lunedì 5 settembre 2011

hahahahahaha

Lorenzo: "Ottimo lavoro"
Vale scherza: "Sic, che bastardo"

MISANO ADRIATICO (Rimini), 4 settembre 2011

Jorge: "Sono contento, ho vinto due gare in Italia, ringrazio il team". Stoner: "Ero stanco da Indianapolis". Rossi: "Uno dei migliori GP dell'anno e non ce l'aspettavamo. Il Sic è un bastardo: per quel sorpasso me la paga..."

 
Una bella vittoria quella di Jorge Lorenzo a Misano Adriatico, un successo che ridà un po' di sale al campionato grazie anche al secondo posto di Dani Pedrosa, che soffia quattro punti al leader mondiale Casey Stoner. "Sono contento, ho vinto due gare in Italia - ha detto Lorenzo -. Lo scorso anno non vi ero riuscito. Ringrazio il team che ha fatto un ottimo lavoro per offrirmi una grande moto".
fiducia lorenzo — Il maiorchino continua così l'analisi della gara vinta a Misano: "La preparazione fisica è importante, è una delle chiavi per essere forte, ma non sono l'unico ad averla. Pedrosa mi ha fatto un bel regalo? Lui va sempre forte, oggi ha superato Stoner ma non penso voglia che io vinca il mondiale". Un'iniezione di fiducia per la sua rincorsa all'australiano: "E' sempre difficile e mancano meno gare. Non è semplice battere costantemente Casey, vediamo la prossima volta".

Misano, trionfa Lorenzo

 
stanchezza stoner — Si accontenta del terzo posto il leader della classifica della MotoGp, Casey Stoner: "Onestamente sono contento di essere arrivato sul podio. Nella prima parte c'era qualche goccia d'acqua, non volevo spingere, poi la pista si è asciugata, la moto andava bene - ha spiegato l'australiano della Honda -. A un certo punto ho sentito la stanchezza, non riuscivo più ad attaccare". Stoner messo in difficoltà dal fuso orario quindi: "Queste ultime corse sono state particolarmente dure. Non ho ancora recuperato da Indianapolis, non ho dormito molto da allora e sono arrivato qui stanco".
pedrosa e i giapponesi — Dani Pedrosa ha fatto un grande favore al connazionale Lorenzo superando il compagno della Honda Stoner: "Per lui è stato positivo il mio sorpasso, ma anche nella gara precedente sono finito in mezzo a loro. Io sono contento di essere davanti". La Honda adesso gira a mille ma non è stato facile raggiungere questi livelli: "La cosa più difficile? Ho avuto tante difficoltà a far capire ai giapponesi di fare le cose in maniera diversa, è molto difficile capirsi, per tanti anni io domandavo una cosa e loro ne facevano un'altra", ha spiegato infine Pedrosa.
Marco Simoncelli in lotta con Valentino Rossi . Reuters
Marco Simoncelli in lotta con Valentino Rossi . Reuters
vale scherza con il 'bastardo' sic — Valentino Rossi, settimo, è soddisfatto: "Per metà gara siamo stati con il secondo gruppetto, non me l'aspettavo e va bene così. Me la sono giocata con Sic e Dovi (Simoncelli e Dovizioso, ndr) e con Spies, direi che oggi è stata una delle gare più belle dell'anno e ripeto non me l'aspettavo. Siamo settimi e questo attualmente è la nostra posizione". Poi scherza con il suo amico Marco Simoncelli, che nei primi giri lo ha sorpassato in maniera decisa. "Il Sic? É un bastardo, deve ringraziare che andiamo più piano perchè altrimenti...Il sorpasso ci sta, lui le gare le fa così, ma non solo con me, con tutti. Al momento posso solo prenderle senza darle". pronta la replica di Simioncelli: "Ma noi facciamo sempre a sportellate, anche in inverno e potremo continuare a farlo, sia con una Honda sia con una Ducati". Poi l'analisi della gara: "Abbiamo lavorato bene, la moto è stata costante. Avevo fatto tutta la gara davanti a Dovizioso ed era capitato altre volte che poi negli ultimi 4 giri mi fregavano ed è stato bello alla fine arrivare davanti a lui, una rivincita. L'unico rammarico è la brutta partenza, altrimenti magari potevo anche provare a puntare al podio". Il futuro con l'Hrc? A Indianapolis ci siamo parlati e venuti incontro, adesso si tratta di definire dei dettagli, ma fino a quando non c'è la firma non c'è niente di scontato ma sono ottimista".
dovi spompato — Quinto al traguardo, Andrea Dovizioso: "Abbiamo avuto problemi di consumo, dopo il warm up e abbiamo dovuto rinunciare a una buona percentuale di potenza. Perdere in accelerazione da Simoncelli è un'immagine strana, non mi era mai successo. Bella lotta con il Sic, stavolta ce l'ha fatta lui, purtroppo non siamo riusciti a recuperare punti a Lorenzo, comunque devo guardare al lato positivo: non ho fatto errori".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
---------------- 
 
