venerdì 16 settembre 2011

hahahahahhaha

“Sesso per ottenere affari pubblici”
Ecco lo scambio fra Tarantini e Berlusconi 

I pm di Bari chiudono l'inchiesta escort. Otto indagati, c'è anche Sabina Began. L'imprenditore della sanità procurava ragazze a pagamento al presidente del consiglio "per ottenere incarichi istituzionali" e rapporti con "Protezione civile, Finmeccanica" e altre società. Per i legali di B., però, i festini erano solo "riunioni conviviali". L'elenco delle ragazze e il "gran rifiuto" di Manuela Arcuri di fronte alla proposta di condurre il Festival di Sanremo.
Sabina Began
C’è anche Sabina Began, detta “l’ape regina” e considerata la “favorita” del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, fra gli indagati nell’inchiesta della procura di Bari sulle escort che l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini ha portato nelle residenza del premier Berlusconi tra il 2008 e il 2009. Feste e cene che secondo l’accusa si concludevano con gli incontri erotici del premier. Questa ricostruzione, però, è contestata dai legali di B. Per Niccolò Ghedini e Piero Longo, del resto, quelle serate “erano soltanto riunioni conviviali, come più volte affermato dalle stesse protagoniste”. Began era tra queste e, ora, figura tra le otto persone a cui militari della Guardia di Finanza hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari che contiene 28 capi di imputazione. Dagli atti emerge la natura, secondo l’accusa, dello scambio Tarantini-Berlusconi: l’imprenditore forniva ragazze a pagamento al presidente del consiglio per ottenere incarichi e affari pubblici, per esempio con la Protezione civile e con Finmeccanica. L’intero fascicolo è composto da 100mila intercettazioni tra telefoniche e ambientali. In una di queste lo stesso Tarantini chiese a Berlusconi di diventare parlamentare Europeo. Il presidente del Consiglio, secondo quanto affermato dai suoi avvocati, è “totalmente estraneo in virtù delle prospettazioni accusatorie contenute nel capo di imputazioni”, con queste ultime che per Ghedini e Longo dimostrano “la sua completa non conoscenza circa l’asserito comportamento del Tarantini e dei suoi coindagati”.

Tra i destinatari dell’avviso figurano lo stesso Tarantini, suo fratello Claudio, l’avvocato brindisino Salvatore Castellaneta, il referente delle feste berlusconiane a Milano Pierluigi FaraoneMassimiliano Verdoscia, l’amico di “Gianpi” già condannato in primo grado dal gup del tribunale di Bari a quattro anni e quattro mesi per i coca party organizzati da Tarantini in Sardegna, le soubrette Letizia Filippi e Francesca Lana.

L’inchiesta sulla “fornitura”di ragazze a pagamento al premier, meglio se “di giovane età e di corporaura esile” si legge negli atti, si riferisce in particolare agli anni 2008-2009. Il reato principale contestato è l’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento della prostituzione. Tarantini si trova attualmente in carcere per iniziativa dei pm di Napoli che indagano sulla presunta estorsione a Berlusconi, orchestrata insieme al faccendiere Valter Lavitola, relativa proprio al caso escort.

Ecco il cuore dell’accusa dei i pm di Bari Eugenia Pontassuglia e Ciro Angelillis, tratto dall’avviso di chiusura indagini:

“Tarantini, promotore e organizzatore dell’associazione, al fine di consolidare il rapporto con Silvio Berlusconi (avviato nell’estate del 2008), ottenere per il suo tramite, incarichi istituzionali e allacciare avvalendosi della sua intermediazione rapporti di tipo affartistico con i vertici della Protezione civile, di Finmeccanica spa, di società a quest’utlima collegate (Sel Proc sc., Selex sistemi integrati spa e Seicos spa), di Infratelitalia spa e altre società, provvedeva a:
1) Ricercare le donne, personalmente o per il tramite di altri partecipi, persuadendole a prostituirsi o rafforzando il loro iniziale proposito di prostituirsi, in occasione degli incontri che egli stesso organizzava presso le residenze di Silvio Berlusconi;
2) Selezionare le donne, personalmente o per il tramite degli altri partecipi, secondo specifiche caratteristiche fisiche (giovane età, corporatura esile)
3) Impartire, in occasione di tali incontri, disposizioni sull’abbigliamento da indossare e sul comportamento da assumere;
4) Sostenere le spese di viaggio e soggiorno delle donne proveniente da varie parti d’Italia, mettere loro a disposizione il mezzo per raggiungere il luogo dell’incontro”.

