martedì 21 febbraio 2012

dai dai.............

Tasse ed evasione, ecco il decreto
"Forse subito il taglio dell'Irpef"

Oggi il testo del provvedimento sarà discusso dal pre-Consiglio dei ministri. Il ministro Patroni Griffi: "Possibile da subito l'esame degli sgravi"

di VALENTINA CONTE
Il decreto sulla semplificazione fiscale è in dirittura d'arrivo. Già oggi il testo - una quindicina di articoli - sarà limato nella riunione preparatoria del Consiglio dei ministri che, con ogni probabilità, lo licenzierà venerdì prossimo. Il decreto contiene l'attesa disposizione che destinerà gli introiti derivanti dal recupero dell'evasione, dalla stretta alla riscossione e all'accertamento fiscale nel biennio 2012-2013 - che lo stesso decreto rafforza - alla diminuzione delle tasse. Il governo punta a destinare le maggiori somme ad un Fondo speciale, per poi redistribuirle a favore delle fasce di reddito più basse, in particolare potenziando le detrazioni fiscali per i familiari a carico. Non si esclude, tuttavia, una sorpresa dell'ultim'ora che consenta di agire da subito sulle aliquote Irpef (abbassando il primo scaglione di tre punti, dal 23 al 20%). Sul punto, l'esecutivo è alla ricerca delle adeguate coperture finanziarie: "Possono esserci buone notizie in arrivo", ha affermato in proposito il ministro Patroni Griffi, spiegando che il Consiglio dei ministri di venerdì potrebbe prendere in esame l'ipotesi. "Abbiamo l'obiettivo di ridurre il disavanzo pubblico, ma anche di far affluire ai contribuenti onesti, in forma di minore aggravio fiscale, il gettito della lotta cresciuta contro l'evasione", ha confermato ieri il premier Monti a Piazza Affari.

I tagli tributari
Come promesso, le risorse che entreranno nelle casse dello Stato dal "contrasto all'evasione, potenziamento della riscossione e revisione delle sanzioni", così come irrobustite dallo stesso decreto, per il biennio 2012-2013 andranno a diminuire le tasse dei cittadini italiani. In particolare, confluiranno in un Fondo speciale (già previsto da una delle manovre della scorsa estate) e saranno destinate a sostenere le fasce di reddito più basse. In particolare, precisa il decreto, si punterà "all'incremento delle detrazioni fiscali per i familiari a carico". Un'apposita relazione del ministro dell'Economia illustrerà, ogni anno entro febbraio, al Parlamento l'entità delle risorse recuperate da redistribuire.

Debiti
La rateizzazione dei debiti tributari diventa flessibile. I contribuenti potranno decidere di pagare meno nella fase iniziale e di più successivamente. Il debitore infatti può chiedere un piano di rateazione, che invece di avere dei pagamenti costanti nel tempo ha rate crescenti per ciascun anno. Se gli uffici tributari accolgono la domanda del contribuente si blocca anche l'eventuale accensione dell'ipoteca. I piani di rateazione a rata costante già avviati al momento del varo del decreto rimangono in essere, così come le ipoteche. Così imprese e famiglie in crisi di liquidità potranno rinviare il pagamento di una parte dei debiti.

Gli evasori
Il governo pensa a controlli serrati sull'emissione dello scontrino fiscale e anche della ricevuta. Operazione che passa attraverso il potenziamento del 117, il servizio telefonico gratuito, attivo 24 ore su 24, attraverso cui si possono denunciare quegli esercenti che incassano il pagamento in nero. Il servizio è già attivo, ma ora diventerà uno strumento "dedicato" a disposizione dei cittadini per combattere l'evasione. Ora basterà una chiamata al 117, comunicare le proprie generalità e il commerciante che non ha emesso lo scontrino fiscale entrerà automaticamente nelle "liste selettive". Sono le liste cui attingere per gli accertamenti fiscali. 

