venerdì 15 luglio 2011

già.....

Twitter, una app per i disabili
per "cinguettare" con un soffio

Breath Bird permette a chi non può usare le dita e la voce di partecipare all'attività online. Attraverso il soffio si controlla una tastiera su schermo. Il programma, gratuito, è per ora solo su iPad

ROMA - Si chiama "Breath Bird", il respiro dell'uccellino, ed è un'applicazione al momento solo per iPad, realizzata da Techfirm, sviluppatore giapponese, che consente anche ai portatori di handicap di utilizzare Twitter. L'importanza dei social network è tale anche per chi non può usare una tastiera, e Breath Bird in particolare è dedicata a chi non può utilizzare le dita e ha difficoltà di parola. E per utilizzarla basta un soffio.

Come funziona. Al lancio, Breath Bird mostra nella parte sinistra gli aggiornamenti di Twitter, e nella parte destra la sua interfaccia tutta particolare. Quando si vuole inviare un messaggio, si utilizza la tastiera illuminata, nella parte destra dello schermo. Le file delle lettere della tastiera vengono evidenziate in un ciclo automatico, e l'idea di Breath Bird è tutta qui: per scrivere è sufficiente soffiare verso l'iPad quando la tastiera si illumina sulla fila di lettere che contiene quella che si cerca. Successivamente, si illuminano le lettere di quella particolare fila: un altro soffio, ed ecco che la lettera compare. Certo scrivere i messaggi è un procedimento più lento, ma ora anche i portatori di handicap possono partecipare all'attività del social network.
inviare un messa

Gratis. L'applicazione si può scaricare gratuitamente 1 dall'App store. Dopo qualche tentativo, l'utilizzo diventa piuttosto naturale. Un tentativo lodevole e particolarmente creativo, anche se al momento solo in in lingua inglese e giapponese. Ma non si tratta di un'applicazione difficile da usare, anzi. Ed eventuali difficoltà di linguaggio saranno un problema minore. (t.t.)
 
(14 luglio 2011)
 
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I senatori nella notte si salvano i privilegi
“Si produce disaffezione, non parliamone” 

In seduta notturna e lontano dalle telecamere la commissione bilancio boccia i tagli ai costi della politica. Con motivazioni diverse. Per Pastore del Pdl: "La dignità dei parlamentari è lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà"
Come i ladri nella notte. A telecamere spente e in seduta notturna i senatori hanno bocciato i tagli ai privilegi della Casta. Il giorno prima che la manovra finanziaria arrivasse a Palazzo Madama, la commissione bilancio ha analizzato i provvedimenti da adottare per ridurre i costi della politica annunciati dal ministro Giulio Tremonti. E li ha bocciati. Escluso Francesco Pancho Pardi dell’Idv, che ha invocato dei tagli sostanziali an agli stipendi, tutti gli altri componenti della commissione sono intervenuti per non cambiare nulla. Marilena Adamo del Pd “ritiene che la definizione del trattamento economico debba tenere conto del costo della vita che è diverso da un Paese all’altro dell’area euro”. Tradotto: non si può portare lo stipendio dei parlamentari italiani (il più alto nella Ue) ai livelli medi degli altri Paesi membri. Anche Francesco Sanna del Pd si dice contrario, ma giustifica la sua posizione invitando a “tenere conto dei necessari fattori di ponderazione, con particolare riguardo alla consistenza demografica dei diversi Paesi”.

Di fatto, sarà una coincidenza, il testo approvato questa sera dal governo recita esattamente così:

“Il trattamento economico di titolari di cariche elettive e i vertici di enti e istituzioni non può superare la media, ponderata rispetto al PIL, degli analoghi trattamenti economici percepiti dai titolari di omologhe cariche negli altri sei principali Stati dell’area euro”.

E qui sorgono i dubbi: cosa deve essere ponderato? La retribuzione del parlamentare rispetto al Pil del singolo stato? O il peso del singolo paese nel concorrere a creare la media delle retribuzioni? E il Pil di riferimento è quello nazionale o quello pro-capite? E poi ancora: quali sono i sei principali stati europei? Quelli con più abitanti o quelli con il Pil (Pil pro-capite??) maggiore? Insomma, un guazzabuglio talmente interpretabile da risultare aperto a qualsiasi futura determinazione.

