sabato 2 luglio 2011

hahahahaha

Consorzio Apple batte Google
e si aggiudica i brevetti Nortel

Nel "cartello" che ha acquisito 6000 tecnologie depositate dall'azienda canadese c'è, oltre alla "Mela morsicata", Microsoft, Research in Motion (BlackBerry), EMC, Sony ed Ericsson. Pagati 4,5 miliardi di dollari. Mountain View aveva offerto 900 milioni di dollari di CLAUDIO GERINO

NEW YORK - Apple batte Google e si aggiudica i brevetti wireless di Nortel Networks per 4,5 miliardi di dollari.
Google si dice delusa del risultato. "Il risultato è deludente per chi crede - commenta Google - che l'innovazione aperta possa offrire benefici agli utilizzatori e promuovere la concorrenza".

Il consorzio di Apple include Microsoft, Reserch in Motion, EMC, Sony ed Ericsson. Rim pagherà 770 milioni di dollari, ed Ericsson contribuirà per 340 milioni di dollari.

Ad aprile scorso, Google aveva fatto la sua prima offerta per i brevetti wireless di Nortel: 900 milioni di dollari. L'azienda canadese che anni fa era leader nelle telecomunicazioni mobili, era in bancarotta. L'acquisto di Nortel permette di usufruire dei circa 6000 brevetti nel campo delle telecomunicazioni depositati dall'azienda canadese e che comprende tecnologie wireless, il 4G, Internet, i service provider, il networking e molto altro ancora.

Ma in campo era subito scesa Microsoft che aveva annunciato la propria opposizione: "Anche se i brevetti cambiassero di proprietà, noi possiamo continuare a sfruttarli in esclusiva ora e per sempre". La sicurezza della multinazionale di Redmond nasceva dal fatto che quest'ultima detiene, in base ad un accordo di cross licensing di brevetti con Nortel siglato nel 2006, una licenza universale, perpetua ed esente da royalties per l'utilizzo delle innovazioni realizzate dall'azienda canadese. Microsoft fu categorica: "I diritti di sfruttamento dei brevetti continuano,
indipendentemente da chi ne sarà titolare".

Google, dal canto suo, aveva precisato che l'acquisizione dei brevetti di Nortel 1avrebbe avuto solo "una funzione difensiva": detenere un così ampio ventaglio di innovazioni, spiegano da Mountain View, "rappresenta la migliore difesa della società e naturalmente dei sui utenti". Inoltre, sarebbe protetto così anche il business della pubblicità e dell'advertising, i servizi telematici presenti e futuri, da eventuali cause legali che potrebbero essere intentate contro la multinazionale.

In questi mesi le trattative per l'acquisizione di Nortel da parte di Google si erano arenate. Il consorzio costituito da Apple e Microsoft, insoliti alleati in questa battaglia, ha fatto l'offerta migliore. Ora quei brevetti saranno pagati 4,5 miliardi di dollari, ma secondo le stime frutteranno alle aziende partecipanti al consorzio stesso almeno tre volte tanto.
(01 luglio 2011)
 
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Montezemolo, carica Ferrari
"Adesso è vietato mollare"

Il presidente torna a spronare la Rossa: "Situazione difficile, ma ogni volta dobbiamo puntare alla vittoria". Intanto apre al futuro: "Abbiamo cominciato a parlare della vettura del 2012". Poi applaude i nuovi regolamenti: "La scelta di avere un motore V6 turbo a partire dal 2014 è giusta"