Moneta
I turisti stranieri non incappano nel limite dei 1000 euro per gli acquisti in contanti che vale invece per gli italiani. La misura punta a incoraggiare gli acquisti da parte dei visitatori in arrivo dalle Nazioni più ricche del mondo. Questa deroga è soggetta a due condizioni. Al momento dell'acquisto, il negoziante dovrà fotocopiare il passaporto del cliente straniero. Non solo. I soldi incassati in contanti non potranno restare in negozio. Entro due giorni, il commerciante dovrà versarli sul proprio conto corrente allegando (al versamento) la fotocopia del passaporto del compratore

Guardia di Finanza
Il decreto che verrà esaminato oggi dal pre-consiglio dei ministri prevede il potenziamento degli strumenti istruttori della Guardia di Finanza in materia di indagini finanziarie.
Le Fiamme Gialle avranno inoltre maggiori poteri in materia di controlli sulle infrazioni alle norme sulla limitazione all'uso del contante. Novità anche per l'Agenzia delle entrate: verrà ridotto il numero dei dirigenti dell'Agenzia in rapporto di 1 a 40 per aumentare il numero del personale destinato alle operazioni dirette. In particolare verrà aumentato il numero di quadri destinati all'analisi delle informazioni tributarie.

L'Imu
Il decreto fiscale fornirà una serie di modifiche e chiarimenti sulla tassa sugli immobili, l'Imu, su tutte l'indicazione che lo sconto forfettario di 200 euro per ogni nucleo famigliare potrà valere per un'unica casa. In arrivo anche l'adeguamento del valore catastale a valori di mercato per tutti i comuni, omogeneizzando un sistema di rendite da tempo non aggiornato. Ultimi ritocchi anche
per l'intervento sull'esenzione riservato ai beni della Chiesa, specificando che solo gli immobili riservati esclusivamente a "luoghi di culto" possono essere esentati dai pagamenti.

Paradisi fiscali
Le comunicazioni delle cessioni di beni e di servizi effettuate o ricevute da o verso paesi appartenenti alla black list dell'Ocse sui paradisi fiscali diventa obbligatoria solo per le operazioni con valore superiore ai 500 euro. Prima la comuni-cazione era obbligatoria per ogni tipo di prestazione od operazione finanziaria, l'introduzione della soglia viene considerata un modo per ridurre gli adempimenti formali da parte di imprese e contribuenti e contemporaneamente far emergere le operazioni più rilevanti che l'Agenzia delle entrate può ritenere meritevoli di ulteriori approfondimenti e verifiche .

Studi di settore
I commercianti e gli altri contribuenti soggetti agli studi di settore dovranno diventare particolarmente accurati nel compilare i questionari e i moduli richiesti per costruire le previsioni di reddito delle varie categorie. Infatti chi falsifica le risposte o si sottrae al questionario non solo subirà una sanzione pecuniaria, già prevista dalla legge, ma finirà in maniera automatica anche nelle liste selettive da cui gli 007 del fisco e la Guardia di Finanza selezionano i soggetti su cui dare la priorità nei controlli  sui redditi. La misura arriva dalla constatazione che negli ultimi blitz gli esercenti che non rilasciavano scontrini erano inadempienti anche nel dare le informazioni agli studi di settore.

Equitalia
Equitalia sarà meno "vorace" nella riscossione dei debiti tributari. Viene concessa dunque una boccata di ossigeno alle imprese morose che non saranno costrette a interrompere la loro attività. Nel caso Equitalia dovesse procedere al pignoramento dei beni strumentali, il titolare dell'azienda sarà nominato custode giudiziario, in modo che la produzione continui. Stesso sollievo per le famiglie che devono dei soldi allo Stato, ma che possono contare su un solo stipendio. Se oggi il Fisco può pignorare il quinto dello stipendio del contribuente, il decreto stabilisce un tetto massimo del pignoramento fino al decimo (in caso di busta paga molto bassa).

