venerdì 6 gennaio 2012

già.....

Dovisioso, crac alla clavicola
Subito twitta: "Ma che sfiga"

ALGHERO (Sassari), 5 gennaio 2012

Il pilota appena passato alla Yamaha si stava allenando in Sardegna facendo cross: sarà operato entro due giorni a Cattolica. Ma il morale resta alto: su twitter ha pubblicato una foto dall'ospedale con tanto di ingessatura

Andrea Dovizioso, 25 anni, sulla moto da cross prima di cadere
Pronti, via: gesso e operazione. Il 2012 di Andrea Dovizioso, l'anno del riscatto in sella a una Yamaha, inizia così: con la frattura della clavicola destra. Il neo pilota Yamaha l'ha detto subito al mondo, via twitter, postando anche la foto scattata in ospedale, dimostrando di aver mantenuto alto il morale. La clavicola si è rotta cadendo con una moto da cross. Il tutto pochi giorni prima dei test in Malesia previsti per i piloti della MotoGP. Un bel guaio, che fa seguito all'altro infortunio, quello del pilota della Ducati, l'americano Nicky Hayden, che si è fratturato la scapola sinistra e due costole per una caduta mentre si allenava su una pista di flat track in Usa.
Andrea Dovizioso, 25 anni, nell'immagine postata su twitter
Andrea Dovizioso, 25 anni, nell'immagine postata su twitter
l'operazione — Dovizioso è caduto su una pista di cross in Sardegna, ad Alghero, e ha subito scritto il seguente messaggio: "Che sfiga! Dal campo da cross all'ospedale con clavicola destra rotta", accompagnando il twitt con la foto scattata in ospedale subito dopo l'ingessatura. Dovizioso, che aveva iniziato nei giorni scorsi a prendere confidenza con la Yamaha e aveva mostrato il suo nuovo tatuaggio dedicato al Sic, sarà probabilmente operato entro un paio di giorni a Cattolica dal dottor Giuseppe Porcellini. Per il pilota è stata fatale una scivolata sul fondo sabbioso. Il crac di Alghero non dovrebbe però mettere in discussione la partecipazione al Mondiale di Dovizioso: ci sono i tempi per recuperare. Certo, i test in Malesia, a questo punto...
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
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Il giudice boccia Samsung
niente stop a vendita iPhone

Il Tribunale di Milano dà ragione ad Apple. Il melafonino potrà continuare ad essere venduto in Italia. L'azienza sudcoreana accusava quella californiana di violare alcuni brevetti. Ma è solo un capitolo della sfida senza fine tra i due giganti dell'informatica

MILANO - Via libera alla vendita dell'iPhone 4S da parte di Apple. Il giudice Marina Tavassi, presidente della sezione specializzata in proprietà industriale ed intellettuale presso il Tribunale di Milano, ha rigettato la richiesta avanzata nelle scorse settimane da Samsung di sospendere immediatamente la commercializzazione dell'ultimo prodotto della 'Mela' californiana fondata da Steve Jobs. Secondo i legali dell'azienda sudcoreana, Apple avrebbe violato diversi brevetti. Nel provvedimento, di una cinquantina di pagine, il magistrato non entra però nel merito se effettivamente l'azienda americana abbia 'scippato' i brevetti a Samsung per produrre il nuovo IPhone4s. Non è escluso che Samsung cerchi di ottenere una pronuncia nel merito presentando un altro ricorso all'autorità giudiziaria.

La richiesta di provvedimento cautelare d'urgenza, e cioè di bloccare la vendita dell'iPhone 4S, era stata avanzata al presidente della sezione specializzata in materia della proprietà intellettuale del tribunale di Milano da Samsung pochi giorni prima della commercializzazione in Italia - il 28 ottobre - dell'ultimo modello di Apple. Il giudice aveva dato come termine a Samsung entro il 15 novembre per presentare una memoria e aveva dato tempo ad Apple entro il 6 dicembre di consegnare una replica. Il 16 dicembre si era tenuta la discussione sulla richiesta di inibitoria che oggi è stata respinta. In realtà con due provvedimenti paralleli: uno relativo alla causa di merito già avviata in relazione a uno dei due brevetti contestati e il secondo relativo all'altro brevetto contestato per il quale però non è ancora stata avviata 'la lite' davanti al giudice.

Per il professor Giuseppe Sena, legale dell'azienda di Cupertino, è "un risultato positivo in quanto in questa primissima fase della lite si tratta di un successo di Apple". Comunque Samsung può sempre proporre reclamo in tribunale e inoltre, a meno che le parti non arrivino ad un accordo, la causa andrà avanti nel merito con un'udienza puramente interlocutoria fissata per la fine di febbraio.