Luca Cordero di Montezemolo, 63 anni. Ansa
Luca Cordero di Montezemolo, 63 anni. Ansa
MILANO, 1 luglio 2011 - Vietato mollare. Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, sprona la Rossa in vista del GP di Silvestrone: "Sappiamo che la situazione nelle due classifiche è difficile, ma non voglio sentire parlare di mollare la presa - ha spiegato Montezemolo -: dobbiamo cercare di progredire continuamente e di lottare per la vittoria ad ogni gara, com'è d'obbligo per la Ferrari". In partenza per Tokyo dove lunedì presenterà la FF all'Ambasciata d'Italia, Montezemolo, dopo i progressi delle ultime gare si è mostrato fiducioso: "Nei giorni scorsi ho fatto il punto della situazione insieme a Stefano Domenicali e ai suoi tecnici. Stiamo lavorando con il massimo impegno e si sono visti già dei miglioramenti rispetto alle prime gare, che sono frutto anche di un diverso approccio allo sviluppo della vettura".
SPAZIO ALLA F2012 — In casa Ferrari, però, si guarda anche avanti: "Ovviamente abbiamo anche cominciato a parlare della vettura del 2012, com'è normale che accada in questo periodo", ha sottolineato il presidente, ribadendo di avere "fiducia in quello che stanno facendo Domenicali e i suoi: sono convinto che ne vedremo i risultati". Quanto alla prima parte di stagione già archiviata, Montezemolo la ritiene "positiva per la Formula 1. Devo dire che le gare sono tutte molto incerte e ricche di sorpassi, interessanti per il pubblico fino alla fine, sia sulle tribune sia in televisione. Era uno degli obiettivi che il nostro sport si era posto e credo sia stato raggiunto".

Il presidente della Ferrari ha incontrato Domenicali. Reuters
Il presidente della Ferrari ha incontrato Domenicali. Reuters
PIRELLI E REGOLAMENTI — Montezemolo, infine, coglie l'occasione per fare i complimenti alla Pirelli, al suo ritorno in Formula 1: "Non sono stupito, abbiamo con loro un ottimo rapporto e li conosciamo da tempo, visto che sono fra i nostri fornitori storici per le vetture stradali ad altissime prestazioni". Sulle ultime novità in materia di regolamenti tecnici, il presidente della Ferrari promuove le decisioni della Federazione internazionale (Fia) presieduta da Jean Todt: "La scelta di avere un motore V6 turbo a partire dal 2014 è giusta e prendo atto con soddisfazione come abbia prevalso il buon senso", dice. "È la prova di come lavorando insieme, senza inutili contrapposizioni o diktat, si possano raggiungere i migliori risultati per il bene di questo sport".
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Santoro: “Con La7 era fatta
Poi sono cominciati i pretesti sul nulla”
Il conduttore racconta le trattative con la La7 e la loro rottura. Sull'autonomia giornalistica e le garanzie sembrava esserci l'accordo. Il giornalista: "C'è stato un intervento esterno, colpa del conflitto d'interessi". Ma rassicura gli spettatori: "Un programma ci sarà"
“Una cosa è certa: o alla Rai, o a La7 o da qualche altra parte, noi in autunno saremo in onda. Continuare a esistere, magari su una multipiattaforma internet-digitale-satellite, anche ‘senza il permesso de li superiori’, sarebbe il coronamento della mia carriera”. Domani Michele Santoro compie 60 anni. Ma, diversamente da Vasco Rossi, non si dimette da nulla. Anzi rilancia. La rottura con La7 non la vive come una sconfitta, ma come una nuova opportunità. L’ha detto lui stesso nel suo comunicato: “Tutto cambia”. E lo spiega in questa intervista al Fatto.

Cominciamo dall’inizio. Pentito di aver lasciato la Rai?
Non credo di aver commesso errori né subìto sconfitte. Alla Rai mi sentivo assediato: regole, regolette, codicilli, pseudogaranti, partiti dappertutto. Ormai questo sistematico abuso di potere costruito da interessi estranei e confliggenti con quelli della Rai emerge da tutte le inchieste: P4, Trani, Hdc… Ero costretto a difendere l’esistente, e sempre più a fatica. Annozero arricchiva la Rai, che però ci trattava come criminali, indesiderati, imposti dai giudici. E mi sono ribellato a quella gabbia: c’è la possibilità di lavorare liberamente altrove?

Dopo la transazione, s’è fatta avanti La7.
Mi ha contattato l’amministratore Giovanni Stella. Ho subito messo le carte in tavola: “Siete davvero convinti di potervi permettere un programma come Annozero?”. Risposta: “Sì”. “Bene, lo sa come si fa Annozero? Rispettando l’autonomia dei giornalisti”. So bene che Mentana, Lerner, Gruber, Telese, Costamagna, D’Amico sono liberi. Ma, quando uno va a contrattualizzare la sua posizione con un nuovo editore, mette nero su bianco le garanzie d’indipendenza.