Giochi e scommesse
Un fondo da centomila euro annui "destinato alle operazioni di gioco a fini di controllo": verrà istituito, stabilisce il decreto, dall'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. A utizzarlo saranno gli stessi dipendenti dei monopoli, o il personale della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza, che potranno effettuare operazioni di gioco "al solo fine di acquisire elementi di prova in ordine alle eventuali violazioni in materia di gioco pubblico", comprese "quelle relative al divieto di gioco dei minori". L'obbligo della documentazione antimafia per gli amministratori e i consiglieri delle società di gestione viene inoltre esteso dal decreto "ai parenti e agli affini entro il terzo grado". (21 febbraio 2012)
 
-------------- 
 
I redditi online dei ministri: tutti i patrimoni sui siti istituzionali 

Francesco Profumo, Giampaolo Di Paola, Corrado Passera e Annamaria Cancellieri sono i primi a pubblicare sul web patrimoni, stipendi e proprietà immobiliari
Il governo Monti
Operazione trasparenza per il governo Monti: oggi infatti, come annunciato ieri dal Presidente del Consiglio durante l’incontro a Piazza Affari, i ministri pubblicheranno online i loro redditi, che saranno così a disposizione dei cittadini per la consultazione. Una decisione che arriva in ritardo, una settimana dopo la scadenza dei 90 giorni per pubblicare la situazione patrimoniale del membri dell’esecutivo in cui solamente Profumo aveva resi noti i propri dati, ma solo in parte. E il premier infatti ha dichiarato che questo è soltanto il primo passo visto che in seguito proporrà “che tutto il personale politico e amministrativo di alto livello si sottoponga a qualcosa di analogo”.

Sul ministro della Difesa è già disponibile il reddito dichiarato dal ministro Giampaolo Di Paola che ha dichiarato 199.778,25 euro a decorrere dal 16 novembre 2011 e per il 2011 ha percepito 25.179,17 euro lordi. Non sono in essere altri incarichi o rapporti di lavoro dipendente con pubbliche amministrazioni ma viene percepita una pensione. Nell’anno 2011 ha percepito  314.522,64 di pensione provvisoria e 29.441,44 euro per servizio all’estero in base all’art.1808 D.lgs 66/2010. Tra i beni immobili una casa di proprietà a Livorno di 130 mq e quota di titolarità al 50% e due auto (Mercedes Classe B 180 CDI CV.109, anno di immatricolazione 2009, e Volkswagen Polo CV 85,  anno di immatricolazione 2004). Per quanto riguarda gli strumenti finanziari, Di Paola possiede 398 azioni Enel, 68 di Finmeccanica e 14 di Deutesche Telekom. Tra i fondi comuni di investimento il ministro possiede 1.468 quote di Pioneer Paesi Emergenti pari a €.15.000 e 5.877 quote di Pioneer SSF Euro pari a €.30.000. Tra gli altri depositi, Bot e Btp per un valore complessivo di €.150.000, una polizza Assicurativa Generali di €.85.000 e obbligazioni per €.655.000.

Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera
,  nel 2011 ha avuto un reddito complessivo di circa 3,5 milioni di euro, su cui ha pagato 1,4 milioni di tasse. Da ministro, il compenso scenderà a 220mila euro circa. Nel patrimonio figurano, tra l’altro, depositi per 8,8 milioni sostanzialmente derivanti dalla vendita delle azioni Intesa, azioni, obbligazioni, una casa a Parigi e una Mercedes. Nel dettaglio, il reddito complessivo dichiarato dal ministro nel 2011 (anno d’imposta 2010) è stato pari a 3.529.602 euro, con un imponibile di 3.185.043 euro. I beni immobili indicati nella dichiarazione dei redditi sono un fabbricato di 141 metri quadrati a Parigi e un terreno di 3.220 metri quadrati a Casale Marettimo (Pisa), detenuti entrambi al 100%. Nella casella beni mobili figura solo una Mercedes A180 immatricolata nel 2010. Più corposa la voce relativa agli strumenti finanziari: Passera possiede azioni della Lariohotels spa, pari al 33% circa (di cui il 21,6% in nuda proprietà) per un valore patrimoniale complessivo di circa 5 milioni e il 33,33% della Immobiliare Venezia Srl, per un valore di 1,6 milioni. Tra gli altri depositi figurano, oltre agli 8,8 milioni derivanti dalla vendita delle azioni Intesa a fine dicembre, titoli obbligazionari per 169mila euro, titoli obbligazionari in dollari per 23mila euro, polizze vita per 1,28 milioni e fondo pensione complementare per 3,3 milioni. Il ministro Passera, infine, registra un indebitamento finanziario (mutui accesi per l’acquisto degli immobili) pari 2 milioni di euro (importo residuo) con il Banco di Brescia e a 910mila euro (importo residuo) con il Credit Lyonnais.

