domenica 8 gennaio 2012

hahahahhaha

Ecco il pc low cost da 25 dollari
grande come una carta di credito

La sfida del Raspberry Pi. "Riaccenderà la passione nei giovani". Dopo il mirtillo e la mela, ora arriva il lampone. Un simbolo dedicato ai ragazzi, addirittura ai  bambini

di RICCARDO LUNA
ERA il sogno di Nicholas Negroponte: un computer low cost per tutti i bambini del mondo. Il progetto doveva chiamarsi Education For Peace, perché l'idea era che una maggiore istruzione avrebbe diffuso una cultura di pace nei paesi in via di sviluppo; ma poi si decise di comunicare subito l'obiettivo immediato e così il nome divenne Olpc.

Olpc, un acronimo che sta per "un laptop per ogni bambino". Il laptop, bellissimo, un vero oggetto di design già esposto in qualche museo di arte moderna, si chiama Xo: in cinque anni ne sono stati distribuiti due milioni, con l'Uruguay in cima alla classifica: non sono pochi, ma nemmeno tanti purtroppo. Olpc fa oggettivamente fatica a imporsi anche perché il computer costa il doppio dei cento dollari previsti all'inizio.

Ora il sogno del celebre fondatore del MediaLab del Mit sta per essere realizzato, anzi sbaragliato, almeno dal punto di vista del prezzo: è infatti in arrivo un personal computer da 25 dollari. Costerà insomma meno di un videogioco e sarà grande come una carta di credito.

Questo oggetto incredibile si chiama Raspberry Pi e già nel nome gioca con le proprie ambizioni di cambiare il mondo in cui viviamo: il messaggio è che dopo il mirtillo del BlackBerry e la mela di Apple, è forse il momento di assaggiare un altro frutto, il lampone ("Pi" sta invece per "pi greco", ed è un omaggio al linguaggio di programmazione scelto, il Phyton). La firma è di una superstar dei videogiochi, l'inglese David Braben. Braben ha appena compiuto 48 anni: quando ne aveva venti e frequentava l'università di Cambridge realizzò, assieme al compagno di studi Ian Bell, un avveniristico videogame di guerre spaziali che è stato una pietra miliare del settore. Ai tempi almeno in 600 mila acquistarono una copia di Elite. Da allora Braben ha ottenuto un successo dopo l'altro (l'ultimo: Disneyland Adventures); fino all'anno scorso quando ha deciso di mollare lo sviluppo dell'attesissimo The Outsider, per aggregarsi ad un team dell'università di Cambridge ed investire tutto se stesso sulla creazione di un computer low cost che facesse di nuovo innamorare i ragazzi per l'informatica.

"Vorremmo che ai giovani tornasse l'entusiasmo, che avevamo noi negli anni '80, sulle infinite possibilità di creare cose nuove con la tecnologia", spiega Braben per il quale i nativi digitali rischiano di essere meno bravi a utilizzare i computer di quanto fossero i loro coetanei di trenta anni fa. "Oggi impiegano la loro creatività per primeggiare in videogiochi come Little Big Planet o Roller Coaster Tycoon, ma non c'è molto altro che sappiano fare con un pc. Sono come persone che sanno leggere ma non sanno scrivere", sostiene Braben. Per essere più chiari ancora: ormai tutti sanno tenere un blog o aggiornare Facebook, ma pochissimi sanno anche programmare; non conoscono il linguaggio informatico. E questo perché "è molto difficile che gli venga voglia di programmare con i moderni pc": sono oggetti troppo belli e sono troppo... facili. Inoltre le lezioni obbligatorie di informatica previste nelle scuole inglesi sarebbero "così noiose" che il numero degli iscritti ai corsi di laurea in computer science si è rapidamente dimezzato.  "Inaccettabile. Vogliamo provare a cambiare questa tendenza" dice Braben eccitatissimo perché il suo micro-computer è finalmente pronto al debutto.

