mercoledì 19 ottobre 2011

hahhahahaha

IL CASO

Così gli archivi gratis sul Web
cambieranno le nostre vite

Dal Comune di Firenze all'Istat le informazioni raccolte da strutture pubbliche diventano consultabili da tutti. E possono essere riusate per applicazioni utili: sbarca in Italia una pratica che rende più efficienti le istituzioni  di RICCARDO LUNA

C'è una applicazione per il telefonino per sapere chi sono le persone che frequentano la Casa Bianca: il più visitato è il presidente Obama, ma al secondo posto non c'è il vicepresidente Joe Biden, come sarebbe lecito attendersi: c'è la coppia Barack & Michelle Obama. Con la stessa applicazione si può scoprire la classifica dei visitatori e se i nomi non vi dicono nulla, con un clic potete finire sulla relativa pagina di Wikipedia e leggerne il profilo. La residenza del presidente americano è una Casa di Vetro e questo aiuta a capire le scelte che vengono fatte e induce comportamenti migliori. C'è poi un sito internet che indica il grado di pericolosità delle principali città americane: utilizza dati pubblici della polizia e dei municipi per rispondere alla domanda "Are you safe?" (Sei al sicuro?). Il risultato è un barometro del rischio in modo che chiunque possa sapere se una certa zona è pericolosa per furti, scippi, stupri o omicidi e regolarsi di conseguenza. Un'altra applicazione calcola il valore degli immobili in base ai dati di criminalità e inquinamento.

Sono solo due esempi di quello che sta per accadere in Italia. Stiamo per essere felicemente travolti da una marea di dati. Non si tratta di dati qualunque, ma dei dati raccolti da strutture pubbliche con i nostri soldi che stanno per diventare liberi; e quindi consultabili da tutti, riutilizzabili per farne applicazioni utili. Magari anche per farci una startup (come Britescope, che offrendo un servizio
con i dati della previdenza Usa, fattura 10 milioni l'anno).

Parliamo degli Open Data che finalmente, dopo essere diventati pratica di buona amministrazione negli Usa e nel Regno Unito, aver conquistato la Spagna e i paesi del Nord Europa, arrivano in Italia per cambiarci la vita. I fatti dicono più di ogni altra cosa. E i fatti principali sono tre. Il primo: da ieri sera Firenze ha rilasciato molti set di dati; è il primo comune italiano a farlo, finora solo quello di Udine lo aveva fatto ma limitandosi al bilancio, il salto di Firenze sarà presto imitato da Torino, Matera e Roma. Il secondo fatto: il Piemonte da qualche anno ha un sito di dati istituzionali, da oggi una dozzina di altre regioni sono pronte a imitarlo; parliamo di dati fondamentali a partire da quelli che riguardano la sanità. Il terzo fatto: l'Istat, detentore massimo dei nostri dati statistici, sta per metterli a disposizione di tutti con un accesso "dal computer di casa".

Gli Open Data sono un presupposto essenziale della trasparenza e dell'efficienza della pubblica amministrazione ma sono anche un potentissimo attivatore della creatività dei singoli. Uno studio della McKinsey sui paesi della Unione Europea ha calcolato che gli Open Data potrebbero abbattere i costi della pubblica amministrazione del 20 per cento creando valore fino a 300 miliardi di euro in dieci anni tra riduzione di inefficienze, maggiori introiti fiscali e maggiore produttività.

Gli esempi virtuosi non mancano. Nel Regno Unito il governo mette a disposizione dati sulle performance delle strutture sanitarie pubbliche o sulle scuole: questo porta i cittadini a fare scelte più informate e a una maggiore efficienza del sistema. In Germania l'Agenzia federale per il lavoro nonostante il taglio del budget ha aumentato il proprio impatto usando in maniera creativa i dati. Sempre in Gran Bretagna la Open Knowledge Foundation ha lanciato un servizio "wheredoesmymoneygo", ("dove vanno a finire i miei soldi") con cui ogni cittadino capisce come è composta la spesa pubblica.

La forza dei dati aumenta quando vengono incrociati fra di loro per ottenere nuova conoscenza come ha spiegato l'inventore del web Tim Berners Lee nel 2009 lanciando la campagna "linked-data". Intanto il movimento è diventato globale come si vedrà giovedì a Varsavia al più grande summit mondiale di Open Data. "Eppure è un momento delicato" ha detto nei giorni scorsi il direttore della Open Knowledge Foundation Jonathan Gray, "i fondi per il sito americano data. gov sono stati tagliati, in giro si sente parlare della tentazione di vendere i dati per farci qualche soldo, e anche chi li pubblica lo fa in formati sbagliati, che ne rendono difficile l'uso".

