venerdì 10 febbraio 2012

ahahahaha

Greenpeace premia Google
Apple resta in maglia nera

L'organizzazione ambientalista ha diffuso la classifica aggiornata delle aziende di information technology più impegnate nella difesa del clima. Dietro il motore di ricerca ci sono Cisco ed Ericsson

ROMA - Apple sarà anche cool, nel senso di "fico", ma non lo è affatto nel senso letterale di "fresco". Questo è almeno il giudizio di Greenpeace che stronca ancora una volta il colosso informatico fondato da Steve Jobs definendolo un'azienda totalmente disinteressata al contrasto del riscaldamento globale.

L'organizzazione ambientalista ha diffuso oggi la quinta versione della sua classifica "Cool IT", il ranking "energetico" del settore delle tecnologie informatiche. In testa, grazie ad una robusta e consolidata attenzione 1 alle politiche per la salvaguardia del clima, si piazza Google, seguita da Cisco ed Ericsson (qui la classifica completa 2).

"Questa nuova versione dello studio di Greenpeace - spiega una nota dell'associazione - classifica ventuno aziende del settore IT secondo tre distinti parametri: politiche di approvvigionamento energetico e di efficienza, disponibilità ad assumere impegni e sviluppare soluzioni per ridurre l'impronta energetica, impegno nella promozione delle fonti pulite". "Google - precisa ancora il comunicato - ha ottenuto la miglior performance soprattutto in virtù del suo sostegno a politiche di salvaguardia del clima sia negli Stati Uniti (per l'energia pulita) che in Europa (per l'innalzamento dei target sulla riduzione dei gas serra dal 20% al 30% al 2020)".

Una politica agli antipodi rispetto a quella adottata da Apple, che non entra neppure in classifica in quanto secondo Greenpeace "nonostante profitti record ed enorme disponibilità di fondi da investire, non ha mostrato alcuna leadership nel settore energetico né ha deciso di sfruttare opportunità e soluzioni già adottate da alcune aziende concorrenti".

Non è la prima volta che l'organizzazione ambientalista e Apple entrano in rotta di collisione. Lo scorso aprile Greenpeace aveva già ribattezzato il colosso di Cupertino come "l'azienda tecnologica meno verde al mondo", mentre risale al 2007 la denuncia contro l'iPhone, accusato di essere un concentrato di sostanze tossiche come "pvc, cloro, ftalati e molti composti ritardanti di fiamma a base di bromo".

"I colossi delle nuove tecnologie - commenta oggi Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia - hanno le potenzialità per cambiare i modi di produzione e utilizzo dell'energia. La nostra ricerca premia Google per la coerenza dei suoi investimenti con le linee di sviluppo sostenibile che l'azienda rivendica: stanno investendo davvero in energie rinnovabili".

"Insieme a Google - ricorda ancora Boraschi - anche Cisco e Dell si distinguono per essere riuscite a rifornire, a livello globale, ciascuna delle loro infrastrutture con almeno il 20 per cento di energia da fonti rinnovabili. Un altro esempio virtuoso di leadership ambientale viene dall'azienda giapponese di telecomunicazioni Softbank, che ha sostenuto l'immediato abbandono dell'energia nucleare e l'uso di fonti pulite e sicure nel dibattito successivo alla tragedia di Fukushima".

Esclusa dalla classifica anche Facebook, ma per ragioni differenti da Apple. Finito lo scorso anno nel mirino di Greenpeace, il social network ha di recente cambiato radicalmente le sue politiche impegnandosi a utilizzare energia da fonti rinnovabili e annunciando una partnership con Opower per permettere agli utenti di valutare analiticamente i loro consumi energetici. Per questo l'organizzazione ambientalista si riserva di includere Facebook nella prossima classifica.