Per ingraziarsi il premier, scrivono ancora i magistrati, Tarantini provvedeva a “ricercare le donne, personalmente o per il tramite degli altri partecipi, persuadendole a prostituirsi o rafforzando il loro iniziale proposito di prostituirsi, in occasione degli incontri che egli stesso organizzava presso le residenze di Silvio Berlusconi; selezionare le donne, personalmente o per il tramite degli altri partecipi, secondo specifiche caratteristiche fisiche (giovane età corporatura esile ecc.); impartire, in occasione di tali incontri, disposizioni sull’abbigliamento da indossare e sul comportamento da assumere; sostenere le spese di viaggio e soggiorno delle donne provenienti da varie parti d’Italia, mettere loro a disposizione il mezzo per raggiungere il luogo dell’incontro”.

Nell’avviso di chiusura indagini firmato dai pm baresi e dal procuratore capo Antonio Laudati compaiono i nomi delle donne «indotte all’attività di prostituzione esercitata in favore di Silvio Berlusconi». Ecco l’elenco delle ragazze che parteciparono alle “cene” nelle varie residenze del presidente del consiglio: Maria Teresa De Nicolò, detta Terry (palazzo Grazioli), Carolina Marconi, Daniela Lungoci (villa San Martino), Francesca Lana, Hawa Kardiatau, Karen Buchanan (palazzo Grazioli), Camille Charao Cordeiro (Palazzo Grazioli), Barbara Montereale (villa Certosa), Sara Tommasi, Sebbar Fadoua (Palazzo Grazioli), Chiara Guicciardi (palazzo Grazioli), Vanessa di Meglio, Sonia Carpentone, Roberta Nigro (palazzo Grazioli), Maria Josefa De Brito Ramos (palazzo Grazioli), Grazia Capone (Arcore e villa San Martino), Luciana de Freitas Francioli (Arcore), Michaela Pribisova, Maria Ester Garcia Polanco (centro Messeguè di Melezzole), Mariasole Caci (Arcore), Ioana Visan, Barbara Guerra, Patrizia D’Addario (palazzo Grazioli), Sara Tommasi, Lucia Rossini (palazzo Grazioli).

Sabina Began è accusata di aver portato a palazzo Grazioli tre ragazze, di cui almeno una si sarebbe prostituita con Silvio Berlusconi. Il relativo capo d’accusa illustra il meccanismo ricostruito dai giudici e messo in atto in decine di serate tra il 2008 e il 2009. Began e Tarantini “sfruttarono l’attività di prostituzione esercitata, in favore di Silvio Berlusconi, presso la sua residenza romana, dietro pagamento di corrispettivo in denaro, provvedendo, in particolare, il Tarantini, a istruire le stesse (le ragazze, ndr) sulle modalità comportamentali da assumere, sulle finalità della serata, a sostenere le spese di viaggio e soggiorno delle donne, e a mettere a loro disposizione un’autovettura per raggiungere palazzo Grazioli”.

I pm raccontano inoltre del gran rifiuto dell’attrice Manuela Arcuri: “Gianpaolo Tarantini la indusse a prostituirsi in favore di Silvio Berlusconi con la promessa che lo stesso l’avrebbe favorita per la conduzione del festival di Sanremo, non riuscendo a portare a termine il suo proposito a causa del rifiuto opposto della stessa”.

L’avviso di conclusione indagini, si legge in una nota diffusa dalla Procura di Bari, è stato “già emesso e depositato in data 5 agosto 2011 nell’ambito del procedimento che costituisce uno dei filoni della più vasta inchiesta Tarantini”. Fino all’estate del 2009, quando Tarantini fu arrestato, la Procura aveva raccolto “oltre 100 mila intercettazioni telefoniche”.

La nota precisa anche che ”con riferimento al filone ‘escort’, su concorde decisione dei magistrati componenti il pool investigativo, il sostituto procuratore Eugenia Pontassuglia ha provveduto, tra l’altro, ad ascoltare e selezionare, tra tutte le innumerevoli conversazioni intercettate, quelle ritenute rilevanti ai fini dell’accusa”. Secondo indiscrezioni circolate, diverse intercettazioni dell’inchiesta di Bari avrebbero contenuti molto imbarazzanti per il premier, al di là dell’eventuale rilievo penale, per gli espliciti riferimenti sessuali. Anche per questo Berlusconi avrebbe avuto la necessità di “comprare” il silenzio di Tarantini, secondo l’ipotesi accusatoria dell’altra inchiesta aperta a Napoli.