La notizia – terribilmente bipartisan – è stata riportata da Libero, nell’edizione di stamani. Nel resoconto del Senato si trovato gli interventi integrali. Raffaele Lauro del Pdl “per quanto riguarda la questione dei costi della politica, lamenta come tale questione sia affrontata con modalità improprie, così alimentando la pubblicistica antiparlamentarista che produce una pericolosa disaffezione dei cittadini nei confronti delle pubbliche istituzioni e dei suoi rappresentanti”. In linea con Andrea Pastore, sempre del Pdl, che invoca “che si levino voci in difesa del prestigio del parlamento e della dignità della funzione parlamentare, gravemente lesa da campagne diffamatorie che non rappresentano la realtà e alimentano sfiducia nelle istituzioni e in chi le rappresenta”. Perché, spiega: “L’indennità parlamentare è infatti un istituto necessario per assicurare a deputati e senatori autonomia e indipendenza, e per scongiurare il rischio che alla vita politica accedano soltanto i titolari di redditi particolarmente elevati”.

Integralmente merita di essere letto l’intervento di Barbara Saltamartini del Pdl. La senatrice “ritiene che ciascuno debba assumere con senso di responsabilità i compiti ai quali è chiamato, nell’interesse esclusivo della Nazione. In primo luogo occorre ribadire, di fronte all’opinione pubblica, la legittimazione storica e giuridica dell’istituto dell’indennità parlamentare, nato per assicurare ai rappresentanti del popolo l’autonomia e l’indipendenza necessarie per svolgere con equilibrio – e senza condizionamenti – il mandato politico. Inoltre, l’indennità parlamentare serve al deputato e al senatore per poter svolgere con la massima efficacia la propria attività politica. Ciò che, a suo avviso, rappresenta un intollerabile onere a carico della finanza pubblica, difficilmente giustificabile davanti ai cittadini, è da una parte l’attribuzione di ulteriori indennità ad alcuni parlamentari in ragione di particolari cariche ricoperte all’interno della Camera di appartenenza e, dall’altra, l’insieme delle spese e dei costi per gli apparati burocratici, i quali spesso godono di trattamenti privilegiati. Di fronte all’esigenza di ridurre il debito pubblico, che grava ormai da diversi decenni sull’Italia, occorre a suo avviso dare piena attuazione al combinato disposto degli articoli 53 e 81 della Costituzione, responsabilizzando coloro che amministrano la cosa pubblica, a tutti i livelli di governo, ad un uso virtuoso delle risorse. Ciò anche al fine di rendere quanto più credibili gli interventi di contenimento della spesa, con gli inevitabili effetti a carico dei cittadini e delle famiglie”.
 
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IL CASO

La scomparsa dei predatori
scacciati dalle mandrie

In poco più di trent'anni il Masai Mara ha perso oltre due terzi della sua fauna selvaggia. Un paradiso della biodiversità a rischio estinzione. Crescono, invece, i capi di bestiame dei pastori: sono aumentati del 1.100%

di PIETRO VERONESE
MASAI MARA (kENYA) - La radio dei ranger porta una notizia ghiotta: avvistato un leopardo laggiù, in un angolo della pianura di solito poco battuto. Venti minuti dopo, il più elegante, elusivo, solitario dei grandi predatori del Mara è accerchiato a debita distanza dai fuoristrada dei lodge turistici, pieni di occhi sgranati, bocche spalancate e teleobiettivi. Unica novità apparente, in questo spettacolo della natura che si ripete ogni anno nell'alta stagione, è la presenza crescente di occhi a mandorla. I cinesi, nuovi padroni dell'Africa, sono arrivati fin qui in numeri sempre maggiori.

Insieme al leone, all'elefante, al bufalo e al rinoceronte, il leopardo era uno dei mitici Big Five, i trofei più pericolosi e per questo più ambiti dai cacciatori bianchi in un'Africa che non esiste più. La caccia, tanto per dire, è bandita in Kenya dal 1979. I bianchi, semmai, hanno investito fortemente nel turismo e costituiscono oggi una schiera di accaniti conservazionisti. Ma la fama dei Big Five sopravvive nella pubblicità dei tour operator e il loro avvistamento è sempre il preferito.