Ecco la classifica completa:

1. Google: 53 punti
2. Cisco: 49 punti
3. Ericsson: 48 punti
3. Fujitsu: 48 punti
5. Vodafone: 45 punti
6. Alcatel-Lucent: 40 punti
7. Sharp: 38 punti
7. Softbank: 38 punti
9. IBM: 35 punti
10. HP: 34 punti
11. Wipro: 33 punti
12. Dell: 29 punti
13. Microsoft: 25 punti
13. SAP: 23 punti
15. AT&T: 22 punti
16. HCL: 21 punti
17. NTT: 19 punti
18. NEC: 15 punti
19. Telefónica: 11 punti
19. TCS: 11 punti
21. Oracle: 10 punti
  (08 febbraio 2012)
 
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Valentino operato alla gamba
"Rimosso un chiodo, lui è ok"

MILANO, 6 febbraio 2012

Rossi sotto i ferri a Cattolica all'arto fratturato nell'incidente al Mugello del 2010: intervento di un'ora, perfettamente riuscito. "Sta bene - ha detto il chirurgo Lucidi -, ora 4-5 giorni di riposo, poi la riabilitazione". "Grazie a tutti", ha poi detto il pesarese via Twitter


Valentino Rossi dopo l'incidente al Mugello del 2010. Reuters
Valentino Rossi dopo l'incidente al Mugello del 2010. Reuters
Intervento chirurgico in mattinata per Valentino Rossi, operato all'Ospedale Cervesi di Cattolica per la rimozione di un chiodo, inserito nella gamba destra a seguito dell'incidente al Mugello del 2010. A operarlo il dottor Giannicola Lucidi, primario dell'Ortopedia dell'Ospedale di Rimini, e il dottor Marco Trono, dello stesso reparto; presente pure il professor Giuseppe Porcellini, primario del reparto di Ortopedia di Cattolica.
"vale sta bene" — L'operazione, cominciata alle 10 e terminata alle 11, è andata bene - ha detto il professor Lucidi -. Valentino l'ho visto in mattinata e si è svegliato bene". Il pilota è stato operato dall'equipe riminese, che si occupa in particolare degli arti inferiori, ma ha chiesto di poter essere operato a Cattolica, dove conosce i sanitari e dove svolge la riabilitazione. L'intervento era stato programmato da tempo ed è andato bene. "Valentino ha scelto Cattolica - conclude Lucidi - perchè vi si è trovato bene ed è vicino a casa". Il pilota, che ha manifestato l'intenzione di lasciare l'ospedale in giornata, dovrà osservare quattro-cinque giorni di riposo poi iniziare la riabilitazione. Anche la Ducati conferma che Rossi sarà regolarmente al via della seconda sessione di test in Malesia, dal 28 febbraio al 1 marzo.
grazie su twitter — Valentino Rossi ha poi ringraziato a modo suo, via Twitter: "Grazie al dottor Lucidi, al dottor Porcellini, a Giorgio e a tutti i ragazzi dell'ospedale di Cattolica: sto cercando di fare una foto al chiodo".
Gasport© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Doppio stipendio allo scienziato
per rimanere alla guida dell'Ingv

Cattedra ad personam per Giardini, in ballo 100mila euro. Il ricercatore è dimissionario per protesta contro un "emolumento" troppo basso. Oggi la decisione in una commissione del dipartimento. Ma molti membri sono contrari di ELENA DUSI

ROMA - Di tutte le dimissioni presentate in Italia, quelle di Domenico Giardini da presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv 1) sono le più mercanteggiate. Presentate il 22 dicembre 2011, prorogate a più riprese fino alla fine di febbraio, a convincerlo a ritirarle potrebbe arrivare ora una cattedra all'università La Sapienza di Roma, con uno stipendio che tocca i 100mila euro lordi l'anno, da aggiungersi ai 115 di indennità come presidente dell'Ingv.