Disponibile online anche il reddito del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri che ha dichiarato un compenso lordo di 183.084,35 euro. Nessun paragone con i il passato, perchè i dati resi noti dalla Cancellieri si limitano all’elenco (24) di beni immobili tra appartamenti, abitazioni, magazzini, box, cantine, negozi, terreni agricoli di proprietà o comprioprietà dislocati tra Milano, Roma e Palazzolo Acreide. La Cancellieri ha una Toyota Land Cruiser e strumenti finanziari alla Banca popolare di Vicenca per circa 6mila euro.

Per il 2010 il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi ha dichiarato un reddito complessivo di 504.367 euro pagando un’imposta netta di 208.743 euro. E’ quanto si legge nella dichiarazione dei redditi 2011 del ministro pubblicata sul sito. Nel 2012 il reddito con l’incarico da ministro dovrebbe dimezzarsi dato che il compenso annuo lordo sarà di 205.915 euro. Il ministro, secondo quanto si legge sulla posizione patrimoniale pubblicata sul sito, ha piena proprietà solo di un fabbricato a Roma di tre vani mentre per altri tre fabbricati e un terreno ha una nuda proprietà condivisa.

Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo
dichiara invece 199.778 euro lordi.  E’ in aspettativa e senza assegni dall’incarico di Professore universitario di ruolo al Politecnico di Torino e si è dimesso da presidente del Cnr. E’ proprietario di un fabbricato a Savona, comproprietario di un fabbricato e di un garage ad Albissola Mare (Savona), di un appartamento a Torino, di uno a Salina (Messina) e di tre garage  a Torino. Possiede una sola auto, una Lancia Lybra. Nel portafoglio azionario registra 894 azioni di Intesa, 1210 della Banca Monte dei Paschi di Siena, 250 De Longhi, 262 Enel, 3630 Telecom Italia, 137 Finmeccanica, 250 Del Clima, 5199 Unicredit.

Dati pubblicati online anche per il ministro del Turismo Piero Gnudi che ha dichiarato un reddito lordo come ministro pari a 53.238,51 euro di stipendio, 11.309,22 euro di indennità integrativa speciale, 135.230,52 euro di indennità per i ministri non parlamentari. Il reddito dichiarato nel 2011 era di 1.717.187 euro totali a cui andavano sottratti 22.336 euro di deduzioni. Su tale reddito, Gnudi aveva 713.244 euro di imposte da versare allo Stato. Il ministro non ha beni immobili. Ha due auto, una Fiat Stilo e una Audi A3 del 2008. Oltre a un Gozzo Aprea Mare 10 del 2005 in leasing. Gnudi annuncia poi di essersi dimesso da tutte le cariche sociali: in passato era infatti presidente del Cda di Emittenti titoli, Tages capital, Sesto immobiliare; consigliere di amministrazione di Alfa Wassermannn, Astaldi, D&C, Galotti, Il Sole 24ore, Unicredit ed era componente di Assonime. Ha invece mantenuto la carica come presidente del Cda di Consorzio Profingest, vicepresidente del Cda di Consorzio Alma, consigliere della Fondazione Golinelli. Il ministro possedeva poi alla data della nomina numerose azioni di diverse aziende quotate, tra cui 152.392 azioni Enel e 100.00 Enel Greenpower, 342.498 Intesa San Paolo oro e 85.000 Intesa San Paolo risparmio, 337.000 Telecom Italia risparmio, 207.912 Unicredit; Ctz per 1.222.000 euro, 267.000 euro in azioni Hvb e 191.696 euro in Bca.

Reddito lordo di 120mila euro nel 2011, relativo al 2010, per il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi. Attualmente, Riccardi cumula il compenso da ministro, 199.778,25 euro lordi, con la pensione da docente universitario che ha iniziato a percepire a marzo 2011, 81.154,58 euro, per un totale di circa 280.933,13 euro. Riccardi possiede un appartamento e un terreno a Trevi, in provincia di Perugia, e la nuda proprietà di un appartamento a Roma che è in usufrutto alla madre. E ha un deposito titoli da 80mila euro all’Unicredit e il 25% di un altro deposito titoli, da 46mila euro totali, al Monte dei Paschi di Siena.

