mercoledì 27 giugno 2012

hahahhahaha

Antitrust: "Google, rischio monopolio"
La risposta di Big G: "Pronti a discutere"

Il presidente dell'Authority Giovanni Pitruzzella: "Il motore vuole diventare protagonista assoluto della raccolta pubblicitaria sul web". Nella relazione annuale, si evidenzia "l'assenza di regole adeguate" per strutturare il mercato internet. Bernabè: "A rischio la concorrenza"

NELLA RELAZIONE ANNUALE dell'Antitrust al Senato, il presidente Giovanni Pitruzzella fa il punto sullo stato dell'economia della Rete in Italia. Inevitabile parlare di Google, quindi. E proprio nell'attività del gigante di Mountain View, Pitruzzella individua un potenziale pericolo: "C'è il rischio che Google diventi monopolista nel mercato pubblicitario digitale", si legge nel documento, "Fondamentale resta l'apertura alla concorrenza in quei settori in cui maggiori sono le potenzialità di crescita. Pensiamo all'e-commerce", dice Pitruzzella.

"Assenza di regole adeguate". Secondo Pitruzzella, "i motori di ricerca come Google e i cosiddetti social network ormai costituiscono un passaggio obbligato per la distribuzione dei contenuti web e Google, avvalendosi di questa posizione, si è posto l'obiettivo di divenire protagonista assoluto nel mercato della raccolta pubblicitaria. Nel giro di pochi anni, Google potrebbe diventare monopolista in questo mercato. L'assenza di regole adeguate rischia di marginalizzare l'industria editoriale, nonostante i significativi investimenti per realizzare processi di integrazione multimediale".

Prosegue la relazione: "Troppo poco è stato fatto fin qui. In particolare, le potenzialità del mercato pubblicitario digitale sono limitate dalla concorrenza dei grandi attori web internazionali, originariamente estranei al mondo dei media, che ormai hanno acquisito posizioni di particolare forza economica che possono finire per depotenziare le opportunità del mercato digitale".  Per questo, ha spiegato, "ritengo che vada nella giusta direzione ogni proposta volta a inserire nel novero delle attività ricomprese nel Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic) quelle svolte da operatori fornitori di contenuti, gestori di portali, motori di ricerca, social network, che competono con gli editori tradizionali nell'attività di vendita degli spazi pubblicitari agli inserzionisti".

La replica di Google. Arriva poco dopo la presentazione la risposta dell'azienda di Mountain View. "Quello della pubblicità è un settore altamente competitivo e in costante evoluzione, in cui gli investitori pubblicitari spostano in continuazione i propri budget tra diversi tipologie di media, online e offline", scrive Google in una nota. "Siamo felici di poter discutere del business pubblicitario di Google con l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, così come con altri".

Bernabè: "Concorrenza a rischio". "Devo dire che c'è finalmente un riconoscimento che ci sono soggetti che operano in internet che hanno assunto dimensioni tali che mettono a serio rischio la concorrenza", ha dichiarato Franco Bernabè, il presidente di Telecom Italia, al termine della relazione. "L'Antitrust - ha aggiunto Bernabè - ha preso atto della della concentrazione di mercato rilevante che, in prospettiva, potrebbe dare dei problemi".

Il commento di Schifani. Anche il presidente del Senato Renato Schifani commenta la relazione annuale dell'Autorità Antitrust: "Equità e responsabilità non possono rappresentare solo un'appendice della strategia di rilancio della concorrenza, ma devono costituirne una componente essenziale, in quanto valori che devono essere ampiamente vissuti nel tessuto sociale del Paese", ha detto Schifani. "Solo così - ha concluso - la concorrenza può divenire, allora, eguaglianza di opportunità e premio del merito".
(26 giugno 2012)

----------------- 

Vale, sensazioni positive
"Assen mi piace moltissimo"

Milano, 26 giugno 2012

Rossi sul prossimo Gp: "E' una gran pista: lavoriamo sul set-up per tornare al livello che avevamo prima di Silverstone. E se dovesse piovere...". Hayden: "Serve una messa a punto che risparmi maggiormente le gomme"

Valentino Rossi, 33 anni, alla seconda stagione in Ducati. Ansa
Valentino Rossi, 33 anni, alla seconda stagione in Ducati. Ansa
Valentino Rossi si prepara al tour de force: tre gare in tre settimane, con il primo appuntamento in Olanda, nel tempio delle due ruote di Assen. Il tracciato del famoso Dutch TT è stato modificato negli ultimi anni ma resta una pista affascinante e sede di un Gran Premio capace di attirare migliaia di motociclisti e grandi appassionati delle due ruote. "Assen è una gran pista, mi piace moltissimo e mi porta alla mente un sacco di bei ricordi - racconta Rossi - Cercheremo di partire da questo buon feeling con il tracciato per migliorare un po' i nostri risultati. Per il momento possiamo solo lavorare sul set-up per mettere a punto al massimo la moto per tornare al livello che avevamo prima di Silverstone, che è stata una gara molto dura. A Barcellona ma anche nei turni asciutti a Le Mans, eravamo invece stati un po' più veloci quindi dobbiamo tornare almeno sui quei ritmi. Se poi invece dovesse piovere sappiamo già che potremmo essere più competitivi".
Nicky Haiden sul circuito di Silverstone. Ansa
Nicky Haiden sul circuito di Silverstone. Ansa
hayden — "Assen è cambiata un po' nel corso degli anni ma è una pista che mi piace sempre molto - dice invece l'altro pilota Ducati Nicky Hayden - Ci sono delle sezioni molto veloci, come l'ultimo 'split' che offre un paio di curve paraboliche davvero divertenti. È uno di quei posti dove non sai mai che condizioni meteo puoi aspettarti e devi essere pronto a tutto per la gara. Se guardiamo solo al risultato di Silvertsone non possiamo dire che sia stato davvero positivo ma in realtà penso che ci abbia insegnato un paio di cose. Una è senz'altro che dobbiamo cercare una messa punto che metta meno sotto pressione le gomme, che non le consumi troppo velocemente. In Olanda lavoreremo su questo e cercheremo come sempre di fare un buon risultato".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

