domenica 25 settembre 2011

già....

Martedì alla Camera torna il bavaglio 

Il governo pensa alla “fiducia” per blindarlo
Botta e risposta tra Palamara e Cicchitto. Il presidente dell'Associazione nazionale magistrati: "Intercettazioni sono strumento indispensabile". Il capogruppo Pdl a Montecitorio: "Certi pm fanno strame del diritto alla privacy". La missione della maggioranza: fare presto
Il presidente dell'Anm, Luca Palamara
Una “barbarie” che va fermata, dice Berlusconi. Passato il voto su Milanese e in attesa di quello su Saverio Romano, il Cavaliere pensa a sé e conferma che sulla legge sulle intercettazioni non ci saranno ripensamenti. E neppure modifiche. L’urgenza è tale che quella legge, che non piace un granché sia dentro il Pdl che nella Lega, sarà approvata il più presto possibile. Il dibattito comincerà martedì 27 alla Camera, ma la discussione entrerà nel vivo solo i primi di ottobre; il voto, secondo gli uomini di Berlusconi, dovrebbe esserci entro giovedì 6.

“Stiamo parlando di una legge che sta facendo navetta tra Camera e Senato da due anni – aveva spiegato il capogruppo, Fabrizio Cicchitto a margine della votazione su Milanese – e non mi pare proprio che si possa parlare di accelerazione, casomai il contrario, c’abbiamo messo troppo tempo…”. Nessuno ne parla apertamente, ma è più che probabile che su quel testo il governo metta la fiducia per evitare che una seppur minima modifica lo faccia ritornare al Senato, facendo perdere tempo prezioso; l’imperativo è fare presto. Dunque, il bavaglio stavolta potrebbe arrivare davvero, vista la determinazione di Berlusconi e dei suoi che, però, trova appoggio anche in fasce piuttosto ampie dell’opposizione. “La legge non è senz’altro il massimo – commentava un adepto del Cavaliere dopo il summit sulla giustizia a Palazzo Grazioli dell’altro giorno – ma intanto approviamo questa, poi ci sarà sempre tempo per fare le modifiche, la priorità ora è far finire questo gioco al massacro sulla stampa”.

L’unico punto su cui si discute ancora è la questione legata all’opportunità di mettere la fiducia. Con una maggioranza dai numeri ogni giorno più esili, il rischio di cadere proprio su un provvedimento ad personam è un incubo che il Cavaliere rifugge, ma che potrebbe diventare concreto se davvero, come sembra, alle ragioni di opportunità si contrapporranno quelle della necessità e dell’urgenza. Se poi dovesse andare bene un’altra volta, ecco allora che il bavaglio sarebbe legge per metà ottobre. In pratica, domani. E questa imminenza non è sfuggita, ieri, al presidente dell’Amn, Luca Palamara. “Le intercettazioni – ha commentato – sono uno strumento investigativo indispensabile per scoprire chi commette reati, per garantire e assicurare alla giustizia i criminali e evitare che ci sia impunità nel nostro Paese”. E poi, ci sono davvero “altre priorità” prima di mettere il bavaglio alla stampa e i bastoni tra le ruote alla magistratura, ma è una questione su cui Berlusconi non sente ragione. Specie adesso.

“Palamara fa finta di non sapere – ha infatti risposto subito Fabrizio Cicchitto – che alcuni magistrati stanno facendo un uso del tutto indebito delle intercettazioni dandole in pasto ai media per scopi politici e facendo strame di ogni diritto alla privacy”. Le parole e l’ostinazione di sempre, quindi, nella maggioranza che non ha toccato in commissione alla Camera i capisaldi del provvedimento varato dal Senato: pubblicazione consentita solo per conversazioni rilevanti ai fini del processo, è previsto il carcere per i cronisti e per chi passa loro le informazioni, sarà più difficile intercettare i mafiosi e impossibile farlo con i preti e verrà severamente punita anche l’intercettazione “fraudolenta” senza il consenso dell’interessato (la famosa “norma D’Addario”). Intanto giovedì 29, in piazza del Pantheon a Roma, il “Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo” ha indetto una manifestazione per dire no al bavaglio. La maggioranza andrà avanti incurante di qualsiasi protesta.

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Bavaglio al web col ddl intercettazioni
ritorna la norma "ammazza blog"

Il governo ripresenterà lo stesso disegno di legge, inclusa la disposizione che obbliga i gestori di un sito a modificare i contenuti pubblicati se oggetto di richieste di rettifica. Nessuna possibilità di replica e multe salate. In Rete riparte la mobilitazione

ROMA - Il governo torna alla carica sul ddl intercettazioni, fortemente voluto dal premier Silvio Berlusconi. Una questione su cui l'esecutivo è orientato a porre la fiducia, bloccando la via a ogni eventuale emendamento.