Il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata
nel 2012 riceverà invece per il suo incarico 203 mila euro lordi. Nel 2010 percepiva 123 mila euro di stipendio, più 214 mila di indennità da ambasciatore negli Usa. Con la nomina alla Farnesina ‘perde’ dunque virtualmente oltre 100 mila euro. Il ministro possiede una Golf del 2012, una Ford Focus del 2004 e una Harley Davidson 883 del 2005. Ha terreni agricoli a Curno e Brembate di Sopra (Bg), una villa a Brembate di Sopra e due comproprietà, a Roma e New York. Nessuna azione.

Guadagnava invece più da dipendente del ministero che da ministro, Mario Catania. Il titolare delle Politiche agricole percepirà infatti 211 mila euro nel 2012, mentre nel 2010 ne prendeva 213 mila e nel 2011, prima della nomina, aveva uno stipendio di 280 mila euro. I suoi risparmi sono tutti investiti in titoli di Stato, per un valore di 450 mila euro. Catania ha inoltre una Volkswagen Golf del 2004. Ed è proprietario della casa in cui vive a Roma: circa 120 mq. Ha anche la proprietà del 50% di una casa a Manciano
 
------------

Panasonic scommette su Eluga
smartphone sottile e ultraleggero

Presentato ad Amburgo il nuovo gadget che prova a scombinare i piani di Google e Apple. L'azienda giapponese torna in Europa dopo sei anni e cerca di riprendersi una fetta di mercato affidandosi ad Android e al design. Il CEO Abadie: "E un prodotto unico, di senso". In Italia ad aprile dal nostro inviato DANIELE VULPI

AMBURGO - Elegant design, user friendly e gateway (elegante, facile da usare e porta di connessione), tre concetti che di acronimo fanno Eluga, ovvero il nome dello smartphone con cui Panasonic riprova, sei anni dopo, a prendersi una fetta del mercato europeo. Il colosso giapponese (ex Matsushita) rimette i piedi in un segmento che aveva deciso di abbandonare nel 2006 e dove adesso la competizione è molto più forte, considerando l'affollamento dei marchi e l'evoluzione dei dispositivi mobili, ma è sempre un mercato appetibile visti i tassi di crescita straordinari che sembrano non conoscere crisi. L'azienda giapponese si gioca quindi le sue carte con un terminale molto caratterizzato, a suo modo estremo e in controtendenza, che arriverà in Italia ad aprile a un prezzo che dovrebbe mantenersi intorno ai 450 euro senza superare i 500, e che è stato svelato ad Amburgo nel corso di un evento mondiale per la presentazione dei nuovi prodotti Panasonic e che probabilmente sarà presentato ufficialmente al prossimo World Mobile Congress di Barcellona, tra una settimana.

LE IMMAGINI 1

Anti iPhone, avanti un altro. L'eleganza c'è, se non altro per il fatto che questo gadget ha uno spessore di 7,8 millimetri e un peso di soli 103 grammi. Una sensazione di leggerezza che gli smartphone più popolari
non danno. E poi Android 2.3, lo schermo 4,3 pollici Oled qHD, l'Nfc (Near Field Communication per i pagamenti sicuri), il processore Omap4 dual core, la fotocamera da 8 megapixel, e la produzione per ora in due colori: silver e nero.  Ancora: l'Eluga è water & dust proof, ovvero resistente all'acqua e inattaccabile dalla polvere, ha la microsim e batteria non removibile come l'iPhone che dovrebbe garantire 30 ore in stand-by grazie anche al software eco-mode. Ciò che lascia perplessi è la scelta di dotare il dispositivo di soli 8 giga di memoria interna e la mancanza di una camera frontale per le videochiamate su voIP. Tenendo presente che non ci sono alloggiamenti per microSD, la capacità di immagazzinare video e foto risulta assai penalizzata. I dirigenti difendono le loro scelte sostenendo che questo dispositivo mobile nasce per poter scambiare video e foto con camera e che la camera frontale non è così indispensabile e potrebbe arrivare nel prossimo modello.

