lunedì 20 febbraio 2012

ma dai.......

Celentano fa volare gli ascolti
Morandi: "Contestazioni pilotate"

L'ultima serata del festival meglio della finale del 2011. Podio tutto rosa, vince Emma seguita da Arisa e Noemi. Molleggiato sul palco, applausi e fischi. Claudia Mori attacca il consigliere Verro. Il conduttore: "Oggi ho visto Adriano, mi ha detto 'non avere toni trionfalistici perché bisogna anche saper vincere'"

Celentano fa volare gli ascolti Morandi: "Contestazioni pilotate" Celentano e Morandi
cantano insieme

SANREMO - Celentano fa volare gli ascolti. L'ultima serata del festival è stata vista nella prima parte da 14 milioni 456 mila telespettatori con uno share del 50,93%, mentre la seconda parte è stata seguita da 12 milioni 31mila spettatori con uno share del 68,73%. Nella finale dunque il festival supera se stesso: lo scorso anno la prima parte della serata conclusiva aveva registrato 12 milioni 537 mila spettatori e uno share del 45,97%, la seconda 11 milioni 633 mila e il 63,68%.

LA SERATA FINALE, PODIO ROSA

FOTO TRIONFO DI EMMA - DETTAGLI DAL FESTIVAL

Il festival del caos e delle polemiche. L'intervento di Celentano è stato applaudito ma pure contestato da una ridda di fischi e di grida, "basta", "predicatore", che però non hanno convinto il Clan: finito l'intervento Claudia Mori ha incontrato il consigliere d'amministrazione Rai Antonio Verro e, stringendogli la mano, lo ha ringraziato "per la buffonata che avete organizzato". Insomma, il sospetto è che la contestazione sia stata organizzata, tant'è che dall'entourage di Adriano fanno notare come, al termine dell'esibizione, molte poltrone della galleria si fossero curiosamente liberate. E se le parole pronunciate dal Molleggiato sul palco sollevano nuove polemiche, il caos vero lo agitano quelle indirizzate da sua moglie e portavoce al cda Rai. Con corredo di reazioni.

CELENTANO -
Il sospetto che le contestazioni in platea fossero pilotate è lo stesso Gianni Morandi: "Lo erano, erano assolutamente pilotate", ha detto durante la conferenza stampa finale. "Abbiamo mandato una persona in galleria e c'erano tre-quattro persone che sistematicamente fischiavano, con uno schema preciso. Era tutto organizzato, non so da chi, ma lo era. E' impossibile che all'Ariston succeda una cosa del genere, non l'ho mai visto in tanti anni di festival. Era un'operazione troppo mirata". Più dubbioso sul fatto che Claudia Mori abbia accusato il consigliere di amministrazione Rai Antonio Verro, "Ma no, non credo", ha detto Morandi.

Che questa mattina con Celentano è andato a fare colazione. "Ci siamo un po' rasserenati dopo questi 15 giorni. Abbiamo seguito gli ascolti, siamo rimasti molto contenti. Gli ho chiesto di venire in sala stampa, ma lui ha risposto 'salutali tutti, e ringraziali'. E ha aggiunto 'non avere toni trionfalistici perché bisogna anche saper vincere", ha spiegato Morandi.

MORANDI - "Dopo quattro edizioni del Festival con 'Bonolis Clerici, Morandi, Morandi', c'è bisogno di facce nuove", ha detto il conduttore della 62esima edizione della gara canora sanremese, che non si ricandida per il prossimo anno, secondo cui "anche per il modo in cui è costruito l'evento, andrà fatta riflessione". Morandi ha fatto notare come "quando andiamo a vedere gli ascolti di ieri sera, bisogna tornare a Fazio per altri numeri così, ma è chiaro che l'impianto sarà da rinnovare". "Noi potremo dare una mano - ha assicurato - visto che conosciamo bene quanto sia complessa la macchina da dentro". "Magari", ha concluso Morandi potrà tornare magari in qualità di "cantante in gara".

