mercoledì 4 aprile 2012

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Alonso: "Ferrari, stiamo uniti"
Vettel: "Red Bull, risaliremo"

MILANO, 4 aprile 2012

Lo spagnolo, che ha aperto un nuovo profilo Twitter: "Abbiamo i migliori tifosi al mondo e io mi alzo alla mattina pieno di voglia di vincere". Il tedesco: "Non abbiamo iniziato bene, ma c'è tutto il tempo per rimediare"

Fernando Alonso in festa sul podio del GP della Malesia. LaPresse
Fernando Alonso in festa sul podio del GP della Malesia. LaPresse
"Che si può fare per aiutare la Ferrari a vincere? Restiamo sempre uniti, sia nei momenti positivi che in quelli negativi e possiamo contare sull'aiuto dei nostri tifosi in tutto il mondo". Così lo spagnolo della Ferrari Fernando Alonso, che da qualche settimana ha aperto il suo account ufficiale su Twitter risponde alle domande che gli sottopongono i tifosi. "Perchè ho cambiato idea su facebook e twitter? Negli ultimi mesi c'è stata una grande confusione in merito a dove stavo, con chi e perchè. Tutti si sono sentiti liberi di parlarne, anche se non era vero, e ciò confondeva voi, i tifosi, quelli che seguono la mia carriera. Peraltro, credo che sia un modo divertente di usare i social network. È il mio punto di vista, quello che vedo durante i miei viaggi e i miei allenamenti e chi lo trova interessante sarà in grado di leggerlo. È anche vero che Raquel del Rosario ha provato a lungo a convincermi a fare questo passo: lei sa quanto sia impegnativa e professionale la vita di un pilota e quando poco se ne conosce. Come faccio a motivarmi sempre? Tutte le mattine mi sveglio col desiderio di vincere. Sento la stessa cosa in tutti gli sport, le corse e i giochi che faccio. Continuerò a guidare fino ai 45 anni? Lo dirò finchè mi sentirò competitivo, in grado di vincere e aiutare la squadra. Spero che sia così per lungo tempo ancora".
Gazzetta TV
 
fiducia seb — L'inizio non esaltante "non è un dramma" e la Red Bull ha tutto il tempo per recuperare. Il campione del mondo Sebastian Vettel resta fiducioso nonostante la partenza col freno a mano tirato nella stagione 2012. Dopo il secondo posto in Australia, il tedesco non è andato oltre un deludente undicesimo posto in Malesia in una gara condizionata da un contatto con Naraim Karthikeyan. "Non è un dramma - dice Vettel in un'intervista a L'Equipe -. In Australia abbiamo fatto una buona gara, in Malesia è stato tutto un po' caotico", spiega alludendo alla gara vinta da Fernando Alonso. "Avrei preferito iniziare meglio. Ma restano 18 gare e io sono fiducioso. Dobbiamo solo lavorare su qualche dettaglio per rendere la macchina più performante. Dobbiamo solo trovare il giusto set-up e tutto andrá bene. Dobbiamo lavorare sui dettagli e affinare il set-up della RB8. Ora -conclude - sono impaziente di andare a Shanghai (sede del Gp di Cina il 15 aprile, ndr) per girare sul serio in pista".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Monti vara la riforma: "Svolta storica"
Art. 18, torna il reintegro per motivi economici

Il presidente del Consiglio spiega le nuove norme che saranno esaminate dal Parlamento: "La flessibilità accresciuta in modo piuttosto rilevante in uscita" con "garanzie che rispettano la necessità che i giudici del lavoro non entrino troppo in decisioni che spettano ai datori di lavoro e dall'altra parte tutelino i lavoratori". "Sui licenziamenti economici il ddl prevede che in caso di manifesta insussistenza il giudice possa decidere la reintegrazione, in altri casi vale l'indennizzo". Bersani: Passo avanti importantissimo". Tace la Cgil, soddisfatte Cisl e Uil