Alcune immagini che ritraggono Sabina Began all’uscita di Palazzo Grazioli
 
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IL CASO

"Faremo i nomi dei politici gay ma omofobi"
L'ora X è il 23 settembre. Sul web

Aurelio Mancuso, presidente di "Equality Italia", lancia il primo outing di massa "contro l'ipocrisia". Si avvarrà di un gruppo di internauti anonimi. Il sito è già on line, tra pochi giorni i primi dieci onorevoli di una lista che arriva a oltre cento persone "pubbliche". L'incognita legale di MARCO PASQUA

DIECI nomi di politici omosessuali non dichiarati e noti per i loro atteggiamenti omofobi. Tra questi figurano anche dei ministri in carica. Sarà il primo outing pubblico "di massa" di parlamentari sul web: la lista definitiva supera ampiamente le cento persone. Il giorno X è il 23 settembre, equinozio d'autunno. Il sito che ospiterà l'elenco 1 è stato lanciato in queste ore. L'ispiratore morale di questa operazione è Aurelio Mancuso, presidente di "Equality Italia" che, all'indomani della bocciatura della legge sull'omofobia, ha deciso di mettere con le spalle al muro i politici omosessuali omofobi. Un'operazione che, però, sarà materialmente portata avanti da un gruppo di attivisti, non solo omosessuali, esperti di informatica, che hanno contattato Mancuso nelle settimane scorse, dichiarandosi disponibili a diffondere le informazioni sulla Rete e pronti a sfidare le conseguenze legali dell'azione. Si partirà, quindi, con dieci politici, ma si proseguirà con persone della televisione e preti (ci sono anche nomi di cardinali). "Questa iniziativa nasce per riportare un po' di giustizia in un paese dove ci sono persone non hanno alcun tipo di difesa rispetto agli insulti e gli attacchi quotidiani da parte di una classe politica ipocrita e cattiva", anticipano gli attivisti sul loro sito.

"Quando venne bocciata la legge sull'omofobia mi sono davvero arrabbiato e ho pensato di fare una cosa che all'estero avviene spesso 
-  spiega Mancuso  -, cioè far arrivare ai giornali tramite il web i nominativi di politici non dichiarati". E' il fenomeno cosiddetto dell'outing (diverso dal coming out, che avviene quando è la persona stessa a decidere di rendere noto il proprio orientamento sessuale). Un'idea che è stata "sposata" da un gruppo anonimo di ragazzi. Come rivela l'ex presidente di Arcigay: "Mi hanno scritto un'e-mail, da un account palesemente falso. Mi spiegavano di essere interessati a portare avanti l'operazione e di volerla gestire dal punto di vista informatico". A quel punto, il presidente di Equality non nasconde di essersi sentito sollevato, fondamentalmente perché le conseguenze della pubblicazione di una lista del genere preoccuperebbero il migliore degli studi legali. Nelle scorse settimane, Mancuso si era consultato con avvocati e anche con gli esperti americani della Milk Foundation (dedicata all'opera di Stuart Milk), fino a quando non si sono fatti avanti gli anonimi internauti. Dal primo contatto via e-mail, le comunicazioni tra Mancuso e il gruppo sono avvenute tramite reti protette e adottando una serie di espedienti informatici. Nessun incontro dal vivo. Anche se gli scambi sono avvenuti in lingua italiana, non si esclude che questi anonimi "giustizieri" antiomofobia possano essere italiani residenti all'estero. Il 23 settembre, nelle prime ore della mattina, sarà inviata un'e-mail ad alcuni giornalisti, nella quale saranno riportati i primi dieci nominativi. Una lista che farà tremare più di un politico, che in passato si è segnalato per le sue posizioni anti-gay. "Ora non seguo più l'operazione in prima persona  -  precisa però Mancuso  -  e sono grato a questo gruppo di aver preso il testimone di questa iniziativa, sicuramente non facile".