L'intreccio digitale. "Abbiamo scelto Android perché è il sistema che si avvia a dominare il mercato", ha spiegato il CEO di Panasonic Europe Laurent Abadie, "l'aggiornamento all'ultima versione Ice Cream Sandwich avverrà entro questa estate. L'hardware e il design per noi sono molto importanti e lo saranno sempre ma crediamo molto anche nelle app e nella loro capacità di far parlare tra loro dispositivi diversi, come le nostri tv Viera e le nostre fotocamere Lumix. Per questo abbiamo creato app che vanno a fare questo lavoro, l'utente può sceglierle se installarle o meno". In effetti si tratta di una brandizzazione assai discreta. Panasonic ha scelto sostanzialmente di affidarsi ad Android e al suo market store. Intanto si fa notare per la preview dell'applicazione che farà dialogare smartphone e tv: niente di diverso da quello che fa l'iPhone adesso, sia chiaro, ma è il modo che colpisce: le fotografie e i video si spostano dallo smartphone alla tv, ovviamente Panasonic, con il dito, facendo un semplice swipe. Come se il grande schermo digitale fosse un'estensione del piccolo schermo del cellulare. E' un movimento intuitivo e naturale. Lo stesso succede con le pagine web.

Battaglia dura nel Vecchio continente. Abadie sa che la sfida alle porte non è delle più facili, quindi non alza il mirino. "L'obiettivo di vendite per Eluga? Modesto, l'uno per cento del mercato entro il primo anno, non di più. Poi si vedrà: un traguardo potrebbe essere quello dei 15 milioni di smartphone venduti nel mondo entro il 2015. Noi crediamo che Eluga sia un prodotto unico, con un senso. La nostra visione vede lo smartphone al centro: vogliamo introdurre soluzioni avanzate, ecologiche e sostenibili per la casa, e vogliamo farlo con un dispositivo mobile. La televisione è centrale nel salotto, lo smartphone lo è nel movimento, nell'interconnessione tra gli oggetti della casa. E noi puntiamo molto in questo". Una scommessa che è quindi nelle mani del favore che incontrerà tra il pubblico questo e i modelli che seguiranno, già nel 2012. La sfida tra Panasonic e i colossi di oggi, ovvero Samsung, Nokia ed Apple, in ordine di leadership a livello planetario, non è ancora cominciata. Guadagnarsi fette di mercato pur in un settore che ha dei tassi di crescita superiori alla media, con le vendite che secondo stime convergenti sono state del 47 per cento rispetto all'anno passato non sarà facile. L'azienda fondata nel 1918 a Osaka da Konosuke Matsushita ci crede. E si riaffaccia con obiettivi ambiziosi in un continente dove un dispositivo mobile su tre è uno smartphone.

(20 febbraio 2012)

------------

Bombe chimiche dimenticate
"Minacciano le città"

Secondo Legambiente sono a rischio anche Napoli e Roma. "Nessuna bonifica effettuata sui residuati delle guerre mondiali e dei raid sul Kosovo"

di GIOVANNI VALENTINI
ROMA - Si dice "bomba" in senso generalmente metaforico: per dire una notizia o un fatto clamoroso, destinato a scoppiare suscitando reazioni e polemiche. Ma qui diciamo "bombe", al plurale, in senso stretto: cioè ordigni esplosivi. Per maggior precisione, bombe chimiche. Sono quelle che, a più di mezzo secolo dalla fine della seconda Guerra mondiale, giacciono ancora in fondo ai nostri mari e ai nostri laghi o sul nostro territorio, minacciando l'ambiente e la salute dei cittadini.

Dal Golfo di Napoli al litorale pugliese nel basso Adriatico, dai fondali pesaresi al lago di Vico (Viterbo) fino all'area industriale di Colleferro, in provincia di Frosinone, l'inventario delle armi chimiche compilato da Legambiente disegna la mappa di un pericolo occulto che incombe sulla nostra sicurezza. Un'eredità invisibile dell'ultima guerra o piuttosto un'ipoteca nascosta che grava tuttora sulla sicurezza della popolazione. Oltre ai siti inquinati di cui si conosceva già l'esistenza, l'indagine dell'associazione ambientalista ne ha individuati altri sulla base di diversi documenti militari. Ma a tutt'oggi non risulta che siano state svolte indagini accurate per localizzarli esattamente e quantificarne il materiale pericoloso. Né tantomeno lavori di bonifica. Si sa però che il "campionario" di queste sostanze chimiche comprende liquidi irritanti come l'iprite o la lewisite; l'arsenico, tossico e cancerogeno; e ancora il fosgene, un gas asfissiante.