ROMA - "Questa riforma rappresenta un impegno di riforma di rilievo storico per l'Italia. E' una svolta per il mercato del lavoro che diventerà inclusivo e dinamico". Mario Monti, parlando in conferenza stampa, illustra così il testo che dovrebbe rivoluzionare le regole del mondo del lavoro. A partire dalla questione dell'articolo 18 per il quale viene previsto l'ipotesi di reintegro qualora il giudice dimostri che sui licenziamenti economici ci sia manifesta insussitenza. In pratica l'hanno spuntata i sindacati e, in particolare, la Cgil di Susanna Camusso (che però sospende i commoneti in attesa di leggere il testo).

Il nuovo articolo 18.
Si abbassa la soglia minima dell'indennizzo per il lavoratore licenziato: "L'indennizzo va da 12 a 24 mesi" (nel testo precedente si parlava di 15-27 mensilità). Esclusa l'estensione delle tutele dell'articolo alle imprese con meno di 15 dipendenti per quanto riguarda licenziamenti economici e disciplinari. La nuova riforma, inoltre, prevede "una procedura di conciliazione nella quale si cerca di vedere se c'è una ragionevolezza nel licenziamento e le parti si accordano. E Il sindacato avrà un ruolo". Per i nuovi ammortizzatori sociali saranno stanziati 1,8 miliardi.

Tempi e iter.
I tempi saranno brevi ("Il ddl sul mercato del lavoro sarà trasmesso oggi in Parlamento essendo state raggiunte quelle intese necessarie") e l'iter, si augura il Professore, spedito: " Ieri durante il vertice 1 ci siamo assicurati della condivisione delle linee del progetto da parte dei leader politici che sostengono il governo e adesso guardiamo con rispetto e con molta speranza all'iter parlamentare che auspichiamo approfondito ma anche spedito". Anche perché il cammino verso la crescita è lungo: "Nessuna singola riforma può dare la svolta, ma l'insieme di quello che abbiamo introdotto in questi mesi è un pacchetto piuttosto importante per rilanciare l'Italia su basi stabili".

SPECIALE La riforma del lavoro 1 2

SCHEDA La riforma secondo la prima bozza Fornero 1 3

"C'è rispetto per tutti i lavoratori ma devo ricordare che il governo lavora per l'interesse generale del paese in una prospettiva di lungo periodo" affermato Monti che punta l'attenzione sull'articolo 18: "La flessibilità in uscita è stata accresciuta in uscita in maniera rilevante con una serie di garanzie che rispettano la necessità che i giudici del lavoro non entrino troppo in valutazioni che appartengono alla responsabilità dell'imprenditore e siano lì a tutelare ancora più di oggi i lavoratori che fossero oggetto di licenziamenti di tipo discriminatorio". Per quanta la flessibilità in entrata, inoltre, "si è anche cercato di lottare contro forme di precarietà". Seduto accanto a Monti, il ministro del Lavoro Elsa Fornero parla di una modifica dell'articolo 18 "equilibrata": "Con la riforma il contratto tipico sarà il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. A vita? dipende: attraverso una modifica equilibrata dell'articolo 18 non blindiamo più quel lavoratore a quel posto di lavoro, non è più suo per sempre, ci può essere un distacco". Un cambiamento serve, tuona il ministro: "L'articolo 18 è stata una grande conquista. Ma il mondo è cambiato e noi dobbiamo andare avanti senza chiuderci e traendo i vantaggi. Anche perché le economie più fossilizzate hanno il più alto tasso di disoccupazione".

La parte della riforma del lavoro che riguarda l'art.18, spiega il ministro, è contenuta nell'"articolato prescrittivo". La riforma comprende anche "3 deleghe: una riguarda i tirocini formativi, una le politiche attive per i servizi del lavoro, sulle quali le regioni hanno un competenza esclusiva o concorrente, la terza l'apprendimento permanente. Queste tre deleghe sono scritte". ""Noi speriamo - continua Fornero - che la modalità tipica di lavorare sarà il lavoratore dipendente a tempo indeterminato. Il contratto inizierà con una fase chiamata apprendistato: c'è una forte enfasi sull'apprendistato sul modello tedesco, una caratteristica del modello tedesco che impiantiamo nel nostro sistema produttivo. Nei primi tre anni ci accontentiamo del 30% di conversione".

