mercoledì 5 ottobre 2011

regressione

Bavaglio, si dimette la relatrice Bongiorno
Paniz: “Carcere per i giornalisti” 

Al posto della deputata di Fli andrà Enrico Costa, autore dell'emendamento messo a punto con l’obiettivo di rendere impubblicabili le intercettazioni fino alla cosiddetta "udienza filtro". Bocciate le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd e Idv. La Lega Nord: "Non si tratta di censura". Pd: "Una mazzata"
L'avvocato-deputato del Pdl Maurizio Paniz
L’agenzia Moody’s taglia il rating dell’Italia di tre livelli. Dieci giorni fa il downgrade di Standard&Poor’s. Ma le priorità del governo sono altre, in primis il disegno di legge per limitare l’uso delle intercettazioni da oggi in esame alla Camera che ha bocciato le questioni pregiudiziali di Pd e Idv al testo. Con 307 no (Pdl e Lega), 230 voti a favore (Pd e Idv) e 63 astenuti (i deputati del Terzo polo), le pregiudiziali di costituzionalità sono state respinte. Risultato analogo anche della votazione sulla pregiudiziale di merito: 229 sì, 307 no e 64 astenuti.

Ma se la ‘partita’ in aula è appena cominciata, a livello politico lo scontro è già in atto da tempo. E i toni sono da battaglia. Nel pomeriggio dopo una piccola polemica con il Guardasigilli Francesco Nitto Palma (guarda il video), sono arrivate le dimissioni di Giulia Bongiorno, presidente della Commissione giustizia alla Camera che già ieri aveva minacciato di lasciare l’incarico dopo aver detto “non sarò io la relatrice di questo obbrobrio” (guarda il video). Al suo posto, il deputato Pdl Enrico Costa, autore dell’emendamento-compromesso messo a punto con l’obiettivo di rendere impubblicabili le intercettazioni fino alla cosiddetta “udienza filtro”.

”L’accordo su questo testo era stato raggiunto due anni e mezzo fa. Ed era stato il frutto di lunghe trattative. Io avevo già fatto la relazione in aula su questa versione. Ora, il fatto che vogliano stravolgere tutto è chiaramente una violazione di questo accordo”, ha spiegato l’avvocato Bongiorno. ”Vorrei ricordare – ha sottolineato la presidente della commissione Giustizia alla Camera – che io avevo già fatto una relazione in Aula proprio perché era stato raggiunto un accordo su questo testo. Poi arrivò l’ordine dall’alto di lasciar perdere, perché era considerato un provvedimento troppo annacquato. Ma per me l’accordo era e resta su quella versione del ddl”. “Pertanto – ha concluso – rimettere le mani ora sulla riforma stravolgendola la ritengo una violazione dell’intesa raggiunta e quindi non ho potuto far altro che dimettermi da relatore, indicando al mio posto il capogruppo del Pdl Enrico Costa”. “Avevamo lavorato tanto su questo provvedimento – ricorda la parlamentare finiana – e avevamo raggiunto l’intesa dopo decine di incontri con Ghedini e con gli editori. Ora, nel giro di due giorni, si è deciso di stravolgere tutto questo. Cambiando profondamente un testo sul quale si era raggiunto, ripeto, un accordo, che era il presupposto per il mio sì”.

“Con i giornalisti ci andrei con i piedi di piombo”, ha esordito il neo relatore Costa augurandosi che sul provvedimento arrivino le proposte anche dell’opposizione. “Bisogna allargare il consenso, spero che ci possa essere un’ampia convergenza, noi andiamo avanti”, ha detto Costa senza specificare se la maggioranza metterà la fiducia sul provvedimento.