PAPALEO - "Ormai ho consumato tutto, non ho più un briciolo di energia", ha detto Rocco Papaleo che in questi giorni ha affiancato Morandi sul palco. "Devo ringraziare Gianni che ha permesso a me di sentirmi a mio agio ed esprimermi, e anche al mio neurologo devo rivolgere un pensiero in questo momento per gli ottimi tranquillanti che mi ha prescritto che mi hanno calmato ma addormentato". Per Rocco Papaleo, "il momento musicale più alto del festival è stato il duetto di Celentano e Morandi" in 'Ti penso e cambia il mondo'. Un giudizio accolto da un applauso dei giornalisti in sala stampa. Gianni Morandi ha allora tenuto a ricordare che "l'autore di questo bellissimo brano è Pacifico".

RAI - "Celentano non è Cacciari, non è Sgalambro, è un cantante che vuole esprimere le sue opinioni e subordina la sua presenza in tv alla possibilità di esprimerle. La Rai gli ha dato questa possibilità e Celentano si è preso la sua libertà, a tratti licenza", questa la valutazione del direttore di Rai1 Mauro Mazza. "Capisco la posizione del presidente Garimberti - ha detto Mazza in conferenza stampa - perché con l'insistenza sulle testate cattoliche Celentano è stato antipatico, stridente con il livello artistico del personaggio. Garimberti dice che Celentano è stato fuori contesto, io dico che da 50 anni è fuori contesto e questo lo rende diverso e unico nel panorama artistico". L'intervento, ha detto Mazza "mi è sembrato quello di un parrocchiano a una riunione diocesana, un ragionamento elementare, basico, da credente e va valutato in questi termini".

"Credo che con questo Sanremo si chiuda un ciclo. L'azienda fa bene a non rinnovare il contratto all'attuale Direzione Artistica e ad affidare l'organizzazione del prossimo Festival alla nuova Direzione Intrattenimento". E' l'opinione del consigliere di amministrazione Antonio Verro. Per Verro, "occorre abbandonare la strada degli ascolti facili basati sulle polemiche e puntare di più sulla qualità della musica e delle risorse interne. E' questa la vera sfida per un servizio pubblico".
 
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Una legge per tutelare i cronisti precari
Compensi equi o niente fondi agli editori 

La proposta, firmata dal parlamentare Udc Enzo Carra, ha già avuto l'ok dalla commissione della Camera. E ora attende il via libera dal governo. Il testo prevede una commissione ad hoc per valutare le qualità retributive dei vari editori
Il quotidiano La Voce di Romagna paga 2,5 euro ad articolo i giornalisti esterni, ma dallo Stato il giornale riceve 2,5 milioni di finanziamento. Il Tempo fissa un tetto massimo di 15 euro e ne incassa 840mila di finanziamento pubblico. E chi collabora alla Gazzetta di Modena non può sperare di spuntare oltre 4 euro ad articolo. Ne sa qualcosa Giovanni Tizian, che per i suoi pezzi sulla mafia in Emilia Romagna è finito sotto scorta. Minacciato dalla ‘ndrangheta per quelle righe così malpagate. Questa la realtà di buona parte dell’editoria italiana. Una realtà che ora, però, arriva a una svolta. Di mezzo, infatti, c’è una proposta di legge, firmata dal parlamentare Udc Enzo Carra, e che subordina il finanziamento pubblico a un’equa retribuzione. Insomma, o gli editori iniziano a pagare meglio i cronisti oppure possono dire addio ai milioni dello Stato. La proposta è già stata approvata dalla Commissione cultura della Camera e ora per diventare legge attende solo il via libera del governo di Mario Monti che certo subirà le pressioni degli editori. Spiega lo stesso Carra: “Il governo deve dire se è d’accordo con il Parlamento o se intende negare questa opportunità ad un provvedimento tanto atteso”.

