martedì 27 marzo 2012

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La Rai rischia 200 milioni di rosso. Ma per Lorenza Lei i conti sono in ordine 

Il direttore è a caccia del secondo mandato, ma la sponda di berlusconiani e cardinali che l'aveva sostenuta è più gracile. La raccolta pubblicitaria ha registrato -17 per cento nel primo trimestre
Lorenza Lei, direttore generale Rai
Il direttore generale Lorenza Lei è in campagna elettorale, a caccia di un improbabile secondo mandato in Rai. Ci prova, nonostante la sponda politica che l’aveva proiettata ai vertici di viale Mazzini, cioè berlusconiani e cardinali amici, sia più gracile.

Al tempo di professori e tecnici, funziona benissimo, pensa, la sobrietà dei toni e l’austerità nei conti: “Sono fiera di aver raggiunto il pareggio del bilancio per l’esercizio 2011 dopo cinque anni di perdite”, ripete ossessivamente fra interviste ufficiali e incontri ufficiosi. Un’azienda moribonda che trasmette segnali di vita, però, non va incensata e soprattutto sottovalutata. Quando ha chiesto udienza al sottosegretario Antonio Catricalà per sondare le intenzioni del governo, forse Lorenza Lei avrà dimenticato di spiegare il terribile 2012 che s’abbatte sul servizio pubblico, già azzoppato per un debito consolidato di oltre 350 milioni di euro. La concessionaria Sipra ha ripreso la raccolta pubblicitaria con cifre negative: -17 per cento nel primo trimestre – e qui ballano 100 milioni di euro se la tendenza non migliora – mentre l’anno scorso ha racimolato a fatica 980 milioni. Poi Catricalà, che ha respinto l’offensiva del direttore generale con qualche imbarazzo, dovrebbe sapere che le previsioni di spesa indicano un buco di 100 milioni di euro, un capitale che può trasformarsi in debito se viale Mazzini non decide di tagliare le già martoriate risorse per le reti e i programmi.

La Lei ha avuto la fortuna di guidare l’azienda durante un anno dispari, quando non ci sono diritti sportivi da acquistare né eventi particolari, così può vantare le sue mirabolanti ricostruzioni finanziarie. Ma nel 2012 vanno staccati assegni per 150 milioni di euro perché la Rai, seppur ridimensionata per quantità e qualità di palinsesto dal satellite di Sky, deve mandare in onda gli Europei di calcio e le Olimpiadi di Londra. Dunque, quei 4 milioni di euro di attivo che dovrebbero risplendere nel bilancio 2011 in arrivo nel Consiglio di amministrazione, mentre le casse si dilaniano in più crepe, valgono nient’altro che briciole: nulla in mezzo ai 350 milioni di euro di debiti pregressi e 200 milioni di possibili perdite fra le voci di spesa che non ritornano e la raccolta pubblicitaria estremamente preoccupante. Tonfi clamorosi come la serie televisiva Barbarossa – 13 % di share domenica sera – non aiutano il lavoro di Sipra. Qualcuno poteva avvisare che il film leghista, voluto fortemente da Bossi e costato 6, 8 milioni di euro a viale Mazzini, al cinema non l’aveva visto nessuno. Evidentemente nemmeno Lorenza Lei.

Sempre riservata e silenziosa, appena il governo di Mario Monti ha iniziato a parlare di rinnovo del Cda, la Lei ha scoperto la voce e la diplomazia. Ha più volte parlato a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi, ieri avrebbe anche sollecitato le dichiarazioni di Angelino Alfano in sua difesa: “Il direttore generale Lei sta facendo un buon lavoro, i conti sono in ordine e soprattutto il servizio pubblico è a disposizione dei cittadini e non dei partiti”. Gustoso, allora, riportare il retroscena di Dagospia, che viene confermato da varie fonti di viale Mazzini: durante la proiezione di Cesare deve morire dei fratelli Taviani (Orso d’Oro a Berlino), seduta accanto al presidente Giorgio Napolitano, il direttore generale scattò in piedi e fuggì all’improvviso perché il Cavaliere l’aspettava a cena. Lo spirito di Bruxelles (rigore, rigore, rigore…) che pervade viale Mazzini soffre quando l’azienda spedisce gruppi di giornalisti al seguito di Mario Monti in Asia ed evapora completamente quando – venerdì e sabato prossimo a Firenze – andrà in scena Screenings Florence. Padroni di casa il sindaco Matteo Renzi e il consigliere Giorgio Van Straten (Pd), seminari e convegni, Bruno Vespa a moderare, e poi un bellissimo aperitivo sulle terrazze che dominano piazza della Signoria, cena di gala nel salone dei Cinquecento per 250 invitati e un pranzo al Circolo Canottieri.