Problemi di soldi?
Per sgomberare subito il campo da questioni del genere, ho accettato la ‘formula La7’: contratto-base basso, meno della metà dello stipendio Rai (630 mila euro lordi dal 1999, ndr), con incentivi legati agli ascolti. Per andare in pari, avrei dovuto ottenere risultati straordinari. Ma non era questo il problema: ho subito accettato le loro condizioni.

Siete arrivati a un contratto?
Sì, Stella mi ha inviato, con la sua firma, una proposta subordinata all’accettazione di un contratto standard come quelli che ormai si fanno firmare a chiunque fa tv in Italia. Autonomia zero: l’editore si riserva di leggere preventivamente scalette, argomenti, ospiti e di porre il veto. Per questo Celentano da anni non mette più piede in tv. Gli editori pretendono totale soggezione, per poter fare di te ciò che vogliono, in barba all’autonomia dei giornalisti. È un recinto, figlio della mancanza di concorrenza.

E tu che hai risposto?
Ho tirato fuori il contratto che mi fece Mediaset nel ‘96: “Firmate questo”. In ogni caso, penso che alla fine ci saremmo intesi con una stretta di mano: nei successivi incontri c’è stato un lavoro di reciproca conoscenza. Anche perchè Stella dava ancora l’impressione di volerlo fare davvero, il programma. L’ho rassicurato: non siamo avventurieri, in trent’anni non abbiamo mai perso una causa, mica siamo gente che spara ai bambini. Ferma restando la mia autonomia di giornalista, non ho problemi a informare l’editore di ciò che va in onda.

Tutte rose e fiori. Poi?
La fase costruttiva s’è chiusa con l’annuncio di Mentana, in diretta, che l’accordo con noi era cosa fatta. E in effetti, a parte qualche dettaglio… Poi hanno cominciato a cercare pretesti. Si sono attaccati a una mia dichiarazione. Cioè che, per il suo potenziale umano e professionale e per le attese che suscita, La7 potrebbe svolgere meglio il ruolo di terzo polo competitivo se riducesse la dipendenza da Telecom. Un’ovvietà: una concessionaria dello Stato, in un paese in cui il premier possiede tv, è inevitabilmente esposta a ritorsioni governative. Non mi sembra un’offesa sanguinosa al presidente Telecom, Franco Bernabè. E l’aveva detto proprio Stella, al Fatto, che entro fine anno Telecom avrebbe ceduto il 40% di La7. Quindi dov’è il problema? Era un pretesto.

A quel punto che è accaduto?
All’improvviso sono ricomparsi i vincoli e le diffidenze iniziali, che avevamo già dissipato. Stella domanda: “Chi si accolla le spese legali?”. Io mi dico: ecco, gli stessi problemi che la Rai sta creando alla Gabanelli. È un altro pretesto per nascondere qualcosa che mi sfugge. E rimuovo anche quello: ok, ci accolliamo anche i rischi legali. Ma allora – rilancio – se siamo responsabili di tutto, il programma lo autoproduciamo. Più responsabilità, più libertà e nessun veto. Inventano un altro pretesto: la responsabilità penale. Obietto che le denunce penali non le fanno quasi più, in ogni caso non all’editore. Ma qui Mentana si offre come ‘direttore responsabile’ del nostro programma, accogliendoci sotto la testata del tg. A quel punto però una cosa l’aggiungo.

Quale?
Domando a Stella: “Ma voi lo volete fare questo programma o no? Perchè su tutto il resto, la quadra si trova”. È come nei matrimoni: se sposi Santoro, o Celentano, ti sarai almeno informato su chi sono e come sono fatti. Mica puoi sposarti con la riserva mentale. Stella continuava a dire che voleva Annozero su La7, ma non mi convinceva più.

Forse Stella voleva sposarti, ma Bernabè non poteva dare l’assenso. Si è molto discettato sulla loro divaricazione.
Qualcuno ha ipotizzato questo dualismo, ma io ho esplicitamente chiesto a Stella di avere l’ok di Bernabè prima di iniziare qualunque trattativa. E l’ok c’era. Ora non c’è più? Non posso immaginare che improvvisamente abbiano scoperto che io lavoro in autonomia. Lo sanno pure i sassi che mi sono scontrato con Masi perchè pretendeva schede-programma e scalette sette giorni prima.