Come sarà? Per ora circolano sono delle foto ed è chiaro che rispetto al modello di Olpc, ma anche a qualunque altro computer visto finora, siamo su un altro pianeta. Non è un oggetto per tutti. Il Raspberry Pi non ha tastiera, non ha mouse e non ha monitor: ma si possono collegare, naturalmente. Ha le dimensioni di una carta di credito (o di una chiavetta usb), usa il sistema operativo di Linux, e collegandolo alla tv di casa come schermo fa tutto quello che deve fare un personal computer (calcolo, scrittura, videogiochi e film in alta definizione). Comprando la versione da 35 dollari, si ha il doppio di memoria più una porta per navigare su Internet. Dettaglio importante: sarà venduto in una custodia trasparente per stimolare la curiosità a capire "come funziona" e magari, modificarlo. Piccoli hacker crescono, si spera: "Farà tornare ai ragazzi la voglia di inventare cose nuove con un pc" scommette Braben.

In rete l'attesa sta diventando messianica. Quando qualche giorno fa i primi dieci esemplari sono stati messi all'asta su eBay per finanziare la Fondazione che sta dietro il progetto e le quotazioni sono schizzate fino a oltre 2500 dollari: cento volte il prezzo a cui sarà messo in vendita un Raspberry Pi fra meno di un mese. Intanto alcuni dei promotori da domani saranno al CES di Las Vegas, la più importante e scintillante fiera dedicata ai gadget tecnologici. In mezzo a tanti prodotti costosissimi, sarà interessante vedere l'effetto che farà il lancio di un microcomputer da 25 dollari. Se avrà successo, cambierà davvero tutto.  (08 gennaio 2012)
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Mario Monti in diretta da Fazio
“Non ci sarà una nuova manovra” 


Il presidente del Consiglio ospite a Che tempo che esclude nuove stangate e rilancia sulle liberalizzazioni. Sul fronte lavoro: "L'articolo 18 non deve essere un tabù". Mentre sulla legge elettorale "il compito di modificarla spetta alla politica e al parlamento"
“L’Italia è stata messa in sicurezza”, ma ora “bisogna fare in fretta”. E dunque sotto alla fase due. Tradotto: liberalizzazioni. Il premier Monti ospite di Fabio Fazio a Che tempo Che fa segna il punto e rilancia. “Saranno provvedimenti certamente meno indigesti agli italiani e che punteranno sullo sviluppo della nostra economia”. “Credo – ha proseguito il presidente del Consiglio – che un certo disarmo multilaterale di tutte le corporazioni possa consentirci di dare più spazio alla concorrenza ed ai giovani”.

Il presidente del Consiglio parla circa mezz’ora, toccando diversi argomenti: dalla competitività alle tasse, dal lavoro all’euro. Non esclude di proseguire nella sua carriera politica (anche se dice: “Nela vita ci sono altre priorità”) e sulla legge elettorale auspica che sarà il Parlamento ad occuparsene. Ma fin da subito fissa un punto: niente manovre aggiuntive. Dunque, così come il ministro Corrado Passera sul Corriere della sera esclude l’arrivo di nuove tasse, anche il presidente del Consiglio scarta fin da subito l’ipotesi di nuove stangate. ”La tranquillità nelle cose l’abbiamo raggiunta con l’operazione di consolidamento dei conti dello Stato italiano che il governo ha proposto, il Parlamento l’ha approvato e gli italiani molto responsabilmente lo hanno acettato accettato. E un’operaizone grossa anche in base agli standard Ue mette in sicurezza i conti pubblici conseguendo l’obittivo che non il mio governo ma quello precente ha accettato e cioè il pareggio di bilancio nel 2013″.

Nessun dubbio, poi, che l’euro abbia una sua solidità. ”La moneta unica ha mantenuto il potere d’acquisto rispetto ai beni che compriamo ed il rapporto di cambio con il dollaro. Il problema è che nella zona euro un certo numero di Paesi hanno avuto o hanno gravi squilibri nelle finanze pubbliche”.