Grazie alla riforma ci sarà, continua il premier, "un mercato in grado di contribuire alla creazione di occupazione e alla crescita della crescita sociale ed economica. Inoltre verrà contrastato il dualismo del mercato del lavoro italiano, favorendo l'instaurazione di rapporti più stabili e limitando la precarizzazione". Per il premier "le imprese e con esse i lavoratori, che noi vediamo in modo coesivo potranno trovare configurazioni più produttive e evitare che l'italia sia sempre più emarginata e che ci sia invece un futuro positivo per i giovani". Tra le novità, annuncia il ministro,misure che contrastano "la pratica barbara delle dimissioni in bianco e la parte delle riforma del lavoro riguardante gli ammortizzatori sociali divisa in 3 parti: ammortizzatori sociali; tutele in costanza di rapporto di lavoro ("la cassa integrazione") e interventi a favore degli anziani e ad incentivare l'occupazione.

Messaggio alle imprese.
"Se le imprese ritenevano che l'art. 18 Era un alibi per non investire, ora l'alibi è stato tolto. Le imprese non dicano più che non possono investire in italia perchè c'è l'articolo 18. Perchè così finisce per essere scoperto anche il gioco" taglia corto Fornero. Aggiunge Monti: "Rendiamo tutto più prevedibile e riteniamo che le imprese straniere e italiane apprezzeranno un ambiente di lavoro più prevedibile".

Polemiche e incontri.
"Soffiare su fuoco si può ma questo comporta una grande responabilità" dice Fornero parlando delle critiche alla riforma del lavoro. "Mi è arrivato un invito dalla Fiom e credo che l'accetterò: voglio spiegare questa riforma e ho chiesto di andare anche nelle università. Credo che un messaggio positivo possa passare".

Botta e risposta tra Elsa e Mario.
Dal presidente del Consiglio arrivano le lodi a Elsaa Fornero: "Mi fa piacere ricordare che la riforma delle pensioni introdotta in Italia oggi viene senza discussione alcuna considerata un punto di avanguardia nella società italiana". E proprio la Fornero parla di dialogo "sincero" con le parti sociali.  Per la riforma del lavoro "diversamente dalla riforma sulle pensioni, abbiamo scelto la via non della concertazione ma del dialogo" continua il ministro del Lavoro. Monti però la interrompe: "Della consultazione". Il ministro chiosa: "Esatto, della consultazione e dell'ascolto".  Poco dopo nuovo siparietto.  Parlando degli effetti della riforma del lavoro, Fornero spiega: "il governo vuole che le imprese italiane non vadano in Serbia". A questo punto si inserisce Monti: "che non vadano tutte in serbia". E Fornero: "sì che non vadano tutte in serbia, come sta accadendo in modo imbarazzante".

La replica alla Uil.
Secca la replica al segretario della Uil Luigi Angeletti che aveva auspicato un licenziamento per giusta causa 4 della Fornero: "Saranno gli italiani a valutare se lo merito". Infine l'appello al Paese "a trovare la forza e la coesione per cambiare".

Pa.
Novità in vista anche per la pubblica amministrazione. Anche per il pubblico impiego ci sarà una riforma. Fornero osserva che "sarebbe stato per me preferibile che nel ddl ci fosse la delega sul riordino del pubblico impiego, ma il ministro Patroni Griffi ha detto 'tu hai usato un periodo di dialogo con le parti sociali, io devo avere il mio dialogo con il sindacato". Per questo "lui ha promesso che avrebbe portato una proposta di delega che sostituisce l'attuale articolo 2" del ddl "che tratta dei rapporti di lavoro alle dipendenze della pubblica amministrazione", dopo aver consultato le parti sociali.