Specie dei più rari: il ri noceronte, minaccia tissimo dai bracconieri che ne rivendono a caro prezzo il corno dalle presunte virtù afrodisia che, e appunto il leopardo. La pianura dei Masai, che va per dendosi a sud in direzione della Tanzania in un susseguirsi infinito di verdi colline, è una delle grandi meraviglie del mondo. La sua fauna selvaggia non cessa di attrarre visitatori. Ma questo paradiso della biodiversità, dicono gli scienziati, oggi non è soltanto minacciato: è a rischio di estinzione. Non c'è soltanto l'allarme lanciato da uno studio dell'uni versità dell'Oregon apparso sull'ultimo numero della rivista Science, secondo il quale il numero dei grandi predatori  -  tra di essi il leone  -  è ovunque in declino. La vera sorpresa è venuta dal Journal of Zoology, che ha pubblicato di recente una ricerca dell'università tedesca di Hohenheim capeggiata da un ricercatore keniano, il dottor Joseph Ogutu.

In trent'anni o poco più, dice in sostanza la ricerca, il Masai Mara ha perso oltre due terzi della sua fauna. Impala, giraffe, antilopi africane (Alcelaphus buselaphus cokei), facoceri, zebre sono diminuite del 70 per cento. La grande migrazione annuale degli gnu dalle piane tanzaniane del Serengeti è crollata anch'essa di quasi due terzi. E la popolazione di gnu residente nel Mara, secondo il Journal of Zoology, sarebbe addirittura quasi estinta, ridotta a un misero 3 per cento. Non tutte le specie stano subendo questa sorte, dice il dottor Ogutu: gli struzzi, per misteriose ragioni, non se la passano male; e nemmeno le gazzelle di Grant e il mitologico Eland (Taurotragus oryx). Ma i veri vincitori di questa battaglia sono altri animali, assai più banali e domestici: le mandrie dei Masai, i cui capi, in trent'anni, sarebbero aumentati nell'area protetta del Mara di oltre il 1.100 per cento. E' la pressione dei bo vini sui pascoli, insomma, a costituire la vera minaccia, restringendo inesorabilmente l'habitat della fauna selvatica e condannandola al declino.

Cent'anni fa, qui non c'erano umani e i primi cacciatori bianchi cominciavano appena a scoprire questo immenso miracolo della natura. Oggi il Mara è punteggiato di lodge, alcuni molto esclusivi, e soprattutto circondato da villaggi Masai. Come in tutta l'Africa, come in tutto il Kenya, anche quaggiù la popolazione continua ad aumentare e con essa le greggi di pecore e capre e le mandrie di manzi dei Masai, che prima o poi finiranno al macello di Nairobi e sulle tavole della sua crescente classe media.

E' l'"influenza umana", dicono i ricercatori dell'università Hohenheim di Stoccarda, la causa fondamentale della contrazione della popolazione animale. I bracconieri, l'uso della terra, la pressione del bestiame sui pascoli. Marc Goss, capo dei ranger della Mara North Conservancy, è d'accordo solo in parte. Sì, la fatica quotidiana dei suoi trenta uomini è respingere i mandriani, invitarli a non invadere le distese d'erba che secondo gli accordi spettano agli ungulati selvaggi e non a mucche e vitelli. Sì, i bracconieri arrestati in flagrante e consegnati alla polizia di Narok, il capoluogo, non restano in carcere più di quindici giorni. Poi escono e ricominciano. Ma non crede ai numeri della ricerca. Pensa che i dati odierni siano affidabili, ma non quelli del '77. Soprattutto è cambiato il territorio, quella che il rapporto chiama "regione del Mara": "Di certo in trent'anni una parte del Mara è stata occupata dagli uomini e abbandonata dalle bestie selvagge. Ma in altre, forse più piccole ma ben protette, il numero degli animali è in aumento".