Il deputato Pdl Maurizio Paniz ospite di ’24 Mattino’ su Radio 24 è tornato a chiedere il carcere per i giornalisti: “Il cronista che pubblica ciò che non può pubblicare dovrebbe subire una sanzione penale. Il carcere magari è un percorso più lungo. Che ne so, ci vorrebbe una sanzione da 15 giorni a un anno, poi il giudice graduerà a seconda della violazione, vedrà se sono possibili riti alternativi, pene pecuniarie o multe o – ha ripetuto il deputato Pdl – se il giornalista debba andare in carcere. Cosa che è tutto sommato molto rara nel nostro ordinamento per questa tipologia di situazione”. Poi ha fornito dati falsi sul numero degli intercettati in Italia. Paniz ha sostenuto che ogni giorno vengono ascoltate 3 milioni di conversazioni. Una cifra iperbolica calcolata sulla base di questo ragionamento: secondo il deputato-avvocato Pdl ogni anno in Italia vengono intercettate 150 mila persone e, visto che ciascuna di esse fa in media una ventina di chiamate a testa, il conto è presto fatto. Peccato però che 150 mila siano le utenze e non le persone intercettate (qualsiasi spacciatore di droga utilizza più telefoni, ndr) e che quelle 150 mila utenze non vengano ascoltate per 12 mesi di seguito, ma a seconda dei casi, anche per pochissimi giorni.

E se il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini, intervistato da Radio24, parla apertamente di “attentato alla libertà di stampa” puntando il dito contro “quello che si sta tentando di fare con emendamenti sbagliati, antistorici, inutili nell’era della comunicazione”, il deputato della Lega Nord Nicola Molteni è di parere opposto: “E’ assurdo che il presidente dell’Anm (carica in realtà ricoperta da Luca Palamara, ndr) che dica che gli emendamenti presentati sono antistorici e inutili. Ognuno ha la propria funzione, il proprio compito”. Per il Carroccio, non si tratta affatto di “una legge bavaglio”, anzi, il testo “conferma la possibilità di fare investigazione, ma conserva anche il diritto alla privacy”.

Il Terzo polo si è astenuto sulle pregiudiziali di costituzionalità al ddl come preannunciato ieri quando l’Udc aveva scelto di ritirare la propria eccezione. “Non siamo contrari a un’equilibrata regolazione della materia”, ha spiegato il deputato dell’Api Pino Pisicchio condannando “l’abuso voyeuristico” delle intercettazioni. Tuttavia, ha spiegato, “una buona legge non può che essere risultante di tre principi: l’esigenza di utilizzare le intercettazioni per perseguire i reati e avvalersi delle intercettazioni, il diritto di ogni cittadino a vedere tutelata la propria riservatezza, la libertà d’informazione”. Per il deputato dell’Api, “si avvicina questo delicato equilibrio il testo della relatrice Bongiorno”. Che però ora ha scelto di abbandonare l’incarico.

Decisamente contraria al ddl intercettazioni l’opposizione: “L’emendamento presentato da Enrico Costa è decisamente un passo indietro. Nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice riporta già le intercettazioni che sono state considerate rilevanti ai fini del processo. Pertanto non si capisce perché ne debba essere vietata la pubblicazione”, ha dichiarato il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. “In questo modo – ha insistito Ferranti – il contenuto dell’ordinanza diventerà ‘monco’, perché si potrà conoscere solo una parte di questo. E’ davvero un garantismo peloso, perché quest’emendamento verrà senz’altro strumentalizzato attraverso il passaggio in nero delle notizie”.

Ad allargare lo schieramento del no al ddl, è arrivata ieri sera anche la decisione di Wikipedia che ha messo in atto una protesta ‘preventiva’: dopo aver pubblicato un lungo comunicato contro l’iniziativa del governo sta infatti impedendo la visitazione delle pagine dell’edizione italiana dell’enciclopedia che rimandano tutte alla nota di protesta.

In realtà, se alla Camera verrà approvato l’emendamento al comma 29, per ora blog e siti “non giornalistici” sarebbero salvi. ”Il Comitato dei nove  ha fatto proprio l’emendamento al comma 29, che ora sarà portato al vaglio dell’Assemblea di Montecitorio”, ha annunciato Roberto Cassinelli (Pdl), che in mattinata aveva sottoposto al Comitato il testo per limitare l’obbligo di rettifica on-line alle sole testate registrate. “Rilevo con grande piacere – ha affermato il parlamentare – che il voto del Comitato è stato quasi unanime: solamente l’Italia dei valori, infatti, se ne è inspiegabilmente discostata”.

L’Italia dei valori infatti ha proposto un “sub-emendamento” a firma Di Pietro-Palomba alla proposta Cassinelli “per sopprimere ogni riferimento al web nel ddl intercettazioni. Internet è uno straordinario strumento di democrazia e conoscenza e non si può censurare. Il nostro subemendamento ripristina elementari principi di libertà di espressione e di pensiero, intangibili in qualsiasi democrazia. Per tutelare la verità e l’onorabilità, anche in rete, bastano le norme penali esistenti”, ha spiegato il deputato Idv Federico Palomba.