Le reazioni.
"C'è stato un passo avanti importantissimo: c'è il reintegro e l'onere della prova non sarà a carico del lavoratore" afferma il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, intervistato dal Tg3 -  Il principio del reintegro c'è, l'onere della prova non è a carico del lavoratore e credo che questo possa rispondere all'ansia che si stava diffondendo in milioni di lavoratori". Per il leader centrista Pier Ferdinando Casini il governo "ha lavorato bene". "Il governo conferma la manomissione dell'articolo 18 e toglie il diritto al reintegro certo in caso di licenziamento illegittimo" attacca il leader del Prc Paolo Ferrero.

I sindacati. "Abbiamo pareggiato fuori casa - ironizza il leader uil, Luigi Angeletti - Per noi era necessario che si modificasse la norma relativa ai licenziamenti economici perchè, così come era, poteva prestarsi a un uso non corretto da parte delle imprese".  Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni la soluzione è "ragionevole".
 
(04 aprile 2012)

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Caso Belsito: “Il denaro dei rimborsi elettorali per cene, viaggi e lavori nella villa di Bossi” 

Secondo l'inchiesta i fondi destinati alla Lega (18 milioni nel 2011) sono stati usati per i figli del Senatur e per la vicepresidente del Senato Rosi Mauro. Ma anche per finanziare la campagna elettorale di Renzo alle regionali e per ristrutturare l'abitazione di famiglia in provincia di Varese
Secondo la Procura di Milano i conti della Lega sono falsi e il tesoriere Francesco Belsito ha distratto soldi pubblici per sostenere “i costi della famiglia” Bossi. Proprio di questo si parla in alcune conversazioni telefoniche intercettate dal Noe. Nel decreto di perquisizione, eseguito dal Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano, si legge che questi “costi” sono “esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati”. Di più: secondo un rapporto dei carabinieri con i soldi dei rimborsi elettorali sarebbero stati pagati viaggi, alberghi, cene dei figli di Umberto Bossi e della vicepresidente del Senato – bossiana di ferro - Rosy Mauro. Parte dei fondi sottratti al partito inoltre sarebbero serviti, sempre secondo il Noe, anche per finanziare la campagna elettorale per le regionali del 2010 di Renzo Bossi e per alcuni lavori di ristrutturazione della villa di Bossi a Gemonio (in provincia di Varese).

Per i pm Robledo, Filippini e Pellicano, che hanno acquisito un rapporto della Gdf e uno del Noe (Nucleo operativo dei Carabinieri) di Napoli, il bilancio della Lega “è inveritiero, non dà conto della reale natura delle uscite, non dà conto della gestione in ‘nero’”. Pertanto i magistrati oltre ai reati di appropriazione indebita, contestano a Belsito anche il reato di truffa ai danni dello Stato.

E i magistrati ricordano che alla Lega ogni anno vengono accreditate somme “significative” da Camera e Senato come rimborso per le spese elettorali. Nell’agosto del 2011 la Lega ha avuto “18 milioni di euro”. Una somma che ha avuto come presupposto “la validazione del rendiconto del 2010 sul quale vi è prova della falsità”.

Secondo l’accusa ci sono elementi “inequivocabili” che la gestione della tesoreria della Lega è “opaca” fin dal dal 2004. Il reato di appropriazione indebita aggravata è contestato oltre che a Belsito a Stefano Bonet e Paolo Scala “con riferimento al denaro sottratto al partito politico Lega Nord”.

Belsito è accusato anche di truffa aggravata ai danni dello Stato “con riferimento alle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali e somme percepite dall’erario per la distribuzione del 4/1000 sulle imposte dirette”.

Infine la procura di Milano contesta a Belsito e Bonet il reato di truffa ai danni dello Stato per il contributo dello Stato sotto forma di credito di imposta a favore della società Siram di Milano.