-------------

Spending review: restano le pensioni d’oro, tagliati i buoni pasto agli statali

Secondo la prima bozza di revisione della spesa saranno previsti 20 miliardi di tagli: poco più di 4 nel 2012. Obiettivo: evitare l'aumento autunnale dell'Iva. Ma restano fuori per il momento i 13 miliardi dei 100mila vitalizi oltre i 6mila euro. Corretto in corsa un pasticcio sulle gare d'appalto che poteva costare contenziosi. Decisione presa contro il parere del governo

spending review interna nuova
Nessun taglio alle 100mila pensioni d’oro che ogni anno costano 13 miliardi. Sì invece a quello dei buoni pasto per 450mila dipendenti pubblici che fa risparmiare solo 10 milioni. E, ciliegina sulla torta, un pasticcio sulle gare d’appalto che potrebbe costare allo Stato 1,2 miliardi, corretto oggi in commissione grazie a un emendamento passato contro le intenzioni del governo. Prende insomma una curiosa piega la prima spending review del governo Monti. L’atto ufficiale sarà un decreto pesantissimo che il Consiglio dei ministri licenzierà dopo il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno. Circa 20 miliardi di tagli così distribuiti: 4,2 miliardi nel 2012, dai 7 ai 10 per ciascun biennio 2013-2014. Il provvedimento punta a scongiurare l’aumento autunnale dell’Iva (dal 21 al 23%), mettere in sicurezza i conti pubblici e fronteggiare l’emergenza terremoto. Monti lo presenterà domani alle Regioni e quindi ai vertici del Pdl Berlusconi e Alfano. Poi la pausa per il vertice di Bruxelles e le consultazioni con i sindacati il 2 luglio. Ancora da fissare, invece, l’incontro con gli altri vertici della maggioranza Casini e Bersani.
Come in dettaglio sarà raggiunto l’obiettivo di risparmio non è ancor chiaro ma il piano sarà modellato sul pacchetto-Bondi che mette nel mirino gli acquisti di beni e servizi della pubblica ammnistrazione (sanità in primis) e la spesa per il pubblico impiego. Con qualche sorpresa.
Di sicuro le misure di risparmio non passeranno attraverso il tanto sospirato taglio alle pensioni d’oro dei manager pubblici. Qui la notizia è già ufficiale: il governo ha accantonato il tetto sulle pensioni sopra i 6mila euro dando parere negativo a un emendamento presentato dal deputato Pdl Guido Crosetto. Doveva essere una misura di equità nel gran calderone dei tagli ma nel Cdm in programma domani mattina non c’è n’è traccia. Da Palazzo Chigi filtra solo la promessa di riproporre la questione insieme alle misure sullo sviluppo. Si ripartirà da quell’emendamento che prevede che le pemnsioni erogate in base al sistema retributivo non possano superare i 6mila euro netti al mese mentre sono fatti salvi le pensioni e i vitalizi corrisposti esclusivamente in base al sistema contributivo. Per ora è tutto rimandato e il sistema continuerà ad elargire 109mila pensioni sopra gli 8mila euro che costano 13 miliardi di euro l’anno (dati Inps).
Si va avanti a testa bassa, invece, sul contenimento dei costi della pubblica amministrazione. Nelle scorse settimane si è tanto parlato di una stretta sulle spese telefoniche della Pubblica amministrazione che parte dal Dipartimento della funzione pubblica per coinvolgere via via altri settori. Le chiamate saranno abilitate solo in ambito urbano per tutti mentre soltanto i dirigenti potranno fare chiamate nazionali e verso cellulari. “Una rivoluzione di buon senso”, l’ha definita il ministro Filippo Patroni Griffi che ha emanato la circolare taglia bolletta. Parlare meno, mangiare meno. Perché prende sempre più consistenza l’ipotesi di un secco taglio ai buoni pasto dei dipendenti pubblici. Nel pacchetto dell’ex liquidatore Bondi c’è infatti un’ipotesi di messa a dieta di 450mila dipendenti che già da due anni subiscono il mancato adeguamento all’inflazione dei contratti collettivi. I loro buoni pasto passerebbero dai 7-8 euro attuali a un valore di 5,29 euro che è la soglia minima esentasse per il lavoratore (per cui non viene denunciato ai fini Irpef) e per il datore di lavoro (non viene calcolato ai fini previdenziali).
Per il governo dalla dieta si ricaverebbero circa 10 milioni di euro. Una cifra che appare risibile ai sindacati di categoria che chiedono di ridurre i privilegi dei manage pubblici piuttosto affamare i dipendenti già in difficoltà. «Ridurre l’importo del buono pasto dei dipendenti pubblici a 5,29 euro, cioè la soglia massima esentasse, significa tornare al valore di acquisto di 15 anni fa e quindi togliere fisicamente il pane dalla bocca a tanti lavoratori senza far risparmiare in maniera significativa lo Stato». Lo sostiene Franco Tumino, presidente Anseb, l’associazione delle società emettitrici buoni pasto aderente a Fipe-Confcommercio, commentando alcuni contenuti della spending review.
Su tutti questi provvedimenti si attende il muro di partiti e sindacati mentre è la Ragioneria centrale dello Stato a mettere le mani avanti su un altro capitolo delicatissimo della spending review, cioè la norma del decreto sulle aggiudicazioni di appalti che – secondo una modifica intervenuta nel passaggio in Senato – verrà applicata anche alle procedure di affidamento per le quali si è già proceduto all’apertura dei plichi. Secondo gli esperti di via XX Settembre questa scelta poteva comportare contenziosi e costare allo Stato oltre 1 miliardo di euro. Preoccupazioni riassunte in una lettera inviata al Parlamento dalla ragioneria generale dello Stato e dalla Consip. Oggi nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera un emendamento (approvato da Pdl e Udc, con governo e Pd contrari) ha ripristinato la regola secondo la quale l’apertura in seduta pubblica delle buste si applicherà solamente alle gare per le quali le buste non erano state aperte alla data dell’entrata in vigore del provvedimento.

