la cosa su vari forum. A quanto risulta a Repubblica.it, si tratterebbe di una scelta contrattuale di Apple e riguarda per altro anche operatori di altri Paesi europei 1.

Si noti che il problema colpisce quasi tutti gli utenti di iPad con funzioni di rete mobile (Umts/Hspa). Basta infatti comprarlo da 3, Tim o Vodafone oppure semplicemente inserire la sim di uno di questi tre operatori, per subire il blocco dell'hot spot Wi-Fi (funzione anche detta di "tethering"). In sostanza, il tablet carica una versione software personalizzata per quei tre operatori: con le giuste configurazioni per connettersi (e questo è buono), ma niente hot spot (e questo lo è molto meno).

Pare che all'origine ci sia una scelta di alcuni operatori europei: di far pagare a parte il tethering, rispetto al normale canone internet mobile. Allora Apple avrebbe cercato di contrattare una percentuale di quel costo addizionale e, nel frattempo, ha bloccato il tethering. Si spiega così il motivo per cui gli utenti Wind non hanno problemi. Con quest'operatore infatti Apple non ha accordi commerciali.

La vicenda sta evolvendo bene, però, almeno per gli utenti di qualche operatore. "A maggio uscirà un aggiornamento software che risolverà la questione e sbloccherà il tethering, disabilitato non per nostra scelta", spiegano da 3 Italia. "Noi vogliamo fornire la funzione hot spot senza costi aggiuntivi per i clienti", aggiungono da Tim. Diversa è la versione di Vodafone: "la funzionalità di hot spot personale sul nuovo iPad è attualmente disabilitata perché è nuova e quindi la stiamo testando, per verificarne l'esperienza di utilizzo per i clienti". "Li avviseremo, quando eventualmente apriremo questa funzione". Insomma, una scelta "paternalistica" e chissà se gli utenti non preferirebbero comunque poter usare l'hot spot... anche a rischio di una cattiva "esperienza di utilizzo".

Nell'attesa di una (eventuale) soluzione dall'alto, che fare? È sempre possibile risolvere grazie al jailbreak dell'iPad, che comporta però il rischio di invalidare la garanzia. Su parecchi siti si trovano tuttavia accorgimenti tecnici per nascondere il jailbreak ai tecnici Apple (si tratta di eliminare un file di log nell'iPad).

Ma non solo: i più smanettoni possono abilitare l'hot spot senza dover fare jailbreak. Devono solo caricare sul tablet una nuova versione del "carrier bundle", che è il file contenente le personalizzazioni dell'operatore. Le guide per farlo abbondano sul web 2.
Ma alla fine può restare comunque un retrogusto amaro. Per avere una funzione prevista di serie sulle schede ufficiali del prodotto, gli utenti che l'hanno comprato sono costretti a smanettarci, magari rischiando. O ad aspettare  che gli venga generosamente concessa dall'alto. (24 aprile 2012)
 
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Spagna crocevia Mondiale
Ferrari, chiamata decisiva

MILANO, 23 aprile 2012

A Montmeló tutti i team porteranno importanti novità tecniche. Per la rossa è un momento cruciale se si vuole consentire ad Alonso di continuare a lottare per il titolo. Alonso: "Non possiamo continuare a sperare nelle disgrazie altrui"

Quattro vincitori differenti nei primi quattro GP, gare con degradi di gomme che rendono tutto incerto fino alla fine, un Nico Rosberg per la prima volta vittorioso, una Lotus capace di mettere due vetture sul podio, ma alla fine chi comanda il Mondiale? Sebastian Vettel. Tutto cambia perché niente cambi, verrebbe da sintetizzare. In Bahrain il campione del mondo si è ripreso vittoria e vetta del Mondiale anche se, rispetto al 2011 e a dispetto della fredda logica della classifica, dietro non c'è proprio lo stesso tipo di leadership.
ALLE CALCAGNA — L'anno scorso il tedesco dopo 4 gare aveva già messo in cascina 93 punti, frutto di tre vittorie e un secondo posto. Quest'anno ha 40 punti in meno, una sola vittoria all'attivo e ben 4 avversari alle calcagna racchiusi in appena 10 punti. Segno che la Red Bull, benché vettura da rispettare, ha perso molto di quel vantaggio che le ha consentito di passeggiare un anno fa. Eppure l'effetto vittoria è stato importante: nel sondaggio post GP di Gazzetta.it i lettori considerano Sebastian il favorito per il campionato.
SBARCO IN EUROPA — Il prossimo appuntamento in Spagna darà il via al ciclo dei GP europei. I team presenteranno tante novità per cercare di far crescere le monoposto e tra questi anche la Ferrari. Alonso dopo il Bahrain ha quasi tirato un sospiro di sollievo: grazie al successo in Malesia e ai punti raggranellati qua e là è in piena corsa. La F2012 manca in termini di velocità pura (in qualifica e in gara la sofferenza è parsa netta) ma lo spagnolo sa anche che gli avversari non sono a distanza impossibile. Serve questo benedetto salto in avanti nelle prestazioni e a Montmeló si capirà se e quanto le strigliate del presidente Montezemolo avranno avuto effetto.
SALTO DI QUALITà — "Quello che posso dire è che si è chiuso un primo ciclo di gare molto duro per noi - ha detto Stefano Domenicali - ce lo aspettavamo. Siamo riusciti a limitare i danni, almeno per quanto riguarda la classifica piloti. Ora dobbiamo pensare al futuro, a fare quel salto di qualità che ci deve consentire di permetterci di lottare per il podio e non soltanto per un posto in zona punti. È quello che chiedo da settimane ai nostri tecnici e ora mi aspetto di vedere già da Barcellona i risultati dello sforzo che stiamo facendo in ogni settore.” Alonso è stato ancora più esplicito: “Finire questa serie di quattro gare in questa posizione è positivo anche se, inutile nasconderlo, non possiamo essere complessivamente contenti. Ora è chiaro che dobbiamo fare un passo avanti perché non è che possiamo sempre contare sulle disgrazie altrui". Felipe Massa conferma l'importanza del GP spagnolo: "A Barcellona tutti porteranno delle grosse novità e noi dovremo essere più bravi degli altri, perché dobbiamo recuperare il terreno perduto".
g.fer.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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