Delusione per la decisione dei giudici arriva da Samsung: "Non siamo soddisfatti della decisione odierna del tribunale di Milano relativa alla nostra richiesta cautelare di sospendere la vendita in Italia dell'iPhone 4S. Rivedremo la decisione e considereremo tutte le misure e azioni a nostra disposizione per proteggere le nostre proprietà intellettuali. Negli anni Samsung - prosegue si legge in una nota dell'azienda -  è stata pioniere nello sviluppo di tecnologie e protocolli per un più efficiente e affidabile funzionamento dei dispositivi di comunicazione mobile. Mentre Samsung ha sempre rispettato l'utilizzo delle licenze dei brevetti relative agli standard di telecomunicazioni, - conclude il comunicato -  Apple ha violato i brevetti Samsung nei propri dispositivi".
(05 gennaio 2012)
 
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La sicurezza di Alemanno rimane promessa elettorale: trentacinque omicidi solo nel 2011 

Nel 2007 l'attuale primo cittadino della capitale vinse le amministrative puntando sull'indignazione della gente dopo la morte di Giovanna Reggiani. A distanza di quattro anni ecco cosa resta di quel progetto
Trentacinque omicidi nel 2011, quattro solo a dicembre. L’aria di Roma puzza di polvere da sparo. L’ultimo episodio dello scorso anno appena due giorni prima del cenone di San Silvestro. E, quarantotto ore dopo capodanno, la gambizzazione a Tivoli di Francesco Bianco, estremista di destra ex appartenente ai Nar che si divertiva a promettere cannonate sugli studenti ed insultare la comunità ebraica dai computer dell’Atac, la municipalizzata romana dove era entrato grazie al vento di parentopoli. Ieri sera le armi sono tornate in azione, con una rapina feroce a Tor Pignattara, quartiere multietnico. Uccisi un piccolo imprenditore cinese di 31 anni e sua figlia di 6 mesi, in una scena di sangue che da tempo non si vedeva.

Un’escalation che apre nei peggiori dei modi il 2012. Gianni Alemanno la poltrona di sindaco l’ha conquistata promettendo sicurezza e legalità. Pochi mesi prima delle elezioni moriva Giovanna Reggiani, aggredita in una stazione periferica del treno regionale da Romulus Mailat, cittadino romeno. Alemanno intuì subito che politicamente era arrivato il suo momento: gli stranieri, diceva, erano il vero problema per la sicurezza di Roma. Mai una parola sulle mafie in campagna elettorale, nulla sull’assedio delle cosche alla capitale, terra di conquista e di investimenti. L’allora prefetto di Roma Carlo Mosca – sostituito pochi mesi dopo le elezioni di Alemanno – provò a ridimensionare quella formula sostenuta dalla destra romana: “L’equazione stranieri uguale delinquenti è sbagliata”, spiegò ai cronisti.

Eppure Gianni Alemanno era convinto della sua tesi, tanto da sostenerla con forza anche nelle interviste rilasciate ai giornali internazionali: “Nel sud dell’Italia il problema è la mafia. A Roma il problema è l’immigrazione”, al Sunday Times l’11 maggio del 2008, meno di un mese dopo le elezioni. Poi è iniziata l’escalation, che in tanti temevano. Omicidi, agguati, gruppi di fuoco che agiscono con le modalità tipiche delle organizzazioni mafiose. Arsenali impressionati ritrovati in giro per Roma, regolamenti di conti, intimidazioni. E ancora usura, bische clandestine gestite dalla ‘ndrangheta nelle periferie, un fiume di cocaina che si riversa sulla città, scorrendo parallelamente al cemento utilizzato per rendere legali i soldi dei pusher.

Il punto di svolta è un sequestro simbolo, quello dello storico Café de Paris in via Veneto. Secondo la Dda di Reggio Calabria era divenuto un pezzo importante del patrimonio degli Alvaro, famiglia di ‘ndrangheta presente da tantissimi anni a Roma. Controllano la zona della periferia est, spingendosi fino alla provincia di Latina, ad Aprilia. Era chiaro per tutti che Roma, al pari di Milano, di Torino, delle città liguri, romagnole, era terra di facile conquista. Già nel 2008 la pax mafiosa sembra rompersi. Piccoli agguati, una gambizzazione nella zona del Tuscolano in un garage. Poi iniziano gli omicidi, partendo in silenzio nella provincia, a Velletri, dopo un trafficante di peso, Luca De Angelis, viene ucciso in un agguato, con quattro colpi sparati in viso.

Passano pochi mesi, e un uomo del suo gruppo riesce a salvarsi da un agguato simile: la mattina bussarono alla porta i killer, spacciandosi per carabinieri e aprendo subito il fuoco. Nel frattempo, tra il 2006 e il 2009, raddoppiano a Roma le persone che si rivolgono agli sportelli antiusura, con 772 denunce all’anno. Il 2011 è una lunga scia di attentati, spesso in pieno centro cittadino. Sembra che le mafie – tradizionalmente silenziose nella capitale – ormai non temono più il clamore. L’episodio forse più chiaro è il duplice omicidio di Ostia lo scorso novembre, quando persero la vita Giovanni Galleoni e Franco Antonini, quarantenni, nati a cresciuti in questa estrema periferia, a qualche centinaia di metri dall’ex idroscalo. Eppure solo pochi mesi prima Alemanno insisteva nella sua teoria: “Ho sentito il prefetto, il quale a sua volta ha parlato con la Direzione distrettuale Antimafia – dichiarò nel maggio dello scorso anno – e ci sembra che la situazione sia decisamente sotto controllo”. La prima ammissione che qualcosa non funziona è arrivata solo un paio di mesi fa, dopo l’agguato di Ostia, quando, per la prima volta Gianni Alemanno ha parlato apertamente di pericolo mafia. Oggi le vittime sono due stranieri, una famiglia di cinesi, parte di quell’immigrazione che il sindaco di Roma indicava come criminale quando cercava il voto dei romani.

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