Sms al posto del bancomat, i pagamenti con il cellulare crescono del 62% nel 2012
Una analisi della società americana Gartner prevede una vera rivoluzione del mercato a livello mondiale nei prossimi 5 anni. I pagamenti online hanno iniziato da poco a diffondersi soprattutto tra i più giovani e potrebbero già essere sorpassati nel giro di qualche anno da SMS e NFC
I dati della relazione di mercato della società di consulenza e analisi Gartner parlano chiaro: solo nel 2012 i pagamenti in mobilità attraverso l’uso di smartphone e cellulari subirà un incremento di quasi il 62 per cento rispetto all’anno scorso. Le transazioni supereranno i 171 miliardi di dollari per un numero di utenti che usufruiranno del servizio che supererà quota 212 milioni, ben oltre i 160 milioni del 2011.
Nonostante
le tecnologie a disposizione degli utenti siano ancora limitate e
frammentarie, si prevede che nell’arco di cinque anni i pagamenti in
mobilità diventeranno il mezzo più utilizzato grazie alla forte spinta
dello shopping online e dell’e-commerce. Sandy Shen,
research director alla Gartner, ha commentato: “Ci aspettiamo che il
volume e il valore delle transazioni attraverso tecnologie mobile a
livello mondiale raggiunga una crescita media annuale del 42% tra il
2011 e il 2016, con un valore di mercato di 617 miliardi di dollari e
448 milioni di utenti nel 2016. Questo processo porterà nuovi
opportunità per i fornitori del servizio che dovranno riuscire a
cogliere le reali necessità per personalizzare al meglio le loro
offerte”.
Il vero freno della veloce espansione a livello globale
di questa tecnologia sarà però dettata dai dispositivi e dalle aziende
che offriranno il servizio che, sempre secondo le previsioni della
società americana, saranno ancora frammentate e poco diffuse per almeno i
prossimi due anni. Se i pagamenti tramite il servizio NFC (Near Field Communicaton) non
sono ancora così diffusi è sicuramente un problema dettato dalla
necessità della collaborazione congiunta di diversi enti per raggiungere
lo stesso scopo: dagli operatori di rete alle banche, passando per i
circuiti delle carte di credito e gli stessi commercianti. Fino a
qualche anno fa la tendenza di mercato sembrava andare fortemente verso
la digitalizzazione delle transazioni bancarie, l’utilizzo di carte
prepagate o pagamenti bancomat al posto dei più obsoleti contanti. Negli
altri Paesi del continente europeo il pagamento tramite carta di
credito di un semplice caffè al bar è ormai una pratica consolidata,
mentre sotto questo aspetto in Italia la concezione ha iniziato ad
invertire il suo andamento solo negli ultimi anni e sono ancora in molti
a non possedere una carta bancomat. Nonostante la maggior parte delle
persone non abbia ancora preso come abitudine quella di effettuare
pagamenti online, il cambiamento prospettato dalla Gartner promette
quindi di rivoluzionare completamente il mercato globale nel giro di
qualche anno.
Sotto questo aspetto l’Italia sta velocemente
migrando verso le transazioni digitali grazie soprattutto alle nuove
generazioni e il costante aumento degli acquisti online soprattutto per
quanto riguarda accessori e oggetti tecnologici. Proprio l’utilizzo
delle tecnologie Web/WAP rappresenterà nel 2016 l’88% delle transazioni nel Nord America e circa l’80%
nell’Europa Occidentale. Attualmente a farla da padroni continuano ad
essere i pagamenti attraverso gli SMS, grazie alla loro diffusione
capillare e per via delle limitazioni tecnologiche dei dispositivi
mobili soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Sotto questo punto di vista è stato da poco introdotto in Italia il primo servizio di “Mobile Ticketing” a Firenze,
grazie al lavoro dell’Ataf con la collaborazione dei principali
operatori telefonici. Con un SMS sarà infatti possibile acquistare i
biglietti urbani della durata di 90 minuti al costo di 1,20 euro senza
costi aggiuntivi. Secondo Shen saranno proprio i biglietti per servizi
pubblici, concerti e vendita al dettaglio ad essere da traino in questi
anni per la diffusione delle tecnologie NFC.