LEGGI L'INTERVISTA A GRAY 1

In Italia la storia è iniziata, lontano da ogni riflettore, molto tempo fa. E se oggi arriva a un traguardo storico lo deve ai pochi che hanno continuato a parlarne anche quando ai più sembrava astrusa. Ora il vento è cambiato: il ministro Renato Brunetta è pronto a lanciare anche il governo italiano su questo tema. Presto avremo un portale di dati e una gara a premi per generare applicazioni socialmente utili. Certo "i dati da soli non bastano, occorre saperli leggere", osserva il presidente dell'Istat Enrico Giovannini che ha appena creato una Scuola Superiore di Statistica. Vedremo i risultati. Intanto i dati tornano a chi li ha pagati. Ai cittadini. Ci faranno molto bene.
(18 ottobre 2011)

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QUIRINALE

Napolitano, appello per le riforme
"No ai condizionamenti elettorali"

Il presidente della Repubblica  interviene nel corso della cerimonia per la consegna delle onorificenze ai cavalieri del lavoro: "Abbattere il debito pubblico". "L'Italia è esposta ai venti di crisi, sono angustiato per la mancata coesione". "La questione della disoccupazione e della frustrazione giovanile deve essere al centro delle nostre preoccupazioni"

ROMA - "E' giunto il momento di abbattere, gradualmente ma a ritmo sostenuto e costante, il nero del debito pubblico accumulatosi nel corso dei decenni" dice il presidente della Repubblica nel corso della cerimonia per la consegna delle onorificenze ai cavalieri del lavoro nominati il 2 giugno scorso. Ad ascoltarlo, tra gli altri, il premier Silvio Berlusconi e il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. "Lo stiamo facendo - continua l'inquilino del Colle - come indicano i decreti di luglio e di agosto, adottati celermente in Parlamento in ottemperanza agli impegni assunti e intendiamo farlo senza alcuna incertezza e tergiversazione".

Per Napolitano l'Italia "è molto esposta a questi venti di crisi" e "bersaglio di attacchi dei mercati e di una crisi di fiducia da parte anche di altri Paesi". Per questo le riforma strutturali sono "impellenti". Ma il clima non appare propizio. Per questo il presidente non nasconde la preoccupazione: "Non posso tacere la mia angustia nel constatare che le condizioni politiche per questa più larga condivisione non si sono finora verificate". Quello che serve, continua l'inquilino del Colle, è "una forte, netta assunzione di responsabilità: largamente condivisa perchè risulti più credibile, più garantita nella sua efficacia realizzativa". Uno dei "punti di forza su cui oggi
possiamo contare è la consapevolezza della necessità di una straordinaria mobilitazione per liberarci
da antiche insufficienze e far fronte a momenti di estrema difficoltà".

Coesione e riforme, dunque. "Senza farsi condizionare da calcoli elettorali" continua il capo dello Stato. Un rischio che esiste non solo in Italia ma in Europa: "In Francia, dove si voterà nel 2012, ed in Germania, dove si sono succedute elezioni regionali e si andrà successivamente alle elezioni generali, o negli Stati Uniti, dove egualmente si tornerà a votare l'anno venturo. Si guardi con coraggio agli interessi comuni di più lungo termine per l'unità dell'Europa, per lo sviluppo mondiale, per il futuro delle giovani generazioni". Tutti insomma devono fare la propria parte e "molto sta facendo il mondo delle imprese anche in modo propositivo ed è importante: lo testimonia il 'Progetto per l'Italia".

E al ministro Romani, intervenuto poco prima nella cerimonia Napolitano riserva una replica precisa: "Lo ringrazio per averci ragguagliato sugli sforzi che si stanno compiendo. Ma le difficoltà sono sotto gli occhi di tutti. E a queste difficoltà guarda con preoccupazione l'Europa".

Il presidente poi torna a difendere la moneta unica. "Mi rifiuto di credere che possa serpeggiare in qualsiasi ambiente l'idea che l'euro, la nostra appartenenza all'Eurozona, sia per noi come una camicia di forza". Piuttosto è vero il contrario: "E' una cintura di protezione e un propulsore insostituibile di sviluppo competitivo per la nostra economia nazionale, in sinergia con le altre economie europee".