E allora come si spiega la retromarcia di La7? In fondo, si erano fatti avanti loro.
Evidentemente c’è stato un intervento esterno per bloccare un’acquisto importante per realizzare un terzo polo televisivo che poteva diventare dirompente per il duopolio Rai-Mediaset. Se Sky e La7 raccogliessero insieme la pubblicità, sarebbe un terremoto. Perché Rai e Mediaset sono due aziende in profonda crisi che si tengono in piedi l’una sulle debolezze dell’altra. Quando i partiti, diversamente dalla Prima Repubblica, non rappresentano che i propri gruppi dirigenti senza un progetto culturale, le tv sottostanti ne risentono: dirigenti sempre più mediocri e incompetenti, nessuno sa cosa sia il prodotto, nessuno progetta né pensa né innova. Così si finisce per appaltare tutto agli impresari delle star e ai venditori di format. Gestiscono budget e personaggi, se vuoi una star devi prenderti tutto il pacchetto pieno di patacche. Risultato: il palinsesto si svuota, la programmazione finisce non più a luglio-agosto, ma fra un po’ si esaurirà poco dopo il Festival di Sanremo, ad aprile.

Questo “intervento esterno” su La7 ha un nome?
Un nome e un cognome: conflitto d’interessi. Politico e industriale insieme. Un’azienda, Mediaset, occupa il governo, il Parlamento, le Autorità, la Rai e piega tutto al proprio tornaconto. Con i numeri che facciamo, dovremmo avere una fila di editori: invece c’è la fuga. La miglior prova della debolezza organica delle classi dirigenti e del capitalismo, incapace di tradurre in progetti e prodotti le idee migliori e di portarle al pubblico. Non è un regime, ma un paese semilibero sì.

Davvero basta Santoro su La7 per stendere i due colossi?
Non sono così presuntuoso. Ma un tempo i programmi ‘diversi’ erano importanti ma non determinanti nella programmazione. Ancora nel 2002 eliminare Biagi, Santoro e Luttazzi fu un colpo per l’immagine, ma non significò svuotare la Rai. Ora i programmi scomodi sono diventati il core business, il top del palinsesto: senza Vieni via con me, Report e Annozero, la Rai si dimezza. È la grande novità degli ultimi anni, imposta dal pubblico che, stufo della ripetitività dei reality, va a cercarsi la realtà là dove sopravvive. Disposto persino a ciucciarsi Avetrana, dove qualcosa di reale comunque c’è, pur di non cadere nei Grandi Fratelli e nelle Talpe. Specie dopo che lo scandalo del bunga bunga ne ha svelato il retroscena, il reality del reality: le selezioni nell’alcova di Arcore.

Lerner e Mentana invitano La7 a ripensarci.
Li ringrazio. La battuta d’arresto delle rete nei nostri confronti è un pessimo segnale di stop anche per chi resta dentro.

Parliamo del futuro. Tu ora sei un ex dipendente Rai…
No, sono ancora dipendente fino al 31 luglio. Se il Cda rivuole Annozero lo dica, io straccio la transazione e resto qui. Oppure torno da esterno, purchè smettano di vedermi come un’imposizione da malsopportare e mi vogliano con la necessaria autonomia. Il servizio pubblico resta sempre la mia prima scelta.

Pia illusione.
E vabbè, se non mi vogliono alla Rai né a La7, devo provare a farne a meno. Siamo usciti dalla serata “Tutti in piedi” a Bologna, come l’anno scorso da “Raiperunanotte”, con una grande carica: c’è un enorme pubblico, soprattutto giovane, che ci chiede di rompere gli schemi, anche quelli in cui abbiamo lavorato finora, per parlare liberamente e uscire da un campo da gioco sempre più ristretto e asfittico. Una rottura come quella del Fatto nell’editoria. C’è un grande pubblico disposto a finanziarci con contributi individuali, a cercarci in rete, sul digitale, sul satellite. La ragazza precaria, sul palco di Bologna davanti a 30 mila persone, spaccava lo schermo. L’ho rivista in tv, seduta in un talk: non era la stessa cosa. Ecco, io ora cerco questo: una tv che rimetta al centro la realtà. “Scassando tutto”, come dice De Magistris: spazzando via l’equilibrio perverso che tiene insieme cattiva politica, cattiva economia e cattiva tv.