Il testo, in quattro articoli, prevede che una commissione ad hoc stabilisca i parametri retributivi minimi che gli editori dovranno applicare, pena la perdita non solo delle provvidenze (che nel 2012 ammonteranno a 137 milioni di euro) ma anche di tutti i contributi pubblici, compresi quelli accessori per carta, postalizzazione degli abbonamenti, telefono etc. Entro tre mesi dal suo insediamento, dovrà quindi individuare i “trattamenti economici proporzionati alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, in coerenza con i corrispondenti trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva di categoria in favore dei giornalisti con rapporto subordinato”.
La stessa commissione dovrà poi valutare le politiche retributive di quotidiani, periodici (anche telematici), agenzie di stampa, radio e tv e redigere un elenco dei datori di lavoro che garantiscono il rispetto dei requisiti minimi stabiliti. Una sorta di bollino blu per gli editori. Infine le due righe decisive, scolpite come pietra: “A decorrere dal 1 gennaio 2012 l’iscrizione nell’elenco di cui sopra è requisito necessario per l’accesso a qualsiasi contributo pubblico in favore dell’editoria”.

Insomma, il governo si trova di fronte a una decisione fondamentale per il futuro dell’informazione la cui condizione attuale, invece, conta un esercito di cronisti sottopagati, non tutelati e spesso minacciati. Ad oggi, infatti, precari, autonomi e freelance sono più numerosi degli assunti (24mila rispetto a 19mila) e contribuiscono per oltre il 50% alla realizzazione di quotidiani, periodici, radio, tv e informazione online. Eppure sono sottopagati, privi di tutele e sotto il ricatto continuo di perdere il lavoro da parte di editori che – per contro – fanno man bassa di provvidenze. A fotografare la situazione è il “tariffario dei compensi” realizzato dall’Ordine dei giornalisti sulla base di segnalazioni, note di pagamento e contrattini arrivati dai collaboratori di tutta Italia negli ultimi 18 mesi: Il Mattino paga 21 euro ma dopo 20 articoli non paga più anche se il quotidiano campano ha ricevuto 956.652 euro di contributi, La Repubblica Lazio ha ridotto da 50 a 30 euro i pezzi di 5-6mila battute e ha ricevuto sempre i suoi 16,1 milioni di euro di aiuti, Il Manifesto – che di problemi ne ha parecchi – non ha mai pagato a fronte di 5,3 milioni di contributi, Il Messaggero sotto le 800 battute non paga e i contributi incassati sono 1,44 milioni, Il Tempo, 840mila euro di provvidenze, paga 7,5 euro per articoli sotto i 40 moduli, 15 per quelli superiori; si ferma a 5-9 centesimi a riga il compenso per i collaboratori del Sole24Ore, dimezzato a inizio anno a fronte di 19,2 milioni di aiuti, mentre Libero paga 18 euro anche per un’apertura a chi ha protestato – segnala l’Odg – si visto rispondere “prendere o lasciare”. I contributi sono però 5,4 milioni.

Un blitz degli editori, però, è ancora possibile. Prevedibile che gli associati Fieg marcheranno stretto il governo Monti perché respinga in toto la legge. A spiegare perché è il direttore generale della Federazione degli editori, Fabrizio Carotti: “La materia è già regolata da un contratto collettivo e la sua definizione avviene attraverso il confronto delle parti. Imporre tariffe minime per legge equivale a esercitare un’indebita interferenza tra le parti. Ci chiediamo poi come questo indirizzo sarà accolto dal governo, visto che l’orientamento degli ultimi provvedimenti assunti sulla tariffazione delle attività professionali va nella direzione esattamente contraria. Subordinare le spettanze di contributo pubblici a queste tariffe sarebbe un esercizio poco rispettoso dell’autonomia contrattuale della parti”.

“Ma quali parti? Quale autonomia?” Risponde il presidente dell’Ordine Enzo Iacopino. “I due euro ad articolo non sono il prodotto di una negoziazione tra le parti in condizioni di parità. L’editore semplicemente sfrutta lo stato di necessità del lavoratore e questo è contrario alla Costituzione”.