Infine un passaggio sui giovani e le difficoltà che ne frenano le prospettive future: ""La questione della disoccupazione e della frustrazione giovanile deve essere al centro delle nostre preoccupazioni. E' parlo di preoccupazioni per la coesione sociale e anche per l'equilibrio democratico e per la convivenza civile". Con negli occhi le immagini degli scontri di sabato a Roma, il presidente chiede "attenzione alla protesta pacifica" e "rigore contro inammissibili violenze". 
 
(19 ottobre 2011)
 
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Le liberalizzazioni che servono a poco 

Chi l’avrebbe mai detto: la crescita zero dell’Italia è colpa della lobby delle estetiste, della corporazione dei facchini, dell’oligopolio della produzione di margarina e grassi idrogenati e perfino, ebbene sì, del caos normativo sui premi assegnati dai quiz televisivi. Dopo settimane di riflessione, infatti, il ministro dello Sviluppo Paolo Romani e quello della Semplificazione normativa Roberto Calderoli hanno partorito una bozza dell’attesissimo decreto sviluppo, che il Fatto Quotidiano ha potuto consultare.

Alla voce “liberalizzazione di alcune attività professionali”, Romani sceglie con cura i suoi bersagli: le imprese di facchinaggio, che potranno operare con meno requisiti di quelli richiesti oggi, il commercio all’ingrosso con deposito e produzione di margarina e grassi idrogenati, dove ci sarà meno burocrazia, poi al comma 4 si annuncia l’imprescindibile “soppressione del ruolo degli stimatori e pesatori pubblici”. Al posto delle autorizzazioni richieste oggi, per alcune professioni basterà la cosiddetta “Segnalazione certificata di inizio attività”, la Scia, cosa che dovrebbe stimolare l’apertura di nuove imprese. I settori beneficiati da questo alleggerimento burocratico (e colpiti, forse, da una maggiore concorrenza) non sono scontati. Ecco l’elenco: impianto di un nuovo molino, raccomandazione di navi, acconciatore ed estetista, autotrasporto di cose per conto di terzi (questo è serio e delicato, visti i rapporti sempre tesi con le lobby del trasporto), imprese di autoriparazione per l’esecuzione delle revisioni, ampliamento di un magazzino generale.

Si può discutere se i rigassificatori siano volani per lo sviluppo, di certo sono sgraditi dai territori che li devono ospitare. Quindi la bozza del decreto prevede di sedurre i riottosi con una riduzione del 15 per cento del prezzo del metano per le auto nella zona del rigassificatore.
Visto che anche Calderoli ha dato il suo contributo alle 42 pagine della bozza, la seconda metà ha titolo “misure di semplificazione”. La prima è soprattutto di trasparenza: sui siti web della pubblica amministrazione deve essere reperibile anche la normativa già pubblicata in gazzetta ufficiale, a differenza di oggi. C’è qualche formalità in meno per gli albergatori e poi il documento si chiude con un lungo articolo su “semplificazione della disciplina dei concorsi e manifestazioni a premio”, dove la novità principale è la possibilità di partecipare e vincere anche per chi vuol giocare dall’estero. E questo forse aiuterà davvero, visto che è noto che in tempo di crisi si gioca di più.

É solo la prima stesura, chissà che forma avrà il decreto nella sua veste definitiva. Assai probabile che almeno qualcosa in comune con questo documento ce l’abbia: sarà a costo zero, Giulio Tremonti non sgancia un euro. E senza soldi (e senza liberalizzazioni vere) di sviluppo se ne vedrà poco.

Il Fatto Quotidiano, 19 ottobre 2011


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Casey: "Il giorno perfetto"
Vale: "Non mi fido della moto"

PHILLIP ISLAND (Australia), 16 ottobre 2011

Stoner, iridato nel giorno del compleanno: "Solo la paternità potrà migliorarmi rispetto a quanto fatto oggi". Rossi e la caduta: "Era un sorpasso normalissimo, non ha senso, questa Ducati non vuol sorpassare". Sic secondo: "Felicissimo, saluto Lorenzo, mi dispiace per lui"