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IL CASO

Assunzioni e nuove aperture
cresce solo l'economia verde

Inaugurato in provincia di Arezzo un laboratorio di ricerca sulle rinnovabili che darà lavoro a 200 persone. Un caso non isolato che conferma le potenzialità occupazionali della green economy di VALERIO GUALERZI

ROMA - Duecento assunzioni nel giro di un anno non risolvono di certo il problema della disoccupazione, ma indicano una strada. Se l'Italia vuole riprendere a crescere (possibilmente in maniera sostenibile), esportare tecnologia e porre argine alla fuga di cervelli, la via da percorrere è quella della ricerca e della green economy

A Terranova Bracciolini, in provincia di Arezzo, la multinazionale dell'energia pulita One-Power (che già impiega in Italia circa 1200 dipendenti) ha inaugurato venerdì il suo Centro d'Eccellenza e Sviluppo delle fonti rinnovabili. Un laboratorio distribuito su due piani con una superficie di 1672 metri quadrati che da qui alla fine del 2012 darà lavoro a duecento persone, 135 delle quali ingegneri chiamati a studiare come ricavare e immagazzinare meglio l'energia prodotta da sole e vento.

Sono ormai mesi che analisi sulle potenzialità occupazionali della green economy vengono pubblicate a ritmo periodico. Tra le ultime, quella sfornata dall'apposita task force di Confindustria sulla possibilità di ottenere, da qui al 2020, 1,6 milioni di unità di lavoro nel solo settore dell'efficienza energetica. Non a caso il tema è uno dei punti inseriti nel manifesto per la crescita 1 recapitato al governo dagli industriali.

Un altro studio, questa volta realizzato da Unioncamere e Symbola, stima invece che il 30% delle piccole e medie imprese punta su scelte connesse a vario titolo alla green economy, con una percentuale che sale nelle imprese che esportano (33,6%), che sono cresciute economicamente anche nel disastroso 2009 (41,2%).

Da Termini Imerese 2 alla Iveco-Iribus 3, dalla Jabil 4 alla Fincantieri 5: a interrompere la lunga sequenza di notizie drammatiche dal mondo del lavoro sono quasi sempre e quasi solo aziende che hanno a che fare con l'economia verde. Il laboratorio di Terranova Bracciolini non è infatti un caso isolato. 

Qualche settimana fa la Angelantoni ha inaugurato in Umbria il nuovo impianto  6 della Archimede Solar Energy per la produzione di ricevitori per centrali solari a concentrazione. "La produzione comincerà con una capacità annua di 75mila ricevitori e potrà essere aumentata a 140mila, offrendo lavoro a 200 persone, figure professionali di alta specializzazione", ha spiegato l'amministratore delegato Gianluigi Angelantoni.

Risale invece a luglio l'apertura in provincia di Catania della più grande fabbrica italiana per la produzione di moduli fotovoltaici. L'impianto 3Sun, nato da una joint venture tra Enel Green Power, Stm e Sharp, nella fase iniziale occuperà 280 addetti qualificati e avrà una capacità produttiva di pannelli fotovoltaici di 160 MW all'anno, che potrà essere incrementata nel corso dei prossimi anni a 480 MW l'anno. Nella primavera scorsa, inoltre, una ventina di imprese, da Bolzano a Salerno, passando per Roma e Pisa, era a caccia di circa 250 persone, come certificavano le segnalazioni riportate sul Sole 24 Ore dell'11 maggio.

Alle start up create dall'economia sostenibile vanno poi aggiunte le vecchie aziende (e i loro lavoratori) salvati dalla riconversione ambientale. E' il caso, solo per fare l'ultimo esempio, del gruppo Marcegaglia che ha inaugurato un paio di giorni fa a Taranto il nuovo complesso industriale con 170 occupati destinato alla fabbricazione di lamiere e pannelli fotovoltaici per la produzione di energia solare, complesso nato dalla dismissione del vecchio impianto per la produzione di caldaie industriali.