da Il Fatto Quotidiano, 27 marzo 2012
 
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Jerez nel segno di Stoner
Rossi: "Posso osare di più"

JEREZ (Spagna), 26 marzo 2012

I test spagnoli della MotoGP si sono chiusi con l'australiano della Honda davanti a Lorenzo e Pedrosa. Il pesarese contento dei progressi Ducati: "Adesso l'assetto mi concede qualcosa. C'è da lavorare, ma per la prima gara siamo pronti"

Casey Stoner in azione sulla Honda ufficiale. Lapresse
Casey Stoner in azione sulla Honda ufficiale. Lapresse
Ancora Casey Stoner. Il campione del mondo in carica della Honda è stato il più veloce nell'ultima sessione dei test che precedono l'avvio del Mondiale, in programma il prossimo 8 aprile in Qatar. L'australiano aveva già imposto il proprio ritmo nella prima giornata e dopo la sessione di ieri caratterizzata dalla pioggia, il pilota della Repsol Honda è tornato a dominare la classifica della tre giorni di Jerez, lasciando la pista spagnola con 61 giri sulle spalle e il definitivo 1'38"780.
simulazione per jorge — Dietro di lui Jorge Lorenzo (Yamaha Factory Racing) protagonista della prima parte della domenica: il maiorchino non è riuscito ad abbassare il risultato mattutino (1'38"953), ottenuto con un nuovo set di gomme morbide, e si è poi dedicato a una simulazione di gara mirata alla ricerca di ritmo e consistenza che lo ha portato a completare 84 giri. Terzo posto per l'altro pilota Repsol Honda, Dani Pedrosa, che ha percorso 46 ulteriori tornate (totale 73) senza però riuscire a limare l'1'39"157 del primo turno. Pomeriggio di simulazione gara anche per lui. Fuori dal podio virtuale l'americano Ben Spies (Yamaha), capace di togliere circa mezzo secondo al precedente risultato (1'39"495).
Valentino Rossi in azione a Jerez sulla sua Ducati. Lapresse
Valentino Rossi in azione a Jerez sulla sua Ducati. Lapresse
vale contento — Progressi nel finale per Valentino Rossi (Ducati): il nove volte campione del mondo raccoglie un sesto posto frutto dell'intensa giornata di lavoro in sella alla sua GP12 (ben 90 giri per lui). Il dottore ha chiuso con un 1'39"733, migliorando di circa 8/10 il tempo mattutino e andandosi a piazzare a 953 millesimi da Stoner. "È andata molto meglio di venerdì e io sono contento - ha detto Vale - purtroppo a Sepang avevamo seguito una messa a punto che andava in una direzione sbagliata, cosa che abbiamo un po' pagato anche qui, venerdì, perché eravamo ripartiti da quegli assetti. Poi ci si è messa la pioggia, sabato, che ci ha fatto perdere un giorno intero, mentre oggi, finalmente, abbiamo lavorato bene tutto il giorno. Passo dopo passo abbiamo tirato fuori il nostro potenziale attuale. Abbiamo modificato il set-up, prima dietro poi davanti e adesso entro di nuovo in curva abbastanza bene, riesco a piegare, posso osare un po' di più. Quindi anche se sappiamo chiaramente che la strada è ancora lunga, guardando il distacco dai primi, possiamo dire di essere pronti per la prima gara". Dietro Rossi il forlivese Andrea Dovizioso (Monster Yamaha Tech 3) che gira in 1'39"860, con Nicky Hayden (Ducati), l'ultimo a rimanere sotto l'1'40.
i tempi — Questi i tempi della sessione di MotoGP disputatasi a Jerez:
1. Casey Stoner (AUS/Honda) 1:38.780
2. Jorge Lorenzo (SPA/Yamaha) a 0.173
3. Dani Pedrosa (SPA/Honda) a 0"377
4. Ben Spies (USA/Yamaha) a 0"715
5. Cal Crutchlow (GBR/Yamaha) a 0"805
6. Valentino Rossi (ITA/Ducati) a 0"953
7. Andrea Dovizioso (ITA/Yamaha) a 1"080
8. Nicky Hayden (USA/Ducati) a 1"139
9. Alvaro Bautista (SPA/Honda) a 1"237
10. Stefan Bradl (GER/Honda) a 1"318
11. Hector Barbera (SPA/Ducati) a 1"507
12. Karel Abraham (CZE/Ducati) a 1"799
13. Randy de Puniet (FRA/Aprilia) a 1"821
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'ALLARME

San Francisco sprofonda
così il mare divora la baia

Innalzamento delle acque ed erosione minacciano Ocean Beach Corsa contro il tempo della California per salvare le sue coste. È uno dei panorami più belli e famosi del mondo, tra le dune di sabbia e la leggendaria statale verso Big Sur. Le mareggiate si prendono trenta centimetri l'anno Allo studio un titanico progetto di dighe sul modello olandese dal nostro inviato FEDERICO RAMPINI

