sabato 23 luglio 2011

hahahhahaahah

Apple vuole anche la tv
nel vivo l'asta per Hulu

Il servizio di streaming di telefilm e film, che vale due miliardi di dollari, potrebbe essere acquistato dall'azienda di Cupertino per completare l'offerta di iTunes. Ma in gara ci sono anche altri giganti del web, come Yahoo e Google di ALESSIO SGHERZA

NEW YORK - Se c'è qualcosa che ancora mancava alla Apple era la televisione. Ecco quindi che la compagnia fondata da Steve Jobs sta pensando di risolvere il problema comprando Hulu, il sito di streaming (legale) che ha rivoluzionato - insieme a Netflix - la vita dei telespettatori negli Stati Uniti, l'unico paese dove è disponibile.

Hulu è il paradigma della tv on demand: il suo motto è infatti 'ovunque, a qualsiasi ora'. Basta un pc e una connessione a internet per avere un piccolo schermo a propria immagine e somiglianza. L'utente al potere, sceglie il programma o il film e subisce un po' di pubblicità e qualche limitazione (cinque episodi dell'ultima settimana, ma accesso libero a tutto l'archivio). Chi vuole può anche sottoscrivere un abbonamento, a 7,99 dollari al mese, se vuole avere accesso illimitato e utilizzare anche telefonini e tablet.

Fondato nel 2007, è una joint venture fra tre grandi network statunitensi (Nbc, Abc e Fox) ed è stato il primo sito a offrire lo streaming, legalmente e gratuitamente, agli utenti. Quello di Hulu è un sistema i cui introiti sono basati in gran parte sui messaggi pubblicitari, ma negli ultimi tempi ha sofferto enormemente la concorrenza di Netflix, l'altro grande protagonista di questo mercato. Netflix nasce come servizio di noleggio a domicilio di vhs e dvd, ma da quando ha iniziato a puntare sullo streaming ha messo in crisi la compagnia di Jason Kilar.

Sono arrivate quindi le difficoltà, il calo di appetibilità sul mercato e addirittura i piani di stravolgerlo: a gennaio c'era un progetto per trasformare Hulu addirittura in una compagnia di servizi via cavo. Poi la decisione di metterlo in vendita, al modico prezzo di due miliardi di dollari. E qui, tra gli altri, entra in gioco la Apple. Che potrebbe acquistare Hulu con gli spiccioli, visto che nel suo ultimo bilancio la compagnia di Cupertino ha dichiarato liquidità per oltre 76 miliardi.

Ad annunciare l'interesse dell'azienda di Steve Jobs è il Wall Street Journal: "Apple sta pensando di fare un'offerta nell'asta per Hulu", scrive il giornale. E per rendere l'acquisto più appetibile - viste le evidenti difficoltà del sito di fronte a Netflix e al recente lancio di un analogo servizio da parte di Amazon - i tre network Nbc, Fox e Abc offrono un prolungamento degli accordi per i prossimi cinque anni, di cui i primi due di esclusiva.

Per la Apple un servizio come quello di Hulu sarebbe la ciliegina sulla torta, il perfetto complemento della vendita di film, musica e serie tv su iTunes. Jobs non può che essere intrigato dall'idea di offrire una doppia possibilità agli utenti: comprate su iTunes, fate streaming su Hulu. Va bene tutto, tanto i soldi degli utenti finirebbero sempre nelle casse di Cupertino.

Ma l'asta è ancora aperta e dentro ci sono quasi tutti i big. Ad esclusione di Microsoft che si è tirata indietro pochi giorni fa. Yahoo! è interessata, ma vuole il prolungamento degli accordi per cinque anni in esclusiva. Amazon ha appena lanciato un suo servizio di streaming, ma secondo gli esperti potrebbe partecipare all'asta. E poi c'è l'immancabile Google, che ha la sua Google Tv 1, ma forse a Mountain View stanno pensando di comprare Hulu per guidare la rivoluzione di Youtube, annunciata per la fine dell'anno.
(23 luglio 2011)
 
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Dopo la marea nera E.On investe nell’immagine sarda.
Su Mediaset
La multinazionale da 93 miliardi di fatturato annuo dà seguito ad un accordo per ripristinare l'immagine del sassarese dopo lo sversamento di migliaia di litri di olio combustibile in mare a gennaio: 54mila euro di investimento nelle reti Mediaset, per realizzare un servizio sulle bellezze marine locali
I risarcimenti per i danni della “marea nera” di Porto Torres? Per ora non finiranno nelle casse della Regione Sardegna, ma solo in quelle di Publitalia ‘80 spa, la concessionaria pubblicitaria delle reti Mediaset. Per alcuni è solo un primo passo, per altri una beffa: “Il territorio avrà un ritorno in termini di immagine?”, si chiedono dal giornale locale Sassari Notizie. È ancora è presto per dirlo, ma “per ora a guadagnarci sarà Mediaset”. E’ il risultato della convenzione tra il Comune di Sassari e la multinazionale petrolifera E.On, che fattura miliardi ma per ora verserà solo 54mila euro per un servizio televisivo dedicato al territorio del Sassarese e alle sue risorse marine, per compensare il danno d’immagine all’apertura della stagione turistica.

L’accordo nasce dalle richieste della giunta Cappellacci di “un intervento per il consolidamento dell’immagine turistica delle zone della Sardegna interessate dal fenomeno dello sversamento di olio combustibile che si sostanzia in finanziamenti per la promozione del territorio”. Istanze che la multinazionale responsabile del disastro dello scorso 11 gennaio – quando per un errore vennero riversati in mare migliaia di litri di olio combustibile – ha iniziato a soddisfare in primavera. Già a maggio, infatti, E.On Italia aveva finanziato “Primavera in Romangia”, una campagna pubblicitaria per promuovere una serie di appuntamenti per valorizzare il patrimonio artistico e naturalistico del territorio del Comune di Sorso.

Ora, invece, a sperare di beneficiare della pubblicità finanziata da E.On sarà la città di Sassari. Il denaro verrà infatti destinato al contratto pubblicitario che il Comune sardo siglerà con Publitalia per la messa in onda di un servizio dedicato alle risorse marine del sassarese e destinato alla trasmissione “Pianeta Mare“, un programma eseguito in collaborazione con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali in onda ogni domenica su Rete 4.

Ignorata invece dalla multinazionale tedesca la richiesta del sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, di contribuire alla sponsorizzazione della Dinamo, storica squadra di basket cittadina, impegnata ai massimi livelli ma ad un passo dal fallimento finanziario. Un gesto che, secondo il primo cittadino sassarese, oltre a rappresentare un “primo parziale risarcimento dei gravi danni ambientali subiti”, avrebbe portato E.On ad aiutare molto di più il territorio e la sua immagine.

In Sardegna sono in molti a pensare che 54mila euro, per una società che nel solo 2010 ha fatturato circa 93 miliardi di euro, non siano un grande sforzo. Ma, soprattutto, che non debbano essere l’unica forma di indennizzo. Lo fa ben presente Antonio Cardin, capogruppo del Partito Sardo d’Azione e già promotore in Consiglio comunale di iniziative “volte ad ottenere per il litorale sassarese un congruo risarcimento” per l’inquinamento subito: “Pensare di liquidare con un piatto di lenticchie un danno simile, che ha avuto ripercussioni economiche enormi in tutte le attività commerciali e di servizi, rappresenta uno schiaffo per tutti i sardi”.
 
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