Mentre sul fronte tedesco e in vista dell’incontro con Angela Merkel, il premier non ha dubbi: “Quello che abbiamo fatto può essere da esempio per altri paesi”. L’Italia dunque ha fatto i compiti a casa. “E non  perché ce lo ha chiesto l’Europa, ma per assicurare un futuro ai nostri figli”. Ma “certamente quella che abbiamo davanti è una crisi di sistema”. Parole legate in particolare alla questione banche e al terremoto che in questi giorni sta scuotendo il comparto. Il premier però rassicura: “Il nostro sistema è considerato uno dei più stabili”. Sul punto di Unicredit “il tracollo è legato alla questione del rifinanziamento”.

E dunque si passa alle ricette. Una di queste è certamente uscire dal giogo della finanza. Insomma che la politica si riprenda il proprio ruolo. Dopodiché la tobin tax “che non deve essere applicata solo all’Italia”. Ma certamente l’Italia la adotterà se sarà decisione condivisa anche dagli altri paesi. E dopo la tassazione delle rendite finanziarie il tema dell’accordo con la Svizzera sui capitali italiani espatriati. “Stiamo guardando a questo argomento” ma precisa Monti “Germania e Gran Bretagna hanno fatto qualcosa che l’Ue non ha gradito: accordi bilaterali”. Quindi spiega: “Sono stato il primo quando ero Commissario europeo nel 1999. A nome della Commissione europea sono andato a Berna per avviare il primo duro negoziato con la Svizzera perché accettasse di applicare alcuni principi sulla direttiva della tassazione del risparmio e sono stati fatti passi avanti”. Quindi spiega: “Se vogliamo gli accordi di Germania e Gran Bretagna sono il risultato ultimo di questo accordo. La pressione sulla Svizzera viene esercitata. La Svizzera non è l’unico Paese al mondo che ha un occhio di riguardo, magari chiuso, sui capitali esteri ma in questi anni la politica nei confronti di questi paradisi fiscali è cambiata. E la Svizzera si è comportata di conseguenza. Non è più come prima”.

Sulla questione lavoro e soprattutto sull’articolo 18, il premier sottolinea: “Per noi nulla è un tabù”. Mentre sul dialogo con le forze sociali Monti ribadisce da un lato la volontà di non spaccare i sindacati, ma dall’altro la necessità di non stare legati “ai simboli” ma al lavoro “di cui abbiamo un disperato bisogno”. Da qui la necessità di puntare sulla “competitività” per “arrivare ad avere durevoli posti di lavoro”.

E sulla riforma del lavoro da domani entra nel vivo il confronto fra Governo e parti sociali. Dopo aver incontrato giovedì il segretario della Cgil Susanna Camusso, il ministro del Lavoro Elsa Fornero incontrerà, separatamente, i segretari di Cisl e Uil Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Martedì vedrà il segretario dell’Ugl Giovanni Centrella mentre mercoledì toccherà al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. “Un confronto – ha spiegato il premier Monti – per il quale il governo ha un atteggiamento mentale e un’agenda specifica. L’atteggiamento mentale – ha spiegato – è quello di considerare che niente debba essere considerato un tabù tra le forze civili come il sindacato, il mondo produttivo e il governo pensando al futuro del Paese.

Ma certamente la crescita del Paese passa attraverso la lotta all’evasione sulla quale il premier ribadisce “una lotta senza quartiere”. Senza però demonizzare la ricchezza che “è un valore e non è vero che operazioni come quelle di Cortina la trasformano in un demonio”. Quindi la conclusione: “Il mio è un governo che di fronte ad un Parlamento così responsabile è riuscito a fare cose importanti”.
 