La manovra deroga l’articolo 18 

Gli emendamenti approvati in commissione Bilancio prevedono deroghe alle leggi vigenti e ai contratti collettivi nazionali. Camusso: "Il governo cancella la Costituzione". Sacconi: "Non ha senso parlare di libertà di licenziare"
“Se la destra intende cancellare lo Statuto dei lavoratori lo dica e non si nasconda dietro norme implicite”, tuonava Cesare Damiano, responsabile Lavoro del Partito democratico, il 17 agosto quando la manovra bis iniziava il suo iter al Senato. E’ stato accontentato: se prima l’articolo 8 tanto caro al ministro del Welfare Maurizio Sacconi rappresentava un furbo escamotage per aggirare l’articolo 18 dello Statuto (che vieta il “licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo”), oggi, con l’approvazione in commissione Bilancio di due emendamenti della maggioranza, è tutto scritto nero su bianco.

Sì perché d’ora in poi i contratti di lavoro potranno essere discussi e firmati anche in deroga alle leggi vigenti e soprattutto alle “regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali”. E fra le materie suscettibili “a deroga” ci sono anche i licenziamenti. Ma a chi spetterà l’onere di sottoscrivere questi patti con le aziende? Lo chiarisce un secondo emendamento accolto dalla commissione parlamentare: alla maggioranza delle rappresentanze sindacali interne a una determinata ditta, Rsu o Rsa che siano.

In altre parole, con l’accordo dei “suoi” sindacati, l’azienda conquisterà il diritto al licenziamento facile tranne che l’allontanamento dal posto di lavoro non sia in contrasto con la Carta costituzionale o vietato da altri “vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro”. Non è stata toccata invece la parte dell’articolo che vieta i licenziamenti delle donne in concomitanza di matrimonio e gravidanza.

Durissime le critiche che arrivano da Cgil, Pd e Italia dei Valori. Il segretario generale Susanna Camusso definisce la legge “anticostituzionale”, una normativa che mira unicamente a “distruggere l’autonomia del sindacato” e chiama gli italiani a partecipare in massa allo sciopero generale previsto per martedì prossimo, in concomitanza  con l’arrivo in Aula della manovra.  Antonio Di Pietro parla invece di un governo che ha in odio i lavoratori, sottolineando come questo articolo non abbia niente a che vedere con i disastrati conti pubblici “perché non ha ritorni di tipo economico”. Al contrario il governo ha sempre sostenuto, fin da tempi non sospetti, almeno dal 2002 quando la Cgil di Sergio Cofferati portò 3 milioni di persone in piazza a difesa dell’articolo 18, che dare alle aziende la possibilità di licenziare senza troppi problemi sia uno strumento essenziale per crescita e ripresa economica. Tant’è che la norma è inserita nel capitolo “sviluppo” della Finanziaria.

Anche il Pd non usa mezzi termini per bocciare l’approvazione degli emendamenti giudicati una vera e propria “destrutturazione del diritto del lavoro”, come ha detto Achille Passoni, membro della commissione Lavoro a Palazzo Madama. Il senatore poi sottolinea il rischio più grave: “Che tre amici al bar si possano mettere d’accordo con l’imprenditore e stipulare un accordo aziendale, con contenuti devastanti per tutti i lavoratori”. E cioè il pericolo che, all’interno di una singola azienda, possano sorgere i cosiddetti “sindacati gialli”, rappresentanze fantoccio create apposta per firmare accordi di comodo con la proprietà a nome di tutti i dipendenti. Una possibilità che la Cisl di Raffaele Bonanni esclude a priori: “Solo i sindacati comparativamente più rappresentativi sul piano nazionale e territoriale possono siglare intese a livello aziendale”. Caustica la replica della Camusso: “Un dirigente sindacale dovrebbe essere in grado di leggere le carte”.

Tutte critiche che Sacconi rispedisce al mittente. “Non ha senso parlare di libertà di licenziare”, si difende il ministro. Ma anche il 14 agosto, quando assieme ai colleghi Giulio Tremonti e Roberto Calderoli illustrava i contenuti della manovra, il titolare del Welfare giurava che l’articolo 18 non sarebbe stato toccato per essere clamorosamente smentito tre giorni dopo. Quando una nota diffusa dall’ufficio Studi del Senato mette nero su bianco che l’articolo 8 della manovra prevede implicitamente la possibilità di derogare le leggi in vigore, Statuto dei lavoratori compreso. Un parere tecnico e non politico. E quindi ancora più pesante.