Una strada, quella della riconversione green, che per molte imprese in crisi è diventata ormai l'ultima e unica carta da giocare, come hanno scoperto amaramente sulla loro pelle gli operai della ex Isi-Electrolux di Scandicci. Il gruppo Easy Green era pronto a rilevare lo stabilimento, ma alla fine l'accordo è saltato perché i nuovi arrivati garantivano il mantenimento dell'occupazione solo per i 260 addetti del settore rinnovabili.    

Ma la cosa forse più straordinaria è che questi numeri vengono realizzati malgrado l'assenza 7, quando non addirittura l'ostilità, del governo. "I nostri investimenti nella ricerca devono essere tutelati e rilanciati dalla politica, l'Italia è l'unico paese nel mondo che non ha un ministero per l'energia. Ce l'abbiamo per la semplificazione normativa, per la gioventù, per l'attuazione del programma e per varie altre facezie, ma un ministro dell'energia, notoriamente un ambito strategico ed essenziale per un Paese, non c'è", ha denunciato il direttore dello stabilimento Power-One Italia, Giuseppe Ricci, inaugurando il Centro di Eccellenza e Sviluppo.
(01 ottobre 2011)
 
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Belgio, incidente nucleare
Tre contaminati. 
Nessuna fuga radioattiva
I tre hanno lasciato la zona non appena si è verificato il problema, si sono sottoposti alla decontaminazione esterna e ai controlli medici. L'area è stata subito sigillata in attesa di nuovi accertamenti
Un errore di manipolazione di un recipiente contenente plutonio, caduto a terra: questa l’origine dell’incidente avvenuto ieri pomeriggio (ma comunicato solo oggi) nell’impianto di smaltimento di rifiuti nucleari Belgoprocess, a Dessel, in Belgio, durante l’ispezione annuale condotta dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e dall’Euratom, l’organismo europeo dell’energia atomica. Tre i contaminati: trattasi di un ispettore Onu e di altre due persone, tutte sottoposte a controlli medici. La notizia è stata diffusa oggi dall’Aiea, che ha anche precisato come non ci sia stata una fuga radioattiva all’esterno.

L’ispettore dell’agenzia internazionale per l’energia atomica si trovava all’interno dell’impianto insieme a un collega di Euroatom e da un funzionario di Belgoprocess per una ispezione di routine quando è accaduto l’incidente. I tre hanno lasciato la zona non appena si è verificato il problema, si sono sottoposti alla decontaminazione esterna e ai controlli medici. E’ ora in corso la valutazione della loro esposizione alle radiazioni. Non vi sono tuttavia state fughe di radioattività nell’ambiente e e inizierà presto la decontaminazione del sito. L’area è stata sigillata. Il centro per gli incidenti e le emergenze dell’Aiea è in contatto con i funzionari belgi per raccogliere informazioni sull’esposizione alle radiazioni, il materiale coinvolto e altri dettagli.

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SMARTPHONE

iPhone 4S, blitz di Samsung
"Bloccatelo in Italia e Francia"

Nuovo capitolo nella battaglia legale che contrappone i coreani ad Apple: "Il nuovo melafonino viola i nostri brevetti, non può essere messo in commercio"

Non sono passate neanche ventiquattro ore dalla presentazione a Cupertino del nuovo iPhone 1, che il principale concorrente di Apple nel mercato degli smartphone, Samsung, dà seguito alle minacce e chiede il blocco del nuovo dispositivo in Italia e Francia. E' solo l'ultima puntata della battaglia legale che contrappone i due colossi: nei mesi scorsi era stata Apple a chiedere e ottenere il blocco delle vendite di un prodotto Samsung, il tablet Galaxy Tab, in Germania, accusandolo di aver saccheggiato i brevetti dell'iPad. Oggi è Samsung a ritenere che il nuovo iPhone violi due dei suoi brevetti sulla tecnologia mobile.

Il gruppo coreano ha aggiunto che si riserva di avanzare altre richieste dello stesso tenore, in altri paesi, "dopo un ulteriore riesame". L'iPhone 4S, quinta generazione dello smartphone di Apple, è stato presentato martedì negli Stati Uniti. Sarà disponibile dal 14 ottobre in sette paesi tra cui Usa, Francia e Canada, e dal 28 ottobre in 22 paesi aggiuntivi, tra cui l'Italia.
(05 ottobre 2011) © Riproduzione riservata
 

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