Molti si domandano: in autunno rivedremo Santoro e la sua squadra?
Certo che sì. È il momento della chiarezza, siamo alla scelta finale: se Rai e La7 non ci vogliono, dobbiamo essere noi a dire “rivogliamo la Rai” e a riprenderci il servizio pubblico privatizzato dai partiti, di destra e di sinistra, che lo considerano terreno di conquista. Per questo mi sono candidato a direttore generale: della Rai: una provocazione per affermare la necessità di competenze. E poi ci vogliono regole veramente liberali e un garante unico della comunicazione.

E Annozero?
Sto lavorando perché un programma come Annozero vada in onda dall’autunno ogni settimana, come sempre: alla Rai, a La7 o su una multipiattaforma fra satellite, streaming in rete e network di tv locali sul digitale.

Può funzionare anche in versione “feriale” o solo in quella “festiva” dei grandi eventi?
È una sfida entusiasmante. Ma possiamo vincerla solo se si mettono in gioco centinaia di migliaia di persone. Le interpelleremo presto perchè ci diano la forza necessaria. Riuscire in questa impresa sarebbe il coronamento della mia carriera.

di Marco Travaglio e Silvia Truzzi

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La rinascita della canapa
coltivazione ecosostenibile

Usata per fare carta, stoffe, olio, farina, cosmetici e medicinali, è stata proibita dalla legge Cossiga nel 1977 perché accomunata alla cannabis indica. Nel 1997 una deroga per la "sperimentazione" su mille ettari, poi ampliata. E ora si scommette sul suo ritorno dal nostro inviato ANTONIO CIANCIULLO

FERRARA - "I campi di canapa me li ricordo da bambino: per me erano il parco giochi. E per l'Italia una bella voce di export: 100 mila ettari coltivati che davano tessuti, carta, corde, vele, mangime. Poi è arrivata la plastica e questo settore agricolo è finito fuori mercato. Ma ora che si cominciano a rifare i conti calcolando l'impatto ambientale della produzione, il quadro della convenienza cambia. Si scopre che c'è più che mai bisogno di una pianta che cresce con poca acqua, aiuta il terreno a recuperare fertilità e contiene sostanze con potenzialità terapeutiche che stiamo appena iniziando a conoscere". A parlare è Gianpaolo Grassi, il ricercatore che a Rovigo coordina le attività del Cra (Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura), un ente pubblico che si è da poco staccato dal ministero delle Politiche agricole: da molti anni studia le proprietà della canapa ed è disposto a scommettere sulla sua rinascita. Una scommessa di cui i lettori ci hanno chiesto di occuparci con il quinto sondaggio "scegli la tua inchiesta".

LA VIDEOINCHIESTA 1

La canapa ha avuto infatti un passato glorioso e un declino improvviso. E' stata la prima pianta da fibra a essere coltivata, agli albori dell'agricoltura, perché la crescita è rapidissima e una volta tagliata è come un supermercato, offre di tutto: si usa per fare carta, stoffe, olio, farina, cosmetici e medicinali. La canapa è stata utilizzata per stampare la prima Bibbia di Gutenberg, per scrivere la dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, per tessere le vele delle navi dei fenici e delle caravelle di Cristoforo Colombo. E tra la metà dell'Ottocento e la metà del Novecento ha conosciuto in Italia la sua stagione d'oro.

Poi, dopo il colpo di freno determinato dalla concorrenza delle materie plastiche, nel 1977 è arrivato lo stop: la coltivazione è stata proibita dalla legge Cossiga che ha accomunato nel divieto di coltivazione due piante cugine ma con caratteristiche molto diverse: la canapa indica (quella utilizzata per uso ricreativo dalla generazione del '68) e la canapa sativa (usata per usi produttivi). Così, per vent'anni, il monopolio del settore è stato lasciato alla Cina e ai Paesi dell'Est. Ma nel dicembre 1997 una circolare del ministero delle Politiche agricole ha autorizzato una deroga per la coltivazione sperimentale su mille ettari (successivamente ampliata).
Ora la coltivazione della canapa potrebbe essere rilanciata se verrà approvata la legge proposta dal senatore Francesco Ferrante, responsabile del Pd per le politiche sui cambiamenti climatici. "E' ora di adeguarsi a una scelta che l'Unione europea ha fatto nel 1972 inserendo nella politica agricola comune gli aiuti alla canapa sativa", spiega Ferrante. "In Francia oltre 9 mila ettari di questa pianta alimentano i settori della bioedilizia e della carta. Si coltiva anche in Germania, Finlandia, Romania, Olanda, Gran Bretagna e in Canada nel giro di otto anni si è passati da 2.400 a 21 mila ettari. Nei prossimi anni, con il ciclo idrico sempre più sbilanciato dal caos climatico, diventeranno sempre più utili le virtù ambientali della canapa che può essere utilizzata in moltissimi settori".