--------------

IFA 2011

"Solo le apps ci salveranno"
Inizia la guerra delle smart tv

Arrivano anche nei televisori i mini-software che hanno fatto la fortuna di tablet e smartphone. E i produttori affilano le armi per imporre lo standard che rivoluzionerà il mercato dal nostro inviato ALESSIO BALBI

BERLINO - Hanno decretato il successo degli smartphone e dei tablet, contribuendo contemporaneamente a creare un mercato completamente nuovo e inatteso, pieno di possibilità per i grandi gruppi e per i piccoli sviluppatori con buone idee. Ora le "apps", i mini software che spopolano sui cellulari di ultima generazione, trasformandoli in strumenti in grado di fare praticamente ogni cosa, promettono di rivoluzionare anche quel moloch immutabile chiamato tv. E regalano ai grandi produttori per la prima volta dopo anni l'ebrezza (vedremo quanto illusoria) di poter invertire la tendenza che vedeva la vecchia tv lentamente ma inesorabilmente messa da parte in favore di console e pc.

All'Ifa 2011, il più importante appuntamento europeo per l'elettronica di consumo in corso a Berlino fino al 7 settembre, le parole più ascoltate sono "smart tv". Decisamente, non è la prima volta che l'industria, fin dai tempi del tubo catodico, annuncia l'arrivo dell'intelligenza nelle tv. Un miracolo, è il caso di dirlo, che di volta in volta sarebbe stato possibile per intercessione di innovazioni diversissime: i decoder interattivi, la connettività internet, i dispositivi per il video on-demand, e così via. Ottime intenzioni che, all'atto pratico, hanno portato poco o niente di rivoluzionario: dopo tutto, l'uso medio della tv resta lo stesso di cinquant'anni fa. E il mezzo ha iniziato a soffrirne, anche in termini economici: le console o i pc, nel momento stesso in cui rosicchiano minuti preziosi all'uso della tv da parte degli utenti, si prendono anche una fetta del denaro che i consumatori avrebbero speso per comprare un nuovo televisore.

I produttori di tv hanno ben presente il problema, ma pensano di aver trovato anche la soluzione: sfruttare le tecnologie esistenti per creare un ecosistema che renda la tv flessibile e divertente come un tablet. La parola chiave del ragionamento è, appunto, app: con una connessione internet e una piattaforma per gli sviluppatori, il vecchio televisore può diventare una tentazione irresistibile per chiunque abbia un'idea, un prodotto, un servizio e voglia farlo arrivare alla vasta platea potenziale dei possessori di tv. Una volta creato un mercato di apps televisive degne di questo nome (è il ragionamento dei produttori) forse una fetta di consumatori sarà invogliata a cambiare la vecchia tv con una "smart tv". E la luce blu, sperano, continuerà a dominare nei salotti per chissà quanti anni ancora.

La battaglia è appena iniziata, ma il fronte è già spaccato in due: da un lato ci sono Lg, Sharp e Philips, che proprio all'Ifa hanno appena annunciato l'intenzione di proporre uno standard condiviso che permetta agli sviluppatori di creare apps in grado di funzionare invariabilmente sui televisori di tutti e tre i produttori. Dall'altro si trova Samsung che, forte di numeri da dominatore del mercato, dichiaratamente rifiuta standardizzazioni in questo campo convinta, per bocca dei suoi dirigenti, di poter tenere a distanza di sicurezza la concorrenza con la qualità e la quantità della sua offerta. Entro la fine dell'anno, spiegano da Samsung, il loro App Store conterrà oltre mille titoli, di cui circa duecento localizzati per il mercato italiano, e ha già toccato quota 10 milioni di apps scaricate.

Se il fronte diviso delle tv riuscirà a rispondere alla sfida dei device personali, e se questo accadrà grazie allo sviluppo di standard comuni o con l'imposizione di un dominus del mercato, si vedrà nei prossimi mesi. Nel frattempo, un'idea degli orizzonti che potrebbero aprirsi grazie alle smart tv l'ha data proprio all'Ifa un produttore minore, la Vestel, che ha annunciato una partnership con BitTorrent per vendere un tv che permetta di scaricare e condividere video attraverso il controverso sistema di file sharing. Un annuncio passato quasi inosservato, che però dà bene l'idea di cosa potrebbero diventare i televisori qualora si spalancassero le porte alla creatività degli sviluppatori. Una scintilla che potrebbe scatenare un incendio spettacolare, difficile da controllare anche per chi ha voluto appiccarlo.
 
(03 settembre 2011)

Nessun commento:

Posta un commento