Il 3 febbraio, il 5 e l’8 marzo 2012 i magistrati ricevono dalla Gdf delle relazioni su operazioni sospette. La prima:il prelievo di 95 mila euro da parte di Belsito, nel dicembre 2010, per “alimentare la cassa del partito”. Così il tesoriere leghista avrebbe detto alla Banca che ha fatto la segnalazione. Seconda e terza operazione: si riferiscono agli investimenti della Lega in Tanzania e a Cipro per 6 milioni di euro.

L’investimento in Tanzania era stato effettuato da Bonet “soggetto già segnalato per una possibile truffa ai danni dello Stato”. E proprio sugli investimenti sospetti in Tanzania e Cipro con fondi della Lega la procura di Milano aveva ricevuto anche un esposto di un militante del Carroccio. Nel fascicolo dell’inchiesta ci sono intercettazioni della procura di Reggio Calabria che coinvolgono Belsito e alcuni indagati in un procedimento per riciclaggio e associazione a delinquere.
 
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Da Paris Hilton al superlatitante
tutte le vittime dell'oversharing

Con la crescente diffusione dei social network, cresce l'abitudine di condividere in rete ogni più piccolo aspetto delle propria vita privata, dalla cena, alle malattie, agli spostamenti. Con ripercussioni sempre più pesanti sulla privacy e sull'etichetta di CRISTINA CUCCINIELLO

Quando Jeff Jarvis  -  editorialista per il Guardian, blogger, direttore del corso sui nuovi media alla City University of New York's Graduate School of Journalism  -  decise, tra il 2009 ed il 2010, di condividere fin nei più intimi e dolorosi dettagli l'andamento del suo tumore alla prostata sul suo blog BuzzMachine 1, si trovò a dover fronteggiare le veementi contestazioni che gli vennero mosse da Mark Dery, critico musicale e letterario del New York Times. Dery, dalle pagine del sito True/Slant  -  start up allora fondata dal gruppo Forbes, che pochi mesi dopo cessò le pubblicazioni online  -  attaccò Jarvis 2 sostenendo che fosse privo di senso della decenza. Jarvis, a sua volta, non esitò a definire 3 le critiche di Dery come frutto di una mente bigotta, vittoriana e puritana. Fu questo  -  insieme all'analisi di quanto accaduto che Steven Johnson volle offrire dalle pagine del Time 4  -  il burrascoso inizio del dibattito sull'oversharing.

LE IMMAGINI I malati dell'oversharing 5

Condividere troppo. "La definizione di oversharing è eccesso di condivisione di informazioni", ci spiega Marco Deseriis - giornalista e PhD del New York University Department of Media, Culture, and Communication  -  "ma la prima domanda che dobbiamo porci è chi stabilisce che tale condivisione costituisce un eccesso".
Con molto meno scrupolo scientifico, ma una buona dose di humour, il blog Oversharers.com 6 definisce oversharer "chiunque condivida pubblicamente dettagli della propria vita imbarazzanti, intimi o disgustosi, ovunque sia possibile venirne a conoscenza: su Facebook, su Twitter, su di un blog o su di un punto qualunque del web". Ma sulla composizione del pool di esperti in oversharing 7 dediti a raccogliere testimonianze dal web vige il mistero: "Chi decide cosa è eccessivo da condividere? Noi, ma non possiamo dirvi chi siamo: sarebbe eccessivo condividerlo".