La data del secondo invio  -  salvo "terremoti" legali, oltre che interventi della polizia postale  -  non è stata ancora decisa. Quel che è certo, è che nelle settimane passate il cellulare di Mancuso ha ricevuto non poche chiamate di "curiosità" da parte di parlamentari interessati a quella lista. Inizialmente si era parlato di cento nomi, adesso quel dato è lievitato, grazie anche a segnalazioni esterne, provenienti dallo stesso gruppo di attivisti anonimi. Che, in queste ore, si sono fatti vivi tramite il sito che ospiterà la lista: "Abbiamo deciso di iniziare con questi primi dieci nomi per far comprendere chiaramente come nel Parlamento italiano viga la regola dell'ipocrisia e della discriminazione. I politici di cui conosciamo le vere identità sessuali sono molti altri, presenti in tutti i partiti, per ora ci limitiamo a pubblicare un estratto di quelli appartenenti ai partiti che hanno votato contro la legge sull'omofobia", scrivono. E promettono: "Da ora in poi quando avverranno attacchi nei confronti della comunità lgbt da parte della gerarchia cattolica, del mondo dell'informazione, della politica, ci riserveremo la facoltà di rispondere adeguatamente".

Un'iniziativa che, ci tiene a precisare Mancuso, era stata da lui concepita per portare alla luce l'ipocrisi di certi politici: "Attuare l'outing non è una vendetta emotiva, né riguarda un giudizio sulla sessualità occultata di politici, preti, giornalisti. E' invece la proclamazione di un pensiero politico che intende smascherare quell'area politica culturale che accredita ogni giorno il fatto che l'omosessualità sia una scelta di persone con scarsi valori morali. Non ci interessa, né sarebbe moralmente concepibile scivolare nel gossip, quello che vogliamo fare è colpire tutte quelle persone che ricoprendo attualmente incarichi pubblici, utilizzando il proprio potere, offendono, discriminano le persone lgbt, alimentano scientificamente l'odio", spiegò Mancuso quando presentò la sua iniziativa.
 
(15 settembre 2011)
 
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Lorenzo: "Ridurre il gap da Stoner"
Rossi conferma: "Andrò a Motegi"

MILANO, 15 settembre 2011

Si torna in pista aa Aragon da venerdì, ma tutti parlano della decisione di correre in Giappone. Jorge: "Andrò, ma su queste cose nessuno può decidere per noi. Intanto voglio sfruttare questa gara per avvicinarmi a Casey". Valentino: "Pensiamo anche al 2012"


Jorge Lorenzo, Casey Stoner e Valentino Rossi ad Aragon. Ansa
Terza tappa spagnola quella del GP d'Aragona per il Motomondiale e ultimo appuntamento europeo prima della partenza per il Giappone. La testa di tutti non è propriamente fissata su quello che succederà da venerdì in pista, piuttosto si fa finta di accettare che a Motegi vada tutto bene. I piloti erano schierati per il no. Dall'altra parte la Dorna, che ha sempre spinto per correre e che alla fine ha convinto tutti ad andare.
ROSSI CONFERMA — "Sì, andrò a correre in Giappone - ha detto Valentino Rossi oggi ad Aragon - tutte le analisi hanno dato esiti negativi, l'ambiente è sicuro e andrò, ma su queste cose bisognerebbe lasciare libertà di scelta". Un'affermazione che fa il paio con quanto affermato da Jorge Lorenzo. "Resto della mia idea - ha detto il campione del mondo della MotoGP - la salute è più importante di tutto, anche dei soldi. Per questo sono stato uno degli ultimi a decidere di andare. Ho visto che è sicuro e vado. Spiace vedere queste cose, ma io sono un pilota, non sono la Dorna. La gara di Aragon? Sono molto felice di tornare di nuovo davanti al mio pubblico di casa e, per la seconda volta, sul circuito spagnolo di Aragon. Non vedo l'ora di ritrovare tutti i miei tifosi ad assistermi, anche perchè l'obiettivo è quello di ridurre il gap da Stoner".
ALTRO IBRIDO — Dopo i progressi in gara di Misano e in prova con la 1000 dei test del Mugello, Rossi porterà in gara ancora un ibrido. Dopo la GP11.1, Rossi avrà a disposizione una nuova versione con la parte anteriore composta da un semi telaio in alluminio e la parte posteriore della 11.1. "È un passo avanti nella definizione della moto 2012 - ha detto Rossi - e la proverò anche con il motore 800 in gara, visto che noi le gare le usiamo come test"
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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