--------------- 

Il fotovoltaico supera l'eolico
prima rinnovabile dopo l'idroelettrico

Secondo il centro studi di Confartigianato l'energia prodotta dai pannelli solari lo scorso febbraio è stata per la prima volta di più di quella messa in rete dalle pale sparse sul territorio nazionale. "Grandi potenzialità economiche, soprattutto per le piccole imprese"

MILANO - Il fotovoltaico supera l'eolico e diventa la prima fonte energetica rinnovabile d'Italia, a eccezione dell'idroelettrico. Un sorpasso storico avvenuto a febbraio 2012: 10.678 GWh del primo contro i 10.568 GWh dell'eolico. A maggio la distanza è aumentata ulteriormente: 14.490 GWh contro 11.541 GWh. I dati sono stati forniti dall'Ufficio studi di Confartigianato che sottolinea come oggi, soltanto con l'energia prodotta dal fotovoltaico, potrebbe essere soddisfatto il fabbisogno delle famiglie di tutto il Sud Italia (14.451 GWh).

Da maggio 2011 a maggio 2012 la produzione di energia fotovoltaica è aumentata di 11.220 GWh, contro un aumento di 2.448 GWh dell'eolico. Nello stesso periodo si è registrata una crescita contenuta della produzione energetica da fonti geotermiche (+121 GWh), mentre è risultata in calo la produzione idroelettrica, con una riduzione di 7.416 GWh. Crollata la produzione termica: da maggio 2011 a maggio 2012, le fonti tradizionali hanno prodotto 12.373 GWh in meno. Nonostante la corsa del sole e del vento, le energie rinnovabili rappresentano ancora oggi il 26,2% della produzione energetica italiana, contro il 73,8% del termico.

Investire sulle rinnovabili, però, non sembra portare vantaggi soltanto in termini ambientali. Secondo  Confartigianato, i primi benefici sono di natura economica. Dal 2007 al 2011, il numero di impianti fotovoltaici installati in Italia è passato da 7.647 a 330.196. Un incremento che ha permesso al settore un aumento dell'occupazione dell'11,9%
tra il 2010 e il 2011. "Un dato settoriale straordinario, se si considerano le dinamiche occupazionali del nostro Paese, che ha permesso all'Italia di conquistare il primo posto nel confronto con le altre principali economie nazionali europee. Soltanto la Germania ha registrato un incremento dell'occupazione nel settore (+1,2%). Segno rosso, invece, per Francia (-1%), Gran Bretagna (-4,2%) e Spagna (-9,8%)". Con l'occupazione, aumenta anche il numero delle imprese coinvolte.

Dal primo trimestre 2009 al secondo trimestre 2012 il numero delle aziende attive nel settore delle fonti rinnovabili è cresciuto del 10,2%, attestandosi su 100.289 imprese con 369.231 addetti.

"Le energie rinnovabili - dice il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini - offrono grandi potenzialità di sviluppo alle piccole imprese, sia in termini di innovazione sia per la creazione di posti di lavoro. Per questo, Confartigianato si batte affinché i decreti sulle energie rinnovabili in corso di emanazione da parte dei ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente, non penalizzino i piccoli impianti". (23 giugno 2012)


Nessun commento:

Posta un commento