Ma il disegno di legge attualmente allo studio contiene ancora la norma 1 cosiddetta "Ammazza blog", una disposizione per cui, letteralmente, ogni gestore di "sito informatico" ha l'obbligo di rettificare ogni contenuto pubblicato sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si ritengano lesi dal contenuto in questione. Non c'è possibilità di replica, chi non rettifica paga fino a 12mila euro di multa. Una misura che metterebbe in ginocchio la libertà di espressione sulla Rete, e anche le finanze di chi rifiutasse di rettificare, senza possibilità di opposizione, ciò ha ritenuto di pubblicare. Senza contare l'accostamento di blog individuali a testate registrate, in un calderone di differenze sostanziali tra contenuti personali, opinioni ed editoria vera e propria.

Ai fini della pubblicazione della rettifica, non importa se il ricorso sia fondato: è sufficiente la richiesta perché il blog, sito, giornale online o quale che sia il soggetto "pubblicante" sia obbligato a rettificare. Ecco il testo: "Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni
o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".

Al di là delle diffamazioni e degli insulti, ogni contenuto sul web diventerebbe potenzialmente censurabile, con l'invio di una semplice mail. E sul ddl intercettazioni, il governo ha particolarmente fretta: il documento potrebbe passare così com'è entro pochi giorni. Un caso unico in Europa che, come in passato 2, sta già allarmando il popolo del web e mobilitando i cittadini in favore della difesa della libertà di informazione, come già accaduto ai tempi della contestata delibera AgCom. 3

(25 settembre 2011)
 
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STONER Lorenzo, da parte sua, non gli ha risparmiato complimenti: “Casey e la Honda hanno fatto un bellissimo lavoro, finora. Ci sono ancora quattro gare e cento punti in palio, ma è logico che lui sia favorito per la vittoria. Ha avuto a disposizione una grande moto, e lui è stato bravo a fare una stagione quasi perfetta, perché ha molto talento. Cosa è mancato a me? Senza quella caduta a Silverstone oggi avrei venti punti in più, e sarebbe stato tutto molto più aperto. L’anno prossimo, con le moto a 1000cc, credo che ci sarà una competizione ancora più serrata, e le moto avranno una potenza sufficiente per minimizzare i problemi di velocità e accelerazione. La Yamaha sarà forte, la moto ha dimostrato di avere un bel passo in curva e una buona stabilità in frenata: lavoreremo per essere al meglio”.
VALENTINO — Il tre volte campione mondiale (contando i due titoli in Aprilia nella 250cc), non si è negato a commenti su due icone, ognuno a modo suo, dei motori nostrani. Vale Rossi, con le sue note difficoltà in Ducati, e Marco Simoncelli, che con Lorenzo ha avuto da ridire ad Assen, quando provocò la caduta del maiorchino con un avventuroso sorpasso in curva: “Penso che Marco abbia capito che deve stare più calmo nelle situazioni di sorpasso, e credo anche che per evitare che possano ricapitare episodi del genere bisognerebbe inserire qualche penalità importante. Rossi? Devo essere sincero, non mi aspettavo che Valentino avrebbe avuto tutti questi problemi con la Ducati. Sapevo che era una moto difficile, e che solo Stoner sa spingerla al limite. Ma era comunque davvero dura pensare che sarebbe finito così in difficoltà”. Su Valentino Rossi dice la sua anche Marco Melandri, secondo con 302 punti nel campionato Superbike, lontano dai 376 di Checa, che in Ducati c’è stato: “Puoi essere il miglior pilota al mondo, ma se non hai confidenza con la moto che guidi vai in difficoltà. In Ducati sono entrati in un vortice confusionale da cui è difficile uscire, servono cambi drastici. La mia Ducati era una moto ‘nervosa’, e per quanto mi riguarda credo che non ci fosse nemmeno buona volontà da parte dell’azienda”.
Marco Melandri con la fidanzata. Lapresse
MELANDRI — Melandri ammette che il distacco da Checa è ormai incolmabile, ma non molla: “Ci sono ancora delle gare da fare e un secondo posto da raggiungere. E nell’immediato punto a fare molto bene a Imola, visto che il circuito è a pochi chilometri da casa mia”. Di fiducia e serenità parla anche Checa, autore di una stagione sorprendente, e con un titolo che ormai è solo lì da afferrare: “I risultati di questa stagione ci danno una grande soddisfazione come team, e ci fanno capire che in questi due anni abbiamo lavorato nella direzione giusta. Ora speriamo di vincere questo campionato. Il segreto di queste vittorie? Avere un grande team alle spalle, perché un pilota da solo non va da nessuna parte, e per me è stato così fin dall’inizio della mia carriera. E poi la fiducia che ho nella mia moto: per me è come un guanto da indossare, non ci parlo, ma quasi. Io e la moto ci capiamo molto bene, e con la guida e il lavoro di squadra abbiamo saputo minimizzare i problemi di velocità”.
Pietro Scibetta© RIPRODUZIONE RISERVATA

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