Stamattina però alla Sapienza sono previste scintille. Il consiglio del dipartimento di Scienze della Terra che alle 11 ha all'ordine del giorno l'"eventuale chiamata diretta del prof. Domenico Giardini" si preannuncia infuocato. L'offerta di un insegnamento come integrazione dell'indennità da presidente dell'Ingv ha fatto infuriare molti nell'ateneo romano. Né istituire una cattedra in questi tempi di magra per le università e per i giovani ricercatori appare una procedura semplice. Oggi verrà sentito il parere dei 12 ordinari del dipartimento dove Giardini dovrebbe andare a insegnare Fisica della terra solida, materia svolta attualmente da un direttore di ricerca dell'Ingv, Claudio Chiarabba, con un co. co. co da 2.603,14 euro lordi l'anno. In un altro consiglio di dipartimento il 14 è prevista la relazione del direttore. Poi ci sarà da affrontare il nodo più ostico: lo stipendio. "Il precedente ministro, Mariastella Gelmini, su nostra richiesta, ci aveva garantito in una lettera che se ne sarebbe occupato il Ministero dell'Università" spiega il prorettore della Sapienza, Giancarlo Ruocco. "Ma con l'arrivo del nuovo ministro Francesco Profumo, non abbiamo certezza di quel che avverrà".

Anche per il Ministero dell'Università l'addio di Giardini non è affatto irrevocabile e una soluzione per convincere il sismologo a restare all'Ingv è allo studio. Le dimissioni del 22 dicembre, spiegano al Ministero, sarebbero frutto di una "rigidità" del sistema italiano della ricerca, che non permette libertà di contrattazione fra le parti. Non consente cioè di adeguare lo stipendio alle richieste di chi assume l'incarico.
La riduzione dell'indennità del presidente dell'Ingv da 135mila euro a 115mila, avvenuta lo scorso luglio con la fine del mandato di Enzo Boschi, viene considerato un altro elemento all'origine dell'impasse odierna. Secondo Il Foglietto della Ricerca, l'agenzia del sindacato Usi-Ricerca, la lettera di dimissioni sarebbe partita "dopo una frenetica girandola di consultazioni in cui il Miur avrebbe chiesto a quello della Funzione Pubblica se fosse stato possibile dare un aumento a Giardini, incassando un secco diniego".

Basterà l'operazione Sapienza a far ritirare definitivamente le dimissioni? Il presidente dell'Ingv non si sbilancia: "Al momento non ho risposte da dare. Ne riparleremo quando la vicenda sarà conclusa". Le sue dimissioni sono state presentate il 22 dicembre 2011. Poi prorogate al 31 gennaio 2012 su richiesta del Cda dell'Ingv. Poi slittate ancora al primo marzo. Accettate dal Ministero dell'Università il 31 gennaio, sono state contraddette dal direttore generale dell'Ingv Tullio Pepe il 7 febbraio: "Al Ministero sono in corso sondaggi per ricercare entro il 29 febbraio la soluzione alle difficoltà".

La cattedra alla Sapienza rientra nel quadro di questi sondaggi. Ma se l'operazione dovesse andare in porto, Giardini ritirare le sue dimissioni e Profumo l'accettazione delle dimissioni stesse, il sismologo si ritroverebbe con tre lavori contemporaneamente. Attualmente infatti Giardini - che si è laureato in Fisica a Bologna, ha lavorato 4 anni ad Harvard ed è stato direttore del Servizio sismologico svizzero - insegna anche sismologia e geodinamica all'Istituto tecnologico di Zurigo. "Lavoro in Svizzera da 15 anni - spiega - e per lavorare in Italia ho chiesto l'aspettativa all'80%". Anche se la chiamata diretta alla Sapienza prevede il part time, oggi al Consiglio di dipartimento si discuterà della capacità di un'unica persona di ricoprire tre incarichi in due nazioni diverse. Uno degli impieghi - la presidenza dell'Ingv - ha tra l'altro a che fare con un rischio sismico per sua natura imprevedibile.

L'affaire Giardini si aggiunge alle dimissioni presentate da altri due presidenti di enti di ricerca italiani: Francesco Profumo e Corrado Clini, che il 30 gennaio hanno lasciato la guida del Cnr e dell'Area Science Park di Trieste per incompatibilità con gli incarichi di ministro. Su un totale di 11 enti di ricerca pubblici, ben 3 si ritrovano ora senza una guida chiara. La scelta fatta dall'ex ministro Mariastella Gelmini quel 10 agosto di un anno fa non sembra sia stata baciata dalla fortuna.
(09 febbraio 2012)
 

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