I prossimi giorni saranno tesissimi e decisivo sarà l’orientamento di Giulio Anselmi, neopresidente Fieg al posto del dimissionato Malinconico. “Non vorrei dover rimpiangere Malinconico – avverte Iacopino – ma non posso non notare come il nuovo orientamento della Fieg coincida con il cambio al vertice. Per un anno la federazione ha avuto un atteggiamento di disponibilità e per due volte, pur eccependo criticità, si è espressa favorevolmente alla legge. Ora il vento sembra cambiato e mi sorprende perché a guidare la federazione è un giornalista professionista di lungo corso come Anselmi”.

Un segnale però c’era stato, ricorda Jacopino, all’ultimo festival del giornalismo di Perugia. “Anselmi era ancora presidente dell’Ansa e ha chiesto a freelance e collaboratori di smetterla con la lamentazione sul precariato, perché i giornalisti che stanno fuori dalle redazioni altro non desiderano che assumere per sé i privilegi dei colleghi contrattati che già li hanno. Proprio lui che può rendere ampia testimonianza dei privilegi collegati ai ruoli che ha avuto nella sua meritata carriera”. Tra giornalisti ed editori, insomma, volano stracci. Ora tocca al governo decidere di quale fare bandiera.
 
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Federer padrone del cemento indoor
A Raonic piace San José

MILANO, 20 febbraio 2012

Roger non perde su questa superficie dal novembre 2010 e qui ha vinto 20 dei suoi 71 tornei. Il canadese bissa il suo successo dello scorso anno. Volandri fa 13, quanto le posizioni guadagnate in classifica: ora è 56°. Tra le donne Azarenka a un passo dal record di vittorie consecutive da inizio stagione detenuto dalla Sharapova: 17 contro 18


Mancano due settimane e mezzo all'inizio del primo Masters 1000 della stagione, in programma sul bollente cemento californiano di Indian Wells dall'8 al 18 marzo, e Roger Federer continua a scandire il tempo con la vittoria tutto sommato scontata di Rotterdam. Tra le donne invece continua il dominio assoluto della bielorussa Victoria Azarenka, ancora imbattuta e più forte che mai. Ma è stata una settimana indimenticabile soprattutto per Filippo Volandri che giocando a livelli altissimi, è riuscito, in finale a San Paolo, a giocare per oltre due ore al pari del numero 11 del mondo Nicolas Almagro dopo aver fatto fuori niente meno che David Nalbandian e Thomas Bellucci. Un bel biglietto da visita per il clou della stagione sul rosso che s'infiammerà da metà a aprile con, in successione, i tornei di Monte Carlo, Roma, Madrid e Parigi.
ATP
71 — I tornei vinti in carriera da Roger Federer che ieri ha centrato il primo titolo dell'anno, il secondo di sempre a Rotterdam dopo la vittoria del 2005 su Ivan Ljubicic (5-7 7-5 7-6).
24 — Le vittorie consecutive di Roger Federer sul veloce indoor. Lo svizzero non perde sul veloce indoor dal 13 novembre 2010 quando mancò 5 match point contro Gael Monfils nella semifinale di Parigi-Bercy.
20 — I tornei sul veloce indoor vinti da Federer: il primo a Milano il 4 febbraio 2001 quando superò per 6-4 6-7 6-4 il francese Julien Boutter.
14 — Le finali giocate in carriera da Juan Martin Del Potro: 9 quelle vinte (Stoccarda, Kitzbuhel, Los Angeles e Washington 2008, Auckland, Washington e US Open 2009, Delray Beach e Estoril 2011), 5 quelle perdute (Tokyo 2008, Canadian Open e Masters 2009, Vienna 2011 e Rotterdam 2012).
127 — Le presenze italiane nelle finali: 48 i tornei vinti e 79 le finali perdute. L'unica vittoria degli ultimi 5 anni è stata quella ottenuta nel giugno scorso da Andreas Seppi nel torneo di Easbourne.
26 — Le finali record di Adriano Panatta: al secondo posto c'è Corrado Barazzutti con 13, al terzo Paolo Bertolucci con 11 e al quarto Filippo Volandri e Andrea Gaudenzi con 9.
13 — Le posizioni guadagnate in classifica Atp da Filippo Volandri che passa dal numero 69 al numero 56.
9 — Le finali giocate in carriera da Filippo Volandri; la prima a Umago nel 2003 persa contro Carlos Moya, poi quella vinta a St. Polten contro Xavier Malisse, poi le cinque perse di fila a Umago e Palermo 2004, Palermo 2005, Buenos Aires e Casablanca 2006 e Bucarest 2006, poi quella vinta a Palermo nel 2006 e infine quella di ieri persa a San Paolo del Brasile.
4 — Gli anni scarsi che Filippo Volandri è fuori dai primi 50 giocatori del mondo. L'ultima volta è accaduto l'11 maggio 2008 quando fu classificato al numero 42 del ranking mondiale.
Gazzetta TV
 