Ci casca anche Bersani. Se il post di Jeff Jarvis ne è il Manifesto 8 e se, di recente, il Washington Post 9 ne ha teorizzato la rapida fine, l'epoca della sovra-condivisione ovvero 'the Age of Oversharing' è tutt'altro che facile da definire. Il Wikizionario 10 considera oversharing l'inappropriata condivisione del proprio vissuto personale. Ma cosa è inappropriato? Nel caso di Jeff Jarvis, secondo Dery, era inappropriato scendere nei dettagli del suo stato di salute. Nel caso, tutto italiano, dei parlamentari del Partito Democratico rei - secondo il segretario Pier Luigi Bersani - di aver diffuso fuori dalle mura del Collegio del Nazareno lo svolgimento della Direzione dello scorso 26 marzo, inappropriato era twittare utilizzando l'hashtag #direzionepd. Quegli stessi tweet, peraltro, sono stati considerati inappropriati dai cronisti che non potevano, negli stessi istanti, accedere alla Direzione perché a porte chiuse, ma  -  nel contempo  -  non erano affatto inappropriati agli occhi degli utenti che seguivano la diretta della Direzione su Twitter.

Decide chi legge. Insomma, "l'eccesso è solo 'in the eyes of the beholder', cioè è solo una parte del pubblico che può riservarsi il diritto di considerare queste informazioni private eccessive, non interessanti", spiega Deseriis, "il fenomeno delle Twitter e delle Facebook celebrities è sicuramente parte del concetto di oversharing, ma dal punto di vista della web celebrity, o aspirante tale, condividere queste informazioni ha perfettamente senso, soprattutto se è proprio questa condivisione a produrre celebrità".

Quindici minuti di fama. È grazie a questo meccanismo che  -  negli stessi anni in cui è sempre più viva l'esigenza di codificare e criptare l'invio su web di dati personali  -  si assiste all'avverarsi della previsione di Mark Dery: "la nostra è l'era della celebrità diffusa, non è forse questa la motivazione dietro a ciò che chiamiamo oversharing? Nel tempo dei reality tv, di Paris Hilton, di American Idol e di Youtube  -  che ha il potere, se il tuo video si diffonde in modo virale  -  di trasformarti in una star, siamo tutti come Norma Desmond ne 'Il viale del tramonto', pronti a mostrarci in primo piano, per il nostro warholiano quarto d'ora di celebrità". Attenzione, però, le informazioni condivise, anche al fine di rincorrere la celebrità, non sempre sono vere: "ciò che viene eccessivamente condiviso non è necessariamente vero, è vero solo all'interno di quella matrice performativa che presenta quella parte del sé che si vuole che gli altri vedano", suggerisce Deseriis.

Rischio privacy. C'è, infine, il rischio maggiore, quello verso la propria privacy: "Quando si parla di oversharing in rapporto ai rischi per la privacy, Foursquare è l'applicazione più studiata in tal senso, visto il boom di utenti che sta conoscendo negli Stati Uniti. Gli scettici fanno notare che far sapere agli altri dove si è costantemente può produrre dei rischi concreti per la propria incolumità legati al fatto che un potenziale criminale possa utilizzare Foursquare per prendere di mira determinati individui", ci spiega Deseriis, "ma la casistica è così diffusa poiché i più a rischio sono certamente celebrities e personaggi pubblici, i quali tuttavia si guardano bene dall'utilizzare Foursquare. Inoltre, Foursquare è dotata, come tutti i social network, di impostazioni di privacy che permettono all'utente di decidere chi può avere accesso a queste informazioni. Il problema si pone quando gli utenti condividono la propria posizione su piattaforma multipla, cioè anche attraverso Facebook e Twitter. In quel caso, diventa quasi impossibile controllare chi ha accesso a quali informazioni, o lo si può fare solo attraverso una gestione molto oculata dei privacy settings su entrambe le piattaforme".

Oversharing, quando serve davvero. Insomma, se Paris Hilton è quantomeno sventata nel condividere via Twitter ogni suo spostamento, non è stato affatto inappropriato - almeno agli occhi de i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo - Vito Roberto Palazzolo, tesoriere di Totò Riina e Bernardo Provenzano, nel condividere la sua posizione in Thailandia 11 su Facebook: un pericoloso latitante è stato arrestato grazie all'oversharing, quell'immotivato bisogno di condividere dettagli superflui, in modo inappropriato, certo, ma non sempre dannoso.
 
(04 aprile 2012)
 

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