"Oggi la novità sta proprio nella grande differenziazione degli usi proposti", aggiunge Arturo Malagoli, presidente di Raggio Verde. "Da una parte c'è una tradizione antichissima che non si è mai interrotta: per secoli le stoffe fatte in canapa sono state usate e riusate finché non diventavano stracci e a quel punto gli stracci venivano riciclati trasformandoli nella carta di cui sono fatte tante cinquecentine e tanti volumi antichi. Dall'altra ci sono usi che riprendono abitudini che si erano perse: ad esempio i prodotti di cosmesi che aiutano a prevenire la disidratazione della pelle e proteggono da un eccesso di raggi solari. In questa partita, che può produrre occupazione e fatturati importanti rivitalizzando un intero settore agricolo, l'Italia può tornare ad assumere un ruolo di leadership mondiale".

Una scommessa condivisa anche da Massimo Gasparini che, dopo aver sperimentato in famiglia, con una figlia celiaca, i problemi affrontati quotidianamente da oltre 110 mila italiani intolleranti al glutine, ha fondato Zmg nutraceutica per fornire sia biscotti, torte e pizze ricavati dalla farina di canapa priva di glutine che integratori alimentari con un concentrato di olio ricco di acidi grassi omega 3 e omega 6 particolarmente utile per la riduzione del colesterolo e per la prevenzione di problemi cardiaci.

"Sulle proprietà positive degli alimenti derivati dalla canapa c'è ormai un largo consenso scientifico", ricorda la nutrizionista Elisabetta Bernardi. "L'elenco dei benefici è lungo: va dalla riduzione dei trigliceridi alla prevenzione dell'acne giovanile, dalla qualità delle proteine contenute nei semi, simile a quella della soia e dunque molto utile per i vegetariani, alla protezione contro gli eritemi solari".
 
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Rossi: "Le prove più inutili"
Sic: "Che noia non girare"

Mugello, Vale dopo i problemi nelle libere: "Persa una giornata per guai insignificanti: per le qualifiche però la direzione è giusta. Simoncelli? L'accanimento contro di lui non ha senso". Simoncelli: "Io ok, ma con l'umido non serviva rischiare. Polemiche? Le lascio agli altri"