11 — I titoli Atp conquistati in carriera da Nicolas Almagro: Valencia 2006, Valencia 2007, Costa do Sauipe e Acapulco 2008, Acapulco 2009, Bastad e Gstaad 2010, Costa do Sauipe, Buenos Aires e Nizza 2011 e San Paolo 2012.
61 — Gli ace messi a segno da Milos Raonic nel vittorioso torneo di San Josè. L'asso canadese ha difeso brillantemente il titolo conquistato nel 2011 con l'86% di punti vinti sulla prima e 41 turni di battuta tenuti sui 42 disputati.
3 — Le vittorie di Milos Raonic: 2011 San Josè, 2012 Chennai e San Josè. Due invece le finali perdute da Denis Istomin: New Haven 2010 e San Josè 2012.
3 — tornei maschili in programma questa settimana: a Buenos Aires c'è il top ten David Ferrer e gli italiani Filippo Volandri e Potito Sarace. A Memhpis ci sono John Isner e Andy Roddick, a Marsiglia quattro top ten (Tsonga, Fish, Tipsarevic e Del Potro) con i nostri Cipolla e Seppi.
Victoria Azarenka quasi sorridente mentre colpisce di dritto. Epa
Victoria Azarenka quasi sorridente mentre colpisce di dritto. Epa
WTA
45 — Le partite vinte di fila dall'inizio dell'anno da Steffi Graf nel lontano 1987. La tedesca perse il primo match dell'anno il 4 luglio in finale a Wimbledon contro Martina Navratilova.
17 — Le partite vinte consecutivamente dall'inizio dell'anno dalla numero uno del mondo Victoria Azarenka (5 a Sydney, 7 e Melbourne e 5 a Doha). L'ultima giocatrice a fare meglio è stata Maria Sharapova che iniziò il 2008 con 18 vittorie consecutive (7 all'Open d'Australia, 2 in Fed Cup, 5 a Doha e 4 a Indian Wells prima della semifinale persa contro Svetlana Kuznetsova).
11 — I titoli vinti in carriera da Victoria Azarenka: Brisbane, Memphis e Miami 2009, Stanford e Mosca 2010, Miami, Marbella e Lussemburgo 2011, Sydney, Australian Open e Doha 2012.
6 — Le top ten in gara a Dubai (2 milioni di dollari di montepremi sul cemento). La numero uno è Victoria Azarenka e la due Petra Kvitova. In gara anche Francesca Schiavone (esordio con Ana Ivanovic) e Flavia Pennetta (esordio con Anabel Medina Garrigues).
2 — Le italiane in gara a Memphis (220.000 dollari indoor): Camila Giorgi affronta al primo turno la testa di serie numerio uno Nadia Petrova, Alberta Brianti invece attende al secondo la vincente tra Ksenia Pervak (n° 2 del seeding) e Rebecca Marino.
1 — I tornei vinti della spagnola Lara Arruabarrena Vecino che ieri ha brindato al primo titolo della carriera superando nella finale di Bogotà la russa Alexandra Panova.
Luca Marianantoni© RIPRODUZIONE RISERVATA

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