Intorno alla grande National Reserve istituita giusto mezzo secolo fa sono andate sorgendo negli ultimi anni vaste riserve private, le conservancies, ideate dagli operatori turistici. L'idea è collaborare con i Masai, convincendoli che l'ambientalismo può rendere più dell'allevamento e della pastorizia messi insieme. Migliaia di ettari vengono presi in affitto ai Masai e gestiti dalle conservancies. La formula sta dando ottimi frutti per tutti. Forse è la strada.

Anche gli anziani Masai dico no che non è vero che ci siano meno animali selvaggi nel Mara. Appoggiato al suo bastone il vecchio Ole Naimadu, magrissimo settantenne, precisa: "Dipende dalle specie". Licaoni non ce ne sono più; i rinoceronti sono pochissimi. Ma zebre, elefanti, gnu stanno benone. "E i leoni", aggiunge il suo amico Ole Ketere, di vent'anni più giovane, "Sono più di prima e vengono a cacciare le nostre mucche". Per i capi perduti la conservancy paga un indennizzo. E i Masai, lentamente, imparano a convivere con i leoni.

Chi sbarca nel Mara con la fotocopia del Journal of Zoology nella valigia non crede a quello che ha letto. Decine di ippopota mi affrontano il caldo sbuffando nelle basse acque del fiume. Antilopi e gazzelle di ogni specie  - i minuscoli dik-dik, le elegantissime impala, damalischi, eland, gazzelle di Thomson e di Grant -  muovono a interi branchi. Gruppi di giraffe, famiglie di elefanti brucano una vegetazione verdeggiante. Appartati ma non invisibili, i leoni si accoppiano ruggendo o dormono sfiniti dalle fatiche amorose o dai pasti.

Migliaia di gnu e di zebre galop pano in ogni direzione o sguazzano nelle pozze d'acqua. Il numero degli animali sembra, all'occhio umano, incalcolabile, inesauribile. È un inno al creato e alla vita che comunica un silenzioso senso di perfezione, un equilibrio che trasmette col vento una pace profonda. È bello essere. Terrestri nel Masai Mara.
 
(15 luglio 2011)
 
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Vale, caduta e noie: 12°
Al Sachsenring vola Sic

SACHSENRING (Germania), 15 luglio 2011

In Germania, nelle libere, a terra anche Stoner e Pedrosa nella stessa curva di Rossi, che si procura un'abrasione al braccio e due taglietti sotto il mento. Simoncelli il più rapido, davanti a Lorenzo, staccato di 95/1000. 3° Pedrosa, poi Stoner e Dovizioso