SAN FRANCISCO - È uno dei panorami più celebri del mondo: la sconfinata spiaggia di Ocean Beach, dove il parco del Golden Gate s'interrompe su una magnifica distesa di dune. A Nord, dopo i faraglioni di Sea Cliff si apre la baia di San Francisco, a Sud la strada panoramica Highway 1 si snoda verso Carmel e Big Sur, luoghi sacri nella memoria della New Age e della generazione hippy. Un giorno tutto questo non esisterà più? Cambiamento climatico, effetto serra, el Niño, forze potenti sospingono l'oceano Pacifico a mangiarsi questo pezzo di California. Hollywood non tarderà a farne materia da film-kolossal del filone fanta-ambientalista: il ponte del Golden Gate travolto da uno tsunami è già un classico dell'immaginario cinematografico. Ma questa non è fantascienza, non c'è bisogno di tsunami, bastano i cavalloni che la marea abbatte sulla costa, per la gioia dei surfisti che accorrono qui dal mondo intero. Il lavorìo quotidiano dell'oceano sta divorando San Francisco un po' alla volta.

La città più sofisticata d'America, la capitale mondiale dell'industria hi-tech, il cuore della Silicon Valley dove hanno sede Apple e Google e Facebook, scopre di avere un futuro precario e fragile. Sapevamo già di vivere sotto la minaccia del Big One, il super-terremoto che può "staccare" un pezzo di California e sommergerla per sempre. Ma il Big One è un evento imponderabile, una possibilità statistica collocata in un futuro impreciso. L'erosione della costa ad opera dell'oceano invece è una certezza, un processo lento e costante, sta succedendo sotto i nostri occhi. La lunga spiaggia di Ocean Beach è l'osservatorio perfetto: anno dopo anno, qui le mareggiate si mangiano tonnellate di sabbia, tante dune sono già state inghiottite dalle acque e non torneranno più. Ocean Beach si sta "ritirando" di 30 centimetri all'anno. Per un'ironia della sorte a poche centinaia di metri da Ocean Beach nel parco del Golden Gate l'Accademia delle scienze naturali ha voluto che Renzo Piano costruisse il suo museo dedicato all'ambiente: dove le scolaresche di San Francisco vanno a studiare il futuro del pianeta; e possono capire il "pericolo di estinzione" che incombe sulla loro città. L'innalzamento dei mari non è più solo il dramma di isolotti esotici come le Maldive; non riguarda popoli ancora poveri come gli abitanti del Bangladesh. È una metropoli dell'Occidente, quella che ha sfornato tutte le rivoluzioni tecnologiche degli ultimi 50 anni, la vittima predestinata.

Ma com'è possibile che tutta la ricchezza californiana non possa sconfiggere questo avversario? San Francisco ha ben altri mezzi rispetto al Bangladesh e alle Maldive. Eppure da anni un ambientalista come Mark Herstgaard, che vive proprio qui a Bolinas, lancia un allarme inascoltato: l'innalzamento degli oceani non è una calamità per soli poveri, da San Francisco a New Orleans alla stessa Manhattan gran parte delle metropoli americane sono situate a livello del mare, talvolta con interi quartieri che sono addirittura "sotto" rispetto alle alte maree. Il dilemma di Ocean Beach dimostra che la ricchezza può non essere sufficiente.

Proteggere questa spiaggia non è solo un problema paesaggistico e turistico. A pochi metri da Ocean Beach corre appunto la Great Highway, la leggendaria statale numero uno che costeggia l'intera California fino a Los Angeles. È un'arteria di comunicazione importante, e può finire anch'essa distrutta dall'avanzata dell'oceano. Lungo la strada ci sono acquedotti che trasportano acqua potabile nelle case, depuratori degli impianti fognari: un'intera infrastruttura a rischio. Ben otto agenzie federali si sono mobilitate per studiare il da farsi, e si trovano confrontate a un dilemma inaudito: la California ha i mezzi per "opporsi" all'oceano? Oppure deve ripiegare su un piano B, e cioè prepararsi a cedere una parte del suo territorio alle acque e investire solo su progetti difensivi, per attenuare i danni alla popolazione? Uno studio recente della San Francisco State University calcola che in meno di 40 anni il livello dell'oceano sarà salito di 36 centimetri in altezza. "Le comunità locali dovranno fare delle scelte, e le decisioni prese qui in California saranno un test per tutta l'America", conclude il rapporto.