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Ma che mobilità sostenibile
Italia bocciata su tutti i fronti

Il rapporto 2011 di Euromobility: tante possibilità ma progetti ancora in fase embrionale. Poche le auto e le bici 'condivise' tra i cittadini, mentre in Europa si investe su queste alternative. E così nel nostro Paese le polveri sottili uccidono ottomila persone ogni anno di ANTONIO CIANCIULLO

CAR SHARING, bike sharing, mobilità alternativa. Se i problemi del trasporto pubblico potessero essere risolti con le parole, l'aria delle città italiane sarebbe pulita come quella degli alpeggi: l'offerta è varia e abbondante. Ma se si va a verificare cosa c'è dietro il lifting verbale arriva la sorpresa. A Roma le auto condivise (car sharing) sono 105 per 2,7 milioni di abitanti: difficile immaginare che, con tutta la buona volontà, possano essere una soluzione per il traffico. Sempre a Roma le biciclette condivise (bike sharing) sono 120, sempre per 2,7 milioni di abitanti.

LE TABELLE
1

I RAPPORTI PASSATI 2010 2 / 2009 3

"Con questi numeri come aspettarsi una soluzione ai problemi?", si chiede Lorenzo Bertuccio, direttore di Euromobility, l'associazione che ha curato l'edizione 2011 dell'indagine sulla mobilità sostenibile 4 nelle principali 50 città italiane.

Una classifica che vede un gruppo di testa formato da Torino (che tuttavia non riesce a mantenere l'aria abbastanza pulita da rispettare la legge), Venezia, Milano, Brescia e Parma.

Insomma il Nord vince la gara, ma è una gara priva di eccellenze. Perché nessuno ha creduto realmente in una sfida che nel centro Europa trova investitori disposti a scommettere: trasporto pubblico decoroso ed efficiente, spazio alle bici, sostegno ad auto a basso impatto ambientale, conti in pareggio grazie al road pricing.

Gli organizzatori dello studio fanno notare che a Bruxelles ci sono 2.500 bici collettive con 180 stazioni, a Parigi oltre 20.000 bici con 1.800 stazioni, a Lione 4.000 con 340 stazioni, a Barcellona oltre 6.000 bici con 428 stazioni, a Siviglia 2.500 bici con 250 stazioni, a Londra oltre 6.000 bici con 400 stazioni. In Italia solo a Milano dispone di un numero con 4 cifre: 1.400 bici.

E non va meglio con il car sharing. A Bruxelles ci sono 227 auto per 140.000 abitanti. A Brema (Germania) 167 auto per 547.000 abitanti, a Monaco 345 auto per 841.000 abitanti. Ecco i numeri del car sharing in Italia nel 2010: 113 a Torino, 105 a Roma, 86 a Milano, 73 a Genova, 47 a Venezia, 36 a Palermo. Sembrano flotte aziendali, più che un parco auto cittadino.

Difficile poi, se sommiamo a questi dati i tagli progressivi e drastici al servizio pubblico, stupirsi del fatto che viviamo in città in cui  -  secondo i dati Oms  -  ci sono più di ottomila morti anno solo per le polveri sottili, e solo nelle principali 13 metropoli. Appena 19 città sulle 50 esaminate sono in regola per le PM10.

Anche i mobility manager non aumentano rispetto all'anno precedente: solo 41 le città in cui è presente almeno un mobility manager. Mancano a Campobasso, Cagliari, Catanzaro, L'Aquila, Latina, Pescara, Livorno, Sassari e Taranto.

Il rapporto esamina anche la qualità dell'aria delle città italiane per quanto riguarda le polveri sottili. Ancona ha registrato il maggior numero di superamenti (140 rispetto ai 35 consentiti), seguita da Torino (131). La media annuale di PM10 più elevata si è registrata a Torino (50 microgrammi al metro cubo, superiore al limite consentito di 40), seguita da Ancona (48,4) e Napoli (48.0). L'aria più buona si respira invece a Genova, dove si sono registrati solo 5 superamenti, e a Potenza, che ha una media annuale di 22 microgrammi al metro cubo.

"I cittadini spesso si dimostrano più maturi dei loro amministratori: l'83% è ad esempio convinto che la diffusione del bike sharing può essere un valido contributo alla riduzione del traffico e dell'inquinamento in città e circa l'80% vorrebbe una flotta di biciclette anche nella propria città", osserva Riccardo Canesi, presidente di Euromobility.
 
(21 dicembre 2011)

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