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Facebook, prove di democrazia
"Votate le regole sulla privacy"
Chiamati ad esprimersi oltre 900 milioni di utenti. La consultazione sarà valida se parteciperanno almeno 270 milioni, in caso contrario il risultato sarà "indicativo". Ma potrebbe essere l'ultima volta
NUOVE FUNZIONALITA' per le pagine, la timeline, gli
strumenti per gli amministratori. E trasparenza su come il social
network più frequentato del mondo, quasi un miliardo di utenti, utilizza
i dati personali di ognuno. Argomenti delicati come le informazioni che
contengono, su cui Facebook chiede che gli utenti si esprimano
direttamente, attraverso una procedura di voto. Anche perché nelle
regole della piattaforma c'è la possibilità di pubblicare annunci con
dentro informazioni relative agli utenti anche al di fuori del social
network. Una fonte di reddito, in cui gli utenti diventano sponsor senza
pagare nulla ma anche senza guadagno. Su questa e altre questioni
riguardanti la privacy, gli utenti esprimeranno la loro opinione
Si vota online. E' la seconda volta che Facebook chiede agli utenti di esprimersi, ma la prima volta l'utenza del sito era molto più contenuta, circa 200 milioni di utenti. La consultazione durerà una settimana, a partire dal primo giugno. Perché il voto sia valido e abbia effetto sulle decisioni dell'azienda, ad esprimersi dovrà essere almeno terzo dell'utenza, quindi circa 270 milioni di utenti. Se la consultazione non dovesse raggiungere il quorum, Facebook considererà il voto "indicativo", mentre a pieno quorum le decisioni dei votanti saranno rispettate. Se la tanto discussa "Timeline" resterà o meno insomma lo decideranno gli utenti. Uno scenario inedito: più che una ricerca di marketing in tempo reale, questa mossa di Facebook sembra una prova tecnica di espressione pubblica online. E' un referendum dai grandi numeri, che può rendere chiaro al mondo il potere di movimentazione di masse umane in Rete. Un'iniziativa che capita proprio nel momento in cui le azioni di Facebook non brillano, e che potrebbe riaccendere l'interesse del mercato.
Forse l'ultima volta. L'azienda si dice interessata a "un responso popolare di alta qualità più che di massa", come spiega Erin Dogan, Chief Privacy Officer of Policy di Facebook. Il social network conferma l'interesse dell'azienda a valutare l'opinione degli utenti ma sta lavorando sui modi migliori per ottenerla. E non è detto che lo strumento utilizzato questa volta sia quello definitivo: "Potranno cambiare i modi in cui gli utenti parteciperanno, ma il nostro impegno per una maggiore trasparenza e connessione con chi usa Facebook non è in discussione", scrive il vice presidente del social network Elliot Schrage in un blog: "Esploreremo le modalità migliori per portare le proposte e i suggerimenti dei nostri utenti all'attezione degli amministratori del social network", conclude.
(01 giugno 2012)
Si vota online. E' la seconda volta che Facebook chiede agli utenti di esprimersi, ma la prima volta l'utenza del sito era molto più contenuta, circa 200 milioni di utenti. La consultazione durerà una settimana, a partire dal primo giugno. Perché il voto sia valido e abbia effetto sulle decisioni dell'azienda, ad esprimersi dovrà essere almeno terzo dell'utenza, quindi circa 270 milioni di utenti. Se la consultazione non dovesse raggiungere il quorum, Facebook considererà il voto "indicativo", mentre a pieno quorum le decisioni dei votanti saranno rispettate. Se la tanto discussa "Timeline" resterà o meno insomma lo decideranno gli utenti. Uno scenario inedito: più che una ricerca di marketing in tempo reale, questa mossa di Facebook sembra una prova tecnica di espressione pubblica online. E' un referendum dai grandi numeri, che può rendere chiaro al mondo il potere di movimentazione di masse umane in Rete. Un'iniziativa che capita proprio nel momento in cui le azioni di Facebook non brillano, e che potrebbe riaccendere l'interesse del mercato.
Forse l'ultima volta. L'azienda si dice interessata a "un responso popolare di alta qualità più che di massa", come spiega Erin Dogan, Chief Privacy Officer of Policy di Facebook. Il social network conferma l'interesse dell'azienda a valutare l'opinione degli utenti ma sta lavorando sui modi migliori per ottenerla. E non è detto che lo strumento utilizzato questa volta sia quello definitivo: "Potranno cambiare i modi in cui gli utenti parteciperanno, ma il nostro impegno per una maggiore trasparenza e connessione con chi usa Facebook non è in discussione", scrive il vice presidente del social network Elliot Schrage in un blog: "Esploreremo le modalità migliori per portare le proposte e i suggerimenti dei nostri utenti all'attezione degli amministratori del social network", conclude.