La festa di Casey Stoner , 26 anni, sul podio. Ap
La festa di Casey Stoner , 26 anni, sul podio. Ap
Felicissimo Stoner, nel Casey-day: "È stata la giornata perfetta - ha detto euforico -, non capita spesso di festeggiare il compleanno con il GP di casa, una vittoria e addirittura il titolo mondiale. Sono molto dispiaciuto per quanto è successo a Lorenzo, non era questo il modo in cui avrei voluto vincere il titolo, ma sono davvero felicissimo". Emozioni e brividi, che lui stesso fa fatica a spiegare. "Ora ho talmente tante emozioni, che tutto mi straborda da dentro - ha detto -. Sono felice di aver vinto questa gara: è difficile che succeda qualcosa che mi colpisca di più di quanto ho fatto oggi".
Gazzetta TV
 
sapore diverso — Secondo titolo, dal sapore diverso dal primo, conquistato nel 2007 con la Ducati. "Nel caso del primo titolo nessuno mi dava fiducia, era diverso, non sembrava fosse possibile, si diceva che era merito della moto. Poi è passato del tempo, sono qui alla Honda, mi sono ripetuto, ho avuto meno pressione anche perché qui c'è un gruppo comune, più ampio, e di risultato negativi, se così si può dire, abbiamo fatto solo dei podi". Adesso la paternità, fra circa 4 mesi: "Forse l'unica cosa in cui potrò essere migliore rispetto a quanto fatto oggi. è una nuova sfida e sarà bellissima".
Gazzetta TV
 
sic, primo degli umani — Simoncelli, secondo al traguardo, è il primo degli umani su questa pista, considerando l'inarrivabile ritmo di Stoner, che a Phillip Island vince da cinque gare di fila: "Sono davvero contento - ha detto Marco -, è stata dura per le condizioni, con il vento forte e la pioggia nel finale. Il problema era che non si sapeva quanto si dovesse spingere, ma dopo aver fatto tutta la gara al 2° posto ho pensato non potevo farmi fregare negli ultimi due giri così, quindi ho spinto e ho tenuto la posizione". Con questo risultato, il migliore in carriera in MotoGP, Simoncelli è ora 6° nel Mondiale, alla pari con Rossi, ma con la possibilità di prendere Spies, 5°, distante 17 punti. E sul suo recupero, non fa alcun tipo di illazione legato al rendimento della moto. "La mia moto è sempre stata ad alto livello, il suo rendimento non è stato condizionato dall'incidente di Le Mans, ne sono convinto. Il segreto di Stoner? Qui fa paura e in generale la differenza è che riesce a dare gas prima degli altri". Poi, un bel finale, con un saluto all'infortunato Lorenzo: "Non ci siamo molto simpatici, ma vorrei dargli un in bocca al lupo e salutarlo: mi dispiace che non abbia corso per quello che gli è successo".
Gazzetta TV
 
podio dovi — Dovizioso, al sesto podio stagionale, è riuscito a tenersi dietro Pedrosa, suo compagno di squadra nell'Hrc, ma anche rivale nella lotta per il terzo posto nel mondiale, che lo vede ancora davantio per 4 puntri. "Contava stare davanti a Dani - ha detto Andrea - perché l'obiettivo vero sarà di confermare il terzo posto nel mondiale. Non che sia il mio obiettivo massimo in carriera, ma ruiuscirci quest'anno, con il livello alto che c'è, non sarebbe male, e non certo per i soldi in palio...La gara è stata dura, con condizioni difficili e tante incognite con la pioggia nelle curve, ma il risultato è stato importante".
Valentino Rossi, 32 anni., seconda caduta di fila. LaPresse
Valentino Rossi, 32 anni., seconda caduta di fila. LaPresse
rossi non si fida — La gara di Rossi è finita al 14° giro, in un sorpasso che semprava normale a Bautista, cui contendeva il 5° posto. "È molto difficile, abbiamo problemi, ma in mattinata avevo migliorato il feeling e in gara, grazie anche all'assenza delle Yamaha, pensavo di ottenere un risultato onorevole. Avevo un passo migliore di Hayden e Bautista e sono andato all'attacco per passarli". La manovra del sorpasso, e caduta, non è apparsa così estrema. "Ho frenato, sono entrato tranquillo nella piega a destra - spiega - forse mezzo metro più stretto, ma lei non vuole fare i sorpassi, ho perso l'anteriore, sono caduto ed è andata pure bene che Bautista non mi abbia centrato". Una caduta senza senso, un po' come la satgione, davvero inspiegabile. "Sono entrato alla solita velocità e con il solito angolo di piega, era un sorpassino, non ero impiccato, non ha senso". Poi, sulle ragioni di tanta difficoltà, Vale si stringe nelle spalle: "Io devo guidare al 70 per cento perché non mi fido della moto, e poi anche così cado. Non ce la faccio, il mio stile non si adatta; non è questione di sfortuna, è che ci sono dei problemi che non riusciamo a risolvere".
m.bri.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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