Stoner e Rossi, autori di brutti voli nelle libere al Sachsenting. Ap
Stoner e Rossi, autori di brutti voli nelle libere al Sachsenting. Ap
Al Sachsenring, nella MotoGP, Marco Simoncelli (Honda Gresini) chiude in testa la prima giornata di libere, dopo una mattinata funestata da tante cadute eccellenti. Stoner, Valentino Rossi e Pedrosa volano a terra nella stessa curva, una delle poche a destra del circuito, evidenziando chiari problemi con il pneumatico anteriore, non ancora in temperatura su quel lato della gomma. Tanta la paura, ma nessun danno. Il più veloce alla fine delle due sessioni è stato il Sic, che di pomeriggio migliora il crono della mattina e fissa il limite a 1'22"225, dopo un gran duello con Lorenzo (Yamaha), staccato di soli 95/1000. Terzo Pedrosa, poi Stoner, Dovizioso e Hayden. Giornata no per Valentino Rossi, cha alla caduta della mattinata somma un guasto nel pomeriggio alla Desmosedici, che lo abbandona a bordo pista, ne rallenta il lavoro e lo fa chiudere al 12° posto a 1"3 di ritardo.
curva pericolosa — Al mattino, dopo pochi minuti di libere, l'australiano della Honda ha perso il posteriore della sua RC212V, ha cercato di tenerla restando aggrapato al manubrio, come in un rodeo, ma è stato sbalzato a terra: per lui nessun problema, infatti ha ripreso poco dopo la pista chiudendo al secondo posto nella lista dei tempi. Pochi minuti dopo è stata la volta di Valentino Rossi, che nella stessa curva, ha perso l'anteriore della sua Desmosedici ed è scivolato, strusciando duramente l'avambraccio destro sull'asfalto e strappandone la tuta. Ducati distrutta e Valentino che passa dalla Clinica Mobile per dei controlli: per lui un'abrasione all'avambraccio e due taglietti sotto il mento. Poco dopo una nuvola di terra, sempre nella curva 11 , fa capire che ne è caduto un altro: è Dani Pedrosa, con le stesse modalità di Stoner e Rossi. Per lo spagnolo un brivido in più, vista la sue recente frattura alla clavicola che gli ha fatto saltare 3 GP, ma per fortuna nessuna conseguenza fisica. Ad allungare la lista, anche Elias, che scivola due volte, una nella 'solita' piega a destra, l'altra alla prima curva dopo il traguardo.
La caduta di Rossi nelle prima libere al Sachsenring. 4press da tv
La caduta di Rossi nelle prima libere al Sachsenring. 4press da tv
suppo: "pericoloso" — Così Livio Suppo, della Honda Hrc, ha commentato la travagliata mattinata: "È chiaro che la gomma anteriore alla prima curva a destra fa fatica, Casey è caduto con un pneumatico nuovo e ho visto che anche altri hanno avuto dei problemi. Abbiamo proposto di sospendere le prove per far parlare i piloti al riguardo: speriamo venga fuori il sole, altrimenti così è pericoloso". Guareschi, team manager della Ducati: "Valentino sta bene, ha rimediato un'abrasione all'avambraccio e due taglietti sotto il mento. È andata bene ma è stata una brutta botta. Problemi con le gomme? Ne servirebbe una più morbida, con queste si fa fatica".
Marco Simoncelli, 24 anni, seconda stagione in MotoGP. Ansa
Marco Simoncelli, 24 anni, seconda stagione in MotoGP. Ansa
la seconda sessione — Nella seconda sessione, con il sole e la pista più calda, il primo a battere il tempo della mattinata di Simoncelli è Lorenzo, con 1’22”804, ma il pilota di Gresini, che su questa pista ha vinto in 250 nel 2008 e 2009, è in gran forma e proprio sotto la bandiera a scacchi scalza il maiorchino dalla vetta dei tempi, staccandolo per soli 95/1000. In buona forma pure Pedrosa, 3° a 207/1000, che precede i compagni in Honda Hrc, Stoner, 4° a 317/1000, e Dovizioso, 5° a 429/1000. 6° chiude Hayden, il compagno di squadra di Valentino, staccato di 657/1000. Dopo la caduta della mattinata, nel pomeriggio Rossi ha noie con la moto, che lo abbandona a bordo pista e lo costringe al frettoloso rientro ai box con lo scooter guidato dal team manager Guareschi: la sessione è compromessa, come indica il suo 12° tempo a 1”3 dal leader Simoncelli.
125, ok terol — In 125 il più veloce di giornata è stato il leader del Mondiale, Nico Terol, che con l'Aprilia del Team Aspar ha preceduto tutti con il tempo di 1'28"483. Alle sue spalle il compagno di team, Hector Faubel, staccato di 7/1000 e Maverick Vinales, a 172/1000 con l'Aprilia del team Paris Hilton. Quarto Sergio Gadea a 488/1000. Il primi degli italiani è Simone Grotzkyj, 12° a 1"024.
luthi vola nella moto2 — Sessione molto serrata in Moto2, con ben 5 piloti racchiusi in meno di un decimo. Il miglior tempo, staccato nella sessione del pomeriggio, è di Thomas Luthi, con la Suter, che ha fermato i cronometri sull'1'25"458, precedendo di soli 2/1000 Aleix Espargaro, con la Kalex del Team Pons, e di 10/1000 il giapponese Yuki Takahashi (Moriwaki Team Gresini). Quarto Scott Redding (Suter) a 71/1000, 5° Alex De Angelis, il più veloce al mattino, distaccato di 84/1000. Il primo degli italiani è Simoni Corsi (Ftr Team Ioda Racing), 7° a 169/1000 con il tempo fatto in mattinata. 16° Iannone (Suter Speed Master), a 641/1000.
Massimo Brizzi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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