L'Army Corps of Engineers, l'agenzia federale del genio civile che ha competenza sulle grandi infrastrutture, ha immaginato un progetto titanico di dighe costiere sul modello olandese, per proteggere il territorio anche quando sarà stabilmente sotto il livello del mare. "Difendersi dietro una Grande Muraglia costiera  -  avverte l'oceanografo John Dingler  -  vuol dire rinunciare alla spiaggia, e alla vista". I tramonti di San Francisco un giorno scompariranno dietro una barriera? È un costo che pochi sono disposti ad accettare; ma le alternative non sono molto migliori.
(27 marzo 2012)

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Ferrari, prudenza e gioia
"Il campionato è aperto"

SEPANG (Malesia), 26 marzo 2012

Al Cavallino nessuno si illude dopo il trionfo di Alonso a Sepang. Domenicali: "In condizioni normali la vittoria non è possibile, ma questo successo dimostra che è una stagione dove tutto può accadere". Fry: "La F2012 cambia comportamento in base alle condizioni"

Se non fosse piovuto pochi minuti prima del via e la gara fosse stata asciutta? Se Button non avesse tamponato Karthikeyan? Se Hamilton non avesse quasi spento la macchina al pit stop? Se Perez non avesse commesso quell'errore quando era nella scia della Ferrari? Ma anche un altro "se", forse ancora più importante: e se Fernando Alonso avesse sempre una F2012 sul livello degli avversari? È pieno di tanti "se" il giorno dopo la fantastica vittoria dello spagnolo a Sepang. La gioia per una gara in cui tutto ha funzionato bene si mescola alla consapevolezza che c'è ancora tanto da fare. Sette tifosi dieci cui abbiamo chiesto il valore di questo successo sono certi che gran parte del merito sia da attribuirsi alle eccezionali condizioni in cui si è gareggiato. Per tre settimane, però, a Maranello si potrà lavorare con tanta motivazione in più per migliorare la rossa, sorridendo guardando la classifica iridata.
Gazzetta TV
 
incredibile — Senza illusioni, comunque, come ammette lo stesso team principal Stefano Domenicali: “È stato un successo incredibile - ha detto il capo della scuderia - assolutamente inatteso ma non per questo meno bello. Fernando è stato straordinario, guidando con freddezza e determinazione, riuscendo a tirare fuori tutto il meglio possibile da questa vettura e da condizioni meteorologiche molto variabili". Allo spagnolo sono arrivati anche i complimenti del suo estimatore più celebre, Flavio Briatore: "Penso che quella di ieri sia stata una delle gare più belle di Alonso, considerando la macchina che aveva. Ha fatto i primi 8 giri sotto la pioggia da manuale con una macchina non perfetta e ha fatto la differenza".
Gazzetta TV
 
motivazione — Ora serve lavorare con ancora più convinzione per mettere nelle mani del campione asturiano una vettura più competitiva: "La vittoria non cambia di una virgola la nostra situazione - dice Domenicali - sappiamo che in questo momento non abbiamo una macchina competitiva per lottare per la vittoria in condizioni normali e che dobbiamo lavorare moltissimo per recuperare. È chiaro che questo successo ci deve dare ancora più motivazione perché dimostra che questo è un campionato incertissimo, dove tutto può accadere. Un piccolo progresso di prestazione può farci fare un bel passo avanti rispetto ad altre squadre".
La gioia del team Ferrari a Sepang. Afplente
La gioia del team Ferrari a Sepang. Afp
saliscendi — Quello che ha colpito è stato il vedere il saliscendi nelle prestazioni della F2012. Una vettura in difficoltà in tutte le sessioni su asciutto, in gara su pista umida è parsa assolutamente tra le migliori. Per poi andare di nuovo in calo dai trequarti di gara al punto che Sergio Perez, dotato di una Sauber, ha fatto davvero tremare i tifosi del Cavallino. La conferma arriva dal direttore tecnico, Pat Fry: "La F2012 sembra comportarsi in maniera molto diversa a seconda delle condizioni in cui si trova a girare - ha detto - ci sono stati dei momenti in cui era assolutamente competitiva, altri in cui era in difficoltà. Avevamo già visto a Melbourne il venerdì che sull’asfalto umido la situazione non era male e a Sepang è andata ancora meglio. Alla fine Perez era molto veloce anche perché le sue dure lavoravano meglio in quelle condizioni rispetto alle medie di Fernando. Un altro fattore decisivo è stato il lavoro ai box e al muretto: in ogni pit-stop Fernando è riuscito o a guadagnare delle posizioni oppure a restare davanti agli inseguitori". Insomma, tanta soddisfazione ma anche tanto sano realismo: le difficoltà di Felipe Massa, finito lontanissimo, sono lì a lasciar intendere il tanto lavoro che aspetta i tecnici.
g.fer.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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