(01 giugno 2012)
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Montmelò, acuto di Pedrosa
Stoner è lì; Rossi indietro
MONTMELO (Spagna), 2 giugno 2012
Nelle libere lo spagnolo della Honda precede il compagno di squadra. Terzo Dovizioso, poi Barbera, Hayden e Lorenzo. Vale solo 9° a 1"4. Alle 13.55 le qualifiche
- Dani Pedrosa, 26 anni, spagnolo della Honda Hrc. Afp
Nelle libere del sabato sulla pista del Montmelò, sede del
GP di Catalunya, svetta Dani Pedrosa con la Honda, con il tempo di
1'41"464, davanti al compagno Casey Stoner, staccato di 320/1000. La
Honda, quindi, si riprende dopo una prima giornata in ombra, ma in una
situazione generale di incertezza, con tanti piloti volti a sperimentare
la soluzione migliore per la scelta della gomma, morbida o dura, il cui
rendimento varia da moto a moto e dalla temperatura dell'asfalto: lo
spagnolo, per capirci, ha fatto il tempo con la soft, mentre
l'australiano ha usato la dura. Terzo Dovizioso (Yamaha Tech 3) a
347/1000, poi due Ducati: non quella di Rossi, solo 9° a 1"477, ma le
Desmosedici di Barbera, 4° a 707/1000, e Hayden, 5° a 787/1000. Solo 6°
Lorenzo, che però ha girato con gomme giù usurate.
cortese caduto —
Caduta, intanto, per Sandro Cortese, nelle libere della Moto3: il pilota
italo-tedesco è stato disarcionato dalla sua Ktm, ha battuto
violentemente la mano destra ed è stato portato al centro medico per dei
controlli. Per lui solo una forte contusione.
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Trivellazioni nel decreto incentivi
il limite previsto a 5 miglia marine
Nel decreto sugli incentivi e il rilancio delle infrastrutture, Passera inserisce il nuovo via libera alle estrazioni molto più vicine alla costa. La denuncia da due senatori del Pd: "Enormi rischi e vantaggi minimi" di ANTONIO CIANCIULLO
E' DURATO due anni il ricordo del disastro del Golfo del Messico, che in America continua a seminare una lunga scia di danni. Nel maggio 2010 il governo Berlusconi bloccò le trivelle. Ora è pronto il nuovo via libera per le trivellazioni fino a 5 miglia dalle coste. La denuncia viene dai senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta. "Nel decreto sugli incentivi e il rilancio delle infrastrutture, ormai quasi pronto, il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera intende dare semaforo verde per le trivellazioni petrolifere e gasiere selvagge nei mari italiani, con un limite per gli interventi off shore che passa da 12 a 5 miglia marine, praticamente sottocosta", spiega Ferrante.Secondo i calcoli del ministero dello Sviluppo economico, le nuove trivellazioni porterebbero a 2 miliardi di euro l'anno di entrate. Numeri che i senatori del Pd contestano: "I rischi economici sono importanti e i vantaggi minimi. Anche se estraessimo le 11 milioni di tonnellate di riserve petrolifere stimate nei fondali marini del nostro Paese, ai consumi attuali li esauriremmo in soli 55 giorni. Non possiamo continuare a costruire capannoni che non si tengono in piedi appena si è appannata la memoria del'ultimo terremoto e a trasformare il Mediterraneo in una groviera due anni dopo l'esplosione della piattaforma della Bp".
Tra l'altro una quantità ben maggiore del gas che si potrebbe estrarre dal mare è potenzialmente già disponibile in modo non rischioso: è il biometano, un'energia rinnovabile che tra l'altro darebbe un'iniezione di reddito alle imprese agricole sull'orlo della chiusura. Secondo i calcoli delle associazioni di settore entro il 2030 può valere 8 miliardi di metri cubi prodotti l'anno, ossia l'attuale produzione di gas naturale in Italia. E questo obiettivo potrebbe essere raggiunto per il 65% già nel 2020. Ottenendo un risparmio annuo, calcolato a prezzi correnti, di 5 miliardi di euro.
Esattamente la stessa quantità di energia, l'equivalente di 8 miliardi di metri cubi di metano, potrebbe essere ottenuta se si utilizzasse il giacimento di energia nascosto nelle case, cioè se si eliminassero gli sprechi energetici. "Efficienza e fonti rinnovabili possono darci lavoro e sicurezza energetica oggi e nel lungo periodo", concludono Ferrante e Della Seta, "Ma la paralisi normativa sulle fonti rinnovabili e i decreti ministeriali che aumentano il peso della burocrazia finirebbero per soffocare assieme all'energia pulita un settore produttivo che vale l'1% del Pil. C'è un serio rischio disoccupazione e una seria minaccia per il sistema paese. Abbiamo pochi giorni a disposizione per correggere la rotta seguendo i suggerimenti delle Regioni che chiedono di non fermare la nostra economia".
(01 giugno 2012)
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