LA DISCARICA DEL BASSO ADRIATICO
Sono oltre 30 mila - secondo il dossier di Legambiente - gli ordigni inabissati nel sud dell'Adriatico, lungo la costa pugliese, di cui 10 mila solo nel porto di Molfetta e di fronte a Torre Gavetone, a nord di Bari. Agli arsenali chimici dispersi sui fondali durante la seconda guerra mondiale, si sono aggiunte le bombe inesplose sganciate dagli aerei della Nato durante il conflitto del Kosovo nel 1999. Fra il 1946 e il 2000, molti pescatori della zona hanno fatto ricorso a cure ospedaliere, dopo essere entrati in contatto con aggressivi chimici provenienti da residuati bellici. Le analisi dei sedimenti marini hanno rilevato gravi conseguenze anche nei pesci, causate da sostanze come l'iprite e concentrazioni di arsenico superiori ai valori di soglia. Mentre la bonifica procede a rilento, la Regione Puglia ha stanziato intanto 2 miliardi di euro per favorire il ripopolamento della fauna ittica.

L'ARSENALE CHIMICO DI PESARO
Nel settembre del '43, subito dopo l'armistizio, il quartier generale tedesco ordinò di conquistare tutti i depositi di gas sul territorio italiano, tra cui quello di Urbino, per evitare che cadessero in mani nemiche. Il materiale venne trasportato su camion fino a Pesaro e Fano, per essere caricato su un treno. Ma, in seguito all'avanzata anglo-americana, i tre vagoni con 84 tonnellate di testate all'arsenico rientrarono a Pesaro, vennero svuotati da squadre speciali e buttati in acqua. Così 4.300 grandi bombe C500T furono caricate su barconi e nell'agosto del '44 ben 1.316 tonnellate di iprite finirono in mare dove ancora oggi continuano a essere potenzialmente molto pericolose.

LE BOMBE NEL GOLFO DI NAPOLI
Alcuni documenti militari americani, denominati "rapporti Brankowitz", parlano del Golfo di Napoli e del mare intorno all'isola di Ischia come siti per lo smaltimento di arsenali chimici. Durante la presidenza Clinton, per un dovere di trasparenza, si decise di rendere pubblici gli atti. Ma, dopo l'attentato alle Torri Gemelle, George W. Bush impose di nuovo il segreto. Una "Bozza" di 139 pagine, redatta il 27 aprile 1987 da William R. Brankowitz, contiene un "sommario storico sul movimento delle armi chimiche". A pagina 5 si legge che nell'aprile del '46 una quantità non specificata di bombe al fosgene è partita da "Auera" (probabilmente si tratta di Aversa, base militare americana) con destinazione il mare aperto: presumibilmente, venne effondata al largo della costa campana.

A NORD E A SUD DI ROMA
La "Città della Chimica", una gigantesca base di oltre 20 ettari, fu voluta da Mussolini e realizzata sulle rive del lago di Vico (Viterbo). Conclusa nel 2000 la bonifica del sito, le autorità militari dichiararono che non esistevano ulteriori rischi di contaminazione. Ma nel novembre 2009 l'Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale) del Lazio rilevò in un'alga tossica la presenza di diverse sostanze chimiche inquinanti. Finalmente, nel marzo 2010, le autorità militari hanno riconosciuto la necessità di ulteriori interventi di bonifica all'interno del centro chimico. A Colleferro, provincia di Frosinone, dopo la prima guerra mondiale il calo della produzione di esplosivi impose la ristrutturazione della BPD, l'azienda fondata dall'ingegner Leopoldo Parodi Delfino e dal senatore Giovanni Bombrini. Negli anni '70 e '80, gli scarti della produzione furono interrati all'interno del sito industriale, con "ripercussioni devastanti" sull'intera Valle del Sacco. Ma, secondo Legambiente, la produzione bellico-chimica è proseguita fino ai giorni nostri, prima in direzione dell'Iraq e poi della Libia.
(20 febbraio 2012)

Nessun commento:

Posta un commento