Valentino Rossi, 32 anni, prima stagione alla Ducati. Afp
Valentino Rossi, 32 anni, prima stagione alla Ducati. Afp
SCARPERIA (Firenze), 1 luglio 2011 - È un Valentino Rossi deluso e amareggiato quello che chiude il venerdì di libere del Mugello al 13° posto, che pure nel GP di casa si prende oltre 1,7". "Sono state le prove più inutili fatte finora - ha detto il pilota della Ducati -. Non sono riuscito a lavorare bene per problemi insignificanti: sulla prima moto abbiamo avuto problemi con un cavetto difettoso, sull'altra, poi, delle noie elettroniche, quindi non siamo riusciti a migliorare il tempo fatto dopo solo sette giri".
c'è tempo — La situazione per Rossi, comunque non è disperata. "Questi problemi è meglio averli il venerdì, che il sabato o la domenica. Sono sicuro che per le qualifiche potremo lavorare nella giusta direzione, anche se dobbiamo ancora migliorare qualcosa. Quando ho provato qui avevo la 1.000, che richiede uno stile di guida differente dalla 800. Con queste moto devi spigolare molto le curve, mentre con la GP12 si può far correre di più la moto. Ma abbiamo il tempo di sistemare le cose: con questa moto siamo già migliorati con il retrotreno". La gara sulla pista toscana potrebbe somigliare a un'ultima spiaggia. "Non credo che siamo a questo punto, sono sicuro che miglioreremo, ma per farlo dobbiamo continuare a lavorare a testa bassa come stiamo facendo".
Rossi ai box del Mugello con la Ducati  GP11.1. Ansa
Rossi ai box del Mugello con la Ducati GP11.1. Ansa
radiazioni in giappone — Poi Valentino si interessa alla questione del GP del Giappone a Motegi, e ai problemi legati alle possibili contaminazioni provocate dall'incidente alla centrale nucleare, citati dalla circolare del ministero degli Esteri spagnolo che suggerisce ai suoi cittadini di non recarsi in zone a 100 km dalla centrale di Fukushima. "Trovo molto positivo - ha detto Valentino - che il governo spagnolo si sia mosso in questo senso. Per ora non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale e definitiva dalla Federazione Internazionale sulla sicurezza delle zone dove si svolgerà il GP. Possiamo solo aspettare, ma fosse per me non andrei". Infine, un commento sulla alleanza spagnola contro Simoncelli: "Spero non sia vero, io gli consiglio di restare calmo e guidare anche con la testa. Ma tutto questo accanimento contro Marco ha poco senso".
Jorge Lorenzo, campione del mondo 2010 con la Yamaha. Reuters
Jorge Lorenzo, campione del mondo 2010 con la Yamaha. Reuters
fiducia lorenzo — Moderato ottimismo in casa Yamaha dopo il 4° posto di Lorenzo e il 5° di Spies. Il campione del mondo: "Nel pomeriggio la pista non era perfetta e ho deciso di restare ai box - ha detto Jorge -. Ho fiducia, mi piace il Mugello, mi sento a posto con il nuovo asfalto e tutta la squadra ha fatto un fantastico lavoro. Credo che non siamo mai stati così vicini al top, come livello, per la gara. Nonostante questo, però, vincere qui sarà duro". Spies, vincitore ad Assem punta al podio: "La sessione del mattino è andata bene, la moto ha lavorato a dovere, abbiamo provato varie combinazioni di gomme e penso che possiamo crescere. Nel pomeriggio, poi, con la pioggia improvvisa, è stato meglio non prendere alcun rischio. Comunque, abbiamo il passo per stare fra i primi 5 e lottare per il podio, che è il nostro obiettivo".
Casey Stoner, 25 anni, campione del mondo nel 2007. Reuters
Casey Stoner, 25 anni, campione del mondo nel 2007. Reuters
stoner in agguato — Alle spalle di Simoncelli, c'è Stoner: "In mattinata è stato un turno impegnativo perché risentivo ancora al collo della botta di Assen, poi non c’è stato abbastanza tempo per trovare il giusto assetto e fare il numero di giri che avrei voluto. Però, in generale, la moto ha lavorato molto bene fin da subito e non posso lamentarmi anche se vorrei migliorare nei cambi di direzione". Andrea Dovizioso, 3°, è abbastanza sorridente: "Con il nuovo asfalto devo dire che le buche sono sparite, sono cambiati i punti di riferimento e si possono fare tante traiettorie. Ho un buon feeling con la moto, ma dobbiamo continuare a lavorare perché con il mio stile di guida si scalda un po' troppo la gomma anteriore". Pedrosa, 7° al rientro dopo la frattura alla clavicola. "È bello tornare in moto e ritrovare il ritmo. Ho dolore nelle frenate più violente e nelle curve a destra, ma è normale. Spero di avere tutto il giorno per lavorare di fare delle buone qualifiche".
Marco Simoncelli, 24 anni, 2 pole in MoroGP. LaPresse
Marco Simoncelli, 24 anni, 2 pole in MoroGP. LaPresse
sic veloce e ironico — Simoncelli, intanto, si gode il primato come spesso gli capita durante le prove. "Il pomeriggio è stato un turno abbastanza lungo perché non finiva più con lo stare senza senza far niente - dice il pilota del team Gresini -. Per il week-end le previsioni volgono al bello, per cui non aveva senso rischiare con la pista umida. Con questo nuovo asfalto girare al Mugello è veramente una goduria, la moto mi ha dato subito buone sensazioni, anche se dobbiamo lavorare un po' su freno motore e assetto". Sorriso e ironia anche quando Marco viene di nuovo provocato sul litigio con Dani Pedrosa. "Sono sereno perché alla fine la polemica la fanno gli altri - sorride -, speriamo però che la smettano di parlare perché altrimenti alla fine non riesco a guidare al massimo".
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