mercoledì 18 gennaio 2012

ma dai......

La Rete si scatena:
“Vieni avanti Schettino” 

Se fosse un film, sarebbe il cuore della scena madre, la punta più alta del climax. “Vada a bordo c…!” urlerebbe il capo della capitaneria di porto al comandante infedele che balbetta dall’altra parte della cornetta.

La frase, così, virgolettata, entrerebbe di diritto nella storia del cinema, al pari di “Sono Wolf, risolvo problemi” di Pulp Fiction o “Ehi tu, Biff, toglile le mani di dosso!” di Ritorno al Futuro. Invece, come sappiamo, si tratta della realtà, l’assurda realtà italiana nelle sue due facce speculari del gaglioffo incosciente e del probo servitore dello Stato. Ieri su Internet la telefonata De Falco-Schettino è diventata immediatamente un tormentone. Non poteva essere altrimenti visto che anche i tg all’estero hanno rimandato in onda la surreale conversazione.

Ma la Rete mastica, ironizza, critica, rielabora, inventa. Qualcuno, inevitabilmente, prende la frase del giorno e la riscrive in chiave Soliti idioti: “Dai c… Schettino vai a bordo e nun fa gridà papà che sta a morì de prostatite c…”, paròdia l’utente Gianmaria su Facebook. C’è chi, come il sito frankezze.it, si butta invece sul fotomontaggio in stile Lino Banfi: “Vieni a bordo Schettino” dice un comandate nei panni del “disgraziato maledetto”. E non manca chi, alla modica cifra di euro 12,90, la butta sul commerciale mettendo in vendita sul web una maglietta bianca con una scritta nera (la scritta, ça va sans dire, riporta l’ordine di De Falco).

Su Twitter, infine, #vadaabordocazzo è stata tutto il giorno l’hastag più calda. C’è chi la rilegge in chiave storico-fascista: “#vadaabordocazzo: la storia si ripete”“Magari ci fosse stato un #DeFalco, l’ 8 settembre ‘43. Anche allora il capitano abbandonò la nave…”; chi come Nicola Savino torna sul film tormentone dell’anno: “Questa hashtag è uno dei motivi per cui Twitter è bello. Che poi per me è un po ’ parente del #daicazzo de i soliti idioti”; e chi ci trova delle corrispondenze con il mondo reale: “L’Italia come la vorremmo (#defalco) e l’Italia com’è (#schettino)…” sottolinea il giornalista Gennaro Carotenuto.

Eppure non tutti concordano sulla tag: il decano dei blogger italiani Massimo Mantellini twitta sull’argomento del giorno “tre cose impopolari”, ovvero: “La telefonata non andava diffusa, De Falco fa il solito militare arrogante, la foga della rete è giacobina #vadaabordocazzo” e così il giornalista Tommaso Labbate: “Secondo me è un hashtag non bello e poco opportuno rispetto a tragedia”. Volenti o nolenti, la frase di De Falco è già nella storia.
 
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Parte la mobilitazione di Greenpeace
In difesa dell’attivista bandito da Roma 

"Siamo tutti banditi del clima". Parte oggi sul web la mobilitazione di Greenpeace in sostegno a Salvatore Barbera, attivista dell’associazione e responsabile della campagna clima e energia, bandito da Roma per due anni in seguito alla sua partecipazione a un blitz pacifico davanti a Palazzo Chigi, lo scorso 6 dicembre
“Siamo tutti banditi del clima”. Parte oggi sul web la mobilitazione di Greenpeace in sostegno a Salvatore Barbera, attivista dell’associazione e responsabile della campagna clima e energia, bandito da Roma per due anni in seguito alla sua partecipazione a un blitz pacifico davanti a Palazzo Chigi, lo scorso 6 dicembre.

Dopo 42 giorni e nonostante l’unanime condanna del provvedimento da parte del mondo ambientalista e un’interrogazione al ministro Cancellieri a firma dei senatori Pd Ferrante e Della Seta, è ancora in vigore il foglio di via firmato dal procuratore Tagliente per l’ambientalista, costretto dal 7 dicembre ad abbandonare la capitale, dove lavorava e viveva stabilmente, per fare ritorno a Pistoia, sua città d’origine e di residenza.

“Lo scorso 6 dicembre, in concomitanza con la partecipazione del governo italiano alla conferenza di Durban sui cambiamenti climatici, abbiamo dato vita ad un’azione del tutto pacifica di fronte al palazzo del governo, aprendo alcuni striscioni con la scritta ‘Il clima cambia la politica deve cambiare’ e mettendo in scena con degli attori la rappresentazione dell’immobilismo della politica di fronte alle emergenze climatiche” racconta Salvatore Barbera.

“Al termine dell’azione io e altri sette attivisti siamo stati condotti in commissariato, denunciati per manifestazione non autorizzata e trattenuti per quasi dieci ore, fino a quando mi è stato notificato il foglio di via da Roma. Entro 24 ore dovevo lasciare la capitale e presentarmi in commissariato a Pistoia per dimostrare che avevo lasciato la capitale. In questo momento sono un uomo libero, ma se il provvedimento non verrà ritirato o annullato da una sentenza non potrò mettere piede nel comune di Roma per i prossimi due anni, a rischio di essere arrestato per un periodo da uno a sei mesi.”

Un “esilio” giustificato legalmente dalla Questura sulla base del decreto legislativo 159/2011 che riprende la legge 1423/56 consentendo di applicare provvedimenti extra processuali a carico di soggetti considerati pericolosi per la pubblica sicurezza, come “oziosi e vagabondi abituali, coloro che sono abitualmente dediti a traffici illeciti o che vivono abitualmente con il provento di delitti; dediti a favorire lo sfruttamento della prostituzione, la tratta delle donne, la corruzione di minori” o ancora “ad esercitare il traffico illecito di sostanze tossiche o stupefacenti” o a svolgere abitualmente “altre attività contrarie alla morale pubblica e al buon costume”.

In pratica delinquenti, mafiosi e soggetti pericolosi per gli altri: il ritratto perfetto dei “pericolosissimi banditi del clima” che Greenpeace chiama provocatoriamente ad autodenunciarsi sul nuovo sito web della campagna,  www.banditidelclima.org.

“Il foglio di via fa riferimento ad una vecchia legge pensata più di mezzo secolo fa per allontanare i mafiosi dalle loro aree di influenza. E’ assurdo che una manifestazione non violenta venga giudicata al pari di un crimine mafioso, oltretutto la nostra azione non ha dato luogo a nessuna denuncia” sottolinea Barbera, che nel ruolo di responsabile di campagna, ha partecipato a tutte le iniziative organizzate lo scorso anno da Greenpeace in vista del referendum sul nucleare.

Un tentativo di criminalizzare i blitz dell’associazione e il diritto di agire per la tutela dell’ambiente che non è nuovo per gli avvocati di Greenpeace: già nel 2007 a Brindisi dodici attivisti furono banditi per tre anni in seguito ad un’azione nella centrale a carbone Enel mentre a fine maggio 2011 lo stesso provvedimento fu adottato dopo la spettacolare iniziativa anti nucleare allo Stadio Olimpico di Roma. In entrambi i casi sentenze dei Tar hanno poi annullato i decreti della polizia.

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